4. Nell’Italia settentrionale, sebbene sotto il dominio
imperiale, fiorisce l’età comunale retta da governi
repubblicani.
Questa realtà aveva iniziato ad affermarsi a partire
dall’XI sec.
Ciò causa l’indebolimento del sistema feudale
e soprattutto del potere imperiale.
Non è una realtà pacifica poiché alle tensioni tra i
Comuni, a causa di motivi economici e territoriali, si
alternano le tensioni all’interno dei singoli comuni per
la supremazia delle famiglie economicamente più
forti.
Le tensioni interne si concretizzano nelle lotte tra
Guelfi e Ghibellini: tale suddivisione ha una
motivazione sociale, tra popolo grasso e popolo
minuto, e una politica poiché i Guelfi appoggiavano
ed erano appoggiati dalla politica papale, i Ghibellini
da quella imperiale.
7. NELLA SOCIETA’ COMUNALE
ATTIVITA’ PRINCIPALE:
MERCANTILE
SI IMPONE LA NUOVA FIGURA DEL
MERCANTE
BASATA
SU:
SCAMBIO MOVIMENTO
DI CAPITALI
DIVIENE POLITICAMENTE ED ECONOMICAMENTE RILEVANTE:
ENTRA A FAR PARTE DELL’ARISTOCRAZIA
STRUTTURA SOCIALE DEL COMUNE
MAGNATI
POPOLO GRASSO (ALTA BORGHESIA)
CLERO
POPOLO MINUTO
LAVORANTI A
GIORNATA
POVERI
DI ORIGINE NOBILIARE VIVONO DELLE LORO RENDITE IMMOBILIARI
NON NOBILI MA IMPORTANTI ECONOMICAMENTE E POLITICAMENTE
MOLTO DIFFERENZIATO IN BASE ALLA GERARCHIA ECCLESISTICA
DI SCARSA RILEVANZA POLITICA ED ECONOMICA
SALARIATI CHE LAVORANO NELLE BOTTEGHE. NON HANNO DIRITTI POLITICI
NULLATENENTI CHE VIVONO DI ESPEDIENTI
9. Nell’Italia centrale si consolida lo Stato della
Chiesa con la sua particolare monarchia
teocratica e la sua volontà di espansione
territoriale ed economica. Questa aspirazione
porta la Chiesa lontano dal suo ruolo
esclusivamente religioso: prende parte alle lotte
di potere con e contro i Comuni e deve combattere
contro i movimenti eretici che si sviluppano al suo
interno o con i movimenti di riforma francescana e
domenicana
11. L’Italia meridionale è retta da monarchie
che
consolidano il sistema feudale: dai Normanni
agli Svevi fino agli Angioini e Aragonesi;1 2
3 4
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12.
13.
14.
15.
16.
17. I CENTRI DI PRODUZIONE
E DIFFUSIONE DELLA
CULTURA:
1.LA CHIESA
2.LA SCUOLA
3.L’ UNIVERSITA’
4.LA CORTE
5.LA PIAZZA
18. La Chiesa conserva il suo ruolo centrale nella produzione e nella
conservazione della cultura, ma al latino affianca il volgare per avvicinare il
popolo minuto e tutte quella popolazione priva della cultura adeguata alla
comprensione del latino all’opera di educazione religiosa e di
moralizzazione. Da qui la produzione di opere agiografiche, raccolte di
prediche, laudi e sacre rappresentazioni.
1.
19. Nascono scuole laiche , slegate
dal controllo della Chiesa.
Rispondono al bisogno di un’
istruzione pratica, legata ad
esigenze economiche e legali: il
prestigio delle classi emergenti
devono essere supportate da
un’adeguata cultura; quindi
conoscenze di norme giuridiche,
conoscenze retoriche.
Ciò non esclude che
l’insegnamento religioso non
abbia il suo peso: il chierico
continua ad essere l’insegnante
per eccellenza, ma le finalità
dell’istruzione cambiano.
2.
20. 3. Nascono le Università. Anch’esse sono laiche, slegate
dall’ambito religioso: sono associazione private nate dall’unione
di maestri e allievi, infatti il termine UNIVERSITAS sta ad
indicare la totalità di docenti e discenti. Vengono consacrate da
autorità religiose o comunali o dal sovrano.
L’istruzione era di livello superiore e veniva organizzata in 4
facoltà: arti, diritto, teologia e medicina secondo la suddivisione
della arti in Trivio e Quadrivio.
TRIVIO: Grammatica, Retorica, Dialettica
QUADRIVIO: Aritmetica, Geometria, Astronomia, Musica.
