1. SINTESI DELL’INTERVISTA AL PROF. PAOLO CARAFA
Ultimo step:
Intervista al prof. Paolo Carafa docente di Archeologia presso Università “La Sapienza” di Roma,
Ente che ha progettato il Museo Virtuale di Roma e del Lazio antico.
Lunedì 11 Aprile alle ore 15.00 ci siamo recate a Via dei Volsci 122, presso l’ex vetreria Sciarra
dove adesso ha sede il Dipartimento di Scienze dell’antichità dell’Università la Sapienza di Roma e
ci ha ricevuto gentilmente il Professor Paolo Carafa docente di archeologia e ha risposto
gentilmente alle nostre domande, l’intervista è stata accattivante, chiara e sincera.
2. 1) Come è nata l’idea della realizzazione del Museo Virtuale?
L’idea del Museo Virtuale nasce dal bisogno di catalogare sistematizzare e raccontare i pezzi del
mondo antico che vengono ritrovati e che sono parte del patrimonio culturale collettivo, perchè è il
modo migliore per difenderli e per valorizzarli.
Parliamo del lavoro dell’archeologo:
Gli archeologi devono conoscere il mondo antico, però a noi sono rimasti dei brandelli delle cose
morte del mondo antico quindi il gioco sta nell ‘immaginare il mondo delle cose, i monumenti che
sono sepolti ancora nel terreno e poi il territorio quindi l’insieme di architetture fuori terra, sotto
terra e del territorio nel suo complesso, questo è quello che ci rimane del mondo antico. Essendo il
mondo antico un tutto uno, non si può guardare una sola classe di cose, cioè solo statue, solo muri, o
solo vasi, perché sarebbe un immagine parziale, ma bisogna considerarlo nel suo insieme.
L’archeologo deve considerare la terra una specie di articolo pieno di informazioni. Per questo deve
lavorare in modo contestuale, altrimenti rischia di non capire l’oggetto che vuole conoscere.
Purtroppo pochi archeologi lavorano in questo modo perché l’archeologia non è figlia della storia.
L’archeologia nasce da una parte come storia dell’arte antica e dall’altra come classificazione non
sistematica delle cose che si trovavano per caso. L’archeologia per liberarsi da questa impostazione
ci ha messo due secoli. Ad esempio il Colosseo in termini scientifici è un monumento inedito cioè
non c’è una pubblicazione che noi possiamo prendere per capire la sua storia, così come per le terme
di Caracalla ecc.., del Foro adesso ce ne è una, però di tutti i monumenti che abbiamo non c’è un libro
che ti spiega la loro storia perché nessuno l’ha mai scritto.
Abbiamo quindi prima creato l’atlante di Roma antica dove abbiamo cercato di raccontare Roma
attraverso i suoi pezzi ricomposti dal IX secolo a.C e questo esperimento lo volevamo ripetere sul
Lazio, ecco perché abbiamo scelto questo progetto.
L’idea inoltre ci è venuta perché anni fa abbiamo letto un libro di un astrofisico e questi invece di
studiare le stelle che avevano studiato tutti voleva conoscere gli spazi neri che ci sono tra le stelle
cioè le cose che non si conoscono.
Il Colosseo è una stella, ma in mezzo che cosa c’era? Altrimenti si rischia che il Colosseo diventi
il monumento conosciuto per i leoni, per quelli che si vestono da antichi romani, per i paninari ma
non per la sua essenza e per il suo contorno. Roma antica con la sua natura diventa documento della
nostra cultura. Lo dobbiamo costruire per quello che era e non per quello che immaginiamo.
2) Come è stato possibile realizzare il Museo Virtuale?
Come è successo:
La legge da la possibilità alle Università di creare delle società, affinchè la ricerca produca un
prodotto che possa essere disponibile per un ipotetico mercato, in modo che si crei un introito che
possa essere reinvestito nella ricerca stessa e in borse di studio per i giovani. Quindi l’università ci
fece fare questa ricerca.
Noi abbiamo voluto creare un servizio grazie al quale i resti dell’antichità vengano conosciuti
sistematicamente, ricomposti e spiegati. Noi abbiamo brevettato un sistema informatizzato che
velocizza la conoscenza di tutte le informazioni e gli oggetti quali muri, vasi, sculture
dipinti…lettere.. Quindi è stato creato per un catasto dei beni culturali.
Dopo aver brevettato il prodotto, abbiamo creato una società, uno spin off Universitario (azienda
autonoma) attraverso il quale potevamo accedere a delle gare.
3. Allora la Regione metteva a bando la realizzazione di processi culturali e noi abbiamo deciso per il
museo virtuale.
3) Come è nato il titolo del Progetto?
Ci piaceva il titolo: “Lazio visibile ed invisibile”, però abbiamo dovuto scegliere il titolo:” Museo
Virtuale” perché si evincesse quello di cui si andava a trattare. È il percorso imprenditoriale che ha
portato a quel titolo perché se ci metti un titolo ad ok guadagni quel punto in più che ti permette di
vincere il progetto.
4) A chi è rivolto il progetto?
Ad un pubblico adulto. Non è fruibile dai bambini perché ci sarebbe voluto personale specializzato
per creare un prodotto che funzionasse anche per loro. Non avevamo ne tempo ne soldi a disposizione.
5) il Museo non è troppo statico e poco virtuale?
