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Settimana Internazionale dell’Open Access
Il progetto OpenAIRE - Bologna, 21 ottobre 2010
Michele Santoro
Open Access:
I vantaggi per la ricerca
Michele Santoro
Coordinamento dell’Area Scientifico-tecnica
Sistema Bibliotecario d’Ateneo – Università di Bologna
michele.santoro@unibo.it
Problemi dell’editoria scientifica
• pochi editori internazionali detengono la quasi
totalità della produzione scientifica
• e quindi la possibilità di determinare in maniera
arbitraria i prezzi dei periodici (mercato anelastico)
• gli studiosi pubblicano i propri lavori su riviste di
proprietà degli editori commerciali
• che così possono “rivendere” questi lavori alle
università a cui appartengono gli studiosi che li
hanno prodotti
• gli studiosi si vedono espropriati dei vantaggi di un
sistema di cui sono parte determinante
L’Open Access
• dagli anni Novanta, il movimento per l’Open
Access tende a creare delle alternative a questa
situazione
• sfruttando le opportunità offerte dal digitale e delle
reti per favorire la massima disseminazione dei
prodotti di ricerca
• modello duplice:
– archivi aperti, sia di tipo disciplinare che
istituzionale (green road)
– periodici ad accesso aperto (gold road)
Percorsi dell’Open Access
• Open Archive Initiative:
– sviluppo di standard tecnici volti ad agevolare
l’accesso alle risorse disponibili negli archivi
aperti
• Budapest Open Access Initiative
– garantire l’accesso gratuito alla produzione
scientifica mondiale
– attraverso lo sviluppo di archivi aperti sia di tipo
disciplinare che istituzionale (green road)
– e di periodici ad accesso aperto (gold road)
Percorsi dell’Open Access
• 2003: Dichiarazione di Berlino
http://www.zim.mpg.de/openaccess-
berlin/berlin_declaration.pdf
• individuazione di una vera e propria mission volta
alla più ampia disseminazione della conoscenza
• non solo con modalità tradizionali, ma attraverso “il
paradigma dell’accesso aperto via Internet”
l’accesso aperto definito come “fonte estesa del
sapere umano e del patrimonio culturale che
siano stati validati dalla comunità scientifica”
Percorsi dell’Open Access
• 2004: Dichiarazione di Messina
http://eprints-phd.biblio.unitn.it/help/MessinaIT.pdf
• firmata dai rettori di 31 università italiane, ai quali
si sono successivamente aggiunti altri atenei, per
un totale di 74 aderenti
• si riconosce l’importanza che la diffusione delle
conoscenze riveste per la crescita economica e
culturale della società
• e si sottolinea la necessità di forme alternative di
comunicazione scientifica
adesione alla Dichiarazione di Berlino
Politiche per l’Open Access
• 2005: un numero crescente di enti di ricerca o di
enti di finanziamento stabiliscono politiche che
prevedono la pubblicazione ad accesso aperto per i
risultati delle proprie ricerche (Wellcome Trust,
Royal Councils, CERN, Australian Research
Council, Deutsche Forschungsgemeinschaft, …).
• il progetto ROARMAP li elenca tutti, mentre al sito
http://www.sherpa.ac.uk/juliet/index.php sono
riportate le politiche a favore dell’OA degli enti
finanziatori
Politiche per l’Open Access
• 2007: la Conferenza dei Rettori di alcune
Università Europee (Liegi, 18 ottobre) lancia il
progetto EurOpenScholar per una università
aperta e interattiva
• 2007: l’European Research Council approva una
policy mandataria a favore dell’Open Access
• 2008: il Senato degli Stati Uniti d'America ratifica
la politica di Open Access per le ricerche
finanziate dal National Institute of Health
Politiche per l’Open Access
• 2008: parte un progetto pilota dell'Unione
Europea per il finanziamento della pubblicazione
ad accesso aperto delle ricerche sviluppate
all'interno del Settimo Programma Quadro
• 2008: il gruppo di lavoro dell’European University
Association sull’Open Access approva le
Raccomandazioni EUA in materia di Open Access
http://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=1693
Politiche per l’OA in Italia
• 2006: costituzione di un gruppo di lavoro CRUI
sull’Open Access
• 2008: l’Istituto Superiore di Sanità adotta una
politica a favore dell’Open Access
• 2010: delibera degli organi accademici della
LUISS per una politica mandataria che obbliga al
deposito delle pubblicazioni di ricerca nell’archivio
istituzionale dell’ateneo
L’OA oggi
• green road
– 1.583 open archives, di cui 762 in Europa, con
netta prevalenza di archivi istituzionali
– prevalenza di articoli apparsi su riviste rispetto
ad altre tipologie (abstract, working papers, etc.)
