il periodico di informazione sulla sanità integrativa
Novembre
Dicembre 2022
Anno IX
N°52
Leucemia mieloide acuta e tumore colon-rettale,
le malattie che hanno colpito Pelé e Mihajlovic
> PARLIAMO DI...
Il futuro della salute nazionale dipende anche
dalle risorse del PNRR
> ATTUALITÀ
Covid-19: quanto spaventa la nuova ondata in Cina?
> SALUTE
Influenza australiana: le indicazioni dei medici
di famiglia su sintomi e cura
HIV e Aids in Italia, nel 2022 registrato un netto
miglioramento rispetto all’Europa
ISCRIVERSI ALLA MUTUA È SEMPLICE:
• versare la quota associativa annua di € 25
e l’importo del Piano Sanitario tra i 5 disponibili,
sottoscrivibili in formula singola oppure in formula
nucleo:
• ‘Opera Smart’, ‘Opera Plus’ e ‘Opera Premium’ sottoscrivibili fino all’età di 67 anni
• ‘Opera Senior Plus’ e ‘Opera Senior Premium’ sottoscrivibili dall’età di 68 anni
Mutua Nazionale è una Società di Mutuo Soccorso
per il personale della Pubblica Amministrazione civile e
militare in servizio ed in quiescenza, opera senza fini di
lucro a favore dei propri Soci e loro familiari conviventi al
fine di far partecipare gli stessi ai benefici della mutualità,
nel settore sanitario e socio assistenziale.
Nel rispetto dei principi mutualistici, i piani sanitari:
> Sono accessibili a tutti (principio della porta aperta)
> per tutta la vita del socio;
> facoltà di disdetta;
>
un massimo di € 1.300 (cfr. Art. 83 comma 5, lg. 117/2017).
Crediamo in un sistema sanitario mutualistico che possa
riabilitazione, interventi ed assistenza con la certezza di
non esser mai abbandonati.
Mutua Nazionale infatti non recede dal sodalizio e
questo permette una garanzia assoluta.
Con questi piani sanitari Mutua Nazionale ha voluto raggiungere un triplice scopo:
• Erogare prestazioni sanitarie e sostenere il socio in momenti di difficoltà
• Mantenere un contributo “sociale”, alla portata di tutti
• Rispettare la compliance ministeriale. Mutua Nazionale è regolarmente iscritta
all’anagrafe dei Fondi Sanitari del Ministero della Salute
Grazie alla convenzione stipulata con il Ministero
dell’Economia e delle Finanze - NOIPA, il personale
della Pubblica Amministrazione può versare il contributo
mensilmente con modalità TRATTENUTA IN BUSTA PAGA.
Mutua Nazionale sostiene Banca delle Visite
Con la sottoscrizione di ogni sussidio il Socio contribuisce a donare una prestazione medica
Mutua Nazionale collabora con Health Point SpA,
azienda leader nei servizi di telemedicina
INQUADRA IL
QR-CODE
PER SCOPRIRE
I PIANI SANITARI
Il servizio televisite consente la cura
e la tutela della salute dell’associato
in modo semplice anche a distanza,
in questo periodo di emergenza.
03
ABBIAMO LA RISPOSTA PRONTA
Health Assistance fornisce le soluzioni più qualificate in ambito di salute integrativa, servizi sociali e
assistenza sanitaria, per privati e aziende. Siamo un Service Provider indipendente sul mercato
dell’Assistenza Sanitaria Integrativa, dei servizi Socio Assistenziali e Socio Sanitari, nel comparto
del Welfare Aziendale e privato. Per offrirti il meglio, abbiamo stipulato accordi e convenzioni con
le più accreditate Società di Mutuo Soccorso, Casse di Assistenza, Fondi Sanitari e Compagnie di
Assicurazione, nonché Cooperative, Società di Servizi, strutture sanitarie e liberi professionisti.
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intendano candidarsi al convenzionamento
Ufficio Convenzioni: 06.9019801 (Tasto 2)
email: network@healthassistance.it
www.healthassistance.it
S OMMA R IO
La mutualità
è un valore universale
06
a cura di Roberto Anzanello
EDITORIALE
Covid-19: quanto
spaventa l’ondata
dei nuovi casi in Cina?
14
di Nicoletta Mele
ATTUALITÀ
Influenza australiana:
le indicazioni dei medici
di famiglia su sintomi
e cura
08
di Alessia Elem
SALUTE
Banca delle Visite:
il 2022 si chiude in bellezza
(e solidarietà!)
L’Alzheimer,
la malattia che ruba
i ricordi
Tutti i vantaggi
del welfare aziendale
38
36
34
Leucemia mieloide acuta
e tumore colon-rettale,
le malattie che hanno colpito
due calciatori di fama
mondiale
20
di Michela Dominicis
di Claudia Martucci
di Riccardo Troiano
Le prime misure
del Ministro della salute
Orazio Schillaci
di Alessia Elem
16
di Nicoletta Mele
IN EVIDENZA
SOCIALE
FOCUS
WELFARE
Il futuro della salute
nazionale dipende anche
dalle risorse del Piano
Nazionale di Ripresa
e Resilienza
Charcot Marie Tooth,
la malattia che genera
la disabilità invisibile
HIV e Aids in Italia,
nel 2022 registrato
un netto miglioramento
rispetto all’Europa
26 30
12
di Alessandro Notarnicola
di Alessandro Notarnicola
di Alessandro Notarnicola
PARLIAMO DI...
06
LA MUTUALITÀ È UN VALORE UNIVERSALE
Quando si chiede all’Unione Europea di mettere a fattor comune alcuni valori
economici, vedi ad esempio il tema del debito, non si fa altro che chiedere
di “mutualizzare” alcuni rischi, che se colpissero un paese solo potrebbero
avere impatti significativi, ma se suddivisi tra tutti i 27 paesi risulterebbero
sopportabili.
Quando un paese chiede alla Nato di supportarlo nel combattere l’aggressione
bellica di un altro paese non fa altro che domandare di “mutualizzare” il
rischio di una guerra, che potrebbe coinvolgere altri paesi e che, se affrontata
singolarmente, potrebbe portare alla disfatta, ma se condivisa garantisce
maggiori probabilità di successo.
Quando si cerca di mettere a fattore comune tra i paesi industrializzati il
rischio dell’incremento indiscriminato dei costi del gas e dell’energia elettrica
non si fa altro che cercare di “mutualizzare” l’impatto economico determinato
dall’incremento di tali costi, che non sarebbe sopportabile singolarmente,
ma se suddiviso tra chi l’energia la produce e chi la deve acquistare potrebbe
risultare sostenibile.
Ma se andiamo ancora più a ritroso nel tempo troviamo importanti esempi
della volontà degli individui di “mutualizzare” i rischi, come per esempio nel
periodo delle Repubbliche Marinare gli armatori genovesi che si associarono
per compensare l’eventuale perdita da parte di uno di loro di una o più navi,
oppure le confraternite in età medioevale che assistevano i malati e gli
anziani, o, ancora, le associazioni, genericamente legate al culto degli Dei,
dell’antica Roma.
Tutti questi esempi ci portano ad una semplice considerazione: il concetto
di “mutualità” è intrinseco nella natura dell’uomo, nella sua percezione dei
rischi e nella sua naturale predisposizione a proteggersi, perché si fonda sui
principî della "reciprocità del rispetto" e della "reciprocità dei servizi", in un
sistema ugualitario di equilibri tra forze libere, in cui ciascuno deve essere
certo di godere gli stessi diritti degli altri, purché adempia agli stessi doveri.
Quindi se consideriamo il valore etico della “mutualità”, le sue implicazioni
sociali, il suo impatto economico ecco che ci risulta chiaro come uno degli
ambiti della vita umana nei quali “la mutualità” può dispiegare tutta le proprie
valenze positive è quello della protezione della salute.
Nel nostro paese, in campo sanitario, potrebbe apparire come lo stato abbia
applicato questi concetti con la creazione del Servizio Sanitario Nazionale,
a cura di
Roberto Anzanello
#EDITORIALE
Milanese, ho maturato un’esperienza
ultra ventennale nel settore assicurativo
e finanziario, occupandomi sia dei
prodotti che del marketing e dello sviluppo
commerciale, fino alla direzione di
compagnie assicurative, nazionali ed estere.
Nel 2005 sviluppo un progetto di consulenza
e strategia aziendale che ha consentito di
operare con i maggiori player del settore
assicurativo per realizzare piani strategici
di sviluppo commerciale. Dal 2009 mi
occupo di Sanità Integrativa, assumendo
la carica di Presidente ANSI, Associazione
Nazionale Sanità Integrativa eWelfare, e
contestualmente di Health Holding Group,
importante realtà del settore. Dal 2016 sono
presidente di Health Italia, una delle più
grandi realtà nel panorama della Sanità
Integrativa Italiana e società quotata in
Borsa sul mercato Euronext Growth Milan.
07
ove i contributi dei lavoratori attivi vengono utilizzati per “mutualizzare” i rischi sanitari di tutta la
popolazione, ma in questo caso, come sappiamo bene, il sistema non è verosimilmente mutualistico,
in quanto non può compensare la disparità economica determinata dal fatto che il denaro incassato è
inferiore a quello necessario, poiché gli individui che non lavorano non versano contributi pur dovendo
necessariamente godere comunque della protezione sanitaria offerta.
Questo perché il Servizio Sanitario Nazionale non è un sistema mutualistico, ma un modello sociale
organizzato, utilizzato correttamente anche per proteggere le fasce deboli della popolazione.
Essendo questa la missione ultima del SSN allora ecco che si può ben comprendere come la mutualità
abbia un valore assoluto permettendo ai cittadini di affiancare, su base volontaria, al modello sociale
un sistema etico come quello gestito dagli Enti di Sanità Integrativa (Fondi Sanitari, Casse di Assistenza
Sanitaria e Società di Mutuo Soccorso) che, pur operando senza scopo di lucro, agiscono in base ai
principali dettami economici, gestionali ed operativi previsti dalla mutualità.
Quindi, al di là di tutte le “chiacchere” che, spesso, si sentono sull’argomento, la realtà che emerge in
tutta la sua forza è che in un paese civile, culturalmente avanzato, industrialmente di prima fascia come
l’Italia, la Sanita Integrativa fondata sui principi della mutualità va preservata, difesa, rafforzata in una
logica sociale ed economica di lungo periodo.
Preservata evitando speculazioni, spesso comparative, di chi, difendendo interessi economici di
categoria o di parte, vuole bollare come impropri i meccanismi legislativi, economici ed organizzativi
degli Enti di Sanità Integrativa, confermando e validando ulteriormente le norme che già regolano la
Sanità Integrativa.
Difesa dalle speculazioni economiche di chi pensa che, essendo gli Enti di Sanità Integrativa dei soggetti
no profit, si possa operare nei loro confronti in modo spregiudicato applicando costi e tariffe che non
hanno fondamenti economici concreti, quindi avviando rapidamente un processo definito che determini
la creazione di un tariffario sanitario nazionale.
Rafforzata allargandone il campo di azione ed i vantaggi fiscali per garantire, in una logica sociale di
equità, alla fascia più ampia possibile di popolazione di poter usufruire dell’offerta degli Enti di Sanità
Integrativa, compiendo appieno il fine ultimo della mutualità che è l’ampliamento della base sociale e
mantenendo contestualmente fede al “diritto alla salute” proprio di ogni cittadino.
