1. Con forme.
La vocazione
Costruzione e rovina.
Credo che cominciai ad interessarmi all’arte quando mia madre mi massacrò di botte
perché ero andato a Ibla con Salvatore che, contrariamente, aveva avvisato sua madre
della spedizione. Eravamo in seconda media e avevamo progettato di dipingere il nostro
paradiso terrestre. Io avevo preparato i disegni, una schiera di angeli, santi e così sia,
una gloria! L’arte o il desiderio di qualcosa che potesse assomigliarle nacque dal
desiderio di dare forma a questa menzogna. Realizzai il cartone in scala, una pala di 280
x 175 cm., magnifica! Fu per questo motivo che fummo costretti ad andare a Ibla, perché
nel ‘76 a Spaccaforno non vendevano tele, non i colori ad olio. Con i risparmi del lavoro
dal barbiere e della banda musicale ero riuscito a mettere su quanto bastava per poter
realizzare il nostro pt. A Ibla trovammo quanto ci serviva. Nulla avevo raccontato a mia
madre del nostro piano perché sapevo che vedeva con sospetto quell’amicizia e perché
non sopportava l’idea che potessi impegnare il mio tempo a disegnare o a dipingere. Fu
così che tornato a casa, appena misi il naso dentro fui investito con una violenza
inaudita: una bestia mi s’avventò contro con calci e pugni, bastonate. Fu la madre di
Salvatore a svelare i piani di gloria alla mia. E fu così che il paradiso rimase incompiuto,
un peccato.
2. . Nel 1989 a Berlino si tenne la mostra Magiciens de la terre. Fu la prima esposizione
mondiale d’arte contemporanea, la prima dove ci fu l’irruzione di artisti provenienti da
molte aree del mondo. Questi individui, più che artisti, provenivano da paesi definiti
periferici, o così percepiti erano nella sfera del contemporaneo, e corrispose, la mostra,
alla prima tappa a quella che vent’anni più tardi prenderà il nome di globalizzazione.
Fino a quel momento l’arte del XX secolo era una successione di invenzioni formali,
avventure individuali e collettive che trasmettevano una nuova visione dell’arte.
Quel tempo era finito e il pensiero Postmoderno, comparso il decennio successivo, poteva
trionfare.
Noi facciamo parte della post storia.
Il mondo intero sarebbe diventato contemporaneo.
Ma la post storia è anche un concetto vuoto come quello di post modernità.
Mane c’è la passione per l’attuale, per l’ ”oggi” in quanto germe e inizio, si dice “essere del
proprio tempo”, e naturalmente con i miei ormai 50 anni io non lo sono più, non sono di
quel tempo o forse lo sono stato, non sono di questo tempo, cioè non sono quello di 30
anni fa come voi probabilmente, i 20enni di adesso, a 50 non sarete come oggi, i futuri
artisti che sarete –almeno per chi vuole fare, o diventare artista-, sarete quello che oggi
non foste. Essere artisti significa avventurarsi, non essere soddisfatti della tradizione,
delle categorie esistenti, ma aprire nuovi cammini: fare da guida. 30 anni fa non era così
o meglio s’era diversi, la contemporaneità era diversa. Stando a queste formule è chiaro
che non tutti possiamo essere delle guide, possiamo sforzarci ma l’arte ci sorvola e
sorvola tutti gli intenti che il pensiero attribuisce ad ogni epoca proprio perché
imprevedibile, anche se siamo in grado di comprendere l’impossibile, qualcosa ci
mancherà sempre. Ma utile è conoscere, riflettere ogni momento di vita, della nostra vita
contemporanea, anche quella di ieri, che fu contemporanea a me e quella che sarà
domani, sempre contemporanea a me, ma al di là di me.
C’è tanto oggi: una apologia della fluidità contro quella della reificazione.
