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luglio/agosto 2010
                                                                                      € 3,00




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                                                                       dov’è finito il buio?
                                                                       ricercato numero uno
                                                                       Scopritelo con la buiometria:
                                                                       troverete anche le stelle.




senza trucco
lontano dai cliché
una giornalista transessuale
racconta il suo percorso
per diventare donna.
Alcuni frammenti della
vita di Sandra: il trucco
nel bagno di casa, le
chiacchiere in attesa di
incontrare l’endocrinologa,
le prime scatole di ormoni.




8               | 015 | luglio/agosto 10   | L’inchiesta
senza trucco   | testo | sandra tognarini | foto | polifemo fotografia

            una giornalista racconta i drammi e le speranze del suo percorso
            per diventare donna. lontano dai cliché.



P
       er la mia carta di credito sono ancora Alessandro        transessuale, il Mit. Dal 1994 questo centro nel cuore di
       Tognarini, ma quando la cassiera del supermercato        Bologna, finanziato dalla Regione Emilia Romagna e con-
       mi guarda in faccia vede una donna. Potrò cambia-        venzionato con l’Asl, è diventato un punto di riferimento
re il mio nome solo dopo l’operazione chirurgica. Sarà          per le persone transessuali di tutta Italia, tanto che c’è
un giudice a stabilirlo. Da allora, anche per lo Stato, sarò    chi si trasferisce sotto le due torri solo per cambiare sesso,
finalmente Sandra.                                              perché altrove non esiste un servizio simile. Qui a pagare
   Per evitare di trovarmi in situazioni imbarazzanti, ora      è il Servizio sanitario nazionale.
preferisco utilizzare la carta di credito solo per gli acqui-       Al momento il Mit assiste 670 persone: due su tre sono
sti online. L’ho deciso tre anni fa, quando ho iniziato il      uomini che desiderano diventare donne, o lo sono già di-
percorso di “transizione”: era la sera del 16 aprile 2007.      ventate. A seguirle, un team qualificato, formato da tre
Sulla confezione di Androcur, le pastiglie che inibiscono       psicoterapeute e un’endocrinologa. Anche l’operazione
la produzione di testosterone (l’ormone maschile), ho           chirurgica di cambiamento del sesso può essere a cari-
scritto: “Buona fortuna!”. Tre mesi dopo ho cominciato a        co della mutua: l’unico problema, come sempre, è che
prendere anche gli estrogeni, che sviluppano le caratteri-      bisogna avere pazienza, perché la lista d’attesa è lunga.
stiche femminili. I risultati sono arrivati e oggi posso dire   All’ospedale Sant’Orsola di Bologna, infatti, programma-
di essere soddisfatta di quel che sono.                         no solo una decina di interventi l’anno. Per chi ha fretta,
   In questo percorso mi ha accompagnata l’endocrino-           l’alternativa sono le cliniche private o le trasferte all’este-
loga che lavora nel consultorio del Movimento identità          ro, dove solo il chirurgo può costare fino a 20mila euro.
                                                                    In Italia esistono altri ospedali pubblici che eseguo-
                                                                no questo tipo di operazione: il San Camillo di Roma, il
                                                                Cattinara di Trieste e i policlinici di Napoli e Bari, ma la
                                                                meta preferita rimane Bologna, l’unica città ad avere un
                                                                consultorio dedicato ai trans.

                                                                Un percorso sicuro
                                                                “È dal 1979 che il Mit difende i diritti delle persone tran-
                                                                sessuali -spiega la vicepresidente, Porpora Marcasciano-.
                                                                La nostra prima vittoria è stata l’approvazione della leg-
                                                                ge”. Fino al 1982 in Italia chi voleva cambiare sesso dove-
                                                                va far da sé, con gravi rischi per la salute. Con la legge 164
                                                                le cose sono cambiate: non solo è lecito “transitare”, ma
                                                                si può farlo rivolgendosi a strutture pubbliche o conven-
                                                                zionate. Come fosse una qualsiasi prestazione sanitaria.
                                                                “Cambiare sesso” non è un capriccio o una perversione,
                                                                ma una necessità per superare quel “disturbo dell’identi-
                                                                tà di genere” diagnosticato dagli psicoterapeuti, premessa
                                                                per ottenere il via libera dal giudice.
                                                                   Per l’operazione è infatti necessaria l’autorizzazione
                                                                del Tribunale. In alcuni casi il magistrato può stabilire
                                                                che persino l’impianto della protesi di silicone al seno sia
                                                                a carico dello Stato.
                                                                   Il protocollo del Mit prevede circa sei mesi di colloqui
                                                                con le psicologhe. Sono loro che stabiliscono se e quando
                                                                iniziare le cure ormonali, che possono durare otto o nove

                                                                                                  | 015 | luglio/agosto 10   9
Tra le tappe della
“transizione”, ci sono
il cambio di guardaroba
e le sedute dall’estetista.
Accanto, Sandra al lavoro
sul computer di casa.