Se la storia, come abbiamo constatato, ci ha insegnato qualcosa, se le regole, che stiamo applicando, e
che vanno in questa direzione, continueranno a garantire il diritto costituzionale alla salute, se gli Enti
di Sanità Integrativa opereranno sempre di più a concentrare i loro sforzi per garantire servizi rapidi ed
efficaci a tutti gli associati soprattutto in una logica di prevenzione e se saremo capaci di utilizzare la
Sanità Integrativa per cambiare il paradigma “malato-cura” in un sistema fondato sul nuovo paradigma
“soggetto sano-prevenzione”, significherà avere compiuto l’ultimo passo per garantire una Sanità
Integrativa fondata sulla mutualità come valore universale, con un evidente vantaggio etico, sociale, ed
economico per tutti i cittadini del nostro paese e per lo Stato.
07
08
L
’influenza stagionale denominata
australiana è il secondo virus più diffuso nel
mese di dicembre 2022 dopo il SARS-CoV-2.
La Società Italiana di Medicina Generale e delle
Cure Primarie (SIMG), spiega la situazione relativa
alle patologie virali stagionali di questo inverno
2022-23, al fine di chiarire quali virus ne siano la
causa, quali le durate previste, quali i trattamenti
corretti e per definire in generale l’andamento
dell’epidemia dell’influenza.
Il picco influenzale di quest’anno è arrivato in
anticipo.
Claudio Cricelli, Presidente SIMG ha affermato
che “I virus influenzali più diffusi sono quelli del
tipo A. Alla 50ma settimana è stato verosimilmente
raggiunto il picco stagionale, con numeri più
elevati rispetto alle ultime 14 epidemie influenzali
stagionali e con un anticipo di qualche settimana
rispetto agli altri anni. Analizzando le serie
storiche degli ultimi 14 anni, si nota infatti che
il picco veniva in genere raggiunto alla 52ma
settimana dell’anno di inizio (fine dicembre) o,
più spesso, tra la quinta e la settima settimana
dell’anno successivo (tra fine gennaio e inizio
febbraio)”.
Non solo Covid-19 e influenza. Il prof. Cirelli
affermainfattichecisonoincircolazionenumerosi
altri virus che “provocano sintomi simili a quelli
influenzali, anche se spesso con caratteristiche
diverse. In particolare, i dati disponibili (fonte ISS)
rilevano 157 ceppi virali (12%) riconducibili al virus
Respiratorio Sinciziale V; 42 (3,2%) Rhinovirus;
12 Coronavirus umani diversi da SARS-CoV-2; 12
virus Parainfluenzali; 7 Adenovirus; 2 Bocavirus; 1
INFLUENZA AUSTRALIANA:
LE INDICAZIONI DEI MEDICI DI FAMIGLIA
SU SINTOMI E CURA
I bambini tra i più colpiti, i consigli del pediatra
di Alessia Elem
SALUTE
09
Metapneumovirus. Tutti questi virus vengono
spesso scambiati per influenza e danno la
falsa impressione nei soggetti vaccinati di una
mancata protezione. Può accadere inoltre di
essere colpiti in momenti successivi da più
virus: non si tratta in questo caso di un ritorno
dell'influenza, ma per l'appunto di malattie
differenti”.
Sintomi e cura
Per quanto riguarda i sintomi delle forme
influenzali e simil -influenzali i più comuni
sono un “improvviso e rapido insorgere
di almeno uno tra i sintomi generali come
febbre o febbricola, malessere/spossatezza,
mal di testa, dolori muscolari, e almeno
uno tra i seguenti sintomi respiratori: tosse,
mal di gola, respiro affannoso”, spiega
Ignazio Grattagliano, Coordinatore SIMG
Puglia. “Tutti i virus in circolazione (salvo le
complicazioni) – aggiunge - hanno trattamenti
simili, ossia finalizzati esclusivamente a
controllare, se necessario, i sintomi. Esistono
anche farmaci antivirali per l’influenza, ma
il loro impiego è marginale e solo raramente
indicato. La stragrande maggioranza delle
persone colpite dai virus respiratori deve
semplicemente restare a letto e a riposo
per 5-7 giorni utilizzando gli antipiretici e
i farmaci per la tosse, il raffreddore o altri
sintomi respiratori e muscolari. La febbre poi
produce disidratazione, che va compensata
con i liquidi e con un’alimentazione leggera
e nutriente. Da evitare in maniera assoluta
la somministrazione di antibiotici, salvo
l’indicazione prescrittiva del medico in caso di
complicanze nei soggetti a maggior rischio”.
Anche se si è in presenza del picco influenzale
la raccomandazione di Alessandro Rossi,
Responsabile Patologie Acute SIMG, è quella
di vaccinarsi e mantenere le buone norme
volte a limitare i contagi. “Si consiglia dunque
di seguire le indicazioni già promosse in
un decalogo dalla nostra società scientifica:
oltre a effettuare i vaccini contro Covid-19 e
influenza e relativi richiami, si raccomanda
di utilizzare la mascherina in luoghi chiusi
ed affollati, permettere un ricambio d’aria
durante riunioni e pasti, evitare contatti in
caso di malattia respiratoria acuta, eseguire
un test per Covid in caso di sintomi sospetti,
disinfettarsi le mani frequentemente,
prediligere spazi aperti per eventuali incontri,
limitare i contatti fisici, moltiplicare le
accortezze a fronte di persone anziane o
fragili”.
Anita Donna Bianco
10
I bambini sono la categoria più colpita
dall’influenza australiana: i consigli del
pediatra
Alla fine del 2022 si sono registrati tanti
accessi di bambini in pronto soccorso con
genitori preoccupati dello stato di salute dei
propri piccoli.
“La caratteristica di questa influenza – spiega
Elena Bozzola, segretario e consigliere
nazionale della Società italiana di pediatria
(Sip) - è una febbre alta, di solito superiore a
38 gradi, con punte anche di 39-40, e questo
spaventa molto i genitori. Poi si crea questa
tosse fastidiosa e stizzosa, che può durare
non 3-4 giorni ma anche 2 o più settimane.
Quindi anche il fatto che la tosse non passi
è un motivo in più di allerta per i genitori,
i quali tendono ad andare nuovamente dal
pediatra. E per una singola sintomatologia
influenzale non c'è più solo un accesso,
ma accessi ripetuti alle cure mediche, che
siano in ambulatorio o in pronto soccorso.
C'è poi sempre lo spauracchio che si tratti
di Covid, per alcuni sintomi che sono
un po' sovrapponibili anche se ormai si
differenziano abbastanza bene".
La domanda più frequente è: quando allarmarsi?
Ci sono alcuni campanelli d’allarme da
tenere d’occhio e nel caso dovessero
comparire recarsi in ospedale. “Sotto i 3 mesi
di vita quando compare febbre non bisogna
aspettare a portarlo il proprio piccolo in
ospedale”, avverte la pediatra infettivologa.
“Quando il bimbo ha difficoltà respiratoria -
spiega l’esperta - si vede il torace che si muove
come una fisarmonica e a livello del giugulo,
vediamo che la fossettina alla base del collo
si alza e si abbassa, e c'è un alitamento delle
pinne nasali, cioè anche le due narici si
muovono, perché è come se il bimbo non
riuscisse a respirare e utilizza tutta quella
muscolatura accessoria per riuscirci”.
Questo si accompagna anche “a tachicardia,
cioè il cuore batte più forte perché cerca di
pompare il più possibile ossigeno e si osserva
un respiro sempre più veloce, accompagnato
anche da inappetenza”, prosegue Bozzola.
Ancora: “Il bimbo più è piccolo e più ha
bisogno di alimentarsi in modo regolare. Se
non lo fa è uno dei campanelli d'allarme,
insieme agli altri elencati, che devono
spingere a portare il bimbo a visita in pronto
soccorso. Altro elemento è la condizione
di poca reattività, ipotonia, difficoltà
a risvegliarsi, obnubilamento. Tutte le
mamme sanno che con 40 di febbre non si
salta sul letto, ma si può vedere se il bimbo è
reattivo, se si mette seduto o altro e capire se
c'è qualcosa che non va. Quando si vedono
queste condizioni, è meglio non perdere
tempo”.
Sul fronte della prevenzione, oltre alla
vaccinazione, ci sono anche piccoli
accorgimenti da seguire, quale ad esempio,
“Cercare di evitare visite di parenti e
amici con tosse, mal di gola o raffreddore,
perché per loro possono essere sintomi
blandi, ma per un neonato no”, suggerisce
Elena Bozzola. “E poi disinfettare sempre
bene le superfici. Ricordiamo che anche
sulle maniglie delle porte o sui giocattoli
può rimanere del virus. Se c'è un bimbo
che va all'asilo, non fatelo giocare con gli
stessi giochi che usa anche il fratellino
più piccolo. A volte sono proprio i figli
maggiori che vanno a scuola o all'asilo a
portare in casa quello che appare come un
banale raffreddore, ma è in realtà virus
respiratorio sinciziale che si manifesta così
nei più grandi e diventa un'arma micidiale
verso i più piccoli”. Altra precauzione: “Non
portare i bebè in centri commerciali o in
feste di compleanno di bimbi più grandi, in
mezzo a tanta gente. Non basta dire: lo tengo
separato. Perché c'è comunque dispersione
di droplets tutto intorno. E infine: evitare
l'esposizione al fumo passivo, anche
terziario, cioè di chi ha fumato mezz'ora
prima e prende il bimbo in braccio con
residui di fumo addosso. Si tratta di piccoli
accorgimenti che possono però aiutare a
passare la stagione dei virus respiratori”.
11
Fino al
CUORE
della SALUTE
Un Gruppo unito per sostenere
e diffondere la Cultura della Salute
e della Prevenzione
dalla Ricerca Scientifica alle Soluzioni Personalizzate
Health Italia S.p.A. · c/o Palasalute · Via di Santa Cornelia, 9 · 00060 Formello (RM)· info@healthitalia.it
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12
I
casi di HIV in Italia diminuiscono rispetto
agli altri paesi dell’Unione europea ma
occorre mantenere alta l’attenzione. Nel 2021
sono state riportate 1.770 nuove diagnosi di
infezione da HIV pari a 3,0 nuovi casi per 100.000
residenti. L’incidenza osservata nel nostro paese è
inferiore rispetto alla media stimata tra le nazioni
dell’Unione Europea (4,3 nuovi casi per 100.000).
Dal 2018 si osserva una evidente diminuzione dei
casi per tutte le modalità di trasmissione. Nel 2021
inoltre la proporzione di nuovi casi attribuibile a
trasmissione eterosessuale era 44% (27,2% maschi
e 16,8% femmine), quella omosessuale riferita agli
uomini 39,5% e quella attribuibile a persone che
fanno uso di sostanze stupefacenti 4,2%.
