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Disturbi del Linguaggio
Psicologia dell’handicap e della riabilitazione
Prof. Maria Francesca Pantusa
Il linguaggio è:
 Un sistema di segni (tanto parole che
ideogrammi)
 usati in modi regolari di combinazione,
secondo regole convenzionalmente
stabilite,
 allo scopo di comunicare
Sottosistemi del sistema linguistico
 FONOLOGICO
 MORFOSINTATTICO
 SEMANTICO
 PRAGMATICO
Interagiscono
funzionalmente e si
determinano a vicenda
Apprendimento del linguaggio
Acquisire il linguaggio significa
diventare competenti in questi 4 aspetti:
 Fonologia
 Semantica
 Sintassi
 Pragmatica
FONOLOGIA
ORGANIZZAZIONE e CLASSIFICAZIONE
dei suoni che hanno una funzione distintiva
all’interno di un dato sistema linguistico
ci informa su quali suoni facciano parte di
una lingua e quali no
I suoni linguistici che fanno parte di una
lingua formano il SISTEMA FONOLOGICO
di quella data lingua
(es. suono R non esistente nel S.F cinese,
difficoltà di discriminazione R/L)
FONOLOGIA
ES: per un italiano /R/ è un suono vibrato
apicale anteriore, per un francese /R/ è un
suono vibrato velare;
regola le combinazioni possibili
Con la /T/posso mettere /S//R//L/ ma
non /V/;
/RN/ o /NG/ non possono stare in
inizio di parola, ecc)
La semantica
Semantica riguarda il significato:
 delle parole (s. lessicale)
 delle frasi (s. proposizionale)
MORFOSINTASSI
Racchiude tutte le abilità grammaticali del linguaggio
 16 – 18 mesi sono presenti i morfemi liberi (articoli,
preposizioni, congiunzioni) e i morfemi legati (genere e
numero dei nomi, flessione dei verbi). Compaiono alcuni
tempi dell'indicativo (presente, passato, futuro), il
condizionale, il gerundio e l'infinito.
 2 anni si passa da enunciati di tipo telegrafico ad enunciati
più strutturati con articoli e preposizioni.
 3 anni concordanza fra soggetto e verbo.
 4 – 5 anni elaborazione della strategia di tener conto
dell'ordine delle parole.
PRAGMATICA
La pragmatica analizza in maniera
sistematica il rapporto tra significato e
contesto, le inferenze che permettono ai
parlanti di assegnare un senso a parole e
frasi.
L'insieme dei meccanismi e delle
rappresentazioni mentali che consentono di
risolvere le ambiguità nell'ambito del
linguaggio verbale. (Orsolini 1995)
Esempio della parola SENTI
 - Senti bene adesso? Viene chiesta
conferma all'interlocutore se é in grado di
udire bene il messaggio.
 - senti, sai che cosa mi è accaduto? La
parola “senti” è un richiamo per sollecitare
l'attenzione.
 - che cosa senti quando ti dicono che sei il
miglior calciatore? In questo caso “senti”
ha il significato di quale sentimento provi
La comprensione del linguaggio
precede la produzione
TAPPE di SVILUPPO
 La percezione sonora guida la produzione, il
bambino produce ciò che ascolta.
 Il bambino apprende un certo numero di
suoni (consonantici e vocalici) e
contemporaneamente riesce a combinarli
fra di loro perché abbiano un significato.
Tappe di sviluppo
Tutti i bambini, a prescindere dalla comunità
linguistica in cui crescono, passano
attraverso gli stessi stadi: per questo si
parla di “universalità” dello sviluppo vocale
prelinguistico
TAPPE DI SVILUPPO
 1° mese comportamenti comunicativi
gestuali (smorfie, sorrisi) e vocali
(diversificazione del pianto, tosse, vagiti).
 3° mese suoni linguistici senza intenzione
comunicativa. Impara ad ascoltare, si gira
verso chi gli parla o risponde alla voce, e
stimolato a vocalizzare.
TRIANGOLAZIONE
Alternanza di sguardo fra:
BAMBINO OGGETTO MADRE
Vocalizzazione
 6-7 mesi babbling canonico
 8 – 9 mesi comunicazione intenzionale
● 1 anno intenzione:
● Richiesta : il bambino si tende verso l'oggetto,
guarda l'adulto, vocalizza.