                              mesi. Le loro prescrizioni vanno seguite diligentemente e          Chi si rivolge al Mit, in genere, è giovane (età media
                              con altrettanta costanza occorre sottoporsi ai controlli. I     tra 25 e 35 anni) e di buona cultura: la metà sono diplo-
                              più delicati riguardano i livelli di estrogeno e progestero-    mati, uno su quattro è laureato, solo il 30 per cento si
                              ne. E proprio per questo, il primo giorno della settimana       prostituisce o lo ha fatto in passato. Il motivo? La perdita
                              al Mit non è mai come gli altri.                                del lavoro. “Vendevo abbigliamento nei mercati -racconta
                                 Il lunedì gli utenti incontrano l’endocrinologa. Men-        Giovanna, in attesa del proprio turno con l’endocrino-
                              tre si aspetta il proprio turno si chiacchiera, ci si scam-     loga-. I clienti abituali non hanno accettato i miei cam-
                              bia consigli e nascono amicizie. Le prime volte si respira      biamenti. All’inizio si limitavano a sorrisetti e battutine,
                              un po’ di nervosismo: prima del colloquio con il medico,        dette sottovoce, poi non si sono più fermati alla mia ban-
                              fuori del portone si accumulano le sigarette, mentre ci si      carella. Ho dovuto chiudere. Per fortuna ora mi sostiene
                              fa timidamente avanti con chi, a occhio, pare avere più         la mia compagna”. E così Giovanna ha evitato la strada.
                              “anzianità”. Nelle rubriche dei cellulari si aggiungono            Nel mio caso è stato diverso, sono riuscita a mante-
                              nomi e numeri, salvagente emotivo di qualche triste se-         nere le collaborazioni giornalistiche e anche a trovarne
                              rata che arriverà inevitabile, ma anche punto di partenza       di nuove. Solo in due colloqui ho avuto l’impressione
                              per allegre giornate di shopping insieme.                       che mi stessero penalizzando perché sono una transes-
                                                                                              suale. Pregiudizi che non si cancelleranno nemmeno con
                              Tra stereotipo e realtà                                         la nuova carta d’identità. Il casellario giudiziale, infatti,
                              Se entrate nel salottino d’attesa del Mit non aspettatevi di    è un fedele testimone di ogni storia personale. E molte
                              vedere strani esseri, tutti seni e forme. Il trans a cui tivù   aziende, prima di assumere, ne fanno richiesta: in questo
                              e giornali ci hanno abituato corrisponde poco alla realtà:      modo diventa facile scoprire, anche a distanza di anni, le
                              niente macchine del sesso pronte a vendersi in strada.          tue origini.
                                 Le persone che si prostituiscono, nella maggior parte
                              dei casi, non stanno facendo una vera transizione: costru-      Alla ricerca di serenità e bellezza
                              iscono la loro femminilità con il silicone, evitando le cure    La transizione non è una scelta, ma una scommessa ob-
                              ormonali che tendono a ridurre la capacità di erezione.         bligata. La speranza è quella di trovare, per il tempo che