Nonostante questi numeri, di Hiv e Aids non se ne
parla mai abbastanza e sono molteplici le occasioni
in cui fare chiarezza diventa essenziale, soprattutto
davanti a una platea di adolescenti o comunque di
giovanissimi. La sindrome è stata riportata per la
prima volta in letteratura nel 1981, anche se già
negli anni ‘70 erano stati riportati casi isolati di
Aids negli Stati Uniti e in numerose altre aree del
mondo(Haiti,AfricaedEuropa).Sul finiredel1980,
Michael Gottlieb, ricercatore dell'Università della
California, svolge una ricerca clinica sui deficit
del sistema immunitario. Analizzando le cartelle
cliniche dei ricoverati in ospedale, si imbatte nel
caso di un giovane paziente che soffre di un raro
tipo di polmonite dovuta a Pneumocystis carinii, un
protozoo che solitamente colpisce solo pazienti
con un sistema immunitario indebolito. Nei mesi
successivi, Gottlieb scopre altri tre casi di pazienti,
tutti omosessuali attivi, con un basso livello di
linfociti T. Nel 1981, i Centers for Disease Control and
Prevention di Atlanta segnalano sul loro bollettino
epidemiologico, il Morbidity and Mortality Weekly
Report (Mmwr), un aumento improvviso di casi
di polmonite da Pneumocystis carinii in giovani
omosessuali. Successivamente vengono segnalati
ai Cdc nuovi casi di pazienti che soffrono di un
raro tumore dei vasi sanguigni, il sarcoma di
Kaposi. Con la pubblicazione di questi dati, si fa
lentamente strada la consapevolezza di essere di
fronte a una nuova malattia. Pochi giorni dopo i
Cdc costituiscono una task force espressamente
HIV E AIDS IN ITALIA,
NEL 2022 REGISTRATO UN NETTO
MIGLIORAMENTO RISPETTO ALL’EUROPA
di Alessandro Notarnicola
SALUTE
13
dedicata alla ricerca sul sarcoma di Kaposi e
sulle altre infezioni opportunistiche.
Nel 1986 un comitato internazionale stabilisce
un nuovo nome per indicare il virus dell'Aids:
d’ora in poi si parlerà soltanto di Hiv, ovvero
“Virus dell’immunodeficienza umana”. Più
tardi, grazie al progredire della ricerca e alle
innumerevoli campagne di sensibilizzazione
e informazione, si è compreso che l’Hiv si può
trasmettere solo attraverso liquidi biologici
di persone con Hiv inconsapevoli o non in
terapia antiretrovirale efficace: si tratta del
sangue e suoi derivati, di sperma e secrezioni
vaginali, oppure di latte materno. L’infezione
si verifica quando il virus, contenuto in uno
di questi liquidi di una persona con Hiv, non
in terapia antiretrovirale efficace, riesce
ad entrare nel corpo di un’altra persona,
attraverso ferite della pelle o lesioni anche
non visibili delle mucose.
I dati sulle nuove diagnosi di infezione da Hiv
e dei casi di Aids in Italia al 31 dicembre 2021
sono stati pubblicati sul Notiziario Istisan
volume 35, n. 11 – novembre 2022, redatto
dal Centro Operativo Aids (COA) dell’Istituto
Superiore di Sanità (ISS), con il contributo del
Comitato Tecnico Sanitario del Ministero della
Salute e dei referenti della Direzione Generale
della Prevenzione sanitaria del Ministero
della salute. Il Registro Nazionale AIDS, attivo
dal 1982, nel 2021 ha invece ricevuto 382
segnalazioni di nuovi casi di AIDS (sindrome
da immunodeficienza acquisita), pari a
un’incidenza di 0,6 nuovi casi per 100.000
residenti. L’83% dei casi segnalati lo scorso
anno era costituito da persone che hanno
scoperto di essere HIV positive nei sei mesi
precedenti alla diagnosi di AIDS.
L’incidenza più elevata di nuove diagnosi HIV
si riscontra nella fascia di età 30-39 anni (7,3
nuovi casi ogni 100.000 residenti), a seguire
nella fascia 25-29 anni (6,6 nuovi casi ogni
100.000 residenti). In queste fasce di età
l’incidenza nei maschi è 3-4 volte superiore a
quelle nelle femmine. In generale, i maschi
rappresentano il 79,5% dei nuovi casi.
Tuttavia, dal 2016 si osserva una diminuzione
del numero di nuove diagnosi HIV in stranieri,
sia maschi che femmine. Più di un terzo delle
persone con nuova diagnosi HIV ha scoperto
di essere HIV positivo a causa della presenza
di sintomi o patologie correlate all’HIV.
L’HIV si può diagnosticare in tempi brevi
sottoponendosi al test e, in attesa di una
cura che ne consenta la guarigione, sono a
disposizione terapie che monitorano l’infezione
rallentandone lo sviluppo. In Italia, sulla base
dei dati 2020 raccolti nel Rapporto del Centro
operativo AIDS (COA) si ricava un’elevata
percentuale di diagnosi tardive dell’infezione
e che la maggioranza dei nuovi casi si registra
soprattutto nei giovani. Pertanto, si è ritenuto
necessario porre in essere iniziative finalizzate
a prevenire il contagio con particolare
riferimento al testing.
• La sindrome è stata riportata per la
prima volta in letteratura nel 1981,
anche se già negli anni ‘70 erano stati
riportati casi isolati di AIDS negli Stati
Uniti
• L’HIV si può diagnosticare in tempi brevi
sottoponendosi al test e, in attesa di una
cura che ne consenta la guarigione, sono
a disposizione terapie che monitorano
l’infezione rallentandone lo sviluppo
14
D
a “Zero Covid” a liberi tutti. Il 7 dicembre
la Cina ha annunciato un allentamento
generale delle rigide misure sanitarie
riducendo i requisiti obbligatori e la frequenza
dei test e consentendo ad alcuni casi positivi di
mettersi in quarantena a casa propria. Inoltre,
sono state cancellate le restrizioni per i viaggi.
La nuova politica ha portato nel giro di pochi
giorni ad un balzo di infezioni da Covid-19
dalle città più grandi alle vaste aree rurali.
Una situazione che da subito ha spaventato
l'Organizzazione mondiale della sanità che
si è detta "molto preoccupata" per l'ondata
di contagi senza precedenti. Da parte sua
Pechino minimizza e assicura di non aver
registrato decessi dovuti al virus dopo aver
modificato i criteri di conteggio. Il 26 dicembre
la commissione sanitaria nazionale cinese, che
funge da ministero, ha annunciato, senza fornire
alcuna spiegazione, che non pubblicherà più i
dati giornalieri sui casi e sui decessi di Covid,
come aveva fatto dall'inizio del 2020.
Italia: tamponi antigenici obbligatori negli
aeroporti e sequenziamento del virus
Per arginare la diffusione di una nuova epidemia
da Covid-19 l’Italia è stato il primo paese europeo,
seguita da Francia, Spagna e Gran Bretagna, a
richiedere il tampone antigenico obbligatorio per
i passeggeri provenienti dalla Cina.
Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha firmato
un’ordinanza che prevede tamponi obbligatori
per chi arriva dalla Cina in Italia. “Ho disposto
COVID-19: QUANTO SPAVENTA
L’ONDATA DEI NUOVI CASI IN CINA?
di Nicoletta Mele
In Italia al via misure di prevenzione per la tutela della salute pubblica
ATTUALITÀ
15
con un’ordinanza – ha detto il ministro –
tamponi antigenici Covid-19 obbligatori e
relativo sequenziamento del virus, per tutti i
passeggeri provenienti dalla Cina e in transito
in Italia”. “La misura – ha spiegato – si rende
indispensabile per garantire la sorveglianza
e l’individuazione di eventuali varianti del
virus, al fine di tutelare la popolazione
italiana”.
Nella sua ordinanza Schillaci ha disposto
anche il sequenziamento del virus, misura
indispensabile per garantire la sorveglianza
e l'individuazione di eventuali varianti.
“Abbiamo fatto un'ordinanza per introdurre
l'obbligatorietà dei tamponi per i passeggeri
in arrivo dalla Cina, questo perché è
fondamentale, nel caso di tampone positivo,
sequenziarlo e vedere quali sono le varianti
presenti”.
Per quanto riguarda le varianti, l'European
Centre for Disease Prevention and Control
ha fatto sapere che “le varianti che circolano
in Cina sono già in circolazione nell'Ue e, in
quanto tali, non rappresentano un pericolo
per la risposta immunitaria dei cittadini”
europei.
Secondo l'Ecdc nell'ultimo mese il Paese
asiatico ha depositato 592 sequenze del
virus SarsCov2, 540 delle quali nella sola
settimana dal 25 dicembre al 30 dicembre. Di
queste, il 35% era rappresentato dalla sotto-
variante BA.5.2, il 24% da BF.7, il 18% da BQ.1
(cosiddetta Cerberus), il 5% da BA.2.75 (detta
Centaurus), il 4% da XBB (Gryphon) e il 2%
da BA.2. Sono state inoltre segnalate le sotto-
varianti BA.5.6, BA.4.6, BM.4.1.1 e BA.2.3.20.
Rassicura il fatto che al momento non sia
stata rilevata alcuna nuova variante.
Guarda il video
16
R
omano, classe 1966, con una laurea in
Medicina e Chirurgia conseguita nel
1990 presso l’Università ‘La Sapienza’,
specializzato in Medicina Nucleare, Orazio
Schillaci è il ministro della salute del Governo
Meloni in carica dal 22 ottobre. A guidare il
dicastero di Lungotevere Ripa è un tecnico che
ha svolto buona parte della sua carriera a Tor
Vergata, fra università e policlinico. Direttore,
dal 2008, dell’Unità operativa complessa (Uoc)
di Medicina nucleare del Policlinico Tor Vergata
e dal 2017 è presidente dell’Associazione italiana
di medicina nucleare. Schillaci è stato anche
preside della Facoltà di Medicina e chirurgia di
Tor Vergata. È il rettore dell’ateneo da novembre
2019.
Il ministro della Salute sin da subito è intervenuto
sulla questione pandemia e ha annunciato, a sei
mesi dalla sospensione dello stato d’emergenza
e in considerazione dell’andamento del
contagio da Covid-19, le prime misure per
“un progressivo ritorno alla normalità nelle
attività e nei comportamenti, ispirati a criteri
di responsabilità e rispetto delle norme
vigenti”. Tra le prime azioni, tenendo conto delle
indicazioni in ambito medico e scientifico, la
pubblicazione del bollettino dei dati relativi alla
diffusione dell’epidemia, ai ricoveri e ai decessi,
non è più giornaliera ma a cadenza settimanale.
Ha inoltre dato il via ad una campagna di
comunicazione congiunta sull’importanza dei
vaccini contro il Coronavirus e l’influenza
stagionale, con una particolare attenzione al
target degli anziani e dei fragili.
Schillaci ha poi annunciato un provvedimento
per far tornare in servizio sanitari sospesi
perché non vaccinati, prima che scada la
sospensione. Per quanto riguarda il personale
LE PRIME MISURE DEL MINISTRO
DELLA SALUTE ORAZIO SCHILLACI
Il 23 dicembre del 1978 nasce il Servizio Sanitario Nazionale
di Alessia Elem
ATTUALITÀ
17
sanitario soggetto a procedimenti di
sospensione per inadempienza all'obbligo
vaccinale e l'annullamento delle multe
previste dal dl 44/21, in vista della scadenza
al prossimo 31 dicembre delle disposizioni
in vigore e “alla luce” della preoccupante
carenza di personale medico e sanitario
segnalata dai responsabili delle strutture
sanitarie e territoriali - si legge in una nota
del dicastero - è in via di definizione un
provvedimento che consentirà il reintegro
in servizio del suddetto personale prima del
termine di scadenza della sospensione".
