LINGUAGGIO
Sistema di comunicazione complesso, caratterizzato da:
Semanticità, deve poter rappresentare simbolicamente
oggetti, eventi, stati emotivi, concetti astratti;
Dislocazione, capace di riferirsi anche al passato e al futuro;
Produttività, il parlante deve poter comprendere frasi nuove
ed essere in grado di produrre un numero potenzialmente
infinito di messaggi, coniando espressioni diverse;
La produzione deve rispettare regole rigide ed arbitrarie,
definite ed accettate per convenzione sociale.
Genesi e sviluppo
del linguaggio:
apprendimento o maturazione?
L’approccio ambientalista e
innatista
Approccio ambientalista
Skinner,1957: la comparsa e lo sviluppo del
linguaggio sono determinati dall’esperienza e
dall’apprendimento. L’acquisizione del linguaggio
avviene grazie a gli stessi meccanismi (modellaggio,
imitazione e rinforzo) che intervengono in altre forme di
apprendimento. Tali meccanismi non sono dominiospecifici.
LIMITE: non tiene conto dell’aspetto creativo del linguaggio,
ed in particolare del fatto che il bambino, quando inizia a
parlare, è capace di formulare espressioni originali e diverse
da quelle che gli sono state rivolte.
Approccio innatista (Chomsky,1965):
Il punto di vista di Chomsky é centrato sulla
competenza linguistica, ossia la padronanza
delle regole grammaticali e la capacità di
analizzare e discriminare il materiale
linguistico.
L’acquisizione del linguaggio è determinata da
meccanismi ad esso specifici, dominio
specifici, iscritti nel patrimonio genetico della
specie umana.
Approccio innatista (Chomsky,1965):
Il contatto con lo stimolo linguistico innesca la
ricerca e la verifica delle regole sintattiche, di
cui il bambino ha intuizione implicita.
Tale processo è reso possibile dalla
maturazione del Language Acquisition Device
(LAD), dispositivo preposto alla comprensione
e produzione di frasi, indipendentemente dalla
specificità delle lingue.
Approccio innatista (Chomsky,1965)
LIMITI:
esclude il ruolo dell’apprendimento e non tiene conto
del rapporto tra linguaggio ed altre attività cognitive,
percettive e motorie
non spiega come sia possibile la comprensione anche
quando le regole sintattiche non vengono rispettate
(frequente nel linguaggio dei bambini)
non spiega i processi linguistici all’interno del contesto
reale (per capire il senso di una frase è necessario riferirsi a qualche cosa
di più della struttura sintattica).
Domande
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Definizione di grammatica universale
Tale definizione rimane immutata nel pensiero di Chomsky?
Quali sono le caratteristiche di questa grammatica universale (GU)?
Quali compiti facilita il possedere questa GU?
Quale ruolo svolge il LAD nell’acquisizione del linguaggio?
Quali altri concetti importanti caraterizzano la teoria chomskiana?
Cosa sono le regole trasformazionali?
LINGUAGGIO E PENSIERO
Il rapporto tra linguaggio e processi cognitivi, trascurato dagli
approcci precedenti, ha interessato gli psicologi dello
sviluppo e tra questi J. Piaget (1923) e L. S. Vygotskij (1934)
Punti di vista a confronto:
J. Piaget
L. S. Vygotskij
J. Piaget: il linguaggio dipende dal pensiero
Il linguaggio fa la sua comparsa verso i 18 mesi insieme ad altre forme di
pensiero, quando lo stadio sensomotorio si conclude ed inizia una forma di
intelligenza di tipo rappresentativo.
Genesi e naturaIl linguaggio sarebbe reso possibile da un
più generale sviluppo cognitivo e dalla concomitante comparsa
della funzione simbolica. La sua natura è individuale .
Funzione essendo subordinato al pensiero, inizialmente si
tratta di un linguaggio egocentrico, come è egocentrico il
pensiero in tale stadio e quindi non ha una valenza
comunicativa.
Sviluppo solo più tardi, superando l’egocentrismo, diverrà
comunicativo e assumerà una funzione sociale.
La tesi dei “prerequisiti” cognitivi del linguaggio
Conferme c’è una forte relazione tra la
comparsa del linguaggio e abilità cognitive
come il gioco simbolico e l’imitazione.
Smentite non c’è relazione tra la comparsa
del linguaggio e altre forme dell’intelligenza
rappresentativa come cercare un oggetto
scomparso o comprendere relazioni spaziali.
