Massimo Caputi ripercorre Keynes per rilancio Sistema Italia mettendo a confronto Fitoussi, Luttwak, Tremonti, Passera e Taddei.
«C'è un futuro in Italia per i nostri nipoti?». Parafrasando il celebre discorso di Keynes del 1930, Prelios Sgr ripropone il tema, ancora una volta di stretta attualità, in un incontro - esclusivamente su invito - che si terrà giovedì 20 febbraio 2014 a Roma, nella prestigiosa cornice di Palazzo Pallavicini Rospigliosi.
All'invito di Prelios Sgr hanno risposto alcuni esponenti nazionali e internazionali di alto livello, come Jean Paul Fitoussi, Edward Luttwak, Giulio Tremonti, Corrado Passera, Filippo Taddei.
Performance di street art allo stand Prelios a EIRE 2014 - Massimo Caputi Pre...
Tremonti a evento organizzato da Massimo Caputi con Prelios
1.
2. TREMONTI ALL’EVENTO ORGANIZZATO DA CAPUTI CON
PRELIOS
MF - Marcello Bussi -
21/02/2014 pg. 1
ed. Nazionale
Tremonti conferma: nel 2011 l'Fmi e Merkozy
volevano commissariare l'Italia del
Cavaliere
Tremonti conferma: nel 2011 l'Fmi e Merkozy volevano commissariare
l'Italia del Cav/ (Bussi a pag. 4) Protagonista e testimone di
quei giorni convulsi, finora aveva sempre svicolato. Ma ieri ha
vuotato il sacco, confermando quelle che per lungo tempo erano
state invece considerate dietrologie. Intervenendo al dibattito
organizzato ieri a Roma dal gruppo Prelios sul tema C'è un futuro
in Italia per i nostri nipoti?, l'ex ministro dell'Economia,
Giulio Tremonti, ha denunciato che la lettera inviata il 5 agosto
2011 al governo italiano dall'allora presidente della Bce, JeanClaude Trichet, e controfirmata dal suo successore designato,
Mario Draghi, era un vero e proprio «pizzino», parte delle «gravi
pressioni» esercitate sull'Italia culminate poi al G20 di Cannes
del novembre dello stesso anno, quando il presidente francese
Nicolas Sarkozy, la direttrice generale del Fmi, Christine
Lagarde, e l'immancabile cancelliera tedesca, Angela Merkel,
cercarono di commissariare l'Italia. L'allora presidente del
Consiglio, Silvio Berlusconi, e lo stesso Tremonti respinsero alla
meno peggio l'attacco. Ma pochi giorni dopo Berlusconi diede le
dimissioni, mentre lo spread dell'Italia era salito a 575 punti
base. Il suo posto venne preso dal supertecnico Mario Monti,
fresco di nomina a senatore a vita. Tremonti ieri ha ricordato che
nel maggio 2011 la situazione economica italiana non destava
preoccupazione: lo aveva certificato anche la relazione di
Bankitalia, accolta con apprezzamento dalla Commissione Ue. «Non è
mai successo» ha spiegato l'ex ministro, «che un grande Stato
entri in crisi di colpo. La rottura è avvenuta dopo il pizzino
inviato da Trichet a Berlusconi in agosto: di fatto era un vero e
proprio ricatto». Lettera in cui si chiedeva, tra l'altro, di
arrivare al pareggio di bilancio nel 2013 «principalmente
attraverso tagli di spesa», di «intervenire ulteriormente sul
sistema pensionistico», di ridurre in maniera «significativa» i
costi del pubblico impiego, «se necessario riducendo gli stipendi»
e di introdurre «una clausola di riduzione automatica del
deficit». Praticamente quello che la Troika stava imponendo alla
Grecia. Visto che Berlusconi temporeggiava nell'applicazione del
programma, Merkel, Sarkozy e Lagarde al G20 di Cannes decisero di
passare dal commissariamento mascherato dell'Italia a quello
conclamato. Arrigo Sadun, all'epoca direttore esecutivo del Fmi,
3. ha confermato le pressioni della Lagarde al G20 di Cannes perché
l'Italia accettasse un programma di sostegno. Un tentativo di
commissariamento, ha spiegato nel corso del convegno organizzato
da Prelios, senza neanche dare all'Italia i soldi che
effettivamente sarebbero serviti, dal momento che i 47 miliardi di
dollari disponibili erano assolutamente insufficienti. Tremonti ha
aggiunto di aver letto la ricostruzione più corretta di quegli
eventi nel libro di José Luis Rodriguez Zapatero. In El Dilema,
l'allora premier spagnolo ha ricordato che l'11 novembre 2011 la
Merkel a Cannes «mi chiese se fossi disponibile a chiedere una
linea di credito preventiva di 50 miliardi al Fmi, mentre altri 85
miliardi sarebbero andati all'Italia». Zapatero disse di no alla
Merkel e nel libro ha riportato la risposta di Tremonti: «Posso
pensare a modi migliori per commettere suicidio». L'ex premier
spagnolo ha anche ricordato che a Cannes già si faceva il nome di
Mario Monti come nuovo presidente del Consiglio. Questo per il
passato. Per quanto riguarda il futuro immediato, vale la pena
ricordare le ultime dichiarazioni del presidente della Bundesbank,
Jens Weidmann: «In una situazione d'emergenza, per uno Stato
nazionale che rischi il fallimento, una tassa patrimoniale può
essere il male minore, e prima di chiedere aiuto ad altri Paesi e
alla Bce il contributo una tantum dei contribuenti non dovrebbe
essere escluso».
