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La gestione dei conflitti
 Il conflitto come risorsa nei processi educativi in una prospettiva
interculturale I° ( 11-10-07)
 Il conflitto come risorsa nei processi educativi in una prospettiva
interculturale II° ( 18-10-07)
 Il conflitto come risorsa nei processi educativi in una prospettiva
interculturale IV° (8-11-07)
 La gestione costruttiva dei conflitti (6-12-07)

11/10/2007

1
Fabriano Intercultura 2007
Il conflitto come risorsa
nei processi educativi
in una prospettiva interculturale

 

corso di formazione
per insegnanti ed educatori professionali
I incontro - 11/10/2007

 
Premessa
L’educazione interculturale 
è educazione al conflitto.
Dall’accettazione del conflitto come evento 
ineliminabile dell’incontro fra soggetti 
appartenenti a culture diverse, nasce la 
possibilità di costruire una con-vivenza 
basata, non sul dover essere o sulla banalità 
dei buoni sentimenti, ma sulla fatica di 
cercare una giusta distanza fra i soggetti in 
interazione.
11/10/2007

3
Fabriano Intercultura 2007
Premessa
Si tratta, in altre parole, di creare una cultura del 

conflitto come occasione di apprendimento e di 
cambiamento, piuttosto che di blocco 
comunicativo sotto la percezione di un senso di 
minaccia.
Ogni conflitto può essere risorsa per 
l’apprendimento, poiché esso esige non risposte 
stereotipate, ma assunzione di compiti specifici.
Compito della maieutica è di aiutare a scoprire tale 
compito, rispettarlo e viverlo come 
riorganizzazione e apprendimento significativo.
11/10/2007

4
Fabriano Intercultura 2007
Destinatari
Educatori dei CAG e dei Centri Didattico-Ricreativi 
+ Insegnanti dell’ambito sociale territoriale n.10

Finalità
•Presentare l’approccio maieutico nella 
trasformazione dei conflitti e nella gestione di 
processi di apprendimento interculturale
• Favorire il confronto e la progettualità fra gli 
operatori/trici nell’ottica di una più forte 
coesione pedagogica
11/10/2007
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Fabriano Intercultura 2007
Fasi e tempi
Percorso formativo di 4 unità di lavoro 
(ore 15.00-18.00) secondo il seguente 
calendario:
11 ottobre 2007
18 ottobre 2007
25 ottobre 2007
8 novembre 2007

11/10/2007

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Fabriano Intercultura 2007
PRESENTAZIONI
RUOLO UFFICIALE 
NELL’ORGANIZZAZIONE
AREA DI ATTIVITA’ QUOTIDIANA

ASPETTATIVE RISPETTO AL CORSO

11/10/2007

7
Fabriano Intercultura 2007
RUOLO UFFICIALE
NELL’ORGANIZZAZIONE















Ivana: insegnante sc infanzia, referente progetto Pace
Marina: insegnante sc infanzia (7 su 28 stranieri)
Anna: insegnante sc media (lettere) + coordinatrice di classe +
funzione strumentale disagio e intercultura
Maria Rita: insegnante sc elementare + funzione strumentale
disagio e intercultura (23% alunni stranieri)
Massimo: insegnante sc media (arte)
Daniela: educatrice CDR
Lorenzo: educatore CDR (“90%” stranieri)
Matteo: coordinatore CDR, educatore CAG (maggioranza stranieri)
Mariella: educatrice CAG
Emanuela: educatrice CAG
Federica: educatrice CAG (50% stranieri, integrati)
Loretta: insegnante sostegno sc media

11/10/2007

8
Fabriano Intercultura 2007
AREA DI ATTIVITA’ QUOTIDIANA

















Ivana: creare una mentalità di apertura verso i bimbi stranieri,
Marina: sperimento modalità educative; + partecipante progetto Scuole di
Pace
Anna: cerco di far appassionare alla mia materia, presto attenzione alle
dinamiche relazionali fra gli alunni
Maria Rita:cerco di creare condizioni per star bene a scuola
Massimo: educare divertendosi (non semplice passaggio di conoscenze)
Daniela: promuovere benessere fra i bambini, ascoltarli
Lorenzo: laboratori di educaz ambientale e alla pace, promuovere relazioni
cooperative fra gli utenti e con gli operatori
Matteo: ascolto i ragazzi, sostegno la loro progettualità
Mariella: ascolto e provoco i ragazzi
Emanuela: promuovo confronto e conoscenza con/ fra i ragazzi
Federica: aiutare nella ricerca di soluzioni ai problemi dei ragazzi,
promuovere lo stare insieme
Loretta: integrazione dei ragazzi svantaggiati nel gruppo classe

11/10/2007

9
Fabriano Intercultura 2007
ASPETTATIVE RISPETTO AL CORSO














Ivana: strumenti per gestire conflitti fra gli insegnanti e tra i bambini,
tra insegnanti e bimbi
Marina: strumenti operativi per la gestione dei conflitti nei gruppi
educativi, mettere a fuoco i conflitti fra gli adulti che educano
Anna: strumenti per gestire conflitti fra gli adulti
Maria Rita: stimoli per il mio lavoro sull’intercultura, gestione dei
conflitti fra gli adulti
Massimo: strumenti per gestire i “prepotenti”
Daniela: assumere una giusta distanza nel conflitto, distanziamento
emotivo
Lorenzo: strumenti per gestire conflitti fra operatori e utenti e fra gli
utenti; trasformare in conflitto in occasione evolutiva
Matteo: strumenti per comunicazione esterna /relazioni con il
territorio

11/10/2007

1
Fabriano Intercultura 2007 0
•ASPETTATIVE RISPETTO AL CORSO







Mariella: mediare i conflitti fra i ragazzi: come?
Emanuela: rafforzarmi nel mio ruolo (come “donna”), gestire conflitti
fra i ragazzi, confrontarmi con altri operatori
Federica: strumenti per gestire i conflitti fra i ragazzi e fra gli adulti
Loretta: il conflitto è una risorsa: come?

11/10/2007

1
Fabriano Intercultura 2007 1
MAPPATURA DELLE SITUAZIONI
DI MAX DIFFICOLTA’ SUL LAVORO:
“LA FATICA DELLA DIVERSITà”
















Il rispetto e la condivisione delle regole fra i ragazzi
Difesa della propria identità attraverso atteggiamenti di chiusura
Esclusione /emarginazione (con conseguente atteggiamento aggressivo
degli esclusi)
Atteggiamenti di sfida verso l’autorità / regole
Comportamenti aggressivi / danneggiamenti / prepotenze dei ragazzi fra di
loro o con gli operatori
Gestione di episodi di prepotenza fra gli educatori
Difficoltà ad “aiutare” i colleghi nel rapporto con alcuni ragazzi
Offese all’identità altra / pregiudizi (fra i ragazzi o da parte di altri adulti
anche esterni)
Difficoltà a declinare gli obiettivi nell’operatività con perseveranza
Bassa adesione delle famiglie alle richieste del servizio (es: partecipare ai
colloqui)
Ritagliarsi compiti eccedenti rispetto al proprio ruolo

11/10/2007

1
Fabriano Intercultura 2007 2
MAPPATURA DELLE SITUAZIONI
DI MIN DIFFICOLTA’ SUL LAVORO:
“LA FATICA DELLA DIVERSITà”









Rispetto delle regole fra ragazzi e adulti di riferimento
Conoscenza della lingua altra
Difficoltà di comunicazione /conoscenza con le famiglie
Rompere il ghiaccio per entrare in relazione / favorire la prima
accoglienza nel nuovo contesto
Trovare spazi di collaborazione nonostante la diversità di valori fra
colleghi
Riappropriarsi del proprio ruolo educativo dopo momenti di
relazione alla pari con gli utenti

11/10/2007

1
Fabriano Intercultura 2007 3
11/10/2007

1
Fabriano Intercultura 2007 4
PRESENTAZIONI
RUOLO UFFICIALE 
NELL’ORGANIZZAZIONE
AREA DI ATTIVITA’ QUOTIDIANA

ASPETTATIVE RISPETTO AL CORSO

11/10/2007

1
Fabriano Intercultura 2007 5
RUOLO UFFICIALE
NELL’ORGANIZZAZIONE












Stefania: educatrice CAG
Silvia: CDR educatrice (maggioranza stranieri)
Fabio: volontario SCN; educatore “tirocinante”
Silvia: educatrice ludoteca
Manuela: educatrice CDR; operatrice di progetti didattici
nelle scuole
Cristiana: educatrice CDR ludoteca
Rita: insegnante sc infanzia, membro commissione
intercultura
Liliana: insegnante sc elementare
Gabriella: insegnante sc elementare

11/10/2007

1
Fabriano Intercultura 2007 6
AREA DI ATTIVITA’ QUOTIDIANA











Stefania: osservo e ascolto i ragazzi; progetto attività
Silvia: organizzo le attività; ascolto i ragazzi
Fabio: faccio attività con i ragazzi
Silvia: programmo e organizzo laboratori; partecipo alle attività
ludiche
Manuela: utilizzo metodologie basate su attività ludiche
Cristiana: organizzo laboratori, gioco con i bambini
Rita: gestisco conflitti anche legati al rispetto delle regole
Liliana:insegnamento delle discipline
Gabriella: trasmetto valori

