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La cupola di S. Gaudenzio a Novara, opera di Alessan-
dro Antonelli, è la più completa sintesi architettonica
dei profondi rapporti che intercorrono tra meccanica e
geometria, tra materia e costruzione, tra scienza e tec-
nica, un compendio costruito di scienza e arte del cos-
truire. Le complesse interrelazioni tra forma e struttura,
tra immagine dell’architettura e costruzione materica,
in un complesso giuoco di forme geometriche ed ele-
menti strutturali sono perfettamente evidenti nella
complessa costruzione del sistema architettonico-strut-
turale che costituisce l’ossatura muraria e portante de-
lla cupola antonelliana. Senza entrare nello specifico
della storia della costruzione della Basilica novarese
per la quale esiste una sufficiente letteratura di genere,
in questa breve nota si vuole affrontare il complesso e
forse anche tormentato percorso progettuale e costrutti-
vo che ha consentito ad Antonelli di realizzare e innal-
zare la più audace e alta costruzione muraria italiana di
tutta la storia dell’architettura. Opera d’arte unica, irri-
petibile, geniale e, purtroppo, ancora poco conosciuta e
studiata nei più reconditi misteri dell’arte della costru-
zione figlia di un importante maître à penser e simbolo
dell’ingegno costruttivo di uno dei più intriganti perso-
naggi dell’architettura italiana del XIX secolo.
ALESSANDRO ANTONELLI TRA FILOSOFIA
E SIMBOLISMO
Alessandro Antonelli (1798–1888), personaggio «mi-
nore» della cultura architettonica italiana dell’Ottocen-
to, considerato forse tale per una sua vocazione profes-
sionale di tipo «regionale», seppure noto a livello na-
zionale per la Sinagoga di Torino, meglio nota come
Mole Antonelliana (1863–1889), è lo stereotipo
dell’architetto-ingegnere-costruttore. Antonelli è archi-
tetto a tutto tondo, avvezzo all’uso delle geometrie e
all’impiego dei materiali secondo sistemi costruttivo-
tecnologici di raffinata sapienza, cultore della forma,
ma anche autentico conoscitore della firmitas delle
strutture nei più profondi recessi del comportamento
resistente e dei sistemi strutturali murari.
La consapevolezza di essere magister della «geo-
metria della riga e del compasso», disciplina insegna-
ta nelle Scuole di Applicazione per gli Ingegneri,
dove l’arte e la scienza del costruire sono «pane»
quotidiano per i futuri allievi ingegneri e architetti,
fornisce ad Antonelli la capacità di cimentarsi in «es-
perimenti» progettuali che travalicano i canoni cos-
truttivi dell’epoca. Tali canoni seppure conformi ad
una architettura del neoclassicismo altrimenti non ec-
cessivamente radicata in ambito italiano, come invece
nel resto d’Europa, per un classicismo d’antan tipica-
mente italiano che travalica lo spazio e il tempo, che è
«tradizione» architettonica che suggerisce Antonelli a
«rivestire» le sue architetture di elementi classici sep-
pure forse oramai anacronistici per l’epoca.
Ma Alessandro Antonelli sa andare oltre. La sua
capacità di utilizzare i materiali murari, di trasforma-
re la «pesantezza» della muratura in elementi struttu-
rali leggeri anche se a prima vista massicci, in armo-
niose figure architettoniche, in complessi intrecci di
La Basilica di S. Gaudenzio a Novara:
architettura di luci, forme e strutture
Massimo Corradi
111_09 Aju 034-012 Corradi 16/10/09 09:56 Página 357
Actas del Sexto Congreso Nacional de Historia de la Construcción, Valencia, 21-24 octubre 2009,
eds. S. Huerta, R. Marín, R. Soler, A. Zaragozá. Madrid: Instituto Juan de Herrera, 2009
forme resistenti, in giochi di forme, luci e strutture
che vanno oltre una «pratica» architettonica e cos-
truttiva per essere sperimentazione, ricerca, voglia di
provare quello che nessuno fino ad allora aveva osa-
to tentare; ebbene, tutte queste componenti formali,
358 M. Corradi
Figura 1
Sezione della Basilica di S. Gaudenzio. Archivio di Stato di
Novara
Figura 2
Interno della volta semicircolare impostata sul tamburo co-
lonnato detta «Gran Tazza»
Figura 3
Sistema di colonne giustapposte a sostegno delle «Gran
Tazza»
111_09 Aju 034-012 Corradi 16/10/09 09:57 Página 358
stilistiche, costruttive, tecniche, tecnologiche, struttu-
rali fanno di Alessandro Antonelli un innovatore, pa-
ragonabile per certi versi all’opera di un grande ar-
chitetto quale è stato Antoni Gaudì (1852–1926),
maestro nella sperimentazione architettonica forma-
le, costruttiva e strutturale.
Seppure la Mole di Torino rappresenta per la cul-
tura architettonica italiana e per la città di Torino
esempio del genio dell’architetto di Ghemme, la Ba-
silica di San Gaudenzio in Novara (1855–1878) è in-
vece l’espressione più raffinata è compiuta della sa-
pienza costruttiva dell’architetto piemontese,
esempio inimitabile di come sia possibile conciliare
la triade vitruviana della utilitas, firmitas e venustas
in un’opera costruita che travalica i confini della
prassi per divenire ingegno, coraggio, sperimentazio-
ne, compiutezza tecnica e strutturale, in un giuoco di
vuoti e di pieni che mostra le capacità della materia
di elevarsi a vette di magnificenza e arditezza
che, per citare le parole di Arthur Schopenahuer
(1788–1860), elevano l’Architettura al rango di dis-
ciplina principe dove l’Architettura è la vera lotta del
peso contro la gravità. Oltre una visione di tipo hege-
liano della architettura come progressiva compren-
sione e rivelazione attraverso il superamento dialetti-
co dell’esteriorità, Antonelli —nello spirito del
filosofo di Danzica— contrappone una architettura
delle forme, delle materie e delle strutture mossa e
dominata da un principio irrazionale: la volontà.
