Tesi laurea triennale - Fertilia la città incompiuta
1. UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI SASSARI
FACOLTA' DI ARCHITETTURA
Corso di Laurea in
Pianificazione Territoriale, Urbanistica e Ambientale
“FERTILIA: La città incompiuta”
RELATORE
Tesi di laurea di
Prof. Alessandra Casu
Prof. Arnaldo Cecchini Riccardo Gnani
A.A. 2005/2006
2. UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI SASSARI
FACOLTA' DI ARCHITETTURA
Laboratorio di Laurea
PAESAGGI UMANI
Collegio dei docenti
Alessandra Casu
Massimo Faiferri
Aldo Lino
Tesi di Laurea di:
Riccardo Gnani
A.A. 2005-2006
3. Dedicato ai miei genitori
per la loro costante dedizione
nel rendermi felice
4. “FERTILIA: La città incompiuta”
Introduzione……………………………………………………………………...p. 2
1. Fertilia, una lettura a campo aperto ……………………………………………...4
1.1 La storia del territorio 1900 – 2000…………………………………………….4
1.2 Il contesto attuale 2000 – 2007………………………………………………..19
1.2.1 L’articolazione socio demografica……………………………………..21
1.2.2 Le questioni emergenti: una microstoria……………………………….26
1.2.3 L’immagine esperta e la pianificazione di dettaglio………………….. 31
2. Quale presente, quale futuro?……………………………………………………. 34
2.1 Un’indagine sulla percezione………………………………………………….35
2.2 Partecipazione e sostenibilità…………………………………………………48
2.3 Scenari partecipativi e gli EASW…………………………………………….50
3. Quali progetti per Fertilia?…………………………………………………..……57
3.1 Le azioni desiderate…………………………………………………………...57
3.2 Gli scenari di riferimento……………………………………………………...69
3.3 La sostenibilità delle scelte……………………………………………………72
Fonti delle illustrazioni…………………………………………………………….75
5.
6. Introduzione
Sono nato a Fertilia nel 1983, ho goduto fino ad oggi dei privilegi di vivere in una regione
fantastica con un clima temperato, di fronte al mare, in un paese che non conosce il traffico
e l’inquinamento, dove gli spazi “liberi” non sono mai mancati e la violenza non ha mai
messo radici.
Sono cresciuto sereno e spensierato; non ci si accorge della fortuna che si ha, la si vive e
basta, con il sorriso sulle labbra.
Crescendo ho iniziato a percepire un disagio generale che di rado riuscivo a mettere a
fuoco, c’era ancora il sole, il mare e la tranquillità, ma spesso vedevo riflesso il mio disagio
su tutto ciò che mi circondava: gli edifici decadenti, prati e giardini dimenticati da tutti
tranne che dai rifiuti, e una profonda sensazione di staticità delle cose. Non un paese dove
il tempo si è fermato ma, bensì, un luogo che si è fermato mentre il tempo scorre
inesorabile.
L’immagine di un paese riflette lo stato della comunità che lo abita e spesso la condiziona
ma, quest’immagine, non è semplice da cogliere se non si conosce in primo luogo la storia
del territorio e di chi questo territorio l’ha vissuto e lo vive tutt’oggi; leggere le
“stratigrafie” storiche di Fertilia è stato un passo fondamentale di questo lavoro.
Le motivazioni principali della scelta di Fertilia come oggetto di questo lavoro sono di
varia origine: il puro interesse personale a comprendere la realtà che mi circonda, dare il
mio contributo allo sviluppo di Fertilia gettando le basi per una ricerca metodologica
d’intervento e cercando in primo luogo di farne emergere le peculiarità, testare
l’applicabilità delle conoscenze acquisite nei primi tre anni di Università in un contesto di
modeste dimensioni ma non per questo di semplice interpretazione, dove è possibile
effettuare una lettura approfondita del contesto fino ai dettagli e infine, ma non di minore
importanza, la volontà di comprendere le reali possibilità di una progettazione del luogo
partecipata, in cui il sapere tecnico si fonde con la volontà dei cittadini.
Percepisco un senso di distanza dalle iniziative istituzionali dal momento che, oltre ad
essere una persona portatrice di sapere comune locale, ho iniziato a costruirmi una
personalità che tenderà a diventare esperta e mi sono reso conto di come gli strumenti
esperti sono distanti dal saper locale. Per questo motivo mi sono chiesto come è possibile
costruire dei momenti di “costruzione del progetto” che riescano a tenere insieme i saperi
locali e i saperi esperti.
2
7. Ho voluto ricostruire la storia attraverso fonti archivistiche e parte di fonti orali ricavate
comunque da fonti bibliografiche; ho esaminato, in un contesto più recente, la microstoria
costruita aggregando le questioni più recenti attraverso una lettura emerotecaria che mi ha
permesso di individuare un insieme di temi di cui ho provato a verificarne la coerenza con
gli elementi di progetto attraverso un questionario; ho voluto osservare come, in un
momento recente, le questioni emerse sono state trattate dagli strumenti esperti da cui
percepivo la distanza.
A questo punto, dopo aver lavorato a fonti eminentemente esterne al contesto, ho provato a
lavorare dall’interno, costruendo un campione rappresentativo della popolazione a cui
sottoporre un questionario che trattasse i temi emergenti dall’analisi esterna del contesto.
Inoltre, attraverso il questionario ho potuto ricavare un’immagine di Fertilia e alcune idee
progetto derivate dal sapere locale.
L’obiettivo di questo metodo di lavoro è quello di creare un supporto alla decisione
fondato sull’integrazione del sapere locale con il sapere esperto che permette di creare le
premesse per una progettazione di Fertilia alternativa o complementare a quella esistente e
che sappia, inoltre, individuare le priorità su cui agire.
3
8. 1.1 La storia del territorio 1900 – 2000
La storia di Fertilia, malgrado impegni un arco storico di soli 70 anni, è legata a
processi di trasformazione del territorio, per lo più di iniziativa pubblica, che sono
antecedenti alla data di fondazione di Fertilia (8 marzo 1936) e risalgono infatti alla
fine dell’800, in cui la trasformazione avviene con alcune opere di bonifica limitate a
brevi aree del territorio di Alghero; esse segnano comunque l’inizio di una radicale
trasformazione che interesserà, fino alla metà del secolo successivo, l’intero territorio
della Nurra e, in generale, tutta la pianura alluvionale a ridosso della costa ovest della
Sardegna.
Il 13 ottobre 1934 viene inaugurata l’Azienda Maria Pia di Savoia che costituirà il
primo nucleo di bonifica della Nurra e che fa capo alla bonifica dello stagno Calik
iniziata nel 1898 con l’utilizzo di manodopera costituita dai reclusi nello stabilimento
penale di Alghero e nella colonia penale di Cuguttu.
Saranno anni di interventi umani, sul territorio sardo, di vaste dimensioni che iniziano,
come già detto, verso la fine dell’800 quando il governo dello Stato Unitario emette le
leggi sulle bonifiche del 1897 e del 1907. La regimazione delle acque, le bonifiche e la
riforma agraria daranno un nuovo volto alla Sardegna producendo infrastrutture, opere
di ingegnerie, villaggi e città; “Dal Tirso al Taloro, dal Coghinas al Flumendosa, dal
Cedrino al Mogoro, l’impresa delle bonifiche è ancora oggi leggibile come una sorta di
trama sapientemente sovrapposta alla morfologia dei luoghi”1; in parallelo a questo
panorama si affiancano le vicende legate all’attività mineraria in Sardegna.
L’Italia, a partire dagli anni Venti, è sotto regime fascista e gli obiettivi politici
principali sono questi: la generale ridistribuzione della popolazione sul territorio, il
rafforzamento della consistenza demografica nazionale e soprattutto la volontà di
compiere una riforma sociale che passi per l’agricoltura, posta a base dell’economia
nazionale, allo scopo di creare una mentalità nuova che corrisponde a usi, costumi e
principi differenti dalla realtà urbana della città industriale.
Uno dei punti di forza della politica agraria del Fascismo è dunque il concetto di
Bonifica Integrale, che si realizza con un deciso attacco al sistema capitalistico-
industriale, con l’obiettivo di subordinare l’attività industriale ai reali interessi
economici nazionali e con la parziale trasformazione del divieto di proprietà, negato “a
1
Lino Aldo in, AA. VV. a cura di A. Lino “Le città di Fondazione in Sardegna”, Cagliari,
C.U.E.C/I.N.U. (1998), p. 13
4
9. chi, assente e lontano dalla sua proprietà, si limita al semplice, comodo godimento dei
suoi frutti.”2
Una situazione analoga ma di dimensioni differenti, si può riscontrare a cavallo degli
anni Trenta negli Stati Uniti, dove il crollo della borsa e la conseguente sfiducia nel
sistema capitalistico forniscono le basi per una negazione della città. Supportata da
diverse correnti culturali del periodo, fa rifiorire il “mito della frontiera” americano, la
visione pionieristica del confine che raccolse vasto consenso e si tramutò in un ritorno
alla terra, alle origini, alla campagna; il New Deal di F.D. Roosevelt è il risultato di tale
situazione e, nel ritorno alla terra, si celano non solo retroscena economici ma anche
sociali, per un recupero identitario della cultura americana.
La politica di Mussolini tenderebbe a fare degli Italiani un popolo di lavoratori pionieri
“…disposti a cercare fortuna non più nelle americhe o in Europa ma piuttosto nel
territorio nazionale o di conquista, in lande desolate, in terre malariche laddove,
secondo la propaganda di regime, si decidevano le sorti dell’Italia autarchica e
imperiale”3.
La Bonifica Integrale appare dunque lo strumento più adatto per conciliare riforma
economica e riforma sociale, secondo gli ideali politici del Fascismo; il termine
“integrale” avrebbe il significato di matrice politica che mira a trasformare, più che la
realtà territoriale, il mondo del lavoro e gli assetti sociali, con lo scopo di rilanciare
l’economia ma, allo stesso tempo, di avere un vigile controllo sulla popolazione, tipico
di una politica di regime.
“Bonifica Integrale è bonifica dell’uomo e bonifica della terra, nei loro rapporti
reciproci; è realizzazione del rapporto fra uomo e terra più adatto agli scopi della
convivenza sociale”4.
Questa volontà di ruralizzare il paese, da Mussolini ambita, non può che realizzarsi
attraverso la colonizzazione.
