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LinkedIn
Come utilizzare il social network per
promuovere la propria realtà lavorativa
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
Stanley Milgram nel 1967 sottopose a prova empirica la sua teoria “del mondo
piccolo”. Dalla pubblicazione dei risultati dell’esperimento, nacque l’espressione
“sei gradi di separazione”.
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
Relationships Matter
LinkedIn è un social network in ambito professionale (b2b) lanciato il 5 maggio 2003.
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
Se il 44% degli utenti è statunitense, l’Italia con i suoi 9 milioni di iscritti è, a livello
europeo, uno dei Paesi nei quali LinkedIn riscuote maggior successo.
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
LinkedIn ha contribuito ad enfatizzare il concetto di Personal Branding intesa
come promozione di sé stessi e delle proprie competenze.
…ma se il social network risulta un efficace strumento per un singolo individuo,
può esserlo anche per un’azienda o un’agenzia?
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
La risposta è ovviamente affermativa, LinkedIn propone una serie di opportunità
appositamente pensate per chi voglia far conoscere la propria realtà lavorativa.
Attraverso contenuti.
Che – come per altri social network – possono essere:
1.Owned
2.Earned
3.Paid
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
I contenuti definiti quali owned sono quelli prodotti e diffusi dalla stessa realtà
che, quindi ne controlla la creazione e la gestione, monitorandone il grado di
visibilità.
La pagina aziendale è forse l’esempio più immediato di contenuti owned.
Rappresenta una sorta di vetrina per presentare le informazioni di base di una
azienda/agenzia e per condividere aggiornamenti e notizie sulla propria attività.
Una pagina aziendale ben gestita è sicuramente in grado di contribuire a fare in
modo che una realtà aziendale/di agenzia possa essere più conosciuta (brand
awarness) e più facilmente identificata quale partner valido (brand perception).
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
Il primo passo è quello di creare una Pagina Aziendale.
Per farlo è necessario che un dipendente dell’Azienda segua la procedura di
inserimento fornendo, oltre il nome dell’Azienda, l’indirizzo email di lavoro.
Diventerà così il rappresentante ufficiale dell’Azienda su LinkedIn.
Creata la pagina, questa può iniziare ad essere personalizzata di modo che possa
rappresentare al meglio l’Azienda.
I contenuti principali ai quali far fronte sono:
1. Logo Aziendale che sarà visualizzato nelle ricerche degli utenti;
2. Immagine di pagina, una sorta di copertina mostrata agli utenti una volta che
questi accedono alla pagina aziendale;
3. La Descrizione dell’Azienda (meglio se anche in versione inglese per un
pubblico non italiano), un testo di massimo 2000 caratteri che presenti
l’Azienda, i suoi obiettivi e le sue peculiarità;
4. Informazioni quali il Tipo di Azienda, le Dimensioni in termini di occupati, il
Sito, il Settore di competenza (keyword), l’Anno di fondazione, l’indirizzo della
Sede, dettagli che contribuiscono a delineare al meglio l’Azienda.
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
Ecco – ad esempio – come di presenta la pagina di Labo International agli utenti.
Il primo obiettivo di una pagina aziendale, un po’ come avviene per i profili di
Aziende in altri social network (Facebook, Twitter, Instagram…) è quello di
aumentare il numero di follower, di utenti che decidono di “seguire” la pagina.
Per far crescere il numero di follower lo strumento più immediato, oltre a quello
di inserire il bottone LinkedIn nel proprio sito/nella propria newsletter, è quello di
offrire agli utenti aggiornamenti organici sulle attività, le iniziative, i nuovi
prodotti/servizi dell’Azienda.
Cercando non solo di informare ma anche di coinvolgere.
Ecco un esempio di aggiornamento pubblicato nella pagina aziendale Labo
International. Preferibile che gli aggiornamenti siano quanto più multimediali e
interattivi: oltre al testo, infatti, consigliabile inserire un’immagine (al momento
LinkedIn non permette l’inserimento di più immagini) e di un link cliccando il
quale l’utente possa approfondire quanto sintetizzato (link che, in assenza di
immagine caricata dall’utente, potrà anche fornire un’immagine di anteprima).
Importante è anche mantenere una writing voice coerente nel tempo e con il
posizionamento dell’Azienda.
Tanto più un aggiornamento risulterà interessante per la “platea” online
dell’Azienda, tanto più i follower interagiranno con il messaggio. Consigliandolo,
commentandolo o condividendolo.