Infatti, la volontà dell’architetto piemontese, che
non è quella di stupire, ma di studiare, conoscere,
sperimentare, forme, materiali, strutture, re-interpreta
in architettura quella che è la distinzione kantiana tra
fenomeno e noumeno, tra ciò che si manifesta all’in-
terno delle forme, che da trascendentali diventano
La Basilica di S. Gaudenzio a Novara 359
Figura 4
Arconi sghembi di sostegno del tamburo della cupola. In
questa immagine si vedono i conci lapidei di irrigidimento
della chiave e il sistema di concatenamento orizzontale
Figura 5
Il sistema strutturale dell’ «imbuto» Antonelliano: sezione
trasversale. Archivio di Stato di Novara
111_09 Aju 034-012 Corradi 16/10/09 09:57 Página 359
necessariamente materiali fino a diventare oggetto
materico, compiuto, formale, artistico, e l’architettu-
ra in sé, in- sperimentale, e quindi in- conoscibile se
non attraverso la formazione culturale, umana e artis-
tica dell’architetto progettista e costruttore.
Nell’opera di Antonelli il dominio della ragione,
della forma, della rappresentazione diventa attraverso
la materia quello della conoscenza concepita come
rapporto tra architettura immaginata e architettura
costruita, vincolata alle forme, allo spazio e al tempo,
dove il principio di causalità si traduce in un vero e
proprio principio di ragion sufficiente per la compren-
sione dell’architettura nella sua complessità di rap-
porti tra forma, materia e struttura, dove tutto è pensa-
to con intelligenza e raziocinio, con passione e gusto
artistico, con coscienza tecnica e capacità tecnologica
e nulla è lasciato al caso se non il caso diventa per
Antonelli prassi consolidata e capacità progettuale.
Se l’arte è opera del genio —come scrive Scho-
penhauer (Schopenhauer [1891] 1991)— l’architet-
tura è per Antonelli la traduzione di un insieme di
saperi che coinvolge l’arte, la geometria, la statica,
la resistenza dei materiali, i numeri negli oggetti, la
geometria nelle forme, i pesi nelle materie, al fine di
cogliere e tramutare in opera costruita le idee «eter-
ne» che sovrintendono l’ idée constructive in archi-
tecture (Malverti 1987). Questo processo intellettua-
le permette di riprodurre le idee e di comunicarle
attraverso e per mezzo di diverse forme espressive;
così come avviene per l’arte e la poesia. L’architet-
tura è tale, come scrive il filosofo tedesco, che «la
sua origine unica è la conoscenza delle idee; il suo
unico fine, la comunicazione di tale conoscenza»
(Schopenhauer [1819] 1991, 223). In questo senso il
«genio» di Antonelli traduce un pensiero «forte» in
architettura costruita, portando le capacità e il «dono
innato» dell’architetto costruttore al grado supremo
delle possibilità insite in ogni uomo, in ogni proget-
tista, in ogni architetto. Nondimeno, la Basilica di
San Gaudenzio è considerata l’edificio in muratura
più alto del mondo. In questo senso si capisce la for-
te volontà dell’architetto piemontese di travalicare i
limiti della ragione umana, anche a dispetto di una
committenza cieca e tenacemente legata solo al lato
economico della costruzione, a progettare e costrui-
re, seppure grazie ad un artificio progettuale che ha
visto crescere passo dopo passo la cupola della basi-
lica gaudenziana, un’architettura che diventa sogget-
to puro della conoscenza sia nei termini vitruviani
360 M. Corradi
Figura 6
Sistema delle volte ribassate di irrigidimento dell’ «imbuto»
murario
Figura 7
Particolare delle strutture verticali dell’ «imbuto» in corris-
pondenza dell’estradosso della «Gran Tazza»
111_09 Aju 034-012 Corradi 16/10/09 09:57 Página 360
già ricordati, ma, e soprattutto, nel saper estrarre dai
più reconditi luoghi della memoria e della conoscen-
za quella capacità di astrarre dalle cose particolari,
siano esse forme architettoniche, elementi struttura-
li, materiali, oggetti, le loro relazioni, interconnes-
sioni, capacità di dialogare all’interno di un sogget-
to, l’architettura della Basilica di San Gaudenzio,
che finisce per perdersi nell’intuizione geniale di
ogni forma, di ogni elemento costruttivo, di qualsi-
voglia struttura, dimenticando la propria individua-
lità e diventando così la valenza metafisica di una
vera e propria «liberazione» della conoscenza dalla
propria sottomissione alla volontà.