E il 30 dicembre la Camera dei deputati
ha approvato il decreto “anti-rave party”
che prevede, oltre alle misure contro i rave
illegali, anche il reintegro anticipato degli
operatori sanitari non in regola con le
vaccinazioni contro il Covid, la sospensione
delle multe per gli over 50 che non hanno
adempiuto all'obbligo vaccinale contro il
Covid.
Il decreto-legge 31 ottobre 2022 è stato
pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ed è dunque
in vigore.
Al centro delle prime dichiarazioni del
ministro Schillaci la semplificazione e
l’allentamento delle misure anti covid. In un
colloquio con il Sole 24 Ore a pochi giorni dal
suo incarico, il Ministro ha detto “Oggi alcune
misure sono eccessive, ci stiamo lavorando
con Iss, Aifa e Istituto Spallanzani: se i dati
epidemiologici continuano a essere buoni
sull’isolamento avremo delle norme meno
rigide”. “Anche sui tamponi bisogna pensare
a un alleggerimento, perché se il Covid
diventa una malattia meno aggressiva come
sembra - conclude Schillaci - può bastare una
moral suasion sui cittadini e un po’ di buon
senso. Quando uno ha l’influenza e la febbre
basta stare a casa e non uscire senza troppe
rigidità o la necessità di fare tutti i tamponi
che si fanno oggi”.
Cambiano le regole Covid-19 su quarantena,
tamponi e mascherine.
La nuova circolare del Ministero della Salute,
datata 31 dicembre, prevede che per gli Orazio Schillaci
asintomatici o senza sintomi da almeno 2
giorni l’isolamento termina dopo cinque
giorni dal primo test o dalla comparsa
dei sintomi. Inoltre, non occorre il
tampone negativo. Anche per le persone
immunodepresse l’isolamento finisce dopo
cinque giorni, ma sarà necessario il risultato
di un test negativo.
Per quanto riguarda gli operatori sanitari
se asintomatici da due giorni l’isolamento
potrà terminare con un test antigenico o
molecolare negativo.
Novità anche sulla mascherina FFP2 che
sarà obbligatoria al termine dell’isolamento
fino al decimo giorno dall’inizio dei sintomi
o dal primo test positivo nel caso degli
asintomatici. Niente obbligo invece in
caso di negatività a un tampone. Per chi ha
avuto un contatto stretto con una persona
che ha contratto il coronavirus è prevista
l’autosorveglianza e l’obbligo di indossare
la mascherina al chiuso o in presenza di
assemblamenti per cinque giorni.
In caso di peggioramento della situazione
epidemiologica tra le azioni indicate dal
Ministero della Salute nella circolare
“Interventi in atto per la gestione della
circolazione del SarsCoV2 nella stagione
invernale 2022-23” ci sono: l’uso delle
mascherine al chiuso, lavoro domiciliare
18
e riduzione delle aggregazioni di massa,
ventilazione degli ambienti chiusi e
intensificazione delle quarte dosi di vaccino
anti-Covid e di un'ulteriore dose per
alcune categorie a rischio. Il documento
fornisce spunti per “predisporre a livello
regionale un rapido adattamento di azioni
e servizi nel caso di aumentata richiesta
assistenziale”. L'utilizzo di mascherine, si
legge nella circolare, “è efficace nel ridurre
la trasmissione dei virus respiratori e nel
caso in cui si documentasse un evidente
peggioramento epidemiologico con grave
impatto clinico e/o sul funzionamento dei
servizi assistenziali, potrebbe essere indicato
il loro utilizzo in spazi chiusi, finalizzato in
particolare a proteggere le persone ad alto
rischio di malattia grave”. Analogamente,
“nel caso di un eventuale sensibile
peggioramento del quadro epidemiologico,
si potrà valutare l'adozione temporanea di
altre misure, come il lavoro da casa o la
limitazione delle dimensioni degli eventi che
prevedono assembramenti”.
Il 23 dicembre 2022 si è celebrato il 44°
anniversario del Servizio sanitario nazionale.
Per l’occasione il ministro della salute Orazio
Schillaci, in un video, ha ricordato gli obiettivi
volti a garantire a tutti i cittadini prestazioni
sanitarie secondo i principi di universalità,
uguaglianza ed equità, sottolineando come
la pandemia da Covid-19 ha dimostrato
l’importanza della sanità per l’Italia. Il
ministro Schillaci ha inoltre sottolineato che
“Il Servizio sanitario nazionale non è soltanto
strutture e servizi. È soprattutto capitale
umano. Senza i professionisti non è possibile
assicurare la tutela della salute”.
Guarda il video del ministro Schillaci
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semplice e veloce.
20
I
l mondo del calcio in lutto. Il mese di dicembre
ha visto la scomparsa di due calciatori di fama
mondiale: Sinisa Mihajlovic e Pelè.
All’età di 53 è scomparso il calciatore e tecnico
serbo Sinisa Mihajlovic colpito da leucemia
mieloide acuta (LMA), una delle forme più comuni
di leucemia. Dall’estate del 2019 Sinisa Mihajlovic
ha combattuto contro la malattia con un percorso
di chemioterapia presso il Policlinico di Sant'Orsola
di Bologna.
A fine dicembre la notizia della scomparsa di Pelé
all’età di 82 anni. Era ricoverato all'Albert Einstein
di San Paolo dallo scorso 29 novembre, per un ciclo
di cure dopo essere stato operato nel settembre
del 2021 per un tumore colon-rettale.
Che cos’è la leucemia mieloide acuta (LMA)
La leucemia mieloide acuta (LMA) è una
malattia che si sviluppa nel midollo osseo e
progredisce velocemente. Proprio per la velocità
di progressione è detta acuta.
Il midollo osseo è un tessuto spugnoso contenuto
all'interno delle ossa lunghe e di alcune ossa
piatte, dove hanno origine le cellule immature,
dette anche cellule staminali o blasti, da cui si
sviluppano le cellule che costituiscono la parte
corpuscolata del sangue (globuli rossi, globuli
bianchi e piastrine).
Se nel percorso che porta le cellule staminali a
diventare “adulte” subentrano errori e mutazioni,
e i precursori dei granulociti vanno incontro a una
trasformazione in senso tumorale, si origina la
LMA.
In base ai dati della Associazione Italiana Registri
Tumori (AIRTUM) si possono stimare poco più di
2.000 nuovi casi di leucemia mieloide acuta ogni
anno in Italia: 1.200 tra gli uomini e 900 tra le
LEUCEMIA MIELOIDE ACUTA
ETUMORE COLON-RETTALE, LE MALATTIE
CHE HANNO COLPITO DUE CALCIATORI
DI FAMA MONDIALE
L'addio a due grandi campioni del calcio
di Nicoletta Mele
IN EVIDENZA
21
donne. La malattia è più comune negli uomini
che nelle donne e negli adulti con più di 60
anni. È poco frequente prima dei 45 anni e nel
nostro Paese rappresenta il 13 per cento delle
leucemie tra i bambini di età compresa tra 0 e
14 anni.
Fattori di rischio
Alcuni fattori legati ai comportamenti, come
per esempio il fumo di sigaretta, aumentano
il rischio di sviluppare la LMA, mentre tra
i fattori di rischio ambientali si possono
includere l'esposizione a certe sostanze
chimiche come il benzene e i suoi derivati,
utilizzati nell'industria chimica e nelle
raffinerie.
Possono far aumentare il rischio anche
alcuni trattamenti oncologici, come i farmaci
alchilanti e quelli a base di platino utilizzati
per la chemioterapia, e le radiazioni usate
nella radioterapia.
Come per altri tipi di tumori, anche per la
LMA sono stati identificati fattori di rischio
non modificabili, sui quali cioè non è
possibile intervenire: tra questi ricordiamo
l'essere maschio e avere un'età superiore ai
60 anni. Infine, possono aumentare il rischio
anche alcune malattie genetiche (anemia
di Fanconi, sindrome di Bloom, atassia-
telangiectasia, sindrome di Li-Fraumeni,
neurofibromatosi eccetera), alcune anomalie
cromosomiche (Sindrome di Down, trisomia
del cromosoma 8) e certe malattie del sangue
(disturbi mieloproliferativi cronici e sindrome
mielodisplastica).
Sintomi
I sintomi della LMA si manifestano
precocemente e di solito la diagnosi viene
effettuata poco dopo la loro comparsa.
Tali sintomi sono spesso non specifici (es.
stanchezza, perdita di appetito, sudorazione
notturna e febbre). In seguito, possono
manifestarsi spossatezza e pallore legati
all'anemia, un aumento del rischio di infezioni
dovute alla riduzione dei globuli bianchi
normali e sanguinamenti frequenti (anche a
livello gengivale o nasale) legati alla carenza
di piastrine. Tra i sintomi sistemici sono
frequenti dolori muscolari e osteo-articolari
diffusi, senso di malessere generale e perdita
di peso. Inoltre, se la malattia si è diffusa in
altri organi, si notano ingrossamento di milza,
fegato e linfonodi e, se è stato raggiunto anche
il sistema nervoso, possono verificarsi mal di
testa e altri segni neurologici.
Pelé
Sinisa Mihajlovic
22
Diagnosi
Il primo passo verso la diagnosi di LMA è
un consulto con il medico che valuterà la
storia familiare e i sintomi ed effettuerà una
visita attenta per verificare la presenza di
segni che potrebbero far pensare alla malattia
(ingrossamento di organi addominali, segni
di sanguinamento, lividi o infezioni eccetera).
In caso di sospetto di malattia, si procede
a ulteriori esami. Il prelievo di sangue
permette di valutare numero e forma delle
cellule: la leucemia causa infatti anemia,
un basso numero di piastrine e aumento o
diminuzione dei globuli bianchi, e l’aspetto
delle cellule osservate al microscopio è utile
per togliere gli ultimi dubbi e formulare una
diagnosi più precisa. Una volta accertata la
presenza di leucemia, si procede in genere
con un ulteriore prelievo di sangue e di
midollo osseo che, grazie a test molecolari
e citogenetici, consente di caratterizzare in
modo più preciso il tipo di leucemia (presenza
di mutazioni, anomalie ai cromosomi
eccetera). Inoltre, l’analisi dei marcatori di
superficie e intracellulari, attraverso l’uso del
citofluorimetro e di anticorpi monoclonali,
consente di stabilire con certezza la
derivazione delle cellule maligne dalla linea
mieloide (LMA) rispetto alla forma linfoide
(leucemia linfoide acuta, LLA).
Gli esami di diagnostica per immagini
come raggiX, TC, PET, ecografia e risonanza
magnetica in genere sono utilizzati per
determinare la presenza di infezioni o di
altri segni della leucemia e possono aiutare a
capire quanto la malattia è diffusa.
Cura
La scelta della terapia più adatta dipende
da diversi fattori e, in primo luogo, dalle
caratteristiche della malattia e da quelle del
paziente.