L’Ente Ferrarese di Colonizzazione a cui si deve, come spiegheremo più avanti, la
paternità di Fertilia, viene istituito con un decreto del 7 ottobre 1933, proprio negli anni
cruciali della campagna ruralista. Il fine di istituire tale ente è decongestionare il
2
Bitti S. Porcu R. Sanna R. Pani F in, AA. VV. a cura di A. Lino “Le città di Fondazione in Sardegna”,
Cagliari, C.U.E.C/I.N.U. (1998), p. 61
3
Di Felice Maria Luisa in, AA. VV. a cura di A. Lino “Le città di Fondazione in Sardegna”, Cagliari,
C.U.E.C/I.N.U. (1998), p. 99
4
Serpieri A., “Problemi della terra nell’economia corporativa, Roma, Ediz. Diritto del Lavoro (1929) in,
AA. VV. a cura di A. Lino “Le città di Fondazione in Sardegna”, Cagliari, C.U.E.C/I.N.U. (1998), p. 62
5
10. Ferrarese, caratterizzato da un elevato numero di braccianti disoccupati, e destinare il
maggior numero di famiglie nelle zone meno abitate della Sardegna creando la piccola
proprietà coltivatrice.
“…il territorio della Nurra, come la piana di
Terralba, era acquitrinoso, infestato dalla
malaria, spopolato e scarsamente sfruttato”5:
ma sono proprio queste le terre da
“redimere” e su cui il fascismo punta.
Gli anni dell’Ente Ferrarese sono gli anni in
cui la colonizzazione del territorio, dopo
l’episodio del Villaggio Calik, avanza con Fig. 1 Coloni dell’Ente Ferrarese
ritmi più elevati: tra il 1933 e il 1935
vengono risanati 6.000 ettari di terreno, nel
1938 12.000 ettari su cui insistono 115
poderi e 100 case coloniche. In tutto, prima
del secondo conflitto mondiale, l’Ente
riuscirà a bonificare una superficie di 33.000
ettari e a costruire 20 pozzi e 50 km di strade Fig. 2 Lavori dell’Ente Ferrarese
lungo gli appoderamenti.
Gli scopi dell’Ente Ferrarese di Colonizzazione oltre alle opere di bonifica e
all’appoderamento, è l’inserimento di comunità lavoratrici in pianta stabile, creando un
modello di insediamento rurale diffuso.
Il modello di insediamento diffuso, di cui Fertilia è
un esempio, si caratterizza per una sostanziale
differenza nel rapporto fra città e campagna rispetto
agli episodi del passato.
La città, sede delle funzioni burocratiche ed
amministrative, non è pensabile al di fuori
dell’organizzazione territoriale che la sorregge e al
quale serve; mentre negli esempi del passato la Fig. 3 Il modello insediativo
produzione agricola nelle campagne era al servizio
della città, in questo nuovo sistema tra podere e borgo la città non vive alle spalle della
5
Di Felice Maria Luisa in, AA. VV. a cura di A. Lino “Le città di Fondazione in Sardegna”, Cagliari,
C.U.E.C/I.N.U. (1998), p. 106
6
11. bonifica ma è esattamente il contrario: la città sorge al servizio della bonifica. Tra il
1928 e il 1938 vengono condotti, oltre a Fertilia, altri due piani di colonizzazione del
territorio che comporta la realizzazione di altri due insediamenti: la SBS ( Società
Bonifiche Sarde, impresa privata) e l’Azienda Carboni Italiani realizzano
rispettivamente Mussolinia (l’attuale Arborea) nella piana di Terralba e Carbonia nel
Sulcis.
In tutti questi casi si tracciano chilometri di nuove strade, vengono introdotte nuove
specie arboree estranee come l’Eucalipto (per le fasce frangivento), l’assetto
morfologico dei luoghi viene completamente stravolto e, nel caso della Nurra in
particolare, vengono distrutti numerosi siti archeologici mentre si dissoda con
macchinari potenti, con la roccia affiorante di continuo.
Il ponte romano di Fertilia, per esempio, subisce la distruzione di due arcate per far
passare una draga che scavi i fondali dello stagno, d’altronde l’Ente Ferrarese deve
sembrare potente per rispecchiare l’autorità del regime che lo ha istituito. Fertilia,
Arborea e Carbonia rappresentano l’intenzione di riconquistare la fascia costiera ovest
della Sardegna: un territorio, come già detto, inospitale e inabitabile per via delle
condizioni malariche delle pianure alluvionali. Le città sopra citate vorrebbero
assicurare un nuovo e radioso futuro a quanti vi abitavano, grazie a migliori condizioni
igieniche e attività lavorative di nuova realizzazione. Nella storia della Sardegna è
facilmente leggibile come i sardi abbiano a lungo schivato, almeno dopo il 1000, le
coste sarde: infatti, la maggior parte degli insediamenti costieri sono nati per cause di
carattere storico importate dall’esterno e quindi estranee al popolo sardo. “Popolazioni
sino ad allora arroccate sui rilievi iniziano a scendere a valle, cercando occasioni di
crescita e sviluppo. Nuovi abitanti spesso provenienti da altre regioni, entrano a far
parte del panorama sardo”6.
Quando Fertilia viene fondata, sono gli anni del consenso e l’Italia si prepara a
festeggiare l’ormai prossima conquista dell’Etiopia. Come usanza del Fascismo, ogni
manifestazione è di sfarzo trionfale e, per l’inaugurazione di Fertilia, non potrebbe
essere altrimenti: il governo, ben rappresentato, assiste all’inaugurazione della scuola
elementare “Rosa Mussolini” e alla posa della prima pietra della chiesa
(originariamente dedicata al Sacro Cuore di Gesù); vengono inoltre murate, in entrambi
gli edifici, due pergamene celebrative del noto pittore Filippo Figari.
6
Mura Gianni in, AA. VV. a cura di A. Lino “Le città di Fondazione in Sardegna”, Cagliari,
C.U.E.C/I.N.U. (1998)
7
12. L’8 marzo 1936 era domenica e spirava un forte vento di maestrale, precisa lo scrittore
Stanis Ruinas nelle cronache de L’Isola, il quotidiano di Sassari…”7, l’evento è di
interesse nazionale: è ovvio che la
propaganda fascista non trascuri
avvenimenti come la fondazione di nuove
città.
L’intenzione di realizzare qui un’unica
architettura di tutta la città, stereotipo
costruito di forma urbana metafisica, è
Fig. 4 Pergamene di Filippo Figari per la posa della prima
perseguita in maniera assolutamente pietra di Fertilia
cosciente, visto che in un numero de
“L’Economia Nazionale” del 1936 si legge
che “Fertilia, ultima nata fra le città del
Fascismo, sarà una delle più belle, essa
assommerà l’esperienza urbanistica di
questi anni ed esprimerà, nel linguaggio
del nostro tempo, la rinata potenza della
patria”8.
La prima fase della costruzione di Fertilia
segue il piano redatto da Arturo Miraglia
nel 1935, che riflette una cultura
influenzata dall’idea di “città giardino”
inglese e si caratterizza per una struttura
disomogenea, dove ogni edificio è inteso Fig. 5-6 L’enfasi sulla stampa
come monumento architettonico autonomo
e l’unica simmetria è leggibile in quella che doveva essere la Piazza 9 Maggio, fascia di
collegamento tra il mare ed il territorio, i cui limiti sono costituiti dalla chiesa e dagli
edifici principali come la Residenza Comunale, la Casa del Fascio, la Casa del Balilla e
la sede degli Uffici Agrari di Bonifica e infine, la chiusura ad orizzonte sul mare, diretta
verso Alghero.
7
Valsecchi Enrico A., Fertilia “Anni di Pace Anni di Guerra”, Sassari, ed. Nuova Comunità (1995),
p.12
8
Lino Aldo in, AA. VV. a cura di A. Lino “Le città di Fondazione in Sardegna”, Cagliari,
C.U.E.C/I.N.U. (1998), p. 16
8
13. Del piano di Miraglia viene realizzata solo la scuola elementare, dato che il modello
della città giardino inglese non appare come il modello ideale per risolvere il tema della
disurbanizzazione e non rispecchiava al massimo le istanze del Regime. Il sistema della
città giardino è centrato e chiuso, non suscettibile di ampliamento in quanto limitato nel
numero di abitanti e il suolo è di
proprietà collettiva e mai individuale,
si prospettava dunque l’utilizzo di un
modello di città diffusa, satellitare,
un sistema di punti sparso sul
territorio. “Dalle casette di gusto
eclettico del Villaggio Calik, che si
affacciano sullo stagno omonimo con
garbo romantico, si passa (sulle
ceneri dell’iniziale idea di città
giardino) al “novecentismo
razionalista” di Fertilia e quindi ai
borghi rurali, dove si comincia a
proporre un diverso rapporto con la
campagna in cui prevale via via
l’istanza antiurbana”9.
Il contributo italiano all’architettura
Fig. 7-8 Il piano di Arturo Miraglia del 1935 in pianta e
della città durante il fascismo si dibatte assonometria
tra gli utopismi della città ideale e le istanze del regime relative alla disurbanizzazione e
alla città corporativa, fra la ricerca razionale
dello spazio dell’uomo e l’impatto scenografico
di spazi monumentali e metafisici che
ricreassero un ambiente tipico mediterraneo;
La scuola di Arturo Miraglia rispecchia
l’atmosfera del periodo in cui è presente sia il
Futurismo italiano sia il Razionalismo del
Movimento Moderno che si afferma in Europa
in quel periodo; un’architettura descritta come
Fig. 9 La scuola elementare
9
Ibidem
9
14. “razionalissima, audace costruzione con più corpi avanzati, scintillanti di vetri e lucidi
metalli”10, che vuole fondere gli ideali della città giardino con il razionalismo
emergente del “movimento moderno”.
La scelta di affidare la redazione di un
nuovo piano al gruppo 2PST (Paolini,
Petrucci, Silenzi, Tufaroli) che aveva già
redatto in quegli anni il piano di Aprilia e
Pomezia è da ricercarsi in questo nuovo
clima culturale che prende piede nella
seconda metà degli anni ’30. Fig. 10 L’inaugurazione della Scuola elementare di
Fertilia. L’edificio era già in funzione prime della guerra.
“Lo scarto, ma anche il compromesso, fra
l’aspirazione a un razionalismo astratto e
il realismo della città corporativa è ben
testimoniato dai due progetti per Fertilia,
quello di Arturo Miraglia e l’altro del
gruppo 2PST”11, realizzati a distanza di
soli due anni ma, nel secondo, si può
riconoscere chiaramente il prodotto di
una nuova corrente in cui tutto ciò che Fig.11 Veduta della piazza centrale di Aprilia. Gruppo 2PST
permane del primo progetto (oltre
all’affaccio a mare della piazza 9 maggio e
la scuola elementare “Rosa Mussolini”) si
deve al fatto che la scuola era già stata
realizzata e l’asse viario principale era in
fase di realizzazione.
Nel nuovo piano del 1937 si legge il
tentativo di strutturare il borgo con un
sistema ortogonale, il più possibile
regolare, che si piega solo alla sinuosità
Fig. 12 Il piano di Fertilia del 1937 del Gruppo 2PST.