10              | 015 | luglio/agosto 10               | L’inchiesta
resta, la serenità a lungo cercata. “Non riesco a immagi-
nare come sarebbe adesso la mia esistenza se avessi preso
altre strade -racconta Virginia Longo, originaria di Lecce-.
Sono solo convinta che sarei stata una persona triste e
depressa: avrei vissuto una vita a metà”. Il suo calvario
è iniziato alle elementari. “All’uscita da scuola dovevo
difendermi dai dispetti e dagli insulti dei compagni, che
mi urlavano in coro: ‘Femminuccia, ricchione, fai schi-
fo’ -ricorda-. Speravo sempre che ad attendermi fuori dal
portone non ci fosse mia madre, o peggio mio padre, per
non dover subire rimproveri anche da loro. Avevo appena
sei anni e già non vedevo l’ora di scappare”.
    Uno dei dilemmi che accompagna le persone transes-
suali ai primi passi del loro percorso è quando e come
dare la notizia a genitori, parenti e amici. A me avevano
consigliato di non dire la verità fino a quando i cambia-
menti nel mio aspetto (dovuti innanzitutto alla cura or-
monale) fossero diventati evidenti. Ma ognuno sa quando
è il momento giusto: io ho iniziato a parlare delle mie in-
tenzioni, anche nell’ambiente lavorativo, quando ancora
mancava più di un anno all’avvio della terapia ormonale.
È normale che qualcuno si allontani e si è fortunati se il
setaccio della transizione trattiene la maggior parte dei
parenti e degli amici.
    Dal marzo scorso il consultorio del Mit ha avviato un
percorso di sostegno per i familiari delle persone tran-
sessuali: otto incontri di gruppo, per provare almeno ad
accettare la situazione. “Per ora partecipano i parenti di
tre utenti -spiega Anna Paola Sanfelici, una delle psicote-
rapeute-, c’è anche una nonna. È fondamentale per loro
confrontarsi e uscire dall’isolamento”.
    Ma famiglia e lavoro non sono i soli banchi di prova.
Esiste poi la quotidianità, e il desiderio di essere “belle”.
Almeno per gli uomini, il primo problema estetico da af-
frontare è la rimozione della barba. L’estetista è l’angelo
custode di questa lunga “rinascita”. Tra i metodi consi-
gliati, il laser, la luce pulsata e l’elettrocoagulazione. Le
sedute sono spesso dolorose e ne occorrono molte per
rimuovere definitivamente la peluria maschile. Per avere
una pelle “liscia e vellutata”, come dicono gli spot, si ar-
rivano a spendere fino a 7mila euro.
    Nel frattempo, si rinnova il guardaroba. Qualcuno
comincia con molto anticipo e fa sparire tutti gli abiti
della vita precedente. Il mio cambio di stagione è comin-
ciato dopo circa sei mesi dall’inizio della cura ormonale.
Quando, per intenderci, anche se vestivo al maschile, gli
sconosciuti si rivolgevano a me al femminile. Con il sen-
no di poi, rimpiango di non aver conservato più capi ma-
schili di quei pochi rimasti nell’armadio. In questi anni
ho imparato l’importanza delle gocce di memoria. Che
non sono mai tutte lacrime.

Il dilemma dell’operazione
Sullo sfondo del cambiamento c’è sempre una domanda,
grande, che emerge piano piano: mi opero o non mi ope-
ro? La risposta non è scontata.
   Circa il 30 per cento degli utenti del Mit decide di non
sottoporsi all’intervento con le motivazioni più varie.
Tra queste, la paura di un’operazione che, pur di routi-
ne, rimane rischiosa e complicata o l’accettazione di una

                                                                | 015 | luglio/agosto 10   11
Sandra a Bologna: sotto i portici, a
                                                                 colloquio con la psicologa del Mit e
                                                                 in preghiera nella chiesa di San Pietro.




situazione “di mezzo” che molti trovano già soddisfacen-
te. Ho conosciuto una transessuale che ha rinunciato ad
andare fino in fondo perché ciò avrebbe comportato lo
scioglimento del suo matrimonio: la moglie ha accettato
la situazione e loro si amano ancora.
   Celeste, 51 anni, rifiuta persino le cure ormonali. Vie-
ne al Mit in cerca di un sostegno psicologico. “Ho una
paura terribile della reazione che potrebbe avere chi mi
conosce -spiega-. Fino all’età di 30 anni non è passato un
giorno senza che qualcuno mi deridesse, mia madre com-
presa. Non ho mai avuto un amico. Oggi ha raggiunto un
equilibrio e la sola idea di perderlo mi angoscia”.

Il traguardo: l’inizio di un’altra vita
Come è facile immaginare, non tutti gli italiani che desi-
derano cambiare sesso passano dal Mit. Gli altri si muo-
vono in modo autonomo tra psicologi, endocrinologi e
cliniche. “Alcune amiche mi hanno suggerito di andare a
Londra, dicevano che lì i risultati erano migliori -raccon-
ta Francesca-. Così ho aspettato di avere i soldi necessari
per il viaggio, la degenza e l’intervento e sono partita”.
    Una volta conclusa l’operazione e ottenuta la rettifica
del nome, la nuova identità fa scattare in automatico il
rinnovo di tutti i documenti: contratto di affitto, banco-
mat, carta di credito, contributi pensionistici, certificati
di diploma e laurea. “Dopo l’operazione è iniziata la mia
seconda vita: ora sono felice, mi sono sposata e faccio
l’infermiera” spiega con un sorriso incoraggiante.
    Francesca ha raggiunto il proprio traguardo. Tra qual-
che mese, toccherà a me: l’ospedale Sant’Orsola mi ha
appena chiamata per le visite preliminari e in autunno,
se tutto va bene, verrò operata. Attendo quel momento da
una vita. E non vi nascondo la mia trepidazione.

12          | 015 | luglio/agosto 10             | L’inchiesta
anime in ricerca
                | testo | dario paladini

             dal buddismo alla chiesa vetero-cattolica,
             storie di trans che vogliono vivere la fede.



