SlideShare uma empresa Scribd logo
1 de 10
Anselmo Botte
Mannaggia la miserìa.
Storie di braccianti stranieri e caporali nella
Piana del Sele
Titolo: Mannaggia la miserìa. Storie di braccianti stranieri e caporali nella Piana del
Sele
Autore: Anselmo Botte
Editore: Ediesse
Pubblicazione: Aprile 2009
Pagine: 160
Biografia
Anselmo Botte è nato a Barile (Pz) nel 1953. Ha aderito al gruppo politico
extraparlamentare del Manifesto ed è stato tra i protagonisti del movimento studentesco
del ‘77, partecipando all’occupazione dell’Università. Nel 1980 si è laureato discutendo
una tesi sperimentale sull’analisi delle classi sociali in agricoltura, relatore prof. Enrico
Pugliese. Ha svolto una delle prime ricerche sul campo sulla presenza degli immigrati in
Campania. Per alcuni anni ha lavorato nei laboratori di ceramica di Vietri sul Mare,
nelle fabbriche conserviere dell’Agro Sarnese-Nocerino e in quelle metalmeccaniche
del bresciano. Alla fine degli anni ‘80 è stato tra gli organizzatori del movimento dei
disoccupati di Salerno: suo è il progetto di assistenza domiciliare agli anziani che ha
trovato uno sbocco occupazionale per centinaia di disoccupati. Nel 1988 la Cgil di
Salerno gli affida la responsabilità della direzione del C.I.D. (Centro Informazione
Disoccupati). L’anno successivo entra nella segreteria della FLAI (Federazione
Lavoratori dell’Agro Industria), nella quale resterà, con diversi incarichi, fino al 2009,
quando verrà eletto nella segreteria della Camera del Lavoro di Salerno. Mannaggia la
miserìa. Storie di braccianti stranieri e caporali nella Piana del Sele è il suo primo libro.
Abstract
«Mannaggia la miserìa», con l’accento sulla seconda «i», è un’imprecazione ricorrente
tra gli immigrati marocchini che vivono nel ghetto di San Nicola Varco, un mercato
ortofrutticolo abbandonato nel cuore della Piana del Sele, vicino a Salerno. In quel
mercato non si comprano né si vendono i prodotti della terra. C’è altra merce. Ci sono
braccia, tante braccia. Con un linguaggio teso e una narrazione incalzante il testo
denuncia le condizioni di vita e di lavoro estremamente degradate di un nucleo di
settecento immigrati marocchini occupati in agricoltura. Storie raccontate in prima
2
persona, descrizioni impietose di una quotidianità fatta di situazioni abitative disumane,
in tuguri senza luce e senza acqua, e segnata da fatica e sfruttamento nelle campagne
dominate dal caporalato e dal lavoro nero. Ricorrendo alla forma del racconto, il libro
dà voce alle storie personali di una comunità inconsapevole di essere diventata tale.
Prendono corpo così tante vite invisibili e sbriciolate, ma anche la voglia e il tentativo di
delineare proposte e percorsi utili per la costruzione di un progetto di riscatto.
Mannaggia la miserìa
Mannaggia la miserìa è un esempio emblematico di quanto la narrativa possa costituire
un valido ed efficace strumento di denuncia sociale. Anselmo Botte, autore del testo in
analisi, articola lo scritto in due parti ciascuna delle quali corrisponde ad un racconto,
narrato in prima persona, rispettivamente attribuibili a Bouchaib Hassan, il primo, ed a
Mahfoud Aziz, il secondo. L’opera si apre con una prefazione di Guglielmo Epifani che,
introducendo la tematica successivamente sviluppata, mette in evidenza la necessità di
assumere un atteggiamento solidale nei riguardi dei marocchini di San Nicola Varco,
sottolineando l’inefficacia delle strategie politiche finora attuate ai fini di una
regolamentazione della situazione degli immigrati. Ed è proprio questo l’obiettivo
perseguito, e mirabilmente raggiunto, dall’autore: denunciare le barbare condizioni in
cui sono costretti a vivere i braccianti della Piana del Sele, riportando non solo ciò che
egli stesso ha appurato in quanto attento “osservatore partecipante”, ma anche i racconti
diretti di coloro che per fuggire dalla miseria del paese natio si sono ritrovati a dover
sopravvivere in un contesto non molto dissimile dal precedente. Nel corso della
narrazione, vengono affrontate tematiche di notevole rilevanza sociale che conferiscono
allo scritto un carattere ambivalente, di racconto pacatamente descrittivo, da un lato, e di
analisi implicitamente sociologica, dall’altro. Oltre alla denuncia, nelle parole di G.
Epifani, “l’intrecciarsi di queste storie personali fa emergere proposte concrete, come
l’urgenza di una regolarizzazione per questi lavoratori con l’emersione del lavoro
sommerso, e la necessità di un serio impegno per garantire alloggi decenti”.
Un altro aspetto fondamentale, più volte sottolineato dall’autore, è costituito
dall’importanza che per i marocchini di San Nicola Varco riveste quell’atteggiamento
solidale capace di rendere meno faticoso il lavoro nei campi, più tollerabile l’afoso
caldo estivo, meno pungente il freddo penetrante della notte: la solidarietà costituisce
3
l’unico fattore di conforto per i braccianti. Le descrizioni minuziose e particolareggiate
dei luoghi e dei contesti nei quali si svolgono le vicende narrate, alternandosi con veri e
propri monologhi interiori dei protagonisti, non sono finalizzate esclusivamente alla
critica delle disumane condizioni in cui essi sono costretti a vivere, ma intendono anche
denunciare l’illegale attività di sfruttamento operata dai caporali e dai padroni delle
terre: questi, approfittando del bisogno dei marocchini di guadagnare cifre anche
irrisorie rispetto alle prestazioni richieste, sfruttando la loro situazione di illegalità dal
punto di vista burocratico e dei permessi, obbligano i braccianti a lavorare
incessantemente in cambio di paghe minime nonché insufficienti, e ciò avviene nella
più sconcertante oscurità e disinteresse da parte delle istituzioni.
Il primo racconto, quello di Bouchaib Hassan, marocchino di 26 anni originario di
Safi, inizia in un “caldo e umido mattino di luglio”. Il protagonista, estremamente
preciso nel fornire particolari circa il luogo in cui si sviluppa la vicenda, descrive le
ostili condizioni climatiche che rendono il lavoro di raccolta delle pesche ancora più
faticoso ed estenuante. Dalle modalità di trasporto sul campo, fino agli argomenti sui
quali i braccianti discorrono durante lo svolgimento dell’attività di selezione dei frutti,
vengono esposte tutte le fasi che caratterizzano la giornata lavorativa “tipo” di un
bracciante della Piana del Sele, il cui unico conforto è costituito dalla solidarietà che lo
lega agli altri connazionali: “Lavorare a fianco di compagni è una cosa ben più
piacevole che lavorare da soli: ci si incoraggia e ci si conforta. Il sentimento di avere gli
stessi nemici, caporali - pesche - caldo, infonde calore e crea comunanza”.
A questo punto, il protagonista si sofferma sulla losca figura del caporale.
Quest’ultimo si configura come intermediario tra il padrone dei terreni ed i braccianti;
ha come unico obiettivo quello di ottenere il massimo profitto con il minimo impiego di
risorse economiche a discapito di quelle umane; è quasi sempre anch’egli un
marocchino che si differenzia dagli altri solo per tempo di permanenza in quello stesso
campo e per il rapporto fiduciario che lo lega al padrone. Il caporalato, attività illegale
estremamente disprezzata da Hassan, è alla base del funzionamento delle attività di
produzione agricola che, a partire dagli anni Novanta, costituiscono un incessante fonte
di guadagno per i proprietari terrieri della Piana del Sele. Ai braccianti vengono imposti
ritmi di lavoro duri ed insostenibili, in cambio di paghe misere e del tutto insufficienti ai
fini del soddisfacimento dei bisogni primari dei lavoratori. Il protagonista, riflettendo
4
sulla condizione di indigenza in cui è costretto a vivere, nota come, pur guadagnando