In linea generale, la chemioterapia resta
il trattamento di prima scelta. Si comincia
con una fase di induzione che ha lo scopo
di eliminare le cellule leucemiche (blasti)
presenti nel sangue e di riportare quelle del
midollo osseo a livelli normali. Una volta
ottenuta la cosiddetta remissione completa, cioè
l'assenza di segni e sintomi (meno del 5 per
cento di blasti nel midollo, conta delle cellule
del sangue normale e nessun segno clinico di
leucemia), si passa alla fase di consolidamento
che ha lo scopo di rafforzare i risultati ottenuti
nella prima fase, eliminando anche le ultime
cellule tumorali rimaste. I farmaci utilizzati
per la fase di induzione sono utilizzati, con
dosi e tempi diversi, anche per quella di
consolidamento e oggi sono disponibili e usati
23
in fase sperimentale anche numerosi nuovi
agenti chemioterapici.
Dopo la terapia di consolidamento è
possibile procedere con un trapianto di
cellule staminali ematopoietiche, capaci cioè
di generare le cellule del sangue. La scelta
di procedere con il trapianto dipende dal
paziente (è adatto a pazienti più giovani),
dalle caratteristiche della malattia, dai
fattori prognostici e dalla disponibilità di un
donatore. Le cellule staminali possono essere
prelevate dal sangue o dal midollo osseo dello
stesso paziente (trapianto autologo) o di un
donatore (trapianto allogenico) o possono
derivare dal sangue del cordone ombelicale.
Grazie al trapianto è possibile utilizzare dosi
più elevate di chemioterapia aumentando
la probabilità di distruggere tutte le cellule
tumorali e il midollo danneggiato dalla
chemioterapia verrà poi sostituito da quello
introdotto con il trapianto.
Negli anziani o nei pazienti che non tollerano
alte dosi di chemioterapia, è possibile, in
casi selezionati, procedere con una forma
di trapianto detto non-mieloablativo (o a
intensità ridotta o mini-trapianto). In questo
caso si utilizza chemioterapia a bassa dose
e si sfrutta la capacità delle nuove cellule
trapiantate di innescare reazioni immunitarie
contro le cellule tumorali.
Altri approcci per curare la LMA che hanno
un impiego più limitato sono ad esempio la
radioterapia, che può essere a volte utilizzata
prima del trapianto di cellule staminali o
per ridurre alcune masse tumorali se la
chemioterapia non funziona.
Nel corso del trattamento si fa ricorso
anche a terapie di supporto (trasfusioni
di globuli rossi e concentrati di piastrine o
trattamenti con antibiotici e antifungini) allo
scopo di contrastare l'anemia, le emorragie
e le infezioni. Queste terapie spesso
rappresentano l'unica forma di trattamento
nei pazienti particolarmente anziani e fragili.
Prevenzione
Evitareifattoridirischionotièl’unicapossibile
prevenzione della LMA: non cominciare a
fumare o smettere appena possibile ed evitare
di esporsi alle sostanze chimiche citate sopra.
(fonte: AIRC)
I NUMERI DEL CANCRO IN ITALIA 2022
Secondol’ultimorapporto"Inumeridelcancro
in Italia 2022" presentato il 19 dicembre e
curato dall'Associazione Italiana di Oncologia
Medica (AIOM), AIRTUM (Associazione
Italiana Registri Tumori), Fondazione AIOM,
Osservatorio Nazionale Screening (ONS),
PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per
la Salute in Italia), PASSI d'Argento e della
Societa' Italiana di Anatomia Patologica e di
Citologia Diagnostica (SIAPeC-IAP), è emerso
che in Italia, nel 2022, sono stimate 390.700
nuove diagnosi di cancro (nel 2020 erano
376.600), con un incremento di 14.100 casi in
due anni.
Che cos’è il Cancro Colon-Rettale (CCR)
Il cancro colon-rettale (CCR), tra i più
aggressivi e di rapida progressione, è la terza
neoplasia negli uomini (12%) e la seconda
nelle donne (11,2%).
Secondo il rapporto “I numeri del cancro in
Italia 2022”, nel 2022 in Italia sono state
stimate circa 48.100 nuove diagnosi (uomini
= 26.000; donne = 22.100). La sopravvivenza
netta a 5 anni dalla diagnosi è il 65% negli
uomini e 66% nelle donne. La probabilità di
vivere ulteriori 4 anni condizionata ad aver
superato il primo anno dopo la diagnosi è del
77% negli uomini e 79% nelle donne. Sono
513.500 le persone viventi in Italia dopo una
diagnosi di tumore del colon retto (uomini =
280.300; donne = 233.200).
I tumori del colon-retto si riconducono a stili
di vita e familiarità. I fattori di rischio sono
rappresentati da eccessivo consumo di carni
rosse e di insaccati, farine e zuccheri raffinati,
sovrappeso e ridotta attività fisica, fumo ed
eccesso di alcool.
La neoplasia insorge dalla proliferazione
incontrollata delle cellule della mucosa della
parete intestinale. Nella maggior parte dei casi
si sviluppa a partire da polipi adenomatosi
24
(proliferazioni cellulari benigne visibili
mediante la colonscopia), che possono
evolvere in senso maligno in circa 10-15 anni.
Non tutti i polipi, però, sono a rischio di
malignità – si legge nel sito AIRC - Ve ne
sono infatti tre diversi tipi: i cosiddetti polipi
iperplastici (cioè caratterizzati da una mucosa
a rapida proliferazione), quelli amartomatosi
(detti anche polipi giovanili e polipi di Peutz-
Jeghers) e quelli adenomatosi. Solo questi
ultimi costituiscono lesioni precancerose
e di essi solo una piccola percentuale si
trasforma in neoplasia maligna.
La probabilità che un polipo del colon evolva
verso una forma invasiva di cancro dipende da
diversi fattori: il rischio aumenta per esempio
con l’incremento delle dimensioni del polipo,
se sono presenti contemporaneamente più
polipi o se dall’analisi del polipo rimosso
viene riscontrata la presenza di aree di
displasia, ovvero un aspetto anomalo delle
cellule osservate al microscopio.
Il tumore più diffuso a livello del colon-retto
è l’adenocarcinoma, mentre molto più rari
sono il carcinoma squamoso e il carcinoma
indifferenziato.
Sintomi
L'insorgenza della malattia è spesso
inosservata perché i suoi sintomi si
manifestano solo nel 40% dei casi, possono
essere piuttosto generici e quindi molto
facili da trascurare. I principali "campanelli
d'allarme" sono sangue nelle feci, sensazione
di evacuazione incompleta e anemia.
“La sintomatologia è tardiva e spesso
aspecifica, ma si può prevenire aderendo a
partire dai 50 anni allo screening organizzato
dall'SSN che prevede la ricerca del sangue
occulto fecale e in caso di positività la
colonscopia”, spiega spiega il Dott. Fabio
Monica, Past President dell’Associazione
Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti
Digestivi Ospedalieri (Aigo).
Prevenzione
La prevenzione è quindi molto importante.
Secondo le raccomandazioni sullo screening
oncologico del Ministero della Salute, dai 50
anni in poi, se non si hanno fattori di rischio
particolari, è necessario effettuare un test
per la ricerca di sangue occulto nelle feci,
che mira a segnalare piccole tracce di sangue
nascoste che devono indirizzare a con esami
più approfonditi, come la colonscopia.
È necessario che tutti coloro che hanno
superato 50 anni si sottopongano
frequentemente a screening diagnostici: la
ricerca del sangue occulto nelle feci è in grado
di identificare circa il 25% dei tumori del
colon-retto, mentre la colonscopia è in grado
di individuarne il 75%.
“Grazie alle campagne di screening e a una
maggiore sensibilità alla prevenzione, in
Italia, negli ultimi 6 anni, si è registrato un
calo del 13% delle morti causate da cancro al
Colon”, sottolinea Fabio Monica.
Diagnosi
Il primo passo per la diagnosi è la raccolta da
parte del medico di informazioni sulla storia
clinica personale e familiare del paziente
seguita da una visita completa, che consiste
per esempio nella palpazione dell'addome alla
ricerca di eventuali masse nell’intestino, nel
fegato e nei linfonodi. Nel caso dei tumori del
retto, l’esplorazione rettale manuale consente
di effettuare la diagnosi qualora il tumore sia
già palpabile.
Gli esami ematochimici (su sangue e urine)
e la ricerca del marcatore tumoralecarcino-
embrionario (CEA) possono essere utili a
definire meglio il quadro generale.
Per completare la diagnosi è necessario,
tuttavia, ricorrere a esami strumentali,
prima tra tutti la colonscopia che, grazie
alla possibilità di prelevare direttamente un
pezzetto di tessuto (biopsia), consente di fare
subito l'analisi istologica, cioè l'esame diretto
del materiale estratto.
Ecografia, tomografia computerizzata (TC) e
risonanza magnetica sono utilizzate poi per
valutare l’estensione del tumore stesso e la
presenza o meno di metastasi a distanza.
Cura
La strategia terapeutica più adatta viene
scelta caso per caso sulla base di diverse
caratteristiche del paziente e della patologia.
Il trattamento più comune e più efficace per
il tumore del colon-retto, soprattutto se la
malattia è negli stadi iniziali, è la chirurgia:
in base alla sede e all’estensione del tumore
si procederà con un intervento conservativo,
demolitivo parziale o, nei casi più gravi, con
la totale asportazione del tratto di colon (o del
retto) interessato.
La chemioterapia svolge un ruolo
fondamentale sia nella malattia operabile
sia in quella avanzata. In molti casi si utilizza
la cosiddetta chemioterapia adiuvante,
cioè effettuata dopo l'intervento chirurgico
per diminuire il rischio di ricaduta. In
alcuni casi si può ricorrere anche a una
terapia neoadiuvante, effettuata cioè prima
dell'intervento, per ridurre la dimensione del
tumore e facilitarne la rimozione.
In particolare, per i tumori del retto, ci si può
avvalere di un trattamento combinato di
chemio-radioterapia per ridurre al minimo
il rischio di recidive locali e a distanza, e per
aumentare le possibilità di una chirurgia
conservativa, riducendo così l’estensione
del tumore. I farmaci oncologici attivi nel
trattamento del tumore del colon retto sono
molti e possono essere utilizzati da soli o (più
spesso) in combinazione.
Negli anni più recenti anche l’immunoterapia
con inibitori dei checkpoint immunitari
si è aggiunta alle opzioni di trattamento
disponibili per il tumore del colon-retto, da
sola o in combinazione.
26
S
i scrive futuro, si legge “PNRR” (Piano
Nazionale di Ripresa e Resilienza). Il 2023
avrà tanto a che vedere con le Missioni e gli
Obiettivi dettati dal Piano di ripresa nazionale che
rappresenta il motore per la programmazione
delle riforme e degli investimenti che il Ministero
della Salute prevede di attuare entro il 2026 per
promuoverelasalute,lasostenibilitàel’innovazione
digitale. Infatti, se da un lato il Pnrr ha risollevato
le casse degli enti locali, dall’altro ha consentito al
Governo di rammodernare diversi ambiti della vita
pubblica, primo fra tutti quello della sanità. Tra
fondi europei e nazionali, il Pnrr Salute vale circa
20 miliardi di euro e rappresenta una enorme,
nonché storica opportunità d’investimento per
rafforzare il Servizio sanitario nazionale e per
intervenireinambitichenecessitanodiunsostegno
economica, si pensi ad esempio alla presa in
carico e assistenza per i cittadini affetti da malattie
rare. In ordine alle malattie rare, con la recente
istituzione del Comitato Nazionale Malattie Rare,
previsto dalla legge n. 175, del 10 novembre 2021
“Disposizioni per la cura delle malattie rare e della
produzione dei farmaci orfani” sarà da valorizzare
l’attività per l’iter di approvazione del nuovo Piano
Nazionale Malattie Rare (con il relativo accordo
da stipulare in sede di Conferenza permanente
per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province
autonome di Trento e di Bolzano), che rappresenta
una cornice comune degli obiettivi istituzionali da
implementare nel prossimo triennio.