I
    l cuore del suo monolocale è protetto da           lescenza, quando frequentava il movimento
    un mobiletto alto una cinquantina di cen-          dei focolarini, fondato da Chiara Lubich: “Lì
    timetri, con due piccole ante. “Le apro se         ho scoperto che Gesù predicava l’amore per
preghi con me”, dice Nicole. Dentro c’è il Dai         le persone in quanto tali, senza pregiudizi. Il
Gohonzon: una pergamena color avorio con               buddismo mi permette di vivere anche questo,
ideogrammi cinesi e parole in sanscrito. Sono          l’essenza del cristianesimo”.
i nomi dei personaggi dell’universo buddista,              Prega quasi tutti i giorni anche Sheina Pec-
simbolo delle potenzialità della vita.                 chini: lodi e vespri. Ha iniziato la “transizio-
    Mi mette in mano un libriccino: “Ripe-             ne” da poco più di un anno e, quasi contem-
ti con me Nam myoho renge kyo. È la Legge              poraneamente, ha cominciato a frequentare la
della vita. Non ti preoccupare, non è diffici-         Chiesa vetero-cattolica di Milano. “I riti sono
le”. La seguo nella cantilena, mi rendo conto          simili a quelli cattolici, la novità è il clima di
che bisogna sintonizzare la lettura del mantra         accoglienza, il fatto di poter pregare e cantare
con la respirazione. “Ogni giorno prego due            con gioia insieme agli altri senza sentirmi giu-
volte, al mattino e alla sera, in tutto almeno         dicata”, racconta.
un’ora”, spiega.                                           La Chiesa vetero-cattolica è stata fondata
    Nicole De Leo, 51 anni, attrice, vive a Bo-        nel 1873 in Germania da quei fedeli che non
logna ed è una delle fondatrici dei gruppi “Ar-        hanno accettato i dogmi sanciti allora dal
cobalena”, a cui aderiscono circa 200 trans            Concilio vaticano I: l’infallibilità del Papa e il
buddisti. Sono nati all’interno della Sokka            suo primato giurisdizionale universale. Ma a
Gakkai, una corrente del buddismo giappone-            Sheina questi aspetti interessano poco. “Gesù
se rielaborata nel 1200 dal monaco Nichiren            è venuto per chi lo cerca -spiega-. È stato lui
Daishonin. È una delle più diffuse in Italia,          il primo a portare avanti la propria diversità.
ne fa parte anche l’ex-calciatore Roberto Bag-         E ha dimostrato che ciò che conta è l’amo-
gio. “Nei gruppi Arcobalena ci confrontiamo            re, al di là del ruolo che si ricopre, del modo
sui problemi che viviamo, ci incoraggiamo, ci          di vestirsi o delle tendenze sessuali”. Uno dei
aiutiamo a vivere la fede. Alle riunioni parte-        passi del Vangelo che Sheina preferisce è quel-
cipano anche gay e lesbiche”. Diverse le città         lo delle Beatitudini. “Beati i poveri, gli afflit-
coinvolte, tra cui Bologna, Firenze, Grosseto e        ti, i perseguitati: sono parole che rompono i
Roma. “Potrà sembrare strano, ma anche noi             canoni con cui di solito si guarda la vita”. E
persone transessuali preghiamo e siamo alla            per sostenere quanti come lei sono in un mo-
ricerca del senso della vita”, dice sorridendo.        mento di passaggio, Sheina ha scelto di gestire
    Nicole si è operata nel 1999. Ha incontrato        un forum online “Trans ma non solo” e di en-
il buddismo dieci anni prima, quasi per caso:          trare nel direttivo dell’associazione Crisalide
“Un’amica mi ha invitata a un incontro -ri-            pangender. “Sono sposato e ho due figli ado-
corda-. La mia vita da allora è cambiata. La           lescenti, ma la mia famiglia ha capito la situa-
preghiera con la ripetizione del mantra serve          zione -racconta-. Alla soglia dei quarant’anni
a risvegliare la buddità che ciascuno ha den-          mi sono resa conto che non potevo più negare
tro di sé, in altri termini le proprie capacità e      la mia vera natura. Ora sono più serena e vivo
ricchezze interiori”.                                  meglio anche la fede”.
    Nicole, come tutte le persone transessuali,            All’interno della Chiesa cattolica non ab-
nella vita ha subìto critiche e derisioni. “Ho         biamo trovato gruppi di preghiera che coinvol-
passato anni a dimostrare a tutti la mia in-           gano persone transessuali. “Dal punto di vista
nocenza, a spiegare che la mia diversità non è         canonico godono degli stessi diritti degli altri
una perversione”. La scoperta della “buddità”          fedeli, anche quello di ricevere i sacramenti
l’ha aiutata a ribaltare la prospettiva: “Ho ca-       della penitenza e dell’eucarestia -spiega Mau-
pito che per cambiare chi mi circonda dovevo           rizio Faggioni, docente di teologia morale alla
cambiare me stessa, trovare questa energia”.           Facoltà teologica dell’Italia centrale-. Ognuno
    Il desiderio di vivere la fede per lei non è una   può convertirsi a Dio e vivere secondo i valori
novità: le prime esperienze risalgono all’ado-         evangelici”. Almeno in teoria.