10
Giorgioni A., “Nasce Fertilia” in, AA. VV. a cura di A. Lino “Le città di Fondazione in Sardegna”,
Cagliari, C.U.E.C/I.N.U. (1998), p. 169
11
Rinaldi M. in, AA. VV. a cura di A. Lino “Le città di Fondazione in Sardegna”, Cagliari,
C.U.E.C/I.N.U. (1998), p. 93
10
15. della costa. La residenza che doveva sorgere come completamento del borgo è
progettata in maniera autonoma rispetto al resto, ma è comunque allacciata al centro
mediante la struttura viaria ad assi ortogonali. Lo spazio pubblico è concepito in
maniera totalmente differente nei due piani: infatti, la vasta piazza ideata come “foro”
classico viene modificata con criterio realista allo scopo di ricreare l’atmosfera di un
borgo padano.
Tutti gli edifici che rappresentano l’immagine del potere politico e della propaganda
ideologica (il cinema inizia a comparire come elemento ricorrente nella progettazione
delle città) sono, nel nuovo piano, riuniti in un complesso spaziale uniforme. Il regime
affianca le scelte di riforma agraria alla necessità di disurbanizzare la città ma, allo
stesso tempo, compie l’abile gesto di disperdere le masse operaie urbane, politicamente
pericolose, nelle campagne e, col nuovo modello insediativo, permette l’aggregazione
in uno spazio pubblico vigilato e di chiaro stampo propagandistico.
Il Piano si completa con un campo sportivo collocato all’esterno nei pressi della
Alghero–Porto Conte e con il Campo della Fiera lungo l’arteria principale della
bonifica, quest’ultima di fondamentale importanza per il collegamento fra il centro
amministrativo di Fertilia e il centro produttivo di S.M. La Palma, la borgata “sorella”
di Fertilia realizzata solo dopo guerra.
Per quanto riguarda la scelta dello stile architettonico per la realizzazione degli edifici,
la riforma sociale e il recupero di una cultura identitaria hanno influenzato le scelte dei
progettisti che hanno guardato ad un recupero del classicismo come simbolo tipico
della cultura italiana e in
questo senso si inserisce
l’influenza della pittura
metafisica che prevede, nella
sua espressione
architettonica, un universo Fig. 13 I portici di Fertilia Fig. 14 G. de Chirico, Paesaggio classico, 1915
fatto di elementi costruttivi .
ridotti alle loro forme pure
che guardano ad un mito mediterraneo
infranto. Ad ogni modo questo forzato
equilibrio tra monumentalismo e ruralismo
mostra come risultato la realizzazione di
Fig.15 Il modello della nuova città.
spazi volti maggiormente alla realtà delle
11
16. adunate tipiche del regime che alla volontà di favorire interscambio culturale tra i
lavoratori.
Un aspetto importante nella cultura urbanistica del periodo è rappresentato dalle nuove
opportunità che il volo, lo sguardo dall’alto, offre e che assoggetta a giudizio la
planimetria della città che andrà a connotarsi come prospetto nella dimensione aerea.
“e il sogno poetico e tecnologico del volo fornirà purtroppo all’uomo una duplice e
simultanea visione dall’alto: la bellezza geometrica di nuove citta fondate e lo
spettacolo sublime di antiche città bombardate”12.
Il sogno di Fertilia viene interrotto dalla guerra e la sua costruzione al 1942 limitata a
pochi edifici, sostanzialmente il solo nucleo
degli edifici pubblici: gli uffici dell’Ente
Ferrarese di Colonizzazione nella cosiddetta
Casa Doria, il palazzo comunale con la torre
littoria, l’edificio postale, la scuola elementare,
il mercato coperto, un fabbricato destinato a
mulino e poi trasformato in ostello per la Fig. 16 L’edifico che nella progettazione
originaria sarebbe dovuto essere adibito a sede del
gioventù, la caserma dei carabinieri, la palazzina Comune autonomo di Fertilia.
del direttore dell’Ente Ferrarese, la caserma
della Milizia, quattro caseggiati del Calik; poi,
in fase di completamento, le palazzine dei
portici, l’albergo, la casa del Fascio, la chiesa e
la canonica. Gli altri edifici previsti e quelli da
ultimare secondo il piano 2PST saranno
realizzati solo nel dopoguerra subendo, in alcuni Fig. 17 La chiesa priva del campanile voluto dalla
comunità Giuliana.
casi, modifiche rilevanti.
La storia di Fertilia, fino a questo punto, racchiude in sè elementi importanti del
dibattito culturale creatosi intorno ai temi dell’arte e dell’architettura durante gli anni
della sua progettazione, dall’esperienza del Movimento Moderno al conflitto tra
modernità e tradizione; allo stesso tempo si può rileggere la storia della prima grande
bonifica della Nurra iniziata negli anni Trenta.
“La fondazione di una città è sempre un atto di imperio anche se espressione di un
esigenza collettiva; è sempre la codificazione, la determinazione di norme secondo un
12
Rinaldi M. in, AA. VV. a cura di A. Lino “Le città di Fondazione in Sardegna”, Cagliari,
C.U.E.C/I.N.U. (1998), p. 93
12
17. ordine sistematico relativo ad un preciso momento storico, la sanzione quindi di un
disegno di potere. La città del Duce come quella del principe rinascimentale, soffre di
questo senso dell’assoluto: è città di simboli che appartengono solo all’ideatore, una
città cristallizzata…”13.
Con la pace Fertilia, che doveva essere il nodo centrale della bonifica, a guerra finita,
come si evince dal racconto, è una città incompiuta.
Gli anni successivi, dai trattati di pace del 10 febbraio 1947 agli anni ’60, rappresentano
per Fertilia e per l’intero territorio a cui faceva capo, un tentativo di rinascita che vedrà
come protagonista una popolazione, quella giuliana, che necessita di rinascere.
L’intervento pubblico in queste vicende sarà guidato da un altro ente, l’ETFAS (Ente di
Trasformazione Fondiaria e Agraria della Sardegna), che sostituisce l’Ente Sardo di
Colonizzazione, quest’ultimo succeduto nel ’42 all’Ente Ferrarese. Nella storia di
questo territorio è sempre il denaro pubblico che guida le danze.
Per capire come un’altra cultura, quella delle popolazioni che vivevano sulla costa
istriana, entra nel panorama di Fertilia, già “colonizzata” da sardi e ferraresi, è
necessario guardare indietro, al 1943 quando migliaia di italiani, persa ormai la guerra,
iniziano ad essere perseguitati dai partigiani di Tito, “…per gli italiani era l’inizio del
terrore. Vennero commesse atrocità che sembravano assurde e impossibili sino ai giorni
nostri”14.
Nel 1947, nonostante i tratttati di pace, inizia un grande esodo di italiani in fuga da una
terra che non è più italiana, ed è ormai “definita la patria del terrore per effetto dei
contrasti etnici”15.
Migliaia di italiani vengono indirizzati verso centri di raccolta profughi e verso nuove
terre dove ricominciare una nuova vita, con il solo bagaglio di speranza e buona
volontà; il destino di alcuni di loro si incrocerà con quello di Fertilia, un’eredità lasciata
dal regime da mettere nuovamente a frutto. Le vicissitudini politiche italiane del
dopoguerra vizieranno in maniera significativa le scelte sul futuro di Fertilia e della
Nurra: infatti, oltre al carbone del Sulcis, fa gola quanto è rimasto delle iniziative
mussoliniane in agricoltura. In quegli anni va affermandosi sempre più il partito della
D.C. che è interessato a proporre, con le opportune modifiche, il comune rurale come
13
Zoagli E. Peghin G. in, AA. VV. a cura di A. Lino “Le città di Fondazione in Sardegna”, Cagliari,
C.U.E.C/I.N.U. (1998), p. 173-174
14
Valsecchi Enrico A., Fertilia “Anni di Pace Anni di Guerra”, Sassari, ed. Nuova Comunità (1995), p.7
15
Ivi p.9
13
18. centro della bonifica della Nurra. Mentre nell’opposto versante politico, quello laico, si
pensa a Fertilia come polo peschereccio del territorio. “E’ possibile che Corsi
(sottosegretario alla Marina Mercantile) intendesse sperimentare “in vitro”, ovvero a
Fertilia dove ancora tutto si può fare, quell’alleanza tra operai e contadini che era il
sogno di una generazione di socialisti e sardisti. Entrambe le parti sono convinte che
qualcosa si possa ancora salvare della politica del Regime, sia pure con le opportune
trasformazioni”16.
La popolazione giuliana arrivata a Fertilia ha una tradizione per lo più marinara, a
differenza dei ferraresi che, giunti negli anni del regime, offrirono la loro competenza
in materia agricola al servizio della bonifica. Le prospettive di sviluppo di Fertilia
oscillano tra l’agricoltura e la pesca ma dipendono comunque dall’evolversi della
situazione politica.
Intanto Fertilia nel 1948 conta circa un migliaio di esuli e la situazione produttiva è
stagnante. Fertilia non è ultimata e mancano i servizi principali, all’Ente Ferrarese
subentra l’Ente Sardo di Colonizzazione che si comporta comunque come un
latifondista assente, i terreni non sono ancora stati assegnati e nei campi
precedentemente bonificati l’incuria
si sostituisce alla produzione, inoltre
Fertilia non ha alcuna attrezzatura
per l’avvio di un’attività
peschereccia su scala ampia. Le
successive proteste da parte di
braccianti disoccupati del territorio
di Alghero e Fertilia, crea le
premesse per l’avvento dell’ETFAS,
Fig. 18 Lavori pubblici a Fertilia non ancora ultimata (1948)
che inizia ad assorbire l’Ente Sardo
di Colonizzazione nel 1951, quando
ottiene i primi finanziamenti dello
Stato iniziando ad operare
ufficialmente nel 1953.
A partire dal 1949 inizia la
ricostruzione effettiva di Fertilia,
quando viene istituito l’EGAS (Ente
Fig. 19 A destra l’impalcatura della colonna per il leone di S.
Marco.
16
Ivi p.10-11
14
19. Giuliano Autonomo di Sardegna) che deve provvedere ai bisogni della popolazione
insediatasi.
L’Ente neo costituito, eretto in ente morale nel marzo del ’49, “ottiene in concessione
dal demanio il centro urbano di Fertilia che viene acquistato dalla Presidenza del
Consiglio dall’Ente sardo di Colonizzazione per la somma complessiva di 27
milioni”17.
L’Egas nei primi anni della sua nascita deve risolvere i problemi legati
all’urbanizzazione della borgata, alla creazione di abitazioni e attività lavorative che
garantiscano il sostentamento dei profughi presenti e di coloro che arriveranno.
