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La Riconversione Industriale a Porto Marghera
La tematica della RICONVERSIONE INDUSTRIALE DI PORTO MARGHERA deve essere affrontata
tenendo conto di aspetti di carattere:
• AMBIENTALE
• PRODUTTIVO/INDUSTRIALE
Serve una visione / gestione complessiva delle problematiche ambientali connesse alla
riqualificazione del territorio e il conseguente utilizzo anche a fini socio-economici.
La Regione del Veneto riveste un ruolo di primo piano nel coordinamento delle attività che
riguardano la Salvaguardia di Venezia e della sua Laguna. Nell’ambito del recupero ambientale di
Porto Marghera, la RdV si è inserita nel quadro dell'attuazione dei diversi accordi e nella gestione
di alcuni progetti di notevole interesse per il ripristino dell’area.

Legge Speciale
La Regione del Veneto gestisce, tramite la competente Direzione Progetto Venezia, una serie di
interventi di tutela dell’ambiente e del territorio finanziati con i fondi recati dalla Legge Speciale
per Venezia.
Tali azioni sono volte in particolare alla riduzione del livello di inquinamento della laguna e dei
corsi d’acqua del Bacino Scolante, alla messa in sicurezza ed alla bonifica dei siti inquinati, alla
riqualificazione infrastrutturale e alla riconversione produttiva di Porto Marghera.
Le linee-guida per il disinquinamento della Laguna di Venezia e del suo Bacino Scolante (che si
estende per circa 2.000 Kmq e comprende 108 Comuni) sono definite dal “Piano per la
prevenzione dell'inquinamento e il risanamento delle acque del bacini idrografico
immediatamente sversante nella Laguna di Venezia - Piano Direttore”, che costituisce lo
strumento di pianificazione regionale per l'attuazione degli interventi finalizzati al risanamento
delle acque lagunari.
È possibile identificare 6 settori di intervento, in base alla tipologia delle opere finanziate:
• settore fognatura e depurazione (opere volte all'abbattimento dell'inquinamento civile e
urbano diffuso, attraverso il completamento del sistema fognario e il miglioramento degli
impianti di depurazione);
• settore acquedotti (interventi finalizzati alla razionalizzazione dei prelievi dai corsi d'acqua del
bacino scolante o da pozzi della relativa zona di ricarica diretta, per garantire una maggiore
portata dei corsi d'acqua e la riduzione dei consumi idropotabili);
• settore territorio (interventi finalizzati ad aumentare la capacità autodepurativa dei corsi
d'acqua del Bacino scolante);
• settore agricoltura e zootecnia (con azioni mirate alla riduzione degli apporti di azoto e fosforo
in laguna, diversificando le colture, rivedendo pratiche agricole e metodi di irrigazione,
ottimizzando lo smaltimento dei liquami);
• settore bonifica siti inquinati (con interventi puntuali e mirati, da attuarsi in particolare
nell'area di Porto Marghera ed in altri siti sensibili all'interno del Bacino scolante);
1
•

settore monitoraggio e sperimentazione (interventi finalizzati alla verifica delle condizioni
ambientali ed alla messa a punto di progetti pilota).

In linea generale, nel corso degli ultimi anni, in considerazione della necessità di conseguire la
massima efficacia ambientale delle opere programmate, è stato assunto come criterio generale
per la scelta delle attività da finanziare l’assegnazione, in via prioritaria, di risorse necessarie al
completamento ed alla messa a regime di una serie di interventi ritenuti strategici nell’ambito
della salvaguardia della Laguna di Venezia.
Infatti, la scelta degli interventi da realizzare è strettamente connessa alla valutazione della loro
efficacia in termini di riduzione dell'inquinamento, affinché i carichi inquinanti sversati dal Bacino
Scolante in Laguna di Venezia siano sostenibili per l'ecosistema lagunare (anche in considerazione
della futura entrata in funzione del sistema MOSE ).
È importante ricordare che tale ambito territoriale è caratterizzato da una estrema complessità del
sistema socio-economico e territoriale su cui vanno calati gli interventi della Legge Speciale, così
come risulta irrinunciabile l'esigenza di favorire progetti in grado di conciliare sviluppo economico
e tutela ambientale.
Va sottolineato che i considerevoli investimenti attuati in questi ultimi anni grazie ai fondi della
Legge Speciale per Venezia, unitamente ad una più incisiva gestione del regime di tutela, stanno
portando ad un sostanziale miglioramento delle condizioni ambientali dell’ecosistema lagunare e
dei corsi d’acqua del Bacino Scolante.
Le risorse della Legge Speciale per Venezia sono nel corso degli anni venute a mancare, perché
impiegate principalmente per finanziare il sistema MOSE, a discapito degli interventi diffusi nel
territorio indirizzati al disinquinamento e alla sicurezza idraulica.
Il Patto di Stabilità e Crescita, il cui fine è il coordinamento della finanza regionale e locale con gli
obiettivi di finanza pubblica nazionale stabiliti di concerto con l’Unione Europea, si profila come
particolarmente restrittivo per il Veneto.
La nostra Regione risulta infatti fortemente penalizzata dall’attuale meccanismo del Patto di
stabilità interno. Infatti, i tetti di spesa da rispettare per il Patto di stabilità sono stati determinati
sulla base di quanto la Regione aveva speso in passato: ne consegue che le Regioni con una spesa
storica elevata possono beneficiare di una “licenza di spendere” maggiore rispetto alle
Amministrazioni regionali che sono state più accorte sul piano della spesa
Il Veneto è la Regione che nel 2013 ha il tetto di spesa più basso in assoluto: se spenderà oltre i
328 euro procapite (soglia fissata dal DM 20 febbraio 2013) non rispetterà il Patto di stabilità per
l’anno in corso. Su cifre analoghe si collocano anche Lombardia, Puglia ed Emilia Romagna,
rispetto ad una media italiana di 399 euro procapite. Se la media delle Regione italiane in termini
di livello massimo della spesa "eurocompatibile" (competenza e cassa) consentita ai fini del Patto
di stabilità è 100, il Veneto si pone al primo posto delle regioni virtuose con un rapporto di 82.
La RdV sottolinea la necessità di una rivisitazione sostanziale della Legge Speciale per Venezia,
anche sulla scorta delle recenti audizioni fatte a questo proposito dalla Commissione Ambiente del
Senato, il cui Presidente Giuseppe Marinello, nel riconoscere la specificità e l’unicità di Venezia e

2
della sua Laguna, ha prospettando che la presentazione di un Disegno di Legge unificato possa
avvenire entro la metà di gennaio 2014.

Piano Direttore e P.I.F.
La RdV si è dotata fin dal 1991 del “Piano per la prevenzione dell’inquinamento e il risanamento
delle acque del bacino idrografico immediatamente sversante nella Laguna di Venezia” (Piano
Direttore) che costituisce il documento di riferimento per la programmazione delle opere di
disinquinamento di propria competenza. Attualmente l’ultima versione del Piano Direttore (Piano
Direttore 2000) è in fase di aggiornamento.
Il principale intervento individuato dal Piano Direttore 2000 è il P.I.F. - Progetto Integrato Fusina,
un’opera di alto profilo ingegneristico, di carattere strategico, che riveste la preminente funzione
pubblica di concentrare e trattare in un’unica piattaforma multifunzionale le acque:
• di processo dell’area industriale di Porto Marghera
• delle aree urbane di Mestre, Marghera e del Mirese
• di prima pioggia di Mestre, Marghera e Porto Marghera
• di falda inquinate
Gli obiettivi di base del PIF sono tre:
• La riduzione dell’inquinamento generato sul bacino scolante nella Laguna di
Venezia, attraverso la depurazione spinta delle acque reflue, limitando in modo
drastico gli scarichi ancorché depurati realizzando una condotta di scarico, di circa
20 km, con recapito finale in mare aperto.
• La bonifica dei siti inquinati di Porto Marghera in cui il P.I.F. rappresenta l’elemento
chiave per il ciclo delle acque
• L’ottimizzazione della gestione delle risorse idriche attuando un esteso riciclo
dell'acqua usata per fini industriali
Il P.I.F. costituisce l’infrastruttura di base per la trasformazione dell’area del Sito di Interesse
Nazionale di Venezia Porto Marghera in “area ecologicamente attrezzata” in grado di fornire
servizi connessi alle varie esigenze di bonifica e riqualificazione delle aree interessate legate al
mutato scenario socio-economico-ambientale.