quattromila euro l’anno (duecento giornate lavorative con una paga giornaliera di
ventitré euro), tuttavia non riesca mai ad accumulare alcun risparmio, stentando in
talune situazioni ad arrivare alla fine dell’anno autonomamente.
Lo scenario che fa da sfondo all’esposizione di tali contributi è quello della
descrizione attenta di un turno di lavoro in un sconfinato pescheto. Terminata l’attività
di raccolta, il protagonista ritorna nel campo di San Nicola Varco, definito “ghetto” a
causa della numerosità degli abitanti e dell’inadeguatezza delle strutture
impropriamente adibite ad abitazioni. Egli alloggia in un box il cui ingresso è chiuso
mediante una parete fatta in lamiera, non ci sono servizi di alcun genere, né tantomeno
acqua corrente ed elettricità. Il narratore descrive il tormento che gli provoca lo stare
rinchiuso nel suo accampamento durante un afoso pomeriggio estivo: “Questa stanza mi
opprime. Un tugurio di cemento di dodici metri quadrati, dal soffitto annerito. Sulle
pareti, agganciate a dei chiodi, si stendono quattro corde di spago sulle quali sono
appesi gli abiti. Una terza parete è fatta in lamiera e chiude l’entrata del box”. Terminata
la descrizione dell’alloggio, Hassan continua con l’esposizione delle fasi della sua
giornata. Una visita improvvisa al suo vicino, Lharbi Barakat, è motivo di un ulteriore
conferma da parte del protagonista della disumanità delle condizioni in cui i braccianti
della Piana sono costretti a vivere. Durante il loro breve dialogo, i due compagni
discorrono su tematiche di alta valenza sociale che mettono ancor più in evidenza lo
stato di degrado generale del ghetto di San Nicola Varco.
Nello specifico, l’attenzione si rivolge al problema del sovraffollamento della
struttura cementizia centrale e delle annesse baracche in lamiera, dovuto
all’impossibilità da parte degli immigrati di sistemarsi in normali, seppur modesti,
appartamenti nel centro urbano, a causa della sproporzione esistente tra il livello dei
prezzi degli affitti richiesti ed il loro effettivo stipendio mensile. Inoltre, il continuo
giungere di nuovi marocchini all’interno del campo si spiega in relazione alla necessità
da parte di questi ultimi di fuggire dalla propria patria, nell’ambito della quale i salari
sono estremamente bassi e dove le avverse condizioni climatiche rendono la
coltivazione dei campi estremamente faticosa ed infruttuosa. Infine, Hassan racconta a
Lharbi l’episodio, verificatosi in quello stesso giorno, della sua richiesta al caporale di
un anticipo sullo stipendio, evidenziando ancora una volta la mancanza di umanità e
5
comprensione che connota i loro tanto invisi “datori di lavoro”. Ciò induce Lharbi ad
un’amara riflessione sulla crudele natura dei caporali: “Ti buttano via e ti riprendono
quando vogliono, devi stare sempre a loro disposizione. Devi dare regolarmente il
massimo e anche quando lo dai, non è detto che siano contenti. Questi, oltre a sfruttarti,
ti fanno sudare sangue e qualche volta ti picchiano pure. E per farti pagare gli devi stare
appresso per mesi, la paga te la fanno elemosinare”.
Al termine della conversazione, dopo una breve passeggiata serale nel ghetto,
durante la quale Hassan riflette sulla rumorosità dello stesso, egli ritorna nel suo box per
riposare. Il giorno successivo, non avendo alcun impegno lavorativo, decide di recarsi
presso un internet-point per potersi mettere in contatto con la madre. Durante il tragitto,
in un significativo monologo sulla sua miserabile condizione, fornisce al lettore un altro
dato significativo legato alla pericolosità del lavoro svolto dai braccianti della Piana del
Sele: per la concimazione e la disinfestazione dei campi coltivati, infatti, vengono
utilizzati potenti pesticidi, estremamente tossici e nocivi per la salute di chi è costretto
ad adoperarli, motivo per il quale sarebbe necessario essere muniti di un appropriato
equipaggiamento protettivo, quindi guanti e mascherine. Hassan, come prevedibile,
afferma che le attività che prevedono l’impiego di questi veleni vengono svolte senza
alcun tipo di precauzione: “Capita solo raramente, quando lavoriamo sotto le serre per
fare i trattamenti chimici, di avere delle mascherine, ma quando lo facciamo a cielo
aperto, neanche quelle ci danno. Quei prodotti dove c’è il teschio, spesso li adoperiamo
senza nessuna protezione, a mani nude, respirando a pieni polmoni”. Dopo aver fatto
riferimento anche al problema della spazzatura e del cattivo odore da essa emanato,
giunge all’internet-point.
Dopo la consueta descrizione dell’ambiente e della struttura, espone il contenuto
della videochiamata. Hassan, salutata la madre, le chiede come stiano gli altri membri
della famiglia, sottolineando che è costretto a mentire alla genitrice circa le sue reali
condizioni di vita nel salernitano, al fine di evitarle un ulteriore dolore oltre quello
provocato dalla scelta migratoria. Dopo circa quaranta minuti di conversazione, la
videotelefonata si chiude tra saluti commossi e raccomandazioni a sentirsi presto.
L’ultima sezione di questa prima parte del libro contiene un ulteriore spunto di
riflessione sulle dinamiche attraverso le quali i marocchini giungono nella Piana del
Sele. La narrazione della vicenda legata alla truffa subita da un compagno del
6
protagonista introduce un ultimo contributo di Hassan sull’irregolarità dei contratti
lavorativi proposti dai caporali, e sul sentimento di delusione che invade gli animi dei
marocchini nel momento in cui essi percepiscono di essere stati ingannati: “In questi tre
giorni il ragazzo ha capito di essere caduto in un buco nero dal quale non sa come
uscire; è disperato, tutti i soldi spesi, alla fine faranno di lui un altro clandestino. Tanto
valeva salire su un barcone in Libia, con duemila euro ce l’avrebbe fatta, sarebbe stato
un bel risparmio per lui e per la sua famiglia. Non c’è differenza tra un clandestino che
sbarca a Lampedusa e uno che arriva con il nulla-osta nella Piana del Sele alla ricerca di
un’azienda inesistente, di un datore di lavoro introvabile, di un caporale che ha staccato
il telefono ed è sparito dalla circolazione”.
La seconda parte del testo è dedicata alla trasposizione delle testimonianze di
Mahfoud Aziz, bracciante marocchino che alloggia nella seconda palazzina del campo
di San Nicola Varco assieme a Chafik Ahmed e Miloud Omar. La narrazione sviluppata
dal nuovo protagonista si riferisce ad episodi diversi, verificatisi in differenti contesti
geografici, finalizzati a mettere in evidenza aspetti specifici. In questo caso, non viene
seguita una sequenza cronologica caratterizzata da linearità e continuità, si opta invece
per l’esposizione di episodi tra di loro sconnessi ma tuttavia legati dalla volontà di
celare tra le righe di un semplice racconto, una denuncia sociale accesa e motivata.
Nella prima sezione, Aziz si focalizza sulla narrazione dei fatti legati allo sciopero
nazionale del 21 ottobre del 2006 organizzato a Foggia dai sindacati. Precedentemente,
il 25 settembre 2006, si era tenuto a Salerno uno sciopero organizzato dalla Cgil, per
denunciare le gravi situazioni di sfruttamento sul lavoro, il caporalato, le disumane
condizioni di vita nel ghetto. Il narratore mette in evidenza l’alto tasso di adesioni da
parte dei braccianti della Piana, ed il tentativo dei caporali di ostacolare l’attuarsi della
manifestazione. Si sottolinea l’impatto mediatico ottenuto, ed il notevole
coinvolgimento emotivo da parte dei partecipanti.
A questo punto, Aziz descrive una fredda giornata di gennaio, trascorsa a lavorare
in un campo all’aperto per la raccolta di finocchi. Appare evidente l’obiettivo di
Anselmo Botte, il quale, per la selezione delle testimonianze da riportare nell’ambito del