– in Italia 51 archivi, in Francia 53, in Germania
139, nel Regno Unito 169, negli Stati Uniti 368
• gold road
– DOAJ (Directory of Open Access Journals):
5.514 periodici (di cui 2.350 ricercabili a livello di
articolo), per un totale di 459.918 articoli
Iniziative della CRUI per l’OA
• Gruppo di lavoro, creato nel 2006 a seguito
dell’adesione alla Dichiarazione di Berlino
• coordinato dal prof. Roberto Delle Donne,
dell’Università di Napoli Federico II
• con il compito di approfondire i temi legati
all’accesso aperto, anche in sinergia con le
politiche e gli indirizzi europei
• il Gruppo ha individuato una serie di temi su cui
incentrare la propria attività, volti alla creazione di
best practices e linee guida
Iniziative della CRUI per l’OA
• 2007: Linee guida per il deposito delle tesi di
dottorato negli archivi aperti
http://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=1149
• 2009:
– Linee guida per gli archivi istituzionali
http://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=1781
– Riviste ad accesso aperto. Linee guida
http://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=1789
– L’Open Access e la valutazione dei prodotti
della ricerca scientifica. Raccomandazioni
http://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=1782
Raccomandazioni CRUI
• “L’utilizzo di un archivio istituzionale come parte
del processo di valutazione della ricerca assume
un valore cruciale a causa della rapida evoluzione
del processo di produzione, diffusione e
pubblicazione della ricerca scientifica.”
• “I processi di valutazione e le categorizzazioni dei
prodotti di ricerca finora operate dalle agenzie di
valutazione possono e devono essere aggiornati
alla luce dei nuovi contesti che coinvolgono
autori, editori, enti finanziatori, valutatori e
potenziali utenti.”
Raccomandazioni CRUI
• “La comunicazione scientifica si è profondamente
modificata […]. Gli archivi ad accesso aperto
permettono di valorizzare tutte le tappe di questa
catena e di far crescere la reputazione dell’autore e
il futuro impatto dell’articolo.”
• “Il ruolo che il mondo dell’Open Access può avere
nell’ambito della valutazione della ricerca riguarda
la possibilità di sottoporre a giudizio anche
materiali non tradizionali e di elaborare nuovi
indicatori bibliometrici da affiancare a quelli
attualmente in uso.”
OA: i vantaggi per la ricerca
• l’accesso aperto ai risultati delle ricerche:
– contribuisce ad una maggiore circolazione delle
informazioni, e quindi ad un migliore sviluppo
scientifico (più accesso per tutti)
– contribuisce al superamento del digital divide
dovuto all’aumento indiscriminato dei prezzi delle
pubblicazioni, e facilita l’accesso alle conoscenze
da parte dei paesi in via di sviluppo
– rende possibile modalità di ricerca, recupero e
condivisione dei dati (anche raw) attraverso il
data mining o il text mining
– facilita le ricerche interdisciplinari
OA: i vantaggi per gli autori
– tempestività nella disseminazione dei risultati delle
ricerche attraverso la collocazione di preprint,
working papers o comunicazioni a convegni in
repositories istituzionali o disciplinari
– indicizzazione da parte dei motori di Internet
(Google Scholar, Scientific Commons…), quindi
maggiore visibilità a livello internazionale per le
proprie ricerche, anche quelle già pubblicate
mediante canali commerciali
– mantenimento dei diritti d’autore sulle proprie opere
– vantaggio citazionale
– individuazione di nuovi indicatori bibliometrici
Vantaggio citazionale dell’OA
• tradizionalmente l’impatto delle pubblicazioni
scientifiche viene espresso in termini di conteggio
delle citazioni
• l’impatto si colloca nel contesto dell’analisi
citazionale (l’esame della frequenza e del modello
di citazioni negli articoli e/o nei testi in genere)
• e viene definito in particolare attraverso l’Impact
Factor
• numerosi studi hanno riconosciuto un evidente
vantaggio citazionale (e quindi un maggiore
impatto) per le pubblicazioni disponibili ad accesso
aperto
Vantaggio citazionale dell’OA
• il vantaggio citazionale dell’OA viene riconosciuto
anche dalle Raccomandazioni CRUI:
– “grazie agli standard tecnici adottati, un
prodotto di ricerca archiviato in un archivio
istituzionale aumenta di molto le sue possibilità
di essere reperito tramite i motori di ricerca
– e ottiene un maggior numero di citazioni
– rispetto allo stesso articolo in formato cartaceo
– o in formato elettronico ma pubblicato su un sito
di un editore o un sito web non compatibile con
questi standard (ad esempio il sito personale
dell’autore)”
Vantaggio citazionale dell’OA
Michael Kurtz (2005) individua tre “postulati” che
definiscono tale vantaggio:
a) postulato Open Access (OA): gli autori sono più
invogliati a leggere, e quindi a citare, gli articoli
disponibili ad accesso aperto
b) postulato Selection Bias (SB): è assai probabile
che gli autori di spicco (e perciò potenzialmente
