1. di ANTONIO PANIGALLI
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OPINIONI
”O
gni cittadi-
no, inabile al la-
voro e sprovvisto
dei mezzi neces-
sari per vivere, ha diritto al mantenimen-
to e all’assistenza sociale.” Così recita
testualmente il Primo comma dell’Arti-
colo 38 della nostra Costituzione, quin-
di tanto di rispetto per tutti quelli che
soffrono (veramente) delle eterogenee
forme con le quali si manifesta la condi-
zione invalidante.
Ma vi pare normale che la spesa per le
pensioni di invalidità sia aumentata di
circa il 36% negli ultimi cinque anni
(dal 2005 al 2009 fonte Cgia Mestre)?
Vi pare normale che in Italia, come ri-
sulta dalla “Relazione Generale sulla
situazione economica del Paese” messa
a punto dal ministero dell’Economia,
relativamente al bilancio 2009, si siano
spesi circa 16 miliardi di euro per le sole
pensioni di invalidità civile? Vi pare nor-
male che l’incremento medio della spesa
pensionistica tra il 2008 ed il 2009 sia
stato di circa il 18,5%? Vi pare normale
che, su circa 2,7 milioni di trattamenti
(pare siano circa quattro volte più che in
Francia o Germania), nel mezzogiorno i
pensionatidi invalidità,rispettoal Nord,
siano quasi il 59% in più (ci sono circa
5,5 pensionati di invalidità su 100 al
Sud, 4,5 al Centro e 3,4 al Nord, sarà il
clima salubre!)? Vi pare normale che lo
scorso anno l’Inps abbia revocato circa
il 18% delle pensioni verificate sul cam-
pionamento di 200.000 assistiti (con
punte del 29% in Basilicata e del 25%
in Campania)? Vi pare normale che
quest’anno siano già state revocate o ri-
dotte 18.840 pensioni, e (per fortuna)
le domande per quelle nuove sono con-
testualmente crollate (-58% nei primi
due mesi, da 350 a 150 mila)? Vi pare
normale che, sempre dalle statistiche
dell’Inps, nelle verifiche 2009 solo l’8%
delle Asl abbia trasferito le cartelle sani-
tarie all’Istituto (spesso, non disponen-
dol’Inpsdellastoriaclinicadelpaziente,
sono state organizzate visite di controllo
anche su persone palesemente disabili,
ma purtroppo, anche nelle verifiche del
2010, solo il 3% delle Asl ha consegna-
to le cartelle sanitarie richieste)?
Sono solo esempi, ma che rendono
l’idea delle non edificanti abitudini e
delle sfaccettate furberie che troppi
praticano. Tra il 2005 e il 2009 l’incre-
mento della spesa è stato del +63,7%
in provincia di Sassari, del +56,7% in
provincia di Brindisi, del +56,2% in
provincia di Piacenza e del + 55,8% in
provincia di Roma. In termini assoluti
la provincia italiana più “generosa” è
sempre quella di Napoli con una spesa
complessiva di oltre 859 milioni di euro
spesi nel 2009. Le pensioni di invali-
dità civile dovrebbero essere erogate ai
cittadini con redditi insufficienti e con
una riduzione della capacità di lavoro
o di svolgimento delle normali funzio-
ni quotidiane superiore al 73%. Nella
definizione sono comprese anche le
pensioni erogate dall’Istituto Naziona-
le di Previdenza Sociale ai cittadini con
redditi insufficienti, di età compresa
tra i 18 e i 65 anni, con ipoacusia pari
o superiore a 75 decibel e le pensioni
erogate, senza limiti di età, ai cittadini
non vedenti (nelle pensioni di invalidi-
tà civile non sono invece incluse quelle
di guerra, quelle di invalidità erogate in
presenza di infermità fisica o mentale e
quelle erogate per infortuni sul lavoro e
per malattie professionali).
Afrontediquestasituazioneènecessario
rendere più efficace l’attività di controllo
realizzata dagli enti preposti per evitare
sprechi e forme di clientelismo vario che,
probabilmente, hanno contribuito ad au-
mentare in maniera smisurata il numero
e gli importi delle pensioni di invalidità
erogate. Tutto questo per tutelare il pa-
trimonio comune e coloro ai quali spet-
tano di diritto queste indennità, ma, che
spesso ricevono invece contributi molto
modesti rispetto all’effettivo disagio.
Forse funzionerà così anche nel resto
del mondo, ma, in Italia le pensioni di
invalidità, come i posti pubblici, sono
sempre state usate come strumenti
clientelari di cattura del consenso, anzi-
ché come mezzi per risolvere problemi
reali dei cittadini.
Una logica assistenziale che si è ulterior-
mente aggravata quando, nel 2001, la ri-
forma federalista (dell’allora Centrosini-
stra) ha assegnato alle regioni il compito
di individuare gli aventi diritto, lasciando
allo Stato centrale l’onere della spesa.
Recuperando anche solo una parte di
miliardi investiti nel comparto pensio-
nistico l’Italia potrebbe trattare meglio
gli onesti aventi diritto e contribuire alla
stabile soluzione di una parte degli an-
nosi problemi che la assillano (carenza
di asili nido, sottofinanziamento della ri-
cerca e della cultura, ecc.). Consideran-
do che la percentuale di spesa italiana
per le prestazioni assistenziali e pensio-
nistiche rispetto al Pil è veramente con-
sistente – circa il 50% va in pensioni di
anzianità e vecchiaia (previdenza); circa
il 27% in spese per malattia; circa il 10%
in pensioni di reversibilità; circa il 6% in
prestazioni economiche o in natura per
invalidità (assistenza) –, va evidenziato
che la spesa per le pensioni di invalidità
rappresenta solo una parte della spesa
di protezione sociale. C’è da augurarsi
che negli altri comparti le furberie siano
meno pervasive.
A BENGODI
NON TORNANO I CONTI
12MESI
OTTOBRE 2010
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