                                                                            | 015 | luglio/agosto 10   13

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Polifemo per Terre di Mezzo, foto di Leonardo Brogioni

  • 1. luglio/agosto 2010 € 3,00 Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1 comma 1, LO/MI Roserio. 015 dov’è finito il buio? ricercato numero uno Scopritelo con la buiometria: troverete anche le stelle. senza trucco lontano dai cliché una giornalista transessuale racconta il suo percorso per diventare donna.
  • 2. Alcuni frammenti della vita di Sandra: il trucco nel bagno di casa, le chiacchiere in attesa di incontrare l’endocrinologa, le prime scatole di ormoni. 8 | 015 | luglio/agosto 10 | L’inchiesta
  • 3. senza trucco | testo | sandra tognarini | foto | polifemo fotografia una giornalista racconta i drammi e le speranze del suo percorso per diventare donna. lontano dai cliché. P er la mia carta di credito sono ancora Alessandro transessuale, il Mit. Dal 1994 questo centro nel cuore di Tognarini, ma quando la cassiera del supermercato Bologna, finanziato dalla Regione Emilia Romagna e con- mi guarda in faccia vede una donna. Potrò cambia- venzionato con l’Asl, è diventato un punto di riferimento re il mio nome solo dopo l’operazione chirurgica. Sarà per le persone transessuali di tutta Italia, tanto che c’è un giudice a stabilirlo. Da allora, anche per lo Stato, sarò chi si trasferisce sotto le due torri solo per cambiare sesso, finalmente Sandra. perché altrove non esiste un servizio simile. Qui a pagare Per evitare di trovarmi in situazioni imbarazzanti, ora è il Servizio sanitario nazionale. preferisco utilizzare la carta di credito solo per gli acqui- Al momento il Mit assiste 670 persone: due su tre sono sti online. L’ho deciso tre anni fa, quando ho iniziato il uomini che desiderano diventare donne, o lo sono già di- percorso di “transizione”: era la sera del 16 aprile 2007. ventate. A seguirle, un team qualificato, formato da tre Sulla confezione di Androcur, le pastiglie che inibiscono psicoterapeute e un’endocrinologa. Anche l’operazione la produzione di testosterone (l’ormone maschile), ho chirurgica di cambiamento del sesso può essere a cari- scritto: “Buona fortuna!”. Tre mesi dopo ho cominciato a co della mutua: l’unico problema, come sempre, è che prendere anche gli estrogeni, che sviluppano le caratteri- bisogna avere pazienza, perché la lista d’attesa è lunga. stiche femminili. I risultati sono arrivati e oggi posso dire All’ospedale Sant’Orsola di Bologna, infatti, programma- di essere soddisfatta di quel che sono. no solo una decina di interventi l’anno. Per chi ha fretta, In questo percorso mi ha accompagnata l’endocrino- l’alternativa sono le cliniche private o le trasferte all’este- loga che lavora nel consultorio del Movimento identità ro, dove solo il chirurgo può costare fino a 20mila euro. In Italia esistono altri ospedali pubblici che eseguo- no questo tipo di operazione: il San Camillo di Roma, il Cattinara di Trieste e i policlinici di Napoli e Bari, ma la meta preferita rimane Bologna, l’unica città ad avere un consultorio dedicato ai trans. Un percorso sicuro “È dal 1979 che il Mit difende i diritti delle persone tran- sessuali -spiega la vicepresidente, Porpora Marcasciano-. La nostra prima vittoria è stata l’approvazione della leg- ge”. Fino al 1982 in Italia chi voleva cambiare sesso dove- va far da sé, con gravi rischi per la salute. Con la legge 164 le cose sono cambiate: non solo è lecito “transitare”, ma si può farlo rivolgendosi a strutture pubbliche o conven- zionate. Come fosse una qualsiasi prestazione sanitaria. “Cambiare sesso” non è un capriccio o una perversione, ma una necessità per superare quel “disturbo dell’identi- tà di genere” diagnosticato dagli psicoterapeuti, premessa per ottenere il via libera dal giudice. Per l’operazione è infatti necessaria l’autorizzazione del Tribunale. In alcuni casi il magistrato può stabilire che persino l’impianto della protesi di silicone al seno sia a carico dello Stato. Il protocollo del Mit prevede circa sei mesi di colloqui con le psicologhe. Sono loro che stabiliscono se e quando iniziare le cure ormonali, che possono durare otto o nove | 015 | luglio/agosto 10 9
