1. Dalla formazione al lavoro
Giornate di incontro e dibattito con il Visiting Professor José Miguel Túñez LÓpez
Università Santiago de Compostela e AssociaciÓn Española de InvestigaciÓn de la
ComunicaciÓn
(5-7 luglio 2011)
La scuola romana di Comunicazione della Sapienza ha da sempre coniugato una verifica costante della sua
offerta formativa con l’analisi delle chance occupazionali dei suoi laureati. Una vocazione, questa, che ha
contribuito ad alimentare anche nel panorama italiano - nell’ambito della Conferenza delle Facoltà e dei
corsi di laurea in Scienze della Comunicazione - ben prima che la normativa indicasse la via della valutazione
e la promozione di iniziative a sostegno dell’orientamento e del placement.
Sulla base di tale consapevolezza, ma anche degli innumerevoli sforzi intrapresi in questi anni dalle diverse
anime della Facoltà e dell’attuale Dipartimento CORIS, nonché dall’Osservatorio della Comferenza, si è
pensato di dedicare uno spazio ai progetti e agli studi condotti sul tema della formazione e del lavoro.
L’intento è di aprire una tre giorni di confronto e di dibattito su tali tematiche al fine di riflettere su
potenzialità e criticità. Ciò alla luce dell’incessante riformismo universitario che ha caratterizzato l’ultimo
decennio, ma anche della crisi economica di cui si segnalano i primi effetti negativi pure sui nostri laureati,
sia a livello locale, sia nazionale.
Quest’anno tale possibilità di dialogo è offerta dalla presenza in sede del prof. José Miguel Túñez LÓpez. Già
Preside della Facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università di Santiago De Compostela e
Vicepresidente della Conferenza dei presidi delle Facoltà e delle Scuole di Comunicazione in Spagna, è
attualmente componente dell’Associazione spagnola per la ricerca in Comunicazione, del Consiglio degli
Audiovisivi della Galizia e di RTVE-Galicia. Dai tempi del Processo di Bologna si occupa del riformismo
universitario nel suo Paese, e svolge attività di ricerca sulle tematiche relative al giornalismo, per le quali ha
vinto, tra l’altro, nel 1990 il premio nazionale di giornalismo Regina Sofia.
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2. Le sintesi che seguono, realizzate a cura di Barbara Mazza e Raffaele Lombardi, relative alle tre giornate di
dibattito e confronto con il visiting professor Miguel Túñez LÓpez intendono mettere in luce le principali
tematiche affrontate, a partire dagli spunti forniti dall’ospite della sede romana della Sapienza e
dell’Osservatorio Unimonitor.com, nonché accompagnare le slide presentate dal professore spagnolo e che
sono pubblicate nel sito.
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3. Paese che vai, comunicazione che trovi.
L’impianto formativo in tempi di riformismo universitario.
Adonde fueres, “comunica como vieres”.
La estructura formativa en tiempos de reformismo universitario.
Roma, 5 luglio 2011
La ventata riformistica che ha coinvolto i sistemi universitari europei nell’ultimo ventennio nasceva
all’insegna di una logica di armonizzazione e convergenza dei sistemi di alta formazione e di ricerca, al fine
di favorire una maggiore internazionalizzazione dei saperi.
Il confronto con la realtà spagnola si è rilevato molto utile, non solo per individuare punti di convergenza e
di differenza tra i due sistemi formativi, ma soprattutto per avviare una riflessione intorno al tema
dell’identità nella definizione dei percorsi formativi, come pure nel confronto con il mercato del lavoro di
riferimento. Nonostante differenze evidenti nelle procedure di revisione degli ordinamenti didattici nei due
Paesi, alcuni aspetti rivelano tratti comuni e condivisi su cui si è animato un confronto produttivo: dalla
consapevolezza di cambiamenti intervenuti sul mondo accademico a costo zero alla trasversalità dei saperi
della comunicazione che si rendono particolarmente spendibili anche in altri ambiti applicativi, dalle
dinamiche di accelerazione costante nella ridefinizione di teorie e prassi per rispondere alle incessanti
innovazioni del mondo produttivo della comunicazione alla valorizzazione dei profili professionali in un
mercato del tutto dinamico e in continua trasformazione, al di là degli effetti contingenti della crisi
economica.