più citabili) mettano i loro articoli ad accesso
aperto
c) postulato Early View (EV): gli articoli collocati ad
accesso aperto prima della pubblicazione su una
rivista riescono a ottenere un numero di citazioni
maggiore rispetto a quelli pubblicati su riviste
Vantaggio citazionale dell’OA
• Harnad e Hajjem (2007) propongono sei criteri
per definire più esattamente l’“OA Advantage”:
1. Early Advantage (EA): archiviare i preprint
aumenta le citazioni (sono disponibili prima)
2. Quality Advantage (QA): meno del 10% degli
articoli riceve 90% delle citazioni
3. Accessibility Advantage (AA): accesso
universale grazie alla rete
Vantaggio citazionale dell’OA
4. Usage Advantage (UA) (o Download
Advantage, DA): l’autoarchiviazione aumenta i
download, lo “scaricamento”, la copiatura dei
contributi
5. Quality Bias (QB): gli articoli migliori hanno
maggiori possibilità di essere autoarchiviati (self
selection)
6. Competitive Advantage (CA): vantaggio
dell’accesso libero rispetto a Toll Access (TA),
accesso a pagamento
Nuovi criteri di misurazione
• il vantaggio citazionale dei lavori disponibili ad
accesso aperto è strettamente collegato
a) all’individuazione nuovi metodi di misurazione
(ad esempio il conteggio degli articoli scaricati,
l’analisi dei link, il sistema di ranking di
Google…)
b) ad indici citazionali alternativi al tradizionale
fattore d’impatto
Attuali strumenti di misurazione
• Web of Science (WoS) di ISI-Thomson, finora
considerato lo strumento principe per la
misurazione delle citazioni
– in particolare attraverso il Journal of Citation
Report (JCR)
• Scopus di Elsevier, nato nel 2004
– rispetto a WoS, Scopus copre molti più periodici
‘referati’ e atti di convegni
– ma fornisce ricerche di citazioni solo dal 1996 in
avanti, mentre WoS arriva ai primi del 1900
JCR: tre misure
• Immediacy Index: è una misura di quanto
velocemente venga citata una rivista, ed indica il
numero medio di citazioni ricevute nell’anno di
riferimento dagli articoli pubblicati nell’anno stesso
• Cited Half Life: misura la validità nel tempo degli
articoli citati, e indica per quanti anni sono citati gli
articoli di quella rivista
• Impact Factor: è la misura del numero di citazioni
degli articoli pubblicati su una determinata rivista
rispetto al numero totale di articoli pubblicati dalla
stessa rivista nei due anni precedenti
Impact Factor
• l’Impact Factor viene considerato come
l’indicatore del grado di penetrazione dei risultati
della ricerca nella comunità scientifica e della loro
considerazione da parte di altri ricercatori
• vantaggi dell’Impact Factor:
– ai fini dell’assegnazione di fondi per la ricerca,
consente una valutazione anche senza una
precisa conoscenza delle discipline o delle
riviste di riferimento
– consente una forma di autovalutazione da
parte delle singole comunità scientifiche
Svantaggi dell’IF
• non è assodato che le riviste più citate siano anche
le più lette, anzi è probabile che le riviste
multidisciplinari (o comunque meno specializzate)
siano fra quelle più lette
• prevalenza di alcune aree disciplinari (biomedicina,
fisica) e della lingua inglese
• influenza, sul calcolo delle citazioni, della
dimensione della rivista, della sua politica editoriale,
della sua periodicità e capillarità nella distribuzione
• forte preponderanza degli articoli, e conseguente
penalizzazione delle aree disciplinari in cui
prevalgono le monografie
Metodi alternativi di misurazione
• per correggere le distorsioni provocate dal fattore
d’impatto si vanno affermando:
• nuovi indicatori bibliometrici, di cui i principali sono
l’Eigenfactor e l’Indice di Hirsch
• “metriche” di nuova generazione come il Web
Impact Factor e lo Usage Factor
• strumenti web quali Publish or Perish, ma anche le
“tradizionali” statistiche di download e di trackback
(comunicazione e notifica tra due risorse)
• database di citazioni (ad es. Spires per la fisica)
• sistemi di condivisione di bibliografie come
Citebase, Citeulike e Connotea
Eigenfactor
• si basa, per il ranking, su un algoritmo analogo a
quello di Google
• applica dei correttivi al “peso” delle citazioni
• si basa su un periodo temporale più ampio rispetto
a quello del JCR (5 anni anziché 2), perché tiene
conto che alcune discipline ricevono citazioni più
tardi rispetto ad altre
• prende in esame più di 7.000 riviste scientifiche e
oltre 115.000 items, comprese le tesi e i popular
magazines
• fornisce informazioni sull’effettivo costo di un
articolo tramite il “Journal Prices”
Indice di Hirsch (H-Index)
• cerca di bilanciare produttività e impatto citazionale
• consente di mettere a confronto studiosi di ambiti
disciplinari diversi, e con un numero differente di
articoli e citazioni
– uno studioso ha indice h, se h dei suoi articoli
pubblicati in n anni (Np) hanno ricevuto almeno h
citazioni ciascuno, e gli altri (Np – h) articoli
hanno ricevuto ≤ h citazioni ciascuno.
