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di Roma n. 159/2002
del 9/4/2002
Le opinioni espresse
non impegnano la
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della banca.

Gas naturale: riserve accertate e shale gas
tecnicamente estraibile
(quote % sul totale)
180.000
160.000
140.000

46.751

120.000
100.000

28.402

60.739
62.948

80.000

40.000
20.000

24.296

11.751

60.000
88.263

0
Medio Ex Unione
Oriente e Sovietica
Nord Africa

47.714

45.505

11.412

61.674

11.836

Nord
America

Asia e
Pacifico

Convenzionali tecnicamente estraibili

21.691
40.493

25.531

7.617

11.044
6.286

Sud
Africa Sub
America e sahariana
Caraibi

Shale tecnicamente estraibile

5.210
13.309
4.106

Europa

Riserve accertate

Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati IEA e Banca
d’Italia.

44
9 dicembre
2013
Direttore responsabile:
Giovanni Ajassa
tel. 0647028414
giovanni.ajassa@bnlmail.com

Lo shale gas in pochi anni ha registrato negli Stati Uniti una crescita considerevole in
termini di produzione, passando dall’1% della produzione statunitense del 2000 a
quasi il 30% nel 2012. Secondo l’International Energy Agency (IEA) nel 2040 oltre il
50% della produzione di gas naturale statunitense deriverà dall’utilizzo estensivo di
questo metodo di estrazione.
Si stima che lo shale gas tecnicamente estraibile dal sottosuolo ammonti a livello
mondiale a circa 204.000 miliardi di metri cubi, un valore di poco superiore a
quello delle riserve accertate di gas naturale (193.000 mmc). I due terzi delle risorse
sono concentrate in soli sei paesi: Stati Uniti, Cina, Argentina, Algeria, Canada e
Messico.
In Europa la presenza di shale gas, pur limitata rispetto ad altre aree del mondo (7%
del totale), risulta pari a circa tre volte le riserve accertate. La maggior parte delle
risorse risultano concentrate in Polonia, Francia e Romania. L’utilizzo delle tecniche
per l’estrazione dello shale gas ha dato luogo ad ampi dibattiti in merito ai potenziali
rischi ambientali e all’opportunità di indirizzare ingenti risorse verso lo sfruttamento di
una fonte fossile in un contesto, specie europeo, volto a sostenere lo sviluppo delle
fonti rinnovabili.
9 dicembre 2013

Il ruolo dello shale gas nella produzione di gas naturale
S. Ambrosetti  06-47028055 – stefano.ambrosetti@bnlmail.com
A livello mondiale la produzione di gas naturale nel 2012 è risultata pari 3.390
miliardi di metri cubi. Lo sviluppo di nuove tecniche di estrazione, tra cui lo shale
gas, ha portato negli ultimi anni, specie negli Stati Uniti, a notevoli cambiamenti
nello scenario energetico, attraverso lo sfruttamento di risorse prima
inesplorate.
Lo shale gas in pochi anni ha registrato negli Stati Uniti una crescita
considerevole in termini di produzione, passando dall’1% della produzione
statunitense del 2000 a quasi il 30% nel 2012. La IEA ha stimato che nel 2040
oltre il 50% della produzione statunitense di gas naturale deriverà dall’utilizzo
estensivo di questo metodo di estrazione.
Si stima che lo shale gas tecnicamente estraibile dal sottosuolo ammonti a
livello mondiale a circa 204.000 miliardi di metri cubi, un valore di poco superiore
a quello delle riserve accertate di gas naturale (193.000 mmc). I due terzi delle
risorse sono concentrate in soli sei paesi: Stati Uniti, Cina, Argentina, Algeria,
Canada e Messico.
Lo shale gas ridisegna in parte il potenziale estrattivo delle varie aree del mondo.
Il Medio Oriente e il Nord Africa che detengono una quota pari al 46% delle
riserve accertate di gas naturale, hanno solo il 14% dello shale gas estraibile,
una situazione analoga a quella dei paesi dell’ex Unione Sovietica che hanno il
32% delle riserve accertate e solo il 6% dello shale gas estraibile. Viceversa il
Nord America, che presenta un ammontare di riserve accertate pari al 6% del
totale, ha nel sottosuolo un potenziale estrattivo di shale gas pari al 24%.
In Europa la presenza di shale gas, pur limitata rispetto ad altre aree del mondo
(7% del totale), risulta pari a circa tre volte le riserve accertate. Le stime sulle
risorse di shale gas tecnicamente disponibili in Europa segnalano valori
superiori rispetto a quelli delle riserve estraibili di gas convenzionale. La
maggior parte delle risorse risultano concentrate in Polonia, Francia e Romania.
L’utilizzo delle tecniche per l’estrazione dello shale gas ha dato luogo ad ampi
dibattiti in merito ai potenziali rischi ambientali e all’opportunità di indirizzare
ingenti risorse verso lo sfruttamento di una fonte fossile in un contesto, specie
europeo, volto a sostenere lo sviluppo delle fonti rinnovabili.
L’“Energy Outlook” dell’International Energy Agency (IEA) ha evidenziato come tra il
2010 e il 2040 il consumo energetico a livello mondiale sia atteso crescere del 56% dai
524 quadrilioni di Btu (British termal unit) a 820 quadrilioni di Btu nel 2040. Oltre l’85%
della crescita è da attribuirsi ai paesi non-Ocse la cui domanda, alimentata da una
sostenuta dinamica di sviluppo economico, presenterà un incremento del 90% nell’arco
del trentennio considerato, a fronte di un aumento stimato del 17% per la domanda
proveniente dalle economie sviluppate.
Tra le varie fonti energetiche, le energie rinnovabili e il nucleare sono quelle che
presenteranno il più elevato tasso di crescita, pari per entrambe a circa il 2,5% l’anno.
Nel 2040, tuttavia, ancora l’80% del fabbisogno energetico verrà soddisfatto dai
combustibili fossili. Il petrolio sta progressivamente perdendo importanza relativa (dal
45% dell’energia primaria degli anni 70 a poco più del 30% attuale e al 27% atteso nel
2035), ma il suo consumo in termini assoluti è comunque previsto in crescita.