Taddei e Camporese intervento al convegno della
Prelios di Caputi
Libero - ANTONIO CASTRO -
21/02/2014 pg. 3
ed. Nazionale
Il responsabile economico Taddei annuncia
sgravi sul lavoro. Però senza risparmi non
ci sono risorse
A Brasilia la (ex?) rivoluzionaria Dilma Rousseff, che ha
ereditato la poltrona di presidente brasiliano dal carismatico
Lula (all'anagrafe Luiz Inácio Lula) da Silva ha annunciato ieri
che taglierà 44 miliardi di reais (circa 14 miliardi di euro),
alle spese di bilancio del 2014. Il ministro delle Finanze, Guido
Mantega, già nel 2013 era riuscito a limarle di 12 miliardi di
euro. Ora Dilma, per tranquillizzare i mercati, congelare la
speculazione e frenare la pericolosa ascesa del dollaro americano
a scapito del real, ci riprova. A Roma, dove la gestazione del
governo Renzi è in procinto di dare alla luce la nuova squadra, si
"ipotizza", si "disegnano grandi scenari", si "promette". Ma senza
mai dire dove si troveranno i quattrini. Della fantomatica e
taumaturgica spen ding review (totem risolutore come per decenni
4. lo è stato la millantata lotta all'evasione), si sa solo che il
buon Carlo Cottarelli ha consegnato nelle mani di Enrico Letta il
6 febbraio un faldone con i possibili interventi, frutto della
«ricognizione tecnica» dei 25 gruppi di lavoro. Entro fine
febbraio, ma forse i risultati di Cottarelli verranno anticipati a
lunedì 24, i Centri di spesa (ministeri, enti, ecc) dovranno
«definire le misure» (i tagli) per «raggiungere gli obiettivi».
L'importante non è seguire le indicazioni «purché gli obiettivi di
spesa vengano conseguiti», specifica al Punto B il
dettagliatissimo "Programma di Lavoro del Commissario". Ad aprile
(punto C) verrà svolta «l'analisi d'impatto», anche se «alcune
misure potrebbero essere introdotte anche prima delle scadenze
sopra indicate» (Punto D). Come dire: tutto il lavoro d'analisi
(da novembre a febbraio), può anche essere stravolto dai centri di
spesa, purché si conseguano i risultati (i risparmi). Sorge il
sospetto che tutto il can can mediatico messo in piedi con il
richiamo da Washington di Cottarelli (che se ne stava beato e
serafico al Fmi), sia più o meno inutile. Visto che i centri di
spesa possono continuare ad esercitare una notevole
discrezionalità. E poi, se si può anticipare «alcune misure»,
perché scandirne il timing con tanta maniacale precisione?
