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dinamo
                         energia creativa




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Assessorato                   Un particolare ringraziamento:
                         Politiche Ambientali
                         ed Energetiche                  a tutti gli artisti per la generosità
                         www.riminiambiente.it            nel condividere il proprio tempo
                                                               e le proprie conoscenze,
                         Progetto a cura               a Giulio Accettulli per averci ospitato
                         del collettivo                  tante notti in quel posto fantastico
                         Dinamo Energia Creativa        facendoci sentire dei veri carbonari,
                         Stesura: Giulio Accettulli      a Marzia Olmeda, Anna Barrucci,
                                                              Fabrizio Brandi e infine
                         Comunicazione e grafica:                 a Giulia Sardonini
                         Patrizia Casadei                       per i consigli sui testi.
                         Si ringrazia:
                         Ass. Pedalando e Camminando
                         Lithos arti graf iche
                         Fotoedit-San Marino
                         Melap Stampa digitale
                         Ass. Ora D’Aria




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Il progetto prende il nome dal piccolo generatore di corrente alternata che trova la sua più comune, universalmente
            conosciuta applicazione nelle biciclette. Il piede muove il pedale che muove la catena che muove la ruota che innesca
            il funzionamento della dinamo: e il fanale si accende. Fintanto che la ruota gira, il fanale emette luce.
            La dinamo è un semplice ma straordinario strumento della trasformazione energetica. L’analogia con il nostro
            progetto è immediata: il moto rotatorio dei piedi (lo sforzo, l’impegno del singolo individuo) si trasferisce
            nel moto circolare della ruota (lo spostamento, il percorso) e quindi nell’innesco del fanale che illumina la strada
            (la consapevolezza, la fiducia nella meta).

            Il piccolo fanale rassicura il viaggio, e rivela immediatamente il viaggiatore agli altri. Non è difficile tradurre
            quest’immagine nella logica della collettività: fintanto che qualcuno si impegna (e ingegna) a dar rilievo
            a un argomento importante come la salvaguardia dell’ambiente, questo potrà ottenere la giusta attenzione da parte
            della comunità sociale. Il progetto Dinamo intende commutare un argomento profondo, di viva e discussa attualità,
            in un’occasione di ricerca ed espressione creativa, divulgazione fuori dagli schemi, svago intelligente, gioco,
            meraviglia, riflessione piacevole e serena.
                                                                                                                        dinamo
                                                                                                                    energia creativa




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Ø
           Manolo Benvenuti e Giulio Accettulli
           Smètla, patàca!
           Installazione cinetico-sonora con parti di biciclette dismesse, ferraglia e altro materiale di recupero.

           La semplicità della bici. Un gesto ordinario, banale. Ma banale è piuttosto la pigrizia che ci fa associare un oggetto solamente alla funzione
           per cui è stato concepito. Smètla, patàca!
           Lo stesso gesto delle gambe che fa muovere la bicicletta può produrre una varietà potenzialmente infinita di meccanismi, micro-azioni
           scenografiche, suoni, luci, suggestioni. È un principio elementare che permette un sfruttamento maggiore, e molto più fantasioso,
           delle virtualità energetiche racchiuse nel mezzo bicicletta. Smètla, patàca!
           Un unico movimento, neanche troppa fatica, un atto del corpo moltiplicato e convertito nelle forme più varie: il massimo dell’economia
           energetica. Quest’opera è un monumento alla banalità a cui dovremmo sfuggire pedalando a rotta di collo. Smètla, patàca!
           Tutto è nato dal ricordo del gioco più semplice che ci hanno insegnato da bambini: far suonare una cartolina, una carta da briscola,
           un pezzetto di plastica a contatto coi raggi delle ruote. E la bici diventa un motorino. O un’altra fastidiosa macchina delle meraviglie. Schizza
           via e strepita a un passo dai pedoni innervositi. L’adulto sbraita Smètla, patàca! mentre il bambino, oltre all’esibizionismo, sperimenta
           la trasformazione dell’energia.
           Questo luna park modulare vuole riprodurre la sua estasi. L’incanto semplice e genuino sprigionato da un’installazione che vede Tinguely,
           Duchamp, Kandinsky, Russolo e Fellini giocare insieme a chi fa la pedalata più bella. Altro che spinning! Rassoda il cervello! E smètla, patàca!
               di essere trasmessa.
               la poesia dell’andare in bicicletta che è l’unica cosa – l’unica – che mi sembra degna;
               Ma se dico questo, sembra soltanto una rigetto di rabbia e non si coglie comunque
               dice “culturale”, procura rispetto gratis nella nostra società di criceti.
               riverenza all’autorevolezza del luogo e dell’evento che, nel momento stesso in cui si
               scassata su di un piedistallo in un museo… E che se lo fai è solo per una stupida
                               … il dubbio è: che è molto da imbecilli pedalare una bicicletta                                     Il dubbio
                                 Un ringraziamento particolare a Matteo Carabini e officine Astolfi, Santarcangelo di Romagna.




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Ø
           Angela Anzalone
           EcO-cINEma
           Ruota di bicicletta con braccio in metallo, stampa fotografica digitale, cornice in plastica con sfondo in carta nero, cornici in legno, stampa
           fotografica su carta politenata (1980), ruote passeggino bambini.




           Barbie come icona.
           Dai primi spot degli anni ‘60 la Barbie ha rappresentato il modello di vita perfetto di una normale famiglia borghese. Col passare degli anni
           anche Barbie è cambiata, si è modernizzata per rimanere sempre attuale e continuare a rappresentare quel sogno non realizzabile ma a cui
           tendiamo. Ecco perché ho chiesto a lei e al suo compagno Ken di raccontarci una storia.
           .
                                                                                              diventano la stessa cosa.
               alla nostra dimensione biologica e umana fino a che reale e utopia
               Utilizzare la bicicletta ci permette di giocare con il senso del reale, ci riporta
               ricordi dell’infanzia.
               istintivo come nuotare e fare l’amore, un momento a cui spesso sono legati i primi
               Siamo iniziati alla bicicletta sin da bambini e diventa un atto automatico addirittura




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Ø
           Fethi Atakol
           la lENtEZZa
           cerchioni di bicicletta (scarti di riparatori di bici), plexiglas (scarti di lavorazione).

           Quando mi è stato chiesto di pensare ad un’opera d’arte che fosse composta da pezzi di bicicletta la mente mi è subito “partita” e le idee,
           nei giorni a seguire, sono state molte e molto diverse fra loro. Mi interessava, rispecchiando la mia filosofia di lavoro, utilizzare materiali
           “veramente” di scarto, dar loro una seconda vita e che il risultato avesse una funzione d’uso reale, oltre a quella artistica.
           Ho pensato che per la maggior parte delle persone la bicicletta è il mezzo utilizzato per il piacere di fare una tranquilla passeggiata, magari
           in mezzo alla natura, con quella giusta “lentezza” necessaria per vedere la gente, gli oggetti, i colori di ciò che ci circonda.
           Poi ho pensato alla vita contemporanea che ci corre velocemente davanti e che bisogna “afferrare” per non stare indietro e uscire dal giro, alla
           pesantezza di questo ritmo che non ci permette più di vedere.
           È per questo che ho voluto fare un’opera che parlasse di LUCE, COLORE, LEGGEREZZA e di LENTEZZA.
           Alla fine dell’esposizione l’opera sarà poi scomposta in più parti per poter vivere la sua terza vita: sculture luminose per ambienti più piccoli,
           nella speranza che portino con sé tutta l’anima della scultura MADRE.

            ogni persona, secondo il suo talento, senza fretta e senza paura.
            Illumina                                                                    la strada dell’equità
                                                        perchè il mondo della bici è accessibile ad




                         Ringrazio per la collaborazione: i ragazzi della Comunita’ Terapeutica di Trarivi, della Cooperativa Papa Giovanni XXIII
                                                                    di don Oreste Benzi e Piero Giannini.




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Ø
           Claudio Ballestracci
           SalutI da RImINI
           Bicicletta da bimbo marca clodia, vetro, lamiera zincata, luce, acqua, pesci rossi.



           Serbatoio onirico dal fondo del mare.
           Fisso all’estremità del ramo la corda poi un chiodo ritorto, l’esca è la carta mancante, il salto temporale, il vano. Pesco copertoni, uno stivale
           di gomma, un tostapane, un barattolo della conserva, una bicicletta.
           La bicicletta è quella delle pescivendole del borgo, oppure quella delle baffone di Fellini che venivano giù dall’entroterra, oppure quella di
           Leonardo del mercatino di Savignano.
           La bici nuota, o semplicemente staziona, dentro un mondo sommerso che rievoca quello di Ballard, in formato ridotto, come stampato su una
           cartolina.
           La bici si è ristretta, in tutti i sensi, come l’infanzia.

                                                                                                                                           battute.
                     ampliando il raggio di azione e sconfinando oltre le solite strade
                     L’orizzonte di coloro che sono saliti su una bicicletta è triplicato di dimensioni,




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Ø
           Claudio Ballestracci
           tERapIa IN fuga
           Bicicletta inferma, bicicletta terapèuta, bottiglie per fleboclisi, tubi in gomma, elementi organici estinti, luce, dinamo.




           Telaio di bicicletta estratto dalla terra, seppellito, forse semplicemente interrato come un seme, come una pianta, riposava sotto tre dita di
           terriccio, foglie marcite e ciuffi d’erba sovrastato da rovi di more.
           Protocollo terapeutico: rianimazione.