L’insegnamento era in latino, quindi non vi erano barriere
linguistiche in tutta Europa. Il corso di studi finiva con la
LAUREA: la corona d’alloro, simbolo del titolo acquisito.
Gli allievi erano chiamati GOLIARDI che, come tutti gli studenti,
amavano la vita gaudente e spensierata. Un esempio
dell’elaborazione delle loro poesie che esaltavano la vita
sregolata e i liberi costumi sono i CARMINA BURANA del XIII
sec.
I valori che si consolidano:
ENCICLOPEDISMO: un sapere che abbraccia tutto il reale in
forma organica
SCOLASTICA: pensiero filosofica fondato sull’aristotelismo.
21. La Corte svolge un ruolo fondamentale come è stato visto per il romanzo cortese e la poesia
provenzale. In Italia, in Sicilia, la corte di Federico II di Svevia dà vita alla scuola poetica siciliana che
è il fondamento della letteratura italiana in volgare da cui si svilupperà la poesia dei grandi autori del
Trecento.
Nel Nord Italia, con il passaggi dai Comuni alle Signorie, nasce una corte dalle caratteristiche urbane
volta a mostrare la ricchezza e il prestigio della famiglia al governo.
Gli artisti convocati a corte svolgevano anche mansioni amministrative e diplomatiche.
4.
22. Non bisogna dimenticare l’importanza della tradizione orale che continua ad
esistere, nelle piazze cittadine, nelle strade, nei mercati, grazie a giullari o ad
artisti girovaghi che tenevano i loro spettacoli all’aperto: con la lettura e la
recitazione in pubblico, danno un grande contributo alla diffusione della cultura
nel popolo minuto e alla formazione di un’identità culturale comune.
5.
24. Intellettuali dell’alto medioevo che trasmettono una cultura di stampo religioso in
latino ma che iniziano a usare il volgare per ampliare la cerchia di destinazione
CHIERICI
INTELLETTUALI LAICI
NELLE CORTI DEL BASSO MEDIOEVO. L’attività artistica non è la loro professione:
sono giuristi e amministratori che fanno dell’arte poetica un passatempo colto.
Usano la lingua volgare.
NEI COMUNI. L’intellettuale cittadino partecipa attivamente alla vita del comune di
appartenenza, spesso ricopre cariche politiche. L’attività intellettuale è affiancata
ad attività pratiche che danno il sostentamento. La finalità delle loro opere è l’
educazione morale e civile del cittadino, anche se non manca la produzione di
liriche amorose d’ èlite.
NELLE CORTI DELLE SIGNORIE. Si afferma la figura del CORTIGIANO che si pone al
servizio di un Signore che riceve visibilità in virtù dei suoi servigi amministrativi,
diplomatici e artistici. La poesia perde il carattere educativo acquisito nell’ambito
comunale e diviene esercizio colto e raffinato destinato ad un’élite aristocratica. Si
ritorna all’uso del latino. L’uso del volgare perde il suo carattere divulgativo per
divenire lingua colta e preziosa. La protezione del Signore non è sufficiente ad un
tenore di vita elevato, quindi l’intellettuale si avvale anche della protezione della
Chiesa: infatti prendendo gli ordini minore si poteva usufruire della rendita di
benefici ecclesiastici. Quindi spesso gli intellettuali cortigiani ritornano ad essere
chierici.
26. LATINO
VOLGARE ILLUSTRE
LA LINGUA FRANCESE
IL PROVENZALE
Sebbene nel Basso Medioevo si affermi l’uso del volgare, il latino continua ad esistere come
lingua di cultura nelle università, nelle corti, nelle opere letterarie dotte e specialistiche fino al
Rinascimento.
Si afferma il volgare come lingua di cultura. Ma quale volgare? Nell’Italia frammentata del
medioevo sono tanti i volgari che emergono soprattutto il siciliano e il toscano. Si afferma tra
tutti il volgare toscano fiorentino sia per la dinamicità economica del luogo sia per la presenza
di autori di elevato spessore, Dante, Petrarca, Boccaccio. Il fiorentino si eleva sopratutti i
particolarismi per divenire la lingua letteraria per eccellenza
La lingua d’oil gode di un grande prestigio e alcuni scrittori la preferiscono al
volgare italiano: il Milione di Marco Polo viene scritto infatti in francese.
Influenza la produzione letteraria dell’Italia settentrionale e la lirica amorosa dalla Sicilia alla
Toscana, grazie alla presenza dei trovatori arrivati in Italia dopo la crociata contro gli albigesi.