Mistero, dubbio che forse il nuovo ministro (o la ministra?)
dell'Economia saprà chiarire. Ciò che sicuramente "mister Tesoro"
dovrà spiegare è dove trovare le risorse (i volgarissimi
quattrini). Il carnet delle buone intenzioni è tanto spesso, così
come è sottile quello delle effettive risorse. A complicare le
cose ci si è messo anche il responsabile economico del Pd, Filippo
Taddei, che giusto ieri, intervenendo al convegno organizzato da
Prelios Sgr, ha spiegato: «Le riforme a costo zero sono poche e
sono capaci tutti di farle. Le altre, invece, hanno bisogno di
toccare la spesa corrente». Insomma, per fare la frittata bisogna
rompere le uovo. E fin qui tutti d'ac cordo. «Occorre ridurre le
tasse sul lavoro in modo duraturo e per farlo dobbiamo assicurare
coperture intervenendo sulla spesa e su una rimodulazione del
fisco». Come non lo spiega, però. Un po' più nel dettaglio Taddei
scende spiegando che il governo Renzi starebbe studiando una
rimodulazione delle rendite finanziarie: «Una rimodulazione della
tassazione ci sarà, perché c'è risparmio e risparmio, c'è
investimento e investimento. Non ci lanciamo in nessuna campagna
contro il risparmio». Un suggerimento: Taddei dovrebbe sapere che
l'Italia è l'unico Paese dell'Ue a gravare gli Enti di previdenza
di «un doppio balzello che tocca sia la pensione erogata sia i
rendimenti dei patrimoni accantonati dagli Enti», ha sottolineato
il presidente degli enti privatizzati (Adepp) Andrea Camporese. A
pagina 28 dell'Impegno Italia (libro dei sogni della gestione
Letta), ci sarebbe l'impegno a detassare i capital gain degli
enti. Basterebbe fare come Dilma la brasiliana: taglio di 26
miliardi di spese in 2 anni.
5. Sadun e Tremonti, Luttwak, Fitoussi e Taddei al convegno
di Caputi con Prelios
Il Messaggero - TREMONTI E SADUN -
21/02/2014
Proposta del responsabile economico del Pd Taddei
al convegno di Prelios
NEL PIANO DEL GOVERNO SARÀ INDICATO IN 12 MESI IL TEMPO NECESSARIO
PER IL TAGLIO DEL CUNEO FISCALE
ROMA Le tasse sulle rendite finanziarie saranno riviste. Ma non si
tratterà di un semplice ritocco all'insù delle aliquote. Nel
programma del Partito democratico ci sarà una «rimodulazione»,
perché ci sono «delle ragioni diverse per cui si risparmia» e
dunque il risparmio va trattato in maniera diversa. Ad alzare il
velo sui piani di Matteo Renzi per quanto riguarda le rendite, è
stato il nuovo responsabile economico del Partito democratico,
Filippo Taddei, durante un convegno organizzato ieri a Roma da
Prelios Sgr e al quale hanno preso parte anche l'ex ministro
dell'Economia, Giulio Tremonti, il responsabile per l'Italia del
Fondo monetario internazionale, Arrigo Sadun, il politologo Edward
Luttwak e l'economista Jean Paul Fitoussi. Dunque, il progetto al
quale lavorerebbe il Pd sarebbe quello di distinguere la
tassazione delle rendite innanzitutto a seconda del tipo di
prodotto, conto corrente, azioni, obbligazioni, e probabilmente
anche a seconda dell'ammontare investito. In realtà una
differenziazione già esisteva fino a qualche anno fa, quando gli
interessi erano tassati al 27% e le plusvalenze sulle azioni al
12,5%. Si tratterebbe, in sostanza, di un ritorno al passato.
Taddei ha anche parlato dell'abbattimento del cuneo fiscale. Il
governo ha in mente di tagliare le tasse sul lavorno nell'arco di
dodici mesi. Sulle modalità Taddei non si è sbottonato. Ma nel
programma del Pd ci sarebbe l'indicazione di un azzeramento della
componente lavoro dell'Irap nei prossimi quattro anni. Per l'anno
in corso, invece, l'ipotesi è quella di una riduzione del 10% che
costerebbe circa 2,5 miliardi di euro. Il panel precedente
all'intervento di Taddei ha ospitato un confronto tra Tremonti,
Luttwak e Sadun. Un confronto nel quale si è tornato a parlare
della crisi italiana dell'estate del 2011. L'ex ministro del
Tesoro italiano ha sottolineato come ancora a maggio di quell'anno
tutte le istituzioni, a partire dalla Banca d'Italia, indicassero
stabilità per il Paese e la sostenibilità delle sue finanze
pubbliche, facendo maliziosamente notare come le esposizioni di
Francia e Germania al rischio fossero decisamente più elevate di
quelle italiane. Sadun, invece, ha rivelato come il Fondo
monetario già al vertice del G20 di Cannes avesse pronto un
«contingency plan» per Roma e avesse provato ad imporlo al governo
pur senza poter dare in cambio aiuti finanziari. Un punto sul
quale lo stesso Sadun si è mostrato critico.