British Museum: storia, contenitore e contenuto - history and collections
1. British Museum I musei dell’Ottocento Presentazione del museo nella sua storia e nel suo evoluzione.
2. Il British Museum è il museo pubblico più antico del mondo. Questo si propone, ancora oggi, di essere al centro della cultura internazionale e allo stesso tempo di avere una fruizione educativa per il pubblico in generale. A questo scopo vengono realizzate mostre, allestite nel Museo e in altre sedi tramite prestiti, ed un intenso programma didattico che comprende seminari e visite guidate, la pubblicazione di libri e di numerosi articoli. Cos’è il British Museum?
3. Sin dalla sua istituzione nel XVIIl secolo, il Museo ha raccolto, esibito, conservato e preservato le opere dell’umanità (e inizialmente anche di interesse naturalistico). Erano gli anni dell’Illuminismo, e come scrisse nel 1761 l’autore della prima guida del Museo: “ La curiosità prevale quasi universalmente… Niente può contribuire meglio a preservare l’erudizione, di cui l’Illuminismo è così ricco, della creazione di edifici in ogni nazione per contenere le antichità, ed il Museo della Gran Bretagna ne è un singolare esempio.”
4. Il British Museum non è mai stato semplicemente il museo delle antichità della Gran Bretagna. In effetti durante il suo primo secolo di vita, fu raccolto ben poco di origine britannica. Fin dal principio gli interessi furono svariati, e anche se le collezioni senza dubbio riflettono le mode nel corso degli anni, la collezione odierna è la più rappresentativa al mondo, in quanto a periodi e a diversità di culture. Le collezioni sono enormi. Per allestire molte delle mostre temporanee, il British Museum non deve ricorrere a prestiti, ma si serve delle straordinarie riserve di cui dispone per presentare argomenti disparati come gli ori del Sud America, le culture delle Maldive, i disegni di Rembrandt, o la religione Indù. Qual è il suo contenuto?
5. La collezione iniziale apparteneva a Sir Hans Sloane, medico di professione ed antiquario per passione. Nato nel 1660, Sloane si dedicò da principio alla ricerca scientifica. Dopo un periodo trascorso nelle Indie Occidentali, scrisse un libro sulla storia naturale della Giamaica. Al suo rientro a Londra, Sloane divenne un medico di fama e questa attività contribuì al finanziamento delle sue attività come collezionista. Le prime collezioni Alla morte di Sloane, nel 1753, la sua collezione comprendeva in tutto 79.575 elementi, senza contare i campioni botanici dell’erbario e la biblioteca di libri e manoscritti.
6. Sloane aveva stabilito che la sua collezione passasse a re Giorgio II come lascito per la nazione, ma in seguito fu trasferita al Parlamento dopo che una lotteria pubblica reperì i fondi per l’istituzione del Museo. Montagu House, un palazzo del tardo XVII secolo nella periferia di Londra, fu acquistata allo scopo dal Consiglio degli Amministratori. Il British Museum aprì le sue porte al pubblico per la prima volta il 15 Gennaio 1759 “per studiosi e curiosi”, come vennero definiti i visitatori. L’ingresso era gratuito, ma richiedeva la presentazione di un biglietto rilasciato in modo alquanto complicato. Una volta entrati, i visitatori dovevano seguire un percorso guidato. La prima ubicazione
7. L’attività di raccolta del nuovo museo iniziò con grande entusiasmo, e gran parte delle acquisizioni furono donazioni. All’inizio l’interesse prevalente era per materiali relativi alla storia naturale, come ad esempio i campioni raccolti dal Capitano Cook nelle sue circumnavigazioni del globo, e da questa fonte provennero anche vari oggetti etnografici.
8. I “souvenir” di viaggio In questo periodo, la Gran Bretagna fu particolarmente attiva nei viaggi di scoperta, ma progressivamente gli inglesi scoprirono il mondo classico attraverso i viaggi europei di nobili ed aristocratici.
9. Sir William Hamilton, rappresentante diplomatico britannico a Napoli, collezionò ceramiche greche e ne inviò due navi piene in Inghilterra (anche se soltanto una giunse a destinazione). Fu sempre grazie ad Hamilton che il Vaso di Portland raggiunse il British Museum. La famosa collezione di sculture di Charles Townley, messa insieme a Roma, fu venduta al Museo. La sconfitta dell’esercito napoleonico in Egitto portò all’acquisizione della Stele di Rosetta e di altre antichità egizie .
10. Nel 1816 il British Museum si arricchì di forse uno dei più importanti gruppi scultorei che fanno parte delle collezioni: gli splendidi marmi del Partenone di Atene. Lord Elgin aveva ricevuto l’incarico di ambasciatore a Costantinopoli nel 1799. Turbato dalla distruzione delle rovine classiche in Grecia, riunì un gruppo di artisti ed architetti per documentare i monumenti sopravvissuti, e successivamente ottenne il permesso dalle autorità per rimuovere le pietre scolpite. Le sculture giunsero a Londra nel 1802 ed Elgin le esibì al pubblico. Quattordici anni più tardi, in seguito a difficoltà finanziarie, le vendette al governo che le installò nel Museo, dove attirarono immediatamente enorme interesse. I marmi fidiaci di Lord Elgin
11. I rappresentanti diplomatici e gli ambasciatori all’estero ebbero un ruolo significativo nell’accrescimento delle collezioni archeologiche del Museo. Henry Salt, il console generale d’Egitto, con l’aiuto dell’intermediario Giovanni Belzoni, riunì una vasta collezione comprendente diverse sculture colossali, come la testa del faraone Amenofi III, acquistata dagli Amministratori del Museo nel 1823. Nel 1818 Salt donò inoltre la famosa testa di Ramesse II. Tempio del faraone Ramesse II, di David Roberts, 1849.