 Denominazione
 Gesti comunicativi deittici ● Mostrare
● Indicare
● Dare
● Vocalizzazione prime parole
● Gesti comunicativi referenziali : il bambino comunica i suoi
stati e i suoi bisogni
( bravo, buono, ciao, più grande, aprire, bere, mangiare....)
 17 – 20 mesi arricchimento lessicale, progressiva
soppressione dei processi di semplificazione
(cancellazione di una sillaba /TALO/ per TAVOLO
 24 mesi combinazione di 2 o 3 parole
parola – frase
 Si può dire che dai 2 ai 4 anni il bambino deve
acquisire tutti i fonemi della sua lingua e a 4.6
anni non ci devono più essere processi di
semplificazione.
Universalità del linguaggio
 Tutti i bambini, a prescindere dall’ambiente
linguistico in cui vivono, si evolvono nello
stesso modo
 Le caratteristiche della lingua parlata
influiscono sul tipo di suoni che verranno
privilegiati
 Il rafforzamento ambientale porta il bambino
a scegliere i suoni da produrre
Meccanismi di controllo
 Il feed back ambientale
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Attraverso il feed back ambientale e
l’esercizio ripetuto, di controllarli sempre di
più rendendo più preciso il movimento: scopre la
relazione tra i movimenti del cavo orale e il risultato
sonoro che ne consegue
 Il feed back uditivo
aiuta il bambino a prestare attenzione ai segnali vocali che lo
circondano, in particolare a quelle parole che sono più simili ai
suoni che lui stesso produce
L’esercizio ripetuto e il controllo del feed back uditivo
rafforzano le caratteristiche di volontarietà del
babbling e creano le basi per il linguaggio verbale
SEGNALI DI RISCHIO PER IL
DISTURBO DI LINGUAGGIO
La presenza di due o più segnali associati può essere una spia di
disordine fonologico:
 1. Assenza di lallazione dai 5/7 ai 9/10 mesi;
 2. Assenza di gesti deittici e referenziali dai 12 ai 14 mesi;
 3. Mancata acquisizione di schemi d’azione con oggetti a 12 mesi;
 4. Assenza o ridotta presenza di gioco simbolico da 24 a 30 mesi;
 5. Vocabolario ridotto: meno di 20 parole a 18 mesi e meno di 50
parole a 24 mesi;
 6. Ritardo nella comparsa della combinazione tra gesto e parola;
 7. Deficit nella comprensione di ordini non troppo
contestualizzati;
 8. Persistere di espressioni verbali incomprensibili dopo i 2.6-3
anni.
I disturbi del linguaggio
 Disturbi della voce e della parola (speech)
o fonetici
 Disturbi del linguaggio (language) o
fonologici
Disturbi del Linguaggio
1.Disturbi dell’Espressione del Linguaggio
2.Disturbo Misto dell’Espressione e della
Ricezione del Linguaggio
3.Balbuzie
4.Ritardo semplice del Linguaggio (2-4 anni)
5.Disturbo della Fonazione
6.Mutismo: a) Mutismo totale acquisito (adolescenza)
b) Mutismo selettivo stabile (6-7 anni)
Disturbi fonetici
E’ alterata la componente fonetica, cioè la
capacità di realizzazione articolatoria dei
suoni, con la comparsa di errori nella
produzione, uso, rappresentazione od
organizzazione dei suoni, come per es.
sostituzione di un suono con un altro (T →
D), distorsioni oppure omissioni di suoni,
come le consonanti finali.
Disturbi fonetici
1-DISFONIA:alterazione della voce, dovuta
a cause infiammatorie, malformative o
traumatiche dell’apparato fonatorio o
della sua innervazione.
2-DISARTRIA, disturbo di articolazione dei
fonemi complessi, dovuto ad anomalie
strutturali o funzionali degli organi
fonatori (es anomalie morfologiche bucco-
laringo-laringee, quali la labiopalatoschisi
o labbro leporino)
Disturbi fonetici
3-DISLALIE o DISTURBO SPECIFICO
DELL’ARTICOLAZIONE DELL’ELOQUIO
alterazioni articolatorie isolate. I suoni più
frequentemente interessati sono s, r, sc, l.