testo, si serve di criteri di scelta strategici, finalizzati a delineare un quadro completo
della situazione dei braccianti marocchini della Piana, per evidenziarne i disagi con i
quali essi sono costretti a convivere in tutte le fasi dell’anno.
7
Infatti, mentre la giornata lavorativa descritta da Hassan nella prima parte si
collocava nella calda ed afosa stagione estiva, il racconto di Aziz si sviluppa nel gelido
e pungente periodo invernale. Il protagonista elenca le difficoltà legate al lavoro da
svolgere, precisando che, in questo caso, la paga è proporzionale alla quantità di ortaggi
raccolti, strategia, questa, messa in atto dai caporali per evitare di incorrere in eventuali
perdite di profitto. Al termine delle otto ore di lavoro, i braccianti rientrano nei loro
alloggi per la cena e per trascorrere la notte.
Il giorno seguente, Aziz decide di recarsi a Santa Cecilia per effettuare una
videotelefonata in modo da mettersi in contatto con Karim, fratello del protagonista,
fermamente intenzionato a voler fuggire dal Marocco con la speranza di migliorare la
sua situazione economica in Italia. Il raccontare la vicenda legata alla volontà di Karim
di emigrare in Italia ha il duplice obiettivo di evidenziare i legami che i braccianti della
Piana, nonostante la scelta migratoria, riescono a mantenere con i membri della propria
famiglia rimasti nella terra natia, da un lato, e fornire al lettore minuziosi particolari
circa le modalità, spesso illegali, attraverso le quali i marocchini riescono a giungere in
Italia, pagando cifre anche molto elevate, dall’altro.
Terminata la conversazione, Aziz rientra nel campo e, giunto al suo
“accampamento”, si accinge a riordinare il lurido tugurio. Intanto, riflette sulla
concezione che i caporali ed i padroni delle terre hanno dei marocchini della Piana del
Sele: “Ci chiamano «braccianti». Ho capito che ai padroni e ai caporali interessano solo
le nostre braccia, ma questa parola ci annulla come esseri umani. Qui lo chiamano «il
mercato delle braccia» ed è forse anche per questo che molte volte siamo definiti
«invisibili». Le braccia isolate dal corpo cosa sono?”.
La narrazione prosegue con la descrizione di una tipica domenica di gennaio,
trascorsa a riordinare l’alloggio, a cucinare e ad effettuare compere presso il piccolo
bazar costituitosi nel tempo nel cuore della Piana. Questa sezione è dedicata
all’esposizione delle modalità di gestione della sfera domestica da parte degli abitanti
del ghetto, mediante il riferimento alle attività di pianificazione collettiva e di
organizzazione interna del campo. Si sottolinea ripetutamente l’atteggiamento solidale
che connota ciascun membro della comunità, in termini di assistenza reciproca tra
compagni: “In tutti ci sarà il ricordo di un periodo vissuto in una condizione disumana,
8
ma dentro un ambiente di fratellanza. Le porte dei nostri rifugi sono aperte e si offre
volentieri il pasto al vicino, all’amico”.
Dopo aver consumato il pranzo, il protagonista, assieme ai suoi compagni di
“stanza”, decide di recarsi a Battipaglia, al fine di trascorrere un pomeriggio in maniera
differente rispetto alla solita e monotona routine settimanale. L’incontro con due anziani
del paese funge da pretesto per l’indicazione delle motivazioni che hanno indotto i
proprietari delle terre della Piana del Sele ad una continua ed ininterrotta ricerca di
manodopera a basso costo, per riuscire a soddisfare le richieste e le pretese delle grandi
multinazionali: “Una delle più grandi del mondo nel settore agroalimentare, la
Bonduelle, ha uno stabilimento a pochi chilometri da qui. Sono questi colossi che hanno
rovinato tutto, con i loro contratti capestro nei confronti dei produttori, che a loro volta
applicano salari ancora più da capestro a noi”.
Giunta la sera, il gruppo ritorna al campo. L’ultima sezione di questa seconda ed
ultima parte del libro in analisi è dedicata a Toufik Brimila, marocchino giunto a San
Nicola Varco nel 2002, che, spinto dall’interesse nei riguardi delle storie di vita dei suoi
connazionali, realizza uno scritto di centosessantotto pagine, in arabo, estremamente
curato dal punto di vista stilistico e ricco di particolareggiate descrizioni. L’opera,
lasciata in copia dal suo creatore presso la moschea del campo perché fosse consentito a
tutti di leggerla, costituisce una valida ed esemplare testimonianza scritta del triste
passato, del tragico presente e dell’incerto futuro degli abitanti del ghetto di San Nicola
Varco, poiché, nelle parole del narratore, “riesce a delineare perfettamente il profilo
psicologico dei personaggi, il loro progetto migratorio, la loro posizione all’interno del
ghetto, le caratteristiche dei piccoli gruppi, che si creano per la condivisione dello
spazio abitativo o delle giornate di lavoro”.
Seguono due appendici iconografiche intitolate I volti, la prima, ed I luoghi, la
seconda, contenenti fotografie rispettivamente di Tommaso Bonaventura ed Anselmo
Botte, finalizzate a fornire al lettore testimonianze visive di quanto precedentemente
descritto nel corso della narrazione.
AUGUSTO COCORULLO - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II” -
DIPARTIMENTO DI SCIENZE SOCIALI - DOTTORATO DI RICERCA IN SCIENZE
SOCIALI E STATISTICHE - XXIX CICLO
9
ma dentro un ambiente di fratellanza. Le porte dei nostri rifugi sono aperte e si offre
volentieri il pasto al vicino, all’amico”.
Dopo aver consumato il pranzo, il protagonista, assieme ai suoi compagni di
“stanza”, decide di recarsi a Battipaglia, al fine di trascorrere un pomeriggio in maniera
differente rispetto alla solita e monotona routine settimanale. L’incontro con due anziani
del paese funge da pretesto per l’indicazione delle motivazioni che hanno indotto i
proprietari delle terre della Piana del Sele ad una continua ed ininterrotta ricerca di
manodopera a basso costo, per riuscire a soddisfare le richieste e le pretese delle grandi
multinazionali: “Una delle più grandi del mondo nel settore agroalimentare, la
Bonduelle, ha uno stabilimento a pochi chilometri da qui. Sono questi colossi che hanno
rovinato tutto, con i loro contratti capestro nei confronti dei produttori, che a loro volta
applicano salari ancora più da capestro a noi”.
Giunta la sera, il gruppo ritorna al campo. L’ultima sezione di questa seconda ed
ultima parte del libro in analisi è dedicata a Toufik Brimila, marocchino giunto a San
Nicola Varco nel 2002, che, spinto dall’interesse nei riguardi delle storie di vita dei suoi
connazionali, realizza uno scritto di centosessantotto pagine, in arabo, estremamente
curato dal punto di vista stilistico e ricco di particolareggiate descrizioni. L’opera,
lasciata in copia dal suo creatore presso la moschea del campo perché fosse consentito a
tutti di leggerla, costituisce una valida ed esemplare testimonianza scritta del triste
passato, del tragico presente e dell’incerto futuro degli abitanti del ghetto di San Nicola
Varco, poiché, nelle parole del narratore, “riesce a delineare perfettamente il profilo
psicologico dei personaggi, il loro progetto migratorio, la loro posizione all’interno del
ghetto, le caratteristiche dei piccoli gruppi, che si creano per la condivisione dello
spazio abitativo o delle giornate di lavoro”.
Seguono due appendici iconografiche intitolate I volti, la prima, ed I luoghi, la
seconda, contenenti fotografie rispettivamente di Tommaso Bonaventura ed Anselmo
Botte, finalizzate a fornire al lettore testimonianze visive di quanto precedentemente
descritto nel corso della narrazione.
AUGUSTO COCORULLO - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II” -
DIPARTIMENTO DI SCIENZE SOCIALI - DOTTORATO DI RICERCA IN SCIENZE
SOCIALI E STATISTICHE - XXIX CICLO
9

