Editoria universitaria e biblioteche. Come cambia la diffusione del sapere per le università 9 L' università è un luogo di studio aperto a tutti e un istituto scientifico di ordine superiore, comprendente varie facoltà, ripartite secondo specializzazioni, alle quali si accede per conseguire un titolo legalmente riconosciuto.
Articolo 4 Editoria universitaria e biblioteche. Come cambiano col digitale?
1. Università
L’università è un luogo di studio aperto a tutti e un istituto scientifico di ordine
superiore, comprendente varie facoltà, ripartite secondo specializzazioni, alle quali si
accede per conseguire un titolo legalmente riconosciuto. Questa istituzione nacque
nel Medioevo grazie ad associazioni spontanee e volontarie tra studenti e professori,
non molto diverse dalle coeve corporazioni delle arti e dei mestieri. Esse tentavano di
affrancarsi dagli antichi studia cittadini (dette anche scuole episcopali perché erano
controllate dal vescovo), mirando ad un sapere più libero che fosse garanzia di
indipendenza intellettuale e che permettesse reali prospettive di inserimento nella
società. Per far questo esse pian piano si organizzarono cercando di stabilire i
programmi di studio, i compensi da corrispondere ai professori e le modalità per
sostenere gli esami e conseguire la laurea, vale a dire la licenza di insegnamento.
Oggi come allora all’interno delle università circolano scritti prodotti dai professori
universitari sotto svariate forme ed essi fanno pubblicare le proprie opere con un
duplice intento: condividere le conoscenze diffondendo nella comunità scientifica le
proprie scoperte e avanzare una dichiarazione di proprietà intellettuale sulle proprie
elaborazioni. Se in epoca medievale, in ragione del sistema di insegnamento, di
quello di scrittura e di riproduzione dei testi, vi erano sententiae, glossae, summae,
peciae e, in generale, exemplaria, (nel caso delle peciae si trattava di riduzioni di testi
creati per una più economica e semplice consultazione da parte degli studenti, che
non potevano permettersi di acquistare preziosi codici miniati, negli altri casi
perlopiù erano commenti ai testi da parte di esperti di diritto, professori o ecclesiasti),
attualmente la comunicazione accademica si può distinguere in materiali didattici e di
ricerca: tra i primi, tutti quelli che servono alle lezioni dei docenti nelle aule
universitarie come lucidi, dispense e presentazioni in power point; tra i secondi,
quelli utilizzati per far conoscere ad altri ricercatori e al resto del mondo i risultati
delle ricerche di alcuni studiosi, come rapporti di ricerca, atti di congressi, articoli
pubblicati su riviste, preprints, working papers e discussion papers. Questi ultimi tre
2. sono lavori scientifici non ancora pubblicati e valutati da editori scientifici, ma diffusi
dalle istituzioni di appartenenza degli autori e/o accessibili attraverso archivi
specializzati gestiti da istituzioni scientifiche e rappresentano la forma più recente di
pubblicazione scientifica.
L’editoria universitaria, nel complesso, è antica quanto le università, mentre la
comunicazione accademica caratterizzata dalla diffusione di risultati di ricerca su
riviste di divulgazione scientifica nacque nel XVII secolo con il «Journal des
savants» del 1665 e le «Philosophical transactions of the Royal Society» del 1666.
Il fenomeno dell’University Press, che dagli anni Novanta del secolo scorso si sta
diffondendo anche in Italia, è nato in Inghilterra contemporaneamente alla diffusione
della stampa a caratteri mobili, nel XIX secolo si è diffuso negli Stati Uniti
d’America ed è diventato in seguito un modello contemporaneo. Qual è la differenza
tra una casa editrice universitaria e una University Press? Le case editrici
universitarie sono aziende private che si occupano di diffondere anche pubblicazioni
universitarie (saggistica, per esempio), assumendo l’epiteto di case editrici di cultura,
mentre per University Press si intendono le case editrici dipendenti dagli atenei alle
quali sono associate. Si può dire che il libro prodotto da un’ university press è molto
spesso privo di mercato commerciale e sopravvive grazie al denaro pubblico di chi
sovvenziona la pubblicazione (e alle tasse degli studenti!): le university press non
dispongono infatti di una rete commerciale come gli editori di cultura.
Bisogna dire però che, anche se le University Press non dispongono in teoria di una
rete commerciale, nella pratica esse possono crearla ugualmente, tramite per esempio
l’acquisto dei testi da parte di studenti di altri atenei. In Italia per esempio, nel 2009,
undici University Press dipendenti da altrettanti atenei, si sono associate per
realizzare iniziative condivise di promozione dei risultati della ricerca scientifica
italiana nell’ambito della comunicazione accademica nazionale e internazionale.
3. Uno degli sbocchi naturali dei testi di una University Press è la biblioteca
universitaria che è il principale ‘cliente’ delle opere scientifiche. La situazione delle
biblioteche universitarie italiane è complessa così come per il resto delle biblioteche
del nostro Paese. Dieci delle nostre biblioteche universitarie sono anche biblioteche
pubbliche statali afferenti al MiBACT, poi vi sono più di mille altre biblioteche,
cosiddette strutture bibliotecarie delle università, che servono l’utenza bibliotecaria
più vasta e diffusa e che non sono regolate da una normativa specifica, né possiedono
una configurazione omogenea, potendosi qualificare come biblioteche di
dipartimento, di facoltà, etc. Esse tuttavia, in questi ultimi anni, e precisamente dopo
l’autonomia universitaria affermatasi nel 1989, si sono riunite in un ‘sistema
bibliotecario di ateneo’, configurandosi come ‘biblioteche di area’, affidandosi ad un
unico ‘coordinatore di biblioteca’, allo scopo di armonizzare le proprie attività,
offrendo uno standard di servizio simile anche in contesti diversi da un ateneo
all’altro, da una regione all’altra. Questo sistema fa ben sperare per il futuro, anche
perché molti cataloghi di queste biblioteche sono già collegati all’Indice SBN.
Per saperne di più
Per le altre forme di comunicazione scientifica italiana nel mondo digitale, Linda
Spinazzè, La comunicazione scientifica accademica italiana nel mondo digitale: siti
internet, biblioteche digitali, archivi aperti, case editrici universitarie digitali,
relatore Prof. Andrea Zorzi, Tesi di laurea in ricerca storica e risorse digitali presso
l’Università Cà Foscari di Venezia, a.a. 2004/05,
http://eprints.rclis.org/bitstream/10760/6745/1/Comunicazione_2005.pdf
Mauro Guerrini, Roberto Ventura, Problemi dell’editoria universitaria oggi: il ruolo
delle university press e il movimento a favore dell’open access, in
http://eprints.unifi.it/archive/00002004/01/50Guerrini.pdf