•CARATTERISTICHE
PROPRIETA’:
l’ uva contiene poca vitamina C, poche proteine e pochi grassi.
Al contrario, è ricca di potassio e contiene poco di sodio.
Nella buccia sono presenti vitamine A e K .
E’ formata in gran parte da acqua e zucchero semplici
BENEFICI:
L’uva aiuta a digerire , ha effetto diuretico e lassativo e permette di regolare il colesterolo
cattivo del sangue.
Inoltre aiuta ad eliminare l’ acido urico in quanto ha un’alta azione antibatterica ed
antinfiammatoria.
Inoltre presenta proprietà antiossidanti,antitumorali e antivirali.
I benefici si ottengono sia mangiando l’uva che applicandola localmente in purea o
crema .
E’ottima per chi è depresso o sempre stanco.
CONTROINDICAZIONI:
Chi soffre di ulcera, diabete e colite deve evitare di assumere uva per via della presenza di
zucchero e varie sostanze che possono peggiorare la malattia.
PERIODO DI RACCOLTA E DI
MODALITA’
L’uva viene raccolta a fine estate e nel periodo autunnali.
Ci sono diversi sistemi di coltivazioni della vite;la vite ad
Alberello,a pergola e a filare.
Le fasi della vendemmia:
Raccolta;
Sgranatura;
Pigiatura;
Fermentazione;
Filtrazione;
Imbottigliamento.
Alcune settimane prima della vendemmia vengono effettuati i controlli degli indici di
maturazione per determinare il momento ottimale di raccolta tali controlli vengono ripetuti
almeno tre volte.
Quando l’ uva è matura si comincia la prima fase della vendemmia che consiste nella raccolta
dei grappoli, a mano:tagliati con forbici apposite, e privati delle foglie, i grappoli migliori, prive di
muffe e acini marci , vengono adagiati in un cesto che sarà a sua volta svuotato in cassette dalla
capienza massima di 20 chili per evitare che gli acini vengano schiacciati
USI
Ci sono vari tipi di usi ; c’è l’ uva da tavola e l’ uva da vino.
RICETTE
DOLCE AL MOSTO
400 g di farina
250 g di mosto
100 g di pasta di pane
2 cucchiai di zucchero
Un cucchiaio di olio
Un pizzico di semi di anice
Rompere a pezzettini la pasta, aggiungervi tutti gli altri ingredienti, coprire l’impasto con la pellicola e lasciare lievitare
per un’ora.
Impastare ancora, dare la forma di una ciambella e metterla in una pirofila.
Infornare a 170-180 gradi per almeno un’ora.
TRADIZIONI: racconto di un
viticoltore
La raccolta dell’ uva, o vendemmia, è sempre uno dei lavori più divertenti e allegri del mondo contadino.
Se non altro perché è il momento in cui si raccoglie il frutto di un anno di duro lavoro.
E’ anche l’unico lavoro, nel vigneto che coinvolge tutta la famiglia, oltre che gli amici e i parenti, perché
l’unica qualità richiesta è la voglia di fare.
Ruolo fondamentale è giocato dai bambini che, con le loro grida festaiole, rendono particolarmente
gioiosa e piacevole l’attività.
Solo il capofamiglia, solitamente padrone della vigna, è in apprensione perché timoroso che qualcosa
possa andare storto e compromettere un anno di lavoro.
Specie se il clima non è dei più favorevoli e il cielo, magari terso il primo mattino, comincia ad un certo
punto a minacciare pioggia.
Da bambino ricordo mia nonna, la capo famiglia, che aveva un enorme grembiule nel quale teneva una
serie di attrezzi da taglio, adatti a tutte le mani e a tutte le età , che distribuiva con generosità,
unitamente a tutte le raccomandazioni del caso.
Raccomandazioni che, quasi sempre, non bastavano a far sì che nessuno si tagliasse.
Tant’è che in quell’ enorme grembiule non mancava la scatola dei cerotti, anch’essi di varie taglie e misure.
TRADIZIONI 2: racconto di un
viticoltore
Il mio lavoro preferito era girare fra i filari con una cesta vuota da lasciare in sostituzione delle ceste
piene . Questo permetteva agli addetti alla raccolta di non perdere tempo per svuotare le ceste.