2
9 dicembre 2013

Tra i combustibili fossili il gas naturale è quello che è atteso presentare la dinamica di
sviluppo più sostenuta. I consumi di gas a livello globale sono previsti in crescita a un
ritmo medio annuo dell’1,7%, che porterà i consumi dai 113 trilioni di piedi cubi nel
2010 a 185 trilioni di piedi cubi nel 2040.
A livello mondiale la produzione di gas naturale nel 2012 è risultata pari 3.390 miliardi
di metri cubi (mmc). Tra le varie aree del Mondo il Nord America è quella dove viene
prodotta la maggior quantità di gas naturale (il 27% del totale), seguita dai paesi dell’ex
Unione Sovietica (25%) e dall’area del Medio Oriente e Nord Africa (22%). L’Europa
produce solo una quota pari all’8,4% del totale.
I primi 10 paesi producono circa i due terzi del totale. Il primo produttore mondiale sono
gli Stati Uniti con 665 mmc, seguiti dalla Russia (642 mmc) e dal Qatar (169 mmc). Il
primo paese europeo per produzione di gas naturale è la Norvegia (117 mmc) che si
trova al quinto posto nella graduatoria mondiale.
Produzione di gas naturale nel mondo
(miliardi di metri cubi, quote % sul totale; anno 2012)
Africa Sub
sahariana; 1,7

Sud America
e Caraibi; 4,5
Europa; 8,4

Medio
Oriente e
Nord
Africa;
22,0

Produzione
totale
3.511
mmc
Asia e Pacifico;

Ex Unione
sovietica;
25,4

11,0

Nord America;
27,0

Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati IEA ed Eni.

In molte aree del mondo il gas naturale continuerà ad essere il combustibile scelto per
la generazione dell’elettricità e l’alimentazione del settore industriale. Considerando il
minor potere inquinante in termini di Co2 del gas naturale rispetto al carbone e al
petrolio, la domanda sarà ancora maggiore nei paesi in cui i governi adotterrano
politiche di riduzione delle emissioni di gas serra. Nel complesso il settore industriale e
quello della generazione dell’elettricità contribuiranno per quasi l’80% all’aumento dei
consumi di gas naturale. In questo quadro una parte considerevole della crescente
domanda di gas naturale verrà soddisfatta grazie all’estrazione dello shale gas.
La rapidità e l’ampiezza dello sviluppo economico che sta caratterizzando molte regioni
del mondo ha esercitato una forte pressione sui prezzi delle materie prime negli ultimi
decenni, specie quelle energetiche, rendendo economicamente conveniente l’adozione
di nuove soluzioni per l’estrazione e l’approvvigionamento considerate in precedenza
troppo costose. Lo sviluppo di nuove tecniche di estrazione ha portato negli ultimi anni,
specie negli Stati Uniti, a notevoli cambiamenti nello scenario energetico attraverso lo
sfruttamento di risorse prima inesplorate perché economicamente non convenienti. Gli
idrocarburi estratti attraverso questi nuovi processi sono stati definiti “non
convenzionali” per via dell’utilizzo di metodi di estrazione differenti da quelli tradizionali.
In questa categoria rientra lo “shale gas” o gas da scisto. Si tratta di gas naturale

3
9 dicembre 2013

intrappolato nei pori di rocce compatte a bassa permeabilità, che non ne consentono in
condizioni normali la risalita in superficie. La tecnica per estrarre questo gas si fonda
sulla cosiddetta “fratturazione idraulica” e consiste nel perforare il terreno fino a
raggiungere le rocce che contengono i giacimenti di gas naturale e successivamente
iniettare un getto ad alta pressione di acqua mista a sabbia e ad altri prodotti chimici
per provocare l’emersione in superficie del gas impedendo che le fratture create si
richiudano.
L’impatto dello shale gas sull’economia statunitense
Lo shale gas in pochi anni ha registrato negli Stati Uniti una crescita considerevole in
termini di produzione, passando dall’1% della produzione del 2000 a quasi il 30% nel
2012. La IEA ha stimato che nel 2040 oltre il 50% della produzione di gas naturale
deriverà dall’utilizzo estensivo di questo metodo di estrazione.
Lo sfruttamento degli idrocarburi non convenzionali, shale gas in primo luogo e “light
tight oil” in secondo (l’equivalente per il petrolio dello shale gas) ha avuto considerevoli
effetti sia sul sistema energetico statunitense, sia sulla posizione relativa del paese
rispetto agli altri produttori.
Stati Uniti: produzione di gas naturale e
di shale gas
(miliardi di piedi cubi, val. %)
30.000
24.664

25.000

30

22

15.000

5.000

28.479

35
30
25

20.000

10.000

26.816

26.057

25.636

20

15

15

11

8.501

8
1.990

2.870

5.817

3.958

10
5
0

0
2007
Shale gas

2008
Gas totale

2009

2010

2011

Shale gas in % del tot (sc. ds.)

Fonte: IEA (2013)

Gli Usa sono diventati (a partire dal 2009) il primo produttore al mondo di gas naturale,
e il terzo produttore al mondo di petrolio dopo gli Emirati arabi e la Russia 1. Nel 2012
gli Usa presentavano una quota di produzione di gas naturale pari a 665 miliardi di
metri cubi, quasi il 20% del totale e una produzione di 9,1 milioni di barili al giorno di
petrolio, il 10,5% di quella mondiale.
Questa maggiore capacità estrattiva ha portato a una riduzione del grado di
dipendenza energetica del paese: la quota di consumi energetici primari soddisfatta
dalle importazioni nette si è ridotta in sei anni di 11 punti percentuali, passando dal
30% del 2005 al 19% nel 2011. A questo risultato oltre agli incrementi di produzione ha
contribuito anche una flessione pari a circa il 3% dei consumi energetici.
1

Cfr. ENI (2013): “World Oil & Gas Review 2013”, ottobre.

4
9 dicembre 2013

Tra il 2005 e il 2011 la quota di gas esportato è più che raddoppiata, passando da 20 a
44 miliardi di metri cubi. Nel 2011 le esportazioni di prodotti petroliferi sono state
superiori alle importazioni per la prima volta da oltre 60 anni.
L’aumento di disponibilità ha avuto un effetto significativo sui prezzi dei prodotti
energetici che presentano valori molto più contenuti rispetto a quelli prevalenti sui
mercati internazionali. Questa circostnza garantisce un notevole vantaggio in termini di
competitività al settore industriale statunitense, specie nei comparti a elevata intensità
energetica, favorendo un afflusso considerevole di capitali in parte diretti allo sviluppo
del settore estrattivo.
Una recente analisi condotta dall’ARI (Advanced Resources International) per conto
della IEA 2 ha tuttavia evidenziato come lo shale gas costituisca un’opportunità notevole
solo per un numero limitato di paesi, per effetto di una distribuzione disomogenea nelle
varie aree del globo. I due terzi delle risorse tecnicamente estraibili sono concentrate in
soli sei paesi: Stati Uniti, Cina, Argentina, Algeria, Canada e Messico.
Si stima che lo shale gas tecnicamente estraibile dal sottosuolo ammonti a livello
mondiale a circa 204.000 miliardi di metri cubi, un valore di poco superiore a quello
delle riserve accertate di gas naturale (194.000 mmc).
Gas naturale: riserve accertate e shale gas
tecnicamente estraibile
(quote % sul totale)
100%
90%

4,0
3,3

70%

46,2

60%
50%
40%

6,2
6,0

30%
20%

32,3

10%

Sud America e
Caraibi

5,6

80%

20,4

Africa Sub
sahariana

14,3
23,0

Medio Oriente
e Nord Africa
Asia e Pacifico
Nord America

24,1

Ex Unione
sovietica

2,1

5,9
6,7

Riserve accertate
(tot. 193.658 mmc)

0%

Shale gas tecnicamente estraibile
(tot. 203.909 mmc)

Europa

Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati IEA ed ENI.