            Un simulacro… o un velocipede in salamoia.
            bacheca, è la lama luccicante e vivisezionante del pensiero cartesiano.
            “veicolo” di emozioni accecato, storpiato, imbavagliato, dissanguato. È una farfalla in
            La bicicletta incatenata nella stanza di un museo perde tutta la sua poesia, è un




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Ø
           Claudio Ballestracci da un’assurdità di Patrizia Casadei
           SIlENtE
           Bicicletta e megafoni.




            Sssssssssssssst!

                                                                                                          contemplazione.
                                siamo costretti ad adottare megafoni per parlarci …derubati di
                                Quando l’arsura ci obbliga ad aprire le finestre, noi, abitanti del rumore,




                                      Un particolare ringraziamento a Raffaele Bassetti per la fabbrica dei suoni.




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Ø
           Maria Cristina Ballestracci
           ESSENZa dI BIcIclEtta
           Bicicletta profumata.

           La biciclèta di insógni

           U i è una ziràndla                                                    La bicicletta dei sogni
           sòura e’ manóbri d’una biciclèta
           ch’la pàsa sòta un pòunt ad mulètti.                                  C’è una girandola/ sul manubrio di una bicicletta/ che passa sotto
           E’ su padròun l’è un burdèl                                           un ponte di mollette./ Il suo padrone è un bambino/ che tiene a
           ch’e’ tén dacòunt una lumaghìna                                       conto una lumachina/ che stava tra le foglie dei radicchi.
           ch’la stéva tra al fòi di radécc.
                                                                                                                                  Annalisa Teodorani

                                                                                                                              di libertà.
            pantaloni, tutto ciò provocò molte polemiche…” e una ventata profumata
            ebbero l’ardire di inforcare la bicicletta e indossare dei comodi ma scandalosi
            Il profumo della bici è femminile. “…delle giovani donne all’inizio del novecento




                                         Un particolare ringraziamento a Enrico Violanti per l’essenza di pino siberico.




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Ø
           Roberto Ballestracci
           gRaEgaRIO dEdalO
           traccia su asfalto.


           Dedalo Pignoni nasce nel Riminese il 21 ottobre del ‘35.
           I genitori, una sartina e un fornaio, lo introducono fin dalla più tenera età all’arte del pedale. Impara prima a pedalare che a camminare,
           prima a sgommare che a parlare, prima a impennare che a fare l’amore. Nel ‘39 gli viene regalata una Graziella. Non se ne separerà mai più.
           Intanto il mondo intorno a lui cambia: le automobili riempiono le strade, i fornai portano il pane coi camion e la macchine per cucire sono
           elettriche. Lui e Graziella diventano ostacoli e iniziano ad arrugginire nella strada e nei ricordi.
           Nel labirinto veloce dell’asfalto Dedalo si dimentica la via del ritorno, tutto è troppo mutevole, le strade cambiano nome, colore;
           pensa allora a una mappa, disegna con Graziella la via di casa, imprime con le sue ruote uno stradario in scala reale, scrive col battistrada la
           storia del suo viaggio, come la lumaca con la bava, con tratto lento ma costante.


            Non c’è solitudine in bici, l’universo ti avvolge con la sua presenza.




                                     Un particolare ringraziamento ad Armando Capelli per il pronto intervento pneumatici.




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           Roberto Ballestracci
           affOSSata
           Bicicletta tagliata.




           Affossare biciclette è stato sempre un mio hobby:
           Da piccolo prendevo lunghe rincorse sulle pedane dei bagni, per poi pedalare il più possibile nella sabbia bagnata finché le ruote non
           diventavano pesanti, ingoiate dalla terra vischiosa.
           In autunno ai lati delle strade sbocciavano umidi mucchi di foglie, in cui gettavo il fragore del mio velocipede sparendo in una nube arancio e
           croccante, mentre in primavera le ruote affondavano nel biancume dei pioppi.
           Un’istantanea tridimensionale di un ricordo.
           Oppure un monumento ai caduti, la rappresentazione della fuga impossibile dall’asfalto che lento ingolla e digerisce chi non è abbastanza
           veloce.
                                                                     si ricicla.
                          non si rottama,                            È come l’erba che rompe il cemento, non s’ingolfa,




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           Cristina Cervellieri
           cyclEttE dIffERENZIata




           La cyclette sta ferma, non ha ruote, in questo caso rappresenta l’immobilità della società rispetto al riciclo e di conseguenza all’ecologia; è
           ancorata a terra da catene di consumismo, la bicicletta da bambino il suo alter ego...
           Se non ci si adopera per il riciclo dei rifiuti e il recupero di materiali ed energia, non ci si muove anche se ci sembra di pedalare!
             e chilometri prodotto nelle palestre del business.
             anche, risparmiare al mondo quel rifiuto indifferenziato di kilowatt
             Trasformare “la precisione meccanica di gambe-bielle” in strada percorsa, significa,




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bicicletta”




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           Alexa Invrea, Giuseppe Righini, Sandro Grassia e Fulvio Mennella.
           BIcyclE RacE
           una bici, preferibilmente vecchia. una canzone. cinghie, pulegge, una dinamo e dell’elettronica tascabile. Qualcuno che pedala. E un
           teatrino di personaggi disegnati o dipinti che cominciano a muoversi di fronte a noi.




           Bicycle Race è qualcosa che proprio come il riciclo fa di necessità virtù.
           Bicycle Race cerca lo slancio nel limite dei mezzi, battendo una seconda strada.
           Bicycle Race è un piccolo esperimento, l’ingegno di emozioni antiche.
           Un po’ come i giocattoli dei contadini d’un tempo.
           Tutto qua.


                                                                                                                                         Ivan Illich
                          sociali produttive solo alla velocità della bicicletta”.
                          “Gli uomini liberi possono percorrere la strada che conduce a relazioni
                     dal battito del cuore.
                     Il tempo della bici non è né lento né veloce, è il tempo degli innamorati, scandito




                                BICYCLE RACE ringrazia Manuele Medri e Amedeo Righini per la preziosa consulenza tecnica.




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           Annalisa Magnani
           ZOOtROpIO
           making of.


                     Lo Zootropio, detto anche Daedalum o Wheel of life, di William George Horner è il precursore della macchina da proiezione
                     cinematografica, capace di procurare la visione di immagini in movimento.
                     Al centro ci sono gli occhi di Anna e tutto gira come satellite intorno a questi. Come il perno di una giostra gli occhi di Anna registrano,
                     idealizzano, sfumano nella poesia eventi, avvenimenti che fuggono come portati via dal vento, dall’oblio, dall’amnesia della velocità.
                     Tutto, in questa centrifuga, scorre, tranne il punto di vista di Anna (l’occhio del ciclone).
                     Anna cerca di fissare col ricordo, nel ricordo, particolari istantanei, come una collezionista di farfalle, per farli sopravvivere
                     più di un giorno e come Astolfo recupera il senno di Orlando sulla Luna cavalcando l’Ippogrifo, Anna ci dona il suo viaggio ellittico
                     intorno alla poesia della bicicletta.
                                                                                                                                        Wladislaw Szpilman


                                   la città invasa da diversi.
                                   con la propria carrozzeria per poter attraversare
                                  protette per specie in via d’estinzione. Gli altri si fanno scudo
                                  confinati entro isole pedonali, nelle riserve ecologiche della città, in aree
                                  Tutti coloro che non si muovono nella protezione di un abitacolo vengono



                      Ringrazio per il sostegno e la collaborazione: AndreaAlessi, Mauro Baratti, Dany Greggio, Denis D’Elia, Alfonso Gabrielli,
                                                                    Angela Garattoni, Andrew Mcfarlane.




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           Massimo Modula
           attENtI al caNE!
           Spettro riflesso a pedali (installazione meccanico-pittorica).


           Giorgino aveva otto anni e gli piaceva sempre girare in bici. Da quando c’era il black-out i genitori gli avevano vietato di uscire la sera
           ma per lui era quello il momento più entusiasmante e parecchie volte, di nascosto, scavalcava la finestrella del piano rialzato del container
           e si allontanava silenzioso verso un quartiere sfollato di periferia. Con la lucina che cresceva e diminuiva a seconda di quanto veloce
           pedalava, si divertiva ad esplorare quella zona che da sempre gli era stata vietata per via di strani ceffi e sbandati di ogni sorta
           che la popolavano, ma anche per le enormi quantità di rifiuti tossici e derivati che giacevano in ogni angolo.
           Giorgino proprio per questo motivo si avventurava con gli amici a bordo delle loro vecchie bmx, come lucciole a caccia delle orme
           di un gigante dalle innumerevoli zampe; così avevano battezzato quel complesso dismesso di case, centri commerciali saccheggiati
           e pompe di benzina, un labirinto di segni per loro incomprensibili a cui poter dare nomi nuovi per le loro storie inventate che componevano
           l’incustodito museo della preistoria tecnologica…

                                                                                                                                              Ivan Illich
                                                  alla società più tempo di quello che fa risparmiare.”
                            “L’output del complesso industriale costituitosi per spostare la gente costa




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           Fabiana Rossi
           NON calpEStaRE la cIttà
           Bicicletta, dinamo, fanale, foro stenopeico, oggetto e… ciclista.