Le ceste piene rigorosamente di legno, venivano portate in fondo ai filari e svuotate nelle gerle, anch’esse di
legno. I più forti del gruppo si caricavano di gerle piene in spalla e attraverso a una serie di scalette barcollanti
in pietra e sentieri fra i filari dei tipici terrazzamenti retici, raggiungevano la strada principale dove li
attendevano vecchie Lambrette , Vispe e moto,sfoggiate per l’ occasione, per portare l’uva nelle cantine del
centro storico della contrada. Ad attendere in cantina c’era l’addetto alla macina che svuotava la gerla e
provvedeva a macinare l’uva e a farla cadere nel tino sottostante, in legno o in cemento, dove il mosto, con i
grappoli macinati, sarebbe rimasto per circa 10/ 15 giorni.
È il tempo necessario alla fermentazione, un processo in cui appositi batteri trasformano lo zucchero contenuto
nell’ uva in alcool, trasformando il mosto in vino. Al termine di tale processo si passa alla torchiatura, che
separa il vino dai grappoli e dalle bucce.
Quando io ero bambino esisteva un solo torchio per contrada, appartenente solitamente alla famiglia più ricca (
che era anche quella che possedeva più terreni, perché allora la terra era una ricchezza). Le diverse famiglie si
aiutavano a vicenda e in due o tre giorni tutti usavano il torchio .
Il padrone del torchio veniva invitato a pranzo o a cena dalla famiglia coinvolta, la quale provvedeva a fare
caldarroste per tutti , da mangiare accompagnate da un vino novello.
Oggi non è cambiato molto, sui nostri terrazzi. Le ceste sono in plastica, le gerle sono state sostituite dalle
brente, anch’esse in plastica. Al posto delle moto d’epoca si usa il trattore, l’Ape o qualcosa di simile, sul
cassone del quale si provvede a macinare l’uva prima di arrivare in cantina.
Le scale barcollanti, le grida festose dei bambini, le dita incerottate dalla nonna, l’ansia del capofamiglia per paura
del maltempo non sono cambiati. Io ero uno di quelli con le dita incerottate a cui piaceva portare le ceste;oggi
porto la brenta : una bella carriera non c’è che dire……………..
LEGGENDE
Molto tempo fa, in un piccolo orticello di campagna, viveva una bella e vigorosa vite, che
all’epoca non era che una semplice pianta ornamentale. La vite amava molto la luce del sole dalla
quale traeva beneficio per i suoi grossi rami e le sue meravigliose foglie color verde e oro.
L’ingordigia della pianta per i caldi raggi solari la spinse a crescere sempre più, fino a diventare il
fusto più alto di tutto l’orto e a coprire gli altri vegetali con la sua ombra.
Il contadino era fiero della sua rigogliosa vite, ma allo stesso tempo si preoccupava per gli ortaggi
più piccoli ai quali non arrivava più luce. Così decise di potare la vite tagliandone i rami più lunghi
e le foglie più larghe. Questa ne soffrì tantissimo e iniziò a piangere così forte e così tanto che un
piccolo usignolo impietosito vi si posò sopra e cominciò a cinguettare per cercare di risollevarle il
morale.
Ascoltando quel bellissimo canto, la vite si sentì pervasa da una piacevole sensazione di
benessere al punto che le sue lacrime si addolcirono e le rimasero attaccate ai rami come se
fossero delle piccole perle dorate.
Il giorno seguente un venticello leggero passò vicino alla vite e fece sì che le sue piccole lacrime
dolci si unissero ai grappoli.
Il sole, infine, vedendo quella meraviglia toccò con i suoi raggi i grappoli di perle dorate e li
trasformò in dolcissimi acini d’uva che maturò in seguito con il suo luminoso tepore.
CURIOSITA’
La Valtellina è, fin dai tempi antichi, terra di viti e di vino, già prima dell’anno mille, il prodotto
delle sue vigne era importante ed apprezzato.
Oggi come ieri, nell’attraversare la vallata, non si può non rimanere colpiti dallo straordinario
sistema di terrazzamenti che si sviluppa per oltre 2 500 Km lineari.
La miriade di muretti a secco rende possibile la coltivazione della vite nelle zone migliori e più
soleggiate delle Alpi.
In Valtellina il vino è un vero e proprio tesoro per il quale è stata avviata la procedura per
l’inclusione nel patrimonio mondiale .
Fra i nostri vini ricordiamo il Sassella, il Grumello, l’Inferno, il Valgella, il Maroggia e lo Sforzato.