Accordo 31.03.2008 “Moranzani” e P.I.F.
La più importante azione di riqualificazione socio – ambientale messa in atto dalla Regione Veneto
per l’area veneziana, in diretta prosecuzione del P.I.F., è l“Accordo di Programma per la gestione
dei sedimenti di dragaggio dei canali di grande navigazione e la riqualificazione ambientale,
paesaggistica, idraulica e viabilistica dell'area di Venezia - Malcontenta – Marghera”, denominato
“Accordo Moranzani”.
L’atto è stato siglato il 31 marzo 2008 da 12 soggetti diversi in rappresentanza della Pubblica
Amministrazione e dell’Industria (Commissario Delegato per l'emergenza socio economico
ambientale dei canali portuali di grande navigazione della laguna di Venezia, dal Ministero
3
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, dalla Regione del Veneto, dal Magistrato
alle Acque di Venezia, dalla Provincia di Venezia, dal Comune di Venezia, dal Commissario
Delegato per l'emergenza concernente gli eccezionali eventi meteorologici del 26 Settembre 2007
che hanno colpito parte del territorio della Regione del Veneto, dall'Autorità Portuale di Venezia,
dal Consorzio di Bonifica Sinistra Medio Brenta, dalla società San Marco Petroli, dalla società
Terna, dalla società Enel Distribuzione Spa.), che sono riusciti a condividere una serie di azioni che
permetteranno di riqualificare una delle aree oggi più degradate della terraferma veneziana.
Nel complesso, l’Accordo di Programma “Moranzani” prevede una serie di interventi di
riqualificazione ambientale nell’area di Malcontenta, a Venezia, tra cui:
• il recupero ambientale di vecchie discariche per i rifiuti speciali ubicate in località Moranzani di
Fusina
• l’interramento di quattro elettrodotti
• interventi sulla viabilità
• interventi sulla rete idraulica del bacino Lusore
• la bonifica di altre discariche dismesse
• la realizzazione di un parco urbano sopra ad una vecchia discarica dismessa a ridosso
dell’abitato di Malcontenta
• la creazione di una cintura verde nel quadrante sud occidentale di Marghera, previa
delocalizzazione di un deposito di carburanti considerato troppo vicino all’abitato di
Malcontenta

Il Progetto Integrato Fusina quale centro di trattamento polifunzionale
I servizi / funzioni complessivamente offerti dal Centro di trattamento polifunzionale, connessi
alle varie esigenze di salvaguardia, bonifica e riqualificazione delle aree interessate, messi a
disposizione dei soggetti insediati o di futuro insediamento a Porto Marghera si riassumono in :
o gestione e post-trattamento delle acque reflue urbane, ed il loro invio all’ulteriore
affinamento in un’area di fitodepurazione di circa 100 ha;
o gestione e trattamento delle acque industriali, di processo, di dilavamento e di falda
inquinata;
o predisposizione di un’area umida per l’affinamento dei soli reflui di tipo “A” da realizzarsi in
Cassa di Colmata A, in vista del loro invio a riutilizzo duale-industriale, con la sistemazione
finale dell’area a parco acquatico fruibile;
o realizzazione di una rete di distribuzione delle acque da riutilizzare per usi non potabili, che
garantisca l’approvvigionamento idrico non potabile per gli impianti di raffreddamento di
Porto Marghera e la connessione all’acquedotto CUAI in previsione di un riutilizzo
industriale/duale esteso della risorsa idrica disponibile;
o fornitura di acqua demineralizzata per fini industriali;
o realizzazione dello scarico finale in Mare Adriatico, a 10 km circa al largo di Lido –
Malamocco;
o smaltimento dei sedimenti di dragaggio dei canali portuali, delle terre di scavo, dei fanghi
provenienti dalla depurazione e di rifiuti;
o incenerimento fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue;
lo stretto legame tra P.I.F. e riqualificazione e sviluppo sostenibile dell’area di Porto Marghera è
stato ribadito da ultimo con l’A.d.P. del 16 aprile 2012, di seguito descritto, valorizzando
l’infrastruttura regionale quale riferimento per la bonifica delle acque di falda inquinate.

4
In particolare, nell’ambito del SIN di Porto Marghera, La Conferenza di Servizi decisoria del
15.10.2013 ha chiesto ad ARPAV e Provincia di Venezia di verificare se le ditte che hanno
sottoscritto il contratto di transazione con MATTM e MAV hanno provveduto ad allacciarsi al PIF.
Gli stessi Enti dovranno verificare, altresì, se le ditte i cui progetti sono stati valutati in Conferenza
di Servizi decisoria, hanno presentato un autonomo progetto di bonifica della falda o intendono
avvalersi del sistema PIF.

A.d.P. 16 Aprile - Bonifiche
La necessità di semplificare e accelerare le procedure di bonifica del SIN di Venezia Porto
Marghera è stata individuata come una delle azioni necessarie per favorire la riconversione e
reindustrializzazione di Porto Marghera.
A tale scopo, nell’Ottobre del 2010 la Regione del Veneto ha provveduto ad istituire un apposito
Tavolo di Lavoro, composto dai rappresentanti degli Enti Locali, dell’Autorità Portuale di Venezia,
del Magistrato alle Acque di Venezia, delle Associazioni Imprenditoriali.
Nel corso di numerose riunioni convocate dalla Regione, il Tavolo di Lavoro ha individuato le
criticità tecniche e amministrative che risultava necessario rimuovere, al fine di pervenire con
tempi e costi certi al risanamento delle aree comprese nel SIN.
Le proposte elaborate dal Tavolo di Lavoro permanente per Porto Marghera, comprensive di
quelle relative alle Bonifiche, venivano illustrate e consegnate ai rappresentanti del MISE e del
MATTM nel corso di una riunione convocata dalla Regione il 19.11.2010.
Sulla proposta di semplificazione e accelerazione delle bonifiche il rappresentante del MATTM si
dichiarava disponibile ad un confronto.
Dopo la dichiarazione di area di crisi complessa di Porto Marghera, intervenuta con il Decreto del
Direttore Generale dei MISE il 5.05.2011, sono ripresi i lavori del Tavolo Permanente per Porto
Marghera, coordinati dalla Regione, allo scopo di pervenire alla redazione di un Accordo di
Programma, redatto ai sensi dell’art. 3 del D.M.24.03.2010, da sottoscrivere con il MISE.
Il 6.09.2011 veniva consegnata ai Direttori Generali del MISE e del MATTM una prima bozza
dell’Accordo di Programma per la reindustrializzazione del sito industriale di Porto Marghera e
aree limitrofe, comprensivo delle procedure di semplificazione delle bonifiche.
Dopo l’insediamento del Governo Monti (Ministro dell’Ambiente Clini), venivano ripresi i contatti
con il MATTM, arrivando alla stesura dell’Accordo di Programma per la bonifica e la
riqualificazione ambientale del sito di Interesse Nazionale di Venezia – Porto Marghera e aree
limitrofe, sottoscritto dal MATTM, Regione del Veneto, MAV, APV, Provincia di Venezia, Comune di
Venezia il 16.04.2012 .
L’Accordo di Programma costituisce il primo esempio a livello nazionale di azione concertata fra
Istituzioni per la riconversione e il rilancio di un’area produttiva strategica, accelera e semplifica
le procedure di bonifica dell’area Sito di Interesse Nazionale di Venezia – Porto Marghera, non
derogando a nessuna delle normative vigenti.
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Contenuti dell’AdP 16 aprile
L’AdP:
- Definisce le procedure amministrative che consentono di accelerare i tempi di esame dei
progetti di bonifica delle aree del SIN di Venezia – Porto Marghera, i principi e i contenuti dei
documenti tecnici che, nel dettaglio, sono utilizzati allo scopo (Protocolli Attuativi poi
sottoscritti il 21.01.2013).
- Stabilisce che il sistema PIF deve essere utilizzato per la bonifiche della falda e il trattamento
delle acque reflue industriali, con corresponsione della relativa tariffa da parte dei soggetti
utilizzatori del sistema.
- Istituisce il fondo di rotazione per le bonifiche delle aree comprese nel Bacino Scolante in
Laguna (compreso quindi il SIN).
- Definisce i criteri in base ai quali i suoli possono essere utilizzati in presenza di falda
contaminata.
- Definisce i criteri per la restituzione all’uso, legittimo delle aree non contaminate.
- Definisce le modalità con le quali il Comune di Venezia rilascia i permessi a costruire;
- Stabilisce la competenza della Regione alla esecuzione della chiusura dei marginamenti delle
macroisole “Fusina” e “Nuovo Petrolchimico” e definisce le modalità di finanziamento di tali
interventi.

Protocolli Attuativi sottoscritti il 21.01.2013
Protocollo Operativo per la caratterizzazione dei siti ai sensi del D.Lgs. 152/2006 e
s.m.i. e dell’Accordo di Programma per la Chimica di Porto Marghera . Revisione ai
sensi dell’Accordo di Programma sottoscritto il 16.04.2012 (Art. 5, comma 3);
Con questo Protocollo viene introdotta una novità sostanziale e fondamentale rispetto alle
procedure sin qui seguite per consentire la caratterizzazione di un sito compreso nel SIN: il Piano
di Caratterizzazione non necessita di preventiva autorizzazione, a condizione che venga seguito il
Protocollo stesso.
In tal modo, i Piani di Caratterizzazione potranno essere eseguiti con tempi estremamente ridotti,
senza dover prima sottostare alla lunga procedura di autorizzazione, consentendo ai soggetti
interessati di avere un quadro conoscitivo della situazione ambientale delle aree di cui hanno la
disponibilità.
Viene definito un rapporto di collaborazione costante con gli Enti Locali, allo scopo di consentire
alle ditte interessate di presentare la documentazione necessaria per eseguire, successivamente, il
Piano di Caratterizzazione.
Vengono definite in maniera puntuale le attività che ARPAV deve svolgere, allo scopo di accertare
la corretta esecuzione dei Piani di Caratterizzazione, con tempio definiti e certi.
Vengono definite le modalità per la valutazione degli effettivi rischi connessi all’esposizione per
inalazione indoor e/o outdoor. In tal modo si introducono criteri oggettivi per valutare la necessità
di intervenire con misure di sicurezza e bonifica delle aree, non basandosi più esclusivamente sulla
modellistica, ma su dati reali, valutati dall’Autorità Sanitaria Locale.

