Articolo di “Più Salute”.
Il caso è stato sollevato dall’Nps, l’associazione di persone sieropositive, che ha segnalato all’Autorità garante della privacy che “uno studio dentistico raccoglieva informazioni sull'Hiv mediante la distribuzione di un questionario al momento dell'accettazione dei pazienti”, una raccolta generalizzata e ingiustificata di informazioni delicatissime.
Un dato che non può essere richiesto quando il paziente arriva in studio per la prima volta, ma solo in un secondo momento e solo se può determinare la scelta della terapia.
Persistenza del virus HIV nei Pazienti sottoposti a HAART: valutazione delle ...
Dentisti e HIV: la pronuncia del garante per la privacy
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A cura di Paolo Sardegna
E tu come la pensi?
Giusto che i dentisti chiedano s
IL CASO
Il caso è stato sollevato dall’Nps, l’associazione di persone sieropositive, che ha segnalato all’Autorità garante
della privacy che “uno studio dentistico raccoglieva informazioni sull'Hiv mediante la distribuzione di un questio-
nario al momento dell'accettazione dei pazienti”, una raccolta generalizzata e ingiustificata di informazioni deli-
catissime.
Un dato che non può essere richiesto quando il paziente arriva in studio per la prima volta, ma solo in un secondo
momento e solo se può determinare la scelta della terapia.
Come giudica questa sentenza?
Sì
Non posso non condannarla. Le premesse
dell’ordinanza ovviamente sono tutte cor-
rette: sì al consenso informato del paziente,
sì ovviamente a esigenze di sicurezza e igiene
a prescindere dallo stato di salute dell’inte-
ressato. Quanto al resto noi come associa-
zione non possiamo esimerci dal contestare.
Ma perché è così importante sapere
prima se il paziente ha l’Hiv? L’ac-
cusa che vi viene rivolta è che la vostra sia un’azione discri-
minatoria non fondata su una reale necessità.
E invece la necessità c’è, eccome! Soprattutto per quel che concerne gli
interessi del paziente. Quest’ultimo, se affetto da Hiv, ha per ovvie ragioni
già delle disfunzioni sue. La terapia che io vado a prescrivere può variare
molto in base a quest’informazione. Se gli metto le mani in bocca devo
poter sapere se i livelli di piastrine sono sotto la norma e dunque se il ri-
schio di emorragia è più alto.
Vi si chiede solo di porre questa domanda in un secondo
momento e non tramite questionari.
Non capiamo davvero cosa cambi tra il primo e il secondo incontro. Noi
non facciamo discriminazioni, ma pensiamo solo a salvaguardare la salute
dei nostri pazienti. Del resto se uno è diabetico, ce lo dice subito, perché
non dovrebbe essere lo stesso con l’Hiv? Il timore di essere contagiati non
c’entra. Noi siamo sempre attenti a prescindere, considerato il fatto che
qualcuno potrebbe anche mentire sul proprio stato di salute. Credo sia
una questione di rispetto nei confronti di tutti: dei pazienti in primis,
degli ausiliari che lavorano presso gli studi e infine di noi dentisti.
La vostra categoria lamenta il fatto di dover sottostare a un Roberto Callioni
numero abnorme di leggi e sottoleggi. Che ne pensa? Presidente di Andi, l’asso-
ciazione nazionale dei den-
Sono numerosissime le regole cui dobbiamo sottostare. Prima di poter tisti italiani, il sindacato più
aprire uno studio dentistico è infatti necessario soddisfare diversi requisiti rappresentativo di categoria
per ottenere le autorizzazioni regionali. Com’è giusto che sia. Peccato però che conta il maggior numero di
che i Nas vengano da noi, da quelli in regola a fare i controlli (che sono iscritti. Callioni risiede a Ber-
tanti), e non vadano dagli abusivi. Purtroppo in Italia il problema del- gamo, dove svolge la libera pro-
l’abusivismo è una realtà molto seria che deve essere combattuta più effi- fessione in via esclusiva.
cacemente. Autore di numerose pubblica-
zioni, relatore a convegni è
anche membro dell’Istituto Su-
periore di Sanità
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Più Informata Marzo
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o subito al paziente se ha l’Hiv?
LA MOTIVAZIONE DELLA SENTENZA
“Nel primo colloquio con il paziente - ha spiegato l'Autorità garante della privacy - una volta acquisito il consenso
al trattamento dei dati personali, il medico deve raccogliere solo le informazioni sanitarie necessarie ad assicurare
una corretta assistenza medica. L'esigenza di raccogliere informazioni sull'Hiv fin dal momento dell'accettazione
non può essere giustificata neanche dalla necessità di attivare specifiche misure di protezione per il contagio, poi-
ché la normativa di settore prevede che tali misure siano adottate a prescindere dalla conoscenza dello stato di
sieropositività”.
No
Alcuni dentisti definiscono que-
st’ordinanza “una grande limi-
tazione per la professione
poiché, in questo caso, la pri-
vacy rischia di creare un danno
allo stesso paziente dato che la
presenza dell’infezione può
compromettere il successo di
un percorso terapeutico”.
Su questo non c’è dubbio, ma quello che noi contestiamo sono le moda-
lità in cui vengono raccolti i dati sensibili relativi alla salute. Il rapporto
tra medico e paziente deve essere fiduciario; in alcuni studi, invece, i que-
stionari vengono raccolti dal personale infermieristico senza nessun ri-
spetto per la privacy. In altri ancora persone sieropositive sono state
rimbalzate perché “lo studio non era attrezzato per far fronte a una pato-
logia simile”. Che vuol dire?
Dica la verità, lei pensa che molti medici si trincerino dietro
al “percorso terapeutico” per nascondere il fatto di non ve-
dere di buon grado il paziente Hiv.
Inutile nasconderlo. C’è ancora una grossa fetta di medici che ha ancora
delle paure ancestrali quando si parla di Hiv. E c’è un altro dato da tenere
in considerazione: se si sparge la voce che quel dentista “apre” anche ai
sieropositivi, si può determinare un danno al portafoglio clienti.
Eppure i dentisti si lamentano di dover sottostare già a un
sacco di regole.
Sarà anche vero ma il punto è un altro: che senso hanno le regole se le
sanzioni in essere poi non vengono applicate quando la norma viene tra-
sgredita? La colpa, in primis, è degli Ordini professionali che non appli-
cano i regolamenti. Se un loro iscritto sbaglia, deve pagare, altrimenti c’è
il rischio che passi un messaggio sbagliato.
Com’è la situazione negli altri Paesi europei? E dove sta
l’Italia rispetto a questi?
C’è ancora molto da fare anche nel resto d’Europa, vero è che l’Italia ha
un ulteriore aggravante: ha smesso di parlare di Aids. La soglia di atten-
Matteo Schwarz zione si è abbassata, così presso l’associazione si presenta un numero cre-
Avvocato romano, offre consu- scente di persone che ha contratto il virus senza essere né tossici né
lenza legale gratuita alle per- prostitute o gay. La verità? Non esistono più categorie a rischio, siamo
sone con Hiv, attraverso la tutti nella stessa barca.
onlus Nps (Network persone
sieropositive)