GNOSIS Cooperativa Sociale Onlus | Comunità Terapeutica
La cultura e la pratica degli interventi di gruppo
1. S.H. Foulkes e la gruppoanalisi
L’individuo non è soltanto dipendente dalle
condizioni, per esempio economiche, climatiche,
del suo mondo circostante e della comunità, del
gruppo in cui vive, le cui richieste sono trasmesse a
lui attraverso i genitori o di figure genitoriali, ma è
letteralmente permeato da esse . Egli è parte di
una rete sociale, un piccolo punto nodale in questa
rete e può solo artificialmente essere considerato
isolatamente, come un pesce fuor d’acqua.
2. La vita è una totalità complessa
• Solo artificialmente può essere divisa in
parti,analizzata..L’organismo sano funziona
come una totalità e può essere descritto come
un sistema in equilibrio dinamico. Dinamico
..che non è mai in uno stato di riposo, deve
costantemente adattarsi in modo attivo alle
circostanze che cambiano costantemente,
all’ambiente e alle condizioni di vita.
3. La situazione di gruppo
• Uomini e donne dalla nascita alla
morte, appartengono ad una grande varietà di
gruppi diversi nelle loro funzioni. Lo studio
della vita di questi gruppi, quello che gli
antropologi chiamano campo di lavoro, è il
mezzo ideale di osservazione. L’ Antropologo
deve girare i villaggi e vedere i nativi al
lavoro..deve navigare con loro fino a lontani
lidi sabbiosi..(Malinowski)
4. Il plexus
• Comprende un numero relativamente piccolo
di persone che include la famiglia che si
raggruppa dinamicamente intorno alla
persona centrale soprattutto in connessione
ai suoi conflitti.
5. I fattori terapeutici di gruppo (Yalom)
- Infusione della speranza
• che risulta fondamentale per aiutare una
persona a stare meglio. Ne consegue che
l’essere fiduciosi consente di ottenere risultati
terapeutici positivi
6. Universalità
• è la scoperta/accettazione del fatto che la
sofferenza psichica non è solo propria ma può
essere condivisa con altri, i quali a loro volta
sono abitati dalle loro rispettive quote di
dolore. In altri termini, scoprire che l’infelicità
ama la compagnia ci fa sentire meno infelici
7. Informazione
• racchiude sia l’istruzione didattica impartita
dagli operatori della salute mentale e degli
altri pazienti, che i consigli e i suggerimenti
che sono fattori di tipo cognitivo e affettivo
8. Altruismo
• La gente ha bisogno di sentirsi necessaria. La
scoperta della possibilità di poter essere
d’aiuto o di poterlo ricevere aumenta la
propria autostima
9. Ricapitolazione correttiva del gruppo
primario familiare
• gruppo consente ai pazienti di rivedere e
rielaborare la storia del proprio gruppo
originario e di compiere riflessioni mai tentate
prima.
10. Sviluppo di tecniche di socializzazione
• Il gruppo incoraggiando feedback reciproci,
consente ad ogni paziente di riguardare il
proprio modo d’interagire con gli altri e
quindi di apprendere la socialità, ossia
rendersi conto di alcuni aspetti del proprio
comportamento non adattivi. Questo
feedback gli consente di comprendere il
motivo per il quale spesso gli altri tendevano
ad evitare o a troncare i contatti
11. .- Comportamento imitativo
• . Nel gruppo non è raro che un paziente tragga
beneficio semplicemente dall’osservare il
comportamento di altri pazienti che hanno
problemi simili ai suoi e dall’osservare il
comportamento degli operatori
12. Coesione del gruppo
• La coesione comprende la relazione del
paziente con ‘operatore ma anche con gli altri
membri e con il gruppo inteso come un tutto.
