2. Cos' è la motivazione?
“una configurazione organizzata di esperienze soggettive che
consente di spiegare inizio, direzione, intensità, persistenza di
un comportamento diretto ad uno scopo” (De Beni e Moè,
2000, p.37)
3. Le componenti della motivazione
Quali sono queste esperienze soggettive?obiettivi, interessi,
valori, aspettative, attribuzioni, percezioni e, soprattutto,
emozioni.
Emozioni nucleo centrale della motivazione, su cui incentrare
gli interventi.
Essenziale la presenza di un obiettivo chiaro da raggiungere.
4. La motivazione ad apprendere
Le persone sono naturalmente motivate ad apprendere
quando (Combs e Pope, 1994):
non sono preoccupate di eventuali fallimenti
percepiscono l'oggetto di apprendimento come
significativo per sé stessi
sentono di avere con gli insegnanti un rapporto fondato
sulla stima e il supporto emotivo
….Autostima...
...Empatia....
5. L'EDUCAZIONE SOCIOAFFETTIVA
Questo metodo (Gordon, 1971)ha come obiettivo la capacità di
ascolto empatico unitamente all’utilizzo di un linguaggio
responsabile (in prima persona) e congruente, affinché si
possano trovare soluzioni condivise a situazioni problematiche
e/o conflittuali (Marmocchi, Dall’Aglio e Zannini, 2004).
6. ASCOLTO E MOTIVAZIONE
L'ascolto efficace serve a creare un clima emotivo positivo
in classe
Dedicare tempo al tono emotivo della classe e al proprio tono
emotivo significa liberare risorse cognitive per
l'apprendimento
La capacità di nominare, riconoscere, gestire le proprie e
le altrui emozioni è detta intelligenza emotiva
7. EMOZIONI
Le emozioni danno conto delle priorità
…..in altri termini, il comportamento delle persone è guidato dalle
emozioni che provano, nel nostro caso, il comportamento
diretto ad uno scopo
8. EMOZIONI/2
...pertanto, una classe in cui l'emozione
prevalente è la rabbia o la paura, sarà
una classe poco motivata ad apprendere
Allo stesso modo, un insegnante il cui stato emotivo
prevalente sia la rabbia o la paura, sarà poco motivato a
mettersi in gioco con gli alunni e cercherà da questi
conferme
9. EMOZIONI E BISOGNI DI BASE
Maslow ha concettualizzato la sua famosa “piramide dei
bisogni”
10. EMOZIONI E BISOGNI DI BASE
Bisogni primari – sensazioni fisiologiche- cervello rettiliano
Bisogni di sicurezza – emozioni di base – corteccia
Bisogni di autorealizzazione – emozioni complesse –
neocorteccia
11. MOTIVAZIONE ED EMOZIONI
affinchè si possano provare emozioni complesse -
come ad esempio l'orgoglio per un successo
ottenuto o la vergogna per un errore commesso,
è necessario che siano soddisfatti i bisogni di
base
12. EMOZIONI DI BASE
Paura
Rabbia
Felicità
Tristezza
Disgusto
Sorpresa
14. MOTIVAZIONE ED EMOZIONI
Motivazione intrinseca: Skinner (1974) “volontà di
affrontare un compito per ottenere qualcosa di diverso
dall’attività di per sé”
Motivazione estrinseca: affrontare un'attività esclusivamente
in funzione della ricompensa
15. DIDATTICA MOTIVAZIONALE
Liberare risorse cognitive creando un clima sereno in
classe....ascolto empatico
Comunicare in modo empatico per favorire la
valorizzazione di ciascun allievo e la sua
autoregolazione...comunicazione assertiva
Sostenere l'autostima e l'autoefficacia dei ragazzi per
orientarli al processo e non al risultato...lodi e critiche
costruttive
Sostenere la rilevanza personale dei compiti
proposti...coinvolgimento diretto degli alunni a lezione
16. EMPATIA E VALORE DI SE'
Riconoscimento empatico molto più che
elargizione di premi
Attenzione a premiare per attività svolte già con
piacere
17. L'EMPATIA
L'empatia è la capacità di comprendere lo stato emotivo
dell'altro, mettendosi “nei panni dell'altro”.
NON E' APPROVAZIONE.
Relazione fra l'insegnante e i ragazzi
Relazione tra i ragazzi
Relazione fra insegnanti/dirigenti/genitori
18. EMPATIA/2
Il contatto empatico fa sentire l'interlocutore
autenticamente compreso e apre la
disponibilità alla comunicazione.
...riduzione delle tensioni nell'ambiente...
19. EMPATIA/3
Di cosa è fatta l'empatia?