L’architettura della basilica antonelliana diventa
allora la sublimazione di un processo progettuale e
conoscitivo delle possibilità formali, materiche e
strutturali dell’architettura muraria, considerata come
«arte bella», e prescindendo dalla sua destinazione ai
fini pratici; in questo senso l’architettura di Antonelli
è al servizio della volontà e della conoscenza pura,
essa favorisce l’intuizione di idee relative al com-
plesso intreccio di saperi che coinvolge l’architetto
piemontese nell’atto progettuale, oggettivazione de-
lla sua forte volontà a conseguire il complesso e tra-
durlo in semplice, come «il peso, la coesione, la rigi-
dità, la durezza». La sua architettura, allora, è
contemplata come opera d’arte, ma anche come
esempio di una maestria nell’uso della geometria ele-
mentare (la cupola esterna e un arco di circonferen-
za) propria di una tradizione matematica che richia-
ma l’uso di strumenti semplici, la riga e il compasso,
e della consapevolezza statica e materica che esibisce
la lotta tra il peso che lo trascinerebbe verso il basso
rendendolo una massa informe, e la rigidità che gli
conferisce forma e verticalità. Antonelli, così, prean-
nuncia una rivoluzione nell’arte e nella scienza del
costruire che vedrà impegnati dopo di lui personaggi
più o meno noti dell’ingegneria e dell’architettura
come, tra i tanti, Paul Séjourné (1851–1939), costrut-
tore di arditi ponti in muratura e carismatica figura
La Basilica di S. Gaudenzio a Novara 361
Figura 8
Particolare delle strutture verticali dell’ «imbuto» in corris-
pondenza dell’imposta della cupola esterna
Figura 9
Particolare della cupola esterna: imposta
111_09 Aju 034-012 Corradi 16/10/09 09:57 Página 361
dell’ultimo periodo dell’architettura muraria (Séjour-
né 1913–16) e il già menzionato Antoni Gaudì il cui
appellativo, l’architetto di Dio, bene esplicita la vo-
lontà dell’uomo di superare i limiti dell’esperienza
sensibile, della realtà materiale, con la volontà di
progettare e costruire architetture che trascendono
ogni possibilità di comprensione.
LA BASILICA ANTONELLIANA
La Basilica di San Gaudenzio a Novara è dunque la
sintesi più raffinata e compiuta della genialità proget-
tuale, artistica, costruttiva e strutturale di Alessandro
Antonelli, seppure la stessa è limitata alla costruzio-
ne della sola cupola, essendo la basilica opera sette-
centesca (1577–1690) dell’architetto Pellegrino Ti-
baldi (1527–1596).
Prima dell’esperienza della Sinagoga torinese
(1863–1889), poi Museo del Risorgimento, opera che
darà fama all’architetto piemontese, Antonelli si dedi-
ca alla progettazione (iniziata nel 1841) e alla costru-
zione (1844–1878) della Basilica di Novara. Impresa
eccezionale per progettualità, ardimento costruttivo,
tecnica di cantiere e, soprattutto, capacità di interseca-
re tra loro distinte e diverse complessità legate alla
forma, seppure basata su geometrie elementari, ne fa
fede il compasso conservato nell’omonima sala, alla
struttura, che impegnò forze ed energia oltre i limiti
delle capacità umane, all’immagine in grado di stupi-
re con la costruzione dell’inimmaginabile.
Il percorso progettuale seguito dal Alessandro Anto-
nelli per la realizzazione della cupola di San Gauden-
zio disvela la forte volontà dell’architetto di superare i
limiti della tradizione architettonica e costruttiva coeva
con un’opera che deve e vuole essere momento di ri-
cerca e sperimentazione delle capacità umane e delle
proprietà della materia di interloquire in una dialettica
positivistica che esaltando il progresso delle scienze,
delle tecniche e delle tecnologie deve coniugare ciò
che è reale, concreto, sperimentale, contrapponendosi
a ciò che è solo formale o in termini più generali as-
tratto legato all’immagine dell’architettura piuttosto
che alla sua forma materiale e artistica, ciò che è utile,
efficace, produttivo in opposizione a ciò che è inutile,
vacuo fine a se stesso come poteva essere l’architettura
classica o neo-classica. Infatti, il classicismo di Anto-
nelli supera i confini dell’architettura costruita e so-
prattutto i temi cari ad una cultura romantica e idealista
così da ripercorrere la strada tracciata dal positivismo
di Claude Henri de Rouvroy, conte di Saint-Simon
(1760–1825) nella sua opera Il catechismo degli indus-
triali (Saint-Simon 1823–24) che venne diffuso da Au-
guste Comte (1798–1857) quando nel 1830 pubblicò il
primo volume del Corso di filosofia positiva (Comte
1830). In questo senso si può dire che il positivismo di
Antonelli, messa da parte la filosofia idealistica consi-
derata come un’inutile astrazione metafisica, si caratte-
rizza per la fiducia nel progresso scientifico e per il
tentativo di applicare il metodo scientifico a tutte le
sfere della conoscenza e della vita umana e, soprattut-
to, all’architettura costruita e non a quella immaginata
e disegnata nelle scuole di Beaux-Artes.
Il progetto di Antonelli segue un pensiero forte
che in un percorso inframmezzato da successivi ap-
profondimenti sa coniugare le problematiche artisti-
che, compositive, progettuale e tecnicistiche con l’e-
sistente. L’idea costruttiva dell’architetto piemontese
è tuttavia volta ad una ricerca formale, strutturale e
362 M. Corradi
Figura 10
Particolare della cupola esterna: sommità
111_09 Aju 034-012 Corradi 16/10/09 09:57 Página 362
tecnologica che sa coniugare l’antico, ovvero l’esis-
tente, con il moderno —nel senso di rinnovamento di
caratteri e principi ermeneutici dell’architettura in
termini Heidegerriani, l’autenticità della costruzione
che non è semplicemente un presupposto empirico
per la conoscenza del momento progettuale— ovvero
il classicismo formale traslitterato con l’impiego di
ardite soluzioni strutturali, con un uso appropriato e
idoneo, quasi zelante, con una pignoleria che può a
prima vista sfiorare l’eccesso (vedi l’uso delle malte,
dei laterizi sagomati a mano negli arconi di sostegno
del tamburo, nell’uso della pietra massiccia, dura,
compatta, nei concatenamenti e nelle chiavi e chia-
varde di ferro), con un’attenzione alle nuove esigen-
ze di una tecnica che vuole anche essere spettacolare,
pur contenuta tenacemente e con ferrea volontà
all’interno di una ragione costruttiva che non ammet-
te deroghe e ripensamenti all’uso ragionato e intelli-
gente dei materiali e delle strutture.