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Con la procedura adottata sarà possibile riutilizzare rapidamente le aree in condizioni di sicurezza
per l’ambiente e per la popolazione, senza spreco di risorse economiche per interventi di messa in
sicurezza e bonifica non necessari.
Nel contempo, viene assicurato un rigoroso controllo delle condizioni di riutilizzo delle aree, senza
derogare alle norme igienico – sanitarie e ambientali vigenti.
Modalità di intervento di bonifica e di messa in sicurezza dei suoli e delle acque di
falda; (Art. 5, comma 5)
Con il Protocollo vengono individuate tecnologie di bonifica standardizzate che, in funzione dei
contaminanti presenti nelle matrici ambientali suolo e acque di falda, possono essere utilizzate
nell’area del SIN.
In tal modo, i soggetti interessati hanno a diposizione uno strumento che agevola e semplifica
l’individuazione delle tecnologie di bonifica applicabili alle aree in disponibilità.
Vengono definite le modalità di realizzazione degli interventi di Messa in Sicurezza che perseguono
lo scopo di interrompere i percorsi di possibile migrazione degli inquinanti che possono
comportare diffusione per via atmosferica degli inquinanti stessi. In tal modo si raggiunge
l’obbiettivo della protezione della salute umana, utilizzando tecniche efficaci e standardizzate.
Vengono definite le modalità di realizzazione delle fondazioni profonde, tali da garantire che non
si verifichino fenomeni di diffusione della contaminazione fra le varie falde acquifere presenti
nell’area di realizzazione di tali fondazioni profonde. Si consente, in tal modo, di predisporre e
attuare velocemente progetti di edificazione che interessano aree dove le falde acquifere sono
contaminate, senza pregiudicare la possibilità di realizzare gli interventi di bonifica di tali matrici e
impedendo la diffusione della contaminazione.
Viene stabilito che la bonifica delle acque di falda viene attuata per mezzo del sistema pubblico,
costituito dai marginamenti e drenaggi realizzati dal MAV sul perimetro dei Canali Industriali e
dagli impianti Regionali del Progetto Integrato Fusina. A tale scopo le ditte interessate possono
sottoscrivere un contratto di adesione al PIF, sulla base di un regolamento specifico, salvo
intervenire con progetti di bonifica autonomi.
Di fatto, con l’adesione al sistema PIF le ditte non hanno più l’onere di bonificare le acque di
faldate e devono predisporre e attuare esclusivamente il progetto di bonifica dei suoli.

Criteri per la determinazione delle garanzie finanziarie ex art. 242, comma 7 del
D.Lgs. 152/2006. (Art. 5, comma 15);
Deve essere evidenziato, in via preliminare, che, attualmente, per i progetti di bonifica il MATTM
chiede di prestare garanzie finanziarie per un importo pari al 50% dei lavori.
Viene definito che gli Enti pubblici e le Società a completa partecipazione pubblica sono esenti
dalla prestazione di garanzie finanziarie per l’esecuzione di interventi di bonifica.

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Anche le imprese che hanno dimostrato la volontà di attuare gli interventi di bonifica, avendo
stipulato il contratto di transazione per la riparazione danno ambientale con lo Stato, sono
esonerate dal prestare tali garanzie.
Per le imprese che non hanno stipulato il contratto di transazione, viene richiesta una garanzia
finanziaria pari al 10% dell’importo dei lavori di bonifica.
Le nuove modalità di prestazione delle garanzie finanziarie permetto ai soggetti interessati di
impegnare risorse economiche esclusivamente sui lavori di bonifica, senza ulteriori oneri
economici.
Modalità di presentazione delle proposte inerenti le attività sperimentali di bonifica
dei siti contaminati ai sensi dell’art. 5, comma 21 dell’Accordo di Programma per la
bonifica e la riqualificazione ambientale del Sito di Interesse Nazionale di Venezia –
Porto Marghera e aree limitrofe;
Con questo Protocollo viene stabilito che la attività sperimentali di bonifica dei siti contaminati
compresi nel SIN di Venezia Porto Marghera non necessitano di autorizzazione ai fini della loro
attuazione.
Sino ad oggi, qualsiasi attività sperimentale di bonifica doveva essere autorizzata dal MATTM, con
tutti i passaggi amministrativi relativi (Segreteria Tecnica Congiunta, Conferenza di Servizi
istruttoria, Conferenza di Servizi decisoria), con tempi di autorizzazione lunghi.
Viene definita la documentazione da presentare ai vari Enti, affinchè vengano svolte, per quanto di
competenza, le attività di controllo sulle attività sperimentali attuate e sui risultati ottenuti.
Si passa da un controllo preventivo e documentale delle attività sperimentali ad un controllo dei
risultati reali ottenuti sul campo.
Con questa procedura semplificata viene incentivata l’attività di sperimentazione e ricerca che le
ditte possono proporre per gli interventi a Porto Marghera, sviluppando attività di bonifica anche
innovative.

Acquisizione Aree Syndial
Syndial è proprietaria, all’interno del SIN, di terreni e di fabbricati ed impianti sugli stessi terreni.
Tali aree sono, in parte, gravate da oneri di bonifica e ripristino ambientale che interessano sia i
suoli sia la falda, disciplinati da specifici decreti autorizzativi emessi dal Ministero dell'Ambiente ad
esito dei procedimenti amministrativi condotti secondo la normativa ambientale vigente.
15 maggio 2012 Regione Veneto e Comune di Venezia hanno sottoscritto con Syndial s.p.a. lo
schema di Accordo per l’acquisizione delle aree libere di proprietà della stessa Syndial a Porto
Marghera. A questo atto, seguirà una perizia per la valutazione del valore delle aree e degli oneri
ambientali gravanti sulle stesse, in modo da poter porre sul mercato le superfici secondo criteri
trasparenti ed evitare la corsa alla speculazione sul valore dei terreni

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8 gennaio 2013 incontro tra Regione e Comune finalizzato alla creazione di una SOCIETA’ DI SCOPO
alla quale Syndial conferirà le aree in questione, strutturando l’iniziativa secondo modalità atte a
garantire un’effettiva appetibilità per nuovi insediamenti, sia in termini di costo delle aree
infrastrutturate sia di semplificazione delle procedure e relativo abbattimento dei tempi richiesti
per la localizzazione di nuove attività.
Si tratta di circa 130 ettari complessivi di aree.
12 gennaio 2013 è partita la trattativa: sono state chiarite le questioni metodologiche di base circa
la valutazione delle aree oggetto di cessione.
Dopo l'acquisizione delle aree, la società pubblica di scopo procederà alla cessione per lotti delle
stesse, a soggetti imprenditoriali interessati a implementare attività esistenti o ad avviare nuove
iniziative industriali a Porto Marghera. Si procederà con la pubblicazione di un bando pubblico
internazionale per raccogliere le manifestazioni d’interesse da parte di aziende che vogliano
investire nell’area.
Si prevede di acquisire le aree entro il corrente anno.

Riperimetrazione del SIN
Su iniziativa delle Regione si è arrivati alla riperimetrazione del SIN, intervenuta con il Decreto
Ministeriale del 24.04.2013.
Sulla base della Legge 134/2012 la Regione del Veneto ha proposto la riperimetrazione del Sito di
Interesse Nazionale che, nella sua attuale configurazione, era stato definito nel 2000, in un
contesto di conoscenze ambientali completamente diverso da quello oggi esistente.
Si è reso necessario riconfigurare il SIN, constatando che l’estensione dello stesso, la sua
complessità dovuta alla presenza di variegate attività produttive, di servizi, commerciali verdi e di
aree residenziali, di fatto ricomprende ora aree che non hanno le caratteristiche previste dalla L.
134/2012 per i SIN.
Ancorchè non vi fosse alcun obbligo di legge, la Regione ha voluto coinvolgere in questo percorso
la Provincia di Venezia, il Comune di Venezia, il Magistrato alle Acque di Venezia, l’Autorità
Portuale di Venezia e l’Agenzia Regionale per la Protezione e Prevenzione Ambientale, sentita
anche l’Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta – Bacchiglione,
condividendo con gli stessi la proposta di nuovo perimetro del SIN.
Il nuovo perimetro del SIN è circoscritto alle sole aree industriali, con l’esclusione delle aree
agricole, residenziali, verdi e commerciali e ora ha una estensione di 1.620,6 ha, mentre, in
precedenza, l’estensione era di 5.800 ha.
Sono stati esclusi dal SIN 4.179,4 ha di cui 1.495,4 ha di aree a terra (ora di competenza Regionale)
e 2.684 ha comprensivi di area lagunare e di Canali Industriali. In tali aree la competenza per
l’approvazione dei progetti di bonifica è ricondotta in capo alla Regione del Veneto.
In tal modo è possibile accelerare la valutazione di tali progetti, considerato che la Regione del
Veneto convoca le Conferenze di Servizi istruttorie e decisorie con cadenza mensile

9
E’ inoltre prevista l’esclusione dal SIN delle zone lagunari nonché dei Canali Portuali.
La nuova perimetrazione proposta consentirà diversi vantaggi:
• i procedimenti di indagine e di eventuale risanamento ambientale saranno ricondotti alla
competenza della Regione, con la conseguente accelerazione dell’iter amministrativo che
garantirà un più rapido riutilizzo delle aree in condizioni di sicurezza;
• permetterà di concentrare e ottimizzare gli sforzi degli Enti nelle aree maggiormente
compromesse da un punto di vista ambientale, favorendo, anche in questo caso, il rilancio
delle aree e la loro restituzione ad usi produttivi;
• permetterà di procedere allo scavo dei Canali Portuali con procedure gestite in ambito locale;
• le aree lagunari, dopo rigorosi controlli ambientali, potranno essere utilizzate per la pesca, a
seguito delle decisioni assunte dagli Enti locali competenti.

