2. Alberto Burri
INFORMALE EUROPEO
Vita
Laureato in medicina. Dopo la guerra decide di decarsi
all'arte. Autodidatta e inventore di una pratica pittorica
assolutamente inedita.
Opere
Partendo dalla dolorosa esperienza della guerra giunge
ad un linguaggio espressivo completamente nuovo.
La sperimentazione di materiali inusuali ha coinvolto
diverti supporti, come legno, ferro, plastica e cellophane:
grazie a questa sua eterogeneità, Alberto Burri è
diventato un punto di riferimento per la corrente
dell’Informale materico.
3. POETICA DELLA MATERIA
E DEL RIGORE GEOMETRICO
Composizione raffinatissima che utilizza materiali
quotidiani poveri e di recupero.
Equilibrio malinconico, precario, ma quasi “classico” è
ottenuto attraverso l'impianto geometrico dell'opera
stretto in una raffinata abilità compositiva.
I materiali sono i protagonisti assoluti: non
simboleggiano nulla, ma suggeriscono stati d’animo,
sofferenze e tormenti profondi, radicati nella natura stessa
dell’uomo.
Valorizzazione del carico del vissuto degli oggetti,
intuizione di un ambiguo rapporto tra la tela e la realtà
esterna.
4. POETICA DELLA MATERIA
E DEL RIGORE GEOMETRICO
Burri chiarì che le sue ricerche miravano a creare opere
libere e prive di riferimenti storici o sociali. L’opera è
quindi apprezzabile come studio compositivo di
materiali assemblati e di diverse superfici. Il suo
proposito fu di indagare la materia per trovare la
bellezza, mai sfruttarla per la rappresentazione di un
dramma esistenziale.
5. LE MUFFE 1950- '52
Realizzate con spesse concrezioni sabbiose ed
efflorescenze simili a quelle batteriche.
Pietra pomice, olio, vinavil su tela
I CATRAMI 1949-'50
Il catrame è una materia nera e viscosa, che assume
rilievi dagli effetti opachi o lucidi a seconda del tipo
di trattamento. Si tratta di una serie di opere
realizzate con catrame, olio, smalto pietra pomice
su tela
6. ROSSO GOBBO, 1953,
Acrilico, tessuto e resina su tela
I GOBBI 1950-'55
Forse i primi esempi di "shaped canvases"
(letteralmente “tela sagomata”), la cui tela è spinta
in avanti mediante dei frammenti in legno o in
metallo incastrati nel telaio in modo da creare una
sagoma in rilievo.
7. I SACCHI 1950-'60
Come da medico ricuciva tessuti umani tra i quali si
intravedevano i muscoli e le interiora, così da
artista, in una sorta di auto-psicanalisi, riproduceva
quello che per anni aveva visto e fatto ai bordi dei
campi di battaglia. I sacchi di juta furono il
fondamento delle opere che lo resero famoso. Iniziò
ad incollare pezzi di tela di juta su supporti,
stenderla, applicandovi altri materiali, lasciando
intravedere dai buchi e dai rammendi che lui vi
effettuava lo sfondo sottostante spesso rosso.
"NEL SACCOTROVO QUELLAPERFETTA
ADERENZA TRA TONO, MATERIA E IDEA
CHE NEL COLORE SAREBBE
IMPOSSIBILE."
8. La serie delle Combustioni in cui Burri utilizza il fuoco e brucia legni o plastiche; il ritmo è convulso e magmatico,
l’immagine è ottenuta aggregando e quasi dipingendo con la fiamma ossidrica un telo di plastica colorato di un
rosso violentissimo
LE COMBUSTIONI 1953-1967
9. IL FUOCO DIVENTA COSÌ UNMEZZO
ESPRESSIVO PRIMARIO PER FARE
DELLA" PITTURA".
I LEGNI 1957
La fiamma ossidrica viene utilizzata per modificare,
modellare e "martoriare" con bruciature,
deformazioni e "crateri" superfici di Legni.
Legno, combustione e acrilico e vinavil su tela.