Il progetto della cupola di san Gaudenzio si concre-
tizza allora in una ricerca che si può compendiare in
un canone che vede tre temi progettuali che l’architet-
to deve svolgere: il problema della forma architettoni-
ca, la scelta del modello strutturale, l’uso appropriato
dei materiali. In questo senso Antonelli è innovatore.
Seppure legato a conoscenze artistiche proprie di un
classicismo romano delle scuole di Architettura o me-
glio sarebbe dire di Belle Arti, di un classicismo di
maniera di matrice piemontese che privilegia il diseg-
no, l’ornato, la composizione architettonica al mo-
mento meramente tecnico, strutturale, materiale, An-
tonelli è comunque partecipe, seppure a modo suo, di
un progresso scientifico —e in particolare delle scien-
ze meccaniche— che mette alla prova la sua capacità
di intuire il comportamento statico degli elementi
strutturali, siano essi presi singolarmente che nel con-
testo di strutture complesse o di grande complessità;
la capacità dell’architetto è dunque quella di tradurre
queste intuizioni in un processo di concatenazione di
strutture, presidi statici, elementi portanti, spingenti,
di archi, di volte, di contrafforti in una sinfonia strut-
turale che attraverso un alternarsi di masse e di vuoti,
La Basilica di S. Gaudenzio a Novara 363
Figura 11
Archi di irrigidimento
Figura 12
Sistema di archi di irrigidimento e contro-archi di scarico
111_09 Aju 034-012 Corradi 16/10/09 09:57 Página 363
di pesi e di forze, di ombre e di luci, innalza passo
dopo passo la cupola Gaudenziana alle più elevate
vette della ricerca formale e strutturale. Il tamburo
con gli ordini interni ed esterni di colonne, pilastri, e
ancora colonne monolitiche giustapposti; la «gran
tazza» che copre la perfetta geometria circonferenzia-
le del transetto su cui si imposta e da cui si dipartono
gli ordini colonnati; l’imbuto strutturale che si erge
fino alla sommità della cupola esterna che si svuota in
una successione di nervature portanti collegate da
volte ribassate di irrigidimento forate in chiave con
un occhio per mantenere il senso di verticalità fino
alla sommità e contraffortate da archi e contro-archi
di scarico; l’arditezza della cupola esterna in foglio
costolonata da nervature secondo i meridiani e i para-
lleli che denunciano dall’interno la volontà di creare
vuoti colmati solamente da un piano materico in late-
rizio in foglio, fino alla lanterna che per successive
giustapposizioni di piani si erge imperniata sulla scala
elicoidale in muratura.
La lettura della costruzione Antonelliana è allora
come uno spartito di una sinfonia Rossiniana dove un
crescendo di immagini artistiche, formali e strutturali
accompagna l’osservatore alla sommità della costruzio-
ne dove doveva ergersi la statua del Cristo Salvatore.
Dalla imponenza e pesantezza della muratura Ti-
baldiana, alla leggerezza della scala in laterizio e pie-
tra, dal massiccio formalismo strutturale degli archi
sghembi che sostengono il tamburo, alla sottile
vacuità della cupola laterizia in foglio (spessore
12 cm), rivestita di un «cappotto» lapideo ma sempli-
cemente imperniato nelle costole con chiavarde di fe-
rro, quasi un tessuto rivestito di pelle forte e dura che
si erge su una muscolatura corporea possente ma lon-
gilinea posta intorno ad una ossatura muraria che
rappresenta il pensiero forte della concezione struttu-
rale della costruzione e del progetto Antonelliano.
Ma in questo raffinato processo di progettazione e
composizione architettonica Alessandro Antonelli
mostra il suo grande ingegno di architetto-costruttore,
Maître d’Ouvrage et Architecture, uso all’impiego di
materiali con intelligenza e dovizia, alla scelta di ele-
menti e strutture le più confacenti al tema estetico e
progettuale della sua architettura, ad una ricerca for-
male che non è solo disegno di architettura, rappre-
sentazione, ma volontà tradotta in materia di creare
soluzioni che superino il dominio della ragione e de-
lla forma in un connubio che solo pochi architetti
dell’epoca o a lui successivi hanno saputo e sapranno
espletare con ardimento e perizia, sapere e coraggio.
Ma non il coraggio inconsapevole dell’ingenuo che
sfida l’incoscienza, ma il coraggio dettato dalla sa-
pienza dell’antico costruttore di Galileiana memoria.
LISTA DE REFERENCIAS
Comte, Auguste. 1830–42. Cours de philosophie positive.
Paris: Rouen frères (Bachelier).
Malverti, Xavier. 1987. L’idée constructive en Architecture.
Paris: Picard (Edition dirige Xavier Malverti).
Saint-Simon, Claude Henri de Rouvroy, conte di. 1823–24.
Catéchisme des industriels. Paris: impr. de Sétier.
Schopenhauer, Arthur. [1819] 1991. Il mondo come volontà e
rappresentazione. Milano: Mursia. Edizione originale: Die
Welt als Wille und Vorstellung. Leipzig: Brodhaus 1819.
Séjourné, Paul. 1913–16. Grandes Voûtes. Bourges: Impri-
merie Vve Tardy-Pigelet et fils.