“Fertilia è priva di strade, fognature, rete idrica ed elettrica. Manca totalmente
l’illuminazione pubblica. E’ una città ancora a metà.”18
Con i finanziamenti dello Stato si procede alla dotazione di servizi e abitazioni con
protagonista l’Egas. Come si evince da molti ricordi, il 1951 è un anno importante
poiché si provvede all’erogazione dell’acqua mediante la realizzazione di un
acquedotto autonomo sfruttando la vicina sorgente della Fighera, che permetterà di
agevolare la realizzazione, negli anni ’60, di diverse strutture ricettive come l’Hotel dei
Pini, l’Hotel Punta Negra, i Camping Calik e Nurral e le colonie estive della provincia.
Sempre in quell’anno vengono ceduti ad un prezzo simbolico i terreni per la
costruzione di quattro palazzine per alloggio ufficiali e sottoufficiali dell’aeronautica
che prestano servizio nel vicino aeroporto militare, che era operativo fin dal 1938;
purtroppo, la localizzazione e la disposizione di quegli edifici non è felice e costituisce
uno dei primi segnali dello snaturamento dell’impostazione urbanistica di Fertilia.
In questo periodo si discute sull’autonomia comunale di Fertilia, ma come si evince al
presente, questa opportunità non si tramuta in realtà.
Sempre nel 1951 iniziano i lavori per la realizzazione della diga foranea, “cui farà
spalla il grande piazzale a mare su un terrapieno sostenuto da bastioni fatti con il bel
calcare bianco delle colline intorno alla borgata”19 e che darà la fisionomia pressoche
completa al porto. Anche su questa realizzazione ci sono oggi delle controversie in
quanto il porto, per favorire il ciclo delle acque tra lo stagno e il mare, non è nella
posizione ideale: anche se questa riflessione può essere fatta a buon titolo solo oggi, in
quanto la gestione e la struttura interna del porto sommata al triste stato eutrofico delle
17
Ivi p.27
18
Ivi p.22
19
Ivi p.32
15
20. acque di Calik dovuta agli scarichi della lavorazione agricola, rendono lo stato delle
cose ancor più critico.
“In base alla Legge Tupini nel ’53
l’Egas realizzava su terreno demaniale
in concessione 33 alloggi in quattro
caseggiati in via Cherso […]. Nel 1953
venne ultimata la terza casa ex Incis di
via Pola e sempre in quell’anno, con
intelligente intuito, l’Egas lottizza sia
la fascia costiera che l’area prospicente
il lungomare Rovigno per l’incremento
dell’edilizia residenziale, prevedendo
fin
da allora la propensione della borgata
verso il turismo”20.
Le ultime affermazioni dello storico
Valsecchi, cui si deve comunque tanto
per i lavori da lui condotti sulla
ricostruzione storica degli avvenimenti
riguardanti il territorio della Nurra Fig. 20-21 Ville sull Lungomare Rovigno.
sono discutibili in quanto, proprio in
vista di una propensione della borgata verso il turismo, edificare il lungomare Rovigno
che già nel suo nome prevede una passeggiata con vista mare e il resto del litorale è un
grave errore, forse comprensibile per le condizioni storiche in cui avvenne, ma che
snaturò comunque l’impostazione di base di Fertilia che aveva nello sbocco a mare uno
dei punti di forza maggiori.
L’Egas non avrà mai la proprietà degli immobili di Fertilia ma sarà comunque il
concessionario e l’amministratore della borgata “per la realizzazione dei suoi fini
statuari come l’insediamneto dei profughi, l’organizzazione dei servizi, la creazione di
nuovi posti di lavoro. L’Ente si costituirà un proprio patrimonio acquistando la fascia
costiera e un ettaro del perimetro esterno la borgata”21.
20
Ivi p.32
21
Ivi p.18
16
21. Intanto lo scenario politico italiano vede l’affermarsi della D.C. e per questo si opta per
un impiego dei profughi nel settore agricolo piuttosto che in quello ittico, che il partito
laico di segno opposto propone.
L’Etfas, che diverrà poi Ente di Sviluppo, porta avanti i lavori di bonifica. Negli anni a
seguire verrà dunque completata S.M. La Palma e realizzata Maristella e l’Ente si
estenderà nella parte Nord della Nurra, dove l’Ente Ferrarese prevede di arrivare: là
verranno realizzate Tottubella e Campanedda.
Per Maristella viene prevista una coltivazione diffusa a vigneti e vengono inizialmente
costruite circa 60 case coloniche da assegnare a profughi dell’Istria.
Gli anni ’60, quelli del miracolo economico, prospettano un ulteriore sviluppo per
Fertilia: “La valorizzazione dei giacimenti dell’Argentiera, le felici prospettive
turistiche e il contemporaneo aumento demografico potranno determinare nella Nurra –
preventivamente fornita delle infrastrutture necessarie – la localizzazione di attività
secondarie e terziarie”22. Ciò non avverrà.
“Con questi episodi si conclude l’epopea della città di fondazione: una volta persa la
motivazione della rinascita economica come derivato del ripopolamento negli
insediamenti che seguiranno vengono a perdersi i riferimenti culturali, sia con i modelli
storici precedenti che con le nuove eperienze contemporanee, nell’incapacità di trovare
e proporre modelli nuovi derivati da una ricerca progettuale portata avanti sulla storia o
sulla geografia del territorio”23.
Fino al 1978, anno in cui secondo la legge sull’abolizione degli Enti inutili, l’Egas
viene soppresso e la proprietà di Fertilia passa al demanio, lo sviluppo di Fertilia è
determinato dall’azione congiunta dell’Egas e di enti pubblici. Seguirà una “fase di
crescita di sovrastrutture sulle tipologie originarie, in parte contemporanea alla fase 3
(1945-1975) ed in parte posteriore sino all’approvazione del P.R.G. del comune di
Alghero del 1984”24. In maniera molto subdola, si compiono dei “completamenti”
edilizi, per lo più di iniziativa privata, che portano alla trasformazione di diversi fronti
stradali, in cui abitazioni isolate vengono raggiunte da corpi residenziali in aderenza e
con tipologie e altezze differenti e snaturanti, tutto ciò a causa di una scarsa normativa
(che non preveniva affatto tali situazioni e non vigilava sull’edilizia in opera in quegli
22
Gasparetto Maria Luisa, “Aspetti geografici dello sviluppo di Fertilia”, tratto da L’UNIVERSO,
rivista bimestrale dell’Istituto Geografico Militare (1962), p.424
23
Lino Aldo in, AA. VV. a cura di A. Lino “Le città di Fondazione in Sardegna”, Cagliari,
C.U.E.C/I.N.U. (1998), p. 16
24
Relazione conoscitiva del Piano Particolareggiato di Fertilia, redatto dall’Ing. A. Frulio
17
22. anni); una sorta di libero arbitrio ha caratterizzato molte delle costruzioni che hanno
preceduto il P.R.G. dell’84 portando, come conseguenza evidente, ad una riduzione dei
giardini e ad un generale impoverimento estetico.
Nei primi anni ’80, con l’adozione del nuovo piano regolatore di Alghero, avvengono
pochi interventi edilizi ma di grande sostanza, con una evidente perdita di scala rispetto
al nucleo originario di Fertilia, che corrispondono alla realizzazione del complesso
Fig. 22-23 Le case in cooperativa, primi anni ’80 e ‘90
abitativo tra via Orsera e via Fiume, della Cooperativa Elena (il più massiccio
intervento edilizio nella storia di Fertilia) e della Cooperativa Fertilia. Sempre in quegli
anni fu “poggiato”, più che realizzato, l’edificio delle poste, un prefabbricato di dubbie
peculiarità estetiche. Altri interventi snaturanti diffusi vengono realizzati a Fertilia, con
distacchi minimi, altezze eccedenti e tipologie acontestuali.
Se già qualcosa andava perdendosi nei primi anni ’50, gli anni a venire fino al 2000 non
solo hanno seguito questa tendenza ma hanno contribuito a occupare vaste aree di
Fertilia con metodo speculativo e senza nessuna attenzione al contesto esistente
conformandosi dunque come interventi estranei all’identità di Fertilia e come occasioni
“perse” per uno sviluppo mirato quanto meno a preservare i caratteri originari del
progetto Fertilia che si caratterizzava per un impostazione regolare e attenta alle
prospettive.
18
23. 1.2 Il contesto attuale 2000 – 2007
All’alba del nuovo
millennio Fertilia non
rispecchia più in pieno
la sua impostazione
urbanistica originale e
mostra gli “sfregi” di
un’edilizia impietosa e
di una gestione Fig. 24 Foto satellitare, 2006.
approssimativa delle sue risorse.
Le vicende legate ai contenziosi con il Demanio Statale per
la gestione del nucleo storico e una pianificazione poco
rispettosa delle peculiarità del luogo dà luogo alla realtà
odierna di Fertilia, in cui gli spazi e i servizi sono
approssimativi e gli interventi si limitano a singoli episodi,
non coordinati tra loro, e che poco possono cambiare in
maniera incisiva.
L’asse prospettico che va dalla chiesa al
mare dovrebbe essere centro pulsante
dell’attività pubblica e immagine di
Fertilia, ma così non è. Gli edifici storici
sono in precarie condizioni e le sole
attività presenti si limitano ad esercitare il
loro servizio al cospetto di un futuro
Fig.25-26 Degrado in via Pola.
incerto sulla proprietà e sulla gestione
degli immobili, che ha portato come
conseguenza ben altro che sviluppo e
occupazione ma, piuttosto, sospensione di
molti esercizi e precarietà.
A giudizio di chi scrive quest’area, così
importante per Fertilia, non necessita solo
del restauro ma anche di nuove funzioni
che possano portare gli abitanti a
Fig. 27 Via Parenzo.
19
24. frequentarla maggiormente; ciò che dona vita agli spazi sono le persone, gli incontri, gli
scambi e i confronti che ospitano, non basta
avere edifici e piazze come nuovi se nessuno li
frequenta.
Il tema del restauro e delle nuove destinazioni
d’uso può apparire abbastanza ovvio, ma non lo
è altrettanto se lo si guarda sotto un aspetto di
rinascita sociale che mette radici a partire da
questi luoghi; ridare vita a spazi che negli anni
passati hanno costituito il punto di riferimento
per l’aggregazione di giovani e no può portare a
benefici che vanno aldilà della semplice
immagine estetica.
Quando l’opinione pubblica parla di gestione
sprovveduta, disinteresse, edilizia speculativa e Fig. 28-29 Fronte di un edificio del “Villaggio
Calik”e alle sue spalle rottami sulla riva dello
stagno.
riduzione dei giardini non si vuole creare un
immagine di prateria trasformatasi in giungla; a
Fertilia, nonostante tutto, lo spazio non manca e
non si deve pensare solo al centro storico ma a
tutti quei luoghi, e sono numerosi, che hanno
significato per diverse generazioni lo spazio
pubblico condiviso, dove bastavano poche
attrezzature per assistere a vere e proprie Fig. 30 Un ex campetto di tennis oggi coperto dalle
erbacce.
immagini caratteristiche di Fertilia: giovani
svagarsi nel tempo libero a ridosso degli edifici scolastici, sotto gli occhi della
comunità che vede il suo futuro crescere, dove l’unico suono sono le voci delle persone;
quell’immagine di Fertilia come luogo ideale per vivere può manifestarsi a pieno.
