1. Il ruolo dei fattori
psicologici
Anna Carderi
Psicoterapeuta
Sessuologo
www.annacarderi.it
2. Si stima che in Italia il 12,8% degli uomini
soffra di disfunzione erettile.
3. Essa è definibile come
una “persistente e
ricorrente incapacità di
ottenere o mantenere
una erezione peniena
adeguata per il
completamento della
attività sessuale”.
4. Una problematica
che tocca, più di
ogni altra
disfunzione
sessuale maschile,
il nucleo centrale
dell’identità virile.
5. Ogni uomo tende ad organizzare,
la propria autostima sulla
risposta erettiva, vissuta come
virilità, e sulla performance
vissuta come conferma
dell’essere virile.
Questo comporta che la
personalità, il comportamento
e gli atteggiamenti di un uomo
nei confronti della vita siano in
gran parte guidati dall’idea che
egli ha del proprio pene.
6. Conseguentemente il disturbo erettile o
momentanee defaillance vanno ad influenzare
in vario modo la vita del soggetto agendo
negativamente sulle relazioni
sociali e sulla qualità della vita in
generale, provocando spesso
depressione, ansia e
perdita dell’autostima.
7. Spesso il paziente dichiara di
… non avere il rispetto della partner, ne teme
l’ira, i rimproveri, ha timore di perderla o ha
paura che gli altri possano sapere.
… non sentirsi più un vero uomo …
… non valere come persona …
8. Concomitanze psicologiche
Quando non vi siano evidenze cliniche che
giustifichino la disfunzione bisogna tenere in
considerazione che i fattori psicologici, possono
avere un ruolo preminente nell’insorgenza,
nella gravità, nell’esacerbazione o nel
mantenimento della disfunzione.
9. Particolari stimoli di tipo psicogeno come:
• la perdita di sicurezza,
• l’ansia legata al rapporto sessuale,
• la paura dell’insuccesso,
• il giudizio,
• l’eccessivo coinvolgimento emotivo,
• schemi cognitivi di tipo sessuofobico,
• un'educazione di tipo repressivo e iper-religiosa
• i pregiudizi riguardanti la dimensione del pene, il numero
massimo di eiaculazioni possibili,
…. possono inibire l’erezione.
10. Le risposte di impotenza
possono altresì essere
determinate dall’incapacità
di abbandonarsi, dalla
ridotta sensazione di
eccitazione e piacere
sessuale o dalla richiesta di
prestazioni sessuali che il
soggetto sente come troppo
esigenti.
11. Per alcuni soggetti la capacità, non solo
di raggiungere l’erezione, ma di
donare piacere alla propria donna
potrebbe rappresentare un “dover
dimostrare” un’abilità, andando ad
incrinare il loro senso di sicurezza,
determinando ansia da prestazione,
l’angoscia di non essere all’altezza o la
paura di non sentirsi sufficientemente
preparato.
12. Sull’erezione influiscono anche la mancanza
come l’eccessivo coinvolgimento
emotivo, mancanza o eccessiva
familiarità come l’ostilità verso
il partner e i conflitti di coppia.
13. Altresì, circa il 30% dei casi il disturbo
dell'erezione è stato preceduto da vari anni di
eiaculazione precoce, che ha connotato il
rapporto sessuale in modo negativo, con
conseguente blocco del desiderio e ansia nel
rapporto.
14. In tutte queste evenienze compare un senso
d’insicurezza che sollecita l’individuo a verificare
le proprie capacità con continui tentativi di
rapporto miranti a stabilire l’autostima.
Ciò unitamente al timore dell’insuccesso innesca
un meccanismo inibitorio del tipo “profezia che sì
autodetermina” che consolida il meccanismo
inibitorio dell’erezione: a lungo andare gli
insuccessi infiacchiscono il desiderio sessuale, per
cui il soggetto da una parte perde la stima nelle
proprie capacità erettili ed evita i rapporti
sessuali e dall’altra vive ogni rapporto come una
prova (Masters et al., 1987).
15. La presenza di pensieri ansiogeni impedisce
l’attenzione verso le sensazioni indotte dalle
stimolazioni esterne e bloccano l’elaborazione
di fantasie sessuali eccitanti, facendo quindi
venire a mancare importanti componenti di
attivazione in
grado di far
scattare nella
corteccia limbica,
l’interruttore dell’erezione.
16. L’ansia e la distrazione si accompagnano ad un
terzo fattore: l’errata focalizzazione sul
compito.
È de su di esso che la tecnica sessuale va ad
intervenire.
17. Partendo da tali presupposti la terapia della
Disfunzione Erettile deve mirare a restituire al
paziente una vita sessuale soddisfacente, non
solo un’erezione rigida.
18. Ciò in quanto recuperare l’erezione non significa
automaticamente recuperare il senso di se
stessi come uomo.
19. Conseguentemente, anche nel caso della
farmacoterapia è necessario uno spazio di
intervento psicosessuologico di sostegno al
paziente ed alla coppia che consenta la
rielaborazione delle ripercussioni emotive del
disagio sessuale vissuto fino al quel momento.