Tutto quello che di spontaneo scaturisce dall’interazione con gli aggiornamenti
dell’Azienda si definisce Earned Media.
Ecco i dati, visibili all’amministratore della pagina LinkedIn, che misurano
l’interesse degli utenti verso il contenuto pubblicato.
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
Visualizzazioni:
il numero di volte che ogni
aggiornamento è stato visto dai
membri di LinkedIn.
Clic:
il numero di clic sul contenuto,
nome o logo dell’azienda.
Interazioni:
il numero di volte che ogni
aggiornamento è stato consigliato,
commentato o condiviso.
Interesse:
il numero di interazioni più il
numero di clic, diviso per il
numero delle visualizzazioni.
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
Nella sezione della pagina chiamata Analisi, è possibile confrontare le
performance dei vari aggiornamenti identificando quelli che risultano più riusciti
in riferimento al pubblico di riferimento, e che quindi andrebbero considerati
quali modelli per i contenuti ancora da pubblicare.
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
L’amministratore di una pagina può decidere di “bloccare” un contenuto
particolarmente significativo per fare in modo che risulti, a prescindere da nuovi
inserimenti, il primo ad apparire. L’opzione può essere disattivata in ogni
momento.
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
La sezione Analisi offre anche grafici riassuntivi che consentono di analizzare
l’andamento in termini di crescita di follower della pagina, piuttosto che di sintesi
dell’appartenenza demografica di chi segue l’Azienda.
Conoscere il proprio target risulta fondamentale: allo sforzo “creativo” per fare in
modo che l’interesse verso i contenuti sia il più alto possibile, va affiancata
un’attenta analisi che consenta di identificare l’approccio migliore.
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
LinkedIn offre alle Aziende anche l’opportunità di investire in pubblicità e, quindi,
in termini di visibilità. Per far conoscere il proprio servizio/prodotto rimandando a
risorse esterne a LinkedIn, per aumentare i follower di una Pagina, o,
sponsorizzando un contenuto, per aumentare l’audience dei propri messaggi.
Gli esempi sopracitati fanno riferimento al comparto detto Paid Media.
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
Le possibilità che LinkedIn offre, in termini pubblicitari, sono riassumibili in due
classi di inserzioni, differenti per obiettivi e modalità di funzionamento:
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
La seconda opzione richiama il classico display advertising (ecco perché partiamo
dalla qui): scelta un’immagine, un titolo, un testo e un link di destinazione, il
messaggio pubblicitario apparirà nella colonna di destra del profilo degli utenti.
Che, se attirati dall’annuncio, potranno decidere di cliccare per approfondire.
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
Il primo passo, se si sceglie tale modalità, è quello di dare un nome alla campagna
e di indicare la lingua di riferimento degli annunci pubblicitari.
Fatto ciò, si passerà alla parte più “creativa” di scrittura vera e proprio del
messaggio pubblicitario. Bisognerà scegliere se restare all’interno di LinkedIn o
portare gli utenti in una determinata pagina (chiamata in gergo landing page),
caricare un’immagine associata all’inserzione (perfettamente visibile anche in
piccole dimensioni) e, soprattutto, scrivere un titolo e un testo accattivanti capaci
di stimolare la curiosità del target di riferimento.
I caratteri a disposizione sono davvero limitati, occorre quindi essere semplici e
diretti. I migliori messaggi, in questo senso, sono quelli che invitano all’azione
rendendo esplicita la cosiddetta call-to-action (inscriviti, scarica, clicca, etc).
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
Risultare efficaci con così poco spazio a disposizione è tutt’altro che semplice ma,
esattamente come accade per Google AdWords piuttosto che con i Facebook Ads,
è caldamente consigliato realizzare diversi annunci relativi alla medesima
campagna di modo da lasciare che siano gli utenti stessi a identificare, tra le tante
proposte, il messaggio a loro più affine (e che, quindi, risulterà il migliore in
termini di performance).
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
Impostati gli annunci veri e propri, si passa poi alla profilazione del pubblico che si
vuole raggiungere con i messaggi pubblicitari.
Più dettagli si forniranno, più potenzialmente l’attività risulterà in grado di
intercettare il target desiderato. Occorre però tenere presente che, se il mondo di
riferimento dell’adv risulterà troppo ristretto, LinkedIn non darà modo di
procedere (l’intervallo suggerito è: 60.000/600.000 membri di LinkedIn).