Vygotskij: indipendenza tra pensiero e linguaggio
Il punto di vista di Vygotskij pensiero e linguaggio hanno
radici diverse ed il passaggio dall’uno all’altro non è
automatico. Il loro sviluppo è inscindibile dal contesto sociale.
Genesi e natura Il linguaggio prende avvio all’interno del
rapporto interpersonale, nelle interazioni del bambino con i
genitori, gli adulti ed i coetanei. Quindi al sua natura è sociale
Funzione verso i 2 anni il bambino utilizza il linguaggio per
comunicare agli altri le proprie intenzioni ed il proprio pensiero.
La sua funzione è sociale.
SviluppoSuccessivamente inizia il processo di
interiorizzazione del linguaggio come strumento che consente
di guidare dall’interno i propri processi cognitivi ed il
comportamento (funzione regolativa).
Tale funzione inizialmente viene svolta a voce alta e solo verso
i 7 anni viene completamente interiorizzata.
LINGUAGGIO E ABILITÀ SOCIALI: la competenza comunicativa J. Bruner (1983)
L’importanza di studiare la dimensione sociale ed
interpersonale (contesti d’uso, circostanze che l’hanno prodotto
e
interlocutori)
Tale prospettiva nasce dalla considerazione che il
bambino non solo possiede abilità cognitive, ma è anche
un essere sociale, dotato di un ampia gamma di
comportamenti interattivi.
Lo studio non deve essere esclusivamente centrato solo
sugli aspetti strutturali o formali, ma anche considerare i
suoi usi nel contesto reale. Esso soddisfa importanti
funzioni sociali (regolare il comportamento altrui, trasmettere
informazioni).
Quale il ruolo di genitori e figli?
Due condizioni fondamentali
La
capacità degli adulti di dare significato ai suoni
e alle prime espressioni infantili;
Possibilità
che adulti e bambini rivolgano
un’attenzione congiunta a eventi o ad oggetti
dell’ambiente.
Tali scambi più sono abituali e ricorrenti più
divengono delle consuetudini (routine), fino
ad arrivare a produrre dei modelli di
interazione, garantendo la capacità di creare
significati condivisi fra gli interlocutori.
Le routine vengono a costruire un sistema di
sostegno per l’acquisizione linguistica
(Language Acquisition Support System –
LASS) e possono essere considerate dei veri
e propri precursori interattivi del linguaggio.
Riflessioni conclusive
Implicazioni delle diverse teorie: apprendimento, base
biologica, processi cognitivi, contesto sociale e comunicativo .
Ruolo del bambino e degli adulti
Enfasi su aspetti diversi dello sviluppo
linguistico competenza linguisticaciò che si sa riguardo al
linguaggio, relazione tra pensiero e linguaggio; Competenza
comunicativa ciò che si sa fare attraverso il linguaggio,).
Epoca diversa di insorgenza: inizio più o meno
precoce.
Precursori (interattivi, cognitivi)
COMPETENZA LINGUISTICA
Genesi e sviluppo
I primi segnali gestuali e vocali
Prime settimane, pianto a cui si aggiungono suoni vocalici,
seguiti verso i 5-6 mesi da suoni consonantici;
Tra 6-10 mesi compare il balbettio (combinazione di vocali e
consonanti);
Sempre in questo periodo compaiono anche i primi vocalizzi
intenzionali utilizzati in combinazione con lo sguardo ed il
sorriso rivolti all’interlocutore;
Tra i 9-13 mesi gesti comunicativi, quali: indicare, dare e
mostrare. Comparsa dei gesti referenziali o simbolici (es.
agitare la mano per salutare).
Fino a circa metà del primo anno sembra essere presente un
unico sistema comunicativo (formato sia da gesti sia da prime parole).
Intorno ai 16 mesi abbiamo una netta distinzione tra i due codici
determinata dall’aumento esponenziale del vocabolario e della
produzione verbale e dalla riduzione dei gesti referenziali.
Quando il linguaggio compare non sostituisce completamente il
precedente sistema comunicativo gestuale, ma si affianca ad
esso.
Comprensione del linguaggio. Nei bambini piccoli è maggiore la
capacità di comprensione rispetto a quella di produzione.
Verso gli 8-10 mesi inizia la comprensione di parole,
inizialmente circoscritta a contesti molto specifici.
Verso i 2 anni la comprensione di parole aumenta ed inizia a
decontestualizzarsi.
PRODUZIONE PRIME PAROLE
Le prime parole compaiono circa verso gli 11 – 13 mesi.