Nel suo intervento, il professor Miguel Túñez LÓpez ha fornito un quadro dettagliato dell’organizzazione
dell’impianto formativo delle Scienze della Comunicazione in Spagna.
A partire dal Processo di Bologna, gli studi in Comunicazione nell’Università spagnola hanno subito una
serie di cambiamenti strutturali, al punto da veder modificate, oltre ai corsi di laurea, anche le aree
scientifiche di appartenenza. Dopo esser giunti ad una architettura sostanzialmente esaustiva, che ha visto
per alcuni anni in Spagna la differenziazione fra tre ambiti di studio (giornalismo; pubblicità e relazioni
pubbliche; comunicazione audiovisiva), si è scelto di tornare ad un sistema più autonomo, in cui
l’architettura didattica e i contenuti curriculari sono lasciati alla discrezione dei singoli Atenei. Nella
distribuzione dell’offerta rimangono, in ogni caso, centrali i tre settori di studio sopramenzionati. Questa
situazione, che ha coinciso con una serie di cambiamenti nel Ministero appositamente istituito, ha come
diretta conseguenza quella di procedere alla creazione di corsi di studio basandosi solo sulla
differenziazione dell’offerta formativa tra gli Atenei geograficamente più vicini. Tale diversificazione non è
sottoposta ad alcun controllo specifico nei contenuti, la cui discrezione è affidata al collegio docenti, senza
criteri e requisiti stabiliti a livello nazionale.
Si è verificato, di conseguenza, un proliferarsi di corsi e specializzazioni su tutto il territorio spagnolo. Ogni
Ateneo sta tentando di trovare la propria strada specifica nel campo della Comunicazione, distaccandosi
gradualmente da quell’impianto teorico e metodologico che accomuna gli studi in Comunicazione. Il
processo di specializzazione sta portando alla comparsa di corsi settoriali che vanno ben oltre le tre aree di
studio precedentemente citate, ma soprattutto senza alcuna omogeneizzazione nei contenuti formativi.
Ultima conseguenza, sulla quale si auspica un immediato intervento, è la destrutturazione dell’identità degli
studi in Comunicazione che, a questo punto, afferiscono a diverse aree scientifiche in base all’ispirazione
culturale del percorso formativo (scienze umanistiche, architettura, ingegneria etc.). Lavorare sull’identità
della Comunicazione in ambito scientifico e accademico, sembra l’esigenza più urgente ed immediata per
incrementare la reputazione degli studi in quest’ambito.
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4. Tavola rotonda
La stagione del rinnovamento. Placement, orientamento e valutazione
Panel de discusión
Lógicas de renovación. Colocación, orientación y evaluación
6 luglio 2011
Essere un comunicatore in un’epoca di incessanti trasformazioni che coinvolgono i settori della
comunicazione, significa intervenire in maniera sostanziale nei processi produttivi, gestire l’approdo delle
organizzazioni nelle nuove frontiere – reali e virtuali – della comunicazione e favorire dinamiche di
consumo sempre più articolate, differenziate e personalizzate. È in questo contesto che si inserisce la
discussione intorno ai temi della formazione e, ancor più, del placement universitario quale risorsa
strategica al servizio dei laureati e soprattutto del mercato del lavoro. Un modo per ottimizzare le
competenze sviluppate nell’iter accademico e post-universitario e per metterle al servizio della produzione.
Per questo, il dibattito avviato su tali tematiche ha messo in luce, a partire dalle innumerevoli esperienze di
orientamento, valutazione e placement, attivate dalla sede romana di comunicazione della Sapienza,
alcune strategie per implementare il rapporto con il mondo del lavoro, nonché ha consentito di focalizzare
l’attenzione sulle azioni di presentazione e valorizzazione dei diversi profili professionali del comunicatore,
al fine di poter far comprendere meglio all’esterno il livello di spendibilità della figura nelle diverse
organizzazioni.