Fondo di Rotazione
Con l’art. 43 della legge regionale n. 13 del 2012, è stato istituito il fondo regionale di rotazione
per interventi di bonifica e ripristino ambientale di siti inquinati all’interno del SIN di Porto
Marghera e del bacino scolante nella laguna di Venezia. Dopo il parere positivo della 7°
Commissione Consiliare Ambiente, la Giunta Regionale, con DGR n. 437/2013, ha autorizzato
l’indizione della gara d’appalto per individuare il soggetto che gestirà il fondo di rotazione. La
prima procedura di gara è andata deserta, è in fase di indizione una seconda procedura di gara
semplificata, il fondo dovrebbe perciò essere operativo per i primi mesi del 2014.
Il fondo è destinato alle micro, piccole e medie imprese, non responsabili di danno ambientale,
che siano destinatarie di obblighi di bonifica o messa in sicurezza permanente all’interno del
bacino scolante. Il Fondo consente di accedere a prestiti bancari a tassi agevolati per la
realizzazione degli interventi di bonifica, messa in sicurezza o di caratterizzazione approvati dalla
competente conferenza di servizi. Complessivamente, le risorse pubbliche rese disponibili sono
pari a 20 mln di euro, cui vanno ad aggiungersi altri 20 mln provenienti dal circuito bancario.
La struttura del fondo privilegia le imprese di minori dimensioni e la localizzazione all’interno del
SIN di Venezia-Porto Marghera.

Area di Crisi Industriale Complessa e PRRI
L'art. 27 del decreto legge 22 giugno 2012, n .83, convertito dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, reca
le disposizioni di riordino della disciplina in materia di riconversione e riqualificazione produttiva di
aree di crisi industriale complessa, con impatto significativo sulla politica industriale nazionale,
superando, di fatto, quanto già previsto dall’art. 2 della legge 23 luglio 2009, n. 99.
A seguito di istanza della Regione del Veneto, avanzata in forza della previgente normativa, con
decreto del Dirigente Generale della Direzione generale per la politica industriale e la
competitività, in data 5 maggio 2011, sono state accertate le condizioni per il riconoscimento di
crisi complessa, nonché con impatto significativo sulla politica industriale nazionale dell'area di
Porto Marghera e zone limitrofe funzionali allo sviluppo della stessa.

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Il comma 2 dell’art. 5 del nuovo decreto del Ministro dello Sviluppo Economico consente alle
Regioni, per le aree già riconosciute ai sensi della previgente normativa, di presentare istanza,
entro un anno dall’entrata in vigore del decreto stesso, limitata alla presentazione della proposta
di massima dei contenuti di un Progetto di riconversione e riqualificazione industriale
La Regione del Veneto (Direzione Progetto Venezia) ha predisposto, il documento denominato
“Progetto di riconversione e riqualificazione industriale per l’area di Porto Marghera e zone
limitrofe”, allegato alla deliberazione della Giunta regionale n. 821/2013, e trasmesso al Ministero
dello Sviluppo Economico il 10.06.2013.
Tale documento è stato condiviso dal Tavolo Permanente per Porto Marghera, costituito dal
Presidente della Regione in data 12 ottobre 2010, come previsto dall’art. 69 della L.R. 16 febbraio
2010, n. 11.
Il Presidente della Regione Veneto ha chiesto al Ministro dello Sviluppo Economico, con lettera del
08.07.2013, di avviare la procedura per una celere approvazione del PRRI proposto, in modo da
consentire l’avvio delle azioni descritte nel Progetto di Riconversione stesso, riconoscendo
l’ammissibilità a contributo dei progetti industriali e infrastrutturali cantierabili, su cui allocare le
risorse specificatamente dedicate, previste dall’art. 23 del Decreto legge 22.06.2012, n. 83 “Misure
urgenti per la crescita del Paese”, secondo le priorità definite dal D.M. 8 marzo 2013.
I Progetti di riconversione e riqualificazione industriale sono adottati mediante appositi accordi di
programma che disciplinano gli interventi agevolativi, l’attività integrata e coordinata di
amministrazioni centrali, regioni, enti locali e dei soggetti pubblici e privati, le modalità di
esecuzione degli interventi e la verifica dello stato di attuazione e del rispetto delle condizioni
fissate.
La Regione Veneto si inserisce, con la propria attività relativa alla Riconversione del Polo
Industriale di Porto Marghera, nel quadro dell'attuazione dei diversi accordi che si sono succeduti
e nella gestione di alcuni progetti di notevole interesse per il rilancio dell'area di Porto Marghera.
Con l’Accordo di Programma sulle bonifiche del 16 aprile 2012 (art 8, comma 4), alla luce
dell’evoluzione in corso nell’area, “si conviene che le aree strategiche sulle quali sviluppare
l’integrazione dell’azione delle parti aderenti al presente Accordo, favorendo in tal senso i progetti
d’investimento, riguardano i settori:
- della chimica sostenibile;
- dell’energia;
- dell’industria;
- della logistica
- della portualità;
- della nautica;
- della cantieristica;
- dell’innovazione/ricerca.
In considerazione del mutamento delle dinamiche asiatiche ed in particolare quelle cinesi,
impegnate in una conversione da centro produttivo di delocalizzazione mondiale a basso costo a
mercato di consumo, grazie alle quali inizia a svilupparsi un domanda di prodotto “made in Italy”
(ma con varianti e quantità condizionate da logiche e tradizioni alle quali i produttori italiani non
sono ancora abituati e, di conseguenza, non ancora compiutamente attrezzati ad affrontare), si
11
ritiene necessario prevedere una valorizzazione anche dei sistemi produttivi tradizionali del
territorio veneto-friulano, che sono storicamente parte significativa del made in Italy, includendo
quindi:
• agroindustria
• ambiente (polo del riciclaggio - bioraffinazione)
• apparecchiature (elettriche ed elettroniche) e macchine utensili
• metalmeccanico
• mobile – legno
• nautica da diporto, imbarcazioni a propulsione elettrica a basso impatto/moto ondoso
• tessile moda
• chimica tradizionale (gomma/plastica)
In generale, appare necessario consolidare le attività industriali esistenti favorendo, allo stesso
tempo, l’attrazione di nuovi investimenti finalizzati alla riconversione industriale degli impianti e
alla valorizzazione delle professionalità presenti nell’area.
Relativamente ai settori da sostenere in via prioritaria, è necessario promuovere processi di
sviluppo dell’area industriale anche considerando le opportunità offerte dalla Green Economy e
dalla produzione energia da fonti rinnovabili.
In particolare, si ritiene che lo sviluppo delle produzioni di biocarburanti e della biochimica da
biomasse no food (green chemistry) oltre che ad essere funzionale ad una prospettiva di rilancio
delle produzioni presenti nell’area possa rappresentare una possibile soluzione alla crisi che da
tempo investe le produzioni chimiche tradizionali presenti nel polo industriale.
Sono all’esame progetti di aziende strategiche, come la Sapio produzione idrogeno e ossigeno,
l’Eni raffineria di Venezia, quello della Fincantieri e quello dell’Autorità Portuale, per ripartire da
un’idea più evoluta di chimica e anche di produzione compatibile e sostenibile.

Eni Green Refinery
La Giunta regionale su iniziativa dell’assessore Renato Chisso di concerto con il collega Maurizio
Conte, ha espresso giudizio favorevole di compatibilità ambientale, con prescrizioni e
raccomandazioni, sul progetto di conversione da ammoniaca a GPL e propano dell’impianto di
stoccaggio refrigerato dell’ENI di Marghera, quale passaggio nella procedura di Valutazione
d’Impatto Ambientale di competenza statale.
Il progetto riguarda l’attivazione, presso il polo petrolchimico multisocietario di Porto Marghera, di
un impianto per lo stoccaggio refrigerato di GPL e propano a pressione atmosferica, del volume
nominale di 50 mila metri cubi complessivi. L’iniziativa è volta a rispondere alle richieste locali del
mercato per questa tipologia di combustibile, e prevede una movimentazione di prodotti stimata
di circa 100 mila tonnellate l’anno. Per realizzare l’impianto, Eni div. R&M ha chiesto di modificare
la destinazione d’uso delle strutture di stoccaggio e movimentazione di ammoniaca anidra, già
installate presso il Parco Serbatoi Ovest (del petrolchimico, previa la loro acquisizione dalla
precedente proprietà di Syndial).