4-DISRITMIE O BALBUZIE: alterazione di ritmo,
cioè del normale fluire e della cadenza,
dell’eloquio, che interferisce con i risultati
scolastici o lavorativi o con la comunicazione
Sociale.
La balbuzie
La manifestazione principale della balbuzie consiste
in una anomalia del normale fluire e della cadenza
dell’eloquio, caratterizzata da frequenti:
 
 ripetizioni involontarie di parole, sillabe, frasi
intere
 pause all’interno di una parola
 prolungamento dei suoni
 parole emesse con eccessiva tensione fisica
 circonlocuzioni (sostituzione di parole per evitare
quelle problematiche)
La balbuzie
La costante mutabilità di tale disturbo fa pensare più ad una causa di
carattere psicoaffettivo, che non ad un’anomalia funzionale. La sua
gravità infatti varia in base:
 all’interlocutore,
 al contenuto del discorso,
 allo stato emotivo del bambino
Si attenua durante:
 il canto,
 il soliloquio
 o il colloquio con oggetti e animali.
Talvolta è il segnale di un disagio psicologico in seguito al verificarsi di
situazioni nuove e traumatiche per il bambino come la nascita del
fratellino, l’inserimento scolastico, lunghe malattie e ospedalizzazioni,
separazione dei genitori, perdita di una persona cara.
Spesso alla balbuzie si associano anche turbe motorie e respiratorie come
tic, contrazioni del viso, tremori delle labbra, scosse del capo, respiro
affannoso.
La balbuzie
 Generalmente insorge dopo i 4/5 anni, con un rapporto
maschi femmine di 4:1.
 Prima di tale età di solito si tratta di una balbuzie fisiologica
transitoria dovuta alla forte eccitazione del bambino
nell’esprimere i suoi pensieri o nel raccontare un fatto, che
solitamente scompare da sola col tempo.
 In ogni caso è opportuno iniziare un trattamento prima che il
bambino inizi la scuola elementare (massimo entro i 6/7
anni), poiché la balbuzie oltre a interferire con l’acquisizione
della lettura e della scrittura, influisce in modo negativo sullo
sviluppo armonico del bambino .
Disturbi fonologici
 E’ alterata la componente simbolica che
sottintende la rappresentazione-formulazione del
messaggio verbale.
 PRIMITIVI (disfasie evolutive) o specifici o dello
sviluppo, in cui non è riconoscibile una causa
apparente.
 SECONDARI che rappresentano la conseguenza o
il sintomo di una causa chiaramente riconoscibile
(deficit uditivo, ritardo mentale ecc),
Disturbi fonologici
Essi si realizzano a livello delle seguenti
componenti della comunicazione verbale:
 comprensione
 produzione
 entrambe
 LE ABILITÀ DI PRODUZIONE E LE ABILITÀ DI
COMPRENSIONE SONO TRA LORO
STRETTAMENTE COLLEGATE PUR AVENDO RITMI
DI SVILUPPO DIVERSIFICATI
Disturbi fonologici
DISTURBO DELLA COMPRENSIONE (ICD-10) O
MISTO DELL’ESPRESSIONE E DELLA RICEZIONE
DEL LINGUAGGIO (DSM-IV)
 La comprensione del linguaggio è al di sotto del livello
appropriato all’età mentale del soggetto. In quasi tutti i casi
anche l’espressione del linguaggio è marcatamente disturbata ed
oltre ai difetti già elencati nei disturbi recettivi sono inoltre
presenti difficoltà a capire parole, frasi o tipi specifici di parole
come i termini spaziali e le frasi complesse.
 Il bambino sembra non sentire o prestare attenzione, appare
confuso o non riesce a seguire le istruzioni. Sembra che non
senta o che non presti attenzione quando gli si parla Si associano
disturbi dell’apprendimento.
Disturbi fonologici
 DISTURBO DEL LINGUAGGIO ESPRESSIVO
L’espressione verbale è marcatamente al di sotto di quanto prevedibile per
età a fronte di capacità intellettive non verbali e di uno sviluppo del
linguaggio recettivo nei limiti della norma.