Mais conteúdo relacionado

Destaque (7)

Powers and square roots- Trabajo de Matemáticas
Powers and square roots- Trabajo de MatemáticasPowers and square roots- Trabajo de Matemáticas
Powers and square roots- Trabajo de Matemáticas
 
Chsmonix (Speaking English)
Chsmonix  (Speaking English)Chsmonix  (Speaking English)
Chsmonix (Speaking English)
 
Il furto della storia (A) - J. Goody
Il furto della storia (A) - J. Goody Il furto della storia (A) - J. Goody
Il furto della storia (A) - J. Goody
 
Power pointt de são paulo
Power pointt de são pauloPower pointt de são paulo
Power pointt de são paulo
 
Sociologia della conoscenza - Appunti integrati - Pecchinenda
Sociologia della conoscenza - Appunti integrati - PecchinendaSociologia della conoscenza - Appunti integrati - Pecchinenda
Sociologia della conoscenza - Appunti integrati - Pecchinenda
 
Embedded Micro Application Server in Intel Mini-ITX DN2800MT for interaction ...
Embedded Micro Application Server in Intel Mini-ITX DN2800MT for interaction ...Embedded Micro Application Server in Intel Mini-ITX DN2800MT for interaction ...
Embedded Micro Application Server in Intel Mini-ITX DN2800MT for interaction ...
 
American revolution ppt
American revolution pptAmerican revolution ppt
American revolution ppt
 

Semelhante a Mannaggia la miserìa. Storie di braccianti stranieri e caporali nella Piana del Sele - Anselmo Botte

150 anni unità d'italia
150 anni unità d'italia150 anni unità d'italia
150 anni unità d'italia
SuperWolf1955
 
Matera anni '50 classe 3^D + slide riepilogo attività del triennio
Matera anni '50 classe 3^D + slide riepilogo  attività  del triennioMatera anni '50 classe 3^D + slide riepilogo  attività  del triennio
Matera anni '50 classe 3^D + slide riepilogo attività del triennio
ornyalta
 
Città Vecchia
Città VecchiaCittà Vecchia
Città Vecchia
aperossa
 
Benito Mussolini – Il Trentino visto da un socialista. Note e notizie (1911)
Benito Mussolini – Il Trentino visto da un socialista. Note e notizie (1911)Benito Mussolini – Il Trentino visto da un socialista. Note e notizie (1911)
Benito Mussolini – Il Trentino visto da un socialista. Note e notizie (1911)
Movimento Irredentista Italiano
 
6 il dopo e bibliografia
6 il dopo e bibliografia6 il dopo e bibliografia
6 il dopo e bibliografia
Emilia Peatini
 

Semelhante a Mannaggia la miserìa. Storie di braccianti stranieri e caporali nella Piana del Sele - Anselmo Botte (19)

1C_SS
1C_SS1C_SS
1C_SS
 
150 anni unità d'italia
150 anni unità d'italia150 anni unità d'italia
150 anni unità d'italia
 
Matera anni '50 classe 3^D + slide riepilogo attività del triennio
Matera anni '50 classe 3^D + slide riepilogo  attività  del triennioMatera anni '50 classe 3^D + slide riepilogo  attività  del triennio
Matera anni '50 classe 3^D + slide riepilogo attività del triennio
 
Sag 02 2011
Sag 02 2011Sag 02 2011
Sag 02 2011
 
Città Vecchia
Città VecchiaCittà Vecchia
Città Vecchia
 
La strage di bronte
La strage di bronteLa strage di bronte
La strage di bronte
 
La strage di bronte
La strage di bronteLa strage di bronte
La strage di bronte
 
Britalyca News Londra
Britalyca News LondraBritalyca News Londra
Britalyca News Londra
 
Gibellina. Laboratorio di sperimentazione sociale Autore: Giovanni Robustelli
Gibellina. Laboratorio di sperimentazione sociale Autore: Giovanni RobustelliGibellina. Laboratorio di sperimentazione sociale Autore: Giovanni Robustelli
Gibellina. Laboratorio di sperimentazione sociale Autore: Giovanni Robustelli
 
Benito Mussolini – Il Trentino visto da un socialista. Note e notizie (1911)
Benito Mussolini – Il Trentino visto da un socialista. Note e notizie (1911)Benito Mussolini – Il Trentino visto da un socialista. Note e notizie (1911)
Benito Mussolini – Il Trentino visto da un socialista. Note e notizie (1911)
 
6 il dopo e bibliografia
6 il dopo e bibliografia6 il dopo e bibliografia
6 il dopo e bibliografia
 
La Calabria, antologia della rivista di letteratura popolare
La Calabria, antologia della rivista di letteratura popolareLa Calabria, antologia della rivista di letteratura popolare
La Calabria, antologia della rivista di letteratura popolare
 
Non smette di piovere
Non smette di piovereNon smette di piovere
Non smette di piovere
 
Camplone Alessandro_progetto Promessi Sposi (2) (1).pptx
Camplone Alessandro_progetto Promessi Sposi (2) (1).pptxCamplone Alessandro_progetto Promessi Sposi (2) (1).pptx
Camplone Alessandro_progetto Promessi Sposi (2) (1).pptx
 
Verga
VergaVerga
Verga
 
Giovanni Verga, vita e opere
Giovanni Verga, vita e opereGiovanni Verga, vita e opere
Giovanni Verga, vita e opere
 
C&c dalla cronaca alle carte dei diritti
C&c dalla cronaca alle carte dei dirittiC&c dalla cronaca alle carte dei diritti
C&c dalla cronaca alle carte dei diritti
 
Entrevista com Luiz Ruffato no Corriere del Ticino, 19 de maio de 2014
Entrevista com Luiz Ruffato no Corriere del Ticino, 19 de maio de 2014Entrevista com Luiz Ruffato no Corriere del Ticino, 19 de maio de 2014
Entrevista com Luiz Ruffato no Corriere del Ticino, 19 de maio de 2014
 
Catalogo Apostrofo - ultime pubblicazioni
Catalogo Apostrofo - ultime pubblicazioniCatalogo Apostrofo - ultime pubblicazioni
Catalogo Apostrofo - ultime pubblicazioni
 

Mais de Augusto Cocorullo

Le forze del lavoro. Movimenti operai e globalizzazione dal 1870 - Beverly J...
 Le forze del lavoro. Movimenti operai e globalizzazione dal 1870 - Beverly J... Le forze del lavoro. Movimenti operai e globalizzazione dal 1870 - Beverly J...
Le forze del lavoro. Movimenti operai e globalizzazione dal 1870 - Beverly J...
Augusto Cocorullo
 
L.A. Story: Immigrant Workers and the Future of the U.S. Labor Movement - Ru...
 L.A. Story: Immigrant Workers and the Future of the U.S. Labor Movement - Ru... L.A. Story: Immigrant Workers and the Future of the U.S. Labor Movement - Ru...
L.A. Story: Immigrant Workers and the Future of the U.S. Labor Movement - Ru...
Augusto Cocorullo
 
Indiana. Nel cuore della democrazia più complicata del mondo - Mariella Grama...
Indiana. Nel cuore della democrazia più complicata del mondo - Mariella Grama...Indiana. Nel cuore della democrazia più complicata del mondo - Mariella Grama...
Indiana. Nel cuore della democrazia più complicata del mondo - Mariella Grama...
Augusto Cocorullo
 
Piattaforme per la partecipazione: potenzialità e limiti della democrazia li...
Piattaforme per la partecipazione: potenzialità e limiti  della democrazia li...Piattaforme per la partecipazione: potenzialità e limiti  della democrazia li...
Piattaforme per la partecipazione: potenzialità e limiti della democrazia li...
Augusto Cocorullo
 
