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Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli88
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Copia n. _____________
L’autore
__________________________
© Copyright Raimondo Villano.
© Ricerche, elaborazioni, copertina a cura di Raimondo Villano.
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del libro può essere riprodotta o diffusa con un mezzo
qualsiasi, fotocopie, microfilm o altro, senza il permesso scritto dell’editore.
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Realizzazione editoriale: Prof. Dott. Maria Rosaria Giordano.
Redazione: mobile 338 59 60 222; e-mail: farmavillano@libero.it
Advisor executive: Francesco Villano.
Edizioni Chiron Found. - Praxys dpt.
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Tel. 081 861 22 99 Fax 081 353 29 81 website: www.chiron-found.org
Vendite: Prof. Dott. Annamaria Giordano mobile 347 61 71 669;
e-mail: annamaria.g10@alice.it; http://www.chiron-found.org
Stampa LP - Napoli.
Prima edizione maggio 2010. Prima ristampa novembre 2010. Prima edizione inglese febbraio
2011.
Finito di scrivere il due aprile 2009.
Foto di copertina di Raimondo Villano (2005): anfora biansata di fabbrica napoletana della
seconda metà del XVII secolo dell’antica spezieria monumentale della Certosa di San Martino in
Napoli (Vomero).
Serie numerata. Questo volume, privo del numero di serie e della firma dell’autore, è da ritenersi
contraffatto.
ISBN 978-88-904235-74.
CDD 615 VIL att 2010.
LCC DG831.
CHIRON FOUND.
Praxys dpt
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 7
Indice
Presentazione 9
Dalla fine dell’impero Romano al Ducato bizantino 13
Dal Regno ostrogoto al Ducato 17
Dai Normanni agli Svevi 27
L’epoca angioina 39
L’epoca aragonese e spagnola 49
Dagli Asburgo ai Borbone 69
Le produzioni ceramiche 97
Farmacie storiche 103
Appendice:
Epoche storiche 109
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 9
Presentazione
l presente saggio di Raimondo Villano, che si aggiunge ad altre indagini sull’arte
farmaceutica condotte su uno scenario ancora più vasto, rappresenta un notevole
sforzo di sintesi.
Il Regno delle due Sicilie ha trovato la sua unità, almeno a partire dal 1200, con la prima
monarchia moderna di Federico II.
L’Autore non dimentica neanche i primordi di una civiltà mediterranea che ha, poi, visto
nascere in Campania la straordinaria Scuola Salernitana, di origine incerta ma di
fondamentale importanza divulgativa, estesa da Bologna, con Guglielmo da Saliceto, a
Parigi, con l’Antidotario di Nicolò, proclamato farmacopea ufficiale nel ‘400.
Il primato della nascita della farmacia pubblica voluta da un Genio, pur ispirato da un
parziale precedente francese, condizionerà questo Stato a prestare grande attenzione alla
nostra arte, favorita dalla cultura monastica, dallo scriptorium di Cassiodoro
all’universalismo di Costantino l’Africano.
Molte dinastie si sono succedute in questo Paese senza però stravolgere le sue
caratteristiche, lasciando molto spazio alle baronie locali e all’attività della Chiesa. Per
questo motivo non è mai nato uno Stato forte e il prezioso aggiornamento legislativo
dovuto ad una Università, per questo famosa, è stato applicato saltuariamente e, forse, a
macchia di leopardo.
Si può spiegare così il monopolio delle farmacie conventuali benedettine a Napoli nel
‘700, come le impressioni degli stranieri che nell’800 lodavano magari il singolo speziale
per la sua onestà, ma rimarcavano le manchevolezze del sistema. Che, per esempio,
esploderanno con la legge di liberalizzazione Crispi alla fine del secolo: pur essendo in
vigore una pianta organica, che nelle regioni del nord limitò l’incondizionata
proliferazione degli esercizi, qui, vedi a Messina e Catania, centinaia di botteghe alzarono
un’insegna limitandosi alla raccolta delle ricette, convogliate all’unico farmacista dietro
compenso.
Lo studio documentato da Mario Zappalà sulla vicenda si unisce alle diverse fonti
consultate da Villano, con speciale riguardo alle opere di Andrea Russo e di Chichierchia
e Papa.
Partendo da questa base, l’Autore riuscirà a scrivere una storia esaustiva della farmacia
nel più antico Regno italiano che, anche nel decadente periodo ottocentesco, sarà il più
attento ad aggiornare i suoi Petitoria e Ricettari Napoletani rispetto agli altri Stati italiani.
Dott. Antonio Corvi
Presidente Accademia Italiana di Storia della Farmacia
I
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 11
“Abbiamo la responsabilità
di mantenere vivo il passato
dal quale veniamo:
è allo stesso tempo
nostro padre e nostro figlio”
Carlos Fuentes
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 69
Dagli Asburgo ai Borbone
Il 31 maggio 1730 la Congregazione degli Speziali di Medicina di Napoli fonda in via
San Paolo, traversa di via Tribunali, la Venerabile Arciconfraternita dei SS. Pellegrino
ed Emiliano, santi che diventano, fra i vari, patroni degli Speziali Napoletani, per preciso
volere dei Governatori eletti a reggere la Congregazione.
Secondo un’antica leggenda, infatti, San Pellegrino, noto come eremita, dopo aver
condotto gran parte della sua vita in giro per il mondo, si stabilisce in Napoli dove muore
ed ha sepoltura.
Sembra che il suo vero nome sia sconosciuto e per tal motivo egli sia denominato
Pellegrino; a lui va ascritto il merito di aver scoperto una cura che, per la prima volta,
libera i napoletani dall’imperversare della peste.
Sant’Emiliano, invece, è noto come medico la sua storia è legata alle persecuzioni in
Africa nell’anno 484 sotto il re ariano Unnarico.
La chiesa ed il palazzo ad essa annesso passano successivamente al Duca di Bagnoli, cui
l’Ordine degli Speziali di Medicina di Napoli si rivolge per ottenere la concessione in
enfiteusi della chiesa; 1’atto notarile stabilisce che vengano pagati ducati 18 di carlini
d’argento annui. La Venerabile Arciconfraternita dei SS. Pellegrino ed Emiliano svolge
una vasta attività sia religiosa che assistenziale, redige e pubblica, traendone utili, il
Ricettario e la Tariffa dei medicinali, soggetti ad approvazione del Protomedico pro
tempore, e si dota di proprie leggi per la tutela degli interessi della categoria.
Contestualmente gli Speziali assumono l’incarico di riedificare dalle fondamenta la
chiesa(55)
, in gravi condizioni, godendo perciò anche del beneplacito delle autorità sia
civili che ecclesiastiche.
Nel 1732 a Napoli l’incaricato per la riorganizzazione dell’università Monsignor Galiani
nota che nello Studium napoletano “mancarvi anche la cattedra per insegnare la natura
dei minerali, coll'uso de' quali infiniti medicamenti si compongono. E sebbene sia una
cattedra per insegnare a' giovani l'uso dei semplici, e la natura delle erbe ch'entrano
nella composizione d'infinite medicine, cioè della Botanica; ad ogni modo in questa le
lezioni per i giovani sono di niuna utilità, poiché la descrizione di ciascun erba non viene
accompagnata dall'osservazione oculare dell'erba medesima, non essendovi nello studio,
l'orto dei semplici, come negli altri studi d'Europa(56)
”. La cattedra, senza orto per le
esercitazioni, per richiesta al Ceto degli Speziali è assegnata ad Orazio Biancardo (o
Blancardo)(57)
.
Nel 1776, sull’onda dello spirito illuminista del XVIII secolo e degli studi di Linneo,
Ferdinando IV concede la somma di 600 ducati al marchese della Sambuca per realizzare
l’Orto Botanico di Napoli e l’Osservatorio Astronomico.
_______________
(55) Fondo Cappellano Maggiore, A.S.N., Speziali di Medicina, Fasc.1189, 4 aprile 1739. Fonte:
Chichierchia Luca - Papa Simona, Storia della farmacia a Napoli. Dalla Spetieria conventuale alle botteghe
dell’Ottocento, Electa Napoli, 1998.
(56) Origlia G., Istoria dello Studio di Napoli, stamperia di G. Di Simone, Napoli MDCCLIV, vol. II, pp.
301-302.
(57) De Renzi S., Storia della Medicina Italiana, tipografia Filiatre Sebezio, Napoli, 1848, T.V.
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli70
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 71
Lo scopo è sviluppare la scienza botanica e la medicina dei semplici.
Nel 1779 sorge a Palermo l’Accademia di Regi Studi che istituisce la Cattedra di
Botanica e Materia Medica con un piccolo Orto dei Semplici che nel 1786 è trasferito in
una sede più grande impiantata dal Senato palermitano
Nel 1779 il Re di Napoli Ferdinando IV di Borbone impone il monopolio statale sulla
preparazione della teriaca, il cui commercio è ancora particolarmente fiorente,
affidando in esclusiva la preparazione del prodotto alla Reale Accademia di Scienze e
Belle Lettere(58)
ed obbligando tutti gli speziali del Regno ad acquistarne almeno mezzo
libbra l’anno nonché ad esibire, nell’ispezione periodica del Protomedico o del suo vice,
sia il vaso con la teriaca che la relativa ricevuta di acquisto annuale(59)
.
L’iniziativa borbonica della teriaca statale, comunque, riscuote scarso successo(60)
.
La scia delle riforme illuministiche, intanto, travolge la maggior parte dei Protomedicati,
essendo uffici strettamente dipendenti dal funzionamento dello Stato.
Il Protomedicato napoletano, tuttavia, sopravvive alle richieste di riforma della fine del
Settecento. Anzi, con le riforme del Decennio francese, la sua attività di esazione passa
semplicemente dal Ministero delle Finanze al Ministero dell’Interno.
A Napoli il termine Protomedicato è adoperato, soprattutto, per alludere al suo aspetto
fiscale, cioè l’esazione dei diritti.
Mentre a Roma, per esempio, i vari diritti e multe pagati al Protomedicato contribuiscono
ai salari e ai costi del Collegio dei Medici, a Napoli la rendita spetta alla Camera della
Sommaria.
Il Protomedicato, in effetti, è prevalentemente uno dei tanti arrendamenti (nel senso
etimologico dal castigliano di arrendar, dare in appalto); secondo questo sistema, in
effetti, l’arrendatore (o affittatore) offre all’asta pubblica una somma di denaro anticipata,
basata sulle entrate annuali dovute all’ufficio.
L’arrendatore, poi, si impegna all’esazione delle imposte o diritti, di solito tramite un
sistema di subaffitti.
Per l’arrendamento del Protomedicato, istituto nel 1609-10, il primo arrendatore paga
8,330 ducati, tenendo per sè gli emolumenti derivati dall’emissione di patenti e privilegi,
le visite alle spezierie e l’imposizione di multe.
Il guadagno per il fisco rimane relativamente basso durante il Seicento, mentre durante il
Settecento diventa per la corona una lucrosa fonte di reddito, dovuta in parte alla crescita
continua sia del numero degli operatori sanitari che della popolazione del Regno stesso.
Ciò influenzò l’attività del Protomedicato, a tal punto da far scrivere a Giuseppe Maria
Galanti(61)
, nel 1786, che “l’oggetto di questo officio sembra essere la sola esazione de’
dritti, che per gli speziali è quasi arbitraria”.
_______________
(58) Tuttavia, ingenti quantità di teriaca continuano a giungere dai confini del Regno eludendo
sistematicamente la regia dogana ed alimentando un fiorente contrabbando anche in questo settore.
(59) Non di rado il vaso di teriaca presente alle ispezioni delle autorità, passando velocemente all’occorrenza
di mano in mano, è lo stesso per un certo numero spezierie più “disinvolte” nel rispetto della legge.
(60) Nel 1807 Giuseppe Bonaparte chiude la Reale Accademia e concede il diritto esclusivo di fabbricazione
al neonato Real Istituto di Incoraggiamento alle Scienze naturali di Napoli ma la situazione non migliora.
(61) David Gentilcore - Il Regio Protomedicato Napoletano e gli operatori sanitari nel Regno di Napoli -
Università di Leicester (G. B.)
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli72
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 73
nziché diminuire di importanza, dunque, l’autorità effettiva del Protomedicato napoletano
aumenta ed è accresciuta dalla chiusura del Collegio dei Dottori nel 1806 e
dall’estensione della sua giurisdizione ai medici e chirurghi dottorati.
Per la prima volta, nel 1786 e poi nel 1809-10, i Protomedici del Regno di Napoli
compilano elenchi di tutti gli operatori sanitari, provincia per provincia, comune per
comune, dando nome e cognome di ciascuno.
In tutto il Regno, meno le due Calabrie, non incluse nel censimento(62)
, sono più di
diecimila le persone che esercitano le arti sanitarie (tra medici, chirurghi, medici-
chirurghi, salassatori, speziali, droghieri, e levatrici). Nella sola Terra d’Otranto
ammontano a 1.215(63)
. I medici del Regno sono poco più di tremila, per una popolazione
di quasi cinque milioni, o un rapporto di 6,2 medici per ogni 10,000 abitanti.