Rispetto allo stato dei milestone, i traguardi
qualitativi Ue e nazionali da raggiungere attraverso
atti amministrativi, e dei target, che rappresentano
IL FUTURO DELLA SALUTE NAZIONALE
DIPENDE ANCHE DALLE RISORSE DEL
PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA
di Alessandro Notarnicola
PARLIAMO DI...
27
un obiettivo quantitativo da raggiungere
tramite una Riforma o Investimento, è proprio
il Ministero della Salute a illustrate il quadro
completo e aggiornato sul suo portale dedicato
proprio al Pnrr.
In relazione all’anno 2021 sono state raggiunte
tutte e 10 le milestone e il target richiesto.
Con riferimento invece agli obiettivi da
raggiungere 2022 lo stato di attuazione è
all’incirca all’80%. Entro dicembre 2022
dovevano essere raggiunte 20 milestone, ma
al momento ne rimangono ancora 4. Due di
queste sono obiettivi dell’Unione Europea,
molto rilevanti ai fini dello sblocco delle
risorse. La prima è il varo definitivo del Dlgs
sulla Riforma degli Irccs, approvato in Stato-
Regioni. Più difficile invece che si riesca a
raggiungere la milestone sull’aggiudicazione
degli appalti pubblici per la digitalizzazione
degli ospedali.
Da raggiungere altre due milestone nazionali
che riguardano la pubblicazione del decreto
annuale del Governo che assegna alle Regioni
le risorse economiche per finanziare le borse
di studio per i medici di base (triennio 2022-
25) e la pubblicazione di una procedura di
selezione biennale per l'assegnazione di
voucher per progetti PoC (Proof of Concept) e
stipula di convenzioni, progetti di ricerca su
tumori e malattie rare e progetti di ricerca ad
alto impatto sulla salute.
In questo senso, fondamentale risulta
la relazione, contenente le linee
programmatiche, presentata dal Ministro
della Salute Orazio Schillaci alla Camera e al
Senato subito dopo la sua nomina. In ordine
al grande tema della riorganizzazione e del
potenziamento della medicina territoriale
al fine di garantire sull’intero territorio
nazionale l’assistenza sanitaria e le cure, è
sua intenzione attuare la riforma del decreto
77 del 23 maggio 2022 “Regolamento recante
la definizione di modelli e standard per
lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel
Servizio sanitario nazionale”. Per Schillaci
oggi è necessario intervenire per garantire
alle regioni le risorse necessarie ad assicurare
la piena attuazione e funzionalità della
riforma, soprattutto con riferimento agli anni Orazio Schillaci
successivi al periodo di programmazione del
PNRR. “La non congruità delle risorse – ha
detto rivolgendosi al Parlamento – è stato
il motivo che ha reso le regioni diffidenti
nei confronti del nuovo Regolamento sugli
standard dell’assistenza territoriale che
rappresenta sicuramente il problema più
urgente del nostro Sistema nazionale sanitario
e che la recente pandemia ha bene messo
in evidenza. Perché, da un lato il PNRR non
risolve la questione delle carenze di personale,
non rappresentando, come rilevato anche in
documenti ufficiali, lo strumento idoneo al
finanziamento di spese correnti continuative;
dall’altro, si pone uno specifico problema di
sostenibilità economica della realizzazione
delle Case della Comunità”.
Pertanto, il finanziamento dei costi di
funzionamento dei nuovi servizi da
realizzare (ospedali potenziati, assistenza
domiciliare estesa, case e ospedali della
comunità) e, in particolare, delle spese per
il personale, gli eventuali risparmi legati
alla riorganizzazione e al miglioramento
dell’efficienza e dell’appropriatezza, il costo
dell’assistenza domiciliare, rappresentano
preoccupazione per le regioni riguardo le
risorse da reperire, di cui intendo farmi
carico. Pertanto, il lavoro del Ministero
della Salute andrà verso l’ottenimento della
garanzia sulle coperture finanziarie, le quali,
in ordine alla questione del personale, oltre a
riguardare i vincoli finanziari e le regole sui
28
tetti di spesa, consistono anche nel reperire le
adeguate professionalità, la strumentazione
e il ruolo dei medici dell’assistenza primaria
con riferimento alle Case della comunità.
Nel merito, il regolamento si colloca
nell’ambito del PNRR, che rappresenta il
motore per la programmazione delle riforme
e degli investimenti che il Ministero della
salute prevede di attuare entro il 2026 per
promuovere la salute, la sostenibilità e
l’innovazione digitale. Particolare enfasi è da
porre sulla Component 1 (M6C1), alla quale
sono stati destinati 7 miliardi di euro. Tale
componente si articola in una riforma e in tre
linee di investimento da attuare entro la metà
del 2026, per potenziare i servizi assistenziali
territoriali con i punti di riferimento per
la risposta ai bisogni di natura sanitaria,
sociosanitaria e sociale per la popolazione.
Delle tre linee di investimento:
• L’investimento 1.1 (2 miliardi di euro):
“Case della Comunità e presa in carico della
persona” prevede l’attivazione di 1.350 Case
della Comunità, per promuovere e realizzare
progetti di salute con particolare attenzione
alle condizioni legate alla cronicità e alla
fragilità del paziente.
• L’investimento 1.2 (4 miliardi di euro): “Casa
come primo luogo di cura e telemedicina”
mira alla presa in carico domiciliare del 10%
della popolazione di età superiore ai 65 anni
con una o più patologie croniche e/o non
autosufficienti, nell’assistenza domiciliare
la telemedicina avrà progressivamente
un ruolo strategico. In tale investimento
rientrano l’istituzione delle 600 Centrali
Operative Territoriali (COT) che coordinano
a livello di distretto la presa in carico della
persona e raccorda tra di loro i servizi e i
professionisti coinvolti nei diversi setting
assistenziali, con l’obiettivo di assicurare
continuità, accessibilità e integrazione
dell’assistenzasanitariaesociosanitariasette
giorni su sette. L’investimento ricomprende
il Portale della trasparenza, al quale sono
destinati 25 milioni per l’aggiornamento con
l’obiettivo di rilevare i bisogni di salute su
base territoriale e orientare la gestione dei
servizi per le esigenze reali degli utenti.
• L’investimento 1.3 (1 miliardo di euro):
“Rafforzamento dell’assistenza sanitaria
intermedia e delle sue strutture (Ospedali
di Comunità)” che mira all’attivazione di
400 Ospedali di Comunità, per pazienti
che necessitano di interventi sanitari a
media-bassa intensità clinica e degenze
di breve durata, l’ospedale di comunità ha
una funzione intermedia tra il domicilio
e il ricovero ospedaliero, con la finalità di
evitare ricoveri impropri e di favorire le
dimissioni protette in luoghi più idonei
al prevalere dei fabbisogni assistenziali,
di stabilizzazione clinica e di recupero
funzionale dell’autonomia.
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30
L
a Federazione Europea CMT (ECMTF) in
occasione della sua ultima campagna di
sensibilizzazione sulla malattia di Charcot-
Marie-Tooth, la più comune delle neuropatie
ereditarie, si è concentrata su una delle questioni
più rilevanti e a tratti preoccupanti associate
alla CMT, il percorso diagnostico, che avvicina
le famiglie ai professionisti della sanità e che
dà modo al paziente di familiarizzare con una
patologia di cui si sa realmente poco. La Charcot-
Marie-Tooth, il cui nome deriva dalla paternità
degli scienziati che per primi l’hanno descritta,
è una neuropatia rara per la quale non esiste
ancora una cura: le uniche armi a disposizione
sono la riabilitazione e la chirurgia. Si stima che
solo in Europa siano oltre 300 mila le persone
a cui è stata diagnosticata (24 mila in Italia). Si
tratta di una malattia genetica che interessa i
nervi periferici che collegano il midollo spinale
ai muscoli e agli organi di senso, trasmettendo i
messaggi dal cervello agli arti, e viceversa. Questi
segnali permettono di controllare il movimento
di gambe e braccia e percepire il senso del tatto
o del dolore. Ne abbiamo parlato con Federico
Tiberio, Presidente ACMT-Rete per la Charcot-
Marie-Tooth Odv, la cui relazione con la CMT si
rafforza dopo la nascita di suo figlio Luigi, a cui è
stata diagnosticata.
CHARCOT MARIE TOOTH, LA MALATTIA
CHE GENERA LA DISABILITÀ INVISIBILE
Intervista a Federico Tiberio di ACMT-Rete
di Alessandro Notarnicola
PARLIAMO DI...
31
È stata la nascita di suo figlio Luigi a farla
avvicinare all’Associazione ACMT-Rete,
che oggi presidia e che agisce da tramite
tra le famiglie e i dottori. Quale è la sua
esperienza?
Si, era il 2003 e sapere che mio figlio potesse
aver ereditato la mutazione genetica mi
ha portato a contattare l’allora referente
di ACMT-Rete per la Lombardia. Anche
lui viveva a Milano ed ironia della sorte,
nella stessa via dove abitavo, solo qualche
numero civico più distante. Conosco lui e
in seguito il direttivo dell’associazione e da
allora, seguendo i vari step che mi hanno
poi portato a diventare Presidente, ACMT
Rete ha sempre fatto parte della mia vita con
grande soddisfazione.
Nella sua biografia parla della Charcot Marie
Tooth come di una “patologia strana”, ai più
tuttavia è nota con la malattia che genera
una “disabilità invisibile”. Perché ha scelto
questo aggettivo per raccontarla?
La Charcot-Marie-Tooth è una patologia
rara, ma rispetto alle altre è certamente il
disordine neurologico ereditario del sistema
nervoso periferico più diffuso, eppure pochi
la conoscono e possiedono gli strumenti
per riconoscerla. Le difficoltà oggettive e
invalidanti di questa patologia troppo spesso
vengono diciamo identificate a fatica (più
evidente quando ci si trova di fronte una
persona in carrozzina, mentre meno quando
si sceglie di evitarla fin quando possibile
pur avendo difficoltà nella deambulazione e
non solo) e molti dei pazienti affetti devono
sforzarsi ingiustamente di rendere visibile
alle istituzioni ed alla società una condizione
di difficoltà che ai nostri occhi ed a quelli
degli specialisti che conoscono la patologia,
è ben chiara ed evidente.
Generalmente quando e come si manifesta
la CMT e cosa deve fare una famiglia?