Riuscire ad instaurare rapporti soddisfacenti
con gli altri permette di ottenere risultati
terapeutici apprezzabili
13. .- Catarsi
• La catarsi, che deriva dal greco e significa
purificazione, corrisponde alla possibilità di
imparare a riconoscere ed esprimere i propri
sentimenti (positivi e negativi). La catarsi può
divenire un fattore terapeutico solo a patto
che all’interno del gruppo si siano formati dei
legami forti
15. Fattori esistenziali
• Rientra in questa voce il riconoscimento da parte
del paziente che la vita a volte è sleale e ingiusta,
e che non c’è scampo rispetto ad alcuni dolori che
per quanta intimità si possa instaurare con gli altri
individui nel corso della nostra esistenza siamo
soli, che bisogna affrontare la vita onestamente
senza lasciarsi coinvolgere troppo da questioni
insignificanti e, infine, che bisogna assumersi la
piena responsabilità della propria vita ,
indipendentemente da quando si sia guidati e
sostenuti
16. Altri fattori terapeutico-trasformativi
• risonanza
• Rispecchiamento
• Processi di
identificazione, proiezione, identificazione
proiettiva, e comunicazione inconscia
• Centralità della comunicazione
• Contenimento tramite il legame con la matrice
di gruppo
17. Il ruolo della conduzione
• Foulkes definiva il conduttore il primo
servitore del gruppo.
• Deve essere in grado di sapersi posizionare
nello sfondo per lasciare che sia il gruppo
stesso ad agire primariamente da strumento
terapeutico
• Essere un leader di una società democratica
• Avere sicurezza di sé
18. Il conduttore
• Avere senso di realtà
• Avere superato la tentazione di essere onnipotente
• Deve favorire la libera comunicazione
• Non deve dare giudizi,valutazioni,consigli,e deve attenersi
alla regola dell’astinenza
• Deve sapere ascoltare in modo recettivo,amante della
verità anche se sgradevole per sé, onesto verso sé stesso e
gli altri, avere una vita personale soddisfacente essere
emotivamente e psichicamente equilibrato
• Dovrà avere ampia conoscenza di altre discipline quali
sociologia,antropologia, biologia, filosofia, storia, mitologia,
politica, economia, arte e letteratura e tradizioni popolari
19. Il conduttore come amministratore e
analista (Foulkes)
• Rispetto dell’orario e della durata della seduta e della
terapia
• Definire e ricordare gli obiettivi del gruppo
• Annotare le presenze e le assenze
• Tenere una comunicazione aperta e collaborativa con
altri curanti
• Deve avere un atteggiamento analitico, chiedere
informazioni., porre domande, deve procedere da ciò
che è manifesto a ciò che è latente, dal sintomo a ciò
che è sottostante, avere una modalità di conduzione
non direttiva, non essere manipolativo e vere chiaro di
essere oggetto di dinamiche transferali
20. Competenze del conduttore
• La conduzione deve mirare a favorire la
possibilità di esserci del gruppo e essere
garante dello spazio relazionale del gruppo
• So-stare (saper stare) nella situazione
terapeutica
• Responsabilità della cura
• Sguardo alla polis
• “Setting “ elastici
21. Competenze del conduttore
• Lettura del contesto di vita dei pazienti
• Flessibilità (interrogare e interrogarsi)
• Capacità di creare reti
• Sensibile all’ascolto ( lasciarsi trasportare dalla
parola dell’altro laddove la parola conduce)
• Conoscenza dell’etnopsichiatria
• Aperto e desideroso di supervisione e
formazione continua
22. Interventi relativi alla funzione di
conduzione
• Di tipo interpretativi
• Di tipo connettivi
• Di tipo organizzativi
• Di tipo esplorativo
• Aiutare il gruppo a riportarlo al “qui e ora”
23. Il modello di Bion
• La mente gruppale
• La componente cosciente del gruppo di lavoro
• La componente inconscia del gruppo di base
• 1) assunto di base per dipendenza (la chiesa)
• 2) assunto di base per accoppiamento
(l’aristocrazia)
• 3) assunto di base per attacco fuga (l’esercito)
• Apprendere dall’ esperienza
24. Concetto di cultura di Gehlen
• La cultura come.. L’insieme delle condizioni
originarie attivamente modificate, entro le
quali soltanto l’uomo vive e può vivere. Se
l’essere umano non si creasse appositamente
un ambiente “artificiale” sarebbe incapace di
trovare un suo spazio nel mondo: ciò che egli
crea è, dunque una seconda
natura, indispensabile all’interpretazione
della sua esistenza.