Nell’ultima metà del Settecento il numero dei medici che si laurea alle due facoltà
mediche del Regno (Napoli e Salerno) è in continuo aumento. Il rapporto medici-
popolazione è, quindi, alto, soprattutto nelle dodici province del Regno.
Nei primi anni dell’Ottocento a Napoli ci sono 180 medici, una cifra che, benchè alta,
rappresenta solo 4 medici per ogni 10.000 napoletani e costituisce appena il 3,6 % dei
medici dell’intero Regno. Anzichè attirare a sè un numero cospicuo di medici, essendo la
capitale centro di poteri, privilegi e legami clientelari, Napoli sembra dunque mandare via
i suoi giovani medici che, una volta laureati, tornano ai loro centri nativi. Così in Terra
d’Otranto risultano esserci ben 358 medici, per una popolazione di 300.356 abitanti (11,9
medici per ogni 10,000 abitanti). I medici si trovano troviamo per tutta la provincia; se a
Lecce, capitale provinciale di 14.307 abitanti, risultano esserci 19 medici (un rapporto
leggermente più alto di 13,3 medici per ogni 10.000 abitanti), spesso non mancano
neanche in paesi con meno di 500 abitanti (come Torricella, Uggiano, Barbarano,
Caprarica, Montesano, Sorano, Diso, Vitigliano, Ortelle, Pisignano, Acaia, per dare
qualche esempio). La provincia è, quindi, ben servita da medici non solo nei suoi centri
più importanti bensì anche in quelli minori.
In Terra d’Otranto, poi, gli speziali sono 214, cui si aggiungono 20 droghieri e 9
“semplicisti” o venditori di erbe medicinali. In generale, ogni paese con più di mille
abitanti ha almeno un rappresentante di ogni ramo dell’arte sanitaria, cioè un medico, un
chirurgo (più spesso un salassatore), uno speziale e una levatrice. Le peculiarità del
Regno di Napoli, però, rispetto alla media europea, sono due: un alto numero di operatori
sanitari e il fatto che la proporzione di operatori sanitari rispetto al numero di abitanti è
più alta nei paesi piccoli (sotto diecimila abitanti) che in quelli grandi(64)
.
Due importanti interventi per l’istruzione del farmacista, poi, caratterizzano quasi
l’inizio e la fine del periodo austriaco-borbonico, importante epoca durante la quale
l’Università ottiene una sede più ampia e più degna.
_______________
(62) I numeri calabresi si posso ricostruire tramite i dati forniti dalla statistica murattiana di un anno più tardi;
cfr. D. Demarco, a cura di, La «Statistica» del Regno di Napoli nel 1811, Roma, 1988, quattro volumi.
(63) A.S.N., Dip. Sommaria: Arrendamenti, no. 250, “Registro degli individui ch’esercitano i varj rami
dell’Arte salutare in tutte le provincie del Regno di Napoli a meno delle due Calabrie”.
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli74
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 75
Il primo intervento risale al 1732 a Napoli allorché l’incaricato per la riorganizzazione
dell’università Monsignor Galiani pone in opportuno rilievo che nello Studium
napoletano addirittura ancora “mancarvi anche la cattedra per insegnare la natura dei
minerali, coll'uso de' quali infiniti medicamenti si compongono. E sebbene sia una
cattedra per insegnare a' giovani l'uso dei semplici, e la natura delle erbe ch'entrano
nella composizione d'infinite medicine, cioè della Botanica; ad ogni modo in questa le
lezioni per i giovani sono di niuna utilità, poiché la descrizione di ciascun erba non viene
accompagnata dall'osservazione oculare dell'erba medesima, non essendovi nello studio,
l'orto dei semplici, come negli altri studi d'Europa(65)
”. La cattedra, senza orto per le
esercitazioni, è assegnata ad Orazio Biancardo (o Blancardo)(66)
.
Il secondo intervento è il Decreto n. 198 del 5 settembre 1806 che con maggior
accuratezza, in virtù dell’articolo 12, stabilisce che per poter esercitare la farmacia lo
studente deve conseguire il relativo grado accademico presso l’Università dopo aver
dimostrato di aver fatto esercizio pratico nella professione, mentre per effetto
dell’articolo 33 dispone che tutte le farmacie siano obbligatoriamente dirette da un
farmacista abilitato.
Nei primi anni dell’Ottocento nel Regno delle Due Sicilie la questione riguardante il
riconoscimento ufficiale dell’attività svolta nelle spezierie conventuali subisce un
deciso ricorso fatto dal Consiglio degli Otto, che salvaguarda i diritti degli Speziali
Napoletani, in cui si propone, tra l’altro, che gli speziali cedolati abbiano intestate a loro
nome le farmacie monastiche e che queste ultime siano anch’esse sottoposte alle normali
ispezioni annuali da parte del Protomedico nonché al versamento della relativa tassa
annuale.
Soltanto nel 1805, intanto, comincia l’impianto dell’Orto Botanico di Napoli per
l’istruzione universitaria, ufficialmente istituito su decreto firmato il 28 dicembre 1807
da Giuseppe Bonaparte, annoverabile tra gli Orti d’Italia più recenti e più importanti per
numero e la qualità delle sue collezioni(67)
.
Gli architetti G. De Fazio e V. Paoletti ne curano la realizzazione mentre il botanico
Michele Tenore si occupa dell’organizzazione scientifica e ne diviene Direttore dal 1810
al 1860. Realizzato per decreto di Giuseppe Bonaparte del 28 dicembre 1807 su progetto
degli architetti G. De Fazio e V. Paoletti e con l’organizzazione scientifica di Michele
Tenore che ne diviene direttore dal 1810 al 1860.
_______________
(64) David Gentilcore, ibid.
(65) Origlia G., Istoria dello Studio di Napoli, stamperia di G. Di Simone, Napoli MDCCLIV, vol. II, pp.
301-302.
(66) De Renzi S., Storia della Medicina Italiana, tipografia Filiatre Sebezio, Napoli, 1848, T.V.
(67) Attualmente si estende per circa 12 ettari, dove sono raccolte circa 10.000 specie per un totale di quasi
25.000 esemplari, ed è dedito alla coltivazione e presentazione a fini museologici delle collezioni, alla ricerca
scientifica, alla didattica universitaria e media e alla conservazione di alcune specie vegetali in via di
estinzione. Le collezioni dell’Orto botanico sono quasi sempre presentate secondo i criteri sistematico,
ecologico ed etnobotanico: in alcune aree le piante sono raccolte per medesima categoria sistematica; in altre
aree per specie affini per esigenze ambientali; in altre per area geografica di provenienza. In alcuni locali
dell’edificio del XVII secolo denominato Castello è ospitato il Museo di Paleobotanica ed Etnobotanica. La
Sezione Sperimentale per le piante officinali oggi sviluppa attività didattica e cura l’acclimatazione di piante
esotiche di interesse farmacologico e industriale.
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli76
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 77
Il 16 febbraio 1810 per decreto di Gioacchino Murat è disposto che in ogni capoluogo
di provincia del Regno di Napoli l’istituzione di una Società di Agricoltura con annesso
Orto botanico per sperimentazione e produzione di piante agrarie e ornamentali. Lo
stesso anno nasce l’Orto botanico di Lecce(68)
.
Il 10 agosto 1811, per disposizioni ministeriali riprese, poi, da un Rescritto del 25
settembre 1822 e da successivi Regolamenti, sono emanate le disposizioni inerenti
l’oblazione della tassa sanitaria(69), (70)
che “è obbligativa” per chi esercita l’attività ed il
cui importo varia a seconda della “classe” di appartenenza: per la “classe” dei “farmacisti
esercenti” ammonta a “doc. 3 annui” mentre per le “classi” dei “droghieri e venditori di
medicinali ingrosso” e dei “semplicisti ed erbaioli” è di “carlini 15 annui”. Nel caso in
cui, invece, non si esercita più si può essere esentati purché sia constatato “il non
esercizio con certificato di due del mestiere, che han già soddisfatto la loro tassa, e con
pari acertamento del sig. Sindaco e Parroco, e tutti per la verità”.
In caso non si eserciti più o si rinunzi all’esercizio, tuttavia, è precondizione per
l’esenzione dalla tassa sanitaria l’obbligo di depositare presso la Cancelleria comunale la
relativa Carta di autorizzazione. Gli incaricati della percezione della tassa sanitaria sono
gli agenti protomedicali e in caso di infrazioni sono comminate le “sovrane sanzioni”
previste dal sovrano Rescritto del 1822 e dall’art. 3 del “Regolamento pe’ Vice
protomedicati”.
Qualora, poi, siano effettuati sequestri di medicamenti, essi vengono distribuiti
gratuitamente ai poveri applicando le norme contenute nella Prammatica del 16
settembre 1585.
Nel caso in cui è individuato o denunciato l’arrivo nel Regno di un “cantabanco”,
l’Ufficio protomedicale attiva funzionari delegati ad interdirgli l’esercizio dell’attività
che è penalmente perseguibile; da un certo periodo, comunque, è documentato che al
“cantabanco” possono essere concesse autorizzazioni allo smercio di “segreti” e, più in
generale, gli è consentita un’attività commerciale ma senza ricorrere alla “ciarlataneria” e
allocandosi in idoneo locale o officina soggetta ai controlli protomedicali(71)
.
Il 29 novembre 1811, a seguito di un Decreto sul riordinamento della pubblica istruzione
da Gioacchino Murat, vi è la chiusura della Scuola Medica Salernitana, di cui, però,
già da molto tempo è cessata l’importanza.
_______________
(68) Con il direttore Gaetano Stella l’Orto si amplia fino a raggiungere la superficie di circa tre ettari e
mezzo, si costruiscono i locali per il ricovero invernale delle piante più delicate e delle specie tropicali e sono
arricchite le collezioni vive già esistenti. Nel 1857 nel catalogo delle piante dell’Orto figurano 570 taxa
subgenerici di cui oltre 100 varietà di alberi da frutto. Successivamente Eugenio Balsamo, direttore dell’Orto
dal 1862, sostiene la concezione che “i giardini botanici non debbano solo soddisfare le legittime aspirazioni
dell'utile, ma ricreare l'occhio, allettare lo spirito, educare l'animo all'estetica della natura”.
(69) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli,
Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 148: Circolari varie. Circolare a stampa emessa dall’Ufficio del
Protomedicato generale di Napoli n. 8198 del 12 maggio 1838.
(70) Con essa il Protomedicato provvede alle spese correnti ed alle spese del personale.
(71) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli,
Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 148: Circolari varie. Circolare a stampa emessa dall’Ufficio del
Protomedicato generale di Napoli n. 3916 del 21 giugno 1834.
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli78
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 79
Il 1° gennaio 1812 per Decreto Regio è stabilita la collazione dei gradi dottorali per i
farmacisti: approvazione, licenza, laurea. Il decreto, inoltre, dispone che: “per i
farmacisti l'esame sarà ugualmente verbale e in scritto: i soggetti delle dimande
dovranno essere presi dalla botanica, dalla chimica e dalla farmacia. Oltre a ciò si darà
loro qualche operazione farmaceutica a fare in presenza degli esaminatori. Gli
esaminatori saranno in Napoli i professori di botanica, di chimica e di materia medica,
presieduti dal Decano della Facoltà”; i requisiti per essere ammessi all’esame sono quelli
di aver seguito per due anni gli studi della professione, le lezioni di storia naturale e
chimica farmaceutica; il titolo è abilitante e per coloro che esercitano in comuni con oltre
seimila abitanti la tassa è di Lire 100 mentre per tutti gli altri è di Lire 40; sia prestato
giuramento obbligatorio per l’esercizio al pubblico(72)
.
Nell’agosto del 1813 è realizzato l’Orto botanico di Bari che dopo poco tempo è
chiuso a seguito dell’allontanamento della Società di Agricoltura ad opera dei Borboni
reinsediatisi sul trono di Napoli.
Il 27 dicembre 1815, poi, per regio decreto è stabilito che l’Università di Napoli ha
facoltà di conferire tre specie di titoli accademici: approvazione col grado di
“Baccelliere”, licenza col grado di “Licenziato” e laurea col grado di “Dottore”.
Tale decreto, inoltre, dispone l’obbligo per i farmacisti di sostenere: due esami, uno “a
voce ed un altro in iscritto, fatto di proprio carattere dell'aspirante ed in lingua italiana.
I soggetti delle dimande dovranno prendersi dalla botanica, dalla chimica e dalla
farmacia”; un saggio di pratica con un’operazione chimico-farmaceutica in presenza di
esaminatori; il pagamento di un diritto pari a quello per le scienze naturali, ovvero ducati
2 per l’approvazione e ducati 4 per la cedola.