11/10/2007

1
Fabriano Intercultura 2007 7
ASPETTATIVE RISPETTO AL CORSO












Stefania: quali risorse esprimono i ragazzi nelle situazioni di conflitto
Silvia: strumenti per gestire conflitto, distanziamento emotivo
Fabio: fare esperienza di gestione dei conflitti
Silvia: riuscire a non vivere il conflitto come problematico per me e
per i ragazzi del centro
Manuela: stare il più oggettivamente possibile nel conflitto
Cristiana: praticare coinvolgimento e distacco nel conflitto per
vederlo chiaramente e trarne benefici
Rita: raccogliere materiale anche per i colleghi
Liliana: gestire il conflitto con le famiglie degli alunni stranieri
Gabriella: idem

11/10/2007

1
Fabriano Intercultura 2007 8
In questa settimana…






Dove non c’era diversità non usciva nulla di nuovo, non possono
esserci degli stimoli
Di fronte alla possibilità di esclusione di un alunno e di un conflitto
con i colleghi, ho preso tempo per ricercare insieme una soluzione
condivisa, restituendo il problema al gruppo
Preferisco evitare di esplicitare il conflitto (con i colleghi) , preferisco
risolvere soprattutto se ci sono di mezzo le sofferenze dei bambini

11/10/2007

1
Fabriano Intercultura 2007 9
GESTIRE CONFLITTI:
BUONI/CATTIVI MAESTRI NELLA MIA
STORIA EDUCATIVA
COSA ERA EFFICACE?

COSA ERA DISFUNZIONALE?

Ascolto “efficace” – comprensione –
dialogo - capacità di immedesimarsi
nell’altro per capire
Non giudicare
Riformulare il problema
Restituire responsabilità nel ricercare
soluzioni
Dare fiducia
Aiutarsi reciprocamente
Rispetto: dare pari dignità a tutti gli
attori
Regole condivise, motivate

(Barricarsi dietro la propria età /ruolo
per) non mettersi in dialogo
Pregiudizi: utilizzare le caratteristiche
personali per “risolvere” il problema,
escludere
Non ascolto: imporre il proprio punto
di vista - Non voler comprendere /
non dare importanza alle ragioni altrui
Imporre regole non condivise
Superficialità: far finta che l’altro non
esista
Poca riservatezza

11/10/2007

2
Fabriano Intercultura 2007 0
.

.GESTIRE CONFLITTI:
BUONI/CATTIVI MAESTRI NELLA MIA
STORIA EDUCATIVA

. COSA ERA EFFICACE?

COSA ERA DISFUNZIONALE?

Calma, serenità
Non drammatizzare, contenere la
confusione
Silenzio e immobilismo attivo per
dare tempo alle parti in conflitto e
lasciar sedimentare il caos
Aggiungere elementi nuovi per
rompere l’escalation
Mantenere gli impegni presi
(coerenza)
Mettersi in discussione

11/10/2007

Umiliare l’altro: giudizi e
interpretazioni del vissuto altrui
Prendere le parti di uno degli attori /
trattamenti personalizzati - Schierarsi
senza conoscere il problema
Svalutare
Utilizzare un altro conflitto per
“evitare” di occuparsi del primo
Aggredire alimentando la confusioneutilizzare comportamenti violenti
Utilizzare mezzi repressivi
Abbandonare il conflitto

2
Fabriano Intercultura 2007 1
In previsione del prossimo incontro…
In relazione ad un conflitto aperto /riapribile,
provare a prefigurare le diverse fasi della pratica di
esplicitazione sotto indicata
1.
2.
3.

4.

5.
6.

Scegliere il momento e il luogo adeguato
Circoscrivere il conflitto/problema da esplicitare
Esprimere le proprie emozioni rispetto all’accaduto (significato
specifico del conflitto)
Dire quali motivazioni ti hanno portato/a ad esplicitare il conflitto
stesso
Fare una richiesta alla controparte in relazione ai propri bisogni
Definire un esito/decisione del conflitto SUFFICIENTEMENTE
BUONI PER TUTTI

11/10/2007

2
Fabriano Intercultura 2007 2
11/10/2007

2
Fabriano Intercultura 2007 3
IL CONFLITTO FRA GLI ADULTI CHE EDUCANO
(CULTURE ORGANIZZATIVE E CONFLITTO)
GERARCHIA
Identità sociale
  Capo
  Ordine
  Autorità /arbitrarietà
  Linearità
  Formalità
  Appartenenza
  Carriera
  Futuro certo
  Aspettative certe
Personalizzazione
Segreto

11/10/2007

CONFIDENZIALITA’
Star bene
    Collega
Merito/colpa
   Vicinanza/intimità
   Implicito
   Invischiamento
   Uniformità
Personalizzazioni/narcisimo
   Confusione
   Passato idealizzato
Individualismo
Pettegolezzo/confidenze

COLLABORAZIONE
Compiti/risultati
Responsabile rispetto a
 Responsabilità
 Distanza/limite/confini
 Esplicito
  Clima di cordialità
  Differenziazione
  Integraz.nel progetto org.°
 Complessità /conflittualità
Progettualità
Agire organizzativo
Riservatezza

2
Fabriano Intercultura 2007 4
IL CONFLITTO CON I COLLEGHI
(COESIONE EDUCATIVA E ORGANIZZATIVA)
1.CONDIVISIONE DELLE INFORMAZIONI
2.DEFINIZIONE DELLE PRIORITA’
3.PRESA DELLE DECISIONI E ATTRIBUZIONE DEI
COMPITI
4.MONITORAGGIO DELLE AZIONI CHE REALIZZANO LE
DECISIONI PRESE
5.VALUTAZIONE DEGLI ESITI

11/10/2007

2
Fabriano Intercultura 2007 5
Riflessioni e domande aperte









PROMUOVERE RELAZIONI IMPRONTATE ALLA
COLLABORAZIONE: CHE COSA MI E’ DIFFICILE FARE?
Distribuire compiti e responsabilità (non cadere nella trappola di
risolvere al posto di… fare al posto di..)
Mantenere un atteggiamento cordiale / rapporti sufficientemente
buoni (niente a che vedere con la simpatia, ma rispetto reciproco
delle buone ragioni altrui)
Riuscire a far mantenere nel tempo gli impegni / compiti assunti
(tenere traccia del lavoro/decisioni / verificarne la sostenibilità )
Esplicitare problemi e successi / tenere traccia del lavoro
Di che cosa ho paura se passo alla “collaborazione”?

11/10/2007

2
Fabriano Intercultura 2007 6
..


IL CONFLITTO IN CONTESTI
MULTICULTURALI

.
Le relazioni fra diversità culturali si configurano
sempre, in qualche modo, come conflittuali,
in quanto è la compresenza stessa di
diversità a determinare il conflitto,
ma esso si manifesta secondo modalità
differenti, a seconda degli atteggiamenti degli
individui che concretamente lo agiscono

11/10/2007
 .

2
Fabriano Intercultura 2007 7
..

Per un dialogo fra soggetti
appartenenti a culture diverse

.
E’ possibile utilizzare aspetti di una cultura diversa
e stabilire una relazione con un altro,
culturalmente differente anche senza capirli del
tutto e, dunque, entrare in dialogo con la
differenza senza la pretesa di penetrarla
interamente ed una volta per tutte.
E’ possibile intendere quello che l’altro fa, dice,
pensa, senza tuttavia condividere, accettare
quello che si è capito
.
11/10/2007

2
Fabriano Intercultura 2007 8
.

Quale significato diamo al termine
“CULTURA”?

. LA

CULTURA NON E’ TRASMESSA BIOLOGICAMENTE, MA
APPRESA NEL CORSO DELLE ESPERIENZE FATTE DA OGNI
PERSONA
2.  LA CULTURA E’ UNA COSTRUZIONE SOCIALE, CIOE’
ELABORATA E TRASMESSA ATTRAVESO IL GRUPPO.
TUTTAVIA, ESSA NON E’ SUBITA PASSIVAMENTE DAL
SINGOLO: ESISTE INFATTI UN RAPPORTO DI CIRCOLARITA’
E DI INFLUENZA RECIPROCA TRA SINGOLO E GRUPPO
3.  LA CULTURA E’ UN SISTEMA COMPLESSO ED ETEROGENEO
DI ELEMENTI, A VOLTE ANCHE INCOERENTI
4.  LA CULTURA E’ DINAMICA E PERMEABILE, TENDE CIOE’ A
MUTARE NEL TEMPO SULLA BASE DI EVENTI INTERNI
(SCOPERTE) O ESTERNI (CONFRONTO, ASSIMILAZIONI) E
NELL’INCONTRO CON ALTRI GRUPPI

11/10/2007

2
Fabriano Intercultura 2007 9
..

Quale significato diamo al termine
“CULTURA”?