La CMT si può manifestare sia in tenera
che in tarda età, anche se generalmente Federico Tiberio
i primi sintomi si notano già da bambini
con la difficoltà ad alzarsi, a correre, a fare
quello che normalmente viene naturale
nell’età della crescita. Molti sono però i casi
in cui la manifestazione e la scoperta di
avere una malattia genetica avviene in età
adulta, come se la mutazione fosse rimasta
latente per anni per poi decidere di apparire
e manifestarsi con i propri sintomi. Le
famiglie che hanno dei casi di CMT devono
cercare il centro specialistico più vicino (vedi
tabella) e cercare di avere una diagnosi certa
della tipologia di CMT posseduta, perché
esistono varie forme diverse con una certa
variabilità anche nella sintomatologia. In
seguito, scegliere il percorso più adatto per
la convivenza con tale patologia, sperando
di realizzare la miglior qualità di vita
possibile. Non essendoci una cura di tipo
farmacologico, l’unico modo per rallentare
il danno della progressione della patologia è
effettuare una costante e mirata fisioterapia,
una vita sana e se necessario fare ricorso alla
chirurgia funzionale; per poter accrescere
la preparazione dei professionisti in questo
campo, ACMT-Rete, dalla sua nascita ad oggi,
ha organizzato 11 corsi specialistici provvisti
di crediti Ecm a cui hanno partecipato
centinaia di addetti del settore.
Qual è l’incidenza in Italia e in che modo
32
il Sistema Sanitario Nazionale supporta
e accompagna le famiglie e, dunque, i
pazienti?
La malattia di Charcot-Marie-Tooth è una
patologia neurologica genetica ereditaria,
classificata tra le malattie rare, che
interessa i nervi periferici del controllo,
del movimento e sensoriali. Fa parte delle
malattie neuromuscolari, poiché danneggia
indirettamente anche i muscoli. Come
premesso in precedenza è il disordine
neurologico ereditario del sistema nervoso
periferico più diffuso (l’incidenza è di 1
persona ogni 2.500). Il Sistema Sanitario
Nazionale mette a disposizione diversi
centri specialistici pubblici dove effettuare
la presa in carico dei pazienti, anche se non
in maniera omogenea per l’intero territorio
nazionale; le prestazioni per chi ha una
disabilità riconosciuta sono naturalmente
gratuite. Purtroppo, non sempre l’INPS e
le ASL riconoscono quanto sarebbe logico
aspettarsi in termini di percentuale di
invalidità e riconoscimento dello stato
di handicap (Legge 104/92) e spesso per
mancanza di competenze specifiche da parte
delle commissioni medico legali; questa
situazione, che si manifesta ancor di più
disomogenea nelle varie e diverse Regioni e
Province italiane, crea molto spesso grossi
problemi a chi già convive da sempre con
una difficoltà fisica e psicologica.
Qual è, in questo contesto, il ruolo di
associazioni come “ACMT-Rete”?
ACMT-Rete per la Charcot-Marie-Tooth nasce
nel 2001 dalla spinta di pochi volontari, con
33
lo scopo di agevolare l’incontro e il confronto
fra le persone affette da CMT e i loro
familiari, attraverso mezzi di comunicazione
e momenti di socializzazione e informazione.
Oggi, ad oltre 20 anni dalla sua costituzione,
le finalità si sono accresciute grazie ad
una migliore strutturazione del consiglio
direttivo e quindi si spazia dalla promozione
di progetti d’informazione e formazione
al fine di accrescere le competenze e le
conoscenze relative al trattamento della
malattia di Charcot-Marie-Tooth e sindromi
similari, al sostenere e promuovere progetti e
studi scientifici sulla CMT; favorire la nascita
di centri per la diagnosi e il trattamento in
grado di lavorare in collaborazione fra loro;
essere punto di riferimento e d’informazione
sulle leggi a favore dei disabili, lavorando in
collaborazione con altre realtà associative.
Nel 2022 gli iscritti hanno superato le 800
unità, distribuiti geograficamente sull’intero
territorio nazionale. Il ruolo di associazioni
come ACMT-Rete è quindi un legame stretto
fra l’essere un punto di riferimento per i
pazienti affetti e le loro famiglie e lo stimolo
alla ricerca e alla conoscenza della patologia
da parte del mondo scientifico e delle
Istituzioni.
• La CMT colpisce prevalentemente
mani e piedi, rendendo difficile
il controllo dei movimenti fini e
l’equilibrio.
• ACMT-Rete nasce nel giugno del 2001
ed è un’organizzazione nazionale di
Volontariato fatta da pazienti e di
pazienti. È l’associazione Italiana
più attiva per la Charcot-Marie-Tooth
(CMT) sul piano della formazione e
dell’informazione.
34
S
emprepiùspessosisenteparlarediCopertura
Sanitaria o di Sanità Integrativa anche nelle
aziende. Ma di cosa si tratta realmente?
Poiché l’Italia continua ad affrontare una serie di
sfide nel campo dell'assistenza sanitaria, tra cui
l'aumento dei costi della sanità privata e l'accesso
limitato alle cure nel settore pubblico per i tempi
di attesa sempre più lunghi, garantire l'accesso
a un'assistenza sanitaria a prezzi accessibili è
fondamentale per il successo delle imprese.
Sempre più i Contratto Collettivo Nazionale di
Lavoro (CCNL) hanno come clausola obbligatoria,
la copertura sanitaria per il dipendente che
può essere scelta tra il fondo di categoria, una
copertura uguale o migliorativa.
Infatti, disporre di una copertura sanitaria
sufficiente è uno dei modi migliori per le aziende
di mantenere la propria forza lavoro sana e far
crescere le proprie attività.
La copertura sanitaria è una componente
essenziale di un'azienda di successo.
Non solo è necessaria per garantire l'assistenza
ai dipendenti, ma è anche fondamentale per la
stabilità finanziaria di un'azienda.
La copertura sanitaria offre una serie di vantaggi
alle aziende, tra cui la riduzione dell’assenteismo,
l'aumento del morale dei dipendenti e la loro
fidelizzazione. Fornisce alle aziende anche un
vantaggio competitivo, attirando e trattenendo
dipendenti qualificati.
Conunacoperturasanitaria,leaziendeproteggono
il loro bene più prezioso: i dipendenti.
I vantaggi sono sempre più evidenti e le aziende
che investono nella sanità integrativa sono ben
posizionate per avere successo nell'odierno
contesto aziendale in continua evoluzione.
di Riccardo Troiano
WELFARE
TUTTI I VANTAGGI DELWELFARE AZIENDALE
35
La copertura sanitaria integrativa in Italia
è sempre più richiesta dai dipendenti, che
sono ogni giorno più consapevoli di cosa
hanno bisogno e di non poter affrontare
spese sanitarie con solo le loro forze
economiche.
Il welfare integrativo è ormai una tendenza che
si va sempre più affermando nel mercato, e
sebbenelamaggiorpartedelleaziendenonabbia
ancora un piano di welfare aziendale, questo non
significa che non debba esserci, anzi.
Molte aziende, anche medio piccole, si stanno
avvicinando a questa soluzione.
Tutto questo rientra nell’ambito welfare che
può dare ai dipendenti vantaggi importanti
senza pesare troppo sul bilancio dell’azienda.
Infatti, il welfare integrativo non è solo una
forma di tutela sul lavoro ma rappresenta
anche un importante strumento per attirare
e tenere i migliori talenti nelle proprie filiali
e stabilimenti aumentando la produttività e il
rendimento delle attività svolte.
Per questo motivo, il welfare integrativo è
una delle principali problematiche che le
aziende devono affrontare e risolvere per non
rimanere indietro rispetto alla concorrenza.
I vantaggi per le aziende sono moltissimi,
soprattutto per quelle che hanno una
presenza sul mercato italiano ma anche per
quelle che vogliono espandersi all’estero e
oggi è accessibile anche alle medie, piccole e
microimprese.
Un piano di welfare aziendale che includa una
serie di opzioni, dalle cure di base a quelle più
avanzate, è la soluzione migliore.
Un piano di welfare aziendale può coprire
un'ampia gamma di opzioni, come screening,
ricoveri, visite specialistiche e programmi di
sensibilizzazione della comunità a mantenere
la propria salute, e può essere personalizzato
in base alle esigenze della vostra azienda.
36
L
a malattia di Alzheimer è una delle
sindromi degenerative più diffuse, si stima
che nel mondo ne siano colpite 60 milioni
di persone; è una sindrome a decorso cronico e
progressivo e rappresenta la causa più comune
di demenza nella popolazione anziana dei paesi
occidentali. Il rischio di contrarre la malattia
aumenta con l'età: non si tratta tuttavia di una
malattia che colpisce i soli anziani, esistono infatti
casi di persone che possono presentare un esordio
precoce della patologia anche verso i 50 anni.
E’ per questo fondamentale riconoscere i sintomi
ed eseguire una corretta diagnosi il prima
possibile. Possiamo elencare una decina di sintomi
che possono destare allarme:
1. Perdita di memoria: questa può essere
sintomo di una momentanea distrazione, o di
stanchezza, ma se si ripete più volte nell’arco
di poco tempo rendendo difficile se non
addirittura impossibile l’attività lavorativa, va
sospettato l’Alzheimer o comunque è sempre
meglio rivolgersi ad uno specialista: qualche
meccanismo si è certamente alterato.
2. Difficoltà nelle attività quotidiane. La persona
sana, sotto stress può dimenticare di spengere
la televisione o la luce prima di uscire di
casa, o una pentola sul fuoco: i primi sintomi
di Alzheimer non fanno ricordare al malato
neppure di aver cucinato o mangiato. Ovvero
un’azione ben più concreta dello spingere
un pulsante. Seppure tali fatti accadano
estemporaneamente, vanno approfonditi.
3. Disturbi del linguaggio. La perdita di memoria
incide anche su meccanismi acquisiti
e consolidati come il linguaggio: non si
ricordano le parole, non vengono, o se ne
usano altre impropriamente, con significati
che nulla hanno a che vedere con l’oggetto da
citare o il saluto da fare.
4. Disorientamento nel tempo e nello spazio. Il
malato di Alzheimer si può perdere facilmente,
non sapere deve si trova, e che giorno è, accusa
un disorientamento spazio temporale.
5. Diminuzione della capacità di giudizio. Una
persona con i primi sintomi di Alzheimer
di Claudia Martucci
FOCUS
L’ALZHEIMER,
LA MALATTIA CHE RUBA I RICORDI
37
non riesce a svolgere correttamente
alcune semplici pratiche quotidiane: ad
esempio può scegliere di uscire di casa
con l’accappatoio anziché col cappotto o
indossare calzini al posto delle scarpe.
Anche in questo caso, occorre subito
rivolgersi ad uno specialista. Sono
situazioni che mettono in pericolo il
paziente.
6. Perdita di oggetti: allo stesso modo il
malato in questione comincia a perdere
gli oggetti perché non li ripone al posto
giusto: si possono mettere le chiavi di casa
nel frigorifero o i surgelati sotto il cuscino,
senza rendersene minimamente conto.
7. Difficoltà nel pensiero astratto. E’ così che
si chiama il fare di calcolo o compilare
moduli ed assegni: il malato di Alzheimer
dimentica il significato dei numeri o come
si fanno i calcoli matematici.
8. Cambiamenti di umore o di
comportamento.
9. Cambiamenti di personalità. Sono cose
che capitano a tutti col passare degli
anni, ma i primi sintomi della malattia
sviluppano queste alterazioni in modo
estremamente repentino, immediato, da
un minuto all’altro, portando anche uno
stravolgimento totale, da non riconoscere
più le azioni ed i toni del proprio caro.