E’ vero che il museo è meno accattivante di un gioco. (Il professore fa il paragone tra la musica di
Eros Ramazzotti e di Stravinskij e lui sicuramente è a favore di Stravinskij, però la prof.ssa non è
d’accordo perché con Eros lei afferma che riesce a prendere tutti gli alunni, con Stravinskij se le
dice bene riesce a farsi capire da uno solo, forse questo ragionamento si può fare per un utenza adulta
e universitaria, ma nel mondo scolastico io devo parlare con una lingua in cui sono capita da tutti).
Se ho un ragazzino straniero, con Eros lo prendo ma con Stravinskij parlerei una lingua troppo
diversa).
Il prof giustamente afferma che il suo prodotto non può essere un gioco, perché è stata fatta una
scelta precisa. Però ammette che si può fare tutto ma il tempo e i costi non lo permettevano e
comunque non volevano fare un museo di quel genere.
Fare un servizio, difendere e valorizzare il patrimonio del Lazio. Tutto ciò che viene dopo è stato un
problema puramente finanziario, non abbiamo pensato a delle gallerie di oggetti perché non c’erano
soldi e non c’era più tempo.
La tecnologia non mancava avevamo fatto degli itinerari virtuali già dagli anni novanta, sull’ antico
Egitto, inoltre siamo stati chiamati come consulenti però non avevamo i fondi per fare la tecnologia
virtuale.
Se avessimo avuto più soldi e più tempo avremmo potuto ricostruire una selezione di architetture. A
Roma abbiamo ricostruito piu di 500 monumenti. Però siamo rimasti a livello di lettura 2D, in parte
per la documentazione in parte per la mancanza di tempo e soldi.
6) Come mai non sono stati utilizzati tutti i soldi finanziati?
Per problemi amministrativi di gestione dei soldi.
In questo tipo di lavoro c’è un problema enorme nel salvare la conoscenza archeologica, molti degli
scavi che vengono fatti rimangono inediti perché una volta ritrovato qualcosa, lo Stato non ti paga la
pubblicazione della ricerca, ma si passa a fare lo scavo successivo e così via..
7) e la sostenibilità?
Finito il servizio, lasciarlo la è un peccato, però non era previsto dal bando, l’unica sostenibilità era
quella che noi ci avessimo investito sopra. Con gli euro spesi non si riusciva ad avere molto di più.
8) Non si poteva continuare con degli utili?
Il bando non si poteva fare.
9) Come avete pubblicizzato il museo?
4. Non è stato possibile pubblicizzare, ci siamo solo affidati a Google.
10) E’ attivo in questo momento il museo virtuale (cioè è usato)?
Abbiamo un webmaster che controlla .
11) Se attivo è possibile sapere quante visite riceve giornalmente, settimanalmente,
mensilmente?
Si. Comunque hanno un webmaster che controlla
12) sapevate che non risponde se fai domanda con la mail dei contatti?
No ma adesso lo farò presente
13) Viene aggiornato? No
non è tanto un problema tecnico perché l’aggiornamento delle conoscenze nella storia del Lazio non
è così veloce, si fanno tante scoperte archeologiche, però prima che per queste scoperte finisca lo
scalo, vengano catalogate….. ce ne vuole del tempo, l’aggiornamento non è così veloce..
L aggiornamento può impegnare persone solo se posso pagarli, se finisco il finanziamento perché
da contratto devo fare n cose, non posso mettere soldi da parte, perché era un finanziamento che non
prevedeva utili e non posso chiedere ad una persona senti mi lavori altri sei mesi per un servizio
gratis.
14) Ha un follow up? (controlli periodici programmati) No
15) Il progetto ha una dimensione internazionale? No non c’erano soldi per un traduttore.
16) Che tipo di impatto ha avuto sul territorio? Non lo sappiamo perché non abbiamo avuto
nessun feedback
17) Il costo è giusto? 206.907,72 euro (costo complessivo) 124.144,63 euro (fondo erogato)
Il costo è giusto , se voi pensate che 4 persone hanno lavorato costantemente per sedici mesi, grosso
modo a 1.000 euro netti al mese i conti si fanno presto.
18) Come mai le date presunte di inizio e fine erano 23 febbraio 2011 e 22 febbraio 2013,
invece l ‘inizio è stato 16 dicembre 2010 e si è concluso il 21 giugno 2012?
Perché erano appunto date presunte in fase di gara, una volta chiuso il bando i nostri tempi sono stati
diversi.
19) Non sono troppi 16 mesi per creare un museo virtuale?
No, per farci comprendere bene il problema ci fa vedere una della tesi di laurea da cui ha avuto
origine il progetto e solo per scrivere quella tesi ci sono voluti come minimo 4 mesi.
20) Il progetto ha rispettato le vostre aspettative, cioè secondo voi avete creato un buon
prodotto?
Non è un buon prodotto, perché quando porti a termine un lavoro di solito è già passata, ti vengono
in mente altre idee. Se ne faccio un altro domani, sicuramente lo faccio diverso.
Però non ci vergogniamo affatto di quello che abbiamo prodotto, perché è una risorsa che prima
non c’era, e non ci sono altre immagini che raccontano il Lazio antico in questo modo, è comunque
un inizio, è un sassolino nell’acqua che però adesso c’è.
Volevamo essere sicuri di aver fatto una cosa fatta bene e che meritasse un finanziamento pubblico