Esse si riferiscono ad oggetti familiari (mamma, papà, cibo)
seguite da parole che indicano azioni abituali (dormire,
andare).
Inizialmente vengono utilizzate in circostanze specifiche, per
poi estendersi ad un ampia varietà di situazioni, acquisendo
il carattere di simbolo.
Nella costruzione dei significati delle prime parole, il
bambino si avvale di diversi tipi di categorizzazioni,
basandosi su caratteristiche:
Funzionali;
Percettive.
Molti studi hanno messo in evidenza come i bambini usino le
prime parole o con un significato ristretto (sottoestensione)
(es. “cane” utilizzato per indicare solo l’animale di casa) o più
generalizzato (sovraestensione) (es. tutti gli animali a quattro
zampe ed una coda sono chiamati “cane”).
Clark (1973; 1993) afferma che questi fenomeni siano
indicatori del ruolo attivo del bambino nel processo di
acquisizione delle parole, al quale contribuisce formulando
ipotesi rispetto al loro significato e adottando specifiche
strategie per utilizzarle.
PRIME FRASI (18 – 24 mesi)
Olofrase: singola parola, talvolta accompagnata da gesti,
che assume il valore di un’intera frase.
Tra i 18-24 mesi la situazione si modifica rapidamente, in
quanto aumenta vertiginosamente il numero di parole a
disposizione.
Si registra un importante cambiamento qualitativo:
aumentano i verbi, gli aggettivi, avverbi e preposizioni.
Iniziano le combinazioni tra parole, con conseguente
sviluppo delle prime regole grammaticali.
Le prime frasi comprendono: una parola perno (poche
parole che ricorrono in modo frequente e in posizione
iniziale) e una parola aperta (numerose parole e in
seconda posizione.
Es. “Bella (parola perno) tata (parola aperta)”
Ricerche recenti hanno evidenziato come già alla fine dei 2
anni i bambini siano dei buoni conoscitori dei significati
delle frasi e possiedono già alcune conoscenze sulle regole
pragmatiche.
Il bambino utilizza due funzioni comunicative:
Funzione protoimperativa, per formulare una richiesta. Si
chiede che l’adulto faccia una certa azione.
Funzione protodichiarativa, per attirare l’attenzione
dell’adulto su di un oggetto. In questo caso l’obiettivo è
quello di suscitare interesse e condividere qualcosa con
l’altro.
Tali funzioni sono alla base della competenza
conversazionale alternanza del turno e ottenere
l’attenzione
PRIMA E MEDIA FANCIULLEZZA
Dai 2-3 anni abbiamo un notevole sviluppo:
Le frasi divengono sempre più complesse;
Dai 3 anni i bambini imparano regole morfologiche
complesse: formazione maschile/femminile,
singolare/plurale. L’apprendimento di tali regole vede
un coinvolgimento attivo del bambino il quale cerca
di impadronirsi di tali regole attraverso procedimenti
quali ad es. l’ipercorrettismi (“piangiuto”, “ho corruto”,
“il più peggio” etc.).
Arricchimento del lessico per quantità e nei contenuti.
Ai termini usati per designare oggetti, azioni ed eventi, si
aggiungono quelli per descrivere la realtà interiore ed i concetti
astratti.
Come spiegare tale cambiamento?
lo sviluppo cognitivo e il continuo interscambio tra il bambino ed
i suoi partner.
Acquisizione del “linguaggio delle emozioni” entrano i gioco i
fattori biologici, in quanto la maturazione permette al bambino
di esprimere mimicamente il suo stato d’animo; e i fattori
socioculturali, in quanto l’adulto è attento a percepire e a
definire verbalmente gli stati d’animo del bambino (processo di
mediazione).
Tale processo di mediazione( per l’espressione delle emozioni e per altri
aspetti della vita interiore), è svolto da: genitori, insegnanti, coetanei,
mass media ed è soggetto a differenze interculturali.
Lo sviluppo lessicale si protrae nella fanciullezza e verso gli
8 – 9 anni si verifica un progresso nella ricerca attiva di
significati.
Boschi, Aprile e Scibetta (1992) misero in evidenza come
prima dei 9 anni i bambini riescano a definire un termine solo
tautologicamente (“Vedere vuol dire che si vede”),
successivamente adottano strategie di definizione lessicale
simili a quelle dell’adulto, e quindi utilizzano o la sinonimia
(“Vedere vuol dire che si guarda”) o l’antinomia (“Alto è il
contrario di basso”).