. Le culture non sono dei blocchi, ma piuttosto
delle reti di significato intersoggettivamente
costruite all’interno di relazioni instaurate da
individui concreti
Per “sistema culturale” non s'intende qualcosa
di necessariamente omogeneo al suo interno
e armonicamente in equilibrio, privo di
contraddizioni, né tanto meno chiuso
all’esterno.
11/10/2007

3
Fabriano Intercultura 2007 0
IL CONFLITTO CON GLI UTENTI
(ragazzi / bambini)
COSA HO SPERIMENTATO COME INEFFICACE?
(ERRORI DA NON RIPETERE)












Fare a “braccio di ferro” (muro contro muro), rigidità sulle posizioni,
assumere atteggiamenti di sfida
Disattendere le regole (insostenibilità)
Utilizzare punizioni
Perdita / rinuncia al proprio ruolo educativo
Farsi prendere dalla rabbia / emozioni non gestite
Arrendevolezza
Estemporaneità-impulsività / lasciar passare troppo tempo
Imposizione di regole non condivise
Affrontare in gruppo questioni “personali”
Allontanare / escludere persone difficili

11/10/2007

3
Fabriano Intercultura 2007 1
IL CONFLITTO CON GLI UTENTI
COSA HO SPERIMENTATO COME EFFICACE?
(BUONE PRASSI DA CONSOLIDARE)















Colloqui con le parti in presenza di un mediatore
Colloqui individuali
Cercare di com-prendere le ragioni dell’altro, provare a vedere l’altro punto
di vista
Punizione (dopo avevano paura che…)
Non rinunciare al proprio ruolo educativo
Flessibilità (autorità e complicità)
Sdrammatizzare /atteggiamento positivo
Saper cogliere il momento giusto per affrontare il problema
Motivare i rifiuti, regole, rimproveri…
Comunicare /dare parola al proprio vissuto emotivo
Guardare negli occhi la controparte/mantenere il contatto visivo
Non accogliere / accogliere le provocazioni
Responsabilizzare attribuendo compiti specifici

11/10/2007

3
Fabriano Intercultura 2007 2
LA REGOLA EDUCATIVA
La regola deve essere REALISTICA,
ADEGUATA ED ESPLICITATA :
 Realistica vuol dire che il bambino è in grado
di praticarla.
 Adeguata significa che risulta pertinente alla
sua età.
 Esplicitata adeguatamente vuol dire
formulata con precisione e chiarezza
(linguaggio positivo, impegni non
condizionati)
11/10/2007

3
Fabriano Intercultura 2007 3
.






LA REGOLA EDUCATIVA
Le regole costruite senza una vera
consensualità vengono facilmente disattese.
Le regole date a prescindere da una forte
coesione educativa sono destinate a non
funzionare.
Un’altra minaccia alla gestione delle regole è
lo scarso rispetto delle regole da parte degli
stessi adulti

11/10/2007

3
Fabriano Intercultura 2007 4
LA REGOLA EDUCATIVA




Co-costruire il minimo necessario di regole
per la con-vivenza per promuovere
motivazione, maggior qualità delle decisioni,
autostima, responsabilità personale, senso di
controllo sul proprio destino
Né ricompense, né punizioni, (dipendenza e
paura – controllo esterno/obbedienza).. ma
capacità di mettere i ragazzi/bambini di fronte
alle dirette conseguenze delle proprie scelte
per promuovere autonomia (controllo interno)

11/10/2007

3
Fabriano Intercultura 2007 5
IL CONFLITTO FRA GLI UTENTI
Passaggio dalla spontaneità alla facilitazione dei processi di autonoma
capacità di gestire le divergenze,

restituendo ai confliggenti la responsabilità
della ricerca delle soluzioni al problema







1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.

Dare una cornice riconoscibile: tempo, luogo, regole…
Individuare le parti coinvolte nel conflitto (di chi è il problema?)
Chiarire l’oggetto /circoscrivere il problema di cui parlare
Fare domande per aiutare a chiarire il problema
Fare la sintesi di quanto affrontato insieme
Facilitare la individuazione di possibili soluzioni al problema
Assumere compiti sostenibili (“Siete sicuri di poterlo fare?”)

11/10/2007

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Fabriano Intercultura 2007 6
La gestione
costruttiva
dei conflitti
Ipotesi sul conflitto


Il conflitto non è un incidente
di percorso, un imprevisto, ma
appartiene alle relazioni tra le
persone e le struttura (nel
senso di dare forma, limite,
significato specifico).

11/10/2007

3
Fabriano Intercultura 2007 8
Conflitto?
Si tratta di uno stato della relazione,
che riguarda due o più persone, in
cui si presenta un problema/
incompatibilità (contenuto) che crea
un disagio/ fastidio (significato emotivo).

11/10/2007

3
Fabriano Intercultura 2007 9
Conflitto?
I CONFLITTI SONO SITUAZIONI NELLE QUALI DUE O
PIU’ PERSONE ENTRANO IN OPPOSIZIONE O
DISACCORDO PERCHE’ I RECIPROCI INTERESSI ,
POSIZIONI, BISOGNI, DESIDERI, VALORI SONO
INCOMPATIBILI , O SONO PERCEPITI COME
INCOMPATIBILI, DOVE GIOCANO UN RUOLO
IMPORTANTE LE EMOZIONI E I SENTIMENTI, E
DOVE LA RELAZIONE TRA LE PARTI IN CONFLITTO
PUO’ USCIRNE RAFFORZATA O DETERIORATA IN
FUNZIONE DI COME SI SVILUPPI IL PROCESSO DI
RISOLUZIONE DEL CONFLITTO.
(Juan Carlos Torrego Seijo, Vinco-vinci: manuale per la mediazione dei
conflitti…”, La Meridiana, 2003, pag. 7)

11/10/2007

4
Fabriano Intercultura 2007 0


Conflitto?
I CONFLITTI SONO SEMPRE UN SEGNALE
IMPORTANTE DI QUALCOSA CHE NON VA PIU’ E
CHE
DEVE
ESSERE
MODIFICATO,
UNA
OPPORTUNITA’ PER SVILUPPARE E MIGLIORARE I
RAPPORTI RECIPROCI. E’ IL MODO IN CUI IL
CONFLITTO VIENE AFFRONTATO A STABILIRE SE
QUESTA OPPORTUNITA’ VENGA COLTA O NO.
(Besemer 1999, pag. 21)

11/10/2007

4
Fabriano Intercultura 2007 1
Conflitto?
IL CONFLITTO SOCIALE E’ UN’INTERAZIONE TRA
ATTORI (INDIVIDUI, GRUPPI,
ORGANIZZAZIONI…ECC.) IN CUI ALMENO UN
ATTORE PERCEPISCE UN’INCOMPATIBILITA’
CON UNO O PIU’ ATTORI IN MANIERA TALE CHE
LA REALIZZAZIONE DEI PROPRI PENSIERI,
EMOZIONI, VOLONTA’… VENGA OSTACOLATA
DA UN ALTRO ATTORE
(Glasl, 1997)

11/10/2007

4
Fabriano Intercultura 2007 2
LE CONDIZIONI PER STARE
NEL CONFLITTO

1.

2.

3.

Rispettare il “peso specifico”
del conflitto
Lavorare favorendo la
specificità/diversità di
ciascuno
Imparare dal e sul conflitto

11/10/2007

4
Fabriano Intercultura 2007 3
LA PRE-CONDIZIONE:
CHE IL CONFLITTO SIA LEGITTIMATO /
DISPIEGATO






L’incompatibilita’ deve manifestarsi in un
agire concreto
Almeno un attore deve attribuire all’altra parte
il motivo dell’impedimento alla propria (auto)realizzazione
Gli attori devono reciprocamente riconoscersi
come controparti nel conflitto

11/10/2007

4
Fabriano Intercultura 2007 4
Approcci al conflitto
 Normativo


(Bastano le regole per evitare i conflitti)

 Affettivo


(Non possiamo permettere al conflitto di rovinare la nostra
relazione)

 Trasformativo


Il conflitto ci chiede di trovare esiti in misura dei nostri
bisogni/interessi

11/10/2007

4
Fabriano Intercultura 2007 5
IL QUADRANTE DEI CONFLITTI
CONFLITTO INTRAPERSONALE
Area della conoscenza di sé
partendo dalla propria storia
professionale
(emozioni, aspettative, passaggi di
ruolo)

CONFLITTO INTERPERSONALE
Area della negoziazione
(esplicitazione, ascolto e
comunicazione assertiva,
Individuazione interessi comuni)

CONFLITTO ESTERNO
Area del dare aiuto
come facilitatore dei processi di
autonoma capacità di gestire le
divergenze
(neutralità empatica, facilitazione)

CONFLITTO ORGANIZZATIVO
Area della coesione come disponibilità
a comunicare e decidere fra soggetti
con simili responsabilità
(trasformare la lamentela in
cambiamento, integrare i bisogni
individuali con gli obiettivi
organizzativi)

11/10/2007

4
Fabriano Intercultura 2007 6
Glossario minimo
REAZIONE
Si tratta di un automatismo, di un'azione
estemporanea e tempestiva che priva il
soggetto della possibilità di attivare
risorse creative più raffinate, più
meditate; favorisce la fuoriuscita di
modalità arcaiche, istintive

11/10/2007

4
Fabriano Intercultura 2007 7
Glossario minimo
GESTIONE
Si tratta di agire intenzionalmente e
consapevolmente per orientare la
trasformazione del conflitto in una certa
direzione, tenendo conto dei propri
bisogni/interessi e di quelli dell’altro/a

11/10/2007

4
Fabriano Intercultura 2007 8
Glossario minimo
RABBIA
Si tratta di un’emozione che ha un carattere
esplosivo e temporaneo
VIOLENZA
Danneggiamento intenzionale dell’avversario per
creare un danno irreversibile.
 Volontà di risolvere il problema (conflitto) eliminando
chi porta il problema stesso.
Area dell’eliminazione relazionale (distruzione).
11/10/2007

4
Fabriano Intercultura 2007 9
.

LE CONDIZIONI PER ENTRARE
NEL CONFLITTO

.1. Quanti / quali conflitti esistono
2.
3.

