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  1. 1. Valutazione neuropsicologica e difficoltà di apprendimento Barbara Zoli
  2. 2. Introduzione La valutazione neuropsicologica per: Bambini Adulti Anziani Analisi della domanda nei differenti contesti Importanza del colloquio iniziale
  3. 3. Introduzione: valutare l’apprendimento Le possibilità di apprendimento di un individuo sono legate ad una serie di elementi, tra i più importanti vi sono:  LE ABILITÀ DI BASE,  I PROCESSI COGNITIVI,  GLI ASPETTI MOTIVAZIONALI. Figure professionali specializzate possono valutare questi aspetti mediante test psicologici e neuropsicologici.
  4. 4. Introduzione Per una completa valutazione dei processi di apprendimento e delle abilità scolastiche, si vanno ad osservare e misurare:  Intelligenza Generale,  Attenzione,  Abilità Percettive,  Abilità prassico-motorie,  Memoria,  Capacità Linguistiche,  Ragionamento.
  5. 5. Introduzione SUCCESSIVAMENTE, attraverso strumenti standardizzati, si analizzano i processi di LETTURA, COMPRENSIONE, SCRITTURA, CALCOLO, etc. Si ottiene così un profilo cognitivo ed un insieme di punteggi che permette di comprendere meglio le risorse e le difficoltà del soggetto.
  6. 6. Introduzione I bambini con difficoltà di apprendimento presentano una disomogeneità del profilo, con deficit di alcune aree e punteggi, pienamente nella norma in altre aree.
  7. 7. Introduzione  I test servono quindi a RIDURRE L’ELEMENTO SOGGETTIVO E CASUALE nella valutazione e ciò avviene grazie al fatto che gli strumenti di valutazione sono standardizzati, ossia il punteggio del singolo viene riferito ad un gruppo di riferimento, ad un campione normativo.  La valutazione psicologica e neuropsicologica NON HA FINI SELETTIVI O CLASSIFICATORI, ma serve per raccogliere informazioni sui punti di forza e di debolezza dello studente, al fine di identificare percorsi o interventi riabilitativi.
  8. 8. Valutazione neuropsicologica e apprendimento Dopo un accurato colloquio anamnestico, volto a capire le difficoltà che il soggetto incontra nella vita di tutti i giorni e/o scolastica, si inizia con una valutazione cognitiva generale, utilizzando una scala d’intelligenza. Se la scala, oltre a fornire un punteggio finale, mostra i risultati di singoli subtest più specifici, sarà già possibile indirizzare la fase successiva dell’indagine. Si prosegue, quindi, con la valutazione delle abilità di base, che si ritiene importanti per il soggetto e per la situazione riscontrata.
  9. 9. Le abilità di base: l’attenzione L’attenzione è una capacità fondamentale per l’individuo, indispensabile per permettere il successo nell’apprendimento scolastico. Le ricerche in questo campo hanno evidenziato come i processi attentivi siano riconducibili soprattutto al funzionamento di alcune dimensioni, come LA SELETTIVITÀ ED IL MANTENIMENTO.  La selettività riguarda la possibilità dell’individuo di dare più importanza ad alcuni aspetti da lui percepiti, ed eliminare dal proprio campo di attenzione altri aspetti ritenuti meno importanti (“selezione competitiva”).
  10. 10. Le abilità di base: l’attenzione Alcuni processi di ragionamento e di memorizzazione possono avvenire solo in seguito ad un adeguato processo di selezione degli stimoli, presenti nel campo percettivo di un individuo. I bambini con difficoltà in questa dimensione, non riescono ad eliminare il disturbo degli elementi distrattori e delle interferenze esterne ed è evidente uno stato di continua distrazione dal compito che stanno svolgendo.
  11. 11. Le abilità di base: l’attenzione  Il mantenimento, riguarda, inoltre, la capacità di prolungare nel tempo la selezione ed è fondamentale per sostenere l’attenzione. La comprensione di uno stimolo complesso ed il ragionamento presuppongono che vi sia un adeguato lasso temporale in cui venga mantenuta l’attenzione su uno stesso compito. Oltre a queste due dimensioni, vi sono altri aspetti inclusi e strettamente legati ai processi cognitivi attentivi, come l’attenzione divisa e lo shifting.
  12. 12. Le abilità di base: l’attenzione  L’attenzione divisa si riferisce alla capacità di porre contemporaneamente l’attenzione su due o più gruppi di stimoli diversi, ed è spesso presente nella vita degli individui. Questa capacità permette l’esecuzione di attività che sono complesse, poiché composte di più compiti: ad esempio, una lettura funzionale prevede contemporaneamente la decodifica da immagini a suoni, l’attribuzione di significati, il riferimento di quanto letto alle conoscenze ed alle esperienze, etc..