10. FERRO D, 1958
Particolari suggestioni "pittoriche" derivate dai toni
e dai riflessi variati delle superfici metalliche.
I FERRI 1957-'58
Una sorta di bassorilievi costituiti da lamine di ferro
tagliate e saldate fra loro a formare degli
assemblage con nitide tensioni plastiche.
11. I CRETTI 1973
Burri ritorna ad utilizzare i pennelli e i colori. Usa
bianco di zinco mescolato a colle viniliche e terre
per realizzare delle superfici sgretolate, con crepe e
solchi. Il colore costituisce il soggetto, non il
media del dipinto.
"VOLEVO SOLO MOSTRARE L'ENERGIA
DI UNASUPERFICIE."
Si presentano come porzioni di terreno
desertificato, inaridito dal calore, frammentato
come un mosaico irregolare.
12. CELLOTEX
Materiale povero e di utilizzo industriale, è un
impasto di legno e colla, in genere usato come
isolante nell'edilizia e riadattato come supporto per
le proprie opere
I CELLOTEX 1990
Realizzati fino agli anni Novanta, in cui l’artista si
concentra sull’equilibrio e la spazialità del
supporto, inciso, graffiato o dipinto con forme
dotate di peso e di luce propria.
13. Grande Cretto
DALLA MATERIA ALLO SPIRITO
Scheda
Data: 1984 - 1989
Dimensioni: 1,50 x 3,15 x 2,80 m
Tipologia: land art
Proprietario: Comune di Gibellina
.
14. Il Terremoto
1968
Il 15Gennaio 1968 il centro storico di Gibellina venne distrutto da un terremoto provocando 1150 vittime, 98.000 senzatetto e
sei paesi distrutti nella valle del Belice, in provincia di Trapani. La nuova Gibellina venne ricostruita a 20 Km di distanza dal
vecchio paese crollato. Negli anni Ottanta diventa un laboratorio permanente delle arti, un crocevia di artisti, e un museo a
cielo aperto. Corrao, il sindaco, riesce a convincere anche il non facile Burri a venire a Gibellina. Succede nell’estate del 1979.
15. La nuova città
non lo ispira:
«Qui non ci faccio
niente di sicuro»
Quando andai a visitare il posto
in Sicilia, il paese nuovo era stato
quasi ultimato ed era pieno di
opere. Qui non faccio niente di
sicuro, dissi subito.
"Andammo a vedere il posto, dove
sorgeva il vecchio paese. Era a
quasi venti chilometri, ne rimasi
veramente colpito. Mi veniva
quasi da piangere e subito mi
venne l‟idea." (Burri)
16. "Mi veniva quasi
da piangere"
Andammo a vedere il posto, dove
sorgeva il vecchio paese. Era a
quasi venti chilometri, ne rimasi
veramente colpito. Mi veniva
quasi da piangere e subito mi
venne l‟idea".
17. "Compattiamo le macerie che tanto sono un problema anche per voi, le armiamo per bene e con il cemento facciamo un
immenso cretto bianco, così che resti un perenne ricordo di quest'avvenimento. Faremo un grande cretto, un sudario
di blocchi di detriti del paese, che ripeta la pianta stradale di Gibellina. Sarà un'opera monumentale, per raccontare il
dolore a chi non c'era e non dimenticare”.
“Io farei così"
18. Gibellina
IL MEMORIALE DI UNA
CITTÀ MORTA
Le macerie divennero parte integrante della più
grande opera di LAND ART mai realizzata: 86.000
metri quadrati di superficie nella vallata dove
sorgeva l’antica città.
19. Gibellina
IL MEMORIALE DI UNA
CITTÀ MORTA
Il Cretto si compone di ventidue cubi di cemento
bianco che rievocano la struttura delle
abitazioni sottostanti: un labirinto che può essere
percorso camminando tra gli spazi che separano i
blocchi e ricordano le antiche strade del paese.
Diventa un'assolata distesa lunare, un campo di
forze , un percorso di meditazione sulla morte.
20. Sopravvivenza alla
caducità
Scendendo nelle sue fessure,
perdendosi nei suoi dedali che un
tempo furono le strade stesse del
paese, si alimenta ogni volta il
pensiero sulla condizione di
quanti abitavano in quella terra.