4.

(latenti e manifesti)?
Chi sono gli attori del conflitto?
Le parti hanno desiderio / necessità
della relazione?
Le parti intravedono un “guadagno”
dalla esplicitazione/assunzione
trasformativa del conflitto?

11/10/2007

5
Fabriano Intercultura 2007 0
GESTIONE TRASFORMATIVA DEI
CONFLITTI
A

B

L’altra persona viene identificata con il problema
A
Problema
B
Il problema viene riconosciuto e risolto insieme

11/10/2007

5
Fabriano Intercultura 2007 1
La trasformazione (gestione
costruttiva) dei conflitti
INTENDIAMO PER COSTRUTTIVI I MODI DI GESTIONE DEL
CONFLITTO CHE:
 NON
MIRANO
A
DISTRUGGERE
O
LEDERE
L’AVVERSARIO
 INTENDONO MANTERE APERTI CANALI COMUNICATIVI
 PROMUOVONO
SOLUZIONI (DEI PROBLEMI CHE
SOTTOSTANNO AL CONFLITTO) IN GRADO DI
SODDISFARE I BISOGNI FONDAMENTALI DI TUTTE LE
PARTI COINVOLTE
 RICERCHINO ESITI SOSTENIBILI NEL TEMPO (FINO AD
UN CAMBIAMENTO DEGLI ATTEGGIAMENTI DI FONDO)
(Arielli-Scotto 1998, pag 181)

11/10/2007

5
Fabriano Intercultura 2007 2
Le fonti del conflitto
Identità

Interessi

Valori

Emozioni

11/10/2007

5
Fabriano Intercultura 2007 3
UNA PRATICA DI ESPLICITAZIONE:
un primo passo per la trasformazione dei conflitti
1.
2.
3.

4.

5.

6.

Scegliere il momento e il luogo adeguato
Circoscrivere il conflitto/problema da esplicitare
Esprimere le proprie emozioni rispetto all’accaduto
(significato specifico del conflitto)
Dire quali motivazioni ti hanno portato/a ad
esplicitare il conflitto stesso
Fare una richiesta alla controparte in relazione ai
propri bisogni
Definire un esito/decisione del conflitto
SUFFICIENTEMENTE BUONI PER TUTTI

11/10/2007

5
Fabriano Intercultura 2007 4
LA NEGOZIAZIONE
IN PROSPETTIVA TRASFORMATIVA

.

11/10/2007

5
Fabriano Intercultura 2007 5
LA NEGOZIAZIONE
IN PROSPETTIVA TRASFORMATIVA


La negoziazione è un processo di ricerca
dinamico e volontario: attraverso un continuo
riposizionamento rispetto all’altro e rispetto a
sé punta a trovare esiti accettabili, parziali e
temporanei per le parti, e non soluzioni. Le
competenze in gioco sono di tipo
comunicativo ed emotivo.

11/10/2007

5
Fabriano Intercultura 2007 6
I PRINCIPI DELLA NEGOZIAZIONE
RAGIONATA
1. DISTINGUERE LA PERSONA DAL PROBLEMA; AGGEDIRE IL
PROBLEMA E NON LA PERSONA
2.  ORIENTARSI AL FUTURO (DAL PERCHE’ AL COME)
3.  COMUNICARE RISPETTO E ACCETTAZIONE RECIPROCA
4. CONCENTRARSI SUGLI INTERESSI IN GIOCO (TIMORI,
BISOGNI, DESIDERI) E NON SULLE PRESE DI POSIZIONE
5. SVILUPPARE SOLUZIONI CHE PROCURINO RECIPROCO
BENEFICIO
6. ASSUMERE COMPITI SOSTENIBILI NEL TEMPO
7. PREVEDERE LA POSSIBILITA’ DI SOLUZIONI INTERMEDIE
EVITANDO LA CULTURA DELLA TEMPESTIVITA’

11/10/2007

5
Fabriano Intercultura 2007 7
LA MEDIAZIONE
IN PROSPETTIVA TRASFORMATIVA

11/10/2007

5
Fabriano Intercultura 2007 8
LA MEDIAZIONE
IN PROSPETTIVA TRASFORMATIVA


La mediazione è un metodo di gestione dei
conflitti, dove le parti fanno volontariamente
ricorso ad una terza parte non implicata nel
conflitto. Il mediatore crea le condizioni per
ripristinare la relazione e attivare la
negoziazione e quindi facilitare la ricerca di
un esito accettabile (accordo).

11/10/2007

5
Fabriano Intercultura 2007 9
Alcune parole sulla
MEDIAZIONE
“ LA MEDIAZIONE PROMUOVE UNA SOLUZIONE NELLA
QUALE TUTTE LE PARTI COINVOLTE GUADAGNANO
O OTTENGONO UN BENEFICIO, E NON SOLO UNA
DI ESSE. PER QUESTO (…) EVITA LA RELAZIONE DI
TIPO DICOTOMICO “VINCITORE-PERDENTE”. PER
QUESTO E’ ANCHE UN METODO IDEALE PER QUEI
CONFLITTI NEI QUALI LE PARTI IN CONTRASTO
DEVONO O DESIDERANO CONTINUARE LA
RELAZIONE.”
(Torrego Seijo, 2003, pagg.7.-8)
11/10/2007

6
Fabriano Intercultura 2007 0
Alcune parole sulla
MEDIAZIONE
“I MEDIATORI NON PRENDONO DECISONI SULLA
CONTROVERSIA , NON SONO ARBITRI O GIUDICI.
INTERVENGONO UNICAMENTE PER RIPARARE IL
GUASTO COMUNICATIVO, RESTITUENDO ALLE
PARTI LA RESPONSABILITA’ DELLA GESTIONE DEL
CONFLITTO.”
(Gaiotti-Mierolo, 2000, p.108)

11/10/2007

6
Fabriano Intercultura 2007 1
LE FASI DEL PROCESSO DI MEDIAZIONE
PREMEDIAZIONE

Quanti / quali conflitti riusciamo a individuare?
Di chi è il conflitto?
La relazione fra le parti è necessaria/desiderata?
Quali vantaggi / minori danni intravedete dalla
partecipazione al processo di mediazione?

CONTRATTO E REGOLE
DEL GIOCO

Cosa possiamo fare insieme ?

INDIVIDUARE IL
PROBLEMA

Cosa è accaduto? Quali difficoltà state sperimentando
(emozioni + effetti concreti)?

DEFINIRE GLI INTERESSI
IN GIOCO

Di quali bisogni / interessi siete portatori?

PROPORRE ESITI

Come potete far evolvere la situazione in modo
sufficientemente buono per entrambi?

STIPULARE UN ACCORDO

Cosa decidete di fare?
Chi fa, cosa, come, dove, quando?

VERIFICARE L’ACCORDO

Com’è andata? Cosa proponiamo per migliorare l’accordo?

11/10/2007

6
Fabriano Intercultura 2007 2
Alcune parole sulla
MEDIAZIONE
TRASFORMAZIONE (NON RISOLUZIONE)
DEL CONFLITTO




Aiuta a diminuire gli effetti indesiderati legati al conflitto
Assume il conflitto come occasione per ristrutturare le
relazioni, facendole evolvere in senso costruttivo.

TERZIETA’



Uscita dalla logica del “io vinco, tu perdi” (pensiero duale, aut
aut), per approdare alla logica “io vinco, tu vinci”

EMPOWERMENT (CAPACITAZIONE)



Restituisce alle parti capacità decisionale /responsabilità, senza
più delegare ad altri la soluzione dei propri problemi.

11/10/2007

6
Fabriano Intercultura 2007 3
.




PROCESSUALITA’

Allontana l’”ansia da soluzione”, ridando al conflitto il proprio
tempo/spazio per essere pensato
Aiuta le parti a riconoscere i risultati progressivamente raggiunti e ad
individuare le aree di ulteriore sviluppo.

GENERATIVITA’




Aiuto alla ricerca di soluzioni al problema in grado di procurare
reciproco beneficio
Aiuto alla costruzione di opzioni non ancora praticate, ma
praticabili/possibili, e che permettano di potenziare gli elementi
costruttivi (generativi) della relazione.

DISTANZIAMENTO



Assunzione di una distanza temporale/spaziale/emotiva rispetto al
conflitto agito in maniera reattiva /impulsiva /automatica.