364 M. Corradi
Figura 13
La struttura portante dell’ «imbuto» Antonelliano con gli
archi di alleggerimento della massa muraria e i blocchi lapi-
dei di irrigidimento e regolarizzazione dei piani di trasmis-
sione degli sforzi verticali
111_09 Aju 034-012 Corradi 16/10/09 09:57 Página 364

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La basilica di S.Gaudenzio a Novara: Architettura di luci, forme e strutture

  • 1. La cupola di S. Gaudenzio a Novara, opera di Alessan- dro Antonelli, è la più completa sintesi architettonica dei profondi rapporti che intercorrono tra meccanica e geometria, tra materia e costruzione, tra scienza e tec- nica, un compendio costruito di scienza e arte del cos- truire. Le complesse interrelazioni tra forma e struttura, tra immagine dell’architettura e costruzione materica, in un complesso giuoco di forme geometriche ed ele- menti strutturali sono perfettamente evidenti nella complessa costruzione del sistema architettonico-strut- turale che costituisce l’ossatura muraria e portante de- lla cupola antonelliana. Senza entrare nello specifico della storia della costruzione della Basilica novarese per la quale esiste una sufficiente letteratura di genere, in questa breve nota si vuole affrontare il complesso e forse anche tormentato percorso progettuale e costrutti- vo che ha consentito ad Antonelli di realizzare e innal- zare la più audace e alta costruzione muraria italiana di tutta la storia dell’architettura. Opera d’arte unica, irri- petibile, geniale e, purtroppo, ancora poco conosciuta e studiata nei più reconditi misteri dell’arte della costru- zione figlia di un importante maître à penser e simbolo dell’ingegno costruttivo di uno dei più intriganti perso- naggi dell’architettura italiana del XIX secolo. ALESSANDRO ANTONELLI TRA FILOSOFIA E SIMBOLISMO Alessandro Antonelli (1798–1888), personaggio «mi- nore» della cultura architettonica italiana dell’Ottocen- to, considerato forse tale per una sua vocazione profes- sionale di tipo «regionale», seppure noto a livello na- zionale per la Sinagoga di Torino, meglio nota come Mole Antonelliana (1863–1889), è lo stereotipo dell’architetto-ingegnere-costruttore. Antonelli è archi- tetto a tutto tondo, avvezzo all’uso delle geometrie e all’impiego dei materiali secondo sistemi costruttivo- tecnologici di raffinata sapienza, cultore della forma, ma anche autentico conoscitore della firmitas delle strutture nei più profondi recessi del comportamento resistente e dei sistemi strutturali murari. La consapevolezza di essere magister della «geo- metria della riga e del compasso», disciplina insegna- ta nelle Scuole di Applicazione per gli Ingegneri, dove l’arte e la scienza del costruire sono «pane» quotidiano per i futuri allievi ingegneri e architetti, fornisce ad Antonelli la capacità di cimentarsi in «es- perimenti» progettuali che travalicano i canoni cos- truttivi dell’epoca. Tali canoni seppure conformi ad una architettura del neoclassicismo altrimenti non ec- cessivamente radicata in ambito italiano, come invece nel resto d’Europa, per un classicismo d’antan tipica- mente italiano che travalica lo spazio e il tempo, che è «tradizione» architettonica che suggerisce Antonelli a «rivestire» le sue architetture di elementi classici sep- pure forse oramai anacronistici per l’epoca. Ma Alessandro Antonelli sa andare oltre. La sua capacità di utilizzare i materiali murari, di trasforma- re la «pesantezza» della muratura in elementi struttu- rali leggeri anche se a prima vista massicci, in armo- niose figure architettoniche, in complessi intrecci di La Basilica di S. Gaudenzio a Novara: architettura di luci, forme e strutture Massimo Corradi 111_09 Aju 034-012 Corradi 16/10/09 09:56 Página 357 Actas del Sexto Congreso Nacional de Historia de la Construcción, Valencia, 21-24 octubre 2009, eds. S. Huerta, R. Marín, R. Soler, A. Zaragozá. Madrid: Instituto Juan de Herrera, 2009
  • 2. forme resistenti, in giochi di forme, luci e strutture che vanno oltre una «pratica» architettonica e cos- truttiva per essere sperimentazione, ricerca, voglia di provare quello che nessuno fino ad allora aveva osa- to tentare; ebbene, tutte queste componenti formali, 358 M. Corradi Figura 1 Sezione della Basilica di S. Gaudenzio. Archivio di Stato di Novara Figura 2 Interno della volta semicircolare impostata sul tamburo co- lonnato detta «Gran Tazza» Figura 3 Sistema di colonne giustapposte a sostegno delle «Gran Tazza» 111_09 Aju 034-012 Corradi 16/10/09 09:57 Página 358
  • 3. stilistiche, costruttive, tecniche, tecnologiche, struttu- rali fanno di Alessandro Antonelli un innovatore, pa- ragonabile per certi versi all’opera di un grande ar- chitetto quale è stato Antoni Gaudì (1852–1926), maestro nella sperimentazione architettonica forma- le, costruttiva e strutturale. Seppure la Mole di Torino rappresenta per la cul- tura architettonica italiana e per la città di Torino esempio del genio dell’architetto di Ghemme, la Ba- silica di San Gaudenzio in Novara (1855–1878) è in- vece l’espressione più raffinata è compiuta della sa- pienza costruttiva dell’architetto piemontese, esempio inimitabile di come sia possibile conciliare la triade vitruviana della utilitas, firmitas e venustas in un’opera costruita che travalica i confini della prassi per divenire ingegno, coraggio, sperimentazio- ne, compiutezza tecnica e strutturale, in un giuoco di vuoti e di pieni che mostra le capacità della materia