Burri ha steso sulle rovine uno
strato di cemento imbiancato
di un metro e cinquanta di
altezza.
21. Catastrofe e
Memoria
Il Grande Cretto evoca tanto la
catastrofe avvenuta quanto
l’inestinguibilità della memoria.
Davanti al Grande Cretto di
Gibellina si comprende che la forma
è una cosa vera, che lo spazio è un
pensiero diversamente replicabile e
aperto e che l’arte ha il potere di
dare senso alle cose, con il più
eloquente dei silenzi.”
22. Costruzione del Grance Cretto.
Armatura dei muri perimetrali delle isole fatte con le macerie ricompattate. La FERITA provocata dal
terremoto, con Buri diventa un cretto in versione monumentale.
23. Costruzione del Grande Cretto.
Primi elementi costruiti. L'opera diventa una POMPEI MODERNA.
24. pUNTI CHIAVE DEL GRANDE CRETTO
Il Progetto
Burri lavora al modellino del
Grande Cretto. La profonda ferita
del crollo viene sostituita da delle
crepe artificiali, un cretto
monumentale.
Il Cemento Bianco
Quasi un antico sacrario che
riflette nella silenziosa campagna
circostante, il ricordo di una
tragedia irreversibile.
Le strade
Le strade del Cretto ricalcano le
antiche strade del paese,
racchiudendo vite, storie,
tradizioni, persone, animali,
sogni, speranze, paure...
25. i l C r e t t o di Gibellina
n o n e' un’opera d’arte come le altre.
o l t r e l’idea c’è i l d a t o oggettivo:
è i l sepolcro del vecchio paese, s o t t o l a sua
superficie di cemento, realizzate n o n d a l l a
mano del Maestro, ma da m u r a t o r i e
carpentieri, ci s o n o i ricordi, l a s t o r ia e le
radici di t u t t a l a c o m u n i t à gibellinese.
26. gibellina o g g i e' u n a c i t t à invisibile. La sua
presenza n o n è più fisicamente percepibile, ma
assume "potenza" i n q u a n t o "assenza". Nel
Grande C r e t t o v i v o n o t u t t e le Gibellina
immaginate, sopravvissute nei cuori, rese
possibili per i l s o l o f a t t o di essere pensate.
27. «Il C r e t t o di Gibellina di B u r r i n o n è s o l o u n
gesto umanissimo di pietas. N o n si limita a
commemorare poeticamente u n a tragedia. Esso
mostra i l v a lo r e p r o f o n d o che accompagna
l’azione dell’arte i n q u a n t o tale: l a morte
n o n è l’ultima parola s u l l a vita, l a f o r m a
dell’opera salva i l m o n d o d a l p u r o orrore».
Massimo Recalcati
28. L'educazione a l rispetto p u ò s o l o nascere
dall'informazione e d a l l a conoscenza, d a l l a
consapevolezza che si r a g g iu n g e esercitando u n o
s g u a r d o n o n superficiale, studiando, c o l t i v a n d o
i n t e l l e t t o e sensibilità.
29. educazione ambientale, sviluppo eco-sostenibile e
t u t e l a del patrimo n io ambientale, delle identità,
delle p r o d u z i o n i e delle eccellenze t e r r i t o r i a l i e
agroalimentari
30. Sitografia Gibellina Sotto il ''Cretto'' di Burri I Segreti -
https://www.youtube.com/watch?v=LtzrvapcXEQ&t=3s
https://www.myrrha.it/lutopia-possibile-di-gibellina-di-
nicolo-stabile-numero-1/
http://www.artericerca.com/artisti_italiani_novecento/Burri%
20Alberto%20Biografia.html
Il Cretto di Burri - https://fondoambiente.it/luoghi/il-cretto-
di-burri?ldc
https://www.didatticarte.it/Blog/?p=6395
https://aulalettere.scuola.zanichelli.it/come-te-lo-spiego/lambiente-
come-opera-darte-la-land-art/?
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