VOLONTARIETÀ



Verifica della decisione libera e volontaria delle parti di entrare in
mediazione (le parti in conflitto possono ritirarsi dalla mediazione in
qualunque momento)

11/10/2007

6
Fabriano Intercultura 2007 4
COMPITI DI TIPO “COMUNICATIVO”
DEL MEDIATORE
1. APRE GLI INCONTRI
Definisce obiettivi limitati, circoscritti, realistici, misurabili
Gli argomenti vengono divisi per risolverli uno alla volta
2.    TIENE LA DISCUSSIONE ENTRO LE LINEE GUIDA
Aiuta a rimanere in argomento, attorno al tema centrale, evitando le
dispersioni
Aiuta e stimola a discutere i problemi sul tappeto e ad elaborare
concrete proposte di soluzione, facendo sì che tutti possano
intervenire attivamente

11/10/2007

6
Fabriano Intercultura 2007 5
COMPITI DI TIPO “COMUNICATIVO”
DEL MEDIATORE
3.    SVILUPPA UN’ATMOSFERA COLLABORATIVA E
AMICHEVOLE (PER QUANTO POSSIBILE)
Individua e depotenzia gli spunti polemici e i riferimenti a presunti
torti passati
Rompe i tentativi di monopolizzazione della discussione e invita a
discorsi chiari e sinceri
4.    RIASSUME E RILANCIA
Produce sintesi provvisorie (i risultati raggiunti, le tesi in contrasto
Invita ad una ulteriore produzione di idee
5.    CONCLUDE L’INCONTRO
Riassume i risultati a cui si è pervenuti, mette a fuoco i punti su cui
non è stato raggiunto un accordo e sui è necessario riprendere la
discussione