Se si intende ‘ripensare il moderno’ a inizio del nuovo secolo (e cioè superare quanto è
stato il postmoderno) occorre affrontarlo dalla globalizzazione considerata in tutti i suoi
aspetti, economici, politici e culturali. C’è da dire che se il modernismo del XX secolo fu
un fenomeno puramente occidentale oggi abbiamo l’equivalente globale. E’ fico dire che
viviamo nell’era di Google Earth, si scommette oggi, la Modernità del nostro secolo, del
3. nuovo, nello re-radicamento identitario. Ultime voci ci indicano che esiste il Radicante
che significa essere in cammino, mettere in cammino le proprie radici in contesti e
format eterogenei. Tradurre idee, transcodificare le immagini, trapiantare
comportamenti, scambiare anziché imporre.
Bisogna, ci dice questo tempo, obliterare il biglietto di transito nell’epoca precaria.
Sono un artista per scelta.
E’ normale, un impulso, dedicarsi alle attività come il disegno, la fotografia, la pittura fin
dalla giovane età. Si sente dire spesso: l’arte mi è sempre piaciuta; oppure: poi ho
scoperto l’arte contemporanea.
In verità i percorsi sono vari e complessi a seconda della storia di ciascuno.
Gli artisti si sono avvicinati alla loro professione in modi diversi e seguendo esigenze
espressive manifestatesi fin dalla giovane età, o dopo lungo processo di riflessione. A
volte anche tardi perché l’arte è possibile farla ovunque.
Essere nati qui, e là.
Il luogo di nascita è una variabile discriminate. Chi nasce in provincia, naturalmente, è
in svantaggio rispetto a chi nasce in città come Roma, Milano ecc. Sono ovvie queste
osservazioni ma utili da ricordare come dire che la provincia fornisce meno stimoli e
naturalmente minori le possibilità di entrare in contatto con curatori, galleristi e
quant’altro. Quindi l’ambiente e cultura d’origine è un fattore determinante per la
carriera.
L’iter formativo.
Accademia, scuola, Naba, ecc.
Come entrare nel mondo dell’arte.
Sono determinanti le motivazioni personali, la determinazione individuale. Si vanno a
cercare. Io, per esempio, cercando ho conosciuto Roberto Pinto il giorno dopo aver visto
un documentario sui Beatles e sul campione di Formula 1 Senna.
Concepimento dell’idea.
La si concepisce per riflessione, altri lavorando. La tensione della ricerca di un senso.
Spesso si lavora su esperienze proprie.
Nota: c’è stato un momento in cui il video e/o altri comportamenti tendevano a frugare il
documento. Il video e la fotografia, in quanto “zone tecniche e lingue franche” sono stati
utilizzati da molti artisti per legittimare e mostrare le differenze culturali: il documentario
fugge il simbolo per incontrare il reale.
4. La ricerca: libri, riviste, quotidiani. E’ fondamentale conoscere, essere curiosi. Poi molti
spunti vengono dall’attualità.
Il web. E’ indispensabile. Internet è fondamentale nella fase di studio preliminare.
Ci sono artisti indipendenti (che prediligono la solitudine, che non hanno assistenti
ecc.)
E i Networker, che lavorano con veri e propri team, assistenti ecc.
La dimensione relazionale è come formare una vera e propria opera d’arte. A volte è
meglio dell’idea stessa dell’opera e del prodotto.
Le amicizie.
Il dialogo tra gli artisti, critici, galleristi è fonte di arricchimento sul proprio lavoro e su
quello altrui. Parlare faccia a faccia è molto importante, mai lasciarsi scappare la
possibilità di avere un incontro a: “quattr’occhi”. Per molti l’ambito artistico è fonte di
elevate competitività, e conflittualità.
Il mondo digitale è usato non solo per la ricerca ma anche per la comunicazione. L’e-mail
è discreta e meno aggressiva del telefono.
Promozione.
Critici d’arte, galleristi, curatori.
Le mostre sono fondamentali per il processo di riconoscimento (ma non solo).