Capacità di ascolto
Capacità di riconoscere lo stato emotivo altrui
Capacità di riconoscere e modulare il proprio stato
emotivo
….congruenza
21. LE BARRIERE ALLA COMUNICAZIONE
Ordinare/esigere,
Minacciare,
Moraleggiare,
Predicare,
Dare soluzioni già pronte,
persuadere (con la logica),
giudicare/disapprovare,
fare complimenti immeritatamente,
umiliare/ridicolizzare,
interpretare,
consolare/minimizzare,
cambiare argomento,
interrogare ...
22. ALCUNE FRASI DEMOTIVANTI
Sei sempre il solito
Non penserai mica che...
Muoviti, pigrone!
Chiudi il becco
Spremiti le meningi
Datti da fare
Lascia, faccio io
Ora te le faccio vedere io le bizze
Toh, che miracolo!
Ma come ti viene in mente?
Adesso ne ho abbastanza
Lo sapevo io!
Che mi potevo aspettare da te?
24. IL MESSAGGIO “IO”
Messaggio formulato in prima persona (non in terza persona,
come spesso accade nella normale conversazione)
Comunica i pensieri e i sentimenti dell'emittente
Ha come oggetto fatti concreti e circostanziati/comportamenti
che riguardano l'emittente
25. IL MESSAGGIO “IO”/2
Consente di comunicare con chiarezza qualsiasi
contenuto...purchè non allusivo o offensivo.
La parte “negativa” non va enfatizzata
E' importante affiancarlo a messaggi “io” a contenuto
positivo
Riflettere sulla qualità del messaggio che arriva al
destinatario.
26. IL MESSAGGIO “IO”/3
Attenzione ….
…....................................alla rabbia!
La rabbia è il sentimento spesso usato per mascherare
emozioni primarie che si ritiene sia “pericoloso” o
“inopportuno” mostrare.
27. IL FEEDBACK FENOMENOLOGICO
Consiste nel rimandare all'altro ciò che si vede (con gli occhi),
si sente (con le orecchie), si avverte (emotivamente), si
immagina (con la fantasia)
Esempio: quando vi parlo, sento che parlate tra voi.
Esempio: faccio la fantasia che tu non mi stia ascoltando
Esempio: vedo che alcuni si alzano mentre spiego
Esempio: mi infastidisco quando alzi la voce
28. IL MESSAGGIO IO/5
“A volte mi interrompi (non valutativo) e questo (il
comportamento) mi infastidisce (espressione del
sentimento) perchè ci metto il doppio del tempo a dirti le
cose (effetti sull'emittente).
29. LA RELAZIONE CON IL BAMBINO IN ETA' 3-5 ANNI
Modulare il tono emotivo e il tono di voce (tranquillità)
Stabilire una relazione: ascolto, contatto visivo
Dare istruzioni chiare, partendo da un 'titolo': oggi
facciamo...
Prevedere pause
30. La relazione con il bambino 3-5 anni/2
Contenere:
- guardare il bambino
- 'dimmi cosa è successo' (attenzione al tono)
- 'che fai?' (attenzione al tono)
- ho visto che ti sei fatto male/che Marta ti ha preso il gioco e
che questo ti ha fatto arrabbiare, ma non si morde, anche
Marta ha sentito molto male.
- contenere fisicamente con delicatezza SE NECESSARIO
31. LA RELAZIONE CON IL BAMBINO 5-11 ANNI
Fase di avvio della separazione-individuazione
Bisogno di calore, rassicurazione e stima (lieve
sovrastima)
Modulare contenimento e autonomia
Contenere:
- guardare il bambino
- 'dimmi cosa è successo' (attenzione al tono)
- 'che fai?' (attenzione al tono)
- vedo che non stai scrivendo/guardi altrove.
- contenere fisicamente con delicatezza SE NECESSARIO
32. La relazione con il bambino 5-11 anni/2
Autonomia:
- obiettivi chiari e condivisi: “oggi facciamo...adesso faremo...
e dopo faremo...”
- concedere di prendere piccole decisioni
- favorire la discussione di gruppo
- non cercare di “risolvere” tutto
- priorità all'ascolto attivo
- non forzare a dire come si sente
Conflitti:
- stare sul perchè è successo e non su di chi è la colpa
33. LA RELAZIONE CON IL RAGAZZO 11-14 ANNI (PRIMA
ADOLESCENZA).
Compito di sviluppo: coniugare appartenenza e autonomia
Intensificazione della differenziazione dalla famiglia
Centralità del gruppo dei pari
Funzione genitoriale dell'insegnante
Sono “ancora piccoli” in prima media e “già grandi” in terza
Seconda media fase critica, talvolta noiosa per il ragazzo
Stabilire una relazione:
- “come state?” “come è andato il compito di matematica'”
- “Come è andato il laboratorio intercultura?”
Utilizzare il contatto empatico (diverso da approvare!)
34. LA RELAZIONE CON IL RAGAZZO 11-14 ANNI (PRIMA
ADOLESCENZA).