           Questo mio progetto trae origine da due passioni molto forti: la fotografia e l’attenzione all’ambiente che ci è attorno.
           Una vecchia bicicletta regalata torna a splendere con il suo nuovo fanale.
           Qualcuno deve salirci su e pedalare per azionare il fascio di luce alimentato dalla dinamo.
           Il fanale della bici illuminerà un piccolo oggetto la cui immagine verrà catturata e ribaltata dalla macchina a foro stenopeico sistemata accanto
           alla bicicletta.
           Non tutti sanno che la base delle “magiche” macchinette digitali di oggi che “fanno tutto da sole” c’è questo semplicissimo processo fisico.
           La luce che si insinua e ricrea il paesaggio.
           Per terra, intorno alla bicicletta, sparpaglierò delle fotografie che ho scattato girando per Rimini con la mia mountain bike.
           Sono foto rubate, immagini che sfuggono alle persone che vivono nell’abitacolo dell’utilitaria, o peggio, del suv!
           Il velocipede ti permette una visione amplissima, scorgi angoli e situazioni che da dietro il volante non potresti notare, impegnato come sei
           ad evitare il tram che ti supera da sinistra e il monster che ti sorpassa da destra!
           Immagini a colori di una Rimini che vuole rimanere a colori.
           Puoi calpestare le mie foto. Tanto sono ripetibili all’infinito.
           Rimini è una sola. Se continui a calpestarla potrebbe non sopportarlo.

              ciò che la fretta ruba, ritrovare i limiti e le pulsazioni delle nostre mappe.
              La bicicletta ci dona un’altra luce con tempi espositivi maggiori, per vedere




                                                  Grazie per l’aiuto a Dario Fucchi, Bruno Pari e Viterbo Rossi.




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           Keath Shorrocks
           la BIcIclEtta, Il gaBBIaNO E l’aQuIlONE




           Sogno di una bicicletta                                                    Gabbiano:
           Bicicletta:                                                                - Basta lamentarti. Hai un desiderio?
           - Ricordo le persone salire sulla mia sella, e tutte le notti passate al   Bicicletta:
           freddo d’inverno. Ora la mia vecchiaia è arrivata, mi sento le ossa        - Vorrei essere leggera e poter volare.
           arrugginite e stanche.

                                                                                      All’improvviso, con un ballo un po’ strano e un battito di ali
                                                                                      il gabbiano trasformò la bicicletta in aquilone.


                             e somiglianza incastrando anche noi nell’abitacolo dell’automobile?
                             L’industria con la sua vorace espansione ha trasformato il mondo a sua immagine
                                                                                         Chi ha ingabbiato la bici?




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aRtIStI
           Giulio Accettulli                     (Ticino, Svizzera) il 10 maggio         Nata a Vimercate (MI) nel 1967,        Treviglio nella ruggente e opero-
           Organizzatore di eventi cultura-      1972. Di origini turche, si è tra-      dopo aver conseguito il diplo-         sa Brianza.
           li. Fluidificatore di incubi. Ma-     sferito in Italia nel 1993 a Rimi-      ma di geometra inizia la sua at-       Nel ‘78 decide improvvisamente
           niscalco della parola. Educato-       ni, in Emilia Romagna. Dal 1999         tività professionale in numero-        di trasferirsi a Rimini trascinan-
           re fai-da-te. Facchino free lance.    si dedica al “redesign” e regolar-      si studi di architettura. Queste       do con sé tutta la famiglia, con
           Microproduttore discografico.         mente presenta i suoi oggetti in        esperienze le permetteranno di         gravi ripercussioni sul loro bilan-
           Mecenate senza portafoglio. Bi-       fiere e mostre (Salone Internazio-      acquisire un cospicuo bagaglio di      cio economico.
           bliofilo senza libri. Collezionista   nale del Mobile - Salone Satellite      conoscenza anche nel campo del         Dopo un infanzia passata a dise-
           di fallimenti a tempo pieno. Aspi-    di Milano, Fiera Internazionale         design dove disegnerà molti og-        gnare, a 18 anni si iscrive all’ISIA
           rante precario.                       Ecomondo di Rimini, Block 60 di         getti d’uso, complementi d’ar-         di Urbino, dove inizia a scrivere,
           qaphqa@libero.it                      Riccione, Design Hotel Duomo            redo ed allestimenti. Ricoprirà        scoprendo la tipografia, la foto-
                                                 di Rimini, A.N.G.E.L.O. Vinta-          anche il ruolo di “stylist” per le     grafia, l’illustrazione e le osterie
           Angela Anzalone                       ge Palace di Lugo, ecc… ).              campagne pubblicitarie di alcune       del Montefeltro. Torna a Rimini
           Riminese, ha seguito i corsi di       Oggi vive con la moglie Manuela         aziende di moda. Contemporane-         e ricomincia a disegnare riuscen-
           fotografia del Prof. Guido Gui-       e la piccola Giulia a Rimini.           amente cresce il suo interesse per     do addirittura a fare qualche mo-
           di (Accademia delle belle Arti di     www.fethiatakol.com                     l’arte che la conduce a produrre       stra. Nel 2003 smette di andare
           Ravenna). È socia dal 2004 del                                                una serie di opere dove la parola      in bicicletta e gli cresce la pan-
           “Circolo Fotografico Cultura e        Claudio Ballestracci                    scritta e la rielaborazione di ele-    cia.
           Immagine” (Savignano sul Rubi-        Opera da vent’anni nell’ambi-           menti naturali ( pazientemente
           cone - FC). Ha collaborato come       to delle arti figurative. Espone le     scelti in base alla forma e al lavo-   Manolo Benvenuti
           fotografa di scena per alcuni fe-     sue opere in Italia e all’estero. E’    ro esercitato su di essi dall’azione   Manolo Benvenuti, laureato in
           stival di musica e teatro: Itine-     autore di diversi progetti di ca-       del tempo ) vengono ricomposti         Architettura a Firenze, specializ-
           rario Stabile (Cesena), Rasse-        rattere storico e culturale rea-        all’interno di quadri fondati sull’    zato in progettazione di installa-
           gna Jazz per il Teatro del Mare di    lizzati sul territorio tra i quali il   espressività di segni in equilibrio    zioni artistiche con materiali di
           Riccione, Santarcangelo dei Tea-      museo di Casa Panzini a Bellaria        tra essenzialità, misura e ritmo.      scarto delle filiere produttive.
           tri. Fotografa free lance di alcune   e la mostra per il 50°complean-         Il suo lavoro è rivolto alla ricer-    Nel 2004 debutta con l’instal-
           compagnie teatrali e gruppi mu-       no del CEIS di Rimini. Collabo-         ca di una comunicazione, priva         lazione Domus Œconomica. Se-
           sicali. Ha esposto a Open studio:     ra con Pitti Immagine di Firenze.       di ridondanza, in cui la purezza e     guono collaborazioni con priva-
           “Percorsi nell’Arte Contempora-       Coautore di progetti e scenogra-        l’essenzialità del segno riescano a    ti, associazioni ed enti pubblici
           nea” ed.2006-2007-2008 (Faen-         fie in ambito teatrale. Nel 2007        cogliere il significato più profon-    per allestimenti, stand, installa-
           za) Curatrice: Stefania Mazzotti,     è invitato alla 52° edizione del-       do delle cose in quella zona dove      zioni urbane, manufatti di design
           “UNO-singolare plurale” 2°edi-        la Biennale di Venezia, finalista       bellezza e poesia si possano fon-      e sculture con materiali di recu-
           zione Galleria Comunale D’Ar-         al concorso internazionale “Mo-         dere in una sola entità.               pero.
           te Molinella (Faenza) Curatrice:      numento ai caduti di Nassirya” a                                               Ha collaborato con: associazioni
           Daniela Lotta.                        Roma.                                   Roberto Ballestracci                   Festival del Teatro e Ora d’Aria
                                                 Vive e lavora a Longiano.               Figlio di baristi, Roberto Balle-      di Santarcangelo di R. (RN),
           Fethi Atakol                                                                  stracci, nasce in una notte buia       centri giovani della Provincia di
           Fethi Atakol è nato a Bellinzona      Maria Cristina Ballestracci             e tempestosa il 20 marzo 1977 a        Rimini, associazioni di Potenza,