Lo shale gas tecnicamente disponibile nel sottosuolo ridisegna in parte il potenziale
estrattivo delle varie aree del mondo. Il Medio Oriente e il Nord Africa, che detengono
una quota pari al 46% delle riserve accertate, hanno solo il 14% dello shale gas
estraibile, una situazione analoga a quella dei paesi dell’ex Unione Sovietica che
hanno il 32% delle riserve accertate e solo il 6% dello shale gas estraibile. Viceversa il
Nord America, che presenta un ammontare di riserve accertate pari al 6% del totale, ha
nel sottosuolo un potenziale estrattivo pari al 24% dello shale gas mondiale. In Europa
la presenza di shale gas, pur limitata rispetto ad altre aree del mondo (7% del totale),
risulta pari a circa tre volte le riserve accertate.
Per avere un quadro completo del potenziale estrattivo delle varie aree, occorre
tuttavia considerare anche il gas potenzialmente estraibile con le tecniche
2

IEA/ARI (2013): “World Shale Gas and Shale Oil Resource Assessment”, giugno.

5
9 dicembre 2013

convenzionali. Sommando tutte e tre le componenti (riserve accertate, potenziale di
shale gas e potenziale con tecniche convenzionali) il Medio Oriente e i paesi dell’ex
Unione Sovietica si posizionano in cima alla graduatoria con rispettivamente 163.000
mmc e 134.000 mmc a fronte dei 122.000 mmc degli Stati Uniti. L’effettiva possibilità di
produrre tali quantità rimane comunque legata a una serie di fattori di natura
tecnologica, regolamentare e di mercato che potrebbe portare nel tempo a revisioni,
anche significative, del potenziale estrattivo.
Gas naturale: riserve accertate e shale gas
tecnicamente estraibile
(quote % sul totale)
180.000
160.000
140.000

46.751

120.000
100.000

28.402

60.739
62.948

80.000
60.000
40.000
20.000

24.296

11.751
88.263

0
Medio Ex Unione
Oriente e Sovietica
Nord Africa

45.505

11.412

61.674

47.714

11.836

Nord
America

Asia e
Pacifico

Convenzionali tecnicamente estraibili

21.691
40.493

25.531

7.617

11.044
6.286

Sud
Africa Sub
America e sahariana
Caraibi

Shale tecnicamente estraibile

5.210
13.309
4.106

Europa

Riserve accertate

Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati IEA ed ENI.

Lo shale gas in Europa
In Europa nel 2012 sono stati estratti complessivamente 295 mmc di gas naturale. I
principali produttori sono la Norvegia (117 mmc), i Paesi Bassi (68 mmc) e il Regno
Unito (42 mmc). L’Italia tra i paesi europei si posiziona al settimo posto con 8,4 mmc.
Le stime sulle risorse di shale gas tecnicamente disponibili in Europa segnalano valori
superiori rispetto a quelli delle riserve di gas convenzionale. La maggior parte delle
risorse appaiono concentrate in Polonia, Francia e Romania. Rimangono tuttavia ampi
margini di incertezza in merito alle stime. La IEA ha recentemente rivisto al ribasso le
stime per l’Europa facendo rientrare nel perimetro delle risorse tecnicamente estraibili
solo quelle che rispondevano a una serie di requisiti più stringenti rispetto alle
precedenti valutazioni. In particolare non possono essere presi in considerazione
giacimenti che presentino caratteristiche degli scisti sconosciute, profondità verticali
inferiori a 1.000 metri o superiori a 5.000, risorse di gas naturale e petrolio
convenzionali ampie e non sfruttate.
In uno studio precedente tra i paesi europei veniva indicata la Norvegia come uno di
quelli più ricchi per fonti di idrocarburi non convenzionali potenzialmente sfruttabili.
Alcune esperienze di ricerca effettuate con scarso successo lungo il territorio svedese
hanno tuttavia portato ad un ridimensionamento anche del potenziale di estrazione
norvegese dal momento che quest’ultimo presenta una geomorfologia ancora più
complessa di quella svedese che rende tecnicamente più difficile lo sfruttamento dei
giacimenti.
Nei paesi europei l’esplorazione dei territori è avvenuta prevalentemente mediante la
costituzione di joint venture tra le compagnie in modo da arrivare a un frazionamento

6
9 dicembre 2013

del rischio e a una condivisione del know-how. Nonostante una limitata produzione di
shale gas in Europa, i timori legati ai possibili effetti ambientali della fratturazione
idraulica hanno alimentato un dibattito anche in Europa. Tra i vari paesi la Francia, che
vanta un ammontare considerevole di shale gas tecnicamente estraibile, nel 2011 ha
proibito l’utilizzo della fratturazione idraulica anche solo per scopi di ricerca.
Nel Regno Unito esiste un impianto di produzione di shale gas nel Lancashire e altri
depositi sono stati identificati nelle colline del Mendips. La produzione nel Lancashire è
stata tuttavia sospesa nel 2011, per il verificarsi di alcuni movimenti sismici e il timore
che possano essere stati originati dalle operazioni di fratturazione idraulica, anche se
non è stato mai provato un legame diretto tra i due eventi.
Europa: paesi produttori di gas naturale
(miliardi di metri cubi l’anno; anno 2012)
Norvegia

116,8

Paesi Bassi

68,5

Regno Unito

41,7

Ucraina

18

Germania

11,1

Romania

10,1

Italia

8,4

Danimarca

7

Polonia

4,6

Ungheria

2,1
0

20

40

60

80

100

120

140

Fonte: ENI (2013)