  • 4. Tra le tappe della “transizione”, ci sono il cambio di guardaroba e le sedute dall’estetista. Accanto, Sandra al lavoro sul computer di casa. mesi. Le loro prescrizioni vanno seguite diligentemente e Chi si rivolge al Mit, in genere, è giovane (età media con altrettanta costanza occorre sottoporsi ai controlli. I tra 25 e 35 anni) e di buona cultura: la metà sono diplo- più delicati riguardano i livelli di estrogeno e progestero- mati, uno su quattro è laureato, solo il 30 per cento si ne. E proprio per questo, il primo giorno della settimana prostituisce o lo ha fatto in passato. Il motivo? La perdita al Mit non è mai come gli altri. del lavoro. “Vendevo abbigliamento nei mercati -racconta Il lunedì gli utenti incontrano l’endocrinologa. Men- Giovanna, in attesa del proprio turno con l’endocrino- tre si aspetta il proprio turno si chiacchiera, ci si scam- loga-. I clienti abituali non hanno accettato i miei cam- bia consigli e nascono amicizie. Le prime volte si respira biamenti. All’inizio si limitavano a sorrisetti e battutine, un po’ di nervosismo: prima del colloquio con il medico, dette sottovoce, poi non si sono più fermati alla mia ban- fuori del portone si accumulano le sigarette, mentre ci si carella. Ho dovuto chiudere. Per fortuna ora mi sostiene fa timidamente avanti con chi, a occhio, pare avere più la mia compagna”. E così Giovanna ha evitato la strada. “anzianità”. Nelle rubriche dei cellulari si aggiungono Nel mio caso è stato diverso, sono riuscita a mante- nomi e numeri, salvagente emotivo di qualche triste se- nere le collaborazioni giornalistiche e anche a trovarne rata che arriverà inevitabile, ma anche punto di partenza di nuove. Solo in due colloqui ho avuto l’impressione per allegre giornate di shopping insieme. che mi stessero penalizzando perché sono una transes- suale. Pregiudizi che non si cancelleranno nemmeno con Tra stereotipo e realtà la nuova carta d’identità. Il casellario giudiziale, infatti, Se entrate nel salottino d’attesa del Mit non aspettatevi di è un fedele testimone di ogni storia personale. E molte vedere strani esseri, tutti seni e forme. Il trans a cui tivù aziende, prima di assumere, ne fanno richiesta: in questo e giornali ci hanno abituato corrisponde poco alla realtà: modo diventa facile scoprire, anche a distanza di anni, le niente macchine del sesso pronte a vendersi in strada. tue origini. Le persone che si prostituiscono, nella maggior parte dei casi, non stanno facendo una vera transizione: costru- Alla ricerca di serenità e bellezza iscono la loro femminilità con il silicone, evitando le cure La transizione non è una scelta, ma una scommessa ob- ormonali che tendono a ridurre la capacità di erezione. bligata. La speranza è quella di trovare, per il tempo che 10 | 015 | luglio/agosto 10 | L’inchiesta
  • 5. resta, la serenità a lungo cercata. “Non riesco a immagi- nare come sarebbe adesso la mia esistenza se avessi preso altre strade -racconta Virginia Longo, originaria di Lecce-. Sono solo convinta che sarei stata una persona triste e depressa: avrei vissuto una vita a metà”. Il suo calvario è iniziato alle elementari. “All’uscita da scuola dovevo difendermi dai dispetti e dagli insulti dei compagni, che mi urlavano in coro: ‘Femminuccia, ricchione, fai schi- fo’ -ricorda-. Speravo sempre che ad attendermi fuori dal portone non ci fosse mia madre, o peggio mio padre, per non dover subire rimproveri anche da loro. Avevo appena sei anni e già non vedevo l’ora di scappare”. Uno dei dilemmi che accompagna le persone transes- suali ai primi passi del loro percorso è quando e come dare la notizia a genitori, parenti e amici. A me avevano consigliato di non dire la verità fino a quando i cambia- menti nel mio aspetto (dovuti innanzitutto alla cura or- monale) fossero diventati evidenti. Ma ognuno sa quando è il momento giusto: io ho iniziato a parlare delle mie in- tenzioni, anche nell’ambiente lavorativo, quando ancora mancava più di un anno all’avvio della terapia ormonale. È normale che qualcuno si allontani e si è fortunati se il setaccio della transizione trattiene la maggior parte dei parenti e degli amici. Dal marzo scorso il