12
La stessa Eni div. R&M ha inoltre in fase di esame presso le competenti autorità il progetto “Green
Refinery”, che a regime sarà in grado di produrre 360.000 t/a di biocarburanti (Green diesel, GPL e
Nafta) trattando fino a 400.000 t/a di olio di palma.

13

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Artico - Convegno: scenari futuri e futuribili per porto Marghera

  • 1. La Riconversione Industriale a Porto Marghera La tematica della RICONVERSIONE INDUSTRIALE DI PORTO MARGHERA deve essere affrontata tenendo conto di aspetti di carattere: • AMBIENTALE • PRODUTTIVO/INDUSTRIALE Serve una visione / gestione complessiva delle problematiche ambientali connesse alla riqualificazione del territorio e il conseguente utilizzo anche a fini socio-economici. La Regione del Veneto riveste un ruolo di primo piano nel coordinamento delle attività che riguardano la Salvaguardia di Venezia e della sua Laguna. Nell’ambito del recupero ambientale di Porto Marghera, la RdV si è inserita nel quadro dell'attuazione dei diversi accordi e nella gestione di alcuni progetti di notevole interesse per il ripristino dell’area. Legge Speciale La Regione del Veneto gestisce, tramite la competente Direzione Progetto Venezia, una serie di interventi di tutela dell’ambiente e del territorio finanziati con i fondi recati dalla Legge Speciale per Venezia. Tali azioni sono volte in particolare alla riduzione del livello di inquinamento della laguna e dei corsi d’acqua del Bacino Scolante, alla messa in sicurezza ed alla bonifica dei siti inquinati, alla riqualificazione infrastrutturale e alla riconversione produttiva di Porto Marghera. Le linee-guida per il disinquinamento della Laguna di Venezia e del suo Bacino Scolante (che si estende per circa 2.000 Kmq e comprende 108 Comuni) sono definite dal “Piano per la prevenzione dell'inquinamento e il risanamento delle acque del bacini idrografico immediatamente sversante nella Laguna di Venezia - Piano Direttore”, che costituisce lo strumento di pianificazione regionale per l'attuazione degli interventi finalizzati al risanamento delle acque lagunari. È possibile identificare 6 settori di intervento, in base alla tipologia delle opere finanziate: • settore fognatura e depurazione (opere volte all'abbattimento dell'inquinamento civile e urbano diffuso, attraverso il completamento del sistema fognario e il miglioramento degli impianti di depurazione); • settore acquedotti (interventi finalizzati alla razionalizzazione dei prelievi dai corsi d'acqua del bacino scolante o da pozzi della relativa zona di ricarica diretta, per garantire una maggiore portata dei corsi d'acqua e la riduzione dei consumi idropotabili); • settore territorio (interventi finalizzati ad aumentare la capacità autodepurativa dei corsi d'acqua del Bacino scolante); • settore agricoltura e zootecnia (con azioni mirate alla riduzione degli apporti di azoto e fosforo in laguna, diversificando le colture, rivedendo pratiche agricole e metodi di irrigazione, ottimizzando lo smaltimento dei liquami); • settore bonifica siti inquinati (con interventi puntuali e mirati, da attuarsi in particolare nell'area di Porto Marghera ed in altri siti sensibili all'interno del Bacino scolante); 1
  • 2. • settore monitoraggio e sperimentazione (interventi finalizzati alla verifica delle condizioni ambientali ed alla messa a punto di progetti pilota). In linea generale, nel corso degli ultimi anni, in considerazione della necessità di conseguire la massima efficacia ambientale delle opere programmate, è stato assunto come criterio generale per la scelta delle attività da finanziare l’assegnazione, in via prioritaria, di risorse necessarie al completamento ed alla messa a regime di una serie di interventi ritenuti strategici nell’ambito della salvaguardia della Laguna di Venezia. Infatti, la scelta degli interventi da realizzare è strettamente connessa alla valutazione della loro efficacia in termini di riduzione dell'inquinamento, affinché i carichi inquinanti sversati dal Bacino Scolante in Laguna di Venezia siano sostenibili per l'ecosistema lagunare (anche in considerazione della futura entrata in funzione del sistema MOSE ). È importante ricordare che tale ambito territoriale è caratterizzato da una estrema complessità del sistema socio-economico e territoriale su cui vanno calati gli interventi della Legge Speciale, così come risulta irrinunciabile l'esigenza di favorire progetti in grado di conciliare sviluppo economico e tutela ambientale. Va sottolineato che i considerevoli investimenti attuati in questi ultimi anni grazie ai fondi della Legge Speciale per Venezia, unitamente ad una più incisiva gestione del regime di tutela, stanno portando ad un sostanziale miglioramento delle condizioni ambientali dell’ecosistema lagunare e dei corsi d’acqua del Bacino Scolante. Le risorse della Legge Speciale per Venezia sono nel corso degli anni venute a mancare, perché impiegate principalmente per finanziare il sistema MOSE, a discapito degli interventi diffusi nel territorio indirizzati al disinquinamento e alla sicurezza idraulica. Il Patto di Stabilità e Crescita, il cui fine è il coordinamento della finanza regionale e locale con gli obiettivi di finanza pubblica nazionale stabiliti di concerto con l’Unione Europea, si profila come particolarmente restrittivo per il Veneto. La nostra Regione risulta infatti fortemente penalizzata dall’attuale meccanismo del Patto di stabilità interno. Infatti, i tetti di spesa da rispettare per il Patto di stabilità sono stati determinati sulla base di quanto la Regione aveva speso in passato: ne consegue che le Regioni con una spesa storica elevata possono beneficiare di una “licenza di spendere” maggiore rispetto alle Amministrazioni regionali che sono state più accorte sul piano della spesa Il Veneto è la Regione che nel 2013 ha il tetto di spesa più basso in assoluto: se spenderà oltre i 328 euro procapite (soglia fissata dal DM 20 febbraio 2013) non rispetterà il Patto di stabilità per l’anno in corso. Su cifre analoghe si collocano anche Lombardia, Puglia ed Emilia Romagna, rispetto ad una media italiana di 399 euro procapite. Se la media delle Regione italiane in termini di livello massimo della spesa "eurocompatibile" (competenza e cassa) consentita ai fini del Patto di stabilità è 100, il Veneto si pone al primo posto delle regioni virtuose con un rapporto di 82. La RdV sottolinea la necessità di una rivisitazione sostanziale della Legge Speciale per Venezia, anche sulla scorta delle recenti audizioni fatte a questo proposito dalla Commissione Ambiente del Senato, il cui Presidente Giuseppe Marinello, nel riconoscere la specificità e l’unicità di Venezia e 2
  • 3. della sua Laguna, ha prospettando che la presentazione di un Disegno di Legge unificato possa avvenire entro la metà di gennaio 2014. Piano Direttore e P.I.F. La RdV si è dotata fin dal 1991 del “Piano per la prevenzione dell’inquinamento e il risanamento delle acque del bacino idrografico immediatamente sversante nella Laguna di Venezia” (Piano Direttore) che costituisce il documento di riferimento per la programmazione delle opere di disinquinamento di propria competenza. Attualmente l’ultima versione del Piano Direttore (Piano Direttore 2000) è in fase di aggiornamento. Il principale intervento individuato dal Piano Direttore 2000 è il P.I.F. - Progetto Integrato Fusina, un’opera di alto profilo ingegneristico, di carattere strategico, che riveste la preminente funzione pubblica di concentrare e trattare in un’unica piattaforma multifunzionale le acque: • di processo dell’area industriale di Porto Marghera • delle aree urbane di Mestre, Marghera e del Mirese • di prima pioggia di Mestre, Marghera e Porto Marghera • di falda inquinate Gli obiettivi di base del PIF sono tre: • La riduzione dell’inquinamento generato sul bacino scolante nella Laguna di Venezia, attraverso la depurazione spinta delle acque reflue, limitando in modo drastico gli scarichi ancorché depurati realizzando una condotta di scarico, di circa 20 km, con recapito finale in mare aperto. • La bonifica dei siti inquinati di Porto Marghera in cui il P.I.F. rappresenta l’elemento chiave per il ciclo delle acque • L’ottimizzazione della gestione delle risorse idriche attuando un esteso riciclo dell'acqua usata per fini industriali Il P.I.F. costituisce l’infrastruttura di base per la trasformazione dell’area del Sito di Interesse Nazionale di Venezia Porto Marghera in “area ecologicamente attrezzata” in grado di fornire servizi connessi alle varie esigenze di bonifica e riqualificazione delle aree interessate legate al mutato scenario socio-economico-ambientale. Accordo 31.03.2008 “Moranzani” e P.I.F. La più importante azione di riqualificazione socio – ambientale messa in atto dalla Regione Veneto per l’area veneziana, in diretta prosecuzione del P.I.F., è l“Accordo di Programma per la gestione dei sedimenti di dragaggio dei canali di grande navigazione e la riqualificazione ambientale, paesaggistica, idraulica e viabilistica dell'area di Venezia - Malcontenta – Marghera”, denominato “Accordo Moranzani”. L’atto è stato siglato il 31 marzo 2008 da 12 soggetti diversi in rappresentanza della Pubblica Amministrazione e dell’Industria (Commissario Delegato per l'emergenza socio economico ambientale dei canali portuali di grande navigazione della laguna di Venezia, dal Ministero 3