Nel valutare la possibilità di sviluppo dello shale gas in Europa, occorre anche tenere in
considerazione la diversa densità abitativa rispetto agli Stati Uniti. Negli Usa la densità
risulta in media pari a 32 persone per kmq, a fronte delle 101 per kmq in Francia, 122
in Polonia, 227 in Germania e 258 nel Regno Unito. In situazioni a maggior densità
abitativa, a parità di altre condizioni, l’estrazione di risorse dal sottosuolo risulta più
complessa oltre che più costosa.
Tra l’altro la tecnica di fratturazione idraulica richiede una considerevole quantità di
acqua che deve essere trasportata nei siti di esplorazione e usata per l’estrazione del
gas causando sprechi e comportando anche costi ambientali non trascurabili. La
disponibilità di risorse idriche rinnovabili costituisce un altro elemento di
differenziazione rispetto agli Stati Uniti. A fronte di quasi 10.000 metri cubi di acqua
l’anno pro-capite negli Usa, in Europa, con l’eccezione della zona scandinava, la
disponibilità di risorse idriche è molto inferiore. In Francia e Polonia, i due paesi con il
maggior potenziale estrattivo di shale gas, la disponibilità di risorse idriche rinnovabili
risulta pari rispettivamente a 3.300 e 1.600 metri cubi l’anno pro-capite, 1.400 metri
cubi l’anno per il Regno Unito.
Un ulteriore elemento di preoccupazione nell’utilizzo estensivo delle tecniche per
l’estrazione dello shale gas è legato all’utilizzo di sostanze chimiche potenzialmente
dannose per la salute umana che potrebbero contaminare le falde acquifere presenti
intorno all’area di estrazione. Si calcola, infatti, che solo l’80 per cento del liquido

7
9 dicembre 2013

iniettato nel foro torni in superficie come acqua di riflusso, mentre il resto rimanga nel
sottosuolo.
La regolamentazione europea, ancora disomogenea e poco sviluppata, pone un
elevato livello di incertezza alle compagnie, limitando gli incentivi ad effettuare
investimenti. Oltre alle implicazioni di carattere ambientale un punto controverso
attiene alle diverse posizioni assunte dai paesi a livello internazionale in termini di
politiche energetiche. In Europa tra gli obiettivi da centrare entro il 2020 c’è quello di
operare una progressiva riduzione del grado di dipendenza dal carbone per la
generazione dell’energia elettrica. L’utilizzo dello shale gas potrebbe concorrere a
questo risultato, tuttavia si tratta di una tecnica di estrazione legata comunque allo
sfruttamento di fonti fossili, che potrebbe apparire in conflitto con l’impegno a sostenere
lo sviluppo delle fonti rinnovabili.
Nel complesso, date le incertezze di carattere regolamentare, economico ed
ambientale, le prospettive di una produzione di shale gas su vasta scala appaiono
poco probabili. A livello globale, il ruolo che lo shale gas potrà ritagliarsi nell’energymix dipenderà da un lato dallo sviluppo tecnologico e dalla dinamica dei prezzi di
mercato, che potrebbero rendere più o meno conveniente da un punto di vista
economico il ricorso a questa tecnica di estrazione; dall’altro dagli ulteriori sviluppi degli
studi sull’impatto ambientale e dalle scelte che opereranno i singoli paesi in relazione
alla possibilità di ampliare la propria offerta energetica per sostenere la crescita
economica.

8
9 dicembre 2013

Un cruscotto della congiuntura: alcuni indicatori

Indice Itraxx Eu Financial

Indice Vix

400

60

350
300

50

250

40

200

30

150
100

20
Index Itraxx EU Financial Sector

50

set-13

nov-13

lug-13

mag-13

gen-13

mar-13

set-12

nov-12

lug-12

mar-12

mag-12

nov-11

gen-12

lug-11

set-11

mag-11

gen-11

0

mar-11

set-13

nov-13

lug-13

mag-13

gen-13

mar-13

set-12

nov-12

lug-12

mag-12

gen-12

mar-12

set-11

nov-11

lug-11

mag-11

gen-11

10

mar-11

0

Fonte: Thomson Reuters

Fonte: Thomson Reuters

I premi al rischio passano da 96 a 103pb.

L’indice Vix nell’ultima settimana rimane
stabile (quota 14).

Cambio euro/dollaro e quotazioni Brent

Prezzo dell’oro

(Usd per barile)

(Usd l’oncia)
2.000

130

1,5

1.900

125

1,45

1.800

1,4

1.700

120
115

1,35

110
1,3

105

1.500
1.400

nov-13

set-13

lug-13

mar-13

mag-13

nov-12

gen-13

set-12

lug-12

mag-12

gen-12

mar-12

set-11

1.200

nov-11

1,15

1.300

lug-11

90
gen-11 mag-11 set-11 gen-12 mag-12 set-12 gen-13 mag-13 set-13

1,2

mar-11

Cambio euro/dollaro sc.ds.

mag-11

Brent scala sin.(in Usd)

gen-11

1,25

100
95

1.600

Fonte: Thomson Reuters

Fonte: Thomson Reuters

Il tasso di cambio €/$ a 1,37. Il petrolio di qualità
Brent quota $111 al barile.

Il prezzo dell’oro rimane sotto i 1.300 dollari
l’oncia.

9
9 dicembre 2013

Borsa italiana: indice Ftse Mib

Tassi dei benchmark decennali:
differenziale con la Germania
(punti base)

24.000
22.000
20.000

1.400
1.200
1.000
800

18.000

600
400

16.000

0

12.000
gen-11 mag-11 set-11 gen-12 mag-12 set-12 gen-13 mag-13 set-13

gen-11
feb-11
mar-11
apr-11
mag-11
giu-11
lug-11
ago-11
set-11
ott-11
nov-11
dic-11
gen-12
feb-12
mar-12
apr-12
mag-12
giu-12
lug-12
ago-12
set-12
ott-12
nov-12
dic-12
gen-13
feb-13
mar-13
apr-13
mag-13
giu-13
lug-13
ago-13
set-13
ott-13
nov-13
dic-13

200

14.000

Italia

Spagna

Irlanda

Portogallo

Fonte: Thomson Reuters

Fonte: elab. Servizio Studi BNL su dati Thomson
Reuters

Il Ftse Mib rimane sotto quota 19.000.

I differenziali con il Bund sono pari a 436 pb
per il Portogallo, 171 pb per l’Irlanda, 235 pb
per la Spagna e 236 pb per l’Italia.

Indice Baltic Dry

Euribor 3 mesi
(val. %)

12.000

6

10.000

5

8.000

4

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0

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6.000

Fonte: Thomson Reuters

Fonte: Thomson Reuters

L’indice Baltic Dry nell’ultima settimana sale
oltre quota 2.000.

L’euribor 3m resta stabile poco oltre 0,20%.

Il presente documento è stato preparato nell’ambito della propria attività di ricerca economica da BNLGruppo Bnp Paribas. Le stime e le opinioni espresse sono riferibili al Servizio Studi di BNL-Gruppo BNP
Paribas e possono essere soggette a cambiamenti senza preavviso. Le informazioni e le opinioni riportate in
questo documento si basano su fonti ritenute affidabili ed in buona fede. Il presente documento è stato
divulgato unicamente per fini informativi. Esso non costituisce parte e non può in nessun modo essere
considerato come una sollecitazione alla vendita o alla sottoscrizione di strumenti finanziari ovvero come
un’offerta di acquisto o di scambio di strumenti finanziari.