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
L’ultimo step è quello relativo alla scelta della tipologia di campagna (a click o a
[1000] visualizzazioni), dell’offerta (la somma massima pagata per 1 click/1000
view), il budget giornaliero - raggiunto il quale i messaggi pubblicitari
smetteranno di essere mostrati - e l’intervallo di attività.
In virtù del fatto che il sistema che regola la gestione degli annunci è un’asta che
premia l’offerta più alta dandole la massima visibilità, preferibile optare, piuttosto
che campagne di lunghezza indeterminata, per attività di intervalli piuttosto brevi.
Si avrà così modo di valutare meglio l’andamento della campagna display,
aggiornando aspetti legati al target o al budget sulla base dei risultati conseguiti.
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
La seconda opzione che, in termini pubblicitari, LinkedIn propone, è quella dei
contenuti sponsorizzati. In ottica native advertising, i contenuti sponsorizzati
sono posizionati nel flusso degli aggiornamenti. Proprio perché non inseriti nello
spazio sulla colonna di destra riservato alla pubblicità, almeno potenzialmente,
questi risultano più visibili da parte degli utenti, anche da coloro che accedono a
LinkedIn attraverso tablet o smartphone.
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
La procedura da seguire per settare una campagna di sponsored update è
analoga a quella per la pubblicità display su LinkedIn. Si tratterà di scegliere
l’aggiornamento da diffondere (tra quelli già caricati in una pagina o, in
alternativa, con la possibilità di crearne uno ad hoc), il tipo di campagna (anche in
questo caso a click o a 1000 view), il target di riferimento e il budget in termini di
investimento nell’attività (mediamente, a parità di settaggi, l’offerta base risulta
più alta di quella della display).
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
Una citazione a parte merita Pulse, il nuovo strumento offerto da LinkedIn agli
utenti (che però possono chiaramente parlare a nome di un’Azienda).
In estrema sintesi, consente di pubblicare long post dando modo ai membri
iscritti di condividere – come in una sorta di blog – idee e valutazioni
confrontandosi con gli altri professionisti. E quindi, indirettamente, un po’ come
accade per i Gruppi di LinkedIn, pubblicare nuovi messaggi può rappresentare un
modo intelligente per offrirsi quali valido interlocutore in uno specifico ambito.
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
Grazie per l’attenzione!
A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
Follow me: umbazar.com
Ebook: Web Marketing – Questione di metodo

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  • 1. LinkedIn Come utilizzare il social network per promuovere la propria realtà lavorativa A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 2. Stanley Milgram nel 1967 sottopose a prova empirica la sua teoria “del mondo piccolo”. Dalla pubblicazione dei risultati dell’esperimento, nacque l’espressione “sei gradi di separazione”. A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 3. Relationships Matter LinkedIn è un social network in ambito professionale (b2b) lanciato il 5 maggio 2003. A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 4. Se il 44% degli utenti è statunitense, l’Italia con i suoi 9 milioni di iscritti è, a livello europeo, uno dei Paesi nei quali LinkedIn riscuote maggior successo. A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 5. LinkedIn ha contribuito ad enfatizzare il concetto di Personal Branding intesa come promozione di sé stessi e delle proprie competenze. …ma se il social network risulta un efficace strumento per un singolo individuo, può esserlo anche per un’azienda o un’agenzia? A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 6. La risposta è ovviamente affermativa, LinkedIn propone una serie di opportunità appositamente pensate per chi voglia far conoscere la propria realtà lavorativa. Attraverso contenuti. Che – come per altri social network – possono essere: 1.Owned 2.Earned 3.Paid A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 7. I contenuti definiti quali owned sono quelli prodotti e diffusi dalla stessa realtà che, quindi ne controlla la creazione e la gestione, monitorandone il grado di visibilità. La pagina aziendale è forse l’esempio più immediato di contenuti owned. Rappresenta una sorta di vetrina per presentare le informazioni di base di una azienda/agenzia e per condividere aggiornamenti e notizie sulla propria attività. Una pagina aziendale ben gestita è sicuramente in grado di contribuire a fare in modo che una realtà aziendale/di agenzia possa essere più conosciuta (brand awarness) e più facilmente identificata quale partner valido (brand perception). A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 8. Il primo passo è quello di creare una Pagina Aziendale. Per farlo è necessario che un dipendente dell’Azienda segua la procedura di inserimento fornendo, oltre il nome dell’Azienda, l’indirizzo email di lavoro. Diventerà così il rappresentante ufficiale dell’Azienda su LinkedIn. Creata la pagina, questa può iniziare ad essere personalizzata di modo che possa rappresentare al meglio l’Azienda. I contenuti principali ai quali far fronte sono: 1. Logo Aziendale che sarà visualizzato nelle ricerche degli utenti; 2. Immagine di pagina, una sorta di copertina mostrata agli utenti una volta che questi accedono alla pagina aziendale; 3. La Descrizione dell’Azienda (meglio se anche in versione inglese per un pubblico non italiano), un testo di massimo 2000 caratteri che presenti l’Azienda, i suoi obiettivi e le sue peculiarità; 4. Informazioni quali il Tipo di Azienda, le Dimensioni in termini di occupati, il Sito, il Settore di competenza (keyword), l’Anno di fondazione, l’indirizzo della Sede, dettagli che contribuiscono a delineare al meglio l’Azienda. A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 9. Ecco – ad esempio – come di presenta la pagina di Labo International agli utenti.