I sintomi variano a seconda della gravità e dell’età del bambino:  
 - frasi prive di senso logico (ho mangiato una nuvola)
 - linguaggio limitato sul piano quantitativo (rari e brevi interventi)
 - vocabolario limitato
 - difficoltà ad imparare parola nuove
 - utilizzo di strutture grammaticali semplici
 - omissioni di parti importanti della frase
 - uso delle parole in un ordine insolito
 - errori di coniugazione dei verbi
 - frasi molto corte
 L’uso e la comprensione della comunicazione non verbale e delle funzioni
del linguaggio immaginativo sono entro i limiti di norma
DIFFICOLTA' NELLO SVILUPPO FONOLOGICO
A. 4 anni e 8 mesi. E' un bambino vivace, comunicativo, interessato
a ciò che lo circonda. L'intelligenza di A. è nella norma.
Test di ripetizione di frasi:
S. “Anna legge il libro al bimbo”
A. “Mamma etto libo bibo”
S. “Anna porta la torta in cucina”
A. “totta anna e ita”
Tratto da Orsolini (2000)
Il mutismo psicogeno
Il mutismo psicogeno consiste nell’assenza di linguaggio in
bambini che abbiano già parlato prima dell’insorgere del
disturbo.
 
 Si può distinguere un mutismo elettivo che compare intorno ai
6/7 anni e in variabili contesti (ambito scolastico, familiare o
extrascolastico).
 E un mutismo globale acquisito tipico dell’età adolescenziale
che di solito si manifesta in seguito ad uno shock affettivo.
 Ha una durata variabile e per lo più passeggera, a cui spesso
può succedere un periodo di balbuzie.
Trattamento
L’individuazione ed il trattamento dovrebbero
essere multidisciplinari,coinvolgendo:
 i genitori,
 gli insegnanti
 i pediatri,
 i neuropsichiatri infantili,
 Gli otorinolaringoiatri,
 gli psicologi dell’età evolutiva,
 i logopedisti
Trattamento
L’eziologia, lo schema e la gravità del ritardo
di linguaggio dovrebbero determinare la
scelta del trattamento in termini di:
 intensità (estensione d’indagine),
 obiettivi (figure professionali coinvolte nel
trattamento),
 modalità (tipo di trattamento offerto).
Trattamento
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includere il minimizzare la disabilità e
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Lezione linguaggio v

  • 1. Disturbi del Linguaggio Psicologia dell’handicap e della riabilitazione Prof. Maria Francesca Pantusa
  • 2. Il linguaggio è:  Un sistema di segni (tanto parole che ideogrammi)  usati in modi regolari di combinazione, secondo regole convenzionalmente stabilite,  allo scopo di comunicare
  • 3. Sottosistemi del sistema linguistico  FONOLOGICO  MORFOSINTATTICO  SEMANTICO  PRAGMATICO Interagiscono funzionalmente e si determinano a vicenda
  • 4. Apprendimento del linguaggio Acquisire il linguaggio significa diventare competenti in questi 4 aspetti:  Fonologia  Semantica  Sintassi  Pragmatica
  • 5. FONOLOGIA ORGANIZZAZIONE e CLASSIFICAZIONE dei suoni che hanno una funzione distintiva all’interno di un dato sistema linguistico ci informa su quali suoni facciano parte di una lingua e quali no I suoni linguistici che fanno parte di una lingua formano il SISTEMA FONOLOGICO di quella data lingua (es. suono R non esistente nel S.F cinese, difficoltà di discriminazione R/L)
  • 6. FONOLOGIA ES: per un italiano /R/ è un suono vibrato apicale anteriore, per un francese /R/ è un suono vibrato velare; regola le combinazioni possibili Con la /T/posso mettere /S//R//L/ ma non /V/; /RN/ o /NG/ non possono stare in inizio di parola, ecc)
  • 7. La semantica Semantica riguarda il significato:  delle parole (s. lessicale)  delle frasi (s. proposizionale)
  • 8. MORFOSINTASSI Racchiude tutte le abilità grammaticali del linguaggio  16 – 18 mesi sono presenti i morfemi liberi (articoli, preposizioni, congiunzioni) e i morfemi legati (genere e numero dei nomi, flessione dei verbi). Compaiono alcuni tempi dell'indicativo (presente, passato, futuro), il condizionale, il gerundio e l'infinito.  2 anni si passa da enunciati di tipo telegrafico ad enunciati più strutturati con articoli e preposizioni.  3 anni concordanza fra soggetto e verbo.  4 – 5 anni elaborazione della strategia di tener conto dell'ordine delle parole.