11/10/2007

6
Fabriano Intercultura 2007 6

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  • 1. La gestione dei conflitti  Il conflitto come risorsa nei processi educativi in una prospettiva interculturale I° ( 11-10-07)  Il conflitto come risorsa nei processi educativi in una prospettiva interculturale II° ( 18-10-07)  Il conflitto come risorsa nei processi educativi in una prospettiva interculturale IV° (8-11-07)  La gestione costruttiva dei conflitti (6-12-07) 11/10/2007 1 Fabriano Intercultura 2007
  • 2. Il conflitto come risorsa nei processi educativi in una prospettiva interculturale   corso di formazione per insegnanti ed educatori professionali I incontro - 11/10/2007  
  • 8. RUOLO UFFICIALE NELL’ORGANIZZAZIONE             Ivana: insegnante sc infanzia, referente progetto Pace Marina: insegnante sc infanzia (7 su 28 stranieri) Anna: insegnante sc media (lettere) + coordinatrice di classe + funzione strumentale disagio e intercultura Maria Rita: insegnante sc elementare + funzione strumentale disagio e intercultura (23% alunni stranieri) Massimo: insegnante sc media (arte) Daniela: educatrice CDR Lorenzo: educatore CDR (“90%” stranieri) Matteo: coordinatore CDR, educatore CAG (maggioranza stranieri) Mariella: educatrice CAG Emanuela: educatrice CAG Federica: educatrice CAG (50% stranieri, integrati) Loretta: insegnante sostegno sc media 11/10/2007 8 Fabriano Intercultura 2007
  • 9. AREA DI ATTIVITA’ QUOTIDIANA             Ivana: creare una mentalità di apertura verso i bimbi stranieri, Marina: sperimento modalità educative; + partecipante progetto Scuole di Pace Anna: cerco di far appassionare alla mia materia, presto attenzione alle dinamiche relazionali fra gli alunni Maria Rita:cerco di creare condizioni per star bene a scuola Massimo: educare divertendosi (non semplice passaggio di conoscenze) Daniela: promuovere benessere fra i bambini, ascoltarli Lorenzo: laboratori di educaz ambientale e alla pace, promuovere relazioni cooperative fra gli utenti e con gli operatori Matteo: ascolto i ragazzi, sostegno la loro progettualità Mariella: ascolto e provoco i ragazzi Emanuela: promuovo confronto e conoscenza con/ fra i ragazzi Federica: aiutare nella ricerca di soluzioni ai problemi dei ragazzi, promuovere lo stare insieme Loretta: integrazione dei ragazzi svantaggiati nel gruppo classe 11/10/2007 9 Fabriano Intercultura 2007
  • 10. ASPETTATIVE RISPETTO AL CORSO         Ivana: strumenti per gestire conflitti fra gli insegnanti e tra i bambini, tra insegnanti e bimbi Marina: strumenti operativi per la gestione dei conflitti nei gruppi educativi, mettere a fuoco i conflitti fra gli adulti che educano Anna: strumenti per gestire conflitti fra gli adulti Maria Rita: stimoli per il mio lavoro sull’intercultura, gestione dei conflitti fra gli adulti Massimo: strumenti per gestire i “prepotenti” Daniela: assumere una giusta distanza nel conflitto, distanziamento emotivo Lorenzo: strumenti per gestire conflitti fra operatori e utenti e fra gli utenti; trasformare in conflitto in occasione evolutiva Matteo: strumenti per comunicazione esterna /relazioni con il territorio 11/10/2007 1 Fabriano Intercultura 2007 0
  • 11. •ASPETTATIVE RISPETTO AL CORSO     Mariella: mediare i conflitti fra i ragazzi: come? Emanuela: rafforzarmi nel mio ruolo (come “donna”), gestire conflitti fra i ragazzi, confrontarmi con altri operatori Federica: strumenti per gestire i conflitti fra i ragazzi e fra gli adulti Loretta: il conflitto è una risorsa: come? 11/10/2007 1 Fabriano Intercultura 2007 1
  • 12. MAPPATURA DELLE SITUAZIONI DI MAX DIFFICOLTA’ SUL LAVORO: “LA FATICA DELLA DIVERSITà”            Il rispetto e la condivisione delle regole fra i ragazzi Difesa della propria identità attraverso atteggiamenti di chiusura Esclusione /emarginazione (con conseguente atteggiamento aggressivo degli esclusi) Atteggiamenti di sfida verso l’autorità / regole Comportamenti aggressivi / danneggiamenti / prepotenze dei ragazzi fra di loro o con gli operatori Gestione di episodi di prepotenza fra gli educatori Difficoltà ad “aiutare” i colleghi nel rapporto con alcuni ragazzi Offese all’identità altra / pregiudizi (fra i ragazzi o da parte di altri adulti anche esterni) Difficoltà a declinare gli obiettivi nell’operatività con perseveranza Bassa adesione delle famiglie alle richieste del servizio (es: partecipare ai colloqui) Ritagliarsi compiti eccedenti rispetto al proprio ruolo 11/10/2007 1 Fabriano Intercultura 2007 2
  • 13. MAPPATURA DELLE SITUAZIONI DI MIN DIFFICOLTA’ SUL LAVORO: “LA FATICA DELLA DIVERSITà”       Rispetto delle regole fra ragazzi e adulti di riferimento Conoscenza della lingua altra Difficoltà di comunicazione /conoscenza con le famiglie Rompere il ghiaccio per entrare in relazione / favorire la prima accoglienza nel nuovo contesto Trovare spazi di collaborazione nonostante la diversità di valori fra colleghi Riappropriarsi del proprio ruolo educativo dopo momenti di relazione alla pari con gli utenti 11/10/2007 1 Fabriano Intercultura 2007 3
  • 16. RUOLO UFFICIALE NELL’ORGANIZZAZIONE          Stefania: educatrice CAG Silvia: CDR educatrice (maggioranza stranieri) Fabio: volontario SCN; educatore “tirocinante” Silvia: educatrice ludoteca Manuela: educatrice CDR; operatrice di progetti didattici nelle scuole Cristiana: educatrice CDR ludoteca Rita: insegnante sc infanzia, membro commissione intercultura Liliana: insegnante sc elementare Gabriella: insegnante sc elementare 11/10/2007 1 Fabriano Intercultura 2007 6
  • 17. AREA DI ATTIVITA’ QUOTIDIANA          Stefania: osservo e ascolto i ragazzi; progetto attività Silvia: organizzo le attività; ascolto i ragazzi Fabio: faccio attività con i ragazzi Silvia: programmo e organizzo laboratori; partecipo alle attività ludiche Manuela: utilizzo metodologie basate su attività ludiche Cristiana: organizzo laboratori, gioco con i bambini Rita: gestisco conflitti anche legati al rispetto delle regole Liliana:insegnamento delle discipline Gabriella: trasmetto valori 11/10/2007 1 Fabriano Intercultura 2007 7
  • 18. ASPETTATIVE RISPETTO AL CORSO          Stefania: quali risorse esprimono i ragazzi nelle situazioni di conflitto Silvia: strumenti per gestire conflitto, distanziamento emotivo Fabio: fare esperienza di gestione dei conflitti Silvia: riuscire a non vivere il conflitto come problematico per me e per i ragazzi del centro Manuela: stare il più oggettivamente possibile nel conflitto Cristiana: praticare coinvolgimento e distacco nel conflitto per vederlo chiaramente e trarne benefici Rita: raccogliere materiale anche per i colleghi Liliana: gestire il conflitto con le famiglie degli alunni stranieri Gabriella: idem 11/10/2007 1 Fabriano Intercultura 2007 8
  • 19. In questa settimana…    Dove non c’era diversità non usciva nulla di nuovo, non possono esserci degli stimoli Di fronte alla possibilità di esclusione di un alunno e di un conflitto con i colleghi, ho preso tempo per ricercare insieme una soluzione condivisa, restituendo il problema al gruppo Preferisco evitare di esplicitare il conflitto (con i colleghi) , preferisco risolvere soprattutto se ci sono di mezzo le sofferenze dei bambini 11/10/2007 1 Fabriano Intercultura 2007 9
  • 20. GESTIRE CONFLITTI: BUONI/CATTIVI MAESTRI NELLA MIA STORIA EDUCATIVA COSA ERA EFFICACE? COSA ERA DISFUNZIONALE? Ascolto “efficace” – comprensione – dialogo - capacità di immedesimarsi nell’altro per capire Non giudicare Riformulare il problema Restituire responsabilità nel ricercare soluzioni Dare fiducia Aiutarsi reciprocamente Rispetto: dare pari dignità a tutti gli attori Regole condivise, motivate (Barricarsi dietro la propria età /ruolo per) non mettersi in dialogo Pregiudizi: utilizzare le caratteristiche personali per “risolvere” il problema, escludere Non ascolto: imporre il proprio punto di vista - Non voler comprendere / non dare importanza alle ragioni altrui Imporre regole non condivise Superficialità: far finta che l’altro non esista Poca riservatezza 11/10/2007 2 Fabriano Intercultura 2007 0
  • 21. . .GESTIRE CONFLITTI: BUONI/CATTIVI MAESTRI NELLA MIA STORIA EDUCATIVA . COSA ERA EFFICACE? COSA ERA DISFUNZIONALE? Calma, serenità Non drammatizzare, contenere la confusione Silenzio e immobilismo attivo per dare tempo alle parti in conflitto e lasciar sedimentare il caos Aggiungere elementi nuovi per rompere l’escalation Mantenere gli impegni presi (coerenza) Mettersi in discussione 11/10/2007 Umiliare l’altro: giudizi e interpretazioni del vissuto altrui Prendere le parti di uno degli attori / trattamenti personalizzati - Schierarsi senza conoscere il problema Svalutare Utilizzare un altro conflitto per “evitare” di occuparsi del primo Aggredire alimentando la confusioneutilizzare comportamenti violenti Utilizzare mezzi repressivi Abbandonare il conflitto 2 Fabriano Intercultura 2007 1
  • 22. In previsione del prossimo incontro… In relazione ad un conflitto aperto /riapribile, provare a prefigurare le diverse fasi della pratica di esplicitazione sotto indicata 1. 2. 3. 4. 5. 6. Scegliere il momento e il luogo adeguato Circoscrivere il conflitto/problema da esplicitare Esprimere le proprie emozioni rispetto all’accaduto (significato specifico del conflitto) Dire quali motivazioni ti hanno portato/a ad esplicitare il conflitto stesso Fare una richiesta alla controparte in relazione ai propri bisogni Definire un esito/decisione del conflitto SUFFICIENTEMENTE BUONI PER TUTTI 11/10/2007 2 Fabriano Intercultura 2007 2