– ad esempio, se fino al ventesimo articolo l’autore
ha ottenuto venti o più citazioni, e per gli altri ne
ha ricevute almeno venti o meno di venti, il suo h-
index è pari a 20
Nuove metriche
• Web Impact Factor (WIF): standard quantitativo per la
valutazione delle risorse web
– è dato dal numero dei contatti che un documento
pubblicato sul web riceve moltiplicato per il numero
delle pagine
– strumento utile, ma che va impiegato con cautela
• Usage Factor (UF): nuovo indice di misurazione del
valore dei periodici scientifici basato sugli utilizzi delle
risorse elettroniche, e ritenuto piuttosto utile
– è dato dal rapporto fra il totale di utilizzi nel periodo
X di articoli pubblicati nel periodo Y, e il totale di
articoli pubblicati nel periodo Y
Publish or Perish
• programma free-ware sviluppato da Anne-Wil
Harzing, docente all’università di Melbourne
http://www.harzing.com/pop.htm
• basato su Google Scholar, fornisce in pochi
secondi le principali variabili bibliometriche in molti
campi di ricerca, dal management alle scienze
sociali passando per le scienze dure
• presenta indici bibliometrici ben correlati, anche se
Google Scholar copre un insieme più vasto di
pubblicazioni rispetto a quelle strettamente
“accademiche”
E la gold road?
• il vantaggio citazionale delle riviste ad accesso aperto
è ampiamente riconosciuto
– alcune riviste OA indicizzate nel JCR hanno
ottenuto un Impact Factor comparabile a quello dei
periodici tradizionali più prestigiosi, ed hanno visto
crescere notevolmente le richieste di submission
– alcune fra le riviste della Public Library of Science
(PLoS), editore totalmente OA, hanno raggiunto
l’Impact Factor più alto nei rispettivi campi
– per le riviste OA si può pensare a forme di
valutazione non più ex ante ma ex-post, con l’uso di
metadati semantici (tag), annotazioni collaborative
e di condivisione bibliografica soft peer review
In conclusione
Raccomandazioni CRUI:
“Il panorama internazionale incoraggia e
favorisce l’Open Access quale ‘valore
aggiunto’ per i processi di valutazione
della ricerca.”
Nota bibliografica
Un’ampia bibliografia sull’OA è riportata nei già citati documenti CRUI. Altre
fonti delle presenti slide, in lingua italiana, sono:
• Antonella De Robbio, Analisi citazionale e indicatori bibliometrici nel modello
Open Access, “Bollettino AIB”, 47 (2007), 3,
http://eprints.rclis.org/11999/2/valutazione-23gennaio2008.pdf
• Francesca Di Donato, Come si valuta la qualità nella Repubblica della
Scienza? Una riflessione sul concetto di peer review, “Bollettino Telematico
di Filosofia”, 2007, http://eprints.adm.unipi.it/573/01/peerreviewfdd_it.pdf
• Paola Dubini - Elena Giglia, La sostenibilità economica dei modelli di Open
Access, “AIDA Informazioni”, 26 (2008), 3-4,
http://www.aidainformazioni.it/pub/dubini-giglia342008.pdf
• Maria Laura Vignocchi - Elena Giglia, Più citazioni in open access?