Oggi molto è regredito (senza enfatizzare o drammatizzare): tutto ciò è visibile agli
occhi della comunità e si traduce in una progressiva sfiducia nelle istituzioni e nel
futuro in generale. Parchi e attrezzature dominati dalle erbacce, dall’incuria e dalla
ruggine, edifici decadenti non sono chiacchiere o semplici fatti, bensì, un sintomo di
problemi che bisogna saper individuare all’interno e all’esterno di Fertilia, così da
attivare processi concreti e contingenti al contesto.
20
25. Le azioni intraprese negli ultimi anni da parte
dell’Amministrazione Comunale si
riassumono, oltre che in qualche intervento di
restauro, nell’adozione del piano
particolareggiato, in gestazione da oltre un
decennio (ma questo è tipico dei piani in
Italia), che analizzeremo sinteticamente a
seguito di una analisi dello status quo di tipo
quantitativo(dati Istat sulla popolazione) e di
un’indagine indiretta fatta attraverso le
pubblicazioni dei principali quotidiani locali
dal 2004 a oggi con lo scopo di comprendere
quali sono stati le temi principali trattati dalla Fig.31 Il Leone di S. Marco, alle spalle la torre
comunale e il campanile della chiesa.
stampa.
I dati Istat trattati inizialmente si riferiscono al solo perimetro della borgata senza
estendersi al territorio contermine, cui dedicheremo una riflessione a parte.
1.2.1 L’articolazione socio-demografica
Fig.32 Le sezioni censuarie di Fertilia.
21
26. Dati censimento 1991
Sezione Abitazioni Occupate Non Occ. Residenti
368 1 1 - 5
369 19 9 10 26
370 144 60 84 191
371 12 12 - 34
372 9 9 - 14
373 29 29 - 82
374 35 33 2 83
375 11 11 - 33
376 47 39 8 107
377 75 53 22 127
378 14 14 - 36
379 8 - 8 -
380 5 - 5 -
381 15 1 14 1
382 64 25 39 65
383 108 92 16 317
Totali 596 388 208 1121
Questo dati, oltre alla popolazione25, indicano che solamente il 65% delle abitazioni è
occupato: ciò induce a pensare che buona parte del restante 35% sia costituito in effetti
da“seconde case”, come viene lamentato dalla popolazione residente26. Questo trend
non varia di molto rispetto ai dati del censimento del 2001: infatti, cresce di circa il 2%;
varia invece in maniera sostanziale il numero dei residenti, che decresce di circa il 10%.
25
Si consideri il fatto che solitamente il numero degli iscritti nei registri anagrafici è superiore al numero
dei residenti risultanti al momento del censimento.
26
Vedi, più oltre, al paragrafo 2.1
22
27. Dati censimento 2001
Sezione Abitazioni Occupate Non Occ. Residenti
368 1 1 - 5
369 15 8 7 19
370 147 60 87 163
371 11 9 2 23
372 7 5 2 11
373 24 23 1 63
374 29 27 2 57
375 9 7 2 16
376 38 34 4 84
377 78 47 31 110
378 13 10 3 20
379 11 3 8 5
380 6 - 6 -
381 15 2 13 2
382 70 27 43 65
383 167 143 24 399
Totali 641 406 235 1042
La sezione che cresce in maniera rilevante è la n° 383, in quanto al 1991 non era ancora
stato realizzato il complesso residenziale della “Cooperativa Fertilia”. Quest’ultimo,
realizzato qualche anno dopo, ha avuto una storia poco felice in quanto sorge non solo
sulle ceneri di un’area di macchia mediterranea che pochi mesi prima dall’inizio dei
lavori subì “misteriosamente” un incendio, ma anche su una vecchia discarica: il che ha
comportato, poco tempo dopo la realizzazione, il cedimento strutturale di alcune
abitazioni a ridosso della spiaggia di Punta Negra.
23
28. Abbiamo dato ampio spazio alla storia del territorio a cui Fertilia fa riferimento, proprio
per comprendere al meglio le dinamiche evolutive che hanno caratterizzato la Nurra: ed
è emerso come la storia di Fertilia sia strettamente legata a tutto il territorio della
bonifica. Dunque ogni ipotesi relativa al suo sviluppo ed al suo futuro riteniamo debba
considerare non solo il perimetro che va dal mare alla direttrice Alghero–Porto Conte
ma, piuttosto, inglobando nella riflessione tutta l’area che si estende fino alla borgata di
Maristella, ricordando quanto sia culturalmente legata a Fertilia, e dell’area che si
estende fino alla borgata “sorella” di S. Maria La Palma, centro produttivo della
bonifica.
384
Sezione 384, borgata di Maristella
Popolazione: - 424 ab.
Sezioni: 407 - 170 ab.
408 - 78 ab.
467 - 174 ab.
475 - 49 ab.
482 - 123 ab.
483 - 111 ab.
Totale: 1129 ab.
Sono state omesse dal conteggio le
sezioni più a Nord, ovvero le aree più
strettamente legate a S.M. La Palma.
Sommando i residenti di queste aree ai
residenti del centro di Fertilia si Fig.33-34, Sezioni censuarie di Maristella e di alcune aree della
bonifica a ridosso del centro di Fertilia.
24
29. raggiunge una quota di circa 2.200 abitanti che, seppur esigua, è comunque doppia
rispetto alla popolazione calcolata nel solo centro. Esclusa la sola funzione residenziale,
queste persone orbitano nel centro di Fertilia in quanto sede di scuole, poste, banca,
uffici amministrativi, dei servizi minimi indispensabili.
Nonostante sia logico questo ragionamento, la tendenza della gestione attuale del
territorio considera queste aree separatamente: non a caso, i dati relativi al censimento
del 1991 sono stati ricavati dalla relazione conoscitiva del piano particolareggiato di
Fertilia, che considera appunto il solo centro della borgata e non vi è nessun tipo di
ragionamento a livello territoriale anche aldilà dei soli dati censuari.
Il riferimento non vale solo per Fertilia o per il suo piano particolareggiato, ma per tutta
Alghero, per la quale non si può pensare ad una pianificazione corretta senza tenere
conto di tutto il territorio a cui fa capo, o limitandosi a trattare Fertilia e le altre borgate
della Nurra come episodi da trattare singolarmente.
Da queste riflessioni si deduce come sia semplice cadere in errore nella interpretazione
di un luogo, correndo il rischio di avere ripercussioni a tutti i livelli di scala e avendo
come conseguenza il vanificarsi di ampi sforzi in termini di risorse.
Il paragrafo a seguire rappresenta una lettura emerotecaria, in cui è possibile
individuare alcune questioni d’interesse comune che hanno calcato la scena dal 2004 a
oggi.
25
30. 1.2.2 Le questioni emergenti: una microstoria
Le principali questioni emergenti dalla stampa locale negli ultimi tre anni mettono in
luce sostanzialmente 3 tematiche: l’abbandono, la gestione del patrimonio, la
pianificazione.
Ciò che abbiamo chiamato “abbandono” consiste nella diffusa percezione di una sorta
di “perifericità” nelle auto-rappresentazioni della comunità insediata.
Ciò si traduce nella denuncia di alcune scelte congiunte dell’Amministrazione
Comunale (è il caso del campo nomadi), che vengono interpretate come un
disconoscimento delle peculiarità storiche e ambientali del luogo, a favore delle
opportunità offerte dalla proprietà demaniale delle aree.
Quest’immagine negativa è ulteriormente rafforzata dalle perdite registrate nelle attività
economiche, che vedono la chiusura e la rilocalizzazione di spazi commerciali, dai
disservizi e dalle lacune del trasporto pubblico, dall’apparentemente inarrestabile
degrado degli edifici pubblici e privati.
26
32. Su questo tema insistono le vertenze relative alla proprietà del patrimonio immobiliare
che, essendo Fertilia realizzata per mano pubblica ma, allo stesso tempo avendo subito
le trasformazioni della propria base demografica a seguito dell’immigrazione dei nuclei
di profughi, vede coinvolta una pletora di enti (di cui la maggior parte è oggi disciolta,
ma senza un’effettiva deefinizione immediata del passaggio di consegne inerente agli
immobili) e, in seguito, del Demanio.
La questione della proprietà non è di poco conto in quanto inficia o consente eventuali
programmi di intervento tesi alla riqualificazione e alla localizzazione di attività negli
edifici storici.
Fig.41 La casa “Doria”
Fig.42 La piazza vista dai gradini della
chiesa.
Fig.43 Incrocio tra via Pola e il Lungomare Fig.44 Il portico con la guardia medica e sopra abitazioni.
Rovigno, visto da piazza S. Marco.
28
33. Gli edifici storici sono al centro dell’attenzione portata all’interno degli strumenti di
pianificazione e progettazione del territorio di Fertilia. Su essi si centra ogni progetto e
ogni intervento.
Non tutti sono coerenti, nel senso che si registra una discrasia tra la volontà espressa
dalla popolazione più strettamente locale e gli interessi che si coagulano intorno alle
potenzialità paesaggistiche che il luogo esprime. Non è un caso infatti che l’indagine
rivolta alla popolazione evidenzi la domanda di una maggior “socialità” del fronte mare
ai margini della borgata con la demolizione delle case private di vacanza e la
restituzione delle aree di sedime a un uso collettivo, mentre la prima stesura dei piani di
attuazione relativi a Fertilia prevedevano un consistente aumento della capacità
edificatoria, ovviamente osteggiato dalle organizzazioni rappresentative della
popolazione locale.
Il vero limite dei piani e dei prgrammi affrontati per Fertilia, comunque, sta nella
mancata, errata o scarsa informazione rivolta alla popolazione locale, nel mancato o
tardivo coinvolgimento della stessa, nell’incapacità di mettere a frutto i saperi locali.
29
35. 1.2.3 L’immagine esperta e la pianificazione di dettaglio
Il piano particolareggiato è lo strumento urbanistico attualmente
vigente e, con la sua normativa, definisce gli interventi edilizi
possibili attraverso l’individuazione del nucleo originario (conforme
al piano regolatore del 1938), la nuova edificazione, la destinazione
d’uso nelle varie sottozone e la viabilità (dove non risulti ancora
definita).
Si tratta semplicemente di una zonizzazione, ovvero di una
perimetrazione e successiva classificazione di aree urbane,
assoggettata a norme di riferimento per ciascuna zona.