  • 24. IL CONFLITTO FRA GLI ADULTI CHE EDUCANO (CULTURE ORGANIZZATIVE E CONFLITTO) GERARCHIA Identità sociale   Capo   Ordine   Autorità /arbitrarietà   Linearità   Formalità   Appartenenza   Carriera   Futuro certo   Aspettative certe Personalizzazione Segreto 11/10/2007 CONFIDENZIALITA’ Star bene     Collega Merito/colpa    Vicinanza/intimità    Implicito    Invischiamento    Uniformità Personalizzazioni/narcisimo    Confusione    Passato idealizzato Individualismo Pettegolezzo/confidenze COLLABORAZIONE Compiti/risultati Responsabile rispetto a  Responsabilità  Distanza/limite/confini  Esplicito   Clima di cordialità   Differenziazione   Integraz.nel progetto org.°  Complessità /conflittualità Progettualità Agire organizzativo Riservatezza 2 Fabriano Intercultura 2007 4
  • 25. IL CONFLITTO CON I COLLEGHI (COESIONE EDUCATIVA E ORGANIZZATIVA) 1.CONDIVISIONE DELLE INFORMAZIONI 2.DEFINIZIONE DELLE PRIORITA’ 3.PRESA DELLE DECISIONI E ATTRIBUZIONE DEI COMPITI 4.MONITORAGGIO DELLE AZIONI CHE REALIZZANO LE DECISIONI PRESE 5.VALUTAZIONE DEGLI ESITI 11/10/2007 2 Fabriano Intercultura 2007 5
  • 26. Riflessioni e domande aperte      PROMUOVERE RELAZIONI IMPRONTATE ALLA COLLABORAZIONE: CHE COSA MI E’ DIFFICILE FARE? Distribuire compiti e responsabilità (non cadere nella trappola di risolvere al posto di… fare al posto di..) Mantenere un atteggiamento cordiale / rapporti sufficientemente buoni (niente a che vedere con la simpatia, ma rispetto reciproco delle buone ragioni altrui) Riuscire a far mantenere nel tempo gli impegni / compiti assunti (tenere traccia del lavoro/decisioni / verificarne la sostenibilità ) Esplicitare problemi e successi / tenere traccia del lavoro Di che cosa ho paura se passo alla “collaborazione”? 11/10/2007 2 Fabriano Intercultura 2007 6
  • 27. ..  IL CONFLITTO IN CONTESTI MULTICULTURALI . Le relazioni fra diversità culturali si configurano sempre, in qualche modo, come conflittuali, in quanto è la compresenza stessa di diversità a determinare il conflitto, ma esso si manifesta secondo modalità differenti, a seconda degli atteggiamenti degli individui che concretamente lo agiscono 11/10/2007  . 2 Fabriano Intercultura 2007 7
  • 28. .. Per un dialogo fra soggetti appartenenti a culture diverse . E’ possibile utilizzare aspetti di una cultura diversa e stabilire una relazione con un altro, culturalmente differente anche senza capirli del tutto e, dunque, entrare in dialogo con la differenza senza la pretesa di penetrarla interamente ed una volta per tutte. E’ possibile intendere quello che l’altro fa, dice, pensa, senza tuttavia condividere, accettare quello che si è capito . 11/10/2007 2 Fabriano Intercultura 2007 8
  • 29. . Quale significato diamo al termine “CULTURA”? . LA CULTURA NON E’ TRASMESSA BIOLOGICAMENTE, MA APPRESA NEL CORSO DELLE ESPERIENZE FATTE DA OGNI PERSONA 2.  LA CULTURA E’ UNA COSTRUZIONE SOCIALE, CIOE’ ELABORATA E TRASMESSA ATTRAVESO IL GRUPPO. TUTTAVIA, ESSA NON E’ SUBITA PASSIVAMENTE DAL SINGOLO: ESISTE INFATTI UN RAPPORTO DI CIRCOLARITA’ E DI INFLUENZA RECIPROCA TRA SINGOLO E GRUPPO 3.  LA CULTURA E’ UN SISTEMA COMPLESSO ED ETEROGENEO DI ELEMENTI, A VOLTE ANCHE INCOERENTI 4.  LA CULTURA E’ DINAMICA E PERMEABILE, TENDE CIOE’ A MUTARE NEL TEMPO SULLA BASE DI EVENTI INTERNI (SCOPERTE) O ESTERNI (CONFRONTO, ASSIMILAZIONI) E NELL’INCONTRO CON ALTRI GRUPPI 11/10/2007 2 Fabriano Intercultura 2007 9
  • 30. .. Quale significato diamo al termine “CULTURA”? . Le culture non sono dei blocchi, ma piuttosto delle reti di significato intersoggettivamente costruite all’interno di relazioni instaurate da individui concreti Per “sistema culturale” non s'intende qualcosa di necessariamente omogeneo al suo interno e armonicamente in equilibrio, privo di contraddizioni, né tanto meno chiuso all’esterno. 11/10/2007 3 Fabriano Intercultura 2007 0
  • 31. IL CONFLITTO CON GLI UTENTI (ragazzi / bambini) COSA HO SPERIMENTATO COME INEFFICACE? (ERRORI DA NON RIPETERE)           Fare a “braccio di ferro” (muro contro muro), rigidità sulle posizioni, assumere atteggiamenti di sfida Disattendere le regole (insostenibilità) Utilizzare punizioni Perdita / rinuncia al proprio ruolo educativo Farsi prendere dalla rabbia / emozioni non gestite Arrendevolezza Estemporaneità-impulsività / lasciar passare troppo tempo Imposizione di regole non condivise Affrontare in gruppo questioni “personali” Allontanare / escludere persone difficili 11/10/2007 3 Fabriano Intercultura 2007 1
  • 32. IL CONFLITTO CON GLI UTENTI COSA HO SPERIMENTATO COME EFFICACE? (BUONE PRASSI DA CONSOLIDARE)              Colloqui con le parti in presenza di un mediatore Colloqui individuali Cercare di com-prendere le ragioni dell’altro, provare a vedere l’altro punto di vista Punizione (dopo avevano paura che…) Non rinunciare al proprio ruolo educativo Flessibilità (autorità e complicità) Sdrammatizzare /atteggiamento positivo Saper cogliere il momento giusto per affrontare il problema Motivare i rifiuti, regole, rimproveri… Comunicare /dare parola al proprio vissuto emotivo Guardare negli occhi la controparte/mantenere il contatto visivo Non accogliere / accogliere le provocazioni Responsabilizzare attribuendo compiti specifici 11/10/2007 3 Fabriano Intercultura 2007 2
  • 33. LA REGOLA EDUCATIVA La regola deve essere REALISTICA, ADEGUATA ED ESPLICITATA :  Realistica vuol dire che il bambino è in grado di praticarla.  Adeguata significa che risulta pertinente alla sua età.  Esplicitata adeguatamente vuol dire formulata con precisione e chiarezza (linguaggio positivo, impegni non condizionati) 11/10/2007 3 Fabriano Intercultura 2007 3
  • 34. .    LA REGOLA EDUCATIVA Le regole costruite senza una vera consensualità vengono facilmente disattese. Le regole date a prescindere da una forte coesione educativa sono destinate a non funzionare. Un’altra minaccia alla gestione delle regole è lo scarso rispetto delle regole da parte degli stessi adulti 11/10/2007 3 Fabriano Intercultura 2007 4
  • 35. LA REGOLA EDUCATIVA   Co-costruire il minimo necessario di regole per la con-vivenza per promuovere motivazione, maggior qualità delle decisioni, autostima, responsabilità personale, senso di controllo sul proprio destino Né ricompense, né punizioni, (dipendenza e paura – controllo esterno/obbedienza).. ma capacità di mettere i ragazzi/bambini di fronte alle dirette conseguenze delle proprie scelte per promuovere autonomia (controllo interno) 11/10/2007 3 Fabriano Intercultura 2007 5
  • 36. IL CONFLITTO FRA GLI UTENTI Passaggio dalla spontaneità alla facilitazione dei processi di autonoma capacità di gestire le divergenze, restituendo ai confliggenti la responsabilità della ricerca delle soluzioni al problema      1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Dare una cornice riconoscibile: tempo, luogo, regole… Individuare le parti coinvolte nel conflitto (di chi è il problema?) Chiarire l’oggetto /circoscrivere il problema di cui parlare Fare domande per aiutare a chiarire il problema Fare la sintesi di quanto affrontato insieme Facilitare la individuazione di possibili soluzioni al problema Assumere compiti sostenibili (“Siete sicuri di poterlo fare?”) 11/10/2007 3 Fabriano Intercultura 2007 6
  • 38. Ipotesi sul conflitto  Il conflitto non è un incidente di percorso, un imprevisto, ma appartiene alle relazioni tra le persone e le struttura (nel senso di dare forma, limite, significato specifico). 11/10/2007 3 Fabriano Intercultura 2007 8
  • 39. Conflitto? Si tratta di uno stato della relazione, che riguarda due o più persone, in cui si presenta un problema/ incompatibilità (contenuto) che crea un disagio/ fastidio (significato emotivo). 11/10/2007 3 Fabriano Intercultura 2007 9
  • 40. Conflitto? I CONFLITTI SONO SITUAZIONI NELLE QUALI DUE O PIU’ PERSONE ENTRANO IN OPPOSIZIONE O DISACCORDO PERCHE’ I RECIPROCI INTERESSI , POSIZIONI, BISOGNI, DESIDERI, VALORI SONO INCOMPATIBILI , O SONO PERCEPITI COME INCOMPATIBILI, DOVE GIOCANO UN RUOLO IMPORTANTE LE EMOZIONI E I SENTIMENTI, E DOVE LA RELAZIONE TRA LE PARTI IN CONFLITTO PUO’ USCIRNE RAFFORZATA O DETERIORATA IN FUNZIONE DI COME SI SVILUPPI IL PROCESSO DI RISOLUZIONE DEL CONFLITTO. (Juan Carlos Torrego Seijo, Vinco-vinci: manuale per la mediazione dei conflitti…”, La Meridiana, 2003, pag. 7) 11/10/2007 4 Fabriano Intercultura 2007 0 
  • 41. Conflitto? I CONFLITTI SONO SEMPRE UN SEGNALE IMPORTANTE DI QUALCOSA CHE NON VA PIU’ E CHE DEVE ESSERE MODIFICATO, UNA OPPORTUNITA’ PER SVILUPPARE E MIGLIORARE I RAPPORTI RECIPROCI. E’ IL MODO IN CUI IL CONFLITTO VIENE AFFRONTATO A STABILIRE SE QUESTA OPPORTUNITA’ VENGA COLTA O NO. (Besemer 1999, pag. 21) 11/10/2007 4 Fabriano Intercultura 2007 1
  • 42. Conflitto? IL CONFLITTO SOCIALE E’ UN’INTERAZIONE TRA ATTORI (INDIVIDUI, GRUPPI, ORGANIZZAZIONI…ECC.) IN CUI ALMENO UN ATTORE PERCEPISCE UN’INCOMPATIBILITA’ CON UNO O PIU’ ATTORI IN MANIERA TALE CHE LA REALIZZAZIONE DEI PROPRI PENSIERI, EMOZIONI, VOLONTA’… VENGA OSTACOLATA DA UN ALTRO ATTORE (Glasl, 1997) 11/10/2007 4 Fabriano Intercultura 2007 2
  • 43. LE CONDIZIONI PER STARE NEL CONFLITTO 1. 2. 3. Rispettare il “peso specifico” del conflitto Lavorare favorendo la specificità/diversità di ciascuno Imparare dal e sul conflitto 11/10/2007 4 Fabriano Intercultura 2007 3
  • 44. LA PRE-CONDIZIONE: CHE IL CONFLITTO SIA LEGITTIMATO / DISPIEGATO    L’incompatibilita’ deve manifestarsi in un agire concreto Almeno un attore deve attribuire all’altra parte il motivo dell’impedimento alla propria (auto)realizzazione Gli attori devono reciprocamente riconoscersi come controparti nel conflitto 11/10/2007 4 Fabriano Intercultura 2007 4