Tendenze, opinioni e dati, Convegno CNBA, 22 maggio 2009,
http://www.iuav.it/CNBA/Giornate-d/2009-Le-Un/Slides/Vignocchi-Giglia-
DEFINITIVO.pdf
• Mauro Guerrini, Gli archivi istituzionali. Open access, valutazione della
ricerca e diritto d’autore, Milano, Bibliografica, 2010.

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Oa 211010

  • 1. Settimana Internazionale dell’Open Access Il progetto OpenAIRE - Bologna, 21 ottobre 2010 Michele Santoro Open Access: I vantaggi per la ricerca Michele Santoro Coordinamento dell’Area Scientifico-tecnica Sistema Bibliotecario d’Ateneo – Università di Bologna michele.santoro@unibo.it
  • 2. Problemi dell’editoria scientifica • pochi editori internazionali detengono la quasi totalità della produzione scientifica • e quindi la possibilità di determinare in maniera arbitraria i prezzi dei periodici (mercato anelastico) • gli studiosi pubblicano i propri lavori su riviste di proprietà degli editori commerciali • che così possono “rivendere” questi lavori alle università a cui appartengono gli studiosi che li hanno prodotti • gli studiosi si vedono espropriati dei vantaggi di un sistema di cui sono parte determinante
  • 3. L’Open Access • dagli anni Novanta, il movimento per l’Open Access tende a creare delle alternative a questa situazione • sfruttando le opportunità offerte dal digitale e delle reti per favorire la massima disseminazione dei prodotti di ricerca • modello duplice: – archivi aperti, sia di tipo disciplinare che istituzionale (green road) – periodici ad accesso aperto (gold road)
  • 4. Percorsi dell’Open Access • Open Archive Initiative: – sviluppo di standard tecnici volti ad agevolare l’accesso alle risorse disponibili negli archivi aperti • Budapest Open Access Initiative – garantire l’accesso gratuito alla produzione scientifica mondiale – attraverso lo sviluppo di archivi aperti sia di tipo disciplinare che istituzionale (green road) – e di periodici ad accesso aperto (gold road)
  • 5. Percorsi dell’Open Access • 2003: Dichiarazione di Berlino http://www.zim.mpg.de/openaccess- berlin/berlin_declaration.pdf • individuazione di una vera e propria mission volta alla più ampia disseminazione della conoscenza • non solo con modalità tradizionali, ma attraverso “il paradigma dell’accesso aperto via Internet” l’accesso aperto definito come “fonte estesa del sapere umano e del patrimonio culturale che siano stati validati dalla comunità scientifica”
  • 6. Percorsi dell’Open Access • 2004: Dichiarazione di Messina http://eprints-phd.biblio.unitn.it/help/MessinaIT.pdf • firmata dai rettori di 31 università italiane, ai quali si sono successivamente aggiunti altri atenei, per un totale di 74 aderenti • si riconosce l’importanza che la diffusione delle conoscenze riveste per la crescita economica e culturale della società • e si sottolinea la necessità di forme alternative di comunicazione scientifica adesione alla Dichiarazione di Berlino
  • 7. Politiche per l’Open Access • 2005: un numero crescente di enti di ricerca o di enti di finanziamento stabiliscono politiche che prevedono la pubblicazione ad accesso aperto per i risultati delle proprie ricerche (Wellcome Trust, Royal Councils, CERN, Australian Research Council, Deutsche Forschungsgemeinschaft, …). • il progetto ROARMAP li elenca tutti, mentre al sito http://www.sherpa.ac.uk/juliet/index.php sono riportate le politiche a favore dell’OA degli enti finanziatori
  • 8. Politiche per l’Open Access • 2007: la Conferenza dei Rettori di alcune Università Europee (Liegi, 18 ottobre) lancia il progetto EurOpenScholar per una università aperta e interattiva • 2007: l’European Research Council approva una policy mandataria a favore dell’Open Access • 2008: il Senato degli Stati Uniti d'America ratifica la politica di Open Access per le ricerche finanziate dal National Institute of Health
  • 9. Politiche per l’Open Access • 2008: parte un progetto pilota dell'Unione Europea per il finanziamento della pubblicazione ad accesso aperto delle ricerche sviluppate all'interno del Settimo Programma Quadro • 2008: il gruppo di lavoro dell’European University Association sull’Open Access approva le Raccomandazioni EUA in materia di Open Access http://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=1693
  • 10. Politiche per l’OA in Italia • 2006: costituzione di un gruppo di lavoro CRUI sull’Open Access • 2008: l’Istituto Superiore di Sanità adotta una politica a favore dell’Open Access • 2010: delibera degli organi accademici della LUISS per una politica mandataria che obbliga al deposito delle pubblicazioni di ricerca nell’archivio istituzionale dell’ateneo