Le Lezioni, che si svolgono prevalentemente nei locali dell’Ospedale degli Incurabili e
dell’annessa farmacia(73)
, trattano: Chimica, Botanica, Materia medica e Chimica
farmaceutica.
Il decreto stabilisce, infine, che “i farmacisti che vorranno insegnare chimica e la
farmacia non potranno farlo senza prendere il grado di licenza in scienze fisiche e
matematiche” e fa esplicito divieto di contemporaneo esercizio di farmacia e medicina.
Nel 1816 nel Regno di Napoli con un Regolamento regio è imposto l’obbligo di
frequenza alle lezioni universitarie di farmacia e gli esami possono essere sostenuti 4
volte al mese e con non più di 15 candidati per volta.
Nel 1826, invece, una regia disposizione dà facoltà agli studenti di Farmacia di rifare gli
esami dopo tre mesi se respinti per la prima volta, dopo sei mesi per la seconda volta e
dopo un anno se respinti per la terza volta.
Nel 1816 nel Regno di Napoli con un Regolamento regio è imposto l’obbligo di
frequenza alle lezioni universitarie di farmacia e gli esami possono essere sostenuti 4
volte al mese e con non più di 15 candidati per volta.
_______________
(72) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli,
Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 142: registri di corrispondenze varie; documenti: revisione ricette.
(73) Talora si svolgono anche presso le abitazioni private dei docenti, previa apposita autorizzazione.
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli80
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 81
Nel 1826, invece, una regia disposizione dà facoltà agli studenti di Farmacia di rifare gli
esami dopo tre mesi se respinti per la prima volta, dopo sei mesi per la seconda volta e
dopo un anno se respinti per la terza volta.
Al 1817 risale il più recente documentato ed ufficiale Giuramento Costituzionale del
Farmacista nel Regno di Napoli che recita: “Giuro al cospetto di Dio, e prometto al
nostro Re Ferdinando I di preparare con attenzione tutti i rimedi composti secondo il
Ricettario Farmaceutico Napoletano(74)
; di conservar questi, come i rimedi semplici , in
modo da non soffrire adulteramento alcuno: di farne sempre la spedizione secondo le
ricette de’ Medici, e chirurghi e di non spedire mai senza ricetta i medicamenti sospetti”.
Per Sovrano Rescritto 29 maggio 1832 e per Uffizio del 9 luglio 1833 n. 2585 art. V(75)
, il
“prattico” di un maestro è dichiarato illegale e gli è proibito l’esercizio professionale in
quanto “le conoscenze scientifiche sono individuali e non si possono delegare”.
Il controllo delle forniture alle farmacie del Regno(76)
è appannaggio sempre del
Ufficio del Protomedico che si avvale di un Collegiale di Farmacia, selezionato da
uno speciale elenco rivisto annualmente, o talora dallo stesso Decano del Collegio che
verifica se il farmacista ha in ordine i documenti di rendicontazione dei movimenti con le
annotazioni dei medicinali e se tale documento sia munito di vidimazione e del previsto
certificato municipale.
A controllo ultimato il Collegiale di Farmacia stila un verbale in cui si evidenzia se
quanto ispezionato sia o meno “a tenore della vigente tariffa”. Tali procedure, a far data
dal 1833, sono regolate dall’art. 19 del Regolamento del 13 marzo.
A partire dal 1830, per disposizioni a firma di Ronchi e Vergari, è prevista per i
farmacisti morosi della tassa sanitaria addirittura la chiusura dell’officina.
Nell’officina della farmacia si effettua la verifica della congruità e dell’idoneità quali-
quantitativa delle dotazioni e degli strumenti, in particolare secondo quanto previsto
anche dalla circolare n. 404 del 7 luglio 1841.
Nel 1832 il farmacista-scienziato Giovanni Semmola (1793-1865), tra i più significativi
maestri della scuola medica napoletana ricordato per l’impostazione moderna impressa ai
problemi farmacologici, con la pubblicazione del Saggio chimico sulla preparazione,
facoltà ed uso dei medicamenti e nel 1854 pubblicando il Trattato di farmacologia e
terapia generale sottolinea la necessità di studiare la costituzione fisica e chimica dei
rimedi in rapporto ai cambiamenti chimici che essi inducono nei tessuti e negli umori.
Dal 1832 inizia ad impervesare in Europa il colera, la “peste dell’Ottocento” che
comparendo come la peste trecentesca a più riprese in un arco di mezzo secolo(77)
,
falcidia vite umane ovunque infuriando soprattutto nei quartieri più degradati delle città,
_______________
(74) Ricettario Farmaceutico Napolitano approvato dal Real Ministro dell’Interno sotto il Protomedicato del
famoso medico-scienziato Domenico Cotugno (1736-1822).
(75) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli,
Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 148: Circolari varie. Circolare a stampa emessa dall’Ufficio del
Protomedicato generale di Napoli n. 3919 del 21 giugno 1834.
(76) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli,
Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 142: registri di corrispondenze varie; revisione ricette.
(77) Nel 1832-35 c’è la prima ondata di colera in Italia con 150.000 vittime; altre ondate si verificano nel
1849, 1854-55, 1865-67, 1884-86.
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli82
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 83
“là dove vive, ammassata in abituri sudici e angusti, la moltitudine dei più poveri, in
condizioni talmente miserabili da sfiorare l’abominio. Nelle strade si riversano e
accumulano i liquami di scolo e le immondizie; dai pozzi, scavati a poca profondità e
spesso in contiguità con le latrine, si attinge acqua inquinata; in un contesto urbano di
miseria e sporcizia alligna endemica quella famiglia morbosa definita genericamente
dalla scienza medica come complesso delle affezioni gastroenteriche(78)
”.
Nel 1836 esplode il colera in Europa.
Nel 1837 Ferdinando II di Borbone vuole che l’omeopatia sia utilizzata nel Regno delle
Due Sicilie per la cura dell’epidemia del “morbo asiatico”, il colera.
Nel 1838 l’illustre chimico napoletano e patriota di valore professor Raffaele Piria
trasforma per idrolisi la salicina in acido salicilico (che è immediatamente assimilato
all’acido spirico, estratto in quegli anni sotto forma di olio essenziale, a partire dalla
Spirea olmaria, dal farmacista di Bera Pangerstecher) e ne dà comunicazione
nell’articolo “Ricerche sulla salicilina ed i prodotti che ne derivano”.
Nel 1847 le pressioni del benedettino Francesco Tornabene Roccaforte, titolare della
cattedra di Botanica a Catania, inducono la Deputazione della Regia Università di
Catania ad acquistare un terreno in località Borgo per la creazione di un Orto botanico
catanese il cui incarico di progettazione all’architetto Mario Di Stefano risale al 1856.
A metà del secolo XIX a Napoli nei soli quartieri di San Ferdinando, Chiaia, San
Giuseppe, Montecalvario, Avvocata, Stella, San Carlo all’Arena, Vicaria, San Lorenzo,
Porto, Mercato e Pendino sono presenti 115 farmacie (di cui in epoca contemporanea
ben 77 conservano ancora la medesima collocazione!)(79)
.
Nella prima metà dell’Ottocento è prevista dall’Autorità protomedicale una “ricognizione
di tutti coloro che esercitano i vari rami dell’arte salutare”, ma non sempre di tutti quelli
che sono già autorizzati e che dalle istituzioni municipali “si dice essere nel loro solito
esercizio” quanto soprattutto dei “nuovi li quali per la prima fiata debbono essere
riconosciuti personalmente” non tralasciando di ispezionarne accuratamente anche la
regolare tenuta delle officine di farmaci, droghe ed erbe.
Sono in questo periodo Protomedici Amati e Ronchi mentre è Segretario generale
Vergari.
La vasta documentazione che il farmacista è tenuto a sua volta ad esibire nel corso della
visita ispettiva comprende, tra l’altro: le carte di ispezione; le circolari per i Signori
Intendenti del Regno, i registri per i nuovi autorizzati all’esercizio dalla Reale Università;
gli avvisi per la riscossione della tassa sanitaria, eventuali contratti di compravendita con
descrizione dei locali.
_______________
(78) Cosmacini, op. cit., pag. 342; abs. Da Cosmacini G., Gaudenzi G., Satolli R., Dizionario di storia della
salute, voce colera di Betti M.L., Einaudi, Torino, 1996.
(79) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli,
Fondo Regio Protomedicato, fascio 151, Permessi e riconoscenze ai farmacisti della città di Napoli dal 1822
al 1860.
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli84
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 85
Presso l’ufficio del Protomedico è attivo un registro degli esercenti dell’arte salutare in
cui sono annotati anche tutti i farmacisti con: citazione della documentazione
autorizzativa di pertinenza rilasciata dalla Real Università o dal Protomedico; eventuali
riconoscimenti; rapporti sulla condotta morale; importo della tassa sanitaria di
competenza e correntezza dei pagamenti.
In particolare, ai sensi della circolare 3916 del 21 giugno 1834, il Protomedico riconosce
esclusivamente gli esercenti farmacisti in possesso di apposite cedole, ovvero documenti
di idoneità spediti direttamente dalla Real Università all’autorità protomedicale che se ne
riserva il riconoscimento di validità. Inoltre, ogni documento universitario anteriore al
1812 ed ogni documento protomedicale anteriore al 1826 necessitano di vidimazione per
assumere valore legale a partire dal 1846(80)
.
Con circolare protomedicale n. 1900 del 30 ottobre 1846, concernente norme in merito
alle posizioni illegali, si dispone che ai vecchi possa eventualmente esser concessa
dispensa dagli esami mentre per i giovani di sostenere degli esami meno gravosi presso
l’Intendenza o la Sottintendenza.
L’istruttoria della visita ispettiva protomedicale prevede una fase di ricognizione di tutti i
documenti riguardanti la farmacia eseguita presso l’Archivio del Vice Protomedico
Distrettuale e la redazione di un consuntivo finanziario degli addebiti alla farmacia
comprensivo delle spese di stampa e di notifica necessarie ai fini dell’ispezione.
I modelli ispettivi, poi, sono inviati a cura dei Vice Protomedicati, in cui sono divise le
provincie del Regno, entro il mese di aprile di ciascun anno ai Sindaci che sono deputati a
preparare le matricole delle farmacie da ispezionare nelle loro municipalità.
La visita ispettiva protomedicale, a partire dal 1850, si svolge a norma dell’art. 37 del
Regolamento promulgato con Real Decreto del 10 aprile, il cui successivo art. 44 dispone
l’obbligo di versamento di una tassa sanitaria che in ragione di un terzo va a favore del
Vice Protomedico e del farmacista visitatore mentre la restante parte è a beneficio della
Cassa delle lauree della Real Università.
Nell’officina della farmacia si effettua la verifica della congruità e dell’idoneità quali-
quantitativa delle dotazioni e degli strumenti, in particolare anche secondo la circolare n.
404 del 7 luglio 1841.
Nel 1850 le norme dell’Ordinamento delle farmacie del Regno delle Due Sicilie
stabiliscono, con sorprendente modernità, che ogni spezieria sia dotata di un idoneo
laboratorio protetto dagli incendi e disposto in modo tale da non coinvolgere i
passanti in caso di fiamme o esplosioni.
D’altro canto, le officine ritenute dall’ufficio protomedicale prive di un legale
rappresentante, in quanto mancanti della documentazione di autorizzazione, non sono
ispezionate e restano chiuse fino a regolarizzazione della posizione.
Con decreto n. 531 del 21 gennaio 1830, poi, “ogni teriaca diversa da quella del R.
Istituto d’Incoraggiamento è in contravvenzione” la cui entità è fissata in ben 15 carlini
per libbra dalla circolare emessa il 16 luglio 1831.
_______________
(80) Circolare n. 1900 del 30 ottobre 1846; Archivio di Stato di Napoli, Fondo Regio Protomedicato, fascio
139, Disposizioni generali per le ispezioni annue dal 1827 al 1861.
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli86
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 87
In osservanza del Real Rescritto 23 settembre 1856, inoltre, è fatto obbligo ai farmacisti
di esibire i vasetti di teriaca “già presi o la ricevuta rilasciata dai rispettivi cassieri per
l’anno in corso” mentre i visitatori “debbono esaminare l’acqua teriacale che da loro si
spaccia, per conoscersi di che sia formata, dovendosi considerarsi come caduti in
contravvenzione coloro che non documentassero l’acquisto fatto nell’anno o che
spacciassero acqua teriacale fatta di erbe inutili”.
Effettuata l’ispezione, il Presidente della Commissione, composta almeno dal Vice
Protomedico e da un Farmacista Visitatore, fa pervenire al Protomedico il rapporto sulla
visita ispettiva, controfirmato dal farmacista amministratore della farmacia ispezionata e
con annotazione allegata degli acquisti effettuati di teriaca nonchè di analitico rigoroso
riporto dei relativi numeri di ricettari. Il Presidente della Commissione, inoltre, trasmette
all’ufficio protomedicale anche un rendiconto sulla condotta del farmacista, su esposti
scritti e finanche verbali relativi a provvedimenti assunti nei suoi confronti, su eventuali
assenze di personale all’atto della visita, su eventuali rinunce all’esercizio, sul corretto
pagamento della tassa sanitaria, su eventuali abusi.