10. Mancanza di iniziativa. I primi sintomi
della malattia consistono inoltre in una
lenta perdita di interesse verso ogni
attività personale o quotidiana
La malattia evolve gradualmente ed ha
un notevole impatto economico, sociale
e psicologico che si ripercuote su tutto il
nucleo familiare. Per questo è fondamentale
la diagnosi precoce, ovvero, parlare con
il proprio medico di famiglia appena si
presentano le prime avvisaglie, il quale avrà
il compito di valutare la possibilità di una
visita neurologica specialistica. Purtroppo ad
oggi, la ricerca non ha fatto passi importanti,
e tutto ciò che farmacologicamente è
presente in commercio colpisce il sintomo
ma non la causa. Gli interventi proposti oggi
ai pazienti, se intrapresi dalle fasi iniziali,
possono attenuare e rallentare il decadimento
cognitivo.Traquesti,lastimolazionecognitiva,
utile per sollecitare i circuiti neuronali non
ancora compromessi dalla patologia.
Altro accorgimento utile è lavorare sullo stile
di vita, praticare attività sportiva, vivere in
contesti stimolanti,mantenere un’altasocialità,
sollecitare la mente con lettura, ascolto di
musica e continuare a coltivare passioni.
Associazione Amici Alzheimer ODV
www.associazioneamicialzheimer.it
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0698382257 - 3406854064
38
B
anca delle Visite Onlus è il circuito solidale
attivo dal 2017 e operativo in tutta Italia, con
la mission di garantire il diritto alla salute di
anche a chi, per varie motivazioni, legate a disagi
familiari, economici o di salute, si trova a non poter
sostenerespesesanitarieprivate,népuòattenderele
liste spesso lunghe del servizio sanitario nazionale,
rinunciando dunque ad effettuare quei controlli di
cui avrebbero bisogno.
Crediamo nella volontà delle persone di fare del
bene e nella sinergia tra istituzioni e terzo settore a
supporto delle persone che possono essere in una
situazione di difficoltà e collaboriamo per questo
con associazioni locali di ogni genere, dai presidi
di Croce Rossa, Croce Verde, alle ODV come l’Avis, la
Caritas e realtà come i circoli Rotary o le Pro-Loco
che in comune hanno la proattività e il presidio
sul territorio, perché sono quelle ‘sentinelle’ sul
territorio che possono garantirci che nessuna
prestazione vada persa e che le persone che
ricevono aiuto sono davvero in una condizione di
impossibilità a sostenere i costi delle prestazioni,
né di poter attendere a lungo.
Fin dal primo momento, le nostre attività sono
state mosse dal credo nei valori del mutuo soccorso
e dell’aiuto reciproco per tutelare il diritto alla
salute, affinchè l’accesso alle cure potesse essere
a disposizione non solo di chi ha la possibilità di
spendere, ma anche degli ultimi o di chi vive una
situazione problematica momentanea, anche
in relazione alle conseguenze dell’emergenza
pandemica che hanno ulteriormente aggravato le
difficoltà del settore sanitario.
Proprio il periodo di grande difficoltà che
abbiamo vissuto tutti a causa del Covid ci ha fatto
comprendere, forse in modo ancor più chiaro,
quanto questo servizio fosse in realtà un aiuto
grande e insperato per tante persone e che fosse
giunto il momento di divulgarlo sempre di più
affinchè potesse essere sostenuto da chi può
donare, e che fosse possibile aiutare così più
persone possibili.
Il 2022 in questo è stato l’anno dell’evoluzione in cui
abbiamo moltiplicato in potenza i nostri numeri.
Abbiamo così iniziato a muoverci in maniera
sempre più serrata e a creare situazioni in cui
la Banca delle Visite potesse essere raccontata,
conosciuta, sperimentata e consigliata: tutto ciò
ci ha portato ad espandere il nostro messaggio
solidale in modo diffuso consentendoci di coprire
tanti territori e arrivare a tante persone.
Anche questi ultimi due mesi dell’anno sono stati
ricchissimi di eventi e di iniziative utili per divulgare
il circuito solidale di Banca delle Visite.
Il periodo del Natale è stato propizio per partecipare
di Michela Dominicis
SOCIALE
BANCA DELLE VISITE: IL 2022
SI CHIUDE IN BELLEZZA (E SOLIDARIETÀ!)
39
ad eventi e organizzare Charity Dinner a favore
della Fondazione, coinvolgendo centinaia
di persone in tutta Italia e mettendoci nelle
condizioni di poter raccontare dal vivo tutte le
nostre attività, spiegare il meccanismo solidale
e mostrare i risultati del fare rete sul territorio.
Una menzione particolare ed un caloroso
ringraziamento va ai nostri Soci Fondatori e
atutti i promotori mutualistici di Mutua MBA
che partecipano sempre con generosità ed
entusiasmo alle nostre attività di promozione
e di raccolta fondi e ci aiutano ad organizzarle.
Ringraziamo inoltre i nostri Amici Sostenitori
e i Point che ci hanno aiutato a sviluppare
relazioni e a creare le migliori condizioni
affinché la Fondazione avesse spazio e visibilità
in tante occasioni locali, coinvolgendo tante
persone, sia in eventi dedicati, che all’interno
di altre occasioni ed eventi in cui abbiamo
avuto la possibilità di raccontare di Banca delle
Visite ad un largo pubblico.
Ringraziamo chi ha voluto organizzare eventi
di fundraising in cornici talvolta anche
spettacolari come, ad esempio, la bellissima
serata “Le stelle Manzoniane” organizzata dalla
Croce Verde di Bosisio – nostra Amica Point
locale - al Palataurus di Lecco.
L’evento, condotto da Paoletta di Radio Italia,
ha visto la partecipazione di oltre 600 persone
presenti in sala, che hanno gustato un’ottima
cena allietate dalla musica di Enzino Fargetta
di Radio Deejay. L'evento è stato patrocinato
dalla Provincia di Lecco e dai Comuni di
Lecco, Bosisio Parini, Costamasnaga, Oggiono,
Castello Brianza, Cesana Brianza, Colle
Brianza, Ello, Barzago, Gabagnate Monastero,
Molteno, Nibionno, Rogeno.
Oltre60 gliimprenditoripresentiallaseratache
hanno ospitato ai loro tavoli più di 600 persone
per una raccolta complessiva a beneficio di
Croce Verde Bosisio e Banca delle visite vicina
ai 70 mila euro.
Uno dei momenti più allegri della serata è stata
l'asta benefica battuta da Paoletta e dal bomber
dei bomber del basket italiano, Antonello Riva,
che ha visto l’assegnazione di alcuni cimeli
del mondo dello sport: i generosi offerenti si
sono aggiudicati le magliette di Inter e Milan
firmate da Niccolò Barella e Sandro Tonali, i
palloni ufficiali di Juventus e Milan firmati
dai giocatori delle due squadre, la maglietta
della Pallacanestro Cantù con le firme dei
giocatori; il casco del campione della Moto
Gp Alex Rins; la tuta di Celestino Vietti, pilota
della Vr46 della scuderia di Valentino Rossi;
gli stivali da gara di Luca Marini e di Marco
Bezzecchi, anch'essi protagonisti in moto GP
e il cappellino della Ferrari firmato dai due
piloti Charles Leclerc e Carlos Sainz, oltre a
molti altri premi che hanno animato l’angolo
dello shop solidale allestito nella sala rivestita
a festa per l’occasione. Grazie all'asta sono
stati raccolti ulteriori 12.500 euro.
Grazie infine a tutte le persone che hanno
voluto contribuire a sostenere la Fondazione
acquistando i propri doni natalizi dallo shop
solidale, è anche grazie a loro se il messaggio di
Banca delle Visite ha raggiunto nuove persone.
Per concludere la panoramica sulle tante
attività fatte nel corso di quest’anno, vogliamo
ringraziare anche realtà come Armolipid Italia
e Tempo Sospeso che ci hanno consentito di
portare avanti delle campagne di prevenzione
e di supporto degli utenti donando prestazioni
in aree specifiche come il controllo
cardiovascolare e il supporto psicologico per
donne e bambini.
Last but not least, l’estensione del circuito
solidale anche agli animali, con l’inizio
delle attività di Banca delle Visite PET, via
via in espansione sul territorio nazionale
e l’interesse sempre crescente dei Comuni
che stanno abbracciando il nostro progetto
solidale un po’ in tutta Italia, riconoscendone
l’alto valore sociale.
Per concludere, diamo un po’ di numeri:
questo 2022 ci ha visto donare 930
prestazioni in 16 regioni complessivamente
in Italia, moltiplicando Amici Sostenitori
e Superdottori, che ringraziamo per essere
sempre disposti a metterci a disposizione
qualche visita sospesa e dei listini calmierati.
40
Campagna Tempo Sospeso
Armolipid - Mettici il cuore Talks
MY LAB by MBA
Mutualità e Solidarietà a Palazzo Salerno - Napoli
Convegno contro la violenza sulle donne - Napoli
VISITE DONATE NEL 2022
Grazie davvero con il cuore a tutti coloro che
hanno contribuito a questi risultati che sono
ancora piccoli, ma molto significativi per noi,
essendo l’anno di ripartenza della pandemia,
non ancora debellata.
È stato il nostro anno migliore, ma siamo
davvero solo all’inizio.
Il nostro obiettivo per il 2023 è continuare su
questa via, con impegno, passione ed entusiasmo
e Insieme, donare Salute.
Seguono alcune immagini di alcuni tra gli
appuntamenti più significativi di quest’ultimo
bimestre in cui Banca delle Visite è stata
protagonista.
41
Umberto Crippa, Michela Dominicis, Paoletta e Filippo Buraschi Marco Bizzecchi Sandro Tonali
“LE STELLE MANZONIANE", organizzato dalla Croce Verde di Bosisio al Palataurus di Lecco
per promuovere il circuito solidale La Banca delle Visite è stato l’evento più spettacolare
del periodo natalizio, con tantissimi ospiti, oltre 700, un’asta di beneficienza, video messaggi
e tante sorprese per i presenti.
L’iniziativa BANCA DELLE VISITE PET ha subito raccolto l’attenzione di addetti ai lavori e tanti
amanti degli animali, come l’attrice Anna Foglietta che ha condiviso entusiasta sui suoi social una
foto con il nostro calendario PET.
Ringraziamo di cuore la Veterinaria Trastevere che ci ha messo a disposizione i suoi studi per
il bellissimo shooting solidale realizzato da Melania Stricchiolo in cui sono stati immortalati
bellissimi cani e gatti che hanno oppure sono reduci da problemi di salute, o un passato traumatico
e che sono oggi circondati da attenzioni e curati con amore.
Anna Foglietta
42
Con un caffè sospeso in sanità, Banca delle Visite raccoglie donazioni per offrire
prestazioni mediche a persone in difficoltà che non possono permettersi una visita privata né
attendere le tempistiche del Servizio Sanitario Nazionale in caso di bisogno e urgenza.
Aiutaci anche tu!
Si può sostenere Banca delle Visite con:
· una donazione liberale su bancadellevisite.it
· un bonifico bancario IBAN IT 67 Q 0306 9096 0610 0000 140646
Causale: Donazione per il progetto Banca delle Visite
· il tuo 5x1000 devolvendolo al C.F. 97855500589
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