di elevarsi a vette di magnificenza e arditezza che, per citare le parole di Arthur Schopenahuer (1788–1860), elevano l’Architettura al rango di dis- ciplina principe dove l’Architettura è la vera lotta del peso contro la gravità. Oltre una visione di tipo hege- liano della architettura come progressiva compren- sione e rivelazione attraverso il superamento dialetti- co dell’esteriorità, Antonelli —nello spirito del filosofo di Danzica— contrappone una architettura delle forme, delle materie e delle strutture mossa e dominata da un principio irrazionale: la volontà. Infatti, la volontà dell’architetto piemontese, che non è quella di stupire, ma di studiare, conoscere, sperimentare, forme, materiali, strutture, re-interpreta in architettura quella che è la distinzione kantiana tra fenomeno e noumeno, tra ciò che si manifesta all’in- terno delle forme, che da trascendentali diventano La Basilica di S. Gaudenzio a Novara 359 Figura 4 Arconi sghembi di sostegno del tamburo della cupola. In questa immagine si vedono i conci lapidei di irrigidimento della chiave e il sistema di concatenamento orizzontale Figura 5 Il sistema strutturale dell’ «imbuto» Antonelliano: sezione trasversale. Archivio di Stato di Novara 111_09 Aju 034-012 Corradi 16/10/09 09:57 Página 359
  • 4. necessariamente materiali fino a diventare oggetto materico, compiuto, formale, artistico, e l’architettu- ra in sé, in- sperimentale, e quindi in- conoscibile se non attraverso la formazione culturale, umana e artis- tica dell’architetto progettista e costruttore. Nell’opera di Antonelli il dominio della ragione, della forma, della rappresentazione diventa attraverso la materia quello della conoscenza concepita come rapporto tra architettura immaginata e architettura costruita, vincolata alle forme, allo spazio e al tempo, dove il principio di causalità si traduce in un vero e proprio principio di ragion sufficiente per la compren- sione dell’architettura nella sua complessità di rap- porti tra forma, materia e struttura, dove tutto è pensa- to con intelligenza e raziocinio, con passione e gusto artistico, con coscienza tecnica e capacità tecnologica e nulla è lasciato al caso se non il caso diventa per Antonelli prassi consolidata e capacità progettuale. Se l’arte è opera del genio —come scrive Scho- penhauer (Schopenhauer [1891] 1991)— l’architet- tura è per Antonelli la traduzione di un insieme di saperi che coinvolge l’arte, la geometria, la statica, la resistenza dei materiali, i numeri negli oggetti, la geometria nelle forme, i pesi nelle materie, al fine di cogliere e tramutare in opera costruita le idee «eter- ne» che sovrintendono l’ idée constructive in archi- tecture (Malverti 1987). Questo processo intellettua- le permette di riprodurre le idee e di comunicarle attraverso e per mezzo di diverse forme espressive; così come avviene per l’arte e la poesia. L’architet- tura è tale, come scrive il filosofo tedesco, che «la sua origine unica è la conoscenza delle idee; il suo unico fine, la comunicazione di tale conoscenza» (Schopenhauer [1819] 1991, 223). In questo senso il «genio» di Antonelli traduce un pensiero «forte» in architettura costruita, portando le capacità e il «dono innato» dell’architetto costruttore al grado supremo delle possibilità insite in ogni uomo, in ogni proget- tista, in ogni architetto. Nondimeno, la Basilica di San Gaudenzio è considerata l’edificio in muratura più alto del mondo. In questo senso si capisce la for- te volontà dell’architetto piemontese di travalicare i limiti della ragione umana, anche a dispetto di una committenza cieca e tenacemente legata solo al lato economico della costruzione, a progettare e costrui- re, seppure grazie ad un artificio progettuale che ha visto crescere passo dopo passo la cupola della basi- lica gaudenziana, un’architettura che diventa sogget- to puro della conoscenza sia nei termini vitruviani 360 M. Corradi Figura 6 Sistema delle volte ribassate di irrigidimento dell’ «imbuto» murario Figura 7 Particolare delle strutture verticali dell’ «imbuto» in corris- pondenza dell’estradosso della «Gran Tazza» 111_09 Aju 034-012 Corradi 16/10/09 09:57 Página 360
  • 5. già ricordati, ma, e soprattutto, nel saper estrarre dai più reconditi luoghi della memoria e della conoscen- za quella capacità di astrarre dalle cose particolari, siano esse forme architettoniche, elementi struttura- li, materiali, oggetti, le loro relazioni, interconnes- sioni, capacità di dialogare all’interno di un sogget- to, l’architettura della Basilica di San Gaudenzio, che finisce per perdersi nell’intuizione geniale di ogni forma, di ogni elemento costruttivo, di qualsi- voglia struttura, dimenticando la propria individua- lità e diventando così la valenza metafisica di una vera e propria «liberazione» della conoscenza dalla propria sottomissione alla volontà. L’architettura della basilica antonelliana diventa allora la sublimazione di un processo progettuale e conoscitivo delle possibilità formali, materiche e strutturali dell’architettura muraria, considerata come «arte bella», e prescindendo dalla sua destinazione ai fini pratici; in questo senso l’architettura di Antonelli è al servizio della volontà e della conoscenza pura, essa favorisce l’intuizione di idee relative al com- plesso intreccio di saperi che coinvolge l’architetto piemontese nell’atto progettuale, oggettivazione de- lla sua forte volontà a conseguire il complesso e tra- durlo