Più dettagliatamente, tra gli obblighi del farmacista sottoposti a controllo figurano:
l’acquisto e la corretta tenuta del Ricettario e della Tariffa; la raccolta delle leggi e dei
regolamenti per il ceto farmaceutico(81)
; “far prevenzione a tutti i farmacisti che non mai
lascino le loro officine senza la di loro presenza(82)
”; “non permettersi l’amministrazione
e spedizione di medicinali a persone inesperte con grave pericolo della salute
pubblica(83)
”; la corretta tenuta e gestione dei medicamenti e, in particolare, dei veleni(84)
;
la spedizione esclusivamente diretta e personale di droghe pericolose e veleni (mentre i
restanti prodotti possono essere venduti da collaboratori “del mestiere” e mai da coniuge,
figli o domestici)(85)
; la presenza accanto alla porta d’ingresso di un campanello al cui
suono è fatto obbligo di rispondere nei turni di servizio notturno a battenti chiusi(86)
; il
rispetto dell’obbligo del medico, sancito dalle disposizioni di visita protomedicale del 25
aprile 1840, di “fare le ricette per iscritto chiare e rilasciarle agli infermi per servirsi a
piacimento di qualunque farmacia”; il rispetto della distanza minima tra farmacie di
50 passi geometrici o, per la sola città di Napoli, di 70 passi geometrici(87), (88)
.
A tal proposito, tuttavia, A. Philippe(89)
cita che a Napoli a metà del secolo poche
farmacie, su un totale di 275, riescono a sviluppare grandi volumi d’affari per l’abile
gestione di farmacisti titolari stranieri che stringono accordi con i medici con
cui spartiscono i ricavi mentre la maggior parte degli esercizi ricava un profitto
mediocre e taluni generano addirittura perdite.
_______________
(81) Decreto 27 dicembre 1815; Uffizio 21 luglio 1832 art. VIII; Sovrano Rescritto 9 giugno 1833; e art. 15
del Regolamento promulgato con Real Decreto del 10 aprile 1850.
(82) Norme protomedicali del 7 aprile 1838.
(83) Ibid.
(84) Giunte di Veleno dal 1713 al 1733 ed ai sensi della circolare protomedicale n. 404 del 7 luglio 1841.
(85) Ordinamento delle farmacie del Regno delle Due Sicilie del 1850.
(86) Ibid.
(87) La lunghezza di 1 passo geometrico corrisponde a 2 metri circa.
(88) Ordinamento delle farmacie del Regno delle Due Sicilie del 1850.
(89) Philippe A., Histoire des Apothicaires, cap. 23 - DPM, Parigi, 1853.
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 89
Philippe, inoltre, aggiungendo che “se pur certi farmacisti siciliani, come accade
ovunque, invadono il campo medico, la più parte si limita a prescrivere medicine ai
malati che le chiedono (come i barbieri che in questo paese fanno i chirurghi-salassatori
e consigliano il salasso a coloro che ad essi si rivolgono)”, conclude, però, affermando
che “se certi farmacisti napoletani degradano la professione a causa della poca
educazione e dei traffici equivoci ai quali si dedicano, c’è però da dire che in generale è
ancora fra la classe dei farmacisti che si trovano le persone oneste”.
Va sottolineato, infine, che nel Regno di Napoli non tutte le farmacie da visitare sono
uguali: alcune, infatti, sono ben più importanti di altre e tali, dunque, da richiedere una
Commissione ispettiva di più alto rango, senza deroga alcuna.
Nel 1850, tuttavia, una Ministeriale del 4 settembre dispone che per Napoli, “possa
visitare quelle farmacie ove si spediscono medicine per le persone reali” anche il
Presidente della Commissione, ma ciò non induca affattto a conclusioni affrettate: è il
caso solo ed esclusivamente di sopraggiunta evoluzione di status, ovvero “considerando
di essersi riunita nel Presidente stesso la qualità di Primo Medico di Camera”.
Nel 1846 sul servizio notturno delle farmacie sono emanate nuove norme(90)
a “far
prevenzione a tutti i farmacisti con officina a pubblico uso, che non potendo egli in
questo pernottare, pensino a tenervi persona, cui nelle circostanze possa fare regolare
spedizione secondo le leggi e regolamenti in vigore”.
In tema di gestione dei veleni, poi, una Circolare protomedicale(91)
richiama agli obblighi
che: siano detenuti in armadio separato e chiuso a chiave sempre custodita dal
proprietario della farmacia che “senza passare giammai in altre mani, sarà addetto a
riporvi le cose velenose e sospette. Queste niente avranno in comune col restante della
spezieria, e perciò avranno il suo tavolo particolare, le sue bilancie, mortai, spatole,
cucchiai e vasi totalmente separati, i quali mantenuti con tutta la possibile nettezza e
chiusi nell'armadio non potranno servire ad altri usi”; che i “proprietari delle spezierie
per le droghe velenose o sospette non potranno fare la spedizione che con le proprie
mani e per gli altri medicamenti, se si avvaleranno di giovani del mestiere, abili, probi ed
attenti, non potranno giammai permettere di spedirsi dai figli, dalla moglie o dai
domestici”.
Nella Circolare, infine, è fatta un’ammonizione di alto valore professionale: “le
farmacie stando aperte a pubblico uso debbono essere non da altri presenziate che dalla
persona legalmente autorizzata”.
Non vanno sottaciute, più in generale, le numerose richieste, inoltrate all’Ufficio del
Protomedicato, di chiusura di farmacie gestite da persone non abilitate(92)
.
_______________
(90) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli,
Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 148: Circolari varie. Circolare a stampa emessa dall’Ufficio del
Protomedicato generale di Napoli n. 2000 del 7 dicembre 1846.
(91) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli,
Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 148: Circolari varie. Circolare interna alle Sezioni n. 3476 del 18
ottobre 1852 emessa dall’Ufficio del Protomedicato generale di Napoli.
(92) Archivio di Stato di Napoli, Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 148.
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli90
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 91
Nella prima metà del XIX secolo nel Regno delle Due Sicilie l’assetto territoriale
delle farmacie è regolato da permessi protomedicali e autorizzazioni ai trasferimenti
sulla scorta della distanza controllata da una Commissione, nominata dal Protomedico e
composta dal Decano del Collegio, da uno Speziale di Farmacia del Collegio stesso e da
un altro Speziale locale, nonché, quasi sempre inderogabilmente, dalla vigente
legislazione in materia ovvero, essenzialmente, dal Real Beneplacito del 14 febbraio
1706, dalla Collaterale del 17 settembre 1706, dalla Legge sovrana del 22 aprile 1829, dal
Decreto di Ferdinando II del 29 gennaio 1853(93)
.
Ancora in tema di distanze tra le farmacie nel 1854 il Consiglio generale della Pubblica
Istruzione stabilisce(94)
che se una farmacia è al di sotto dei limiti minimi di distanza da
altro analogo esercizio, in caso di vendita trasmette all’acquirente il suo stesso privilegio;
in particolare l’istituzione ritiene “essere giusto che quel favore che si accorda al morto
non sia negato al vivo” e si pronuncia ritenendo che la negazione della concessione della
dispensa della distanza ad una farmacia, ovvero “quantunque non siavi legale distanza”,
sia pregiudizievole per l’assetto proprietario. Per le farmacie di nuova istituzione o per le
autorizzazioni ai trasferimenti, invece, è operativa una Commissione Protomedicale
(composta dal Decano, da uno speziale del Collegio di Farmacia e da uno Speziale
locale) deputata alla misurazione della distanza(95)
.
Il 10 aprile 1850 un Regio Decreto del Regno delle Due Sicilie in merito a problematiche
di “pianta organica” delle farmacie stabilisce, tra l’altro, che: “il numero delle farmacie
in ciascun Comune non deve essere maggiore del bisogno della popolazione; e perciò
non potrà aprirsi una nuova spezieria senza il permesso della Commissione
Protomedicale, che verrà determinato dietro i ricorsi della municipalità che
rappresenterà il bisogno di un nuovo stabilimento (Art. 67)”; “ciascuna farmacia sarà
collocata nelle strade più frequentate e sane; e dove ve ne sarà una sola, sarà aperta nel
centro del Comune e non all'estremità, a ciò il pubblico possa essere servito con comodo
e prontezza ed i medicamenti possano conservarsi efficaci (Art. 68)”; “dove vi sono più
spezierie deve serbarsi una distanza tra l'una e l'altra, perché il servizio sia più pronto e
per evitare molti inconvenienti, che per la troppa vicinanza potrebbero accadere (Art.
69)”; la legge, inoltre, dispone che: ogni spezieria sia dotata di idoneo laboratorio protetto
dagli incendi e disposto in modo tale da non coinvolgere i passanti in caso di fiamme o
esplosioni (“ogni spezieria deve essere fornita di un buon laboratorio difeso dagli
incidenti e fuori del caso di poter nuocere ai passeggeri all’occasione di qualche
impreveduta esplosione (Art. 70)”); la spedizione di droghe pericolose e veleni è
appannaggio esclusivo del farmacista mentre i restanti prodotti possono essere venduti da
collaboratori “del mestiere” e mai da coniuge, figli o domestici; ogni spezieria “dovrà
_______________
(93) Archivio di Stato di Napoli, Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 154.
(94) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli,
Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 148: Circolari varie. Circolare n. 6348 del 20 settembre 1854 emessa
dall’Ufficio del Protomedicato generale di Napoli.
(95) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli,
Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 154: compravendite di farmacia di Napoli 1826/1850.
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli92
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 93
anche avere tutti gli utensili necessari per le operazioni farmaceutiche, che dovranno i
farmacisti eseguire, onde preparare da lor stessi la maggior parte dei composti. Detti
utensili debbono conservarsi con la maggiore nettezza (Art. 71)”; che per i turni di
servizio notturno a battenti chiusi è previsto accanto alla porta d’ingresso un campanello
al cui suono è fatto obbligo di rispondere; la distanza minima tra farmacie è di 50 passi
geometrici mentre, per la sola città di Napoli, è di 70 passi geometrici(96)
.
A metà del secolo, a Napoli nei soli quartieri di San Ferdinando, Chiaia, San Giuseppe,
Montecalvario, Avvocata, Stella, San Carlo all’Arena, Vicaria, San Lorenzo, Porto,
Mercato, Pendino, sono presenti 115 farmacie (di cui in epoca contemporanea ben 77
conservano ancora la medesima collocazione!)(97)
.
Il 29 gennaio 1853 un Regolamento approvato con Regio Decreto del Regno delle Due
Sicilie detta normative “per l’amministrazione, la distanza e quanto altro concerne il
servizio delle farmacie nella parte dei RR. Domini al di quà del Faro” stabilendo, in
particolare, all’articolo 3 che “in quei paesi del Regno dove vi ha più di una farmacia non
se ne potrà aprire più di una nuova se non dista dalle esistenti cinquanta passi
geometrici, ciascuno di palmi otto ed un terzo, ed in questa capitale settanta come da
lungo tempo è in uso, e precisamente dopo prescritto dalla Prammatica del 17 settembre
1706. Quelle che non hanno tale distanza, dopo la morte di coloro che si trovano averne
la proprietà nell'epoca della pubblicazione del presente regolamento, resteranno abolite
qualora però non vi fossero dei minori, dovendosi in tal caso procedere, come si dirà
(…)”.
Il 31 luglio 1858, genetliaco della Regina delle Due Sicilie, il Gran Cancelliere
dell’Università Ferdinando Cutrona pone la prima pietra dell’Orto botanico di Catania.
Con l’unificazione d’Italia giunge inevitabilmente anche la fine dei Protomedicati di
Napoli e Palermo.
Al termine del XVIII secolo, infine, val bene ricordare, la teriaca scompare dalle
farmacopee di molte città europee; in Italia, invece, ed in special modo nel meridione, la
sua popolarità continua pressoché intatta ancora a lungo.
_______________
(96) La lunghezza di 1 passo geometrico corrisponde a 2 metri circa.
(97) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli,
Fondo Regio Protomedicato, fascio 151, Permessi e riconoscenze ai farmacisti della città di Napoli dal 1822
al 1860.
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli94
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 105
APPENDICE
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 107
Epoche storiche
• Regno di Odoacre, fino al 493 (eruli ed altri)
• Regno Ostrogoto, fino al 542 circa (ostrogoti)
• Imp. Bizantino, fino al 763 (bizantini)
• Ducato di Napoli, fino al 1137
• Ducato di Napoli, fino al 1195 (normanni)
• Regno di Sicilia, fino al 1266 (svevi)
• Regno di Napoli, fino al 1442 (angioini, famiglia Durazzo)
• Regno di Napoli, fino al 1646 (aragonesi, spagnoli)
• Repubblica Napoletana, fino al 1647
• Regno di Napoli, fino al 1713 (spagnoli)
• Regno di Napoli, fino al 1734 (austriaci)
• Regno di Napoli, fino al 1799
• Repubblica Partenopea, 1799
• Regno di Napoli, fino al 1806
• Regno di Napoli, fino al 1815 (francesi)
• Regno delle Due Sicilie, fino al 1860
Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli108

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R. Villano - Spezierie a Napoli: dagli Asburgo ai Borbone

  • 1. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli88
  • 2.