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  • 1. Banca Nazionale del Lavoro Gruppo BNP Paribas Via Vittorio Veneto 119 00187 Roma Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 159/2002 del 9/4/2002 Le opinioni espresse non impegnano la responsabilità della banca. Gas naturale: riserve accertate e shale gas tecnicamente estraibile (quote % sul totale) 180.000 160.000 140.000 46.751 120.000 100.000 28.402 60.739 62.948 80.000 40.000 20.000 24.296 11.751 60.000 88.263 0 Medio Ex Unione Oriente e Sovietica Nord Africa 47.714 45.505 11.412 61.674 11.836 Nord America Asia e Pacifico Convenzionali tecnicamente estraibili 21.691 40.493 25.531 7.617 11.044 6.286 Sud Africa Sub America e sahariana Caraibi Shale tecnicamente estraibile 5.210 13.309 4.106 Europa Riserve accertate Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati IEA e Banca d’Italia. 44 9 dicembre 2013 Direttore responsabile: Giovanni Ajassa tel. 0647028414 giovanni.ajassa@bnlmail.com Lo shale gas in pochi anni ha registrato negli Stati Uniti una crescita considerevole in termini di produzione, passando dall’1% della produzione statunitense del 2000 a quasi il 30% nel 2012. Secondo l’International Energy Agency (IEA) nel 2040 oltre il 50% della produzione di gas naturale statunitense deriverà dall’utilizzo estensivo di questo metodo di estrazione. Si stima che lo shale gas tecnicamente estraibile dal sottosuolo ammonti a livello mondiale a circa 204.000 miliardi di metri cubi, un valore di poco superiore a quello delle riserve accertate di gas naturale (193.000 mmc). I due terzi delle risorse sono concentrate in soli sei paesi: Stati Uniti, Cina, Argentina, Algeria, Canada e Messico. In Europa la presenza di shale gas, pur limitata rispetto ad altre aree del mondo (7% del totale), risulta pari a circa tre volte le riserve accertate. La maggior parte delle risorse risultano concentrate in Polonia, Francia e Romania. L’utilizzo delle tecniche per l’estrazione dello shale gas ha dato luogo ad ampi dibattiti in merito ai potenziali rischi ambientali e all’opportunità di indirizzare ingenti risorse verso lo sfruttamento di una fonte fossile in un contesto, specie europeo, volto a sostenere lo sviluppo delle fonti rinnovabili.
  • 2. 9 dicembre 2013 Il ruolo dello shale gas nella produzione di gas naturale S. Ambrosetti  06-47028055 – stefano.ambrosetti@bnlmail.com A livello mondiale la produzione di gas naturale nel 2012 è risultata pari 3.390 miliardi di metri cubi. Lo sviluppo di nuove tecniche di estrazione, tra cui lo shale gas, ha portato negli ultimi anni, specie negli Stati Uniti, a notevoli cambiamenti nello scenario energetico, attraverso lo sfruttamento di risorse prima inesplorate. Lo shale gas in pochi anni ha registrato negli Stati Uniti una crescita considerevole in termini di produzione, passando dall’1% della produzione statunitense del 2000 a quasi il 30% nel 2012. La IEA ha stimato che nel 2040 oltre il 50% della produzione statunitense di gas naturale deriverà dall’utilizzo estensivo di questo metodo di estrazione. Si stima che lo shale gas tecnicamente estraibile dal sottosuolo ammonti a livello mondiale a circa 204.000 miliardi di metri cubi, un valore di poco superiore a quello delle riserve accertate di gas naturale (193.000 mmc). I due terzi delle risorse sono concentrate in soli sei paesi: Stati Uniti, Cina, Argentina, Algeria, Canada e Messico. Lo shale gas ridisegna in parte il potenziale estrattivo delle varie aree del mondo. Il Medio Oriente e il Nord Africa che detengono una quota pari al 46% delle riserve accertate di gas naturale, hanno solo il 14% dello shale gas estraibile, una situazione analoga a quella dei paesi dell’ex Unione Sovietica che hanno il 32% delle riserve accertate e solo il 6% dello shale gas estraibile. Viceversa il Nord America, che presenta un ammontare di riserve accertate pari al 6% del totale, ha nel sottosuolo un potenziale estrattivo di shale gas pari al 24%. In Europa la presenza di shale gas, pur limitata rispetto ad altre aree del mondo (7% del totale), risulta pari a circa tre volte le riserve accertate. Le stime sulle risorse di shale gas tecnicamente disponibili in Europa segnalano valori superiori rispetto a quelli delle riserve estraibili di gas convenzionale. La maggior parte delle risorse risultano concentrate in Polonia, Francia e Romania. L’utilizzo delle tecniche per l’estrazione dello shale gas ha dato luogo ad ampi dibattiti in merito ai potenziali rischi ambientali e all’opportunità di indirizzare ingenti risorse verso lo sfruttamento di una fonte fossile in un contesto, specie europeo, volto a sostenere lo sviluppo delle fonti rinnovabili. L’“Energy Outlook” dell’International Energy Agency (IEA) ha evidenziato come tra il 2010 e il 2040 il consumo energetico a livello mondiale sia atteso crescere del 56% dai 524 quadrilioni di Btu (British termal unit) a 820 quadrilioni di Btu nel 2040. Oltre l’85% della crescita è da attribuirsi ai paesi non-Ocse la cui domanda, alimentata da una sostenuta dinamica di sviluppo economico, presenterà un incremento del 90% nell’arco del trentennio considerato, a fronte di un aumento stimato del 17% per la domanda proveniente dalle economie sviluppate. Tra le varie fonti energetiche, le energie rinnovabili e il nucleare sono quelle che presenteranno il più elevato tasso di crescita, pari per entrambe a circa il 2,5% l’anno. Nel 2040, tuttavia, ancora l’80% del fabbisogno energetico verrà soddisfatto dai combustibili fossili. Il petrolio sta progressivamente perdendo importanza relativa (dal 45% dell’energia primaria degli anni 70 a poco più del 30% attuale e al 27% atteso nel 2035), ma il suo consumo in termini assoluti è comunque previsto in crescita. 2