Tra determinismo tecnologico e sociale: arte e politica nell’era postdigitale
Tra determinismo tecnologico e sociale: arte e politica  nell’era postdigitaleTra determinismo tecnologico e sociale: arte e politica  nell’era postdigitale
Tra determinismo tecnologico e sociale: arte e politica nell’era postdigitale
Augusto Cocorullo
 
Sociologia della conoscenza - "Dal Cosmo al Caos" - Camorrino
Sociologia della conoscenza - "Dal Cosmo al Caos" - CamorrinoSociologia della conoscenza - "Dal Cosmo al Caos" - Camorrino
Sociologia della conoscenza - "Dal Cosmo al Caos" - Camorrino
Augusto Cocorullo
 
L'America's Cup World Series - Implicazioni e realtà nel turismo napoletano
L'America's Cup World Series -  Implicazioni e realtà nel turismo napoletanoL'America's Cup World Series -  Implicazioni e realtà nel turismo napoletano
L'America's Cup World Series - Implicazioni e realtà nel turismo napoletano
Augusto Cocorullo
 
Metodi statistici per l'analisi della comunicazione
Metodi statistici per l'analisi della comunicazioneMetodi statistici per l'analisi della comunicazione
Metodi statistici per l'analisi della comunicazione
Augusto Cocorullo
 

Mais de Augusto Cocorullo (20)

Le forze del lavoro. Movimenti operai e globalizzazione dal 1870 - Beverly J...
 Le forze del lavoro. Movimenti operai e globalizzazione dal 1870 - Beverly J... Le forze del lavoro. Movimenti operai e globalizzazione dal 1870 - Beverly J...
Le forze del lavoro. Movimenti operai e globalizzazione dal 1870 - Beverly J...
 
L.A. Story: Immigrant Workers and the Future of the U.S. Labor Movement - Ru...
 L.A. Story: Immigrant Workers and the Future of the U.S. Labor Movement - Ru... L.A. Story: Immigrant Workers and the Future of the U.S. Labor Movement - Ru...
L.A. Story: Immigrant Workers and the Future of the U.S. Labor Movement - Ru...
 
La lotta di classe dopo la lotta di classe - Luciano Gallino
La lotta di classe dopo la lotta di classe - Luciano GallinoLa lotta di classe dopo la lotta di classe - Luciano Gallino
La lotta di classe dopo la lotta di classe - Luciano Gallino
 
Indiana. Nel cuore della democrazia più complicata del mondo - Mariella Grama...
Indiana. Nel cuore della democrazia più complicata del mondo - Mariella Grama...Indiana. Nel cuore della democrazia più complicata del mondo - Mariella Grama...
Indiana. Nel cuore della democrazia più complicata del mondo - Mariella Grama...
 
Una lettura di John Madge de "Il contadino polacco in Europa e in America"
Una lettura di John Madge de "Il contadino polacco in Europa e in America"Una lettura di John Madge de "Il contadino polacco in Europa e in America"
Una lettura di John Madge de "Il contadino polacco in Europa e in America"
 
Piattaforme per la partecipazione: potenzialità e limiti della democrazia li...
Piattaforme per la partecipazione: potenzialità e limiti  della democrazia li...Piattaforme per la partecipazione: potenzialità e limiti  della democrazia li...
Piattaforme per la partecipazione: potenzialità e limiti della democrazia li...
 
Tra determinismo tecnologico e sociale: arte e politica nell’era postdigitale
Tra determinismo tecnologico e sociale: arte e politica  nell’era postdigitaleTra determinismo tecnologico e sociale: arte e politica  nell’era postdigitale
Tra determinismo tecnologico e sociale: arte e politica nell’era postdigitale
 
Comunicazione, marketing e pubblicità
Comunicazione, marketing e pubblicitàComunicazione, marketing e pubblicità
Comunicazione, marketing e pubblicità
 
Sociologia della conoscenza - "Dal Cosmo al Caos" - Camorrino
Sociologia della conoscenza - "Dal Cosmo al Caos" - CamorrinoSociologia della conoscenza - "Dal Cosmo al Caos" - Camorrino
Sociologia della conoscenza - "Dal Cosmo al Caos" - Camorrino
 
Elementi di Web Marketing
Elementi di Web MarketingElementi di Web Marketing
Elementi di Web Marketing
 
L'America's Cup World Series - Implicazioni e realtà nel turismo napoletano
L'America's Cup World Series -  Implicazioni e realtà nel turismo napoletanoL'America's Cup World Series -  Implicazioni e realtà nel turismo napoletano
L'America's Cup World Series - Implicazioni e realtà nel turismo napoletano
 
Norme redazionali
Norme redazionaliNorme redazionali
Norme redazionali
 
Il contadino polacco in Europa e in America
Il contadino polacco in Europa e in America  Il contadino polacco in Europa e in America
Il contadino polacco in Europa e in America
 
L'Acl nel caso America's Cup Napoli
L'Acl nel caso America's Cup NapoliL'Acl nel caso America's Cup Napoli
L'Acl nel caso America's Cup Napoli
 
America's Cup e turismo napoletano
America's Cup e turismo napoletanoAmerica's Cup e turismo napoletano
America's Cup e turismo napoletano
 
Comunicazione e nuove tecnologie
Comunicazione e nuove tecnologie Comunicazione e nuove tecnologie
Comunicazione e nuove tecnologie
 
Sociologia della conoscenza - Landsberg
Sociologia della conoscenza - LandsbergSociologia della conoscenza - Landsberg
Sociologia della conoscenza - Landsberg
 
Metodi statistici per l'analisi della comunicazione
Metodi statistici per l'analisi della comunicazioneMetodi statistici per l'analisi della comunicazione
Metodi statistici per l'analisi della comunicazione
 
Comunicazione pubblica e istituzionale
Comunicazione pubblica e istituzionaleComunicazione pubblica e istituzionale
Comunicazione pubblica e istituzionale
 
Il furto della storia B - J. Goody
Il furto della storia B - J. GoodyIl furto della storia B - J. Goody
Il furto della storia B - J. Goody
 

Último

Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptxScienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
lorenzodemidio01
 
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
giorgiadeascaniis59
 
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptxNicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
lorenzodemidio01
 

Último (19)

Quadrilateri e isometrie studente di liceo
Quadrilateri e isometrie studente di liceoQuadrilateri e isometrie studente di liceo
Quadrilateri e isometrie studente di liceo
 
discorso generale sulla fisica e le discipline.pptx
discorso generale sulla fisica e le discipline.pptxdiscorso generale sulla fisica e le discipline.pptx
discorso generale sulla fisica e le discipline.pptx
 
Lorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptxLorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptx
 
Oppressi_oppressori.pptx................
Oppressi_oppressori.pptx................Oppressi_oppressori.pptx................
Oppressi_oppressori.pptx................
 
Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptx
Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptxLorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptx
Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptx
 
Descrizione Piccolo teorema di Talete.pptx
Descrizione Piccolo teorema di Talete.pptxDescrizione Piccolo teorema di Talete.pptx
Descrizione Piccolo teorema di Talete.pptx
 
Lorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptxLorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptx
 
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptxScienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
 
descrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptx
descrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptxdescrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptx
descrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptx
 
Scrittura seo e scrittura accessibile
Scrittura seo e scrittura accessibileScrittura seo e scrittura accessibile
Scrittura seo e scrittura accessibile
 
LE ALGHE.pptx ..........................
LE ALGHE.pptx ..........................LE ALGHE.pptx ..........................
LE ALGHE.pptx ..........................
 
ProgettoDiEducazioneCivicaDefinitivo_Christian Tosone.pptx
ProgettoDiEducazioneCivicaDefinitivo_Christian Tosone.pptxProgettoDiEducazioneCivicaDefinitivo_Christian Tosone.pptx
ProgettoDiEducazioneCivicaDefinitivo_Christian Tosone.pptx
 
Vuoi girare il mondo? educazione civica.
Vuoi girare il mondo? educazione civica.Vuoi girare il mondo? educazione civica.
Vuoi girare il mondo? educazione civica.
 