  • 3. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 5
  • 4. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli6 Copia n. _____________ L’autore __________________________ © Copyright Raimondo Villano. © Ricerche, elaborazioni, copertina a cura di Raimondo Villano. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del libro può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi, fotocopie, microfilm o altro, senza il permesso scritto dell’editore. All right reserved. No part of this book shall be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted by ani means, electronic, mechanical, photocopying, recording or otherwise, withoutwritten permission from the publisher. Realizzazione editoriale: Prof. Dott. Maria Rosaria Giordano. Redazione: mobile 338 59 60 222; e-mail: farmavillano@libero.it Advisor executive: Francesco Villano. Edizioni Chiron Found. - Praxys dpt. © 2009 Fondazione Chiron, via Maresca 12, scala A - 80058 Torre Annunziata (Napoli) Tel. 081 861 22 99 Fax 081 353 29 81 website: www.chiron-found.org Vendite: Prof. Dott. Annamaria Giordano mobile 347 61 71 669; e-mail: annamaria.g10@alice.it; http://www.chiron-found.org Stampa LP - Napoli. Prima edizione maggio 2010. Prima ristampa novembre 2010. Prima edizione inglese febbraio 2011. Finito di scrivere il due aprile 2009. Foto di copertina di Raimondo Villano (2005): anfora biansata di fabbrica napoletana della seconda metà del XVII secolo dell’antica spezieria monumentale della Certosa di San Martino in Napoli (Vomero). Serie numerata. Questo volume, privo del numero di serie e della firma dell’autore, è da ritenersi contraffatto. ISBN 978-88-904235-74. CDD 615 VIL att 2010. LCC DG831. CHIRON FOUND. Praxys dpt
  • 5. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 7 Indice Presentazione 9 Dalla fine dell’impero Romano al Ducato bizantino 13 Dal Regno ostrogoto al Ducato 17 Dai Normanni agli Svevi 27 L’epoca angioina 39 L’epoca aragonese e spagnola 49 Dagli Asburgo ai Borbone 69 Le produzioni ceramiche 97 Farmacie storiche 103 Appendice: Epoche storiche 109
  • 6. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 9 Presentazione l presente saggio di Raimondo Villano, che si aggiunge ad altre indagini sull’arte farmaceutica condotte su uno scenario ancora più vasto, rappresenta un notevole sforzo di sintesi. Il Regno delle due Sicilie ha trovato la sua unità, almeno a partire dal 1200, con la prima monarchia moderna di Federico II. L’Autore non dimentica neanche i primordi di una civiltà mediterranea che ha, poi, visto nascere in Campania la straordinaria Scuola Salernitana, di origine incerta ma di fondamentale importanza divulgativa, estesa da Bologna, con Guglielmo da Saliceto, a Parigi, con l’Antidotario di Nicolò, proclamato farmacopea ufficiale nel ‘400. Il primato della nascita della farmacia pubblica voluta da un Genio, pur ispirato da un parziale precedente francese, condizionerà questo Stato a prestare grande attenzione alla nostra arte, favorita dalla cultura monastica, dallo scriptorium di Cassiodoro all’universalismo di Costantino l’Africano. Molte dinastie si sono succedute in questo Paese senza però stravolgere le sue caratteristiche, lasciando molto spazio alle baronie locali e all’attività della Chiesa. Per questo motivo non è mai nato uno Stato forte e il prezioso aggiornamento legislativo dovuto ad una Università, per questo famosa, è stato applicato saltuariamente e, forse, a macchia di leopardo. Si può spiegare così il monopolio delle farmacie conventuali benedettine a Napoli nel ‘700, come le impressioni degli stranieri che nell’800 lodavano magari il singolo speziale per la sua onestà, ma rimarcavano le manchevolezze del sistema. Che, per esempio, esploderanno con la legge di liberalizzazione Crispi alla fine del secolo: pur essendo in vigore una pianta organica, che nelle regioni del nord limitò l’incondizionata proliferazione degli esercizi, qui, vedi a Messina e Catania, centinaia di botteghe alzarono un’insegna limitandosi alla raccolta delle ricette, convogliate all’unico farmacista dietro compenso. Lo studio documentato da Mario Zappalà sulla vicenda si unisce alle diverse fonti consultate da Villano, con speciale riguardo alle opere di Andrea Russo e di Chichierchia e Papa. Partendo da questa base, l’Autore riuscirà a scrivere una storia esaustiva della farmacia nel più antico Regno italiano che, anche nel decadente periodo ottocentesco, sarà il più attento ad aggiornare i suoi Petitoria e Ricettari Napoletani rispetto agli altri Stati italiani. Dott. Antonio Corvi Presidente Accademia Italiana di Storia della Farmacia I
  • 7. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 11 “Abbiamo la responsabilità di mantenere vivo il passato dal quale veniamo: è allo stesso tempo nostro padre e nostro figlio” Carlos Fuentes
  • 8. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 69 Dagli Asburgo ai Borbone Il 31 maggio 1730 la Congregazione degli Speziali di Medicina di Napoli fonda in via San Paolo, traversa di via Tribunali, la Venerabile Arciconfraternita dei SS. Pellegrino ed Emiliano, santi che diventano, fra i vari, patroni degli Speziali Napoletani, per preciso volere dei Governatori eletti a reggere la Congregazione. Secondo un’antica leggenda, infatti, San Pellegrino, noto come eremita, dopo aver condotto gran parte della sua vita in giro per il mondo, si stabilisce in Napoli dove muore ed ha sepoltura. Sembra che il suo vero nome sia sconosciuto e per tal motivo egli sia denominato Pellegrino; a lui va ascritto il merito di aver scoperto una cura che, per la prima volta, libera i napoletani dall’imperversare della peste. Sant’Emiliano, invece, è noto come medico la sua storia è legata alle persecuzioni in Africa nell’anno 484 sotto il re ariano Unnarico. La chiesa ed il palazzo ad essa annesso passano successivamente al Duca di Bagnoli, cui l’Ordine degli Speziali di Medicina di Napoli si rivolge per ottenere la concessione in enfiteusi della chiesa; 1’atto notarile stabilisce che vengano pagati ducati 18 di carlini d’argento annui. La Venerabile Arciconfraternita dei SS. Pellegrino ed Emiliano svolge una vasta attività sia religiosa che assistenziale, redige e pubblica, traendone utili, il Ricettario e la Tariffa dei medicinali, soggetti ad approvazione del Protomedico pro tempore, e si dota di proprie leggi per la tutela degli interessi della categoria. Contestualmente gli Speziali assumono l’incarico di riedificare dalle fondamenta la chiesa(55) , in gravi condizioni, godendo perciò anche del beneplacito delle autorità sia civili che ecclesiastiche. Nel 1732 a Napoli l’incaricato per la riorganizzazione dell’università Monsignor Galiani nota che nello Studium napoletano “mancarvi anche la cattedra per insegnare la natura dei minerali, coll'uso de' quali infiniti medicamenti si compongono. E sebbene sia una cattedra per insegnare a' giovani l'uso dei semplici, e la natura delle erbe ch'entrano nella composizione d'infinite medicine, cioè della Botanica; ad ogni modo in questa le lezioni per i giovani sono di niuna utilità, poiché la descrizione di ciascun erba non viene accompagnata dall'osservazione oculare dell'erba medesima, non essendovi nello studio, l'orto dei semplici, come negli altri studi d'Europa(56) ”. La cattedra, senza orto per le esercitazioni, per richiesta al Ceto degli Speziali è assegnata ad Orazio Biancardo (o Blancardo)(57) . Nel 1776, sull’onda dello spirito illuminista del XVIII secolo e degli studi di Linneo, Ferdinando IV concede la somma di 600 ducati al marchese della Sambuca per realizzare l’Orto Botanico di Napoli e l’Osservatorio Astronomico. _______________ (55) Fondo Cappellano Maggiore, A.S.N., Speziali di Medicina, Fasc.1189, 4 aprile 1739. Fonte: Chichierchia Luca - Papa Simona, Storia della farmacia a Napoli. Dalla Spetieria conventuale alle botteghe dell’Ottocento, Electa Napoli, 1998. (56) Origlia G., Istoria dello Studio di Napoli, stamperia di G. Di Simone, Napoli MDCCLIV, vol. II, pp. 301-302. (57) De Renzi S., Storia della Medicina Italiana, tipografia Filiatre Sebezio, Napoli, 1848, T.V.
  • 9. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli70
  • 10. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 71 Lo scopo è sviluppare la scienza botanica e la medicina dei semplici. Nel 1779 sorge a Palermo l’Accademia di Regi Studi che istituisce la Cattedra di Botanica e Materia Medica con un piccolo Orto dei Semplici che nel 1786 è trasferito in una sede più grande impiantata dal Senato palermitano Nel 1779 il Re di Napoli Ferdinando IV di Borbone impone il monopolio statale sulla preparazione della teriaca, il cui commercio è ancora particolarmente fiorente, affidando in esclusiva la preparazione del prodotto alla Reale Accademia di Scienze e Belle Lettere(58) ed obbligando tutti gli speziali del Regno ad acquistarne almeno mezzo libbra l’anno nonché ad esibire, nell’ispezione periodica del Protomedico o del suo vice, sia il vaso con la teriaca che la relativa ricevuta di acquisto annuale(59) . L’iniziativa borbonica della teriaca statale, comunque, riscuote scarso successo(60) . La scia delle riforme illuministiche, intanto, travolge la maggior parte dei Protomedicati, essendo uffici strettamente dipendenti dal funzionamento dello Stato. Il Protomedicato napoletano, tuttavia, sopravvive alle richieste di riforma della fine del Settecento. Anzi, con le riforme del Decennio francese, la sua attività di esazione passa semplicemente dal Ministero delle Finanze al Ministero dell’Interno. A Napoli il termine Protomedicato è adoperato, soprattutto, per alludere al suo aspetto fiscale, cioè l’esazione dei diritti. Mentre a Roma, per esempio, i vari diritti e multe pagati al Protomedicato contribuiscono ai salari e ai costi del Collegio dei Medici, a Napoli la rendita spetta alla Camera della Sommaria. Il Protomedicato, in effetti, è prevalentemente uno dei tanti arrendamenti (nel senso etimologico dal castigliano di arrendar, dare in appalto); secondo questo sistema, in effetti, l’arrendatore (o affittatore) offre all’asta pubblica una somma di denaro anticipata, basata sulle entrate annuali dovute all’ufficio. L’arrendatore, poi, si impegna all’esazione delle imposte o diritti, di solito tramite un sistema di subaffitti. Per l’arrendamento del Protomedicato, istituto nel 1609-10, il primo arrendatore paga 8,330 ducati, tenendo per sè gli emolumenti derivati dall’emissione di patenti e privilegi, le visite alle spezierie e l’imposizione di multe. Il guadagno per il fisco rimane relativamente basso durante il Seicento, mentre durante il Settecento diventa per la corona una lucrosa fonte di reddito, dovuta in parte alla crescita continua sia del numero degli operatori sanitari che della popolazione del Regno stesso. Ciò influenzò l’attività del Protomedicato, a tal punto da far scrivere a Giuseppe Maria Galanti(61) , nel 1786, che “l’oggetto di questo officio sembra essere la sola esazione de’ dritti, che per gli speziali è quasi arbitraria”. _______________ (58) Tuttavia, ingenti quantità di teriaca continuano a giungere dai confini del Regno eludendo sistematicamente la regia dogana ed alimentando un fiorente contrabbando anche in questo settore. (59) Non di rado il vaso di teriaca presente alle ispezioni delle autorità, passando velocemente all’occorrenza di mano in mano, è lo stesso per un certo numero spezierie più “disinvolte” nel rispetto della legge. (60) Nel 1807 Giuseppe Bonaparte chiude la Reale Accademia e concede il diritto esclusivo di fabbricazione al neonato Real Istituto di Incoraggiamento alle Scienze naturali di Napoli ma la situazione non migliora. (61) David Gentilcore - Il Regio Protomedicato Napoletano e gli operatori sanitari nel Regno di Napoli - Università di Leicester (G. B.)