  • 4. dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, dalla Regione del Veneto, dal Magistrato alle Acque di Venezia, dalla Provincia di Venezia, dal Comune di Venezia, dal Commissario Delegato per l'emergenza concernente gli eccezionali eventi meteorologici del 26 Settembre 2007 che hanno colpito parte del territorio della Regione del Veneto, dall'Autorità Portuale di Venezia, dal Consorzio di Bonifica Sinistra Medio Brenta, dalla società San Marco Petroli, dalla società Terna, dalla società Enel Distribuzione Spa.), che sono riusciti a condividere una serie di azioni che permetteranno di riqualificare una delle aree oggi più degradate della terraferma veneziana. Nel complesso, l’Accordo di Programma “Moranzani” prevede una serie di interventi di riqualificazione ambientale nell’area di Malcontenta, a Venezia, tra cui: • il recupero ambientale di vecchie discariche per i rifiuti speciali ubicate in località Moranzani di Fusina • l’interramento di quattro elettrodotti • interventi sulla viabilità • interventi sulla rete idraulica del bacino Lusore • la bonifica di altre discariche dismesse • la realizzazione di un parco urbano sopra ad una vecchia discarica dismessa a ridosso dell’abitato di Malcontenta • la creazione di una cintura verde nel quadrante sud occidentale di Marghera, previa delocalizzazione di un deposito di carburanti considerato troppo vicino all’abitato di Malcontenta Il Progetto Integrato Fusina quale centro di trattamento polifunzionale I servizi / funzioni complessivamente offerti dal Centro di trattamento polifunzionale, connessi alle varie esigenze di salvaguardia, bonifica e riqualificazione delle aree interessate, messi a disposizione dei soggetti insediati o di futuro insediamento a Porto Marghera si riassumono in : o gestione e post-trattamento delle acque reflue urbane, ed il loro invio all’ulteriore affinamento in un’area di fitodepurazione di circa 100 ha; o gestione e trattamento delle acque industriali, di processo, di dilavamento e di falda inquinata; o predisposizione di un’area umida per l’affinamento dei soli reflui di tipo “A” da realizzarsi in Cassa di Colmata A, in vista del loro invio a riutilizzo duale-industriale, con la sistemazione finale dell’area a parco acquatico fruibile; o realizzazione di una rete di distribuzione delle acque da riutilizzare per usi non potabili, che garantisca l’approvvigionamento idrico non potabile per gli impianti di raffreddamento di Porto Marghera e la connessione all’acquedotto CUAI in previsione di un riutilizzo industriale/duale esteso della risorsa idrica disponibile; o fornitura di acqua demineralizzata per fini industriali; o realizzazione dello scarico finale in Mare Adriatico, a 10 km circa al largo di Lido – Malamocco; o smaltimento dei sedimenti di dragaggio dei canali portuali, delle terre di scavo, dei fanghi provenienti dalla depurazione e di rifiuti; o incenerimento fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue; lo stretto legame tra P.I.F. e riqualificazione e sviluppo sostenibile dell’area di Porto Marghera è stato ribadito da ultimo con l’A.d.P. del 16 aprile 2012, di seguito descritto, valorizzando l’infrastruttura regionale quale riferimento per la bonifica delle acque di falda inquinate. 4
  • 5. In particolare, nell’ambito del SIN di Porto Marghera, La Conferenza di Servizi decisoria del 15.10.2013 ha chiesto ad ARPAV e Provincia di Venezia di verificare se le ditte che hanno sottoscritto il contratto di transazione con MATTM e MAV hanno provveduto ad allacciarsi al PIF. Gli stessi Enti dovranno verificare, altresì, se le ditte i cui progetti sono stati valutati in Conferenza di Servizi decisoria, hanno presentato un autonomo progetto di bonifica della falda o intendono avvalersi del sistema PIF. A.d.P. 16 Aprile - Bonifiche La necessità di semplificare e accelerare le procedure di bonifica del SIN di Venezia Porto Marghera è stata individuata come una delle azioni necessarie per favorire la riconversione e reindustrializzazione di Porto Marghera. A tale scopo, nell’Ottobre del 2010 la Regione del Veneto ha provveduto ad istituire un apposito Tavolo di Lavoro, composto dai rappresentanti degli Enti Locali, dell’Autorità Portuale di Venezia, del Magistrato alle Acque di Venezia, delle Associazioni Imprenditoriali. Nel corso di numerose riunioni convocate dalla Regione, il Tavolo di Lavoro ha individuato le criticità tecniche e amministrative che risultava necessario rimuovere, al fine di pervenire con tempi e costi certi al risanamento delle aree comprese nel SIN. Le proposte elaborate dal Tavolo di Lavoro permanente per Porto Marghera, comprensive di quelle relative alle Bonifiche, venivano illustrate e consegnate ai rappresentanti del MISE e del MATTM nel corso di una riunione convocata dalla Regione il 19.11.2010. Sulla proposta di semplificazione e accelerazione delle bonifiche il rappresentante del MATTM si dichiarava disponibile ad un confronto. Dopo la dichiarazione di area di crisi complessa di Porto Marghera, intervenuta con il Decreto del Direttore Generale dei MISE il 5.05.2011, sono ripresi i lavori del Tavolo Permanente per Porto Marghera, coordinati dalla Regione, allo scopo di pervenire alla redazione di un Accordo di Programma, redatto ai sensi dell’art. 3 del D.M.24.03.2010, da sottoscrivere con il MISE. Il 6.09.2011 veniva consegnata ai Direttori Generali del MISE e del MATTM una prima bozza dell’Accordo di Programma per la reindustrializzazione del sito industriale di Porto Marghera e aree limitrofe, comprensivo delle procedure di semplificazione delle bonifiche. Dopo l’insediamento del Governo Monti (Ministro dell’Ambiente Clini), venivano ripresi i contatti con il MATTM, arrivando alla stesura dell’Accordo di Programma per la bonifica e la riqualificazione ambientale del sito di Interesse Nazionale di Venezia – Porto Marghera e aree limitrofe, sottoscritto dal MATTM, Regione del Veneto, MAV, APV, Provincia di Venezia, Comune di Venezia il 16.04.2012 . L’Accordo di Programma costituisce il primo esempio a livello nazionale di azione concertata fra Istituzioni per la riconversione e il rilancio di un’area produttiva strategica, accelera e semplifica le procedure di bonifica dell’area Sito di Interesse Nazionale di Venezia – Porto Marghera, non derogando a nessuna delle normative vigenti. 5
  • 6. Contenuti dell’AdP 16 aprile L’AdP: - Definisce le procedure amministrative che consentono di accelerare i tempi di esame dei progetti di bonifica delle aree del SIN di Venezia – Porto Marghera, i principi e i contenuti dei documenti tecnici che, nel dettaglio, sono utilizzati allo scopo (Protocolli Attuativi poi sottoscritti il 21.01.2013). - Stabilisce che il sistema PIF deve essere utilizzato per la bonifiche della falda e il trattamento delle acque reflue industriali, con corresponsione della relativa tariffa da parte dei soggetti utilizzatori del sistema. - Istituisce il fondo di rotazione per le bonifiche delle aree comprese nel Bacino Scolante in Laguna (compreso quindi il SIN). - Definisce i criteri in base ai quali i suoli possono essere utilizzati in presenza di falda contaminata. - Definisce i criteri per la restituzione all’uso, legittimo delle aree non contaminate. - Definisce le modalità con le quali il Comune di Venezia rilascia i permessi a costruire; - Stabilisce la competenza della Regione alla esecuzione della chiusura dei marginamenti delle macroisole “Fusina” e “Nuovo Petrolchimico” e definisce le modalità di finanziamento di tali interventi. Protocolli Attuativi sottoscritti il 21.01.2013 Protocollo Operativo per la caratterizzazione dei siti ai sensi del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. e dell’Accordo di Programma per la Chimica di Porto Marghera . Revisione ai sensi dell’Accordo di Programma sottoscritto il 16.04.2012 (Art. 5, comma 3); Con questo Protocollo viene introdotta una novità sostanziale e fondamentale rispetto alle procedure sin qui seguite per consentire la caratterizzazione di un sito compreso nel SIN: il Piano di Caratterizzazione non necessita di preventiva autorizzazione, a condizione che venga seguito il Protocollo stesso. In tal modo, i Piani di Caratterizzazione potranno essere eseguiti con tempi estremamente ridotti, senza dover prima sottostare alla lunga procedura di autorizzazione, consentendo ai soggetti interessati di avere un quadro conoscitivo della situazione ambientale delle aree di cui hanno la disponibilità. Viene definito un rapporto di collaborazione costante con gli Enti Locali, allo scopo di consentire alle ditte interessate di presentare la documentazione necessaria per eseguire, successivamente, il Piano di Caratterizzazione. Vengono definite in maniera puntuale le attività che ARPAV deve svolgere, allo scopo di accertare la corretta esecuzione dei Piani di Caratterizzazione, con tempio definiti e certi. Vengono definite le modalità per la valutazione degli effettivi rischi connessi all’esposizione per inalazione indoor e/o outdoor. In tal modo si introducono criteri oggettivi per valutare la necessità di intervenire con misure di sicurezza e bonifica delle aree, non basandosi più esclusivamente sulla modellistica, ma su dati reali, valutati dall’Autorità Sanitaria Locale. 6