  • 11. L’OA oggi • green road – 1.583 open archives, di cui 762 in Europa, con netta prevalenza di archivi istituzionali – prevalenza di articoli apparsi su riviste rispetto ad altre tipologie (abstract, working papers, etc.) – in Italia 51 archivi, in Francia 53, in Germania 139, nel Regno Unito 169, negli Stati Uniti 368 • gold road – DOAJ (Directory of Open Access Journals): 5.514 periodici (di cui 2.350 ricercabili a livello di articolo), per un totale di 459.918 articoli
  • 12. Iniziative della CRUI per l’OA • Gruppo di lavoro, creato nel 2006 a seguito dell’adesione alla Dichiarazione di Berlino • coordinato dal prof. Roberto Delle Donne, dell’Università di Napoli Federico II • con il compito di approfondire i temi legati all’accesso aperto, anche in sinergia con le politiche e gli indirizzi europei • il Gruppo ha individuato una serie di temi su cui incentrare la propria attività, volti alla creazione di best practices e linee guida
  • 13. Iniziative della CRUI per l’OA • 2007: Linee guida per il deposito delle tesi di dottorato negli archivi aperti http://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=1149 • 2009: – Linee guida per gli archivi istituzionali http://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=1781 – Riviste ad accesso aperto. Linee guida http://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=1789 – L’Open Access e la valutazione dei prodotti della ricerca scientifica. Raccomandazioni http://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=1782
  • 14. Raccomandazioni CRUI • “L’utilizzo di un archivio istituzionale come parte del processo di valutazione della ricerca assume un valore cruciale a causa della rapida evoluzione del processo di produzione, diffusione e pubblicazione della ricerca scientifica.” • “I processi di valutazione e le categorizzazioni dei prodotti di ricerca finora operate dalle agenzie di valutazione possono e devono essere aggiornati alla luce dei nuovi contesti che coinvolgono autori, editori, enti finanziatori, valutatori e potenziali utenti.”
  • 15. Raccomandazioni CRUI • “La comunicazione scientifica si è profondamente modificata […]. Gli archivi ad accesso aperto permettono di valorizzare tutte le tappe di questa catena e di far crescere la reputazione dell’autore e il futuro impatto dell’articolo.” • “Il ruolo che il mondo dell’Open Access può avere nell’ambito della valutazione della ricerca riguarda la possibilità di sottoporre a giudizio anche materiali non tradizionali e di elaborare nuovi indicatori bibliometrici da affiancare a quelli attualmente in uso.”
  • 16. OA: i vantaggi per la ricerca • l’accesso aperto ai risultati delle ricerche: – contribuisce ad una maggiore circolazione delle informazioni, e quindi ad un migliore sviluppo scientifico (più accesso per tutti) – contribuisce al superamento del digital divide dovuto all’aumento indiscriminato dei prezzi delle pubblicazioni, e facilita l’accesso alle conoscenze da parte dei paesi in via di sviluppo – rende possibile modalità di ricerca, recupero e condivisione dei dati (anche raw) attraverso il data mining o il text mining – facilita le ricerche interdisciplinari
  • 17. OA: i vantaggi per gli autori – tempestività nella disseminazione dei risultati delle ricerche attraverso la collocazione di preprint, working papers o comunicazioni a convegni in repositories istituzionali o disciplinari – indicizzazione da parte dei motori di Internet (Google Scholar, Scientific Commons…), quindi maggiore visibilità a livello internazionale per le proprie ricerche, anche quelle già pubblicate mediante canali commerciali – mantenimento dei diritti d’autore sulle proprie opere – vantaggio citazionale – individuazione di nuovi indicatori bibliometrici
  • 18. Vantaggio citazionale dell’OA • tradizionalmente l’impatto delle pubblicazioni scientifiche viene espresso in termini di conteggio delle citazioni • l’impatto si colloca nel contesto dell’analisi citazionale (l’esame della frequenza e del modello di citazioni negli articoli e/o nei testi in genere) • e viene definito in particolare attraverso l’Impact Factor • numerosi studi hanno riconosciuto un evidente vantaggio citazionale (e quindi un maggiore impatto) per le pubblicazioni disponibili ad accesso aperto