  • 10. Il primo obiettivo di una pagina aziendale, un po’ come avviene per i profili di Aziende in altri social network (Facebook, Twitter, Instagram…) è quello di aumentare il numero di follower, di utenti che decidono di “seguire” la pagina. Per far crescere il numero di follower lo strumento più immediato, oltre a quello di inserire il bottone LinkedIn nel proprio sito/nella propria newsletter, è quello di offrire agli utenti aggiornamenti organici sulle attività, le iniziative, i nuovi prodotti/servizi dell’Azienda. Cercando non solo di informare ma anche di coinvolgere.
  • 11. Ecco un esempio di aggiornamento pubblicato nella pagina aziendale Labo International. Preferibile che gli aggiornamenti siano quanto più multimediali e interattivi: oltre al testo, infatti, consigliabile inserire un’immagine (al momento LinkedIn non permette l’inserimento di più immagini) e di un link cliccando il quale l’utente possa approfondire quanto sintetizzato (link che, in assenza di immagine caricata dall’utente, potrà anche fornire un’immagine di anteprima). Importante è anche mantenere una writing voice coerente nel tempo e con il posizionamento dell’Azienda.
  • 12. Tanto più un aggiornamento risulterà interessante per la “platea” online dell’Azienda, tanto più i follower interagiranno con il messaggio. Consigliandolo, commentandolo o condividendolo. Tutto quello che di spontaneo scaturisce dall’interazione con gli aggiornamenti dell’Azienda si definisce Earned Media. Ecco i dati, visibili all’amministratore della pagina LinkedIn, che misurano l’interesse degli utenti verso il contenuto pubblicato. A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 13. Visualizzazioni: il numero di volte che ogni aggiornamento è stato visto dai membri di LinkedIn. Clic: il numero di clic sul contenuto, nome o logo dell’azienda. Interazioni: il numero di volte che ogni aggiornamento è stato consigliato, commentato o condiviso. Interesse: il numero di interazioni più il numero di clic, diviso per il numero delle visualizzazioni. A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 14. Nella sezione della pagina chiamata Analisi, è possibile confrontare le performance dei vari aggiornamenti identificando quelli che risultano più riusciti in riferimento al pubblico di riferimento, e che quindi andrebbero considerati quali modelli per i contenuti ancora da pubblicare. A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 15. L’amministratore di una pagina può decidere di “bloccare” un contenuto particolarmente significativo per fare in modo che risulti, a prescindere da nuovi inserimenti, il primo ad apparire. L’opzione può essere disattivata in ogni momento. A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 16. La sezione Analisi offre anche grafici riassuntivi che consentono di analizzare l’andamento in termini di crescita di follower della pagina, piuttosto che di sintesi dell’appartenenza demografica di chi segue l’Azienda. Conoscere il proprio target risulta fondamentale: allo sforzo “creativo” per fare in modo che l’interesse verso i contenuti sia il più alto possibile, va affiancata un’attenta analisi che consenta di identificare l’approccio migliore. A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 17. LinkedIn offre alle Aziende anche l’opportunità di investire in pubblicità e, quindi, in termini di visibilità. Per far conoscere il proprio servizio/prodotto rimandando a risorse esterne a LinkedIn, per aumentare i follower di una Pagina, o, sponsorizzando un contenuto, per aumentare l’audience dei propri messaggi. Gli esempi sopracitati fanno riferimento al comparto detto Paid Media. A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 18. Le possibilità che LinkedIn offre, in termini pubblicitari, sono riassumibili in due classi di inserzioni, differenti per obiettivi e modalità di funzionamento: A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 19. La seconda opzione richiama il classico display advertising (ecco perché partiamo dalla qui): scelta un’immagine, un titolo, un testo e un link di destinazione, il messaggio pubblicitario apparirà nella colonna di destra del profilo degli utenti. Che, se attirati dall’annuncio, potranno decidere di cliccare per approfondire. A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 20. Il primo passo, se si sceglie tale modalità, è quello di dare un nome alla campagna e di indicare la lingua di