A tal proposito, l’intervento del professor Miguel Túñez LÓpez ha sottolineato alcune caratteristiche tipiche
del comunicatore, individuando anche i segmenti produttivi che, al momento, offrono maggiori chance per
lo sviluppo e la carriera dei professionisti della comunicazione, a partire dall’esperienza spagnola.
Chi sono i gestori della comunicazione in Spagna? Le caratteristiche della categoria “dircom”, ovvero chi
dirige i processi comunicativi all’interno delle organizzazioni (siano esse pubbliche, private o non profit),
evidenziano e sanciscono la centralità degli studi accademici in Comunicazione. Un terzo dei direttori di
comunicazione possiede una laurea in giornalismo e, con percentuali residuali, si riscontrano anche laureati
in altre aree della Comunicazione o in settori affini, tipo quelli economico-aziendalista e giuridico. Ma
l’aspetto più significativo e in linea con gli andamenti e le richieste provenienti pure dal mercato italiano (v.
rapporti Unioncamere 2009 e 2010) è che la formazione in Comunicazione è contraddistinta spesso da alti
titoli di studio (Master o Dottorati). Una tendenza che, in Spagna, risulta in forte crescita. Del resto, il
comunicatore rientra, al giorno d’oggi, nei profili high skills e deve, pertanto, essere aggiornato e
all’avanguardia per fronteggiare le stimolazioni dell’innovazione, anticipare e capeggiare i cambiamenti.
La gestione dei nuovi supporti tecnologici e l’organizzazione dei processi, sfruttando le possibilità offerte
dalla comunicazione digitale e i new media è, non a caso, la tendenza più interessante del nostro tempo e
che caratterizza la professione dei “dircom”.
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5. Identità inquiete tra formazione e mercato.
Aspettative, stereotipi, opportunità.
Identidades inquietas entre formación y mercado.
Aspectativas, estereotípos, oportunidades.
7 luglio 2011
L’analisi degli andamenti del mercato del lavoro e delle prospettive occupazionali dei laureati in Scienze
della Comunicazione è oramai una tradizione, oltre a costituire il focus principale, delle attività
dell’Osservatorio della sede romana della Sapienza, Unimonitor. Com.
Non poteva mancare, nella tre giorni di confronto e dibattito con il visiting professor, un incontro dedicato
al tema, soprattutto alla luce degli effetti della crisi economica che investono l’Italia quanto la Spagna.
Nell’ambito del dibattito, il professor Miguel Túñez LÓpez ha presentato i risultati di un’indagine appena
realizzata sulla figura del giornalista che ha rappresentato, insieme al rapporto dell’Osservatorio, uno
spunto per avviare la riflessione intorno alle tematiche del lavoro nei settori della comunicazione.
Su iniziativa del Collegio professionale dei giornalisti della Galizia, e in collaborazione con la Facoltà di
Scienze della Comunicazione de Universidad de Santiago de Compostela, è stata sviluppata una ricerca
approfondita sulla pratica e le peculiarità della professione del giornalista. La ricerca offre uno sguardo
d’insieme sugli aspetti contrattuali e sulle pratiche lavorative di tale professione (contratti, salari, condizioni
lavorative, requisiti necessari), fino ad indagare gli ambiti di maggior sviluppo, i supporti tecnici di più
ampio utilizzo e le caratteristiche personali dei professionisti. La rapidità e la capacità di innovazione
sembrano i due elementi indispensabili per la buona riuscita in questa professione.
In Italia, il giornalismo costituisce uno sbocco residuale rispetto al complesso delle professioni inscritte nella
comunicazione (v. XIV Rapporto Unimonitor.com), ma di sicuro, il tratto comune che attiene ai
comunicatori è affidato proprio alla ridefinizione continua di saperi e prassi, nonché allo sviluppo di
un’identità professionale multitasking indispensabile per operare in contesti molto eterogenei e dinamici.
Si tratta, senza ombra di dubbio, di un valore aggiunto che diventa ancora più prezioso in questi tempi di
crisi, nei quali pure l’inserimento occupazionale dei laureati in comunicazione inizia a risentire degli effetti
congiunturali.
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