consultorio del Mit ha avviato un percorso di sostegno per i familiari delle persone tran- sessuali: otto incontri di gruppo, per provare almeno ad accettare la situazione. “Per ora partecipano i parenti di tre utenti -spiega Anna Paola Sanfelici, una delle psicote- rapeute-, c’è anche una nonna. È fondamentale per loro confrontarsi e uscire dall’isolamento”. Ma famiglia e lavoro non sono i soli banchi di prova. Esiste poi la quotidianità, e il desiderio di essere “belle”. Almeno per gli uomini, il primo problema estetico da af- frontare è la rimozione della barba. L’estetista è l’angelo custode di questa lunga “rinascita”. Tra i metodi consi- gliati, il laser, la luce pulsata e l’elettrocoagulazione. Le sedute sono spesso dolorose e ne occorrono molte per rimuovere definitivamente la peluria maschile. Per avere una pelle “liscia e vellutata”, come dicono gli spot, si ar- rivano a spendere fino a 7mila euro. Nel frattempo, si rinnova il guardaroba. Qualcuno comincia con molto anticipo e fa sparire tutti gli abiti della vita precedente. Il mio cambio di stagione è comin- ciato dopo circa sei mesi dall’inizio della cura ormonale. Quando, per intenderci, anche se vestivo al maschile, gli sconosciuti si rivolgevano a me al femminile. Con il sen- no di poi, rimpiango di non aver conservato più capi ma- schili di quei pochi rimasti nell’armadio. In questi anni ho imparato l’importanza delle gocce di memoria. Che non sono mai tutte lacrime. Il dilemma dell’operazione Sullo sfondo del cambiamento c’è sempre una domanda, grande, che emerge piano piano: mi opero o non mi ope- ro? La risposta non è scontata. Circa il 30 per cento degli utenti del Mit decide di non sottoporsi all’intervento con le motivazioni più varie. Tra queste, la paura di un’operazione che, pur di routi- ne, rimane rischiosa e complicata o l’accettazione di una | 015 | luglio/agosto 10 11
  • 6. Sandra a Bologna: sotto i portici, a colloquio con la psicologa del Mit e in preghiera nella chiesa di San Pietro. situazione “di mezzo” che molti trovano già soddisfacen- te. Ho conosciuto una transessuale che ha rinunciato ad andare fino in fondo perché ciò avrebbe comportato lo scioglimento del suo matrimonio: la moglie ha accettato la situazione e loro si amano ancora. Celeste, 51 anni, rifiuta persino le cure ormonali. Vie- ne al Mit in cerca di un sostegno psicologico. “Ho una paura terribile della reazione che potrebbe avere chi mi conosce -spiega-. Fino all’età di 30 anni non è passato un giorno senza che qualcuno mi deridesse, mia madre com- presa. Non ho mai avuto un amico. Oggi ha raggiunto un equilibrio e la sola idea di perderlo mi angoscia”. Il traguardo: l’inizio di un’altra vita Come è facile immaginare, non tutti gli italiani che desi- derano cambiare sesso passano dal Mit. Gli altri si muo- vono in modo autonomo tra psicologi, endocrinologi e cliniche. “Alcune amiche mi hanno suggerito di andare a Londra, dicevano che lì i risultati erano migliori -raccon- ta Francesca-. Così ho aspettato di avere i soldi necessari per il viaggio, la degenza e l’intervento e sono partita”. Una volta conclusa l’operazione e ottenuta la rettifica del nome, la nuova identità fa scattare in automatico il rinnovo di tutti i documenti: contratto di affitto, banco- mat, carta di credito, contributi pensionistici, certificati di diploma e laurea. “Dopo l’operazione è iniziata la mia seconda vita: ora sono felice, mi sono sposata e faccio l’infermiera” spiega con un sorriso incoraggiante. Francesca ha raggiunto il proprio traguardo. Tra qual- che mese, toccherà a me: l’ospedale Sant’Orsola mi ha appena chiamata per le visite preliminari e in autunno, se tutto va bene, verrò operata. Attendo quel momento da una vita. E non vi nascondo la mia trepidazione. 12 | 015 | luglio/agosto 10 | L’inchiesta