in semplice, come «il peso, la coesione, la rigi- dità, la durezza». La sua architettura, allora, è contemplata come opera d’arte, ma anche come esempio di una maestria nell’uso della geometria ele- mentare (la cupola esterna e un arco di circonferen- za) propria di una tradizione matematica che richia- ma l’uso di strumenti semplici, la riga e il compasso, e della consapevolezza statica e materica che esibisce la lotta tra il peso che lo trascinerebbe verso il basso rendendolo una massa informe, e la rigidità che gli conferisce forma e verticalità. Antonelli, così, prean- nuncia una rivoluzione nell’arte e nella scienza del costruire che vedrà impegnati dopo di lui personaggi più o meno noti dell’ingegneria e dell’architettura come, tra i tanti, Paul Séjourné (1851–1939), costrut- tore di arditi ponti in muratura e carismatica figura La Basilica di S. Gaudenzio a Novara 361 Figura 8 Particolare delle strutture verticali dell’ «imbuto» in corris- pondenza dell’imposta della cupola esterna Figura 9 Particolare della cupola esterna: imposta 111_09 Aju 034-012 Corradi 16/10/09 09:57 Página 361
  • 6. dell’ultimo periodo dell’architettura muraria (Séjour- né 1913–16) e il già menzionato Antoni Gaudì il cui appellativo, l’architetto di Dio, bene esplicita la vo- lontà dell’uomo di superare i limiti dell’esperienza sensibile, della realtà materiale, con la volontà di progettare e costruire architetture che trascendono ogni possibilità di comprensione. LA BASILICA ANTONELLIANA La Basilica di San Gaudenzio a Novara è dunque la sintesi più raffinata e compiuta della genialità proget- tuale, artistica, costruttiva e strutturale di Alessandro Antonelli, seppure la stessa è limitata alla costruzio- ne della sola cupola, essendo la basilica opera sette- centesca (1577–1690) dell’architetto Pellegrino Ti- baldi (1527–1596). Prima dell’esperienza della Sinagoga torinese (1863–1889), poi Museo del Risorgimento, opera che darà fama all’architetto piemontese, Antonelli si dedi- ca alla progettazione (iniziata nel 1841) e alla costru- zione (1844–1878) della Basilica di Novara. Impresa eccezionale per progettualità, ardimento costruttivo, tecnica di cantiere e, soprattutto, capacità di interseca- re tra loro distinte e diverse complessità legate alla forma, seppure basata su geometrie elementari, ne fa fede il compasso conservato nell’omonima sala, alla struttura, che impegnò forze ed energia oltre i limiti delle capacità umane, all’immagine in grado di stupi- re con la costruzione dell’inimmaginabile. Il percorso progettuale seguito dal Alessandro Anto- nelli per la realizzazione della cupola di San Gauden- zio disvela la forte volontà dell’architetto di superare i limiti della tradizione architettonica e costruttiva coeva con un’opera che deve e vuole essere momento di ri- cerca e sperimentazione delle capacità umane e delle proprietà della materia di interloquire in una dialettica positivistica che esaltando il progresso delle scienze, delle tecniche e delle tecnologie deve coniugare ciò che è reale, concreto, sperimentale, contrapponendosi a ciò che è solo formale o in termini più generali as- tratto legato all’immagine dell’architettura piuttosto che alla sua forma materiale e artistica, ciò che è utile, efficace, produttivo in opposizione a ciò che è inutile, vacuo fine a se stesso come poteva essere l’architettura classica o neo-classica. Infatti, il classicismo di Anto- nelli supera i confini dell’architettura costruita e so- prattutto i temi cari ad una cultura romantica e idealista così da ripercorrere la strada tracciata dal positivismo di Claude Henri de Rouvroy, conte di Saint-Simon (1760–1825) nella sua opera Il catechismo degli indus- triali (Saint-Simon 1823–24) che venne diffuso da Au- guste Comte (1798–1857) quando nel 1830 pubblicò il primo volume del Corso di filosofia positiva (Comte 1830). In questo senso si può dire che il positivismo di Antonelli, messa da parte la filosofia idealistica consi- derata come un’inutile astrazione metafisica, si caratte- rizza per la fiducia nel progresso scientifico e per il tentativo di applicare il metodo scientifico a tutte le sfere della conoscenza e della vita umana e, soprattut- to, all’architettura costruita e non a quella immaginata e disegnata nelle scuole di Beaux-Artes. Il progetto di Antonelli segue un pensiero forte che in un percorso inframmezzato da successivi ap- profondimenti sa coniugare le problematiche artisti- che, compositive, progettuale e tecnicistiche con l’e- sistente. L’idea costruttiva dell’architetto piemontese è tuttavia volta ad una ricerca formale, strutturale e 362 M. Corradi Figura 10 Particolare della cupola esterna: sommità 111_09 Aju 034-012 Corradi 16/10/09 09:57 Página 362