25. Il gruppo di psicoanalisi
multifamiliare
• Un metodo di cura per la guarigione dalla psicosi utile
ai pazienti, ai genitori e agli operatori.
• di Badaracco
• “conversazione,
• “Simbiosi patologica” , la funzione di terzo,
• “narcisismo patologico” ,“altro da sé” , “rispecchiare
metaforicamente, i transfert multipli, identificazione
proiettiva, los altros in nostros, virtualità sana,
“messaggi di relazione”, interdipendenza patogena,
processo di disidentificazione, il principio di
responsabilità personale , la mente ampliada, non è
iportante avere ragione ma essere ascoltato.
26. Gruppo “conversazione” nel Servizio
Psichiatrico di Diagnosi e Cura
• Finalità degli incontri di gruppo in SPDC.
•
• Osservazione diagnostica in un contesto gruppale, al fine di avere una visione più
complessa del paziente .
• Intervento psicologico sulla crisi.
• Diminuire l’isolamento dei pazienti del reparto, ma anche degli operatori.
• Creare un clima di maggiore dialogo in reparto.
• Stimolare il paziente ad avviare un processo di empowerment anche nel proprio
processo di cura.
• Favorire l’insorgenze di fenomeni tipici gruppali (appartenenza, risonanza,empatia,
rispecchiamento, condivisione emotiva e cognitiva dell’esperienza, processi di
identificazione)
• Creare un spazio dove esprimere i propri problemi e riconoscerli, con la possibilità
di una presa di coscienza.
• Restituzione e scoperta di significati che accomunano i partecipanti al gruppo ed
individuali.
•
27. Gruppo in SPDC
• I temi geneale:
• - La vita nelle sue forme più estreme
(abusi, maltrattamenti, profonde incomprensione, desideri delusi
ma anche speranza , spiritualità voglia di guarigione, bisogno di
ascolto empatico..
• La morte (lutti non elaborati, tentativi di suicidio, auto
distruttività, aggressività, violenza distruttiva).
• -La follia ( sensi di colpa, i deliri, il diavolo, i persecutori ,le
allucinazioni ,la difficoltà di dare senso a vicende della propria
vita, la difficoltà o impossibilità di vivere una vita che vale la pena
vivere ma anche la ricerca di senso, la possibilità di raccontarsi, di
condividere il dolore e la sofferenza, dare senso ai TSO
comprenderne le ragioni o sfogarsi quanto ritenuti ingiusti o
incomprensibili
28. I temi del gruppo SPDC
• La estraneità e l’alterità. Si scopre l’altro da se ci si confronta spesso per la
prima volta su temi e vissuti che hanno segnato la vita personale. L’altro
diventa specchio per comprendere la propria personale vicenda dolorosa.
Spesso gli stranieri si fidano di più degli altri pazienti ritenuti solidali e
nella stessa barca.
• -La crisi. Questo forse è l’aspetto più importante delle fase del ricovero.
Come na possibilità. Un pericolo in quanto può essere una esperienza che
può fare sprofondare la persona ricoverata nella malattia senza speranza
in un futuro migliore o ancora peggio confermare che essendo “pazzo”
merita questo ed altri ricoveri. Invece può rappresentare una occasione di
cambiamento e l’inizio di un percorso di guarigione recuperando il senso
profondo del ricovero dando un significato e senso a questa fase della vita
del paziente recuperando una possibilità evolutatia
• -La formazione degli operatori
• La conversazione continua nelle ore e nei giorni successivi, sia fra i
pazienti che con gli operatori
29. La cultura e la pratica degli interventi
di gruppo
• Corso di formazione Sanluri (Cagliari)
• 8-9 settembre 2012
• Dipartimento Salute Mentale
• Materiale didattico scaricabile dal
• Blog: raffaelebaronewordpress.com