DALLE FRASI AL DISCORSO
Tra i 4-6 anni i bambini iniziano ad utilizzare le regole
grammaticali e morfosintattiche a livello di discorso e non più
solo a livello frasale.
Per studiare la comprensione da parte del bambino di discorsi
e testi è stata utilizzata la tecnica di narrare ai bambini storie,
chiedendo loro di riesporle o rispondere a domande.
Dagli studi emerge che dall’età prescolare fino ai 7-8 anni
cresce progressivamente la capacità dei bambini di prendere
in considerazione le sequenze temporali e i rapporti di causaeffetto tra le diverse parti.
Anche per lo studio della produzione di discorsi e testi è
stata utilizzata la tecnica della narrazione di storie, con la
differenza che in questo caso sono i bambini a narrare
delle storie.
La narrazione consente non solo di indagare gli aspetti
cognitivi e linguistici, ma anche la sfera emotiva.
Nei bambini di 4-5 anni l’uso dello schema narrativo è
ancora immaturo, subendo una progressiva maturazione
dai 4 agli 8 anni, periodo in cui i bambini sono in grado di
dotare una storia di tutti gli elementi strutturali che la
caratterizzano.
DAL LINGUAGGIO ORALE ALLA LINGUA SCRITTA
Il processo di scrittura prevede tre aspetti fondamentali:
L’individuazione di un significato da trasmettere in vista di un
obiettivo;
La trasformazione del significato in un messaggio linguistico
attraverso l’uso delle regole sintattiche;
L’esecuzione dando al messaggio una forma simbolica
convenzionale (forma alfabetica).
Si verifica una sorta di continuità evolutiva tra linguaggio
orale e scritto ed una rilevanza delle competenze orali
nell’apprendimento della lettura e della scrittura.
Ruolo predominante dell’alfabetizzazione.
Quando il bambino impara a leggere viene a contatto con gli
aspetti fonologici e strutturali della lingua.
In questa fase assume un ruolo rilevante la consapevolezza
fonologica (capacità di identificare le componenti sonore –
fonemi, sillabe) e di saperle manipolare intenzionalmente.
Gli studi hanno dimostrato che forme iniziali di tale
consapevolezza sono presenti a partire dai 3-4 anni.
La consapevolezza fonologica è ritenuta importante per
l’acquisizione della corrispondenza grafema - fonema, tappa
essenziale per imparare a leggere.
PRAGMATICA
Pragmatica: capacità di comprendere e produrre atti
linguistici.
Gli atti linguistici possono essere:
Locutivi, trasmissione pura di un significato;
Illocutivi, hanno la funzione di far raggiungere uno scopo
attraverso la comunicazione con l’interlocutore.
Searle sosteneva che il modo in cui comprendiamo una
frase dipende da quali pensiamo che siano le intenzioni del
parlante.
Perché una comunicazione sia efficace l’emittente deve
tener conto del destinatario.
Il bambino sembra intuire molto presto la necessità di variare
il modo in cui si parla a seconda delle circostanze e
dell’interlocutore.
Già verso i 4 anni si riscontrano variazioni nella lunghezza,
nella scelta lessicale, nella forma grammaticale in funzione
del destinatario.
In prove in cui si chiede ai bambini di valutare la chiarezza
referenziale di un messaggio verbale, i risultati hanno
sottolineato come bambini al di sotto dei 6 anni, se posti di
fronte ad un messaggio incompleto, non esprimono delle
critiche nel confronti di chi ha emesso il messaggio. Le prime
critiche per aver ottenuto un messaggio incompleto
compaiono solo in bambini di 9 anni.
Allo stesso modo se chiede ai bambini di giudicare chi tra i
due interlocutori abbia torto (uno fornisce informazioni
errate e l’altro agisce di conseguenza), fino a 9 anni i
bambini attribuiscono la colpa all’ascoltatore “che non ha
capito!”.
La marcata variabilità dell’età di comparsa delle abilità
pragmatiche ha portato alla conclusione che la loro
acquisizione non è da ritenersi come necessaria
conseguenza dello sviluppo linguistico.
La capacità di adattare i propri messaggi alle circostanze
dipende dalla frequenza e dall’intensità con cui i bambini
vengono sollecitati nella vita quotidiana a prestare
attenzione agli altri, alle loro caratteristiche e alle loro
reazioni.
In età adulta la competenza lessicale raggiunge la sua
espansione adeguata un miglioramento
nell’organizzazione delle attività linguistiche (gli adulti risultano
migliori dei giovani nell’uso di strategie che favoriscono la comprensione).