Gli interventi più importanti possono essere così riassunti:
1. Perimetrazione del centro storico.
2. Tracciamento di nuove strade all’interno della borgata.
3. Interventi di edilizia residenziale e mista (residenza, commercio, uffici).
4. Realizzazione di un museo etnografico.
5. Realizzazione di un complesso sportivo lungo la SS 291.
6. Realizzazione di una scuola materna.
7. Realizzazione di un complesso per scuola superiore alberghiera.
8. Realizzazione di un complesso ricettivo di tipo campeggio.
9. Destinazioni d’uso delle aree attualmente incolte
31
36. Sono state inoltre poste all’attenzione tematiche riguardanti la funzione del porto e la
precaria e indefinita situazione dei pontili e delle attrezzature portuali.
Queste e altre questioni (come: aree produttive, servizi specifici, riqualificazione delle
strutture ricettive e previsione di nuove strutture alberghiere) sono poste, nella relazione
conoscitiva, come necessarie di una rivisitazione in quanto non avulse rispetto al
contesto più generale dello sviluppo di Alghero.
5 4
8
3
7
7 1
2 3
2
Rispetto ai temi principali individuati, sorgono spontanee alcune considerazioni e
riflessioni27:
1. Fondamentale il riconoscimento dello status di centro storico per il restauro e la
conservazione degli edifici storici.
2. Questi nuovi tracciamenti stradali sono discutibili, in quanto lo sbocco sul
Lungomare Rovigno avviene in piena curva, mentre il proseguimento della
litoranea comporta un forte impatto ambientale.
3. Le nuove volumetrie devono avere comunque delle aperture verso la corte
interna.
27
La lista deriva da due fonti principali, comunque “interne” al “sistema Fertilia”: una, semi-esperta, è
detta della conoscenza diretta di chi scrive; l’altra deriva dall’intervista a Mauro Manca (Ex presidente
del C.d.Q. di Fertilia e attualmente consigliere comunale) nei primi mesi del 2007.
32
37. 4. La realizzazione di un museo prevede l’utilizzo di edifici storici e il ripristino
delle aree a ridosso dello stagno. Oggi in tali edifici sono localizzate
significative attività (officina, falegnameria) da rilocalizzare.
5. E’ importante la realizzazione di una struttura sportiva più ampia che accolga
diverse attività.
7. La realizzazione di un eventuale complesso scolastico alberghiero comporta
l’eliminazione delle strutture ivi presenti.
Come visto nel corso della rassegna stampa, c’è stata particolare enfasi intorno alla
realizzazione di questo piano ed è stata rivendicata la sua costruzione partecipata e,
dunque, consensuale da parte della comunità. Non si hanno elementi per confermare
quest’ultimo punto e vorremmo concentrare la riflessione sul fatto che il piano di per sè
presenta i suoi limiti, in quanto al momento della sua approvazione è già obsoleto in
quanto derivante da un iter processuale lungo oltre 10 anni, in cui le scelte localizzative
sono imposte a priori ed in corso d’opera si applicano varianti relative volumetrie e
destinazioni d’uso.
Non esistono riferimenti particolari agli aspetti sociali e a previsioni di sviluppo, non è
determinabile l’orizzonte temporale in cui è proiettato.
I cenni di inquadramento di scala territoriale, e quindi su una proiezione di sviluppo
integrata al contesto algherese, non sono rappresentati; o meglio, non è esplicitamente
dichiarato il “come” e il “dove”. Inoltre, per tutti gli interventi presentati, non è
determinabile il “quando”.
La cartografia del piano fa riferimento, per gli edifici, alle carte catastali (in cui
ovviamente non compaiono edifici e realizzazioni effettive) e mostra ancora più
chiaramente come siano diffuse mestamente diverse realizzazioni non propriamente
“regolari”.
Alla luce del contesto è comunque necessario riconoscere come questo piano sia un
primo segnale di risveglio dell’attenzione nei confronti di Fertilia e frutto di notevoli
sforzi da parte dei rappresentanti della comunità, che hanno potuto anche “congelare”
allo status quo diverse aree di Fertilia in cui una certa volumetria poteva ancora essere
realizzata.
33
38. 2. Quale presente, quale futuro?
Per poter progettare il futuro è necessario conoscere il presente. Se non si parte da
questo assunto è difficile ottenere risultati che rispecchino le reali aspirazioni di una
comunità. Ma conoscere il presente non è una pratica facile e scontata e va oltre una
semplice documentazione dei fatti.
E’ necessario acquisire una conoscenza consolidata della storia, del linguaggio, del
background culturale, dei valori, degli interessi, delle caratteristiche di vita, dei bisogni
e delle aspirazioni di una comunità per tracciarne un profilo realmente rappresentativo e
permettere che queste persone partecipino significativamente alla progettazione del loro
futuro.
Il metodo perseguito per realizzare un quadro conoscitivo attendibile della realtà di
Fertilia parte da questi presupposti. Analizzare la storia del luogo, come gia detto, è un
passo fondamentale ma sarebbe un’attività utile quella di costruire una memoria storica
condivisa, in cui ognuno possa leggere le sue radici ed identificarvisi.
Fertilia rappresenta in modo caratteristico un luogo della memoria dove la popolazione
e i suoi spazi raccontano molto della storia d’Italia, della Sardegna, di Alghero e dei
dibattiti sui temi della città affrontati da urbanisti e architetti negli anni della civiltà
post-industriale.
In questo processo di conoscenza si è ritenuto fondamentale sondare il “comune
sentire” della popolazione per provare a rispondere in maniera più esaustiva possibile al
quesito: chi siamo e dove siamo?
Il metodo utilizzato è stato quello di proporre un questionario alla popolazione, così da
porre le basi per un lavoro più esteso su Fertilia basato su un equilibrio tra conoscenza
scientifica, conoscenza esperenziale e valori.
Il questionario realizzato non chiede alla popolazione di esprimere opinioni su progetti
in corso d’opera o su scenari futuri ma, più semplicemente, di riflettere in maniera
costruttiva su se stessi in rapporto al luogo in cui si vive e alla comunità a cui si
appartiene; ciò può ritenersi utile non solo ai fini della creazione delle premesse per una
pianificazione partecipata ma anche alla popolazione stessa, in riferimento ai quesiti
posti in precedenza: chi siamo, dove siamo e dove stiamo andando?
34
39. 2.1 Un’ indagine sulla percezione
Il questionario viene presentato come
un’indagine sulla percezione allo scopo
di “fare emergere le peculiarità e i
problemi” di Fertilia.
La scelta di porre sulla prima pagina
un’immagine dall’alto, estesa alla piana
della bonifica, non è casuale ed è riferita
agli argomenti trattati in precedenza in
merito alla estensione di Fertilia che
oltrepassa i confini segnati dalla
litoranea Alghero – Porto Conte.
All’intervistato vengono posti 12 quesiti
in cui la risposta lascia spazio anche
all’espletazione della motivazione di una
determinata scelta o affermazione.
Mostreremo ora la struttura del
questionario, domanda per domanda, e ne analizzeremo i dati raccolti. Si è scelto di
ragionare sia sulla totalità dei risultati che sui parziali per fasce di età in cui è stata
suddivisa la popolazione:
• La più “giovane”, costituita da portatori e portatrici di una specifica domanda di
“vita sociale”.
• La popolazione fra i 30 e i 45 anni, che corrisponde alla fascia genitoriale nel
suo stadio iniziale, con specifiche domande in termini di spazi e servizi.
• La popolazione fra i 45 e i 60 anni, che corrisponde alla fascia ancora in età
lavorativa, con figli ormai in età scolare se non adulta.
• La fascia rappresentativa della popolazione ritirata dal lavoro, che eprime una
diversa domanda sociale.
Si è identificato un campione corrispondente a circa 1/7 della popolazione (150
questionari) in modo da prevedere un margine di rischio che consentisse di ottenere
almeno 1/10 della popolazione: indurre alla partecipazione, alla comunicazione e
all’interazione è un fatto, ottenere tali comportamenti è un altro.
35
40. All’esame dei dati socio-economici rilevati, i risultati principali sono questi:
Fasce di età Totale % Maschi % Femmine %
15/30 24 24 16 67 8 33
30/45 21 21 9 43 12 57
45/60 34 34 12 35 22 65
60/… 21 21 13 62 8 48
15/… 100 100 50 50 50 50
Mentre la situazione reale è questa:
Fasce di età Totale % Maschi % Femmine %
15/30 222 24 109 49 113 51
30/45 215 23 94 44 121 56
45/60 277 30 129 47 148 53
60/… 206 23 86 42 120 58
15/… 920 100 477 46 565 54
Il campione mostra una discrepanza rispetto alla consistenza effettiva della popolazione
per la fascia di età più giovane (sbilanciata verso il genere maschile) e la fascia di età
matura (45-60 anni) sbilanciata all’opposto. Ciò avviene a causa della maggiore
disponibilità all’interazione e alla maggiore “vitalità sociale” della popolazione
femminile matura, che si comporta all’opposto della popolazione femminile più
giovane, meno disponibile al confronto rispetto alla corrispondente fascia d’età
maschile, la quale ha una più eccessa vita sociale.
36
41. Quesito 1
Per analizzare i dati si è resa necessaria la classificazione delle voci apparse in un
elenco sintetico che le comprendesse;
Caratteristiche positive,
• Paesaggio: (interpretato come sentimento emotivo) colori, architettura, aspetto,
verde particolare, centro storico.
• Tranquillità: serenità, scarso traffico, poca criminalità, dimensioni esigue,
pace, silenziosa
• Rapporti sociali: ospitalità, accogliente, solidale, cordiale, comunità, abitanti,
simpatia, miltietnica, feste, amicizia, giovani uniti, struttura religiosa,
associazioni, gente.
• Posizione geografica: ubicazione periferica, posizione strategica, sul mare,
clima.
• Qualità della vita: vivibile, solare, accogliente, aria salubre, scuole, ideale per
bambini.
• Servizi: ricettività, vicinanza aeroporto, vicinanza Alghero, vicinanza ospedale,
spazi all’aperto, ostello.
• Turismo
• Luoghi significativi e/o della memoria: scogli, rotonda, campo sportivo, ponte
vecchio, porto, pineta.
• Risorse: ambiente naturale, potenzialità di sviluppo.
37
42. Caratteristiche negative,
• Degrado: igiene, poca pulizia, centro storico, centro urbano, verde, poco
curata, abbandonata, scarsa illuminazione.
• Trasporti: strade, marciapiedi, collegamenti, trasporto pubblico, viabilità,
segnaletica.
• Carenza servizi: svago, sport, cultura, ritrovo pubblico, vigilanza, strutture.
• Scelte architettoniche-urbanistiche: ville sul mare, case in cooperativa,
seconde case.
• Attenzione sociale: interesse per giovani e anziani, disagio giovanile, spazi
ricreativi, vandalismo, disoccupazione.