Aristotele, vita e opere e fisica...pptx
Aristotele, vita e opere e fisica...pptxAristotele, vita e opere e fisica...pptx
Aristotele, vita e opere e fisica...pptx
 
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
 
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptx
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptxTosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptx
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptx
 
Lorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptx
Lorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptxLorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptx
Lorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptx
 
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione CivicaPresentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
 
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptxNicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
 

Mannaggia la miserìa. Storie di braccianti stranieri e caporali nella Piana del Sele - Anselmo Botte

  • 1. Anselmo Botte Mannaggia la miserìa. Storie di braccianti stranieri e caporali nella Piana del Sele
  • 2. Titolo: Mannaggia la miserìa. Storie di braccianti stranieri e caporali nella Piana del Sele Autore: Anselmo Botte Editore: Ediesse Pubblicazione: Aprile 2009 Pagine: 160 Biografia Anselmo Botte è nato a Barile (Pz) nel 1953. Ha aderito al gruppo politico extraparlamentare del Manifesto ed è stato tra i protagonisti del movimento studentesco del ‘77, partecipando all’occupazione dell’Università. Nel 1980 si è laureato discutendo una tesi sperimentale sull’analisi delle classi sociali in agricoltura, relatore prof. Enrico Pugliese. Ha svolto una delle prime ricerche sul campo sulla presenza degli immigrati in Campania. Per alcuni anni ha lavorato nei laboratori di ceramica di Vietri sul Mare, nelle fabbriche conserviere dell’Agro Sarnese-Nocerino e in quelle metalmeccaniche del bresciano. Alla fine degli anni ‘80 è stato tra gli organizzatori del movimento dei disoccupati di Salerno: suo è il progetto di assistenza domiciliare agli anziani che ha trovato uno sbocco occupazionale per centinaia di disoccupati. Nel 1988 la Cgil di Salerno gli affida la responsabilità della direzione del C.I.D. (Centro Informazione Disoccupati). L’anno successivo entra nella segreteria della FLAI (Federazione Lavoratori dell’Agro Industria), nella quale resterà, con diversi incarichi, fino al 2009, quando verrà eletto nella segreteria della Camera del Lavoro di Salerno. Mannaggia la miserìa. Storie di braccianti stranieri e caporali nella Piana del Sele è il suo primo libro. Abstract «Mannaggia la miserìa», con l’accento sulla seconda «i», è un’imprecazione ricorrente tra gli immigrati marocchini che vivono nel ghetto di San Nicola Varco, un mercato ortofrutticolo abbandonato nel cuore della Piana del Sele, vicino a Salerno. In quel mercato non si comprano né si vendono i prodotti della terra. C’è altra merce. Ci sono braccia, tante braccia. Con un linguaggio teso e una narrazione incalzante il testo denuncia le condizioni di vita e di lavoro estremamente degradate di un nucleo di settecento immigrati marocchini occupati in agricoltura. Storie raccontate in prima 2
  • 3. persona, descrizioni impietose di una quotidianità fatta di situazioni abitative disumane, in tuguri senza luce e senza acqua, e segnata da fatica e sfruttamento nelle campagne dominate dal caporalato e dal lavoro nero. Ricorrendo alla forma del racconto, il libro dà voce alle storie personali di una comunità inconsapevole di essere diventata tale. Prendono corpo così tante vite invisibili e sbriciolate, ma anche la voglia e il tentativo di delineare proposte e percorsi utili per la costruzione di un progetto di riscatto. Mannaggia la miserìa Mannaggia la miserìa è un esempio emblematico di quanto la narrativa possa costituire un valido ed efficace strumento di denuncia sociale. Anselmo Botte, autore del testo in analisi, articola lo scritto in due parti ciascuna delle quali corrisponde ad un racconto, narrato in prima persona, rispettivamente attribuibili a Bouchaib Hassan, il primo, ed a Mahfoud Aziz, il secondo. L’opera si apre con una prefazione di Guglielmo Epifani che, introducendo la tematica successivamente sviluppata, mette in evidenza la necessità di assumere un atteggiamento solidale nei riguardi dei marocchini di San Nicola Varco, sottolineando l’inefficacia delle strategie politiche finora attuate ai fini di una regolamentazione della situazione degli immigrati. Ed è proprio questo l’obiettivo perseguito, e mirabilmente raggiunto, dall’autore: denunciare le barbare condizioni in cui sono costretti a vivere i braccianti della Piana del Sele, riportando non solo ciò che egli stesso ha appurato in quanto attento “osservatore partecipante”, ma anche i racconti diretti di coloro che per fuggire dalla miseria del paese natio si sono ritrovati a dover sopravvivere in un contesto non molto dissimile dal precedente. Nel corso della narrazione, vengono affrontate tematiche di notevole rilevanza sociale che conferiscono allo scritto un carattere ambivalente, di racconto pacatamente descrittivo, da un lato, e di analisi implicitamente sociologica, dall’altro. Oltre alla denuncia, nelle parole di G. Epifani, “l’intrecciarsi di queste storie personali fa emergere proposte concrete, come l’urgenza di una regolarizzazione per questi lavoratori con l’emersione del lavoro sommerso, e la necessità di un serio impegno per garantire alloggi decenti”. Un altro aspetto fondamentale, più volte sottolineato dall’autore, è costituito dall’importanza che per i marocchini di San Nicola Varco riveste quell’atteggiamento solidale capace di rendere meno faticoso il lavoro nei campi, più tollerabile l’afoso caldo estivo, meno pungente il freddo penetrante della notte: la solidarietà costituisce 3
  • 4. l’unico fattore di conforto per i braccianti. Le descrizioni minuziose e particolareggiate dei luoghi e dei contesti nei quali si svolgono le vicende narrate, alternandosi con veri e propri monologhi interiori dei protagonisti, non sono finalizzate esclusivamente alla critica delle disumane condizioni in cui essi sono costretti a vivere, ma intendono anche denunciare l’illegale attività di sfruttamento operata dai caporali e dai padroni delle terre: questi, approfittando del bisogno dei marocchini di guadagnare cifre anche irrisorie rispetto alle prestazioni richieste, sfruttando la loro situazione di illegalità dal punto di vista burocratico e dei permessi, obbligano i braccianti a lavorare incessantemente in cambio di paghe minime nonché insufficienti, e ciò avviene nella più sconcertante oscurità e disinteresse da parte delle istituzioni. Il primo racconto, quello di Bouchaib Hassan, marocchino di 26 anni originario di Safi, inizia in un “caldo e umido mattino di luglio”. Il protagonista, estremamente preciso nel fornire particolari circa il luogo in cui si sviluppa la vicenda, descrive le ostili condizioni climatiche che rendono il lavoro di raccolta delle pesche ancora più faticoso ed estenuante. Dalle modalità di trasporto sul campo, fino agli argomenti sui quali i braccianti discorrono durante lo svolgimento dell’attività di selezione dei frutti, vengono esposte tutte le fasi che caratterizzano la giornata lavorativa “tipo” di un bracciante della Piana del Sele, il cui unico conforto è costituito dalla solidarietà che lo lega agli altri connazionali: “Lavorare a fianco di compagni è una cosa ben più piacevole che lavorare da soli: ci si incoraggia e ci si conforta. Il sentimento di avere gli stessi nemici, caporali - pesche - caldo, infonde calore e crea comunanza”. A questo punto, il protagonista si sofferma sulla losca figura del caporale. Quest’ultimo si configura come intermediario tra il padrone dei terreni ed i braccianti; ha come unico obiettivo quello di ottenere il massimo profitto con il minimo impiego di risorse economiche a discapito di quelle umane; è quasi sempre anch’egli un marocchino che si differenzia dagli altri solo per tempo di permanenza in quello stesso campo e per il rapporto fiduciario che lo lega al padrone. Il caporalato, attività illegale estremamente disprezzata da Hassan, è alla base del funzionamento delle attività di produzione agricola che, a partire dagli anni Novanta, costituiscono un incessante fonte di guadagno per i proprietari terrieri della Piana del Sele. Ai braccianti vengono imposti ritmi di lavoro duri ed insostenibili, in cambio di paghe misere e del tutto insufficienti ai fini del soddisfacimento dei bisogni primari dei lavoratori. Il protagonista, riflettendo 4