biciclataquadri.indd 34                                                                                                                                       27-10-2008 0:58:06
Firenze, Rimini e Faenza, Pro-         gi”, allora Bologna, ora Roma.         ma e specializzato alla Scuola di    drea Chimenti, Mauro Erman-
           vince di Rimini, Torino e Viter-       Nel 2001 entra a far parte della       Alto Perfezionamento Musicale        no Giovanardi, The Hype, Xa-
           bo, Comuni di gazzuolo (MN),           compagnia teatrale “L’Attoscuro”       di Saluzzo. Dal 2006 Sound En-       bier Iriondo, Ivano Marescotti,
           Pederobba (TV) e Castelbolo-           in veste di attrice e scenografa.      gineer presso il Naïve Recording     Vincenzo Vasi e Zbigniew Zama-
           gnese (BO), Ente Fiera Rimini,         Mostre personali e collettive dal      Studio di Francesco De Benedit-      chowski.
           Sert Rimini.                           1991 a Genova, Varazze, Nervi,         tis. Ha lavorato con: Rai Cinema,    www.giusepperighini.com
           w w w.ma nolobenvenut i.wor-           Piacenza, Rimini, San Marino,          C.A.M. Original Soundtracks,
           dpress.com                             Santarcangelo dei Teatri, Forlim-      Fondazione Teatro alla Scala, Ci-    Fabiana Rossi
                                                  popoli. Partecipa insieme alla fo-     necittà Studios, Red Records,        Fotografa, figlia di un fotografo e
           Cristina Cervellieri                   tografa Angela Anzalone alle ul-       Kenny Wheeler (UK), John Tay-        sorella di un fotografo. (!!!)
           16/05/1969, Rimini                     time 3 edizioni del festival di arte   lor (UK), Coluors Jazz Orche-        Lavoro a Longiano e vivo a Ri-
           Diplomata Accademia di Belle           contemporanea “Open-Studio” a          stra, Diana Torto, Anders Jor-       mini.
           Arti di Bologna, sezione pittura.      Faenza.                                min, Massimo Manzi, Vittorio         Esposizioni presso: Wadada, Sala
           Assidua sostenitrice della raccol-                                            Gennari. Autore di colonne sono-     5x10, Osteria Harissa per Assal-
           ta differenziata e del riciclo inte-   Annalisa Magnani                       re per Betasix Records, He.Go.       ti al Cuore, Incursioni Notturne
           so come modo di vivere, abitudi-       AnnaLisa Magnani è una video           Film, EasyMediaVideo. Bassista       per Santarcangelo 08.
           ne, usanza, convinzione.               maker che ha uno sguardo atten-        per The Hype, Silv3rman (En-         Sono la fotografa del Teatro Pe-
                                                  to ai particolari. I suoi lavori ri-   rico Silvestrin MTV), Virus TV       trella di Longiano e mie foto
           Sandro Grassia                         specchiano una sensibilità per i       e computer performer per Mono        sono esposte in forma permanen-
           Sandro Grassia vive a lavora a         tempi dell’azione, sempre estre-       FM e NicoNote. Turnista per Fal-     te all’interno del teatro.
           Rimini nel settore delle teleco-       mamente lenti e dilatati, proprio      con Valley Studio e Le Dune Stu-     Fotografa ufficiale di: “Percuo-
           municazioni. Progetta e realizza       per rispecchiare una sorta di pre-     dio. Produttore per The Hype,        tere la Mente”, “Sagra Musicale
           dispositivi elettronici, caratteriz-   sa di coscienza che deve avvenire      Zimmer Frei (2004).                  Malatestiana”, “BWV Bach” a Ri-
           zati da una forte impronta perso-      nello spettatore durante la visio-     www.naivestudio.com                  mini e “Arrivano dal Mare ‘08”
           nale, e legati perlopiù ad appli-      ne. Il suo modo di girare è cora-                                           a Cervia.
           cazioni musicali ed in generale        le e diretto perchè instaura con       Massimo Modula                       Collaborazioni fotografiche con
           artistiche.                            le immagini un rapporto di conti-      vive e lavora a Rimini come li-      musicisti quali: Giuseppe Righi-
           www.dervishi.com                       nua scoperta. Non vi è alcuna ri-      bero professionista illustratore,    ni, The Hype, Lilli Burlero, Of-
                                                  cerca spettacolare superflua, ma       artista plastico, cantautore, col-   ficine Pan, Baiafonda, Antonio
           Alexa Invrea                           tutto tende ad un’essenzialità che     laboratore in attività didattiche    Ramberti, Muculords, Macola e
           Pittrice, teatrante, persona se-       porta per gradi alla rivelazione fi-   dell’ambito sociale e giovanile.     Vibronda
           mi-seria.                              nale.                                                                       www.viterbofotocine.com
           Figlia di 2 artisti, allieva del-                            Valerio Dehò     Giuseppe Righini                     www.myspace.com/rubia71
           la pittrice Fiorenza de Ange-                                                 Cantante, autore e attore occa-
           lis, studia con lei pittura e teo-     Fulvio Mennella                        sionale da più 15 anni attivo sul-   Keith Shorrocks
           ria del colore, arteterapia con        Musicista, computer performer e        le scene.                            nato nel 1954 a Manchester, En-
           Stefania Guerra-Lisi alla scuo-        tecnico diplomato presso la Fon-       Ha lavorato tra gli altri con Andy   gland. Artista visivo,vive e lavora
           la “la Globalità dei Linguag-          dazione Arturo Toscanini di Par-       dei Bluvertigo, Elena Bucci, An-     a Saludecio dal 1980.




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           Bisogna essere lenti, amare le soste per guardare il cammino fatto, sentire la stanchezza conquistare come una malinconia
            le membra, invidiare l’anarchia dolce di chi inventa di momento in momento la strada.
           Bisogna imparare a star da sé e aspettare in silenzio, ogni tanto esser felici di avere in tasca soltanto le mani. Andare lenti è
           incontrare cani senza travolgerli, è dare i nomi agli alberi, agli angoli, ai pali della luce, è trovare una panchina, è portarsi
           dentro i propri pensieri lasciandoli affiorare a seconda della strada, bolle che salgono a galla e che quando son forti scoppiano
           e vanno a confondersi al cielo.
           È suscitare un pensiero involontario e non progettante, non il risultato dello scopo e della volontà, ma il pensiero necessario,
           quello che viene su da solo, da un accordo tra mente e mondo.
           Andare lenti vuol dire avere un grande armadio per tutti i sogni, con grandi racconti per piccoli viaggiatori, teatri plaudenti
           per attori mediocri, vuol dire una corriera stroncata da una salita, il desiderio attraverso gli sguardi, poche parole capaci
           di vivere nel deserto, la scomparsa della folla variopinta delle merci e il tornar grandi delle cose necessarie.
           Andare lenti è essere provincia senza disperare, al riparo dalla storia vanitosa, dentro alla meschinità e ai sogni, fuori
           della scena principale e più vicini a tutti i segreti.
           Andare lenti vuol dire ringraziare il mondo, farsene riempire. C’è più vita in dieci chilometri lenti e a piedi che in una rotta
           transoceanica che ti affoga nella tua solitudine progettante, un’ingordigia che non sa digerire. Si ospitano più altri quando
           si guarda un cane, un’uscita da scuola, un affacciarsi al balcone, quando in una sosta buia si osserva un giocare a carte,
           che in un volare, in un faxare, in un internettare.
           Questo pensiero lento è l’unico pensiero, l’altro è il pensiero che serve a far funzionare la macchina, che ne aumenta la velocità,
           che si illude di poterlo fare all’infinito. Il pensiero lento offrirà ripari ai profughi del pensiero veloce, quando la macchina
           inizierà a tremare sempre di più e nessun sapere riuscirà a soffocare il tremito. Il pensiero lento è la più antica costruzione
           antisismica.
           Bisogna sin da adesso guardare lentamente le case, scoprire quando il loro ammucchiarsi diventa volgare, desiderare
           che dietro di esse torni a vedersi il mare. Bisogna pensare la Misura che non è pensabile senza fermarsi a guardare
           gli escrementi degli altri uomini in fuga su macchine veloci. Nessuna saggezza può venire dalla rimozione dei rifiuti.
           È da questi, dal loro accumulo, dalla merda industriale del mondo che bisogna ripartire se si vuole pensare al futuro. I veloci,
           i progettanti, i convegnisti, i giornalisti consumano voracemente il mondo e pensano di migliorarlo. La lentezza sa amare
           la velocità, sa apprezzarne la trasgressione, desidera anche se teme (quanta complessità apre questa contraddizione!)
           la profanazione contenuta nella velocità, ma la profanazione di massa non ha nulla della sacertà che pure si annida
           nel sacrilegio, è l’empietà senza valore, un diritto universale all’oltraggio. Nessuna esperienza è più stolida della velocità
           di massa, della profanazione che non si sa.
                                                                                                  da “Andare lenti” di Franco Cassano
Velocipede in salamoia
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                     Se c’è una cosa che più di altre vale la pena di raccontare di questa mostra è l’entusiasmo
            ed il coinvolgimento maturato spontaneamente tra gli artisti che hanno prestato la loro opera.
            La loro volontà di farsi, insieme per la prima volta, interpreti di un messaggio ambientale che esamina
            il rapporto tra cittadino e città, tra cittadino e beni di consumo.
            È un messaggio che parla a tutta la nostra comunità locale di comportamenti virtuosi verso la qualità
            della vita, nei confronti del nostro territorio e verso noi stessi per dire che a volte percorrere la città in bicicletta
            oppure riutilizzare un bene riciclandolo, può essere una esperienza capace di sorprenderci oltre che salutare
            e sostenibile.
            È un messaggio che per questo si fa rivoluzionario, quanto l’arte è capace di essere, perché vuole cambiare
            le nostre abitudini, i nostri comportamenti, il nostro modo di toccare, usare e riutilizzare ciò che Pallante
            chiamerebbe ‘bene’ e non ‘merce’.
            Un bene appunto, la bicicletta, una risorsa straordinaria anche nella crescita delle relazioni, nello stemperare
            i nostri ritmi quotidiani più spesso dettati dalle abitudini che dalle reali necessità, un bene che permette
            di vedere, assaporare, annusare, incontrare, scoprire con lentezza ciò che ci sta intorno, ciò che di bello esiste
            nella nostra città e spesso noi, riminesi, non vediamo, non apprezziamo, non consideriamo.
            ‘Venghino signori venghino’, venghino a scoprire le mirabolanti ispirazioni creative, le macchine fantastiche
            forgiate da biciclette riciclate, ‘beni’ altrui recuperati e rivisitati, biciclette usate messe a disposizione dai soci
            di Pedalando e Camminando che anch’essi contagiati, in pochi giorni, ci hanno fornito 15 fiammanti velocipedi
            in salamoia accantonati in qualche cantina e che rivivono, in questa mostra, per qualche giorno, una nuova
            funzione sociale.
            Non è più utile di tanto che ‘di questa mostra se ne parli’ ma che questa mostra ‘ci parli’ di un mezzo
             che rinasce nella nostra città, rinasce nella cultura e si mette a servizio. Si mette a servizio anche con il nuovo
            bike-sharing inaugurato pochi mesi fa; anch’esso si offre, si propone alla vostra attenzione ed alle vostre
            abitudini per fare di Rimini, come già fu in passato, la città delle biciclette in questo nuovo millennio…
            ’venghino signori venghino’.
                                                                                                        Andrea Zanzini
                                                                                                     Assessore alle Politiche
                                                                                                   Ambientali ed Energetiche
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                                        con la collaborazione di:




                     Velocipede in salamoia

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Dinamo: 15 interpretazioni artistiche per un unico soggetto, la bicicletta

  • 1. dinamo energia creativa biciclataquadri.indd 1 27-10-2008 0:57:47
  • 2. Assessorato Un particolare ringraziamento: Politiche Ambientali ed Energetiche a tutti gli artisti per la generosità www.riminiambiente.it nel condividere il proprio tempo e le proprie conoscenze, Progetto a cura a Giulio Accettulli per averci ospitato del collettivo tante notti in quel posto fantastico Dinamo Energia Creativa facendoci sentire dei veri carbonari, Stesura: Giulio Accettulli a Marzia Olmeda, Anna Barrucci, Fabrizio Brandi e infine Comunicazione e grafica: a Giulia Sardonini Patrizia Casadei per i consigli sui testi. Si ringrazia: Ass. Pedalando e Camminando Lithos arti graf iche Fotoedit-San Marino Melap Stampa digitale Ass. Ora D’Aria biciclataquadri.indd 2 27-10-2008 0:57:47
  • 3. Il progetto prende il nome dal piccolo generatore di corrente alternata che trova la sua più comune, universalmente conosciuta applicazione nelle biciclette. Il piede muove il pedale che muove la catena che muove la ruota che innesca il funzionamento della dinamo: e il fanale si accende. Fintanto che la ruota gira, il fanale emette luce. La dinamo è un semplice ma straordinario strumento della trasformazione energetica. L’analogia con il nostro progetto è immediata: il moto rotatorio dei piedi (lo sforzo, l’impegno del singolo individuo) si trasferisce nel moto circolare della ruota (lo spostamento, il percorso) e quindi nell’innesco del fanale che illumina la strada (la consapevolezza, la fiducia nella meta). Il piccolo fanale rassicura il viaggio, e rivela immediatamente il viaggiatore agli altri. Non è difficile tradurre quest’immagine nella logica della collettività: fintanto che qualcuno si impegna (e ingegna) a dar rilievo a un argomento importante come la salvaguardia dell’ambiente, questo potrà ottenere la giusta attenzione da parte della comunità sociale. Il progetto Dinamo intende commutare un argomento profondo, di viva e discussa attualità, in un’occasione di ricerca ed espressione creativa, divulgazione fuori dagli schemi, svago intelligente, gioco, meraviglia, riflessione piacevole e serena. dinamo energia creativa biciclataquadri.indd 3 27-10-2008 0:57:47
  • 4. biciclataquadri.indd 4 27-10-2008 0:57:48
  • 5. Ø Manolo Benvenuti e Giulio Accettulli Smètla, patàca! Installazione cinetico-sonora con parti di biciclette dismesse, ferraglia e altro materiale di recupero. La semplicità della bici. Un gesto ordinario, banale. Ma banale è piuttosto la pigrizia che ci fa associare un oggetto solamente alla funzione per cui è stato concepito. Smètla, patàca! Lo stesso gesto delle gambe che fa muovere la bicicletta può produrre una varietà potenzialmente infinita di meccanismi, micro-azioni scenografiche, suoni, luci, suggestioni. È un principio elementare che permette un sfruttamento maggiore, e molto più fantasioso, delle virtualità energetiche racchiuse nel mezzo bicicletta. Smètla, patàca! Un unico movimento, neanche troppa fatica, un atto del corpo moltiplicato e convertito nelle forme più varie: il massimo dell’economia energetica. Quest’opera è un monumento alla banalità a cui dovremmo sfuggire pedalando a rotta di collo. Smètla, patàca! Tutto è nato dal ricordo del gioco più semplice che ci hanno insegnato da bambini: far suonare una cartolina, una carta da briscola, un pezzetto di plastica a contatto coi raggi delle ruote. E la bici diventa un motorino. O un’altra fastidiosa macchina delle meraviglie. Schizza via e strepita a un passo dai pedoni innervositi. L’adulto sbraita Smètla, patàca! mentre il bambino, oltre all’esibizionismo, sperimenta la trasformazione dell’energia. Questo luna park modulare vuole riprodurre la sua estasi. L’incanto semplice e genuino sprigionato da un’installazione che vede Tinguely, Duchamp, Kandinsky, Russolo e Fellini giocare insieme a chi fa la pedalata più bella. Altro che spinning! Rassoda il cervello! E smètla, patàca! di essere trasmessa. la poesia dell’andare in bicicletta che è l’unica cosa – l’unica – che mi sembra degna; Ma se dico questo, sembra soltanto una rigetto di rabbia e non si coglie comunque dice “culturale”, procura rispetto gratis nella nostra società di criceti. riverenza all’autorevolezza del luogo e dell’evento che, nel momento stesso in cui si scassata su di un piedistallo in un museo… E che se lo fai è solo per una stupida … il dubbio è: che è molto da imbecilli pedalare una bicicletta Il dubbio Un ringraziamento particolare a Matteo Carabini e officine Astolfi, Santarcangelo di Romagna. biciclataquadri.indd 5 27-10-2008 0:57:49
  • 6. biciclataquadri.indd 6 27-10-2008 0:57:49
  • 7. Ø Angela Anzalone EcO-cINEma Ruota di bicicletta con braccio in metallo, stampa fotografica digitale, cornice in plastica con sfondo in carta nero, cornici in legno, stampa fotografica su carta politenata (1980), ruote passeggino bambini. Barbie come icona. Dai primi spot degli anni ‘60 la Barbie ha rappresentato il modello di vita perfetto di una normale famiglia borghese. Col passare degli anni anche Barbie è cambiata, si è modernizzata per rimanere sempre attuale e continuare a rappresentare quel sogno non realizzabile ma a cui tendiamo. Ecco perché ho chiesto a lei e al suo compagno Ken di raccontarci una storia. . diventano la stessa cosa. alla nostra dimensione biologica e umana fino a che reale e utopia Utilizzare la bicicletta ci permette di giocare con il senso del reale, ci riporta ricordi dell’infanzia. istintivo come nuotare e fare l’amore, un momento a cui spesso sono legati i primi Siamo iniziati alla bicicletta sin da bambini e diventa un atto automatico addirittura biciclataquadri.indd 7 27-10-2008 0:57:50
  • 8. biciclataquadri.indd 8 27-10-2008 0:57:51
  • 9. Ø Fethi Atakol la lENtEZZa cerchioni di bicicletta (scarti di riparatori di bici), plexiglas (scarti di lavorazione). Quando mi è stato chiesto di pensare ad un’opera d’arte che fosse composta da pezzi di bicicletta la mente mi è subito “partita” e le idee, nei giorni a seguire, sono state molte e molto diverse fra loro. Mi interessava, rispecchiando la mia filosofia di lavoro, utilizzare materiali “veramente” di scarto, dar loro una seconda vita e che il risultato avesse una funzione d’uso reale, oltre a quella artistica. Ho pensato che per la maggior parte delle persone la bicicletta è il mezzo utilizzato per il piacere di fare una tranquilla passeggiata, magari in mezzo alla natura, con quella giusta “lentezza” necessaria per vedere la gente, gli oggetti, i colori di ciò che ci circonda. Poi ho pensato alla vita contemporanea che ci corre velocemente davanti e che bisogna “afferrare” per non stare indietro e uscire dal giro, alla pesantezza di questo ritmo che non ci permette più di vedere. È per questo che ho voluto fare un’opera che parlasse di LUCE, COLORE, LEGGEREZZA e di LENTEZZA. Alla fine dell’esposizione l’opera sarà poi scomposta in più parti per poter vivere la sua terza vita: sculture luminose per ambienti più piccoli, nella speranza che portino con sé tutta l’anima della scultura MADRE. ogni persona, secondo il suo talento, senza fretta e senza paura. Illumina la strada dell’equità perchè il mondo della bici è accessibile ad Ringrazio per la collaborazione: i ragazzi della Comunita’ Terapeutica di Trarivi, della Cooperativa Papa Giovanni XXIII di don Oreste Benzi e Piero Giannini. biciclataquadri.indd 9 27-10-2008 0:57:51
  • 10. biciclataquadri.indd 10 27-10-2008 0:57:52
  • 11. Ø Claudio Ballestracci SalutI da RImINI Bicicletta da bimbo marca clodia, vetro, lamiera zincata, luce, acqua, pesci rossi. Serbatoio onirico dal fondo del mare. Fisso all’estremità del ramo la corda poi un chiodo ritorto, l’esca è la carta mancante, il salto temporale, il vano. Pesco copertoni, uno stivale di gomma, un tostapane, un barattolo della conserva, una bicicletta. La bicicletta è quella delle pescivendole del borgo, oppure quella delle baffone di Fellini che venivano giù dall’entroterra, oppure quella di Leonardo del mercatino di Savignano. La bici nuota, o semplicemente staziona, dentro un mondo sommerso che rievoca quello di Ballard, in formato ridotto, come stampato su una cartolina. La bici si è ristretta, in tutti i sensi, come l’infanzia. battute. ampliando il raggio di azione e sconfinando oltre le solite strade L’orizzonte di coloro che sono saliti su una bicicletta è triplicato di dimensioni, biciclataquadri.indd 11 27-10-2008 0:57:52