  • 3. 9 dicembre 2013 Tra i combustibili fossili il gas naturale è quello che è atteso presentare la dinamica di sviluppo più sostenuta. I consumi di gas a livello globale sono previsti in crescita a un ritmo medio annuo dell’1,7%, che porterà i consumi dai 113 trilioni di piedi cubi nel 2010 a 185 trilioni di piedi cubi nel 2040. A livello mondiale la produzione di gas naturale nel 2012 è risultata pari 3.390 miliardi di metri cubi (mmc). Tra le varie aree del Mondo il Nord America è quella dove viene prodotta la maggior quantità di gas naturale (il 27% del totale), seguita dai paesi dell’ex Unione Sovietica (25%) e dall’area del Medio Oriente e Nord Africa (22%). L’Europa produce solo una quota pari all’8,4% del totale. I primi 10 paesi producono circa i due terzi del totale. Il primo produttore mondiale sono gli Stati Uniti con 665 mmc, seguiti dalla Russia (642 mmc) e dal Qatar (169 mmc). Il primo paese europeo per produzione di gas naturale è la Norvegia (117 mmc) che si trova al quinto posto nella graduatoria mondiale. Produzione di gas naturale nel mondo (miliardi di metri cubi, quote % sul totale; anno 2012) Africa Sub sahariana; 1,7 Sud America e Caraibi; 4,5 Europa; 8,4 Medio Oriente e Nord Africa; 22,0 Produzione totale 3.511 mmc Asia e Pacifico; Ex Unione sovietica; 25,4 11,0 Nord America; 27,0 Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati IEA ed Eni. In molte aree del mondo il gas naturale continuerà ad essere il combustibile scelto per la generazione dell’elettricità e l’alimentazione del settore industriale. Considerando il minor potere inquinante in termini di Co2 del gas naturale rispetto al carbone e al petrolio, la domanda sarà ancora maggiore nei paesi in cui i governi adotterrano politiche di riduzione delle emissioni di gas serra. Nel complesso il settore industriale e quello della generazione dell’elettricità contribuiranno per quasi l’80% all’aumento dei consumi di gas naturale. In questo quadro una parte considerevole della crescente domanda di gas naturale verrà soddisfatta grazie all’estrazione dello shale gas. La rapidità e l’ampiezza dello sviluppo economico che sta caratterizzando molte regioni del mondo ha esercitato una forte pressione sui prezzi delle materie prime negli ultimi decenni, specie quelle energetiche, rendendo economicamente conveniente l’adozione di nuove soluzioni per l’estrazione e l’approvvigionamento considerate in precedenza troppo costose. Lo sviluppo di nuove tecniche di estrazione ha portato negli ultimi anni, specie negli Stati Uniti, a notevoli cambiamenti nello scenario energetico attraverso lo sfruttamento di risorse prima inesplorate perché economicamente non convenienti. Gli idrocarburi estratti attraverso questi nuovi processi sono stati definiti “non convenzionali” per via dell’utilizzo di metodi di estrazione differenti da quelli tradizionali. In questa categoria rientra lo “shale gas” o gas da scisto. Si tratta di gas naturale 3
  • 4. 9 dicembre 2013 intrappolato nei pori di rocce compatte a bassa permeabilità, che non ne consentono in condizioni normali la risalita in superficie. La tecnica per estrarre questo gas si fonda sulla cosiddetta “fratturazione idraulica” e consiste nel perforare il terreno fino a raggiungere le rocce che contengono i giacimenti di gas naturale e successivamente iniettare un getto ad alta pressione di acqua mista a sabbia e ad altri prodotti chimici per provocare l’emersione in superficie del gas impedendo che le fratture create si richiudano. L’impatto dello shale gas sull’economia statunitense Lo shale gas in pochi anni ha registrato negli Stati Uniti una crescita considerevole in termini di produzione, passando dall’1% della produzione del 2000 a quasi il 30% nel 2012. La IEA ha stimato che nel 2040 oltre il 50% della produzione di gas naturale deriverà dall’utilizzo estensivo di questo metodo di estrazione. Lo sfruttamento degli idrocarburi non convenzionali, shale gas in primo luogo e “light tight oil” in secondo (l’equivalente per il petrolio dello shale gas) ha avuto considerevoli effetti sia sul sistema energetico statunitense, sia sulla posizione relativa del paese rispetto agli altri produttori. Stati Uniti: produzione di gas naturale e di shale gas (miliardi di piedi cubi, val. %) 30.000 24.664 25.000 30 22 15.000 5.000 28.479 35 30 25 20.000 10.000 26.816 26.057 25.636 20 15 15 11 8.501 8 1.990 2.870 5.817 3.958 10 5 0 0 2007 Shale gas 2008 Gas totale 2009 2010 2011 Shale gas in % del tot (sc. ds.) Fonte: IEA (2013) Gli Usa sono diventati (a partire dal 2009) il primo produttore al mondo di gas naturale, e il terzo produttore al mondo di petrolio dopo gli Emirati arabi e la Russia 1. Nel 2012 gli Usa presentavano una quota di produzione di gas naturale pari a 665 miliardi di metri cubi, quasi il 20% del totale e una produzione di 9,1 milioni di barili al giorno di petrolio, il 10,5% di quella mondiale. Questa maggiore capacità estrattiva ha portato a una riduzione del grado di dipendenza energetica del paese: la quota di consumi energetici primari soddisfatta dalle importazioni nette si è ridotta in sei anni di 11 punti percentuali, passando dal 30% del 2005 al 19% nel 2011. A questo risultato oltre agli incrementi di produzione ha contribuito anche una flessione pari a circa il 3% dei consumi energetici. 1 Cfr. ENI (2013): “World Oil & Gas Review 2013”, ottobre. 4
  • 5. 9 dicembre 2013 Tra il 2005 e il 2011 la quota di gas esportato è più che raddoppiata, passando da 20 a 44 miliardi di metri cubi. Nel 2011 le esportazioni di prodotti petroliferi sono state superiori alle importazioni per la prima volta da oltre 60 anni. L’aumento di disponibilità ha avuto un effetto significativo sui prezzi dei prodotti energetici che presentano valori molto più contenuti rispetto a quelli prevalenti sui mercati internazionali. Questa circostnza garantisce un notevole vantaggio in termini di competitività al settore industriale statunitense, specie nei comparti a elevata intensità energetica, favorendo un afflusso considerevole di capitali in parte diretti allo sviluppo del settore estrattivo. Una recente analisi condotta dall’ARI (Advanced Resources International) per conto della IEA 2 ha tuttavia evidenziato come lo shale gas costituisca un’opportunità notevole solo per un numero limitato di paesi, per effetto di una distribuzione disomogenea nelle varie aree del globo. I due terzi delle risorse tecnicamente estraibili sono concentrate in soli sei paesi: Stati Uniti, Cina, Argentina, Algeria, Canada e Messico. Si stima che lo shale gas