12. Il fascino dell’archeologia delle terre bibliche portò l’attività dei collezionisti nel Vicino Oriente. Claudius Rich, residente a Bagdad dal 1811 al 1820, accumulò una piccola collezione di mattoni iscritti, sigilli a cilindro e tavolette incise provenienti dalle pianure del Tigri e dell’Eufrate, creando così le basi delle collezioni di antichità assiro-babilonesi del Museo.
13. Verso l’inizio del XIX secolo Montagu House non disponeva più dello spazio necessario per ospitare tutte le collezioni del Museo. Non solo le collezioni crescevano rapidamente, ma la mancanza di spazio era ulteriormente aggravata da numerosi esemplari di storia naturale e dai testi della biblioteca, oltre che dal crescente numero di visitatori. Nel 1814 gli Amministratori riferirono che 28.000-30.000 persone avevano visitato il Museo durante l’anno precedente. Il problema di spazio peggiorò nel 1823, quando il re Giorgio IV offrì al Museo la biblioteca del padre contenente quasi 85.000 testi, tra libri ed articoli. I problemi di spazio
14. Nel 1824 fu decisa la costruzione di un nuovo edificio a nord di Montagu House, e l’architetto Sir Robert Smirke fu incaricato del progetto. Il nuovo museo doveva avere gallerie illuminate lateralmente e dall’alto, disposte intorno ad un cortile spazioso. Questa parte del progetto fu completata attorno al 1840,e l’ultima parte dell’edificio ad essere eretta fu il grande portico con colonne scanalate e capitelli ionici.
15. Contemporaneamente alla costruzione della facciata di ingresso del nuovo museo, Montagu House fu demolita. Attorno al 1850 l’aspetto del British Museum era sostanzialmente come si presenta oggi.
16. Il problema della mancanza di spazio non era tuttavia risolto. La famosa sala di lettura circolare fu costruita nel giardino del cortile centrale poco dopo, e fu aperta ai lettori attorno al 1857. Anche le collezioni di storia naturale ponevano dei problemi e fu infine deciso di separarle dagli artefatti che vennero trasferiti nel numseo di storia naturale a South Kensington, nell’ovest di Londra, nel 1880.
17. Sebbene il nuovo progetto non fosse ancora sufficientemente grande, nel 1850 una commissione parlamentare rilevò che alcuni delle collezioni non ricevevano la dovuta considerazione. Ciò portò alla nomina di conservatore di Augustus Wolllaston Franks, un uomo di vasta cultura ed interessi, che nel corso di quasi cinquant’anni consolidò le collezioni delle antichità europee post-classiche, etnografiche, e di arte orientale.
18. Cosa caratterizza il British Museum all’inizio del nuovo millennio? Il Museo di oggi, rispetto al passato, pone una maggiore enfasi sull’interpretazione e, grazie al lavoro di ricerca storica ed archeologica, oltre che all’indagine scientifica, può adottare un approccio multi-disciplinare particolarmente indicato per la diversità delle sue collezioni. Il museo oggi
19. Ciò non significa che l’attività di collezionismo sia stata ignorata. L’ultima parte del XX secolo è stato un periodo estremamente attivo, particolarmente con le acquisizioni degli antropologi del Museo. Questo ha sempre fatto affidamento su donazioni e lasciti privati per le sue acquisizioni, e oggi usufruisce anche del sostegno di enti come l’Heritage Lottery Fund, il National Memorial Fund, il National Art Collections Fund e gli Amici del British Museum, precedentemente conosciuta come la British Museum Society. Collezioni in crescita
20. Nel passato il British Museum ha effettuato scavi nella Valle del Nilo (Egitto e Sudan) e nel Medio Oriente, e questa attività continua tutt’oggi, spesso in collaborazione con altri enti. Il British Museum tuttavia effettua scavi anche in Gran Bretagna ed in altre parti del mondo. Indagini sul campo e scavi vengono oggi condotti più attivamente che nel passato, con lo scopo di accrescere le collezioni con materiale che concerne abitudini culturali contemporanee, così che il British Museum continui a svolgere il ruolo di museo che rappresenta culture di varie parti del mondo, passate e presenti. Gli scavi vengono effettuati dal Museo per accrescere la conoscenza e costituiscono un modo efficace per ampliare le collezioni, anche se non tutti i reperti finiscono per far parte delle raccolte del museo stesso.
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25. Nella loro globalità, le collezioni fanno attualmente del British Museum forse la migliore introduzione possibile alle culture e alle civiltà di tutto il mondo.