Compito di sviluppo: coniugare appartenenza e autonomia
Intensificazione della differenziazione dalla famiglia
Centralità del gruppo dei pari
Funzione genitoriale dell'insegnante
Sono “ancora piccoli” in prima media e “già grandi” in terza
Seconda media fase critica, talvolta noiosa per il ragazzo
Stabilire una relazione:
- “come state?” “come è andato il compito di matematica'”
- “Come è andato il laboratorio intercultura?”
Utilizzare il contatto empatico (diverso da approvare!)
35. LA RELAZIONE CON IL RAGAZZO 11-14 ANNI (PRIMA
ADOLESCENZA)/2
“Dimmi cosa è successo” (attenzione al tono)
“Di cosa hai bisogno?” (attenzione al tono)
“vedo che i tuoi voti sono calati” (attenzione al tono)
“Vedo che quando rientri in classe parli e penso che non
segui”
Importante stare sul fenomeno (vedo e sento con le
orecchie, penso/immagino con la fantasia)
Evitare la sfida (età della sfida)
36. LA RELAZIONE CON IL RAGAZZO 11-14 ANNI (PRIMA
ADOLESCENZA)/3
Salienza personale degli obiettivi di apprendimento
Chiarezza di obiettivi
Potere decisionale parziale all'alunno
Confini
Favorire il bisogno di relazione con i pari
37. LE LODI (FEEDBACK POSITIVO)
Attenzione a quelle “al curry”!
Esempio: mi è piaciuto molto quello che hai scritto non pensavo
tu ne fossi capace
Il complimento assertivo è un apprezzamento sincero, in cui si
esprime riconoscimento per il valore dell'altro.
Incondizionate: per l'esistere
Condizionate: per il fare o l'essere competenti
Esempio I: Sono felice di passare del tempo con te
Esempio I: Mi piace ascoltare ciò che dici
Esempio C: Mi piace molto il tuo disegno, i colori che hai
scelto sono molto belli e hai colorato con precisione, bravo!
(calibrare in base al'età)
38. LE LODI/2
Specificare: collegamento stretto con la prestazione, dire con
precisione cosa si apprezza
Argomentare: esplicitare la motivazione
Essere sinceri: fare un complimento solo se si è
profondamente convinti
….di nuovo, congruenza......
39. LA CRITICA COSTRUTTIVA
Attenzione a quella distruttiva!
Quando si riceve una critica il nostro bambino interiore “piange”
(passività) o disprezza e attacca (aggressività)
Le critiche non devono attaccare la persona, ma descrivere
un comportamento in modo che l'altro possa cambiarlo per
migliorarlo.
40. LA CRITICA COSTRUTTIVA/2
Descrivere il comportamento
Utilizzare il messaggio Io “mi sento scoraggiato...”
Affermare i motivi “perchè non mi sento ascoltato”
Spiegare come poter modificare
Illustrare i vantaggi della modifica
41. L'INTERESSE
Come rendere una lezione “interessante”?
- coinvolgimento dei ragazzi
- lavoro in sottogruppi (bisogno di relazione)
- connessioni tra argomenti diversi e con temi attuali e quotidiani
- sfruttare le “incongruenze” lasciando libera la discussione
...ovviamente senza dare giudizi (soprattutto negativi!!!) sulle
idee espresse ma favorendone la ristrutturazione!
42. LE CREDENZE DEMOTIVANTI
A scuola conta il risultato (e non il processo)
Anche se si impegna, non arriverà mai al
successo....attenzione alle aspettative sugli alunni...e sui figli!
Appena vedo che sta sbagliando devo intervenire....lasciare il
tempo di sbagliare.
“Con me, fa”
43. IN GENERALE....
Utilizzare il confronto tra idee diverse
Utilizzare le idee preesistenti e modificare quelle se sono
errate
Spiegare “per differenza”: se ci sono concetti che possono
confondersi/confondere, utilizzarli entrambi e spiegare in cosa
si somigliano e in cosa differiscono
Favorire presentazioni di gruppo dei vari argomenti, dando
solo la struttura generale e lasciando ai ragazzi la
responsabilità dei contenuti e della forma
Ridurre gradatamente il feedback
45. Attenzione/2
Lasciare che l'alunno esponga come può ciò che ha
appena sentito
Riassumere quello che l'alunno ha detto, tenendo conto degli
elementi da lui riferiti
Domandare all'alunno se il riassunto è corretto
Correggere integrando, togliendo, aggiungendo, modificando
elementi in funzione di quelli riferiti dall'alunno.
46. ….LA LEZIONE EFFICACE..
Di nuovo, l'autostima! ...dell'alunno e dell'insegnante
Attenzione alla comunicazione non verbale...
…........dell'alunno..................
…..........................e dell'insegnante!