  • 9. PRAGMATICA La pragmatica analizza in maniera sistematica il rapporto tra significato e contesto, le inferenze che permettono ai parlanti di assegnare un senso a parole e frasi. L'insieme dei meccanismi e delle rappresentazioni mentali che consentono di risolvere le ambiguità nell'ambito del linguaggio verbale. (Orsolini 1995)
  • 10. Esempio della parola SENTI  - Senti bene adesso? Viene chiesta conferma all'interlocutore se é in grado di udire bene il messaggio.  - senti, sai che cosa mi è accaduto? La parola “senti” è un richiamo per sollecitare l'attenzione.  - che cosa senti quando ti dicono che sei il miglior calciatore? In questo caso “senti” ha il significato di quale sentimento provi
  • 11. La comprensione del linguaggio precede la produzione
  • 12. TAPPE di SVILUPPO  La percezione sonora guida la produzione, il bambino produce ciò che ascolta.  Il bambino apprende un certo numero di suoni (consonantici e vocalici) e contemporaneamente riesce a combinarli fra di loro perché abbiano un significato.
  • 13. Tappe di sviluppo Tutti i bambini, a prescindere dalla comunità linguistica in cui crescono, passano attraverso gli stessi stadi: per questo si parla di “universalità” dello sviluppo vocale prelinguistico
  • 14. TAPPE DI SVILUPPO  1° mese comportamenti comunicativi gestuali (smorfie, sorrisi) e vocali (diversificazione del pianto, tosse, vagiti).  3° mese suoni linguistici senza intenzione comunicativa. Impara ad ascoltare, si gira verso chi gli parla o risponde alla voce, e stimolato a vocalizzare.
  • 15. TRIANGOLAZIONE Alternanza di sguardo fra: BAMBINO OGGETTO MADRE Vocalizzazione
  • 16.  6-7 mesi babbling canonico  8 – 9 mesi comunicazione intenzionale ● 1 anno intenzione: ● Richiesta : il bambino si tende verso l'oggetto, guarda l'adulto, vocalizza.  Denominazione  Gesti comunicativi deittici ● Mostrare ● Indicare ● Dare ● Vocalizzazione prime parole ● Gesti comunicativi referenziali : il bambino comunica i suoi stati e i suoi bisogni ( bravo, buono, ciao, più grande, aprire, bere, mangiare....)
  • 17.  17 – 20 mesi arricchimento lessicale, progressiva soppressione dei processi di semplificazione (cancellazione di una sillaba /TALO/ per TAVOLO  24 mesi combinazione di 2 o 3 parole parola – frase  Si può dire che dai 2 ai 4 anni il bambino deve acquisire tutti i fonemi della sua lingua e a 4.6 anni non ci devono più essere processi di semplificazione.
  • 18. Universalità del linguaggio  Tutti i bambini, a prescindere dall’ambiente linguistico in cui vivono, si evolvono nello stesso modo  Le caratteristiche della lingua parlata influiscono sul tipo di suoni che verranno privilegiati  Il rafforzamento ambientale porta il bambino a scegliere i suoni da produrre
  • 19. Meccanismi di controllo  Il feed back ambientale Il bambino che produce dei suoni ha la possibilità, Attraverso il feed back ambientale e l’esercizio ripetuto, di controllarli sempre di più rendendo più preciso il movimento: scopre la relazione tra i movimenti del cavo orale e il risultato sonoro che ne consegue  Il feed back uditivo aiuta il bambino a prestare attenzione ai segnali vocali che lo circondano, in particolare a quelle parole che sono più simili ai suoni che lui stesso produce L’esercizio ripetuto e il controllo del feed back uditivo rafforzano le caratteristiche di volontarietà del babbling e creano le basi per il linguaggio verbale
  • 20. SEGNALI DI RISCHIO PER IL DISTURBO DI LINGUAGGIO La presenza di due o più segnali associati può essere una spia di disordine fonologico:  1. Assenza di lallazione dai 5/7 ai 9/10 mesi;  2. Assenza di gesti deittici e referenziali dai 12 ai 14 mesi;  3. Mancata acquisizione di schemi d’azione con oggetti a 12 mesi;  4. Assenza o ridotta presenza di gioco simbolico da 24 a 30 mesi;  5. Vocabolario ridotto: meno di 20 parole a 18 mesi e meno di 50 parole a 24 mesi;  6. Ritardo nella comparsa della combinazione tra gesto e parola;  7. Deficit nella comprensione di ordini non troppo contestualizzati;  8. Persistere di espressioni verbali incomprensibili dopo i 2.6-3 anni.