  • 19. Vantaggio citazionale dell’OA • il vantaggio citazionale dell’OA viene riconosciuto anche dalle Raccomandazioni CRUI: – “grazie agli standard tecnici adottati, un prodotto di ricerca archiviato in un archivio istituzionale aumenta di molto le sue possibilità di essere reperito tramite i motori di ricerca – e ottiene un maggior numero di citazioni – rispetto allo stesso articolo in formato cartaceo – o in formato elettronico ma pubblicato su un sito di un editore o un sito web non compatibile con questi standard (ad esempio il sito personale dell’autore)”
  • 20. Vantaggio citazionale dell’OA Michael Kurtz (2005) individua tre “postulati” che definiscono tale vantaggio: a) postulato Open Access (OA): gli autori sono più invogliati a leggere, e quindi a citare, gli articoli disponibili ad accesso aperto b) postulato Selection Bias (SB): è assai probabile che gli autori di spicco (e perciò potenzialmente più citabili) mettano i loro articoli ad accesso aperto c) postulato Early View (EV): gli articoli collocati ad accesso aperto prima della pubblicazione su una rivista riescono a ottenere un numero di citazioni maggiore rispetto a quelli pubblicati su riviste
  • 21. Vantaggio citazionale dell’OA • Harnad e Hajjem (2007) propongono sei criteri per definire più esattamente l’“OA Advantage”: 1. Early Advantage (EA): archiviare i preprint aumenta le citazioni (sono disponibili prima) 2. Quality Advantage (QA): meno del 10% degli articoli riceve 90% delle citazioni 3. Accessibility Advantage (AA): accesso universale grazie alla rete
  • 22. Vantaggio citazionale dell’OA 4. Usage Advantage (UA) (o Download Advantage, DA): l’autoarchiviazione aumenta i download, lo “scaricamento”, la copiatura dei contributi 5. Quality Bias (QB): gli articoli migliori hanno maggiori possibilità di essere autoarchiviati (self selection) 6. Competitive Advantage (CA): vantaggio dell’accesso libero rispetto a Toll Access (TA), accesso a pagamento
  • 23. Nuovi criteri di misurazione • il vantaggio citazionale dei lavori disponibili ad accesso aperto è strettamente collegato a) all’individuazione nuovi metodi di misurazione (ad esempio il conteggio degli articoli scaricati, l’analisi dei link, il sistema di ranking di Google…) b) ad indici citazionali alternativi al tradizionale fattore d’impatto
  • 24. Attuali strumenti di misurazione • Web of Science (WoS) di ISI-Thomson, finora considerato lo strumento principe per la misurazione delle citazioni – in particolare attraverso il Journal of Citation Report (JCR) • Scopus di Elsevier, nato nel 2004 – rispetto a WoS, Scopus copre molti più periodici ‘referati’ e atti di convegni – ma fornisce ricerche di citazioni solo dal 1996 in avanti, mentre WoS arriva ai primi del 1900
  • 25. JCR: tre misure • Immediacy Index: è una misura di quanto velocemente venga citata una rivista, ed indica il numero medio di citazioni ricevute nell’anno di riferimento dagli articoli pubblicati nell’anno stesso • Cited Half Life: misura la validità nel tempo degli articoli citati, e indica per quanti anni sono citati gli articoli di quella rivista • Impact Factor: è la misura del numero di citazioni degli articoli pubblicati su una determinata rivista rispetto al numero totale di articoli pubblicati dalla stessa rivista nei due anni precedenti
  • 26. Impact Factor • l’Impact Factor viene considerato come l’indicatore del grado di penetrazione dei risultati della ricerca nella comunità scientifica e della loro considerazione da parte di altri ricercatori • vantaggi dell’Impact Factor: – ai fini dell’assegnazione di fondi per la ricerca, consente una valutazione anche senza una precisa conoscenza delle discipline o delle riviste di riferimento – consente una forma di autovalutazione da parte delle singole comunità scientifiche
  • 27. Svantaggi dell’IF • non è assodato che le riviste più citate siano anche le più lette, anzi è probabile che le riviste multidisciplinari (o comunque meno specializzate) siano fra quelle più lette • prevalenza di alcune aree disciplinari (biomedicina, fisica) e della lingua inglese • influenza, sul calcolo delle citazioni, della dimensione della rivista, della sua politica editoriale, della sua periodicità e capillarità nella distribuzione • forte preponderanza degli articoli, e conseguente penalizzazione delle aree disciplinari in cui prevalgono le monografie