Le fiere hanno assunto un ruolo di primo piano nel circuito commerciale ed è
assolutamente fondamentale prendervi parte.
Il sito personale è positivo ma non indispensabile. Con il sito proprio si costruisce una
reputazione. E’ importante aggiornarlo. Molti dicono anche che questi siti sono inutili
perché generalmente dovrebbe occuparsene il gallerista. Diversamente sono fondamentali
per la visibilità e la promozione del proprio lavoro i siti delle gallerie e riviste.
Oggi chi decide di fare l’artista, i giovani, affrontano consapevolmente la fatica che
dovranno affrontare.
- Ci sono artisti felici.
- Ci sono artisti infelici.
Ci sono artisti fiduciosi e scettici.
Il contesto italiano è problematico.
5. Il ruolo dell’artista è complicato. In alcune aree del paese è incomprensibile. L’immagine
romantica dell’artista è per i ‘fannulloni’.
Le fiere sono eventi culturali.
Per la formazione diverse sono le vie possibili. Molti, ma è cosa recente, frequentano
stage o workshop. L’accademia oggi è più articolata di ieri di modo che la formazione
possa comprendere anche le logiche e i meccanismi di mercato.
La verità è che in un paese come il nostro coesistono più mondi dell’arte e ognuno con i
suoi punti di riferimento quali possono essere riviste, gallerie, critici ecc., la
frammentarietà caratterizza il contesto artistico italiano.
A questo proposito mi piacerebbe mostrarvi Condizioni Marginali.
Naturalmente quando diciamo mondi dell’arte, significa che questi mondi sono abitati da
artisti conosciuti o non conosciuti, altri ancora non nati o esordienti che coprono l’intero
arco dei linguaggi dell’arte, dalla tradizionale a quella più innovativa.
Come si diventa artisti?
L’artista è chi decide di esserlo e spesso lo fa senza che qualcuno sancisca la validità di
questa affermazione.
Ci sono artisti che realizzano lavori fondati sulla performatività, cioè realizzano o cercano
di riattualizzare le pratiche delle performance, lavori che spesso sono realizzati con la
collaborazione attiva di un pubblico all’interno o al di fuori degli spazi espositivi.
Altri praticano l’installazione, tipologia più diffusa questa, che consiste nell’assemblare
frammenti di materiali diversi cui possono rientrare anche la foto, la pittura, la scultura,
testi ecc. Tutti elementi che nel complesso costituiscono un unico discorso.
E una pratica sempre più diffusa è quella legata a gruppi che praticano e frequentano i
network. Gruppi sensibili alle implicazioni sociali e politiche. E’ assolutamente
necessario intessere relazioni, essere presenti nei momenti che contano in qualsiasi
località del mondo essi accadono. Il ritmo deve essere sostenuto pertanto seppur è più
facile determinarsi come artisti e le maglie del suo sistema sono ampie e larghe per
entrarci, capirete, è alquanto difficile e complicato sostenersi ed essere artisti oggi.
Conclusione.
E che dire, mi rivolsi all’amico perché dovevo vestirmi bene, insomma per una cerimonia
luttuosa volevo presentarmi nel migliore dei modi possibili. Ma lui si ostinava a dirmi che
la collana d’argento era troppo vistosa, così come i pendenti e il braccialetto che m’erano
costati una fortuna. Non c’era verso che gli piacesse cosa volevo indossare per
l’occasione, un vestito nero naturalmente, con dei pizzi qua e là distribuiti di blu,
bellissimi. Ma lui niente. Il blu col nero è come vedere una mucca marrone pezzata di
nero, è impossibile, terribile alla vista. Niente da fare, dovetti cambiarmi di nuovo ancora
6. finché un gioco di grigi mi avvolse e col grigio almeno i pendenti, dissi, quelli posso
metterli adesso, non credi? E via così, di corsa andammo al funerale e quanto ho pianto,
davvero, che temetti del trucco fin quando l’amico mi fece notare che ne avevamo seguito
un altro.