  • 21. I disturbi del linguaggio  Disturbi della voce e della parola (speech) o fonetici  Disturbi del linguaggio (language) o fonologici
  • 22. Disturbi del Linguaggio 1.Disturbi dell’Espressione del Linguaggio 2.Disturbo Misto dell’Espressione e della Ricezione del Linguaggio 3.Balbuzie 4.Ritardo semplice del Linguaggio (2-4 anni) 5.Disturbo della Fonazione 6.Mutismo: a) Mutismo totale acquisito (adolescenza) b) Mutismo selettivo stabile (6-7 anni)
  • 23. Disturbi fonetici E’ alterata la componente fonetica, cioè la capacità di realizzazione articolatoria dei suoni, con la comparsa di errori nella produzione, uso, rappresentazione od organizzazione dei suoni, come per es. sostituzione di un suono con un altro (T → D), distorsioni oppure omissioni di suoni, come le consonanti finali.
  • 24. Disturbi fonetici 1-DISFONIA:alterazione della voce, dovuta a cause infiammatorie, malformative o traumatiche dell’apparato fonatorio o della sua innervazione. 2-DISARTRIA, disturbo di articolazione dei fonemi complessi, dovuto ad anomalie strutturali o funzionali degli organi fonatori (es anomalie morfologiche bucco- laringo-laringee, quali la labiopalatoschisi o labbro leporino)
  • 25. Disturbi fonetici 3-DISLALIE o DISTURBO SPECIFICO DELL’ARTICOLAZIONE DELL’ELOQUIO alterazioni articolatorie isolate. I suoni più frequentemente interessati sono s, r, sc, l. 4-DISRITMIE O BALBUZIE: alterazione di ritmo, cioè del normale fluire e della cadenza, dell’eloquio, che interferisce con i risultati scolastici o lavorativi o con la comunicazione Sociale.
  • 26. La balbuzie La manifestazione principale della balbuzie consiste in una anomalia del normale fluire e della cadenza dell’eloquio, caratterizzata da frequenti:    ripetizioni involontarie di parole, sillabe, frasi intere  pause all’interno di una parola  prolungamento dei suoni  parole emesse con eccessiva tensione fisica  circonlocuzioni (sostituzione di parole per evitare quelle problematiche)
  • 27. La balbuzie La costante mutabilità di tale disturbo fa pensare più ad una causa di carattere psicoaffettivo, che non ad un’anomalia funzionale. La sua gravità infatti varia in base:  all’interlocutore,  al contenuto del discorso,  allo stato emotivo del bambino Si attenua durante:  il canto,  il soliloquio  o il colloquio con oggetti e animali. Talvolta è il segnale di un disagio psicologico in seguito al verificarsi di situazioni nuove e traumatiche per il bambino come la nascita del fratellino, l’inserimento scolastico, lunghe malattie e ospedalizzazioni, separazione dei genitori, perdita di una persona cara. Spesso alla balbuzie si associano anche turbe motorie e respiratorie come tic, contrazioni del viso, tremori delle labbra, scosse del capo, respiro affannoso.
  • 28. La balbuzie  Generalmente insorge dopo i 4/5 anni, con un rapporto maschi femmine di 4:1.  Prima di tale età di solito si tratta di una balbuzie fisiologica transitoria dovuta alla forte eccitazione del bambino nell’esprimere i suoi pensieri o nel raccontare un fatto, che solitamente scompare da sola col tempo.  In ogni caso è opportuno iniziare un trattamento prima che il bambino inizi la scuola elementare (massimo entro i 6/7 anni), poiché la balbuzie oltre a interferire con l’acquisizione della lettura e della scrittura, influisce in modo negativo sullo sviluppo armonico del bambino .