• Campo nomadi
• Carenza Attività commerciali
• Rapporti sociali: pettegolezzo, divisioni interne,isolati, poca tolleranza.
• Abbandono istituzioni: disinteressamento, trascurata dalla politica, demanio,
disorganizzazione.
• Ricettività: potenzialità turistiche non sfruttate, poche case da affittare o
acquistare.
Caratteristiche positive
Età Paesaggio Tranquillità Rapp. sociali Posiz. geografica Tot.
15/30 15% 36% 18% 21% 90%
30/45 15% 45% 7% 26% 93%
45/60 20% 30% 7% 26% 83%
60/… 19% 29% 11% 35% 94%
15/… 17% 35% 11% 27% 90%
Per la prima fascia d’età non compaiono voci quali Servizi, Turismo e Risorse, ed è
interessante come la voce Rapporti sociali trovi nei giovani la percentuale più alta.
In sostanza è la Tranquillità la caratteristica positiva più gettonata ed è inoltre stata
scelta per il 50% delle volte come prima preferenza mentre, le voci omesse
raggiungono sommate tra loro, il 10% delle restanti preferenze.
38
43. Caratteristiche negative
Età Degrado Trasporti Carenza servizi Abbandono istituzioni Tot.
15/30 52% 2% 24% 7% 85%
30/45 32% 18% 24% 6% 80%
45/60 56% 8% 10% 4% 78%
60/… 65% 6% 13% 8% 92%
15/… 52% 8% 17% 6% 83%
Il Degrado risulta essere la caratteristica più negativa di Fertilia per tutti ed in
particolare per la popolazione più anziana, mentre i Trasporti, sono visti meno come un
problema dai più giovani ed hanno invece una quota rilevante per coloro compresi nella
fascia 30/45. Delle voci omesse è importante segnalare che quella che appare
maggiormente è Rapporti sociali, che nella fascia 45/60 ottiene l’8% delle scelte, per il
resto nessun’altra voce si eleva significativamente più di altre.
Quesito 2
Ambiente fisico; il luogo maggiormente significativo, per ogni fascia di età
indistantamente, è la Piazza S. Marco identificata quasi da tutti come “la rotonda” e
considerata luogo di aggregazione, dal panorama fantastico e suggestivo, seguono, con
preferenze simili e di molto inferiori alla prima, Piazza Venezia Giulia, i portici e la
chiesa.
Compaiono altri luoghi ma con frequenza molto bassa.
Ambiente naturale; questa voce è stata compilata solo dal 41% degli intervistati, e i
luoghi significativi sono risultati essere, con preferenza più o meno simili, il litorale, la
spiaggia di P.ta Negra e il mare, quest’ultimo indicato a livello generico e considerato
quindi come un valore in generale a prescindere dal luogo.
39
44. Quesito 3
Il quesito Cosa manca? rispecchia essenzialmente la tabella delle caratteristiche
negative in quanto il decoro urbano è l’esigenza più sentita in generale che è stata
inoltre indicata come prima preferenza nell’85% dei casi.
Dato interessante è come i più giovani identifichino nella mancanza di servizi culturali
e servizi per lo svago, lo sport e l’aggregazione gli elementi preponderanti, pur
sentendo la necessità del decoro urbano.
E’ notevole quanto la ricettività non rappresenti per la popolazione una carenza
rilevante, a differenza del trasporto pubblico, se non per i più giovani che credo vedano
in essa opportunità di lavoro.
Alla voce altro sono state inserite per lo più tematiche riguardanti le attività
commerciali in genere, segnalando in diversi casi l’assenza non tanto di un’economia
fiorente ma la necessità di negozi di prima necessità attualmente non presenti tra le
attività commerciali della borgata.
Fasce di Decoro Ricettività Servizi Servizi Trasporto Altro
età urbano culturali pubblico
15/30 23% 11% 25% 27% 13% 1%
30/45 27% 6% 24% 22% 18% 3%
45/60 30% 3% 17% 25% 18% 7%
60/… 31% 3% 20% 26% 14% 6%
15/… 28% 5% 21% 25% 16% 4%
Il quesito n°4 è stato omesso in quanto risulta essere ridondante e superfluo poiché
chiedeva alla popolazione quali fossero le problematiche più rilevanti ed a questa
domanda alcuni non hanno risposto mandando il riferimento alle domande precedenti o
semplicemente hanno ripetuto le voci presenti nella domanda riferita alle caratteristiche
negative.
40
45. Quesito 5
In questo quesito ha influito molto la presenza degli esempi presenti tra parentesi
riferite a particolari settori in quanto le voci rilevate rispecchiano praticamente le stesse
poste come esempio.
Secondo la popolazione la vocazione principale di Fertilia è principalmente il turismo e
in buona parte la residenza, quest’ultima individuata come prima vocazione dai più
anziani sicuramente meno attratti da scenari di sviluppo turistico.
Un dato rilevante è come, nonostante il passato, l’agricoltura e la pesca non siano
considerate vocazioni dominanti di Fertilia e non raggiungano comunque una quota
importante; sicuramente la predominante vocazione turistica di Alghero ha influito
significativamente sugli scenari di sviluppo prospettati per Fertilia e le pianure della
bonifica vengono viste come un segno del passato più che un’opportunità per il
presente.
Le voci presenti nella tabella rappresentano il 98% delle scelte. Il restante 2% è
suddiviso tra artigianato, industria e commercio.
Fasce di Turismo Agricoltura Sport/svago Servizi Residenza Pesca/nautica
età
15/30 32% 8% 24% 7% 19% 8%
30/45 38% 8% 15% 15% 21% -------
45/60 40% 8% 8% 16% 26% -------
60/… 27% 8% 14% 16% 31% 6%
15/… 35% 8% 15% 13% 24% 3%
41
46. Quesito 6
Vista la varietà di provenienza della popolazione di Fertilia si è ritenuto necessario
porre questa domanda e comprendere se questo elemento sia considerato dalla
popolazione un punto importante della peculiarità di Fertilia.
I dati emersi sono i seguenti:
Fasce di età Positivo Negativo
15/30 88% 12%
30/45 71% 29%
45/60 91% 9%
60/… 91% 9%
15/… 86% 14%
Il risultato è ampiamente positivo nonostante un 14% ritenga che la varietà culturale sia
un’elemento negativo; si riscontra tale pensiero in maniera influente nella fascia 30/45,
nel quale circa il 30% degli intervistati giudica appunto negativa la varietà di
provenienza della popolazione.
Sia per le affermazioni positive che per quelle negative le motivazioni sono pressochè
simili:
Perché positivo: il confronto è sempre positivo, ci si arricchisce tutti, ci si completa, è
una carartteristica di Fertilia..
Perché negativo: c’è un pessimismo generale, è difficile integrarsi è nella natura
dell’uomo, interessi diversi, culture differenti, si vede il mondo in una maniera
differente, divergenze invalicabili..
42
47. Quesito 7
Una delle premesse fondamentali per la costruzione di scenari di sviluppo condivisi è
avere una coesione generale all’interno della comunità o almeno la consapevolezza di
quanto sia fondamentale l’apporto di tutti per il raggiungimento di obiettivi comuni.
Fasce di età Sì No
15/30 42% 58%
30/45 43% 57%
45/60 33% 67%
60/… 38% 62%
15/… 38% 62%
Una maggioranza consolidata non giudica unita la comunità di Fertilia ed il dato meno
positivo lo si riscontra nelle fascie di età superiori ai 45 anni.
Chi ha giudicato unita la comunità ha dato motivazioni semplici e per lo più
convergenti tipo: ci si conosce tutti da oltre 20 anni, siamo pochi ed è più semplice
andare d’accordo, per le cose importanti restiamo tutti uniti..
Sono variegate invece le motivazioni di chi la pensa in altro modo: pessimismo, troppe
discussioni, ognuno pensa per se, troppo legati al passato, interessi contrastanti,
divergenze tra etnie diverse..
43
48. Quesito 8
Fasce di età Sì No
15/30 21% 79%
30/45 24% 76%
45/60 15% 85%
60/… 24% 76%
15/… 20% 80%
La comunità non si sente adeguatamente rappresentata e principalmente non imputa le
cause a soggetti in particolare ma piuttosto all’assenza di una vera rappresentanza che
sostenga le istanze della popolazione e la coinvolga nelle decisioni.
I pochi che si sentono rappresentati ammettono una situazione non entusiasmante ma
apprezzano l’impegno di alcune figure politiche, del Comitato di Quartiere e di alcune
associazioni rappresentative che almeno “… ci provano”.
Arrivano dalle risposte alcune proposte come la rappresentanza per fasce di età, un
maggior numero di abitanti nel C.d.Q. e la necessità di una rappresentanza a livelli
istituzionali superiori.
44
49. Quesito 9
Fasce di età Sì No
15/30 96 % 4%
30/45 86 % 14 %
45/60 94 % 6%
60/… 100 % 0%
15/… 94 % 6%
La popolazione si dimostra “disposta a pagare”, il che apre nuove possibilità di
progettazione soprattutto per quanto riguarda appunto la sostenibilità di alcuni costi per
ottenere dei benefici.
Con le opportune precauzioni si può estendere il significato ottenuto anche nella
disponibilità a rinunciare a qualcosa che non abbia direttamente un mercato e dunque
un valore monetario, allo scopo di ottenere dei benefici di utilità pubblica.
Quesito 10
Fasce di età Sì No
15/30 88 % 12 %
30/45 95 % 5%
45/60 98 % 2%
60/… 95 % 5%
15/… 94 % 6%
Sostanzialmente la popolazione crede nella possibilità di far parte dei processi di
decisioni. Qualcuno ha corretto la domanda sostituendo al “possano” un “debbano”,
esprimendo la volontà di far valere un proprio diritto.
45
50. Quesito 11
Questa domanda serve ad estrarre dal questionario delle azioni/progetto proposte dagli
abitanti che vengono invitati a proporre un gesto indipendentemente dalle reali
possibilità di compierlo.
Alcuni di questi desideri verrano ripresi nel terzo capitolo e rielaborati per la
progettazione di un supporto alla decisione. La loro maggiore o minore presenza
determinerà la desiderabilità sociale di queste azioni.
I desideri principali emersi sono (elencati in ordine di preferenza):
Età 15/30 Età 30/45
• Recupero edifici storici. • Recupero spazi storici e verde.
• Amministrata da giovani ; • Più aree sportive e svago.
Comune a se; Parchi e giardini;
• Più eventi e manifestazioni.
• Ricostruzione come progetto
• Più servizi culturali.
originario; più eventi e manifestazioni.
• Lungomare come progetto originario.
• Più attività lavorative per giovani; oasi • Meno seconde case.
turistica.
• Via le ville sul Lungomare Rovigno.