  • 7. Con la procedura adottata sarà possibile riutilizzare rapidamente le aree in condizioni di sicurezza per l’ambiente e per la popolazione, senza spreco di risorse economiche per interventi di messa in sicurezza e bonifica non necessari. Nel contempo, viene assicurato un rigoroso controllo delle condizioni di riutilizzo delle aree, senza derogare alle norme igienico – sanitarie e ambientali vigenti. Modalità di intervento di bonifica e di messa in sicurezza dei suoli e delle acque di falda; (Art. 5, comma 5) Con il Protocollo vengono individuate tecnologie di bonifica standardizzate che, in funzione dei contaminanti presenti nelle matrici ambientali suolo e acque di falda, possono essere utilizzate nell’area del SIN. In tal modo, i soggetti interessati hanno a diposizione uno strumento che agevola e semplifica l’individuazione delle tecnologie di bonifica applicabili alle aree in disponibilità. Vengono definite le modalità di realizzazione degli interventi di Messa in Sicurezza che perseguono lo scopo di interrompere i percorsi di possibile migrazione degli inquinanti che possono comportare diffusione per via atmosferica degli inquinanti stessi. In tal modo si raggiunge l’obbiettivo della protezione della salute umana, utilizzando tecniche efficaci e standardizzate. Vengono definite le modalità di realizzazione delle fondazioni profonde, tali da garantire che non si verifichino fenomeni di diffusione della contaminazione fra le varie falde acquifere presenti nell’area di realizzazione di tali fondazioni profonde. Si consente, in tal modo, di predisporre e attuare velocemente progetti di edificazione che interessano aree dove le falde acquifere sono contaminate, senza pregiudicare la possibilità di realizzare gli interventi di bonifica di tali matrici e impedendo la diffusione della contaminazione. Viene stabilito che la bonifica delle acque di falda viene attuata per mezzo del sistema pubblico, costituito dai marginamenti e drenaggi realizzati dal MAV sul perimetro dei Canali Industriali e dagli impianti Regionali del Progetto Integrato Fusina. A tale scopo le ditte interessate possono sottoscrivere un contratto di adesione al PIF, sulla base di un regolamento specifico, salvo intervenire con progetti di bonifica autonomi. Di fatto, con l’adesione al sistema PIF le ditte non hanno più l’onere di bonificare le acque di faldate e devono predisporre e attuare esclusivamente il progetto di bonifica dei suoli. Criteri per la determinazione delle garanzie finanziarie ex art. 242, comma 7 del D.Lgs. 152/2006. (Art. 5, comma 15); Deve essere evidenziato, in via preliminare, che, attualmente, per i progetti di bonifica il MATTM chiede di prestare garanzie finanziarie per un importo pari al 50% dei lavori. Viene definito che gli Enti pubblici e le Società a completa partecipazione pubblica sono esenti dalla prestazione di garanzie finanziarie per l’esecuzione di interventi di bonifica. 7
  • 8. Anche le imprese che hanno dimostrato la volontà di attuare gli interventi di bonifica, avendo stipulato il contratto di transazione per la riparazione danno ambientale con lo Stato, sono esonerate dal prestare tali garanzie. Per le imprese che non hanno stipulato il contratto di transazione, viene richiesta una garanzia finanziaria pari al 10% dell’importo dei lavori di bonifica. Le nuove modalità di prestazione delle garanzie finanziarie permetto ai soggetti interessati di impegnare risorse economiche esclusivamente sui lavori di bonifica, senza ulteriori oneri economici. Modalità di presentazione delle proposte inerenti le attività sperimentali di bonifica dei siti contaminati ai sensi dell’art. 5, comma 21 dell’Accordo di Programma per la bonifica e la riqualificazione ambientale del Sito di Interesse Nazionale di Venezia – Porto Marghera e aree limitrofe; Con questo Protocollo viene stabilito che la attività sperimentali di bonifica dei siti contaminati compresi nel SIN di Venezia Porto Marghera non necessitano di autorizzazione ai fini della loro attuazione. Sino ad oggi, qualsiasi attività sperimentale di bonifica doveva essere autorizzata dal MATTM, con tutti i passaggi amministrativi relativi (Segreteria Tecnica Congiunta, Conferenza di Servizi istruttoria, Conferenza di Servizi decisoria), con tempi di autorizzazione lunghi. Viene definita la documentazione da presentare ai vari Enti, affinchè vengano svolte, per quanto di competenza, le attività di controllo sulle attività sperimentali attuate e sui risultati ottenuti. Si passa da un controllo preventivo e documentale delle attività sperimentali ad un controllo dei risultati reali ottenuti sul campo. Con questa procedura semplificata viene incentivata l’attività di sperimentazione e ricerca che le ditte possono proporre per gli interventi a Porto Marghera, sviluppando attività di bonifica anche innovative. Acquisizione Aree Syndial Syndial è proprietaria, all’interno del SIN, di terreni e di fabbricati ed impianti sugli stessi terreni. Tali aree sono, in parte, gravate da oneri di bonifica e ripristino ambientale che interessano sia i suoli sia la falda, disciplinati da specifici decreti autorizzativi emessi dal Ministero dell'Ambiente ad esito dei procedimenti amministrativi condotti secondo la normativa ambientale vigente. 15 maggio 2012 Regione Veneto e Comune di Venezia hanno sottoscritto con Syndial s.p.a. lo schema di Accordo per l’acquisizione delle aree libere di proprietà della stessa Syndial a Porto Marghera. A questo atto, seguirà una perizia per la valutazione del valore delle aree e degli oneri ambientali gravanti sulle stesse, in modo da poter porre sul mercato le superfici secondo criteri trasparenti ed evitare la corsa alla speculazione sul valore dei terreni 8
  • 9. 8 gennaio 2013 incontro tra Regione e Comune finalizzato alla creazione di una SOCIETA’ DI SCOPO alla quale Syndial conferirà le aree in questione, strutturando l’iniziativa secondo modalità atte a garantire un’effettiva appetibilità per nuovi insediamenti, sia in termini di costo delle aree infrastrutturate sia di semplificazione delle procedure e relativo abbattimento dei tempi richiesti per la localizzazione di nuove attività. Si tratta di circa 130 ettari complessivi di aree. 12 gennaio 2013 è partita la trattativa: sono state chiarite le questioni metodologiche di base circa la valutazione delle aree oggetto di cessione. Dopo l'acquisizione delle aree, la società pubblica di scopo procederà alla cessione per lotti delle stesse, a soggetti imprenditoriali interessati a implementare attività esistenti o ad avviare nuove iniziative industriali a Porto Marghera. Si procederà con la pubblicazione di un bando pubblico internazionale per raccogliere le manifestazioni d’interesse da parte di aziende che vogliano investire nell’area. Si prevede di acquisire le aree entro il corrente anno. Riperimetrazione del SIN Su iniziativa delle Regione si è arrivati alla riperimetrazione del SIN, intervenuta con il Decreto Ministeriale del 24.04.2013. Sulla base della Legge 134/2012 la Regione del Veneto ha proposto la riperimetrazione del Sito di Interesse Nazionale che, nella sua attuale configurazione, era stato definito nel 2000, in un contesto di conoscenze ambientali completamente diverso da quello oggi esistente. Si è reso necessario riconfigurare il SIN, constatando che l’estensione dello stesso, la sua complessità dovuta alla presenza di variegate attività produttive, di servizi, commerciali verdi e di aree residenziali, di fatto ricomprende ora aree che non hanno le caratteristiche previste dalla L. 134/2012 per i SIN. Ancorchè non vi fosse alcun obbligo di legge, la Regione ha voluto coinvolgere in questo percorso la Provincia di Venezia, il Comune di Venezia, il Magistrato alle Acque di Venezia, l’Autorità Portuale di Venezia e l’Agenzia Regionale per la Protezione e Prevenzione Ambientale, sentita anche l’Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta – Bacchiglione, condividendo con gli stessi la proposta di nuovo perimetro del SIN. Il nuovo perimetro del SIN è circoscritto alle sole aree industriali, con l’esclusione delle aree agricole, residenziali, verdi e commerciali e ora ha una estensione di 1.620,6 ha, mentre, in precedenza, l’estensione era di 5.800 ha. Sono stati esclusi dal SIN 4.179,4 ha di cui 1.495,4 ha di aree a terra (ora di competenza Regionale) e 2.684 ha comprensivi di area lagunare e di Canali Industriali. In tali aree la competenza per l’approvazione dei progetti di bonifica è ricondotta in capo alla Regione del Veneto. In tal modo è possibile accelerare la valutazione di tali progetti, considerato che la Regione del Veneto convoca le Conferenze di Servizi istruttorie e decisorie con cadenza mensile 9