  • 29. Disturbi fonologici  E’ alterata la componente simbolica che sottintende la rappresentazione-formulazione del messaggio verbale.  PRIMITIVI (disfasie evolutive) o specifici o dello sviluppo, in cui non è riconoscibile una causa apparente.  SECONDARI che rappresentano la conseguenza o il sintomo di una causa chiaramente riconoscibile (deficit uditivo, ritardo mentale ecc),
  • 30. Disturbi fonologici Essi si realizzano a livello delle seguenti componenti della comunicazione verbale:  comprensione  produzione  entrambe  LE ABILITÀ DI PRODUZIONE E LE ABILITÀ DI COMPRENSIONE SONO TRA LORO STRETTAMENTE COLLEGATE PUR AVENDO RITMI DI SVILUPPO DIVERSIFICATI
  • 31. Disturbi fonologici DISTURBO DELLA COMPRENSIONE (ICD-10) O MISTO DELL’ESPRESSIONE E DELLA RICEZIONE DEL LINGUAGGIO (DSM-IV)  La comprensione del linguaggio è al di sotto del livello appropriato all’età mentale del soggetto. In quasi tutti i casi anche l’espressione del linguaggio è marcatamente disturbata ed oltre ai difetti già elencati nei disturbi recettivi sono inoltre presenti difficoltà a capire parole, frasi o tipi specifici di parole come i termini spaziali e le frasi complesse.  Il bambino sembra non sentire o prestare attenzione, appare confuso o non riesce a seguire le istruzioni. Sembra che non senta o che non presti attenzione quando gli si parla Si associano disturbi dell’apprendimento.
  • 32. Disturbi fonologici  DISTURBO DEL LINGUAGGIO ESPRESSIVO L’espressione verbale è marcatamente al di sotto di quanto prevedibile per età a fronte di capacità intellettive non verbali e di uno sviluppo del linguaggio recettivo nei limiti della norma. I sintomi variano a seconda della gravità e dell’età del bambino:    - frasi prive di senso logico (ho mangiato una nuvola)  - linguaggio limitato sul piano quantitativo (rari e brevi interventi)  - vocabolario limitato  - difficoltà ad imparare parola nuove  - utilizzo di strutture grammaticali semplici  - omissioni di parti importanti della frase  - uso delle parole in un ordine insolito  - errori di coniugazione dei verbi  - frasi molto corte  L’uso e la comprensione della comunicazione non verbale e delle funzioni del linguaggio immaginativo sono entro i limiti di norma
  • 33. DIFFICOLTA' NELLO SVILUPPO FONOLOGICO A. 4 anni e 8 mesi. E' un bambino vivace, comunicativo, interessato a ciò che lo circonda. L'intelligenza di A. è nella norma. Test di ripetizione di frasi: S. “Anna legge il libro al bimbo” A. “Mamma etto libo bibo” S. “Anna porta la torta in cucina” A. “totta anna e ita” Tratto da Orsolini (2000)
  • 34. Il mutismo psicogeno Il mutismo psicogeno consiste nell’assenza di linguaggio in bambini che abbiano già parlato prima dell’insorgere del disturbo.    Si può distinguere un mutismo elettivo che compare intorno ai 6/7 anni e in variabili contesti (ambito scolastico, familiare o extrascolastico).  E un mutismo globale acquisito tipico dell’età adolescenziale che di solito si manifesta in seguito ad uno shock affettivo.  Ha una durata variabile e per lo più passeggera, a cui spesso può succedere un periodo di balbuzie.
  • 35. Trattamento L’individuazione ed il trattamento dovrebbero essere multidisciplinari,coinvolgendo:  i genitori,  gli insegnanti  i pediatri,  i neuropsichiatri infantili,  Gli otorinolaringoiatri,  gli psicologi dell’età evolutiva,  i logopedisti
  • 36. Trattamento L’eziologia, lo schema e la gravità del ritardo di linguaggio dovrebbero determinare la scelta del trattamento in termini di:  intensità (estensione d’indagine),  obiettivi (figure professionali coinvolte nel trattamento),  modalità (tipo di trattamento offerto).
  • 37. Trattamento L’obiettivo del trattamento dovrebbe includere il minimizzare la disabilità e massimizzare il potenziale del bambino.