  • 28. Metodi alternativi di misurazione • per correggere le distorsioni provocate dal fattore d’impatto si vanno affermando: • nuovi indicatori bibliometrici, di cui i principali sono l’Eigenfactor e l’Indice di Hirsch • “metriche” di nuova generazione come il Web Impact Factor e lo Usage Factor • strumenti web quali Publish or Perish, ma anche le “tradizionali” statistiche di download e di trackback (comunicazione e notifica tra due risorse) • database di citazioni (ad es. Spires per la fisica) • sistemi di condivisione di bibliografie come Citebase, Citeulike e Connotea
  • 29. Eigenfactor • si basa, per il ranking, su un algoritmo analogo a quello di Google • applica dei correttivi al “peso” delle citazioni • si basa su un periodo temporale più ampio rispetto a quello del JCR (5 anni anziché 2), perché tiene conto che alcune discipline ricevono citazioni più tardi rispetto ad altre • prende in esame più di 7.000 riviste scientifiche e oltre 115.000 items, comprese le tesi e i popular magazines • fornisce informazioni sull’effettivo costo di un articolo tramite il “Journal Prices”
  • 30. Indice di Hirsch (H-Index) • cerca di bilanciare produttività e impatto citazionale • consente di mettere a confronto studiosi di ambiti disciplinari diversi, e con un numero differente di articoli e citazioni – uno studioso ha indice h, se h dei suoi articoli pubblicati in n anni (Np) hanno ricevuto almeno h citazioni ciascuno, e gli altri (Np – h) articoli hanno ricevuto ≤ h citazioni ciascuno. – ad esempio, se fino al ventesimo articolo l’autore ha ottenuto venti o più citazioni, e per gli altri ne ha ricevute almeno venti o meno di venti, il suo h- index è pari a 20
  • 31. Nuove metriche • Web Impact Factor (WIF): standard quantitativo per la valutazione delle risorse web – è dato dal numero dei contatti che un documento pubblicato sul web riceve moltiplicato per il numero delle pagine – strumento utile, ma che va impiegato con cautela • Usage Factor (UF): nuovo indice di misurazione del valore dei periodici scientifici basato sugli utilizzi delle risorse elettroniche, e ritenuto piuttosto utile – è dato dal rapporto fra il totale di utilizzi nel periodo X di articoli pubblicati nel periodo Y, e il totale di articoli pubblicati nel periodo Y
  • 32. Publish or Perish • programma free-ware sviluppato da Anne-Wil Harzing, docente all’università di Melbourne http://www.harzing.com/pop.htm • basato su Google Scholar, fornisce in pochi secondi le principali variabili bibliometriche in molti campi di ricerca, dal management alle scienze sociali passando per le scienze dure • presenta indici bibliometrici ben correlati, anche se Google Scholar copre un insieme più vasto di pubblicazioni rispetto a quelle strettamente “accademiche”
  • 33. E la gold road? • il vantaggio citazionale delle riviste ad accesso aperto è ampiamente riconosciuto – alcune riviste OA indicizzate nel JCR hanno ottenuto un Impact Factor comparabile a quello dei periodici tradizionali più prestigiosi, ed hanno visto crescere notevolmente le richieste di submission – alcune fra le riviste della Public Library of Science (PLoS), editore totalmente OA, hanno raggiunto l’Impact Factor più alto nei rispettivi campi – per le riviste OA si può pensare a forme di valutazione non più ex ante ma ex-post, con l’uso di metadati semantici (tag), annotazioni collaborative e di condivisione bibliografica soft peer review
  • 34. In conclusione Raccomandazioni CRUI: “Il panorama internazionale incoraggia e favorisce l’Open Access quale ‘valore aggiunto’ per i processi di valutazione della ricerca.”
  • 35. Nota bibliografica Un’ampia bibliografia sull’OA è riportata nei già citati documenti CRUI. Altre fonti delle presenti slide, in lingua italiana, sono: • Antonella De Robbio, Analisi citazionale e indicatori bibliometrici nel modello Open Access, “Bollettino AIB”, 47 (2007), 3, http://eprints.rclis.org/11999/2/valutazione-23gennaio2008.pdf • Francesca Di Donato, Come si valuta la qualità nella Repubblica della Scienza? Una riflessione sul concetto di peer review, “Bollettino Telematico di Filosofia”, 2007, http://eprints.adm.unipi.it/573/01/peerreviewfdd_it.pdf • Paola Dubini - Elena Giglia, La sostenibilità economica dei modelli di Open Access, “AIDA Informazioni”, 26 (2008), 3-4, http://www.aidainformazioni.it/pub/dubini-giglia342008.pdf • Maria Laura Vignocchi - Elena Giglia, Più citazioni in open access? Tendenze, opinioni e dati, Convegno CNBA, 22 maggio 2009, http://www.iuav.it/CNBA/Giornate-d/2009-Le-Un/Slides/Vignocchi-Giglia- DEFINITIVO.pdf • Mauro Guerrini, Gli archivi istituzionali. Open access, valutazione della ricerca e diritto d’autore, Milano, Bibliografica, 2010.