Il miglioramento, però, è possibile solo se accompagnato da
un esercizio continuo.
Alcune abilità linguistiche migliorano, mentre altre subiscono
una flessione. Nell’età senile si verifica un decadimento
nell’apprendimento e nella memorizzazione verbale, mentre
permangono i processi legati all’uso del vocabolario,
soprattutto quando le esperienze individuali favoriscono e
facilitano l’esercizio delle abilità linguistiche.
Approfondimenti sul testo di Schaffer “I
concetti fondamentali della psicologia dello
sviluppo”:
Grammatica universale pag.239-244
Apprendimento dall’ambiente pag 36-40
Specifità di dominio pag.19 -23
L’intelligenza
genesi e sviluppo
La teoria di J. Piaget
L’intelligenza è un mezzo di cui l’uomo dispone per
agire sulla realtà circostante, ampliando la portata
dell’adattamento biologico e questo vale per le
azioni del bambino come per le forme più evolute
del pensiero umano
INTELLIGENZA
Secondo Piaget
esiste un’intelligenza prelinguistica che si sviluppa durante la
prima infanzia e che poggia sull’attività pratica del bambino.
Tale forma di intelligenza prende il nome di intelligenza
sensomotoria;
l’intelligenza è un mezzo efficace di cui l’uomo dispone per
agire sulla realtà circostante, ampliando la portata del suo
adattamento biologico;
esiste un’eredità specifica, determinata dalle caratteristiche del
sistema nervoso e sensoriale. A questa si aggiunge un’eredità
generale, tipica dell’essere umano, che ci permette di
accrescere la nostra conoscenza, superando i limiti imposti
dall’eredità specifica.
Attraverso il parallelismo tra funzionamento biologico e
funzionamento cognitivo, Piaget sostiene che anche nello
sviluppo cognitivo è possibile ritrovare gli invarianti
funzionali tipici dello sviluppo biologico: organizzazione e
adattamento.
L’organizzazione, sul piano cognitivo, si manifesta nel fatto che le
azioni, le idee, le conoscenze, così come le parti del corpo, non sono
un’insieme di elementi isolati e indipendenti. Essa rappresenta la
tendenza intrinseca degli schemi sensomotori e delle strutture mentali a
collegarsi in sistemi sempre più ampi e complessi.
L’adattamento, invece, consiste nel modificare le strutture di
conoscenza in modo da tener conto delle nuove informazioni e nel
conservare, al tempo stesso, le acquisizioni passate. Per far ciò si basa
su due processi: assimilazione e accomodamento.
Gli invarianti funzionali sul piano mentale
Equilibrazione è la tendenza verso un equilibrio sempre
maggiore tra assimilazione e accomodamento in cui ciascun
meccanismo non prevale sull’altro in modo che riusciamo
simultaneamente a ricondurre il nuovo ai nostri schemi e
arricchire i nostri schemi con le novità
L’assimilazione prevede “l’incorporare” ciò che proviene
dall’ambiente, trasformandolo in un’azione motoria o mentale
in modo che sia compatibile con la nostra struttura.
L’accomodamento implica la modificazione degli schemi quel
tanto che basta da rendere possibile l’assimilazione.
LA VISIONE STADIALE
STADIO SENSO MOTORIO
STADIO PREOPERATORIO
STADIO DELLE OPERAZIONI CONCRETE
STADIO DELLE OPERZIONI FORMALI
STADIO SENSO-MOTORIO (0 – 24 mesi)
CARATTERISTICHE ed EVOLUZIONE
Caratteristiche i primi 4 mesi di vita sono caratterizzati da una
fase di egocentrismo assoluto, in cui il bambino non
differenzia la realtà esterna da se stesso e non considera le
proprie percezioni come indici dell’esistenza di oggetti veri e
propri. In questa fase il bambino vede, sente e tocca non gli
oggetti come li intendiamo noi, ma dei quadri percettivi,
ciascuno relativo ad una diversa modalità sensoriale ed
inizialmente privo di connessioni con gli altri quadri possibili.
Evoluzione gradualmente il bambino giunge a coordinare
sempre più quadri e più schemi fino a riconoscere tutti gli
oggetti come cose a sé stanti. La prima tappa è la permanenza
dell’oggetto per concludersi con l’acquisizione della funzione
simbolica, che avverrà al termine del periodo senso-motorio.
STADIO SENSOMOTORIO
(0 – 2 anni)
Di quali strumenti dispone?