  • 5. sulla condizione di indigenza in cui è costretto a vivere, nota come, pur guadagnando quattromila euro l’anno (duecento giornate lavorative con una paga giornaliera di ventitré euro), tuttavia non riesca mai ad accumulare alcun risparmio, stentando in talune situazioni ad arrivare alla fine dell’anno autonomamente. Lo scenario che fa da sfondo all’esposizione di tali contributi è quello della descrizione attenta di un turno di lavoro in un sconfinato pescheto. Terminata l’attività di raccolta, il protagonista ritorna nel campo di San Nicola Varco, definito “ghetto” a causa della numerosità degli abitanti e dell’inadeguatezza delle strutture impropriamente adibite ad abitazioni. Egli alloggia in un box il cui ingresso è chiuso mediante una parete fatta in lamiera, non ci sono servizi di alcun genere, né tantomeno acqua corrente ed elettricità. Il narratore descrive il tormento che gli provoca lo stare rinchiuso nel suo accampamento durante un afoso pomeriggio estivo: “Questa stanza mi opprime. Un tugurio di cemento di dodici metri quadrati, dal soffitto annerito. Sulle pareti, agganciate a dei chiodi, si stendono quattro corde di spago sulle quali sono appesi gli abiti. Una terza parete è fatta in lamiera e chiude l’entrata del box”. Terminata la descrizione dell’alloggio, Hassan continua con l’esposizione delle fasi della sua giornata. Una visita improvvisa al suo vicino, Lharbi Barakat, è motivo di un ulteriore conferma da parte del protagonista della disumanità delle condizioni in cui i braccianti della Piana sono costretti a vivere. Durante il loro breve dialogo, i due compagni discorrono su tematiche di alta valenza sociale che mettono ancor più in evidenza lo stato di degrado generale del ghetto di San Nicola Varco. Nello specifico, l’attenzione si rivolge al problema del sovraffollamento della struttura cementizia centrale e delle annesse baracche in lamiera, dovuto all’impossibilità da parte degli immigrati di sistemarsi in normali, seppur modesti, appartamenti nel centro urbano, a causa della sproporzione esistente tra il livello dei prezzi degli affitti richiesti ed il loro effettivo stipendio mensile. Inoltre, il continuo giungere di nuovi marocchini all’interno del campo si spiega in relazione alla necessità da parte di questi ultimi di fuggire dalla propria patria, nell’ambito della quale i salari sono estremamente bassi e dove le avverse condizioni climatiche rendono la coltivazione dei campi estremamente faticosa ed infruttuosa. Infine, Hassan racconta a Lharbi l’episodio, verificatosi in quello stesso giorno, della sua richiesta al caporale di un anticipo sullo stipendio, evidenziando ancora una volta la mancanza di umanità e 5
  • 6. comprensione che connota i loro tanto invisi “datori di lavoro”. Ciò induce Lharbi ad un’amara riflessione sulla crudele natura dei caporali: “Ti buttano via e ti riprendono quando vogliono, devi stare sempre a loro disposizione. Devi dare regolarmente il massimo e anche quando lo dai, non è detto che siano contenti. Questi, oltre a sfruttarti, ti fanno sudare sangue e qualche volta ti picchiano pure. E per farti pagare gli devi stare appresso per mesi, la paga te la fanno elemosinare”. Al termine della conversazione, dopo una breve passeggiata serale nel ghetto, durante la quale Hassan riflette sulla rumorosità dello stesso, egli ritorna nel suo box per riposare. Il giorno successivo, non avendo alcun impegno lavorativo, decide di recarsi presso un internet-point per potersi mettere in contatto con la madre. Durante il tragitto, in un significativo monologo sulla sua miserabile condizione, fornisce al lettore un altro dato significativo legato alla pericolosità del lavoro svolto dai braccianti della Piana del Sele: per la concimazione e la disinfestazione dei campi coltivati, infatti, vengono utilizzati potenti pesticidi, estremamente tossici e nocivi per la salute di chi è costretto ad adoperarli, motivo per il quale sarebbe necessario essere muniti di un appropriato equipaggiamento protettivo, quindi guanti e mascherine. Hassan, come prevedibile, afferma che le attività che prevedono l’impiego di questi veleni vengono svolte senza alcun tipo di precauzione: “Capita solo raramente, quando lavoriamo sotto le serre per fare i trattamenti chimici, di avere delle mascherine, ma quando lo facciamo a cielo aperto, neanche quelle ci danno. Quei prodotti dove c’è il teschio, spesso li adoperiamo senza nessuna protezione, a mani nude, respirando a pieni polmoni”. Dopo aver fatto riferimento anche al problema della spazzatura e del cattivo odore da essa emanato, giunge all’internet-point. Dopo la consueta descrizione dell’ambiente e della struttura, espone il contenuto della videochiamata. Hassan, salutata la madre, le chiede come stiano gli altri membri della famiglia, sottolineando che è costretto a mentire alla genitrice circa le sue reali condizioni di vita nel salernitano, al fine di evitarle un ulteriore dolore oltre quello provocato dalla scelta migratoria. Dopo circa quaranta minuti di conversazione, la videotelefonata si chiude tra saluti commossi e raccomandazioni a sentirsi presto. L’ultima sezione di questa prima parte del libro contiene un ulteriore spunto di riflessione sulle dinamiche attraverso le quali i marocchini giungono nella Piana del Sele. La narrazione della vicenda legata alla truffa subita da un compagno del 6
  • 7. protagonista introduce un ultimo contributo di Hassan sull’irregolarità dei contratti lavorativi proposti dai caporali, e sul sentimento di delusione che invade gli animi dei marocchini nel momento in cui essi percepiscono di essere stati ingannati: “In questi tre giorni il ragazzo ha capito di essere caduto in un buco nero dal quale non sa come uscire; è disperato, tutti i soldi spesi, alla fine faranno di lui un altro clandestino. Tanto valeva salire su un barcone in Libia, con duemila euro ce l’avrebbe fatta, sarebbe stato un bel risparmio per lui e per la sua famiglia. Non c’è differenza tra un clandestino che sbarca a Lampedusa e uno che arriva con il nulla-osta nella Piana del Sele alla ricerca di un’azienda inesistente, di un datore di lavoro introvabile, di un caporale che ha staccato il telefono ed è sparito dalla circolazione”. La seconda parte del testo è dedicata alla trasposizione delle testimonianze di Mahfoud Aziz, bracciante marocchino che alloggia nella seconda palazzina del campo di San Nicola Varco assieme a Chafik Ahmed e Miloud Omar. La narrazione sviluppata dal nuovo protagonista si riferisce ad episodi diversi, verificatisi in differenti contesti geografici, finalizzati a mettere in evidenza aspetti specifici. In questo caso, non viene seguita una sequenza cronologica caratterizzata da linearità e continuità, si opta invece per l’esposizione di episodi tra di loro sconnessi ma tuttavia legati dalla volontà di celare tra le righe di un semplice racconto, una denuncia sociale accesa e motivata. Nella prima sezione, Aziz si focalizza sulla narrazione dei fatti legati allo sciopero nazionale del 21 ottobre del 2006 organizzato a Foggia dai sindacati. Precedentemente, il 25 settembre 2006, si era tenuto a Salerno uno sciopero organizzato dalla Cgil, per denunciare le gravi situazioni di sfruttamento sul lavoro, il caporalato, le disumane condizioni di vita nel ghetto. Il narratore mette in evidenza l’alto tasso di adesioni da parte dei braccianti della Piana, ed il tentativo dei caporali di ostacolare l’attuarsi della manifestazione. Si sottolinea l’impatto mediatico ottenuto, ed il notevole coinvolgimento emotivo da parte dei partecipanti. A questo punto, Aziz descrive una fredda giornata di gennaio, trascorsa a lavorare in un campo all’aperto per la raccolta di finocchi. Appare evidente l’obiettivo di Anselmo Botte, il quale, per la selezione delle testimonianze da riportare nell’ambito del testo, si serve di criteri di scelta strategici, finalizzati a delineare un quadro completo della situazione dei braccianti marocchini della Piana, per evidenziarne i disagi con i quali essi sono costretti a convivere in tutte le fasi dell’anno. 7