  • 11. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli72
  • 12. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 73 nziché diminuire di importanza, dunque, l’autorità effettiva del Protomedicato napoletano aumenta ed è accresciuta dalla chiusura del Collegio dei Dottori nel 1806 e dall’estensione della sua giurisdizione ai medici e chirurghi dottorati. Per la prima volta, nel 1786 e poi nel 1809-10, i Protomedici del Regno di Napoli compilano elenchi di tutti gli operatori sanitari, provincia per provincia, comune per comune, dando nome e cognome di ciascuno. In tutto il Regno, meno le due Calabrie, non incluse nel censimento(62) , sono più di diecimila le persone che esercitano le arti sanitarie (tra medici, chirurghi, medici- chirurghi, salassatori, speziali, droghieri, e levatrici). Nella sola Terra d’Otranto ammontano a 1.215(63) . I medici del Regno sono poco più di tremila, per una popolazione di quasi cinque milioni, o un rapporto di 6,2 medici per ogni 10,000 abitanti. Nell’ultima metà del Settecento il numero dei medici che si laurea alle due facoltà mediche del Regno (Napoli e Salerno) è in continuo aumento. Il rapporto medici- popolazione è, quindi, alto, soprattutto nelle dodici province del Regno. Nei primi anni dell’Ottocento a Napoli ci sono 180 medici, una cifra che, benchè alta, rappresenta solo 4 medici per ogni 10.000 napoletani e costituisce appena il 3,6 % dei medici dell’intero Regno. Anzichè attirare a sè un numero cospicuo di medici, essendo la capitale centro di poteri, privilegi e legami clientelari, Napoli sembra dunque mandare via i suoi giovani medici che, una volta laureati, tornano ai loro centri nativi. Così in Terra d’Otranto risultano esserci ben 358 medici, per una popolazione di 300.356 abitanti (11,9 medici per ogni 10,000 abitanti). I medici si trovano troviamo per tutta la provincia; se a Lecce, capitale provinciale di 14.307 abitanti, risultano esserci 19 medici (un rapporto leggermente più alto di 13,3 medici per ogni 10.000 abitanti), spesso non mancano neanche in paesi con meno di 500 abitanti (come Torricella, Uggiano, Barbarano, Caprarica, Montesano, Sorano, Diso, Vitigliano, Ortelle, Pisignano, Acaia, per dare qualche esempio). La provincia è, quindi, ben servita da medici non solo nei suoi centri più importanti bensì anche in quelli minori. In Terra d’Otranto, poi, gli speziali sono 214, cui si aggiungono 20 droghieri e 9 “semplicisti” o venditori di erbe medicinali. In generale, ogni paese con più di mille abitanti ha almeno un rappresentante di ogni ramo dell’arte sanitaria, cioè un medico, un chirurgo (più spesso un salassatore), uno speziale e una levatrice. Le peculiarità del Regno di Napoli, però, rispetto alla media europea, sono due: un alto numero di operatori sanitari e il fatto che la proporzione di operatori sanitari rispetto al numero di abitanti è più alta nei paesi piccoli (sotto diecimila abitanti) che in quelli grandi(64) . Due importanti interventi per l’istruzione del farmacista, poi, caratterizzano quasi l’inizio e la fine del periodo austriaco-borbonico, importante epoca durante la quale l’Università ottiene una sede più ampia e più degna. _______________ (62) I numeri calabresi si posso ricostruire tramite i dati forniti dalla statistica murattiana di un anno più tardi; cfr. D. Demarco, a cura di, La «Statistica» del Regno di Napoli nel 1811, Roma, 1988, quattro volumi. (63) A.S.N., Dip. Sommaria: Arrendamenti, no. 250, “Registro degli individui ch’esercitano i varj rami dell’Arte salutare in tutte le provincie del Regno di Napoli a meno delle due Calabrie”.
  • 13. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli74
  • 14. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 75 Il primo intervento risale al 1732 a Napoli allorché l’incaricato per la riorganizzazione dell’università Monsignor Galiani pone in opportuno rilievo che nello Studium napoletano addirittura ancora “mancarvi anche la cattedra per insegnare la natura dei minerali, coll'uso de' quali infiniti medicamenti si compongono. E sebbene sia una cattedra per insegnare a' giovani l'uso dei semplici, e la natura delle erbe ch'entrano nella composizione d'infinite medicine, cioè della Botanica; ad ogni modo in questa le lezioni per i giovani sono di niuna utilità, poiché la descrizione di ciascun erba non viene accompagnata dall'osservazione oculare dell'erba medesima, non essendovi nello studio, l'orto dei semplici, come negli altri studi d'Europa(65) ”. La cattedra, senza orto per le esercitazioni, è assegnata ad Orazio Biancardo (o Blancardo)(66) . Il secondo intervento è il Decreto n. 198 del 5 settembre 1806 che con maggior accuratezza, in virtù dell’articolo 12, stabilisce che per poter esercitare la farmacia lo studente deve conseguire il relativo grado accademico presso l’Università dopo aver dimostrato di aver fatto esercizio pratico nella professione, mentre per effetto dell’articolo 33 dispone che tutte le farmacie siano obbligatoriamente dirette da un farmacista abilitato. Nei primi anni dell’Ottocento nel Regno delle Due Sicilie la questione riguardante il riconoscimento ufficiale dell’attività svolta nelle spezierie conventuali subisce un deciso ricorso fatto dal Consiglio degli Otto, che salvaguarda i diritti degli Speziali Napoletani, in cui si propone, tra l’altro, che gli speziali cedolati abbiano intestate a loro nome le farmacie monastiche e che queste ultime siano anch’esse sottoposte alle normali ispezioni annuali da parte del Protomedico nonché al versamento della relativa tassa annuale. Soltanto nel 1805, intanto, comincia l’impianto dell’Orto Botanico di Napoli per l’istruzione universitaria, ufficialmente istituito su decreto firmato il 28 dicembre 1807 da Giuseppe Bonaparte, annoverabile tra gli Orti d’Italia più recenti e più importanti per numero e la qualità delle sue collezioni(67) . Gli architetti G. De Fazio e V. Paoletti ne curano la realizzazione mentre il botanico Michele Tenore si occupa dell’organizzazione scientifica e ne diviene Direttore dal 1810 al 1860. Realizzato per decreto di Giuseppe Bonaparte del 28 dicembre 1807 su progetto degli architetti G. De Fazio e V. Paoletti e con l’organizzazione scientifica di Michele Tenore che ne diviene direttore dal 1810 al 1860. _______________ (64) David Gentilcore, ibid. (65) Origlia G., Istoria dello Studio di Napoli, stamperia di G. Di Simone, Napoli MDCCLIV, vol. II, pp. 301-302. (66) De Renzi S., Storia della Medicina Italiana, tipografia Filiatre Sebezio, Napoli, 1848, T.V. (67) Attualmente si estende per circa 12 ettari, dove sono raccolte circa 10.000 specie per un totale di quasi 25.000 esemplari, ed è dedito alla coltivazione e presentazione a fini museologici delle collezioni, alla ricerca scientifica, alla didattica universitaria e media e alla conservazione di alcune specie vegetali in via di estinzione. Le collezioni dell’Orto botanico sono quasi sempre presentate secondo i criteri sistematico, ecologico ed etnobotanico: in alcune aree le piante sono raccolte per medesima categoria sistematica; in altre aree per specie affini per esigenze ambientali; in altre per area geografica di provenienza. In alcuni locali dell’edificio del XVII secolo denominato Castello è ospitato il Museo di Paleobotanica ed Etnobotanica. La Sezione Sperimentale per le piante officinali oggi sviluppa attività didattica e cura l’acclimatazione di piante esotiche di interesse farmacologico e industriale.
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  • 16. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 77 Il 16 febbraio 1810 per decreto di Gioacchino Murat è disposto che in ogni capoluogo di provincia del Regno di Napoli l’istituzione di una Società di Agricoltura con annesso Orto botanico per sperimentazione e produzione di piante agrarie e ornamentali. Lo stesso anno nasce l’Orto botanico di Lecce(68) . Il 10 agosto 1811, per disposizioni ministeriali riprese, poi, da un Rescritto del 25 settembre 1822 e da successivi Regolamenti, sono emanate le disposizioni inerenti l’oblazione della tassa sanitaria(69), (70) che “è obbligativa” per chi esercita l’attività ed il cui importo varia a seconda della “classe” di appartenenza: per la “classe” dei “farmacisti esercenti” ammonta a “doc. 3 annui” mentre per le “classi” dei “droghieri e venditori di medicinali ingrosso” e dei “semplicisti ed erbaioli” è di “carlini 15 annui”. Nel caso in cui, invece, non si esercita più si può essere esentati purché sia constatato “il non esercizio con certificato di due del mestiere, che han già soddisfatto la loro tassa, e con pari acertamento del sig. Sindaco e Parroco, e tutti per la verità”. In caso non si eserciti più o si rinunzi all’esercizio, tuttavia, è precondizione per l’esenzione dalla tassa sanitaria l’obbligo di depositare presso la Cancelleria comunale la relativa Carta di autorizzazione. Gli incaricati della percezione della tassa sanitaria sono gli agenti protomedicali e in caso di infrazioni sono comminate le “sovrane sanzioni” previste dal sovrano Rescritto del 1822 e dall’art. 3 del “Regolamento pe’ Vice protomedicati”. Qualora, poi, siano effettuati sequestri di medicamenti, essi vengono distribuiti gratuitamente ai poveri applicando le norme contenute nella Prammatica del 16 settembre 1585. Nel caso in cui è individuato o denunciato l’arrivo nel Regno di un “cantabanco”, l’Ufficio protomedicale attiva funzionari delegati ad interdirgli l’esercizio dell’attività che è penalmente perseguibile; da un certo periodo, comunque, è documentato che al “cantabanco” possono essere concesse autorizzazioni allo smercio di “segreti” e, più in generale, gli è consentita un’attività commerciale ma senza ricorrere alla “ciarlataneria” e allocandosi in idoneo locale o officina soggetta ai controlli protomedicali(71) . Il 29 novembre 1811, a seguito di un Decreto sul riordinamento della pubblica istruzione da Gioacchino Murat, vi è la chiusura della Scuola Medica Salernitana, di cui, però, già da molto tempo è cessata l’importanza. _______________ (68) Con il direttore Gaetano Stella l’Orto si amplia fino a raggiungere la superficie di circa tre ettari e mezzo, si costruiscono i locali per il ricovero invernale delle piante più delicate e delle specie tropicali e sono arricchite le collezioni vive già esistenti. Nel 1857 nel catalogo delle piante dell’Orto figurano 570 taxa subgenerici di cui oltre 100 varietà di alberi da frutto. Successivamente Eugenio Balsamo, direttore dell’Orto dal 1862, sostiene la concezione che “i giardini botanici non debbano solo soddisfare le legittime aspirazioni dell'utile, ma ricreare l'occhio, allettare lo spirito, educare l'animo all'estetica della natura”. (69) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli, Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 148: Circolari varie. Circolare a stampa emessa dall’Ufficio del Protomedicato generale di Napoli n. 8198 del 12 maggio 1838. (70) Con essa il Protomedicato provvede alle spese correnti ed alle spese del personale. (71) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli, Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 148: Circolari varie. Circolare a stampa emessa dall’Ufficio del Protomedicato generale di Napoli n. 3916 del 21 giugno 1834.
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  • 18. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 79 Il 1° gennaio 1812 per Decreto Regio è stabilita la collazione dei gradi dottorali per i farmacisti: approvazione, licenza, laurea. Il decreto, inoltre, dispone che: “per i farmacisti l'esame sarà ugualmente verbale e in scritto: i soggetti delle dimande dovranno essere presi dalla botanica, dalla chimica e dalla farmacia. Oltre a ciò si darà loro qualche operazione farmaceutica a fare in presenza degli esaminatori. Gli esaminatori saranno in Napoli i professori di botanica, di chimica e di materia medica, presieduti dal Decano della Facoltà”; i requisiti per essere ammessi all’esame sono quelli di aver seguito per due anni gli studi della professione, le lezioni di storia naturale e chimica farmaceutica; il titolo è abilitante e per coloro che esercitano in comuni con oltre seimila abitanti la tassa è di Lire 100 mentre per tutti gli altri è di Lire 40; sia prestato giuramento obbligatorio per l’esercizio al pubblico(72) . Nell’agosto del 1813 è realizzato l’Orto botanico di Bari che dopo poco tempo è chiuso a seguito dell’allontanamento della Società di Agricoltura ad opera dei Borboni reinsediatisi sul trono di Napoli. Il 27 dicembre 1815, poi, per regio decreto è stabilito che l’Università di Napoli ha facoltà di conferire tre specie di titoli accademici: approvazione col grado di “Baccelliere”, licenza col grado di “Licenziato” e laurea col grado di “Dottore”. Tale decreto, inoltre, dispone l’obbligo per i farmacisti di sostenere: due esami, uno “a voce ed un altro in iscritto, fatto di proprio carattere dell'aspirante ed in lingua italiana. I soggetti delle dimande dovranno prendersi dalla botanica, dalla chimica e dalla farmacia”; un saggio di pratica con un’operazione chimico-farmaceutica in presenza di esaminatori; il pagamento di un diritto pari a quello per le scienze naturali, ovvero ducati 2 per l’approvazione e ducati 4 per la cedola. Le Lezioni, che si svolgono prevalentemente nei locali dell’Ospedale degli Incurabili e dell’annessa farmacia(73) , trattano: Chimica, Botanica, Materia medica e Chimica farmaceutica. Il decreto stabilisce, infine, che “i farmacisti che vorranno insegnare chimica e la farmacia non potranno farlo senza prendere il grado di licenza in scienze fisiche e matematiche” e fa esplicito divieto di contemporaneo esercizio di farmacia e medicina. Nel 1816 nel Regno di Napoli con un Regolamento regio è imposto l’obbligo di frequenza alle lezioni universitarie di farmacia e gli esami possono essere sostenuti 4 volte al mese e con non più di 15 candidati per volta. Nel 1826, invece, una regia disposizione dà facoltà agli studenti di Farmacia di rifare gli esami dopo tre mesi se respinti per la prima volta, dopo sei mesi per la seconda volta e dopo un anno se respinti per la terza volta. Nel 1816 nel Regno di Napoli con un Regolamento regio è imposto l’obbligo di frequenza alle lezioni universitarie di farmacia e gli esami possono essere sostenuti 4 volte al mese e con non più di 15 candidati per volta. _______________ (72) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli, Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 142: registri di corrispondenze varie; documenti: revisione ricette. (73) Talora si svolgono anche presso le abitazioni private dei docenti, previa apposita autorizzazione.