tecnicamente estraibile dal sottosuolo ammonti a livello mondiale a circa 204.000 miliardi di metri cubi, un valore di poco superiore a quello delle riserve accertate di gas naturale (194.000 mmc). Gas naturale: riserve accertate e shale gas tecnicamente estraibile (quote % sul totale) 100% 90% 4,0 3,3 70% 46,2 60% 50% 40% 6,2 6,0 30% 20% 32,3 10% Sud America e Caraibi 5,6 80% 20,4 Africa Sub sahariana 14,3 23,0 Medio Oriente e Nord Africa Asia e Pacifico Nord America 24,1 Ex Unione sovietica 2,1 5,9 6,7 Riserve accertate (tot. 193.658 mmc) 0% Shale gas tecnicamente estraibile (tot. 203.909 mmc) Europa Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati IEA ed ENI. Lo shale gas tecnicamente disponibile nel sottosuolo ridisegna in parte il potenziale estrattivo delle varie aree del mondo. Il Medio Oriente e il Nord Africa, che detengono una quota pari al 46% delle riserve accertate, hanno solo il 14% dello shale gas estraibile, una situazione analoga a quella dei paesi dell’ex Unione Sovietica che hanno il 32% delle riserve accertate e solo il 6% dello shale gas estraibile. Viceversa il Nord America, che presenta un ammontare di riserve accertate pari al 6% del totale, ha nel sottosuolo un potenziale estrattivo pari al 24% dello shale gas mondiale. In Europa la presenza di shale gas, pur limitata rispetto ad altre aree del mondo (7% del totale), risulta pari a circa tre volte le riserve accertate. Per avere un quadro completo del potenziale estrattivo delle varie aree, occorre tuttavia considerare anche il gas potenzialmente estraibile con le tecniche 2 IEA/ARI (2013): “World Shale Gas and Shale Oil Resource Assessment”, giugno. 5
  • 6. 9 dicembre 2013 convenzionali. Sommando tutte e tre le componenti (riserve accertate, potenziale di shale gas e potenziale con tecniche convenzionali) il Medio Oriente e i paesi dell’ex Unione Sovietica si posizionano in cima alla graduatoria con rispettivamente 163.000 mmc e 134.000 mmc a fronte dei 122.000 mmc degli Stati Uniti. L’effettiva possibilità di produrre tali quantità rimane comunque legata a una serie di fattori di natura tecnologica, regolamentare e di mercato che potrebbe portare nel tempo a revisioni, anche significative, del potenziale estrattivo. Gas naturale: riserve accertate e shale gas tecnicamente estraibile (quote % sul totale) 180.000 160.000 140.000 46.751 120.000 100.000 28.402 60.739 62.948 80.000 60.000 40.000 20.000 24.296 11.751 88.263 0 Medio Ex Unione Oriente e Sovietica Nord Africa 45.505 11.412 61.674 47.714 11.836 Nord America Asia e Pacifico Convenzionali tecnicamente estraibili 21.691 40.493 25.531 7.617 11.044 6.286 Sud Africa Sub America e sahariana Caraibi Shale tecnicamente estraibile 5.210 13.309 4.106 Europa Riserve accertate Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati IEA ed ENI. Lo shale gas in Europa In Europa nel 2012 sono stati estratti complessivamente 295 mmc di gas naturale. I principali produttori sono la Norvegia (117 mmc), i Paesi Bassi (68 mmc) e il Regno Unito (42 mmc). L’Italia tra i paesi europei si posiziona al settimo posto con 8,4 mmc. Le stime sulle risorse di shale gas tecnicamente disponibili in Europa segnalano valori superiori rispetto a quelli delle riserve di gas convenzionale. La maggior parte delle risorse appaiono concentrate in Polonia, Francia e Romania. Rimangono tuttavia ampi margini di incertezza in merito alle stime. La IEA ha recentemente rivisto al ribasso le stime per l’Europa facendo rientrare nel perimetro delle risorse tecnicamente estraibili solo quelle che rispondevano a una serie di requisiti più stringenti rispetto alle precedenti valutazioni. In particolare non possono essere presi in considerazione giacimenti che presentino caratteristiche degli scisti sconosciute, profondità verticali inferiori a 1.000 metri o superiori a 5.000, risorse di gas naturale e petrolio convenzionali ampie e non sfruttate. In uno studio precedente tra i paesi europei veniva indicata la Norvegia come uno di quelli più ricchi per fonti di idrocarburi non convenzionali potenzialmente sfruttabili. Alcune esperienze di ricerca effettuate con scarso successo lungo il territorio svedese hanno tuttavia portato ad un ridimensionamento anche del potenziale di estrazione norvegese dal momento che quest’ultimo presenta una geomorfologia ancora più complessa di quella svedese che rende tecnicamente più difficile lo sfruttamento dei giacimenti. Nei paesi europei l’esplorazione dei territori è avvenuta prevalentemente mediante la costituzione di joint venture tra le compagnie in modo da arrivare a un frazionamento 6
  • 7. 9 dicembre 2013 del rischio e a una condivisione del know-how. Nonostante una limitata produzione di shale gas in Europa, i timori legati ai possibili effetti ambientali della fratturazione idraulica hanno alimentato un dibattito anche in Europa. Tra i vari paesi la Francia, che vanta un ammontare considerevole di shale gas tecnicamente estraibile, nel 2011 ha proibito l’utilizzo della fratturazione idraulica anche solo per scopi di ricerca. Nel Regno Unito esiste un impianto di produzione di shale gas nel Lancashire e altri depositi sono stati identificati nelle colline del Mendips. La produzione nel Lancashire è stata tuttavia sospesa nel 2011, per il verificarsi di alcuni movimenti sismici e il timore che possano essere stati originati dalle operazioni di fratturazione idraulica, anche se non è stato mai provato un legame diretto tra i due eventi. Europa: paesi produttori di gas naturale (miliardi di metri cubi l’anno; anno 2012) Norvegia 116,8 Paesi Bassi 68,5 Regno Unito 41,7 Ucraina 18 Germania 11,1 Romania 10,1 Italia 8,4 Danimarca 7 Polonia 4,6 Ungheria 2,1 0 20 40 60 80 100 120 140 Fonte: ENI (2013) Nel valutare la possibilità di sviluppo dello shale gas in Europa, occorre anche tenere in considerazione la diversa densità abitativa rispetto agli Stati Uniti. Negli Usa la densità risulta in media pari a 32 persone per kmq, a fronte delle 101 per kmq in Francia, 122 in Polonia, 227 in Germania e 258 nel Regno Unito. In situazioni a maggior densità abitativa, a parità di altre condizioni, l’estrazione di risorse dal