  • 7. anime in ricerca | testo | dario paladini dal buddismo alla chiesa vetero-cattolica, storie di trans che vogliono vivere la fede. I l cuore del suo monolocale è protetto da lescenza, quando frequentava il movimento un mobiletto alto una cinquantina di cen- dei focolarini, fondato da Chiara Lubich: “Lì timetri, con due piccole ante. “Le apro se ho scoperto che Gesù predicava l’amore per preghi con me”, dice Nicole. Dentro c’è il Dai le persone in quanto tali, senza pregiudizi. Il Gohonzon: una pergamena color avorio con buddismo mi permette di vivere anche questo, ideogrammi cinesi e parole in sanscrito. Sono l’essenza del cristianesimo”. i nomi dei personaggi dell’universo buddista, Prega quasi tutti i giorni anche Sheina Pec- simbolo delle potenzialità della vita. chini: lodi e vespri. Ha iniziato la “transizio- Mi mette in mano un libriccino: “Ripe- ne” da poco più di un anno e, quasi contem- ti con me Nam myoho renge kyo. È la Legge poraneamente, ha cominciato a frequentare la della vita. Non ti preoccupare, non è diffici- Chiesa vetero-cattolica di Milano. “I riti sono le”. La seguo nella cantilena, mi rendo conto simili a quelli cattolici, la novità è il clima di che bisogna sintonizzare la lettura del mantra accoglienza, il fatto di poter pregare e cantare con la respirazione. “Ogni giorno prego due con gioia insieme agli altri senza sentirmi giu- volte, al mattino e alla sera, in tutto almeno dicata”, racconta. un’ora”, spiega. La Chiesa vetero-cattolica è stata fondata Nicole De Leo, 51 anni, attrice, vive a Bo- nel 1873 in Germania da quei fedeli che non logna ed è una delle fondatrici dei gruppi “Ar- hanno accettato i dogmi sanciti allora dal cobalena”, a cui aderiscono circa 200 trans Concilio vaticano I: l’infallibilità del Papa e il buddisti. Sono nati all’interno della Sokka suo primato giurisdizionale universale. Ma a Gakkai, una corrente del buddismo giappone- Sheina questi aspetti interessano poco. “Gesù se rielaborata nel 1200 dal monaco Nichiren è venuto per chi lo cerca -spiega-. È stato lui Daishonin. È una delle più diffuse in Italia, il primo a portare avanti la propria diversità. ne fa parte anche l’ex-calciatore Roberto Bag- E ha dimostrato che ciò che conta è l’amo- gio. “Nei gruppi Arcobalena ci confrontiamo re, al di là del ruolo che si ricopre, del modo sui problemi che viviamo, ci incoraggiamo, ci di vestirsi o delle tendenze sessuali”. Uno dei aiutiamo a vivere la fede. Alle riunioni parte- passi del Vangelo che Sheina preferisce è quel- cipano anche gay e lesbiche”. Diverse le città lo delle Beatitudini. “Beati i poveri, gli afflit- coinvolte, tra cui Bologna, Firenze, Grosseto e ti, i perseguitati: sono parole che rompono i Roma. “Potrà sembrare strano, ma anche noi canoni con cui di solito si guarda la vita”. E persone transessuali preghiamo e siamo alla per sostenere quanti come lei sono in un mo- ricerca del senso della vita”, dice sorridendo. mento di passaggio, Sheina ha scelto di gestire Nicole si è operata nel 1999. Ha incontrato un forum online “Trans ma non solo” e di en- il buddismo dieci anni prima, quasi per caso: trare nel direttivo dell’associazione Crisalide “Un’amica mi ha invitata a un incontro -ri- pangender. “Sono sposato e ho due figli ado- corda-. La mia vita da allora è cambiata. La lescenti, ma la mia famiglia ha capito la situa- preghiera con la ripetizione del mantra serve zione -racconta-. Alla soglia dei quarant’anni a risvegliare la buddità che ciascuno ha den- mi sono resa conto che non potevo più negare tro di sé, in altri termini le proprie capacità e la mia vera natura. Ora sono più serena e vivo ricchezze interiori”. meglio anche la fede”. Nicole, come tutte le persone transessuali, All’interno della Chiesa cattolica non ab- nella vita ha subìto critiche e derisioni. “Ho biamo trovato gruppi di preghiera che coinvol- passato anni a dimostrare a tutti la mia in- gano persone transessuali. “Dal punto di vista nocenza, a spiegare che la mia diversità non è canonico godono degli stessi diritti degli altri una perversione”. La scoperta della “buddità” fedeli, anche quello di ricevere i sacramenti l’ha aiutata a ribaltare la prospettiva: “Ho ca- della penitenza e dell’eucarestia -spiega Mau- pito che per cambiare chi mi circonda dovevo rizio Faggioni, docente di teologia morale alla cambiare me stessa, trovare questa energia”. Facoltà teologica dell’Italia centrale-. Ognuno Il desiderio di vivere la fede per lei non è una può convertirsi a Dio e vivere secondo i valori novità: le prime esperienze risalgono all’ado- evangelici”. Almeno in teoria. | 015 | luglio/agosto 10 13