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  • 20. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 81 Nel 1826, invece, una regia disposizione dà facoltà agli studenti di Farmacia di rifare gli esami dopo tre mesi se respinti per la prima volta, dopo sei mesi per la seconda volta e dopo un anno se respinti per la terza volta. Al 1817 risale il più recente documentato ed ufficiale Giuramento Costituzionale del Farmacista nel Regno di Napoli che recita: “Giuro al cospetto di Dio, e prometto al nostro Re Ferdinando I di preparare con attenzione tutti i rimedi composti secondo il Ricettario Farmaceutico Napoletano(74) ; di conservar questi, come i rimedi semplici , in modo da non soffrire adulteramento alcuno: di farne sempre la spedizione secondo le ricette de’ Medici, e chirurghi e di non spedire mai senza ricetta i medicamenti sospetti”. Per Sovrano Rescritto 29 maggio 1832 e per Uffizio del 9 luglio 1833 n. 2585 art. V(75) , il “prattico” di un maestro è dichiarato illegale e gli è proibito l’esercizio professionale in quanto “le conoscenze scientifiche sono individuali e non si possono delegare”. Il controllo delle forniture alle farmacie del Regno(76) è appannaggio sempre del Ufficio del Protomedico che si avvale di un Collegiale di Farmacia, selezionato da uno speciale elenco rivisto annualmente, o talora dallo stesso Decano del Collegio che verifica se il farmacista ha in ordine i documenti di rendicontazione dei movimenti con le annotazioni dei medicinali e se tale documento sia munito di vidimazione e del previsto certificato municipale. A controllo ultimato il Collegiale di Farmacia stila un verbale in cui si evidenzia se quanto ispezionato sia o meno “a tenore della vigente tariffa”. Tali procedure, a far data dal 1833, sono regolate dall’art. 19 del Regolamento del 13 marzo. A partire dal 1830, per disposizioni a firma di Ronchi e Vergari, è prevista per i farmacisti morosi della tassa sanitaria addirittura la chiusura dell’officina. Nell’officina della farmacia si effettua la verifica della congruità e dell’idoneità quali- quantitativa delle dotazioni e degli strumenti, in particolare secondo quanto previsto anche dalla circolare n. 404 del 7 luglio 1841. Nel 1832 il farmacista-scienziato Giovanni Semmola (1793-1865), tra i più significativi maestri della scuola medica napoletana ricordato per l’impostazione moderna impressa ai problemi farmacologici, con la pubblicazione del Saggio chimico sulla preparazione, facoltà ed uso dei medicamenti e nel 1854 pubblicando il Trattato di farmacologia e terapia generale sottolinea la necessità di studiare la costituzione fisica e chimica dei rimedi in rapporto ai cambiamenti chimici che essi inducono nei tessuti e negli umori. Dal 1832 inizia ad impervesare in Europa il colera, la “peste dell’Ottocento” che comparendo come la peste trecentesca a più riprese in un arco di mezzo secolo(77) , falcidia vite umane ovunque infuriando soprattutto nei quartieri più degradati delle città, _______________ (74) Ricettario Farmaceutico Napolitano approvato dal Real Ministro dell’Interno sotto il Protomedicato del famoso medico-scienziato Domenico Cotugno (1736-1822). (75) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli, Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 148: Circolari varie. Circolare a stampa emessa dall’Ufficio del Protomedicato generale di Napoli n. 3919 del 21 giugno 1834. (76) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli, Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 142: registri di corrispondenze varie; revisione ricette. (77) Nel 1832-35 c’è la prima ondata di colera in Italia con 150.000 vittime; altre ondate si verificano nel 1849, 1854-55, 1865-67, 1884-86.
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  • 22. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 83 “là dove vive, ammassata in abituri sudici e angusti, la moltitudine dei più poveri, in condizioni talmente miserabili da sfiorare l’abominio. Nelle strade si riversano e accumulano i liquami di scolo e le immondizie; dai pozzi, scavati a poca profondità e spesso in contiguità con le latrine, si attinge acqua inquinata; in un contesto urbano di miseria e sporcizia alligna endemica quella famiglia morbosa definita genericamente dalla scienza medica come complesso delle affezioni gastroenteriche(78) ”. Nel 1836 esplode il colera in Europa. Nel 1837 Ferdinando II di Borbone vuole che l’omeopatia sia utilizzata nel Regno delle Due Sicilie per la cura dell’epidemia del “morbo asiatico”, il colera. Nel 1838 l’illustre chimico napoletano e patriota di valore professor Raffaele Piria trasforma per idrolisi la salicina in acido salicilico (che è immediatamente assimilato all’acido spirico, estratto in quegli anni sotto forma di olio essenziale, a partire dalla Spirea olmaria, dal farmacista di Bera Pangerstecher) e ne dà comunicazione nell’articolo “Ricerche sulla salicilina ed i prodotti che ne derivano”. Nel 1847 le pressioni del benedettino Francesco Tornabene Roccaforte, titolare della cattedra di Botanica a Catania, inducono la Deputazione della Regia Università di Catania ad acquistare un terreno in località Borgo per la creazione di un Orto botanico catanese il cui incarico di progettazione all’architetto Mario Di Stefano risale al 1856. A metà del secolo XIX a Napoli nei soli quartieri di San Ferdinando, Chiaia, San Giuseppe, Montecalvario, Avvocata, Stella, San Carlo all’Arena, Vicaria, San Lorenzo, Porto, Mercato e Pendino sono presenti 115 farmacie (di cui in epoca contemporanea ben 77 conservano ancora la medesima collocazione!)(79) . Nella prima metà dell’Ottocento è prevista dall’Autorità protomedicale una “ricognizione di tutti coloro che esercitano i vari rami dell’arte salutare”, ma non sempre di tutti quelli che sono già autorizzati e che dalle istituzioni municipali “si dice essere nel loro solito esercizio” quanto soprattutto dei “nuovi li quali per la prima fiata debbono essere riconosciuti personalmente” non tralasciando di ispezionarne accuratamente anche la regolare tenuta delle officine di farmaci, droghe ed erbe. Sono in questo periodo Protomedici Amati e Ronchi mentre è Segretario generale Vergari. La vasta documentazione che il farmacista è tenuto a sua volta ad esibire nel corso della visita ispettiva comprende, tra l’altro: le carte di ispezione; le circolari per i Signori Intendenti del Regno, i registri per i nuovi autorizzati all’esercizio dalla Reale Università; gli avvisi per la riscossione della tassa sanitaria, eventuali contratti di compravendita con descrizione dei locali. _______________ (78) Cosmacini, op. cit., pag. 342; abs. Da Cosmacini G., Gaudenzi G., Satolli R., Dizionario di storia della salute, voce colera di Betti M.L., Einaudi, Torino, 1996. (79) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli, Fondo Regio Protomedicato, fascio 151, Permessi e riconoscenze ai farmacisti della città di Napoli dal 1822 al 1860.
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  • 24. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 85 Presso l’ufficio del Protomedico è attivo un registro degli esercenti dell’arte salutare in cui sono annotati anche tutti i farmacisti con: citazione della documentazione autorizzativa di pertinenza rilasciata dalla Real Università o dal Protomedico; eventuali riconoscimenti; rapporti sulla condotta morale; importo della tassa sanitaria di competenza e correntezza dei pagamenti. In particolare, ai sensi della circolare 3916 del 21 giugno 1834, il Protomedico riconosce esclusivamente gli esercenti farmacisti in possesso di apposite cedole, ovvero documenti di idoneità spediti direttamente dalla Real Università all’autorità protomedicale che se ne riserva il riconoscimento di validità. Inoltre, ogni documento universitario anteriore al 1812 ed ogni documento protomedicale anteriore al 1826 necessitano di vidimazione per assumere valore legale a partire dal 1846(80) . Con circolare protomedicale n. 1900 del 30 ottobre 1846, concernente norme in merito alle posizioni illegali, si dispone che ai vecchi possa eventualmente esser concessa dispensa dagli esami mentre per i giovani di sostenere degli esami meno gravosi presso l’Intendenza o la Sottintendenza. L’istruttoria della visita ispettiva protomedicale prevede una fase di ricognizione di tutti i documenti riguardanti la farmacia eseguita presso l’Archivio del Vice Protomedico Distrettuale e la redazione di un consuntivo finanziario degli addebiti alla farmacia comprensivo delle spese di stampa e di notifica necessarie ai fini dell’ispezione. I modelli ispettivi, poi, sono inviati a cura dei Vice Protomedicati, in cui sono divise le provincie del Regno, entro il mese di aprile di ciascun anno ai Sindaci che sono deputati a preparare le matricole delle farmacie da ispezionare nelle loro municipalità. La visita ispettiva protomedicale, a partire dal 1850, si svolge a norma dell’art. 37 del Regolamento promulgato con Real Decreto del 10 aprile, il cui successivo art. 44 dispone l’obbligo di versamento di una tassa sanitaria che in ragione di un terzo va a favore del Vice Protomedico e del farmacista visitatore mentre la restante parte è a beneficio della Cassa delle lauree della Real Università. Nell’officina della farmacia si effettua la verifica della congruità e dell’idoneità quali- quantitativa delle dotazioni e degli strumenti, in particolare anche secondo la circolare n. 404 del 7 luglio 1841. Nel 1850 le norme dell’Ordinamento delle farmacie del Regno delle Due Sicilie stabiliscono, con sorprendente modernità, che ogni spezieria sia dotata di un idoneo laboratorio protetto dagli incendi e disposto in modo tale da non coinvolgere i passanti in caso di fiamme o esplosioni. D’altro canto, le officine ritenute dall’ufficio protomedicale prive di un legale rappresentante, in quanto mancanti della documentazione di autorizzazione, non sono ispezionate e restano chiuse fino a regolarizzazione della posizione. Con decreto n. 531 del 21 gennaio 1830, poi, “ogni teriaca diversa da quella del R. Istituto d’Incoraggiamento è in contravvenzione” la cui entità è fissata in ben 15 carlini per libbra dalla circolare emessa il 16 luglio 1831. _______________ (80) Circolare n. 1900 del 30 ottobre 1846; Archivio di Stato di Napoli, Fondo Regio Protomedicato, fascio 139, Disposizioni generali per le ispezioni annue dal 1827 al 1861.