  • 7. tecnologica che sa coniugare l’antico, ovvero l’esis- tente, con il moderno —nel senso di rinnovamento di caratteri e principi ermeneutici dell’architettura in termini Heidegerriani, l’autenticità della costruzione che non è semplicemente un presupposto empirico per la conoscenza del momento progettuale— ovvero il classicismo formale traslitterato con l’impiego di ardite soluzioni strutturali, con un uso appropriato e idoneo, quasi zelante, con una pignoleria che può a prima vista sfiorare l’eccesso (vedi l’uso delle malte, dei laterizi sagomati a mano negli arconi di sostegno del tamburo, nell’uso della pietra massiccia, dura, compatta, nei concatenamenti e nelle chiavi e chia- varde di ferro), con un’attenzione alle nuove esigen- ze di una tecnica che vuole anche essere spettacolare, pur contenuta tenacemente e con ferrea volontà all’interno di una ragione costruttiva che non ammet- te deroghe e ripensamenti all’uso ragionato e intelli- gente dei materiali e delle strutture. Il progetto della cupola di san Gaudenzio si concre- tizza allora in una ricerca che si può compendiare in un canone che vede tre temi progettuali che l’architet- to deve svolgere: il problema della forma architettoni- ca, la scelta del modello strutturale, l’uso appropriato dei materiali. In questo senso Antonelli è innovatore. Seppure legato a conoscenze artistiche proprie di un classicismo romano delle scuole di Architettura o me- glio sarebbe dire di Belle Arti, di un classicismo di maniera di matrice piemontese che privilegia il diseg- no, l’ornato, la composizione architettonica al mo- mento meramente tecnico, strutturale, materiale, An- tonelli è comunque partecipe, seppure a modo suo, di un progresso scientifico —e in particolare delle scien- ze meccaniche— che mette alla prova la sua capacità di intuire il comportamento statico degli elementi strutturali, siano essi presi singolarmente che nel con- testo di strutture complesse o di grande complessità; la capacità dell’architetto è dunque quella di tradurre queste intuizioni in un processo di concatenazione di strutture, presidi statici, elementi portanti, spingenti, di archi, di volte, di contrafforti in una sinfonia strut- turale che attraverso un alternarsi di masse e di vuoti, La Basilica di S. Gaudenzio a Novara 363 Figura 11 Archi di irrigidimento Figura 12 Sistema di archi di irrigidimento e contro-archi di scarico 111_09 Aju 034-012 Corradi 16/10/09 09:57 Página 363
  • 8. di pesi e di forze, di ombre e di luci, innalza passo dopo passo la cupola Gaudenziana alle più elevate vette della ricerca formale e strutturale. Il tamburo con gli ordini interni ed esterni di colonne, pilastri, e ancora colonne monolitiche giustapposti; la «gran tazza» che copre la perfetta geometria circonferenzia- le del transetto su cui si imposta e da cui si dipartono gli ordini colonnati; l’imbuto strutturale che si erge fino alla sommità della cupola esterna che si svuota in una successione di nervature portanti collegate da volte ribassate di irrigidimento forate in chiave con un occhio per mantenere il senso di verticalità fino alla sommità e contraffortate da archi e contro-archi di scarico; l’arditezza della cupola esterna in foglio costolonata da nervature secondo i meridiani e i para- lleli che denunciano dall’interno la volontà di creare vuoti colmati solamente da un piano materico in late- rizio in foglio, fino alla lanterna che per successive giustapposizioni di piani si erge imperniata sulla scala elicoidale in muratura. La lettura della costruzione Antonelliana è allora come uno spartito di una sinfonia Rossiniana dove un crescendo di immagini artistiche, formali e strutturali accompagna l’osservatore alla sommità della costruzio- ne dove doveva ergersi la statua del Cristo Salvatore. Dalla imponenza e pesantezza della muratura Ti- baldiana, alla leggerezza della scala in laterizio e pie- tra, dal massiccio formalismo strutturale degli archi sghembi che sostengono il tamburo, alla sottile vacuità della cupola laterizia in foglio (spessore 12 cm), rivestita di un «cappotto» lapideo ma sempli- cemente imperniato nelle costole con chiavarde di fe- rro, quasi un tessuto rivestito di pelle forte e dura che si erge su una muscolatura corporea possente ma lon- gilinea posta intorno ad una ossatura muraria che rappresenta il pensiero forte della concezione struttu- rale della costruzione e del progetto Antonelliano. Ma in questo raffinato processo di progettazione e composizione architettonica Alessandro Antonelli mostra il suo grande ingegno di architetto-costruttore, Maître d’Ouvrage et Architecture, uso all’impiego di materiali con intelligenza e dovizia, alla scelta di ele- menti e strutture le più confacenti al tema estetico e progettuale della sua architettura, ad una ricerca for- male che non è solo disegno di architettura, rappre- sentazione, ma volontà tradotta in materia di creare soluzioni che superino il dominio della ragione e de- lla forma in un connubio che solo pochi architetti dell’epoca o a lui successivi hanno saputo e sapranno espletare con ardimento e perizia, sapere e coraggio. Ma non il coraggio inconsapevole dell’ingenuo che sfida l’incoscienza, ma il coraggio dettato dalla sa- pienza dell’antico costruttore di Galileiana memoria. LISTA DE REFERENCIAS Comte, Auguste. 1830–42. Cours de philosophie positive. Paris: Rouen frères (Bachelier). Malverti, Xavier. 1987. L’idée constructive en Architecture. Paris: Picard (Edition dirige Xavier Malverti). Saint-Simon, Claude Henri de Rouvroy, conte di. 1823–24. Catéchisme des industriels. Paris: impr. de Sétier. Schopenhauer, Arthur. [1819] 1991. Il mondo come volontà e rappresentazione. Milano: Mursia. Edizione originale: Die Welt als Wille und Vorstellung. Leipzig: Brodhaus 1819. Séjourné, Paul. 1913–16. Grandes Voûtes. Bourges: Impri- merie Vve Tardy-Pigelet et fils. 364 M. Corradi Figura 13 La struttura portante dell’ «imbuto» Antonelliano con gli archi di alleggerimento della massa muraria e i blocchi lapi- dei di irrigidimento e regolarizzazione dei piani di trasmis- sione degli sforzi verticali 111_09 Aju 034-012 Corradi 16/10/09 09:57 Página 364