Età 45/60 Età 60/…
• Recupero spazi storici e verde. • Miglioramento generale
• Fertilia comune a se. • Ristrutturazione centro storico.
• Più attività commerciali. • Via le ville sul lungomare.
• Oasi turistica; Più attività culturali • Oasi verde.
• Centro benessere. • Oasi pedonale.
• Via le ville sul lungomare. • Centro sportivo.
• Più sviluppo economico. • Riunioni cittadine
• Eliminerei distanza da Alghero.
46
51. Quesito 12
Fasce di età Sì No
15/30 38 % 62 %
30/45 38 % 62 %
45/60 47 % 53 %
60/… 43 % 57 %
15/… 42 % 58 %
Nonostante il 60% circa degli intervistati non conosca neanche in parte il piano
particolareggiato, questo dato non risulta essere, a mio parere, altamente allarmante.
Ovviamente sarebbe preferibile avere una tendenza all’informazione che provenga sia
dalla popolazione che dalle istituzioni.
Nel caso della costruzione di un piano partecipato si otterrebbero sicuramente dati più
confortanti e un piano probabilmente migliore.
Ma “partecipare” alla pianificazione o alla costruzione di scenari di sviluppo non è
un’impresa semplice come può apparire e richiede delle esigenti premesse, un impegno
notevole da parte di tutti gli stakeholders coinvolti (stakeholders: letteralmente
“portatori di interesse”, cittadini, politici, gruppi di interesse, imprenditori, tutti coloro
che, anche in maniera diversa, vengono influenzati dalle decisioni prese) e una
meticolosa costruzione del processo.
Nel paragrafo che segue faremo una panoramica su queste tematiche; da cosa nascono,
quali sono i vantaggi e i rischi, quali strumenti si adoperano e a cosa possono servire.
47
52. 2.2 Partecipazione e sostenibilità.
Non è da sempre che si parla di partecipazione in Italia e nel resto del mondo.
Il meccanismo principale per dare voce ai cittadini è sempre stato il canale della
democrazia rappresentativa in cui i cittadini eleggono i politici nei governi locali e in
quello centrale, in rappresentanza dei propri interessi. Alla base di questo principio
esiste la convinzione che per la comunità sia difficile, se non impossibile, prendere
parte ai processi decisionali di tutti i giorni.
Nella pianificazione, per esempio, i piani sono sempre stati presentati alle comunità
come un fatto compiuto e nonostante vi fossero meccanismi per la formulazione di
obiezioni e proposte, questi erano strutturati in maniera tale che vi accedessero solo
pochi interessati.
Dunque, fino agli anni ’60, la mancanza di partecipazione pubblica non era un
problema diffuso e percepito, in virtù della fiducia posta a professionisti e tecnici, intesi
come custodi degli interessi pubblici e della volontà popolare.
Negli anni a seguire la domanda di strumenti partecipativi venne a crescere e fu proprio
tra gli anni ’60 e ’70 che alcuni stati, in particolare Gran Bretagna e Stati Uniti,
iniziarono a lavorare attivamente nella ricerca di soluzioni atte a favorire i processi
partecipativi, ma nonostante ciò, vennero formulate semplicemente delle assunzioni e i
metodi elaborati erano niente di più che astratte affermazioni lungi dall’essere pratica
concreta.
Negli anni ’90, con il riemergere delle questioni ambientali incentrate su problematiche
di sostenibilità a scala globale e quindi la necessità di ripensare ai modelli di consumo
di suolo e risorse, al surriscaldamento globale e allo smaltimento dei rifiuti, il problema
del coinvolgimento più ampio possibile di stakeholders è tornato a farsi sentire ed a
porsi come un problema attualissimo e insubordinabile.
La volontà di realizzare uno sviluppo sostenibile necessita dell’impegno e del
coinvolgimento di tutti a prendere misure necessarie nei confronti dell’ambiente, per
non compromettere ciò che il Rapporto “Bruntland” (1987) definisce “la capacità delle
generazioni future di soddisfare i propri bisogni.”
Il termine “partecipazione” è oggi una parola d’ordine per politici e professionisti
coinvolti nei processi decisionali ma risulta essere un termine ambiguo e destinato a
rimanere tale in virtù della molteplicità di interpretazioni cui è soggetto, a meno che
non si chiarisca la sua estensione ed il suo significato in materia di decisioni politiche.
48
53. Attraverso la “scala della partecipazione” (1969) della scrittrice Sherry Arnstein, si è
chiarito che esistono diversi livelli di partecipazione ed è dunque possibile distinguere
tra una minore ed una maggiore partecipazione.
La scala mostra diversi livelli, senza
suggerire la volontà di aspirare alla
sommità.
Il livello di partecipazione a cui aspiriamo
è strettamente legato al modello di
democrazia a cui ci riferiamo.
Se guardiamo a due estremi opposti, da
una parte troviamo una popolazione che
gioca un ruolo limitato nella sola
Fig. 46, Scala della partecipazione pubblica (Arnstein 1969)
espletazione del proprio parere tra
un’elezione e l’altra, figlia di una democrazia intesa come una competizione fra pochi
nel raggiungimento del consenso e del supporto pubblico.
Nell’altro estremo troviamo la democrazia partecipativa che si caratterizza per il diretto
coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali. Tale coinvolgimento non
rappresenta un mezzo per sostenere delle scelte ma rappresenta una parte dei fini.
Viene visto come un metodo che vuole portare i cittadini ad esprimere al meglio le loro
potenzialità ed evitare metodologie che alterino ulteriormente la distinzione tra
“profani” ed “esperti”.
Come Davoudi ci chiarisce, “sono importanti tre prerequisiti perché questo processo di
autosviluppo dei cittadini si concretizzi: prima di tutto la sensibilità alla storia, alla
specificità e alle aspirazioni di una particolare comunità; in seguito, l’importanza della
costruzione di fiducia e affiatamento all’interno delle comunità e tra le comunità e le
agenzie esterne; in terzo luogo, c’è l’esigenza di chiarezza e trasparenza nel processo
decisionale così che le persone possano osservare come i propri input si inseriscono in
quel processo.”28
L’agenda dello sviluppo sostenibile promuove l’accrescere del “senso di cittadinanza”
dal momento che tendere verso la sostenibilità non richiede solo azioni governative ma
anche radicali cambiamenti nei comportamenti individuali.
Tuttavia, i principi di governo e i loro elementi costitutivi restano questioni irrisolte e
l’agenda della sostenibilità, come ricorda ancora Davoudi, non ci ha indotto solo a
28
Davoudi Simon, “La partecipazione nella pianificazione per la sostenibilità”, in Urbanistica n°120,
pag. 119-127
49
54. ripensare gli esiti delle nostre decisioni, ci ha anche suggerito di rivisitare i processi che
producono queste decisioni aggiungendo una nuova dimensione al dibattito sulla
democrazia.
2.3 Scenari partecipativi e gli EASW®.
Le attuali politiche internazionali di decentramento di funzioni e responsabilità verso
dimensioni locali e i recenti impegni verso uno sviluppo sostenibile, sono le premesse
da cui nasce l’Agenda 21 Locale.
Essa rappresenta il processo di partnership attraverso il quale gli Enti locali operano in
collaborazione con tutti i settori della comunità locale per definire piani di azione per
perseguire la sostenibilità a livello locale.
I temi ecologici che nascono in connessione all’implementazione dell’A21L sono le
forze guide più importanti nella produzione di scenari partecipativi, così chiamati in
quanto ci si aspetta che siano il prodotto di un
discorso tra tutti gli stakeholders di una comunità,
integrando conoscenza scientifica con conoscenza
intuitiva.
Gli scenari partecipativi29 nascono da alcuni
ambiziosi governi (in primo luogo Svezia,
Danimarca e Norvegia) con lo scopo di guidare
l’agenda ambientale.
Rappresentano il modello evoluto della creazione
di scenari futuri per la città. Questa evoluzione
degli scenari avviene parallelamente alla crescente
domanda di partecipazione che, come abbiamo
visto nel paragrafo precedente, inizia prendere
corpo a partire dagli anni ’60.
E’ in questo periodo che viene sviluppata la prima
generazione di scenari detti “esperti” (il paese Fig. 47, Un modello di scenario partecipativo.
29
Per un più ampio discorso sugli scenari vedi: Khakee Abdul, “Scenari partecipativi per lo sviluppo
sostenibile”, in Urbanistica n°112, pag. 161-167
50
55. trainante fu la Svezia) poiché sviluppati prevalentemente da esperti; il contesto del
periodo lasciava spazio ad una visione di crescita economica e progresso tecnologico
senza interruzioni e si pensava a regolazioni a grande scale della crescita urbana.
Intorno agli anni’80, a seguito della crisi petrolifera ed alla stagnazione dell’economia
mondiale, era divenuto necessario ripensare gli scenari futuri e proporre nuove strategie
di sviluppo. Gli strumenti di pianificazione basati su scenari urbani esperti avevano
ragionato in termini di crescita economica e non erano più ritenuti adatti al contesto del
periodo, influenzato dall’incertezza e dalla sempre minore disponibilità di risorse. In
questo contesto nacque la seconda generazione di scenari detti “ibridi” poiché nel
lavoro di costruzione venivano inclusi politici e funzionari dei governi locali.
Gli scenari ibridi portarono innovazioni come la strutturazione del problema come
presupposto fondamentale nella costruzione di scenari.30
Nonostante la pianificazione dello sviluppo urbano ebbe degli sviluppi positivi,
l’interesse dei governi locali per questi scenari durò poco. La struttura della
pianificazione pubblica mutò verso metodi di gestione aziendale al fine di rafforzare
l’efficacia nell’amministrazione dei pubblici servizi.
Le prime due generazioni di scenari mostrano differenze nelle premesse socio-
economiche e nelle basi metodologiche ma sono entrambe caratterizzate da una forte
propensione alla conoscenza scientifica che viene invece affiancata dalla conoscenza
inesperta o intuitiva nella costruzione di scenari partecipativi.
Nella costruzione di scenari partecipativi, la costruzione del processo è fondamentale
quanto lo svolgersi dell’attività propria di creazione dello scenario.
E’ importante la creazione di una leadership che abbia buone capacità amministrative e
sappia gestire un processo di così ampio respiro che include un discorso coinvolgente
l’intera comunità.
In uno scenario partecipativo gli stakeholders sono tutti i membri di una comunità ma il
coinvolgimento di tutti è impossibile, per questo motivo hanno un ruolo importante le
persone chiave e il tema della rappresentatività. E’ necessario avere una “mappatura”
della comunità che mostri le reti di relazioni (appartenenze ad associazioni, interessi,
professioni…) al fine di poter meglio selezionare i rappresentanti.
30
Khakee Abdul, “Scenari partecipativi per lo sviluppo sostenibile”, in Urbanistica n°112, pag. 161-167
51