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  • 26. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 87 In osservanza del Real Rescritto 23 settembre 1856, inoltre, è fatto obbligo ai farmacisti di esibire i vasetti di teriaca “già presi o la ricevuta rilasciata dai rispettivi cassieri per l’anno in corso” mentre i visitatori “debbono esaminare l’acqua teriacale che da loro si spaccia, per conoscersi di che sia formata, dovendosi considerarsi come caduti in contravvenzione coloro che non documentassero l’acquisto fatto nell’anno o che spacciassero acqua teriacale fatta di erbe inutili”. Effettuata l’ispezione, il Presidente della Commissione, composta almeno dal Vice Protomedico e da un Farmacista Visitatore, fa pervenire al Protomedico il rapporto sulla visita ispettiva, controfirmato dal farmacista amministratore della farmacia ispezionata e con annotazione allegata degli acquisti effettuati di teriaca nonchè di analitico rigoroso riporto dei relativi numeri di ricettari. Il Presidente della Commissione, inoltre, trasmette all’ufficio protomedicale anche un rendiconto sulla condotta del farmacista, su esposti scritti e finanche verbali relativi a provvedimenti assunti nei suoi confronti, su eventuali assenze di personale all’atto della visita, su eventuali rinunce all’esercizio, sul corretto pagamento della tassa sanitaria, su eventuali abusi. Più dettagliatamente, tra gli obblighi del farmacista sottoposti a controllo figurano: l’acquisto e la corretta tenuta del Ricettario e della Tariffa; la raccolta delle leggi e dei regolamenti per il ceto farmaceutico(81) ; “far prevenzione a tutti i farmacisti che non mai lascino le loro officine senza la di loro presenza(82) ”; “non permettersi l’amministrazione e spedizione di medicinali a persone inesperte con grave pericolo della salute pubblica(83) ”; la corretta tenuta e gestione dei medicamenti e, in particolare, dei veleni(84) ; la spedizione esclusivamente diretta e personale di droghe pericolose e veleni (mentre i restanti prodotti possono essere venduti da collaboratori “del mestiere” e mai da coniuge, figli o domestici)(85) ; la presenza accanto alla porta d’ingresso di un campanello al cui suono è fatto obbligo di rispondere nei turni di servizio notturno a battenti chiusi(86) ; il rispetto dell’obbligo del medico, sancito dalle disposizioni di visita protomedicale del 25 aprile 1840, di “fare le ricette per iscritto chiare e rilasciarle agli infermi per servirsi a piacimento di qualunque farmacia”; il rispetto della distanza minima tra farmacie di 50 passi geometrici o, per la sola città di Napoli, di 70 passi geometrici(87), (88) . A tal proposito, tuttavia, A. Philippe(89) cita che a Napoli a metà del secolo poche farmacie, su un totale di 275, riescono a sviluppare grandi volumi d’affari per l’abile gestione di farmacisti titolari stranieri che stringono accordi con i medici con cui spartiscono i ricavi mentre la maggior parte degli esercizi ricava un profitto mediocre e taluni generano addirittura perdite. _______________ (81) Decreto 27 dicembre 1815; Uffizio 21 luglio 1832 art. VIII; Sovrano Rescritto 9 giugno 1833; e art. 15 del Regolamento promulgato con Real Decreto del 10 aprile 1850. (82) Norme protomedicali del 7 aprile 1838. (83) Ibid. (84) Giunte di Veleno dal 1713 al 1733 ed ai sensi della circolare protomedicale n. 404 del 7 luglio 1841. (85) Ordinamento delle farmacie del Regno delle Due Sicilie del 1850. (86) Ibid. (87) La lunghezza di 1 passo geometrico corrisponde a 2 metri circa. (88) Ordinamento delle farmacie del Regno delle Due Sicilie del 1850. (89) Philippe A., Histoire des Apothicaires, cap. 23 - DPM, Parigi, 1853.
  • 27. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 89 Philippe, inoltre, aggiungendo che “se pur certi farmacisti siciliani, come accade ovunque, invadono il campo medico, la più parte si limita a prescrivere medicine ai malati che le chiedono (come i barbieri che in questo paese fanno i chirurghi-salassatori e consigliano il salasso a coloro che ad essi si rivolgono)”, conclude, però, affermando che “se certi farmacisti napoletani degradano la professione a causa della poca educazione e dei traffici equivoci ai quali si dedicano, c’è però da dire che in generale è ancora fra la classe dei farmacisti che si trovano le persone oneste”. Va sottolineato, infine, che nel Regno di Napoli non tutte le farmacie da visitare sono uguali: alcune, infatti, sono ben più importanti di altre e tali, dunque, da richiedere una Commissione ispettiva di più alto rango, senza deroga alcuna. Nel 1850, tuttavia, una Ministeriale del 4 settembre dispone che per Napoli, “possa visitare quelle farmacie ove si spediscono medicine per le persone reali” anche il Presidente della Commissione, ma ciò non induca affattto a conclusioni affrettate: è il caso solo ed esclusivamente di sopraggiunta evoluzione di status, ovvero “considerando di essersi riunita nel Presidente stesso la qualità di Primo Medico di Camera”. Nel 1846 sul servizio notturno delle farmacie sono emanate nuove norme(90) a “far prevenzione a tutti i farmacisti con officina a pubblico uso, che non potendo egli in questo pernottare, pensino a tenervi persona, cui nelle circostanze possa fare regolare spedizione secondo le leggi e regolamenti in vigore”. In tema di gestione dei veleni, poi, una Circolare protomedicale(91) richiama agli obblighi che: siano detenuti in armadio separato e chiuso a chiave sempre custodita dal proprietario della farmacia che “senza passare giammai in altre mani, sarà addetto a riporvi le cose velenose e sospette. Queste niente avranno in comune col restante della spezieria, e perciò avranno il suo tavolo particolare, le sue bilancie, mortai, spatole, cucchiai e vasi totalmente separati, i quali mantenuti con tutta la possibile nettezza e chiusi nell'armadio non potranno servire ad altri usi”; che i “proprietari delle spezierie per le droghe velenose o sospette non potranno fare la spedizione che con le proprie mani e per gli altri medicamenti, se si avvaleranno di giovani del mestiere, abili, probi ed attenti, non potranno giammai permettere di spedirsi dai figli, dalla moglie o dai domestici”. Nella Circolare, infine, è fatta un’ammonizione di alto valore professionale: “le farmacie stando aperte a pubblico uso debbono essere non da altri presenziate che dalla persona legalmente autorizzata”. Non vanno sottaciute, più in generale, le numerose richieste, inoltrate all’Ufficio del Protomedicato, di chiusura di farmacie gestite da persone non abilitate(92) . _______________ (90) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli, Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 148: Circolari varie. Circolare a stampa emessa dall’Ufficio del Protomedicato generale di Napoli n. 2000 del 7 dicembre 1846. (91) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli, Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 148: Circolari varie. Circolare interna alle Sezioni n. 3476 del 18 ottobre 1852 emessa dall’Ufficio del Protomedicato generale di Napoli. (92) Archivio di Stato di Napoli, Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 148.
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  • 29. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 91 Nella prima metà del XIX secolo nel Regno delle Due Sicilie l’assetto territoriale delle farmacie è regolato da permessi protomedicali e autorizzazioni ai trasferimenti sulla scorta della distanza controllata da una Commissione, nominata dal Protomedico e composta dal Decano del Collegio, da uno Speziale di Farmacia del Collegio stesso e da un altro Speziale locale, nonché, quasi sempre inderogabilmente, dalla vigente legislazione in materia ovvero, essenzialmente, dal Real Beneplacito del 14 febbraio 1706, dalla Collaterale del 17 settembre 1706, dalla Legge sovrana del 22 aprile 1829, dal Decreto di Ferdinando II del 29 gennaio 1853(93) . Ancora in tema di distanze tra le farmacie nel 1854 il Consiglio generale della Pubblica Istruzione stabilisce(94) che se una farmacia è al di sotto dei limiti minimi di distanza da altro analogo esercizio, in caso di vendita trasmette all’acquirente il suo stesso privilegio; in particolare l’istituzione ritiene “essere giusto che quel favore che si accorda al morto non sia negato al vivo” e si pronuncia ritenendo che la negazione della concessione della dispensa della distanza ad una farmacia, ovvero “quantunque non siavi legale distanza”, sia pregiudizievole per l’assetto proprietario. Per le farmacie di nuova istituzione o per le autorizzazioni ai trasferimenti, invece, è operativa una Commissione Protomedicale (composta dal Decano, da uno speziale del Collegio di Farmacia e da uno Speziale locale) deputata alla misurazione della distanza(95) . Il 10 aprile 1850 un Regio Decreto del Regno delle Due Sicilie in merito a problematiche di “pianta organica” delle farmacie stabilisce, tra l’altro, che: “il numero delle farmacie in ciascun Comune non deve essere maggiore del bisogno della popolazione; e perciò non potrà aprirsi una nuova spezieria senza il permesso della Commissione Protomedicale, che verrà determinato dietro i ricorsi della municipalità che rappresenterà il bisogno di un nuovo stabilimento (Art. 67)”; “ciascuna farmacia sarà collocata nelle strade più frequentate e sane; e dove ve ne sarà una sola, sarà aperta nel centro del Comune e non all'estremità, a ciò il pubblico possa essere servito con comodo e prontezza ed i medicamenti possano conservarsi efficaci (Art. 68)”; “dove vi sono più spezierie deve serbarsi una distanza tra l'una e l'altra, perché il servizio sia più pronto e per evitare molti inconvenienti, che per la troppa vicinanza potrebbero accadere (Art. 69)”; la legge, inoltre, dispone che: ogni spezieria sia dotata di idoneo laboratorio protetto dagli incendi e disposto in modo tale da non coinvolgere i passanti in caso di fiamme o esplosioni (“ogni spezieria deve essere fornita di un buon laboratorio difeso dagli incidenti e fuori del caso di poter nuocere ai passeggeri all’occasione di qualche impreveduta esplosione (Art. 70)”); la spedizione di droghe pericolose e veleni è appannaggio esclusivo del farmacista mentre i restanti prodotti possono essere venduti da collaboratori “del mestiere” e mai da coniuge, figli o domestici; ogni spezieria “dovrà _______________ (93) Archivio di Stato di Napoli, Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 154. (94) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli, Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 148: Circolari varie. Circolare n. 6348 del 20 settembre 1854 emessa dall’Ufficio del Protomedicato generale di Napoli. (95) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli, Fondo Regio Protomedicato, Fascicolo 154: compravendite di farmacia di Napoli 1826/1850.
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  • 31. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 93 anche avere tutti gli utensili necessari per le operazioni farmaceutiche, che dovranno i farmacisti eseguire, onde preparare da lor stessi la maggior parte dei composti. Detti utensili debbono conservarsi con la maggiore nettezza (Art. 71)”; che per i turni di servizio notturno a battenti chiusi è previsto accanto alla porta d’ingresso un campanello al cui suono è fatto obbligo di rispondere; la distanza minima tra farmacie è di 50 passi geometrici mentre, per la sola città di Napoli, è di 70 passi geometrici(96) . A metà del secolo, a Napoli nei soli quartieri di San Ferdinando, Chiaia, San Giuseppe, Montecalvario, Avvocata, Stella, San Carlo all’Arena, Vicaria, San Lorenzo, Porto, Mercato, Pendino, sono presenti 115 farmacie (di cui in epoca contemporanea ben 77 conservano ancora la medesima collocazione!)(97) . Il 29 gennaio 1853 un Regolamento approvato con Regio Decreto del Regno delle Due Sicilie detta normative “per l’amministrazione, la distanza e quanto altro concerne il servizio delle farmacie nella parte dei RR. Domini al di quà del Faro” stabilendo, in particolare, all’articolo 3 che “in quei paesi del Regno dove vi ha più di una farmacia non se ne potrà aprire più di una nuova se non dista dalle esistenti cinquanta passi geometrici, ciascuno di palmi otto ed un terzo, ed in questa capitale settanta come da lungo tempo è in uso, e precisamente dopo prescritto dalla Prammatica del 17 settembre 1706. Quelle che non hanno tale distanza, dopo la morte di coloro che si trovano averne la proprietà nell'epoca della pubblicazione del presente regolamento, resteranno abolite qualora però non vi fossero dei minori, dovendosi in tal caso procedere, come si dirà (…)”. Il 31 luglio 1858, genetliaco della Regina delle Due Sicilie, il Gran Cancelliere dell’Università Ferdinando Cutrona pone la prima pietra dell’Orto botanico di Catania. Con l’unificazione d’Italia giunge inevitabilmente anche la fine dei Protomedicati di Napoli e Palermo. Al termine del XVIII secolo, infine, val bene ricordare, la teriaca scompare dalle farmacopee di molte città europee; in Italia, invece, ed in special modo nel meridione, la sua popolarità continua pressoché intatta ancora a lungo. _______________ (96) La lunghezza di 1 passo geometrico corrisponde a 2 metri circa. (97) Archivio Farmacie di Napoli A.F.N.; Fondo Prefettura di Napoli 1890-1891; Archivio di Stato di Napoli, Fondo Regio Protomedicato, fascio 151, Permessi e riconoscenze ai farmacisti della città di Napoli dal 1822 al 1860.
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  • 33. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 105 APPENDICE
  • 34. Raimondo Villano – Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli 107 Epoche storiche • Regno di Odoacre, fino al 493 (eruli ed altri) • Regno Ostrogoto, fino al 542 circa (ostrogoti) • Imp. Bizantino, fino al 763 (bizantini) • Ducato di Napoli, fino al 1137 • Ducato di Napoli, fino al 1195 (normanni) • Regno di Sicilia, fino al 1266 (svevi) • Regno di Napoli, fino al 1442 (angioini, famiglia Durazzo) • Regno di Napoli, fino al 1646 (aragonesi, spagnoli) • Repubblica Napoletana, fino al 1647 • Regno di Napoli, fino al 1713 (spagnoli) • Regno di Napoli, fino al 1734 (austriaci) • Regno di Napoli, fino al 1799 • Repubblica Partenopea, 1799 • Regno di Napoli, fino al 1806 • Regno di Napoli, fino al 1815 (francesi) • Regno delle Due Sicilie, fino al 1860
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