riferimento degli annunci pubblicitari. Fatto ciò, si passerà alla parte più “creativa” di scrittura vera e proprio del messaggio pubblicitario. Bisognerà scegliere se restare all’interno di LinkedIn o portare gli utenti in una determinata pagina (chiamata in gergo landing page), caricare un’immagine associata all’inserzione (perfettamente visibile anche in piccole dimensioni) e, soprattutto, scrivere un titolo e un testo accattivanti capaci di stimolare la curiosità del target di riferimento. I caratteri a disposizione sono davvero limitati, occorre quindi essere semplici e diretti. I migliori messaggi, in questo senso, sono quelli che invitano all’azione rendendo esplicita la cosiddetta call-to-action (inscriviti, scarica, clicca, etc). A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 21. Risultare efficaci con così poco spazio a disposizione è tutt’altro che semplice ma, esattamente come accade per Google AdWords piuttosto che con i Facebook Ads, è caldamente consigliato realizzare diversi annunci relativi alla medesima campagna di modo da lasciare che siano gli utenti stessi a identificare, tra le tante proposte, il messaggio a loro più affine (e che, quindi, risulterà il migliore in termini di performance). A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 22. Impostati gli annunci veri e propri, si passa poi alla profilazione del pubblico che si vuole raggiungere con i messaggi pubblicitari. Più dettagli si forniranno, più potenzialmente l’attività risulterà in grado di intercettare il target desiderato. Occorre però tenere presente che, se il mondo di riferimento dell’adv risulterà troppo ristretto, LinkedIn non darà modo di procedere (l’intervallo suggerito è: 60.000/600.000 membri di LinkedIn). A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 23. L’ultimo step è quello relativo alla scelta della tipologia di campagna (a click o a [1000] visualizzazioni), dell’offerta (la somma massima pagata per 1 click/1000 view), il budget giornaliero - raggiunto il quale i messaggi pubblicitari smetteranno di essere mostrati - e l’intervallo di attività. In virtù del fatto che il sistema che regola la gestione degli annunci è un’asta che premia l’offerta più alta dandole la massima visibilità, preferibile optare, piuttosto che campagne di lunghezza indeterminata, per attività di intervalli piuttosto brevi. Si avrà così modo di valutare meglio l’andamento della campagna display, aggiornando aspetti legati al target o al budget sulla base dei risultati conseguiti. A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 24. La seconda opzione che, in termini pubblicitari, LinkedIn propone, è quella dei contenuti sponsorizzati. In ottica native advertising, i contenuti sponsorizzati sono posizionati nel flusso degli aggiornamenti. Proprio perché non inseriti nello spazio sulla colonna di destra riservato alla pubblicità, almeno potenzialmente, questi risultano più visibili da parte degli utenti, anche da coloro che accedono a LinkedIn attraverso tablet o smartphone. A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 25. La procedura da seguire per settare una campagna di sponsored update è analoga a quella per la pubblicità display su LinkedIn. Si tratterà di scegliere l’aggiornamento da diffondere (tra quelli già caricati in una pagina o, in alternativa, con la possibilità di crearne uno ad hoc), il tipo di campagna (anche in questo caso a click o a 1000 view), il target di riferimento e il budget in termini di investimento nell’attività (mediamente, a parità di settaggi, l’offerta base risulta più alta di quella della display). A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 26. Una citazione a parte merita Pulse, il nuovo strumento offerto da LinkedIn agli utenti (che però possono chiaramente parlare a nome di un’Azienda). In estrema sintesi, consente di pubblicare long post dando modo ai membri iscritti di condividere – come in una sorta di blog – idee e valutazioni confrontandosi con gli altri professionisti. E quindi, indirettamente, un po’ come accade per i Gruppi di LinkedIn, pubblicare nuovi messaggi può rappresentare un modo intelligente per offrirsi quali valido interlocutore in uno specifico ambito. A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016
  • 27. Grazie per l’attenzione! A cura di Umberto Lisiero – Vicenza, venerdì 18 marzo 2016 Follow me: umbazar.com Ebook: Web Marketing – Questione di metodo