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  • 13. Ø Claudio Ballestracci tERapIa IN fuga Bicicletta inferma, bicicletta terapèuta, bottiglie per fleboclisi, tubi in gomma, elementi organici estinti, luce, dinamo. Telaio di bicicletta estratto dalla terra, seppellito, forse semplicemente interrato come un seme, come una pianta, riposava sotto tre dita di terriccio, foglie marcite e ciuffi d’erba sovrastato da rovi di more. Protocollo terapeutico: rianimazione. Un simulacro… o un velocipede in salamoia. bacheca, è la lama luccicante e vivisezionante del pensiero cartesiano. “veicolo” di emozioni accecato, storpiato, imbavagliato, dissanguato. È una farfalla in La bicicletta incatenata nella stanza di un museo perde tutta la sua poesia, è un biciclataquadri.indd 13 27-10-2008 0:57:53
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  • 15. Ø Claudio Ballestracci da un’assurdità di Patrizia Casadei SIlENtE Bicicletta e megafoni. Sssssssssssssst! contemplazione. siamo costretti ad adottare megafoni per parlarci …derubati di Quando l’arsura ci obbliga ad aprire le finestre, noi, abitanti del rumore, Un particolare ringraziamento a Raffaele Bassetti per la fabbrica dei suoni. biciclataquadri.indd 15 27-10-2008 0:57:55
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  • 17. Ø Maria Cristina Ballestracci ESSENZa dI BIcIclEtta Bicicletta profumata. La biciclèta di insógni U i è una ziràndla La bicicletta dei sogni sòura e’ manóbri d’una biciclèta ch’la pàsa sòta un pòunt ad mulètti. C’è una girandola/ sul manubrio di una bicicletta/ che passa sotto E’ su padròun l’è un burdèl un ponte di mollette./ Il suo padrone è un bambino/ che tiene a ch’e’ tén dacòunt una lumaghìna conto una lumachina/ che stava tra le foglie dei radicchi. ch’la stéva tra al fòi di radécc. Annalisa Teodorani di libertà. pantaloni, tutto ciò provocò molte polemiche…” e una ventata profumata ebbero l’ardire di inforcare la bicicletta e indossare dei comodi ma scandalosi Il profumo della bici è femminile. “…delle giovani donne all’inizio del novecento Un particolare ringraziamento a Enrico Violanti per l’essenza di pino siberico. biciclataquadri.indd 17 27-10-2008 0:57:56
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  • 19. Ø Roberto Ballestracci gRaEgaRIO dEdalO traccia su asfalto. Dedalo Pignoni nasce nel Riminese il 21 ottobre del ‘35. I genitori, una sartina e un fornaio, lo introducono fin dalla più tenera età all’arte del pedale. Impara prima a pedalare che a camminare, prima a sgommare che a parlare, prima a impennare che a fare l’amore. Nel ‘39 gli viene regalata una Graziella. Non se ne separerà mai più. Intanto il mondo intorno a lui cambia: le automobili riempiono le strade, i fornai portano il pane coi camion e la macchine per cucire sono elettriche. Lui e Graziella diventano ostacoli e iniziano ad arrugginire nella strada e nei ricordi. Nel labirinto veloce dell’asfalto Dedalo si dimentica la via del ritorno, tutto è troppo mutevole, le strade cambiano nome, colore; pensa allora a una mappa, disegna con Graziella la via di casa, imprime con le sue ruote uno stradario in scala reale, scrive col battistrada la storia del suo viaggio, come la lumaca con la bava, con tratto lento ma costante. Non c’è solitudine in bici, l’universo ti avvolge con la sua presenza. Un particolare ringraziamento ad Armando Capelli per il pronto intervento pneumatici. biciclataquadri.indd 19 27-10-2008 0:57:56
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  • 21. Ø Roberto Ballestracci affOSSata Bicicletta tagliata. Affossare biciclette è stato sempre un mio hobby: Da piccolo prendevo lunghe rincorse sulle pedane dei bagni, per poi pedalare il più possibile nella sabbia bagnata finché le ruote non diventavano pesanti, ingoiate dalla terra vischiosa. In autunno ai lati delle strade sbocciavano umidi mucchi di foglie, in cui gettavo il fragore del mio velocipede sparendo in una nube arancio e croccante, mentre in primavera le ruote affondavano nel biancume dei pioppi. Un’istantanea tridimensionale di un ricordo. Oppure un monumento ai caduti, la rappresentazione della fuga impossibile dall’asfalto che lento ingolla e digerisce chi non è abbastanza veloce. si ricicla. non si rottama, È come l’erba che rompe il cemento, non s’ingolfa, biciclataquadri.indd 21 27-10-2008 0:57:57
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  • 23. Ø Cristina Cervellieri cyclEttE dIffERENZIata La cyclette sta ferma, non ha ruote, in questo caso rappresenta l’immobilità della società rispetto al riciclo e di conseguenza all’ecologia; è ancorata a terra da catene di consumismo, la bicicletta da bambino il suo alter ego... Se non ci si adopera per il riciclo dei rifiuti e il recupero di materiali ed energia, non ci si muove anche se ci sembra di pedalare! e chilometri prodotto nelle palestre del business. anche, risparmiare al mondo quel rifiuto indifferenziato di kilowatt Trasformare “la precisione meccanica di gambe-bielle” in strada percorsa, significa, biciclataquadri.indd 23 27-10-2008 0:58:01
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  • 25. bicicletta” Ø Alexa Invrea, Giuseppe Righini, Sandro Grassia e Fulvio Mennella. BIcyclE RacE una bici, preferibilmente vecchia. una canzone. cinghie, pulegge, una dinamo e dell’elettronica tascabile. Qualcuno che pedala. E un teatrino di personaggi disegnati o dipinti che cominciano a muoversi di fronte a noi. Bicycle Race è qualcosa che proprio come il riciclo fa di necessità virtù. Bicycle Race cerca lo slancio nel limite dei mezzi, battendo una seconda strada. Bicycle Race è un piccolo esperimento, l’ingegno di emozioni antiche. Un po’ come i giocattoli dei contadini d’un tempo. Tutto qua. Ivan Illich sociali produttive solo alla velocità della bicicletta”. “Gli uomini liberi possono percorrere la strada che conduce a relazioni dal battito del cuore. Il tempo della bici non è né lento né veloce, è il tempo degli innamorati, scandito BICYCLE RACE ringrazia Manuele Medri e Amedeo Righini per la preziosa consulenza tecnica. biciclataquadri.indd 25 27-10-2008 0:58:02
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  • 27. Ø Annalisa Magnani ZOOtROpIO making of. Lo Zootropio, detto anche Daedalum o Wheel of life, di William George Horner è il precursore della macchina da proiezione cinematografica, capace di procurare la visione di immagini in movimento. Al centro ci sono gli occhi di Anna e tutto gira come satellite intorno a questi. Come il perno di una giostra gli occhi di Anna registrano, idealizzano, sfumano nella poesia eventi, avvenimenti che fuggono come portati via dal vento, dall’oblio, dall’amnesia della velocità. Tutto, in questa centrifuga, scorre, tranne il punto di vista di Anna (l’occhio del ciclone). Anna cerca di fissare col ricordo, nel ricordo, particolari istantanei, come una collezionista di farfalle, per farli sopravvivere più di un giorno e come Astolfo recupera il senno di Orlando sulla Luna cavalcando l’Ippogrifo, Anna ci dona il suo viaggio ellittico intorno alla poesia della bicicletta. Wladislaw Szpilman la città invasa da diversi. con la propria carrozzeria per poter attraversare protette per specie in via d’estinzione. Gli altri si fanno scudo confinati entro isole pedonali, nelle riserve ecologiche della città, in aree Tutti coloro che non si muovono nella protezione di un abitacolo vengono Ringrazio per il sostegno e la collaborazione: AndreaAlessi, Mauro Baratti, Dany Greggio, Denis D’Elia, Alfonso Gabrielli, Angela Garattoni, Andrew Mcfarlane. biciclataquadri.indd 27 27-10-2008 0:58:03
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  • 29. Ø Massimo Modula attENtI al caNE! Spettro riflesso a pedali (installazione meccanico-pittorica). Giorgino aveva otto anni e gli piaceva sempre girare in bici. Da quando c’era il black-out i genitori gli avevano vietato di uscire la sera ma per lui era quello il momento più entusiasmante e parecchie volte, di nascosto, scavalcava la finestrella del piano rialzato del container e si allontanava silenzioso verso un quartiere sfollato di periferia. Con la lucina che cresceva e diminuiva a seconda di quanto veloce pedalava, si divertiva ad esplorare quella zona che da sempre gli era stata vietata per via di strani ceffi e sbandati di ogni sorta che la popolavano, ma anche per le enormi quantità di rifiuti tossici e derivati che giacevano in ogni angolo. Giorgino proprio per questo motivo si avventurava con gli amici a bordo delle loro vecchie bmx, come lucciole a caccia delle orme di un gigante dalle innumerevoli zampe; così avevano battezzato quel complesso dismesso di case, centri commerciali saccheggiati e pompe di benzina, un labirinto di segni per loro incomprensibili a cui poter dare nomi nuovi per le loro storie inventate che componevano l’incustodito museo della preistoria tecnologica… Ivan Illich alla società più tempo di quello che fa risparmiare.” “L’output del complesso industriale costituitosi per spostare la gente costa biciclataquadri.indd 29 27-10-2008 0:58:04