  13. 13. Le abilità di base: l’attenzione  Per shifting dell’attenzione si intende, invece, la possibilità dell’individuo di passare da un focus ad un altro e di tornare al primo, al fine di perseguire l’obiettivo del compito. Esiste, in alcuni disturbi dell’attenzione, una difficoltà di staccarsi da un focus e di iniziare a concentrarsi su un altro, con una tendenza alla perseverazione su uno stimolo, ed una conseguente difficoltà a portare a termine il compito nella maniera migliore.
  14. 14. Le abilità di base: l’attenzione Altri aspetti interessanti riguardano l’attenzione, ma confluiscono in altri processi di base. Ad esempio, Baddeley (1986; 1996), nel proprio lavoro di studio sulla memoria, si è soffermato molto sugli aspetti legati alla memoria di lavoro, individuando una componente, “l’esecutivo centrale”, che svolge un processo di coordinamento dei processi del magazzino visuo-spaziale e del circuito fonologico. Sicuramente la teoria sull’esecutivo centrale, contribuendo a migliorarne la conoscenza e la possibilità di intervento, rappresenta un aspetto decisivo per lo studio dei processi attentivi.
  15. 15. Le abilità di base: l’attenzione Per ognuna delle dimensioni presentate, esistono numerose prove standardizzate che ne permettono un’osservazione puntuale. Tra le più diffuse, vi sono le prove di barrage, il soggetto deve individuare e segnare su un foglio uno stimolo particolare, che compare mescolato ad altri stimoli distrattori. Si tratta soprattutto di test di attenzione selettiva, in cui lo stimolo è VISIVO. > cosa implica a livello di validità?
  16. 16. Le abilità di base: l’attenzione Di queste prove sono ritenuti criteri importanti, ai fini valutativi, la velocità e la correttezza. Quasi tutte le prove di barrage, implicano una certa durata, con possibilità di controllare la differenza tra come il soggetto ha svolto il compito durante le varie fasi della prova (ad esempio tra fase iniziale, intermedia e finale). In questo modo è possibile analizzare le capacità di mantenimento dell’attenzione.
  17. 17. Prove per misurare l’attenzione Nel protocollo ENB (Mondini S., et al., Esame Neuropsicologico Breve, 2003, Raffaello Cortina Editore) TMT A Tracciare una linea, senza staccare la matita dal foglio, dal numero 1 (inizio) a 25 (fine) Per attenzione selettiva e mantenimento TMT B Collegare i numeri alle lettere dell’alfabeto Per Attenzione selettiva, divisa e shifting
  18. 18. Prove per misurare l’attenzione TEST DELLE CAMPANELLE* Formato da:  1 foglio, composto da alcuni piccoli disegni in bianco e nero (ciascun disegno ripetuto diverse volte) L’esaminatore mostra al bambino lo stimolo target ingrandito (campanella), invitandolo a cercarlo e barrarlo L’esaminatore concede 2 minuti e ogni 30 secondi fa cambiare il colore del pennarello al soggetto Biancardi, Stoppa (1997), uso in ambiti di ricerca, dott.Stella, ASL Bologna
  19. 19. Prove per misurare l’attenzione In questo modo, durante lo scoring, oltre a calcolare il numero di stimoli barrati giustamente ed il numero di errori (falsi positivi) > Sarà possibile osservare se nel tempo vi è stato un cambiamento della prestazione (peggioramento nella parte finale della prova) La somministrazione individuale renderà possibile l’osservazione e la successiva analisi qualitativa della presenza di tecniche di esplorazione del foglio
  20. 20. Prove per misurare l’attenzione Altri esempi:  Una prova diffusa e analoga a quelle descritte è il Test delle due cancellature, di Zazzo R., O.S., Firenze, 1980  Per l’attenzione uditiva: Continous performance test (CPT)*  gli stimoli (lettere dell’alfabeto) vengono letti dall’esaminatore  il soggetto alza la mano quando sente una specifica lettera. *Di Nuovo S. e Smirni P., La valutazione dei processi attentivi in età evolutiva, Archivio di Psicologia, Psichiatria e Neurologia, 1, pp.74-95, 1994
  21. 21. Disturbo Specifico dell’Attenzione e Iperattività Oltre alle prove neuropsicologiche, esistono dei questionari per un osservazione del comportamento più oggettiva del semplice colloquio. In Italia Cornoldi e coll.(1996)*, propongono tre scale, per l’individuazione di comportamenti di disattenzione e iperattività:  SDAI (versione per insegnanti)  SDAG (versione per genitori)  SDAB (versione per bambino) In Impulsività e autocontrollo, Trento, Erickson; anche in Tressoldi P.E., Vio C., Diagnosi dei disturbi dell’apprendimento scolastico, 1996
  22. 22. Le abilità percettive La percezione riguarda tutta la gamma delle conoscenze sensoriali, ossia tutti quei meccanismi uditivi, visivi, olfattivi tattili, etc., che permettono la conoscenza del mondo. Quando si parla di apprendimento, risultano particolarmente importanti alcune tra queste abilità, come:  la capacità di orientamento,  la discriminazione visiva  l’esplorazione e la percezione visuo-spaziale,  la discriminazione fonologica,  il coordinamento motorio fine e visuo-motorio generale.