  • 45. Approcci al conflitto  Normativo  (Bastano le regole per evitare i conflitti)  Affettivo  (Non possiamo permettere al conflitto di rovinare la nostra relazione)  Trasformativo  Il conflitto ci chiede di trovare esiti in misura dei nostri bisogni/interessi 11/10/2007 4 Fabriano Intercultura 2007 5
  • 46. IL QUADRANTE DEI CONFLITTI CONFLITTO INTRAPERSONALE Area della conoscenza di sé partendo dalla propria storia professionale (emozioni, aspettative, passaggi di ruolo) CONFLITTO INTERPERSONALE Area della negoziazione (esplicitazione, ascolto e comunicazione assertiva, Individuazione interessi comuni) CONFLITTO ESTERNO Area del dare aiuto come facilitatore dei processi di autonoma capacità di gestire le divergenze (neutralità empatica, facilitazione) CONFLITTO ORGANIZZATIVO Area della coesione come disponibilità a comunicare e decidere fra soggetti con simili responsabilità (trasformare la lamentela in cambiamento, integrare i bisogni individuali con gli obiettivi organizzativi) 11/10/2007 4 Fabriano Intercultura 2007 6
  • 47. Glossario minimo REAZIONE Si tratta di un automatismo, di un'azione estemporanea e tempestiva che priva il soggetto della possibilità di attivare risorse creative più raffinate, più meditate; favorisce la fuoriuscita di modalità arcaiche, istintive 11/10/2007 4 Fabriano Intercultura 2007 7
  • 48. Glossario minimo GESTIONE Si tratta di agire intenzionalmente e consapevolmente per orientare la trasformazione del conflitto in una certa direzione, tenendo conto dei propri bisogni/interessi e di quelli dell’altro/a 11/10/2007 4 Fabriano Intercultura 2007 8
  • 49. Glossario minimo RABBIA Si tratta di un’emozione che ha un carattere esplosivo e temporaneo VIOLENZA Danneggiamento intenzionale dell’avversario per creare un danno irreversibile.  Volontà di risolvere il problema (conflitto) eliminando chi porta il problema stesso. Area dell’eliminazione relazionale (distruzione). 11/10/2007 4 Fabriano Intercultura 2007 9
  • 50. . LE CONDIZIONI PER ENTRARE NEL CONFLITTO .1. Quanti / quali conflitti esistono 2. 3. 4. (latenti e manifesti)? Chi sono gli attori del conflitto? Le parti hanno desiderio / necessità della relazione? Le parti intravedono un “guadagno” dalla esplicitazione/assunzione trasformativa del conflitto? 11/10/2007 5 Fabriano Intercultura 2007 0
  • 51. GESTIONE TRASFORMATIVA DEI CONFLITTI A B L’altra persona viene identificata con il problema A Problema B Il problema viene riconosciuto e risolto insieme 11/10/2007 5 Fabriano Intercultura 2007 1
  • 52. La trasformazione (gestione costruttiva) dei conflitti INTENDIAMO PER COSTRUTTIVI I MODI DI GESTIONE DEL CONFLITTO CHE:  NON MIRANO A DISTRUGGERE O LEDERE L’AVVERSARIO  INTENDONO MANTERE APERTI CANALI COMUNICATIVI  PROMUOVONO SOLUZIONI (DEI PROBLEMI CHE SOTTOSTANNO AL CONFLITTO) IN GRADO DI SODDISFARE I BISOGNI FONDAMENTALI DI TUTTE LE PARTI COINVOLTE  RICERCHINO ESITI SOSTENIBILI NEL TEMPO (FINO AD UN CAMBIAMENTO DEGLI ATTEGGIAMENTI DI FONDO) (Arielli-Scotto 1998, pag 181) 11/10/2007 5 Fabriano Intercultura 2007 2
  • 53. Le fonti del conflitto Identità Interessi Valori Emozioni 11/10/2007 5 Fabriano Intercultura 2007 3
  • 54. UNA PRATICA DI ESPLICITAZIONE: un primo passo per la trasformazione dei conflitti 1. 2. 3. 4. 5. 6. Scegliere il momento e il luogo adeguato Circoscrivere il conflitto/problema da esplicitare Esprimere le proprie emozioni rispetto all’accaduto (significato specifico del conflitto) Dire quali motivazioni ti hanno portato/a ad esplicitare il conflitto stesso Fare una richiesta alla controparte in relazione ai propri bisogni Definire un esito/decisione del conflitto SUFFICIENTEMENTE BUONI PER TUTTI 11/10/2007 5 Fabriano Intercultura 2007 4
  • 55. LA NEGOZIAZIONE IN PROSPETTIVA TRASFORMATIVA . 11/10/2007 5 Fabriano Intercultura 2007 5
  • 56. LA NEGOZIAZIONE IN PROSPETTIVA TRASFORMATIVA  La negoziazione è un processo di ricerca dinamico e volontario: attraverso un continuo riposizionamento rispetto all’altro e rispetto a sé punta a trovare esiti accettabili, parziali e temporanei per le parti, e non soluzioni. Le competenze in gioco sono di tipo comunicativo ed emotivo. 11/10/2007 5 Fabriano Intercultura 2007 6
  • 57. I PRINCIPI DELLA NEGOZIAZIONE RAGIONATA 1. DISTINGUERE LA PERSONA DAL PROBLEMA; AGGEDIRE IL PROBLEMA E NON LA PERSONA 2.  ORIENTARSI AL FUTURO (DAL PERCHE’ AL COME) 3.  COMUNICARE RISPETTO E ACCETTAZIONE RECIPROCA 4. CONCENTRARSI SUGLI INTERESSI IN GIOCO (TIMORI, BISOGNI, DESIDERI) E NON SULLE PRESE DI POSIZIONE 5. SVILUPPARE SOLUZIONI CHE PROCURINO RECIPROCO BENEFICIO 6. ASSUMERE COMPITI SOSTENIBILI NEL TEMPO 7. PREVEDERE LA POSSIBILITA’ DI SOLUZIONI INTERMEDIE EVITANDO LA CULTURA DELLA TEMPESTIVITA’ 11/10/2007 5 Fabriano Intercultura 2007 7
  • 58. LA MEDIAZIONE IN PROSPETTIVA TRASFORMATIVA 11/10/2007 5 Fabriano Intercultura 2007 8
  • 59. LA MEDIAZIONE IN PROSPETTIVA TRASFORMATIVA  La mediazione è un metodo di gestione dei conflitti, dove le parti fanno volontariamente ricorso ad una terza parte non implicata nel conflitto. Il mediatore crea le condizioni per ripristinare la relazione e attivare la negoziazione e quindi facilitare la ricerca di un esito accettabile (accordo). 11/10/2007 5 Fabriano Intercultura 2007 9
  • 60. Alcune parole sulla MEDIAZIONE “ LA MEDIAZIONE PROMUOVE UNA SOLUZIONE NELLA QUALE TUTTE LE PARTI COINVOLTE GUADAGNANO O OTTENGONO UN BENEFICIO, E NON SOLO UNA DI ESSE. PER QUESTO (…) EVITA LA RELAZIONE DI TIPO DICOTOMICO “VINCITORE-PERDENTE”. PER QUESTO E’ ANCHE UN METODO IDEALE PER QUEI CONFLITTI NEI QUALI LE PARTI IN CONTRASTO DEVONO O DESIDERANO CONTINUARE LA RELAZIONE.” (Torrego Seijo, 2003, pagg.7.-8) 11/10/2007 6 Fabriano Intercultura 2007 0
  • 61. Alcune parole sulla MEDIAZIONE “I MEDIATORI NON PRENDONO DECISONI SULLA CONTROVERSIA , NON SONO ARBITRI O GIUDICI. INTERVENGONO UNICAMENTE PER RIPARARE IL GUASTO COMUNICATIVO, RESTITUENDO ALLE PARTI LA RESPONSABILITA’ DELLA GESTIONE DEL CONFLITTO.” (Gaiotti-Mierolo, 2000, p.108) 11/10/2007 6 Fabriano Intercultura 2007 1
  • 62. LE FASI DEL PROCESSO DI MEDIAZIONE PREMEDIAZIONE Quanti / quali conflitti riusciamo a individuare? Di chi è il conflitto? La relazione fra le parti è necessaria/desiderata? Quali vantaggi / minori danni intravedete dalla partecipazione al processo di mediazione? CONTRATTO E REGOLE DEL GIOCO Cosa possiamo fare insieme ? INDIVIDUARE IL PROBLEMA Cosa è accaduto? Quali difficoltà state sperimentando (emozioni + effetti concreti)? DEFINIRE GLI INTERESSI IN GIOCO Di quali bisogni / interessi siete portatori? PROPORRE ESITI Come potete far evolvere la situazione in modo sufficientemente buono per entrambi? STIPULARE UN ACCORDO Cosa decidete di fare? Chi fa, cosa, come, dove, quando? VERIFICARE L’ACCORDO Com’è andata? Cosa proponiamo per migliorare l’accordo? 11/10/2007 6 Fabriano Intercultura 2007 2
  • 63. Alcune parole sulla MEDIAZIONE TRASFORMAZIONE (NON RISOLUZIONE) DEL CONFLITTO   Aiuta a diminuire gli effetti indesiderati legati al conflitto Assume il conflitto come occasione per ristrutturare le relazioni, facendole evolvere in senso costruttivo. TERZIETA’  Uscita dalla logica del “io vinco, tu perdi” (pensiero duale, aut aut), per approdare alla logica “io vinco, tu vinci” EMPOWERMENT (CAPACITAZIONE)  Restituisce alle parti capacità decisionale /responsabilità, senza più delegare ad altri la soluzione dei propri problemi. 11/10/2007 6 Fabriano Intercultura 2007 3
  • 64. .   PROCESSUALITA’ Allontana l’”ansia da soluzione”, ridando al conflitto il proprio tempo/spazio per essere pensato Aiuta le parti a riconoscere i risultati progressivamente raggiunti e ad individuare le aree di ulteriore sviluppo. GENERATIVITA’   Aiuto alla ricerca di soluzioni al problema in grado di procurare reciproco beneficio Aiuto alla costruzione di opzioni non ancora praticate, ma praticabili/possibili, e che permettano di potenziare gli elementi costruttivi (generativi) della relazione. DISTANZIAMENTO  Assunzione di una distanza temporale/spaziale/emotiva rispetto al conflitto agito in maniera reattiva /impulsiva /automatica. VOLONTARIETÀ  Verifica della decisione libera e volontaria delle parti di entrare in mediazione (le parti in conflitto possono ritirarsi dalla mediazione in qualunque momento) 11/10/2007 6 Fabriano Intercultura 2007 4
  • 65. COMPITI DI TIPO “COMUNICATIVO” DEL MEDIATORE 1. APRE GLI INCONTRI Definisce obiettivi limitati, circoscritti, realistici, misurabili Gli argomenti vengono divisi per risolverli uno alla volta 2.    TIENE LA DISCUSSIONE ENTRO LE LINEE GUIDA Aiuta a rimanere in argomento, attorno al tema centrale, evitando le dispersioni Aiuta e stimola a discutere i problemi sul tappeto e ad elaborare concrete proposte di soluzione, facendo sì che tutti possano intervenire attivamente 11/10/2007 6 Fabriano Intercultura 2007 5
  • 66. COMPITI DI TIPO “COMUNICATIVO” DEL MEDIATORE 3.    SVILUPPA UN’ATMOSFERA COLLABORATIVA E AMICHEVOLE (PER QUANTO POSSIBILE) Individua e depotenzia gli spunti polemici e i riferimenti a presunti torti passati Rompe i tentativi di monopolizzazione della discussione e invita a discorsi chiari e sinceri 4.    RIASSUME E RILANCIA Produce sintesi provvisorie (i risultati raggiunti, le tesi in contrasto Invita ad una ulteriore produzione di idee 5.    CONCLUDE L’INCONTRO Riassume i risultati a cui si è pervenuti, mette a fuoco i punti su cui non è stato raggiunto un accordo e sui è necessario riprendere la discussione 11/10/2007 6 Fabriano Intercultura 2007 6

Editor's Notes

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