Il bambino interagisce con l’ambiente soltanto
attraverso percezioni ed azioni motorie, in
quanto non è ancora capace di evocare
mentalmente oggetti ed eventi. Le sue azioni
sono guidate da schemi sensomotori, una
sorta di piani di azione che collegano
percezioni e movimenti.
Il periodo sensomotorio viene
ripartito da Piaget in ulteriori sei
sottostadi, per descrivere più
analiticamente i cambiamenti
tipici di questo periodo.
I stadio del esercizio e consolidamento degli schemi riflessi
(0-1 mese) ( il bambino dispone di una motricità attivata da un repertorio
di schemi innati (riflessi) che nel primo mese si modificano poco per
essere per lo più consolidati tramite l’esercizio)
II stadio delle reazioni circolari primarie (2-4 mesi) inizia a
coordinare tra loro alcuni schemi, tra cui quelli di visione e
prensione (es. guardare le mani in movimento) acquisizione di
schemi nuovi, che via via perfeziona attraverso le reazioni circolari
tendenza a ripetere, innata, che consolida le sequenze dei gesti attraverso
modifiche successive.
III stadio delle reazioni circolari secondarie (4-8 mesi): ripete
quei comportamenti che ha scoperto utili a produrre
“spettacoli interessanti”.(si tratta di esplorazione non ancora
sistematica né volontaria, in quanto manca la distinzione mezzi-fini. Si
evidenzia una maggiore consapevolezza del mondo circostante rispetto
al periodo precedente
IV stadio (8-12 mesi): inizia a delinearsi la distinzione mezzifini. (Il bambino comincia a coordinare due schemi in sequenza, nella quale il
primo costituisce il presupposto per l’attivazione del secondo (es. puntare il dito
verso il biberon per farselo dare. Compare la sistematicità e l’intenzionalità
nell’esplorazione che porta a conoscere le proprietà degli oggetti.
.Comparsa della Permanenza dell’oggetto (ricerca dell’oggetto,
errore <A non B>).
V stadio delle reazioni circolari terziarie (12-18 mesi):
variazione sistematica degli schemi in vista di un effetto
desiderato che porta a costruire nuovi schemi, attraverso la
sperimentazione attiva e di conoscere meglio le proprietà
degli oggetti (reazioni circolari terziarie).
VI stadio (18-24 mesi): compare la funzione simbolica, intesa
come la capacità di rappresentare mediante simboli
(immagini, nomi, pensieri) qualcosa che non è presente e
usarli come mezzi per raggiungere un fine.
GIOCO ED IMITAZIONE
Le tappe di sviluppo sensomotorio rappresentano la
progressione da uno stato di indifferenziazione tra
assimilazione ed accomodamento (egocentrismo assoluto) ad
uno stato di equilibrio tra i due processi, in modo che il
bambino agisca sempre più intelligentemente.
La tendenza all’equilibrio equilibrazione” è una proprietà tipica
delle attività intelligenti a cui esse tendono continuamente.
Tuttavia, non tutte le nostre attività sono finalizzate alla
risoluzione di problemi; alcune di esse vengono svolte
esclusivamente per il piacere di farle: i giochi.
Altre volte decidiamo di aderire senza riserve a dei modelli:
imitazione.
In questi casi assimilazione e accomodamento non sono in
uno stato di equilibrio.
Nelle situazioni di gioco assistiamo ad una prevalenza
dell’assimilazione.
Nelle situazioni di imitazione prevale l’accomodamento.
Quale ruolo svolgono gioco ed imitazione?
Gioco: funge da palestra per il bambino, in modo che egli
possa esercitare le sue abilità, gratificandolo con il senso di
efficacia che nasce in lui facendo e rifacendo qualcosa che
gli riesce bene.
Imitazione: arricchisce il suo patrimonio di schemi, tramite
esempi “pre-confezionati”. Permette al bambino di adottare
comportamenti condivisi dal gruppo di appartenenza e, alla
lunga, di identificarsi con modelli significativi.
Lo sviluppo del gioco e dell’imitazione Nel corso del periodo
sensomotorio si passa
da un gioco di esercizio ai rituali e infine ai giochi simbolici,
che domineranno tutta l’età prescolare, integrandosi nelle attività sociali
del bambino sottoforma di giochi socio-drammatici, in cui ogni partecipante
recita un ruolo. Gioco linguistico;
dal contagio del pianto, all’imitazione in presenza del modello ad una
imitazione differita in assenza del modello.