  23. 23. Le abilità percettive Tra le prove di valutazione vi sono compiti che riguardano:  la percezione ed il riconoscimento di figure ambigue o inserite in un contesto omogeneo,  la discriminazione di particolari che rendono le figure differenti, o incomplete, o orientate in maniera diversa.  Altri compiti riguardano la riproduzione di figure più o meno complesse,  la discriminazione delle figure dallo sfondo,  la capacità di percepire la costanza delle forme,  l’analisi delle relazioni spaziali, etc..
  24. 24. Le abilità percettive Le ricerche mostrano che difficoltà nelle aree visuo-spaziali portano a difficoltà scolastiche in materie come  matematica,  geometria,  geografia e disegno; Quelle nella coordinazione visuo-motoria causano difficoltà nella  grafia, che possono conseguentemente dare problemi anche nell’ortografia (il bambino non riesce a rileggere ciò che ha scritto o è troppo impegnato nel tratto grafico e commette errori ortografici).
  25. 25. Le abilità percettive e le prassie  Con il termine “prassia” viene sottolineata l’intenzionalità del gesto elementare[1], ossia la capacità di guidare con regolarità ed armonia il gesto motorio. Ciò presuppone sia la capacità dell’individuo di riconoscere le caratteristiche delle immagini e dei simboli grafici, sia l’abilità di riproduzione che implica gli aspetti motorio-prassici.  Per essere in grado di riprodurre un simbolo grafico devono essere utilizzate, oltre alle abilità visuo- spaziali, altre risorse, come le abilità di memoria e la capacità di orientamento. [1] Passolunghi M.C., De Beni R., (2001), I test per la scuola, pag.59, Il Mulino, Bologna.
  26. 26. Le abilità percettive e le prassie  Non è facile, dunque, predisporre di prove standardizzate che si concentrino sulle singole capacità prassiche e non prevedano una valutazione contemporanea delle abilità elencate, anche se, incrociando i risultati di altre prove, è possibile comprendere quanto l’elemento prassico incida nel rendimento globale.  Un individuo con disturbo in quest’area viene definito “disprassico”, ed implica difficoltà di esecuzione di movimenti fini, ma anche problemi di organizzazione dello schema corporeo, di coordinazione, fino a difficoltà nella rappresentazione spazio-temporale.
  27. 27. Test per percezione e prassie Tressoldi P.E. e Vio C. (1996), suddividono i test di quest’area in diverse tipologie: 1. Discriminazione visiva 2. Percezione visuo-spaziale 3. Prassie visuo-spaziali 4. Prassie motorie
  28. 28. Test per percezione e prassie Discriminazione visiva  Batteria PMA di Thurstone, subtest Velocità Percettiva (5-11 anni)  *TPV , subtest percezione figura-sfondo (4-11 anni)  Visual Form Discrimination di Benton (1972). Quattro modalità: riproduzione a memoria di una figura osservata per 5 o 10 secondi (norme per ciascuna situazione), dopo 15 secondi di intervallo e copia dello stimolo. *Hammill D.D., Pearson N.A. e Voress J.K.,1993, Test TPV, Percezione visiva e integrazione visuo-motoria, edizioni Erickson 8 subtest (4 prove percettive e 4 visuomotorie)
  29. 29. Test per percezione e prassie Percezione visuo-spaziale Coloured Progressive Matrices Batteria PMA di Thurstone, subtest Relazioni Spaziali (5-11 anni) TPV , subtest Rapporti Spaziali e Posizione nello Spazio (4-11 anni)
  30. 30. Test per percezione e prassie Prassie visuo-spaziali  WISC-R, i subtest Ricostruzione di figure e disegno con Cubi  TPV , subtest Copiatura-riproduzione (4-11 anni) – attribuzione punteggio non sempre chiara  VMI* (test per la valutazione dell’integrazione visuo-motoria)  Test di Bender: copiatura di 9 disegni; per bambini, adulti e anziani (Bender Visual Motor Gestalt Test, per l’attribuzione del punteggio Lis, 1996).  Visual Form Discrimination di Benton (1972).  Test della figura di Rey (Lis e Di Nuovo, 1982), bambini dai 3 ai 9 anni. *Beery e Buenica, 2005 – 3 subtest
  31. 31. Test per percezione e prassie PRASSIE MOTORIE TPV , subtest Coordinazione occhio- mano e Velocità visuo-motoria (4-11 anni) VMI

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