  • 8. Infatti, mentre la giornata lavorativa descritta da Hassan nella prima parte si collocava nella calda ed afosa stagione estiva, il racconto di Aziz si sviluppa nel gelido e pungente periodo invernale. Il protagonista elenca le difficoltà legate al lavoro da svolgere, precisando che, in questo caso, la paga è proporzionale alla quantità di ortaggi raccolti, strategia, questa, messa in atto dai caporali per evitare di incorrere in eventuali perdite di profitto. Al termine delle otto ore di lavoro, i braccianti rientrano nei loro alloggi per la cena e per trascorrere la notte. Il giorno seguente, Aziz decide di recarsi a Santa Cecilia per effettuare una videotelefonata in modo da mettersi in contatto con Karim, fratello del protagonista, fermamente intenzionato a voler fuggire dal Marocco con la speranza di migliorare la sua situazione economica in Italia. Il raccontare la vicenda legata alla volontà di Karim di emigrare in Italia ha il duplice obiettivo di evidenziare i legami che i braccianti della Piana, nonostante la scelta migratoria, riescono a mantenere con i membri della propria famiglia rimasti nella terra natia, da un lato, e fornire al lettore minuziosi particolari circa le modalità, spesso illegali, attraverso le quali i marocchini riescono a giungere in Italia, pagando cifre anche molto elevate, dall’altro. Terminata la conversazione, Aziz rientra nel campo e, giunto al suo “accampamento”, si accinge a riordinare il lurido tugurio. Intanto, riflette sulla concezione che i caporali ed i padroni delle terre hanno dei marocchini della Piana del Sele: “Ci chiamano «braccianti». Ho capito che ai padroni e ai caporali interessano solo le nostre braccia, ma questa parola ci annulla come esseri umani. Qui lo chiamano «il mercato delle braccia» ed è forse anche per questo che molte volte siamo definiti «invisibili». Le braccia isolate dal corpo cosa sono?”. La narrazione prosegue con la descrizione di una tipica domenica di gennaio, trascorsa a riordinare l’alloggio, a cucinare e ad effettuare compere presso il piccolo bazar costituitosi nel tempo nel cuore della Piana. Questa sezione è dedicata all’esposizione delle modalità di gestione della sfera domestica da parte degli abitanti del ghetto, mediante il riferimento alle attività di pianificazione collettiva e di organizzazione interna del campo. Si sottolinea ripetutamente l’atteggiamento solidale che connota ciascun membro della comunità, in termini di assistenza reciproca tra compagni: “In tutti ci sarà il ricordo di un periodo vissuto in una condizione disumana, 8
  • 9. ma dentro un ambiente di fratellanza. Le porte dei nostri rifugi sono aperte e si offre volentieri il pasto al vicino, all’amico”. Dopo aver consumato il pranzo, il protagonista, assieme ai suoi compagni di “stanza”, decide di recarsi a Battipaglia, al fine di trascorrere un pomeriggio in maniera differente rispetto alla solita e monotona routine settimanale. L’incontro con due anziani del paese funge da pretesto per l’indicazione delle motivazioni che hanno indotto i proprietari delle terre della Piana del Sele ad una continua ed ininterrotta ricerca di manodopera a basso costo, per riuscire a soddisfare le richieste e le pretese delle grandi multinazionali: “Una delle più grandi del mondo nel settore agroalimentare, la Bonduelle, ha uno stabilimento a pochi chilometri da qui. Sono questi colossi che hanno rovinato tutto, con i loro contratti capestro nei confronti dei produttori, che a loro volta applicano salari ancora più da capestro a noi”. Giunta la sera, il gruppo ritorna al campo. L’ultima sezione di questa seconda ed ultima parte del libro in analisi è dedicata a Toufik Brimila, marocchino giunto a San Nicola Varco nel 2002, che, spinto dall’interesse nei riguardi delle storie di vita dei suoi connazionali, realizza uno scritto di centosessantotto pagine, in arabo, estremamente curato dal punto di vista stilistico e ricco di particolareggiate descrizioni. L’opera, lasciata in copia dal suo creatore presso la moschea del campo perché fosse consentito a tutti di leggerla, costituisce una valida ed esemplare testimonianza scritta del triste passato, del tragico presente e dell’incerto futuro degli abitanti del ghetto di San Nicola Varco, poiché, nelle parole del narratore, “riesce a delineare perfettamente il profilo psicologico dei personaggi, il loro progetto migratorio, la loro posizione all’interno del ghetto, le caratteristiche dei piccoli gruppi, che si creano per la condivisione dello spazio abitativo o delle giornate di lavoro”. Seguono due appendici iconografiche intitolate I volti, la prima, ed I luoghi, la seconda, contenenti fotografie rispettivamente di Tommaso Bonaventura ed Anselmo Botte, finalizzate a fornire al lettore testimonianze visive di quanto precedentemente descritto nel corso della narrazione. AUGUSTO COCORULLO - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II” - DIPARTIMENTO DI SCIENZE SOCIALI - DOTTORATO DI RICERCA IN SCIENZE SOCIALI E STATISTICHE - XXIX CICLO 9
  • 10. ma dentro un ambiente di fratellanza. Le porte dei nostri rifugi sono aperte e si offre volentieri il pasto al vicino, all’amico”. Dopo aver consumato il pranzo, il protagonista, assieme ai suoi compagni di “stanza”, decide di recarsi a Battipaglia, al fine di trascorrere un pomeriggio in maniera differente rispetto alla solita e monotona routine settimanale. L’incontro con due anziani del paese funge da pretesto per l’indicazione delle motivazioni che hanno indotto i proprietari delle terre della Piana del Sele ad una continua ed ininterrotta ricerca di manodopera a basso costo, per riuscire a soddisfare le richieste e le pretese delle grandi multinazionali: “Una delle più grandi del mondo nel settore agroalimentare, la Bonduelle, ha uno stabilimento a pochi chilometri da qui. Sono questi colossi che hanno rovinato tutto, con i loro contratti capestro nei confronti dei produttori, che a loro volta applicano salari ancora più da capestro a noi”. Giunta la sera, il gruppo ritorna al campo. L’ultima sezione di questa seconda ed ultima parte del libro in analisi è dedicata a Toufik Brimila, marocchino giunto a San Nicola Varco nel 2002, che, spinto dall’interesse nei riguardi delle storie di vita dei suoi connazionali, realizza uno scritto di centosessantotto pagine, in arabo, estremamente curato dal punto di vista stilistico e ricco di particolareggiate descrizioni. L’opera, lasciata in copia dal suo creatore presso la moschea del campo perché fosse consentito a tutti di leggerla, costituisce una valida ed esemplare testimonianza scritta del triste passato, del tragico presente e dell’incerto futuro degli abitanti del ghetto di San Nicola Varco, poiché, nelle parole del narratore, “riesce a delineare perfettamente il profilo psicologico dei personaggi, il loro progetto migratorio, la loro posizione all’interno del ghetto, le caratteristiche dei piccoli gruppi, che si creano per la condivisione dello spazio abitativo o delle giornate di lavoro”. Seguono due appendici iconografiche intitolate I volti, la prima, ed I luoghi, la seconda, contenenti fotografie rispettivamente di Tommaso Bonaventura ed Anselmo Botte, finalizzate a fornire al lettore testimonianze visive di quanto precedentemente descritto nel corso della narrazione. AUGUSTO COCORULLO - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II” - DIPARTIMENTO DI SCIENZE SOCIALI - DOTTORATO DI RICERCA IN SCIENZE SOCIALI E STATISTICHE - XXIX CICLO 9