  • 10. E’ inoltre prevista l’esclusione dal SIN delle zone lagunari nonché dei Canali Portuali. La nuova perimetrazione proposta consentirà diversi vantaggi: • i procedimenti di indagine e di eventuale risanamento ambientale saranno ricondotti alla competenza della Regione, con la conseguente accelerazione dell’iter amministrativo che garantirà un più rapido riutilizzo delle aree in condizioni di sicurezza; • permetterà di concentrare e ottimizzare gli sforzi degli Enti nelle aree maggiormente compromesse da un punto di vista ambientale, favorendo, anche in questo caso, il rilancio delle aree e la loro restituzione ad usi produttivi; • permetterà di procedere allo scavo dei Canali Portuali con procedure gestite in ambito locale; • le aree lagunari, dopo rigorosi controlli ambientali, potranno essere utilizzate per la pesca, a seguito delle decisioni assunte dagli Enti locali competenti. Fondo di Rotazione Con l’art. 43 della legge regionale n. 13 del 2012, è stato istituito il fondo regionale di rotazione per interventi di bonifica e ripristino ambientale di siti inquinati all’interno del SIN di Porto Marghera e del bacino scolante nella laguna di Venezia. Dopo il parere positivo della 7° Commissione Consiliare Ambiente, la Giunta Regionale, con DGR n. 437/2013, ha autorizzato l’indizione della gara d’appalto per individuare il soggetto che gestirà il fondo di rotazione. La prima procedura di gara è andata deserta, è in fase di indizione una seconda procedura di gara semplificata, il fondo dovrebbe perciò essere operativo per i primi mesi del 2014. Il fondo è destinato alle micro, piccole e medie imprese, non responsabili di danno ambientale, che siano destinatarie di obblighi di bonifica o messa in sicurezza permanente all’interno del bacino scolante. Il Fondo consente di accedere a prestiti bancari a tassi agevolati per la realizzazione degli interventi di bonifica, messa in sicurezza o di caratterizzazione approvati dalla competente conferenza di servizi. Complessivamente, le risorse pubbliche rese disponibili sono pari a 20 mln di euro, cui vanno ad aggiungersi altri 20 mln provenienti dal circuito bancario. La struttura del fondo privilegia le imprese di minori dimensioni e la localizzazione all’interno del SIN di Venezia-Porto Marghera. Area di Crisi Industriale Complessa e PRRI L'art. 27 del decreto legge 22 giugno 2012, n .83, convertito dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, reca le disposizioni di riordino della disciplina in materia di riconversione e riqualificazione produttiva di aree di crisi industriale complessa, con impatto significativo sulla politica industriale nazionale, superando, di fatto, quanto già previsto dall’art. 2 della legge 23 luglio 2009, n. 99. A seguito di istanza della Regione del Veneto, avanzata in forza della previgente normativa, con decreto del Dirigente Generale della Direzione generale per la politica industriale e la competitività, in data 5 maggio 2011, sono state accertate le condizioni per il riconoscimento di crisi complessa, nonché con impatto significativo sulla politica industriale nazionale dell'area di Porto Marghera e zone limitrofe funzionali allo sviluppo della stessa. 10
  • 11. Il comma 2 dell’art. 5 del nuovo decreto del Ministro dello Sviluppo Economico consente alle Regioni, per le aree già riconosciute ai sensi della previgente normativa, di presentare istanza, entro un anno dall’entrata in vigore del decreto stesso, limitata alla presentazione della proposta di massima dei contenuti di un Progetto di riconversione e riqualificazione industriale La Regione del Veneto (Direzione Progetto Venezia) ha predisposto, il documento denominato “Progetto di riconversione e riqualificazione industriale per l’area di Porto Marghera e zone limitrofe”, allegato alla deliberazione della Giunta regionale n. 821/2013, e trasmesso al Ministero dello Sviluppo Economico il 10.06.2013. Tale documento è stato condiviso dal Tavolo Permanente per Porto Marghera, costituito dal Presidente della Regione in data 12 ottobre 2010, come previsto dall’art. 69 della L.R. 16 febbraio 2010, n. 11. Il Presidente della Regione Veneto ha chiesto al Ministro dello Sviluppo Economico, con lettera del 08.07.2013, di avviare la procedura per una celere approvazione del PRRI proposto, in modo da consentire l’avvio delle azioni descritte nel Progetto di Riconversione stesso, riconoscendo l’ammissibilità a contributo dei progetti industriali e infrastrutturali cantierabili, su cui allocare le risorse specificatamente dedicate, previste dall’art. 23 del Decreto legge 22.06.2012, n. 83 “Misure urgenti per la crescita del Paese”, secondo le priorità definite dal D.M. 8 marzo 2013. I Progetti di riconversione e riqualificazione industriale sono adottati mediante appositi accordi di programma che disciplinano gli interventi agevolativi, l’attività integrata e coordinata di amministrazioni centrali, regioni, enti locali e dei soggetti pubblici e privati, le modalità di esecuzione degli interventi e la verifica dello stato di attuazione e del rispetto delle condizioni fissate. La Regione Veneto si inserisce, con la propria attività relativa alla Riconversione del Polo Industriale di Porto Marghera, nel quadro dell'attuazione dei diversi accordi che si sono succeduti e nella gestione di alcuni progetti di notevole interesse per il rilancio dell'area di Porto Marghera. Con l’Accordo di Programma sulle bonifiche del 16 aprile 2012 (art 8, comma 4), alla luce dell’evoluzione in corso nell’area, “si conviene che le aree strategiche sulle quali sviluppare l’integrazione dell’azione delle parti aderenti al presente Accordo, favorendo in tal senso i progetti d’investimento, riguardano i settori: - della chimica sostenibile; - dell’energia; - dell’industria; - della logistica - della portualità; - della nautica; - della cantieristica; - dell’innovazione/ricerca. In considerazione del mutamento delle dinamiche asiatiche ed in particolare quelle cinesi, impegnate in una conversione da centro produttivo di delocalizzazione mondiale a basso costo a mercato di consumo, grazie alle quali inizia a svilupparsi un domanda di prodotto “made in Italy” (ma con varianti e quantità condizionate da logiche e tradizioni alle quali i produttori italiani non sono ancora abituati e, di conseguenza, non ancora compiutamente attrezzati ad affrontare), si 11
  • 12. ritiene necessario prevedere una valorizzazione anche dei sistemi produttivi tradizionali del territorio veneto-friulano, che sono storicamente parte significativa del made in Italy, includendo quindi: • agroindustria • ambiente (polo del riciclaggio - bioraffinazione) • apparecchiature (elettriche ed elettroniche) e macchine utensili • metalmeccanico • mobile – legno • nautica da diporto, imbarcazioni a propulsione elettrica a basso impatto/moto ondoso • tessile moda • chimica tradizionale (gomma/plastica) In generale, appare necessario consolidare le attività industriali esistenti favorendo, allo stesso tempo, l’attrazione di nuovi investimenti finalizzati alla riconversione industriale degli impianti e alla valorizzazione delle professionalità presenti nell’area. Relativamente ai settori da sostenere in via prioritaria, è necessario promuovere processi di sviluppo dell’area industriale anche considerando le opportunità offerte dalla Green Economy e dalla produzione energia da fonti rinnovabili. In particolare, si ritiene che lo sviluppo delle produzioni di biocarburanti e della biochimica da biomasse no food (green chemistry) oltre che ad essere funzionale ad una prospettiva di rilancio delle produzioni presenti nell’area possa rappresentare una possibile soluzione alla crisi che da tempo investe le produzioni chimiche tradizionali presenti nel polo industriale. Sono all’esame progetti di aziende strategiche, come la Sapio produzione idrogeno e ossigeno, l’Eni raffineria di Venezia, quello della Fincantieri e quello dell’Autorità Portuale, per ripartire da un’idea più evoluta di chimica e anche di produzione compatibile e sostenibile. Eni Green Refinery La Giunta regionale su iniziativa dell’assessore Renato Chisso di concerto con il collega Maurizio Conte, ha espresso giudizio favorevole di compatibilità ambientale, con prescrizioni e raccomandazioni, sul progetto di conversione da ammoniaca a GPL e propano dell’impianto di stoccaggio refrigerato dell’ENI di Marghera, quale passaggio nella procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale di competenza statale. Il progetto riguarda l’attivazione, presso il polo petrolchimico multisocietario di Porto Marghera, di un impianto per lo stoccaggio refrigerato di GPL e propano a pressione atmosferica, del volume nominale di 50 mila metri cubi complessivi. L’iniziativa è volta a rispondere alle richieste locali del mercato per questa tipologia di combustibile, e prevede una movimentazione di prodotti stimata di circa 100 mila tonnellate l’anno. Per realizzare l’impianto, Eni div. R&M ha chiesto di modificare la destinazione d’uso delle strutture di stoccaggio e movimentazione di ammoniaca anidra, già installate presso il Parco Serbatoi Ovest (del petrolchimico, previa la loro acquisizione dalla precedente proprietà di Syndial). 12
  • 13. La stessa Eni div. R&M ha inoltre in fase di esame presso le competenti autorità il progetto “Green Refinery”, che a regime sarà in grado di produrre 360.000 t/a di biocarburanti (Green diesel, GPL e Nafta) trattando fino a 400.000 t/a di olio di palma. 13