sottosuolo risulta più complessa oltre che più costosa. Tra l’altro la tecnica di fratturazione idraulica richiede una considerevole quantità di acqua che deve essere trasportata nei siti di esplorazione e usata per l’estrazione del gas causando sprechi e comportando anche costi ambientali non trascurabili. La disponibilità di risorse idriche rinnovabili costituisce un altro elemento di differenziazione rispetto agli Stati Uniti. A fronte di quasi 10.000 metri cubi di acqua l’anno pro-capite negli Usa, in Europa, con l’eccezione della zona scandinava, la disponibilità di risorse idriche è molto inferiore. In Francia e Polonia, i due paesi con il maggior potenziale estrattivo di shale gas, la disponibilità di risorse idriche rinnovabili risulta pari rispettivamente a 3.300 e 1.600 metri cubi l’anno pro-capite, 1.400 metri cubi l’anno per il Regno Unito. Un ulteriore elemento di preoccupazione nell’utilizzo estensivo delle tecniche per l’estrazione dello shale gas è legato all’utilizzo di sostanze chimiche potenzialmente dannose per la salute umana che potrebbero contaminare le falde acquifere presenti intorno all’area di estrazione. Si calcola, infatti, che solo l’80 per cento del liquido 7
  • 8. 9 dicembre 2013 iniettato nel foro torni in superficie come acqua di riflusso, mentre il resto rimanga nel sottosuolo. La regolamentazione europea, ancora disomogenea e poco sviluppata, pone un elevato livello di incertezza alle compagnie, limitando gli incentivi ad effettuare investimenti. Oltre alle implicazioni di carattere ambientale un punto controverso attiene alle diverse posizioni assunte dai paesi a livello internazionale in termini di politiche energetiche. In Europa tra gli obiettivi da centrare entro il 2020 c’è quello di operare una progressiva riduzione del grado di dipendenza dal carbone per la generazione dell’energia elettrica. L’utilizzo dello shale gas potrebbe concorrere a questo risultato, tuttavia si tratta di una tecnica di estrazione legata comunque allo sfruttamento di fonti fossili, che potrebbe apparire in conflitto con l’impegno a sostenere lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Nel complesso, date le incertezze di carattere regolamentare, economico ed ambientale, le prospettive di una produzione di shale gas su vasta scala appaiono poco probabili. A livello globale, il ruolo che lo shale gas potrà ritagliarsi nell’energymix dipenderà da un lato dallo sviluppo tecnologico e dalla dinamica dei prezzi di mercato, che potrebbero rendere più o meno conveniente da un punto di vista economico il ricorso a questa tecnica di estrazione; dall’altro dagli ulteriori sviluppi degli studi sull’impatto ambientale e dalle scelte che opereranno i singoli paesi in relazione alla possibilità di ampliare la propria offerta energetica per sostenere la crescita economica. 8
  • 9. 9 dicembre 2013 Un cruscotto della congiuntura: alcuni indicatori Indice Itraxx Eu Financial Indice Vix 400 60 350 300 50 250 40 200 30 150 100 20 Index Itraxx EU Financial Sector 50 set-13 nov-13 lug-13 mag-13 gen-13 mar-13 set-12 nov-12 lug-12 mar-12 mag-12 nov-11 gen-12 lug-11 set-11 mag-11 gen-11 0 mar-11 set-13 nov-13 lug-13 mag-13 gen-13 mar-13 set-12 nov-12 lug-12 mag-12 gen-12 mar-12 set-11 nov-11 lug-11 mag-11 gen-11 10 mar-11 0 Fonte: Thomson Reuters Fonte: Thomson Reuters I premi al rischio passano da 96 a 103pb. L’indice Vix nell’ultima settimana rimane stabile (quota 14). Cambio euro/dollaro e quotazioni Brent Prezzo dell’oro (Usd per barile) (Usd l’oncia) 2.000 130 1,5 1.900 125 1,45 1.800 1,4 1.700 120 115 1,35 110 1,3 105 1.500 1.400 nov-13 set-13 lug-13 mar-13 mag-13 nov-12 gen-13 set-12 lug-12 mag-12 gen-12 mar-12 set-11 1.200 nov-11 1,15 1.300 lug-11 90 gen-11 mag-11 set-11 gen-12 mag-12 set-12 gen-13 mag-13 set-13 1,2 mar-11 Cambio euro/dollaro sc.ds. mag-11 Brent scala sin.(in Usd) gen-11 1,25 100 95 1.600 Fonte: Thomson Reuters Fonte: Thomson Reuters Il tasso di cambio €/$ a 1,37. Il petrolio di qualità Brent quota $111 al barile. Il prezzo dell’oro rimane sotto i 1.300 dollari l’oncia. 9
  • 10. 9 dicembre 2013 Borsa italiana: indice Ftse Mib Tassi dei benchmark decennali: differenziale con la Germania (punti base) 24.000 22.000 20.000 1.400 1.200 1.000 800 18.000 600 400 16.000 0 12.000 gen-11 mag-11 set-11 gen-12 mag-12 set-12 gen-13 mag-13 set-13 gen-11 feb-11 mar-11 apr-11 mag-11 giu-11 lug-11 ago-11 set-11 ott-11 nov-11 dic-11 gen-12 feb-12 mar-12 apr-12 mag-12 giu-12 lug-12 ago-12 set-12 ott-12 nov-12 dic-12 gen-13 feb-13 mar-13 apr-13 mag-13 giu-13 lug-13 ago-13 set-13 ott-13 nov-13 dic-13 200 14.000 Italia Spagna Irlanda Portogallo Fonte: Thomson Reuters Fonte: elab. Servizio Studi BNL su dati Thomson Reuters Il Ftse Mib rimane sotto quota 19.000. I differenziali con il Bund sono pari a 436 pb per il Portogallo, 171 pb per l’Irlanda, 235 pb per la Spagna e 236 pb per l’Italia. Indice Baltic Dry Euribor 3 mesi (val. %) 12.000 6 10.000 5 8.000 4 set-13 set-12 gen-13 mag-13 mag-12 set-11 gen-12 set-10 gen-11 mag-11 set-09 gen-10 mag-10 set-08 gen-09 mag-09 mag-08 set-07 0 gen-08 1 0 set-06 2 2.000 gen-07 mag-07 3 4.000 gen-08 apr-08 lug-08 ott-08 gen-09 apr-09 lug-09 ott-09 gen-10 apr-10 lug-10 ott-10 gen-11 apr-11 lug-11 ott-11 gen-12 apr-12 lug-12 ott-12 gen-13 apr-13 lug-13 ott-13 6.000 Fonte: Thomson Reuters Fonte: Thomson Reuters L’indice Baltic Dry nell’ultima settimana sale oltre quota 2.000. L’euribor 3m resta stabile poco oltre 0,20%. Il presente documento è stato preparato nell’ambito della propria attività di ricerca economica da BNLGruppo Bnp Paribas. Le stime e le opinioni espresse sono riferibili al Servizio Studi di BNL-Gruppo BNP Paribas e possono essere soggette a cambiamenti senza preavviso. Le informazioni e le opinioni riportate in questo documento si basano su fonti ritenute affidabili ed in buona fede. Il presente documento è stato divulgato unicamente per fini informativi. Esso non costituisce parte e non può in nessun modo essere considerato come una sollecitazione alla vendita o alla sottoscrizione di strumenti finanziari ovvero come un’offerta di acquisto o di scambio di strumenti finanziari. 10