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  • 31. Ø Fabiana Rossi NON calpEStaRE la cIttà Bicicletta, dinamo, fanale, foro stenopeico, oggetto e… ciclista. Questo mio progetto trae origine da due passioni molto forti: la fotografia e l’attenzione all’ambiente che ci è attorno. Una vecchia bicicletta regalata torna a splendere con il suo nuovo fanale. Qualcuno deve salirci su e pedalare per azionare il fascio di luce alimentato dalla dinamo. Il fanale della bici illuminerà un piccolo oggetto la cui immagine verrà catturata e ribaltata dalla macchina a foro stenopeico sistemata accanto alla bicicletta. Non tutti sanno che la base delle “magiche” macchinette digitali di oggi che “fanno tutto da sole” c’è questo semplicissimo processo fisico. La luce che si insinua e ricrea il paesaggio. Per terra, intorno alla bicicletta, sparpaglierò delle fotografie che ho scattato girando per Rimini con la mia mountain bike. Sono foto rubate, immagini che sfuggono alle persone che vivono nell’abitacolo dell’utilitaria, o peggio, del suv! Il velocipede ti permette una visione amplissima, scorgi angoli e situazioni che da dietro il volante non potresti notare, impegnato come sei ad evitare il tram che ti supera da sinistra e il monster che ti sorpassa da destra! Immagini a colori di una Rimini che vuole rimanere a colori. Puoi calpestare le mie foto. Tanto sono ripetibili all’infinito. Rimini è una sola. Se continui a calpestarla potrebbe non sopportarlo. ciò che la fretta ruba, ritrovare i limiti e le pulsazioni delle nostre mappe. La bicicletta ci dona un’altra luce con tempi espositivi maggiori, per vedere Grazie per l’aiuto a Dario Fucchi, Bruno Pari e Viterbo Rossi. biciclataquadri.indd 31 27-10-2008 0:58:04
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  • 33. Ø Keath Shorrocks la BIcIclEtta, Il gaBBIaNO E l’aQuIlONE Sogno di una bicicletta Gabbiano: Bicicletta: - Basta lamentarti. Hai un desiderio? - Ricordo le persone salire sulla mia sella, e tutte le notti passate al Bicicletta: freddo d’inverno. Ora la mia vecchiaia è arrivata, mi sento le ossa - Vorrei essere leggera e poter volare. arrugginite e stanche. All’improvviso, con un ballo un po’ strano e un battito di ali il gabbiano trasformò la bicicletta in aquilone. e somiglianza incastrando anche noi nell’abitacolo dell’automobile? L’industria con la sua vorace espansione ha trasformato il mondo a sua immagine Chi ha ingabbiato la bici? biciclataquadri.indd 33 27-10-2008 0:58:06
  • 34. aRtIStI Giulio Accettulli (Ticino, Svizzera) il 10 maggio Nata a Vimercate (MI) nel 1967, Treviglio nella ruggente e opero- Organizzatore di eventi cultura- 1972. Di origini turche, si è tra- dopo aver conseguito il diplo- sa Brianza. li. Fluidificatore di incubi. Ma- sferito in Italia nel 1993 a Rimi- ma di geometra inizia la sua at- Nel ‘78 decide improvvisamente niscalco della parola. Educato- ni, in Emilia Romagna. Dal 1999 tività professionale in numero- di trasferirsi a Rimini trascinan- re fai-da-te. Facchino free lance. si dedica al “redesign” e regolar- si studi di architettura. Queste do con sé tutta la famiglia, con Microproduttore discografico. mente presenta i suoi oggetti in esperienze le permetteranno di gravi ripercussioni sul loro bilan- Mecenate senza portafoglio. Bi- fiere e mostre (Salone Internazio- acquisire un cospicuo bagaglio di cio economico. bliofilo senza libri. Collezionista nale del Mobile - Salone Satellite conoscenza anche nel campo del Dopo un infanzia passata a dise- di fallimenti a tempo pieno. Aspi- di Milano, Fiera Internazionale design dove disegnerà molti og- gnare, a 18 anni si iscrive all’ISIA rante precario. Ecomondo di Rimini, Block 60 di getti d’uso, complementi d’ar- di Urbino, dove inizia a scrivere, qaphqa@libero.it Riccione, Design Hotel Duomo redo ed allestimenti. Ricoprirà scoprendo la tipografia, la foto- di Rimini, A.N.G.E.L.O. Vinta- anche il ruolo di “stylist” per le grafia, l’illustrazione e le osterie Angela Anzalone ge Palace di Lugo, ecc… ). campagne pubblicitarie di alcune del Montefeltro. Torna a Rimini Riminese, ha seguito i corsi di Oggi vive con la moglie Manuela aziende di moda. Contemporane- e ricomincia a disegnare riuscen- fotografia del Prof. Guido Gui- e la piccola Giulia a Rimini. amente cresce il suo interesse per do addirittura a fare qualche mo- di (Accademia delle belle Arti di www.fethiatakol.com l’arte che la conduce a produrre stra. Nel 2003 smette di andare Ravenna). È socia dal 2004 del una serie di opere dove la parola in bicicletta e gli cresce la pan- “Circolo Fotografico Cultura e Claudio Ballestracci scritta e la rielaborazione di ele- cia. Immagine” (Savignano sul Rubi- Opera da vent’anni nell’ambi- menti naturali ( pazientemente cone - FC). Ha collaborato come to delle arti figurative. Espone le scelti in base alla forma e al lavo- Manolo Benvenuti fotografa di scena per alcuni fe- sue opere in Italia e all’estero. E’ ro esercitato su di essi dall’azione Manolo Benvenuti, laureato in stival di musica e teatro: Itine- autore di diversi progetti di ca- del tempo ) vengono ricomposti Architettura a Firenze, specializ- rario Stabile (Cesena), Rasse- rattere storico e culturale rea- all’interno di quadri fondati sull’ zato in progettazione di installa- gna Jazz per il Teatro del Mare di lizzati sul territorio tra i quali il espressività di segni in equilibrio zioni artistiche con materiali di Riccione, Santarcangelo dei Tea- museo di Casa Panzini a Bellaria tra essenzialità, misura e ritmo. scarto delle filiere produttive. tri. Fotografa free lance di alcune e la mostra per il 50°complean- Il suo lavoro è rivolto alla ricer- Nel 2004 debutta con l’instal- compagnie teatrali e gruppi mu- no del CEIS di Rimini. Collabo- ca di una comunicazione, priva lazione Domus Œconomica. Se- sicali. Ha esposto a Open studio: ra con Pitti Immagine di Firenze. di ridondanza, in cui la purezza e guono collaborazioni con priva- “Percorsi nell’Arte Contempora- Coautore di progetti e scenogra- l’essenzialità del segno riescano a ti, associazioni ed enti pubblici nea” ed.2006-2007-2008 (Faen- fie in ambito teatrale. Nel 2007 cogliere il significato più profon- per allestimenti, stand, installa- za) Curatrice: Stefania Mazzotti, è invitato alla 52° edizione del- do delle cose in quella zona dove zioni urbane, manufatti di design “UNO-singolare plurale” 2°edi- la Biennale di Venezia, finalista bellezza e poesia si possano fon- e sculture con materiali di recu- zione Galleria Comunale D’Ar- al concorso internazionale “Mo- dere in una sola entità. pero. te Molinella (Faenza) Curatrice: numento ai caduti di Nassirya” a Ha collaborato con: associazioni Daniela Lotta. Roma. Roberto Ballestracci Festival del Teatro e Ora d’Aria Vive e lavora a Longiano. Figlio di baristi, Roberto Balle- di Santarcangelo di R. (RN), Fethi Atakol stracci, nasce in una notte buia centri giovani della Provincia di Fethi Atakol è nato a Bellinzona Maria Cristina Ballestracci e tempestosa il 20 marzo 1977 a Rimini, associazioni di Potenza, biciclataquadri.indd 34 27-10-2008 0:58:06
  • 35. Firenze, Rimini e Faenza, Pro- gi”, allora Bologna, ora Roma. ma e specializzato alla Scuola di drea Chimenti, Mauro Erman- vince di Rimini, Torino e Viter- Nel 2001 entra a far parte della Alto Perfezionamento Musicale no Giovanardi, The Hype, Xa- bo, Comuni di gazzuolo (MN), compagnia teatrale “L’Attoscuro” di Saluzzo. Dal 2006 Sound En- bier Iriondo, Ivano Marescotti, Pederobba (TV) e Castelbolo- in veste di attrice e scenografa. gineer presso il Naïve Recording Vincenzo Vasi e Zbigniew Zama- gnese (BO), Ente Fiera Rimini, Mostre personali e collettive dal Studio di Francesco De Benedit- chowski. Sert Rimini. 1991 a Genova, Varazze, Nervi, tis. Ha lavorato con: Rai Cinema, www.giusepperighini.com w w w.ma nolobenvenut i.wor- Piacenza, Rimini, San Marino, C.A.M. Original Soundtracks, dpress.com Santarcangelo dei Teatri, Forlim- Fondazione Teatro alla Scala, Ci- Fabiana Rossi popoli. Partecipa insieme alla fo- necittà Studios, Red Records, Fotografa, figlia di un fotografo e Cristina Cervellieri tografa Angela Anzalone alle ul- Kenny Wheeler (UK), John Tay- sorella di un fotografo. (!!!) 16/05/1969, Rimini time 3 edizioni del festival di arte lor (UK), Coluors Jazz Orche- Lavoro a Longiano e vivo a Ri- Diplomata Accademia di Belle contemporanea “Open-Studio” a stra, Diana Torto, Anders Jor- mini. Arti di Bologna, sezione pittura. Faenza. min, Massimo Manzi, Vittorio Esposizioni presso: Wadada, Sala Assidua sostenitrice della raccol- Gennari. Autore di colonne sono- 5x10, Osteria Harissa per Assal- ta differenziata e del riciclo inte- Annalisa Magnani re per Betasix Records, He.Go. ti al Cuore, Incursioni Notturne so come modo di vivere, abitudi- AnnaLisa Magnani è una video Film, EasyMediaVideo. Bassista per Santarcangelo 08. ne, usanza, convinzione. maker che ha uno sguardo atten- per The Hype, Silv3rman (En- Sono la fotografa del Teatro Pe- to ai particolari. I suoi lavori ri- rico Silvestrin MTV), Virus TV trella di Longiano e mie foto Sandro Grassia specchiano una sensibilità per i e computer performer per Mono sono esposte in forma permanen- Sandro Grassia vive a lavora a tempi dell’azione, sempre estre- FM e NicoNote. Turnista per Fal- te all’interno del teatro. Rimini nel settore delle teleco- mamente lenti e dilatati, proprio con Valley Studio e Le Dune Stu- Fotografa ufficiale di: “Percuo- municazioni. Progetta e realizza per rispecchiare una sorta di pre- dio. Produttore per The Hype, tere la Mente”, “Sagra Musicale dispositivi elettronici, caratteriz- sa di coscienza che deve avvenire Zimmer Frei (2004). Malatestiana”, “BWV Bach” a Ri- zati da una forte impronta perso- nello spettatore durante la visio- www.naivestudio.com mini e “Arrivano dal Mare ‘08” nale, e legati perlopiù ad appli- ne. Il suo modo di girare è cora- a Cervia. cazioni musicali ed in generale le e diretto perchè instaura con Massimo Modula Collaborazioni fotografiche con artistiche. le immagini un rapporto di conti- vive e lavora a Rimini come li- musicisti quali: Giuseppe Righi- www.dervishi.com nua scoperta. Non vi è alcuna ri- bero professionista illustratore, ni, The Hype, Lilli Burlero, Of- cerca spettacolare superflua, ma artista plastico, cantautore, col- ficine Pan, Baiafonda, Antonio Alexa Invrea tutto tende ad un’essenzialità che laboratore in attività didattiche Ramberti, Muculords, Macola e Pittrice, teatrante, persona se- porta per gradi alla rivelazione fi- dell’ambito sociale e giovanile. Vibronda mi-seria. nale. www.viterbofotocine.com Figlia di 2 artisti, allieva del- Valerio Dehò Giuseppe Righini www.myspace.com/rubia71 la pittrice Fiorenza de Ange- Cantante, autore e attore occa- lis, studia con lei pittura e teo- Fulvio Mennella sionale da più 15 anni attivo sul- Keith Shorrocks ria del colore, arteterapia con Musicista, computer performer e le scene. nato nel 1954 a Manchester, En- Stefania Guerra-Lisi alla scuo- tecnico diplomato presso la Fon- Ha lavorato tra gli altri con Andy gland. Artista visivo,vive e lavora la “la Globalità dei Linguag- dazione Arturo Toscanini di Par- dei Bluvertigo, Elena Bucci, An- a Saludecio dal 1980. biciclataquadri.indd 35 27-10-2008 0:58:06
  • 36. 27-10-2008 0:58:06 biciclataquadri.indd 36 Bisogna essere lenti, amare le soste per guardare il cammino fatto, sentire la stanchezza conquistare come una malinconia le membra, invidiare l’anarchia dolce di chi inventa di momento in momento la strada. Bisogna imparare a star da sé e aspettare in silenzio, ogni tanto esser felici di avere in tasca soltanto le mani. Andare lenti è incontrare cani senza travolgerli, è dare i nomi agli alberi, agli angoli, ai pali della luce, è trovare una panchina, è portarsi dentro i propri pensieri lasciandoli affiorare a seconda della strada, bolle che salgono a galla e che quando son forti scoppiano e vanno a confondersi al cielo. È suscitare un pensiero involontario e non progettante, non il risultato dello scopo e della volontà, ma il pensiero necessario, quello che viene su da solo, da un accordo tra mente e mondo. Andare lenti vuol dire avere un grande armadio per tutti i sogni, con grandi racconti per piccoli viaggiatori, teatri plaudenti per attori mediocri, vuol dire una corriera stroncata da una salita, il desiderio attraverso gli sguardi, poche parole capaci di vivere nel deserto, la scomparsa della folla variopinta delle merci e il tornar grandi delle cose necessarie. Andare lenti è essere provincia senza disperare, al riparo dalla storia vanitosa, dentro alla meschinità e ai sogni, fuori della scena principale e più vicini a tutti i segreti. Andare lenti vuol dire ringraziare il mondo, farsene riempire. C’è più vita in dieci chilometri lenti e a piedi che in una rotta transoceanica che ti affoga nella tua solitudine progettante, un’ingordigia che non sa digerire. Si ospitano più altri quando si guarda un cane, un’uscita da scuola, un affacciarsi al balcone, quando in una sosta buia si osserva un giocare a carte, che in un volare, in un faxare, in un internettare. Questo pensiero lento è l’unico pensiero, l’altro è il pensiero che serve a far funzionare la macchina, che ne aumenta la velocità, che si illude di poterlo fare all’infinito. Il pensiero lento offrirà ripari ai profughi del pensiero veloce, quando la macchina inizierà a tremare sempre di più e nessun sapere riuscirà a soffocare il tremito. Il pensiero lento è la più antica costruzione antisismica. Bisogna sin da adesso guardare lentamente le case, scoprire quando il loro ammucchiarsi diventa volgare, desiderare che dietro di esse torni a vedersi il mare. Bisogna pensare la Misura che non è pensabile senza fermarsi a guardare gli escrementi degli altri uomini in fuga su macchine veloci. Nessuna saggezza può venire dalla rimozione dei rifiuti. È da questi, dal loro accumulo, dalla merda industriale del mondo che bisogna ripartire se si vuole pensare al futuro. I veloci, i progettanti, i convegnisti, i giornalisti consumano voracemente il mondo e pensano di migliorarlo. La lentezza sa amare la velocità, sa apprezzarne la trasgressione, desidera anche se teme (quanta complessità apre questa contraddizione!) la profanazione contenuta nella velocità, ma la profanazione di massa non ha nulla della sacertà che pure si annida nel sacrilegio, è l’empietà senza valore, un diritto universale all’oltraggio. Nessuna esperienza è più stolida della velocità di massa, della profanazione che non si sa. da “Andare lenti” di Franco Cassano
  • 38. 27-10-2008 0:58:07 biciclataquadri.indd 38 Se c’è una cosa che più di altre vale la pena di raccontare di questa mostra è l’entusiasmo ed il coinvolgimento maturato spontaneamente tra gli artisti che hanno prestato la loro opera. La loro volontà di farsi, insieme per la prima volta, interpreti di un messaggio ambientale che esamina il rapporto tra cittadino e città, tra cittadino e beni di consumo. È un messaggio che parla a tutta la nostra comunità locale di comportamenti virtuosi verso la qualità della vita, nei confronti del nostro territorio e verso noi stessi per dire che a volte percorrere la città in bicicletta oppure riutilizzare un bene riciclandolo, può essere una esperienza capace di sorprenderci oltre che salutare e sostenibile. È un messaggio che per questo si fa rivoluzionario, quanto l’arte è capace di essere, perché vuole cambiare le nostre abitudini, i nostri comportamenti, il nostro modo di toccare, usare e riutilizzare ciò che Pallante chiamerebbe ‘bene’ e non ‘merce’. Un bene appunto, la bicicletta, una risorsa straordinaria anche nella crescita delle relazioni, nello stemperare i nostri ritmi quotidiani più spesso dettati dalle abitudini che dalle reali necessità, un bene che permette di vedere, assaporare, annusare, incontrare, scoprire con lentezza ciò che ci sta intorno, ciò che di bello esiste nella nostra città e spesso noi, riminesi, non vediamo, non apprezziamo, non consideriamo. ‘Venghino signori venghino’, venghino a scoprire le mirabolanti ispirazioni creative, le macchine fantastiche forgiate da biciclette riciclate, ‘beni’ altrui recuperati e rivisitati, biciclette usate messe a disposizione dai soci di Pedalando e Camminando che anch’essi contagiati, in pochi giorni, ci hanno fornito 15 fiammanti velocipedi in salamoia accantonati in qualche cantina e che rivivono, in questa mostra, per qualche giorno, una nuova funzione sociale. Non è più utile di tanto che ‘di questa mostra se ne parli’ ma che questa mostra ‘ci parli’ di un mezzo che rinasce nella nostra città, rinasce nella cultura e si mette a servizio. Si mette a servizio anche con il nuovo bike-sharing inaugurato pochi mesi fa; anch’esso si offre, si propone alla vostra attenzione ed alle vostre abitudini per fare di Rimini, come già fu in passato, la città delle biciclette in questo nuovo millennio… ’venghino signori venghino’. Andrea Zanzini Assessore alle Politiche Ambientali ed Energetiche
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  • 40. 27-10-2008 0:58:08 biciclataquadri.indd 40 con la collaborazione di: Velocipede in salamoia