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“Tecnologie di libertà” è una frase colta nel testo di Manuel Castells “Comunicazione e potere” e sono intese quale “base materiale e culturale dei movimenti nella loro battaglia contro la globalizzazione capitalista” e contro il conseguente allontanamento dei luoghi decisionali in sedi sempre più distanti dalle istanze democratiche.
Partendo da questa affermazione, al fine di verificarne la veridicità, la presente tesi ha voluto dapprima sviluppare un approccio teorico che consentisse di raffrontare il pensiero di alcuni tra i più importanti studiosi delle ripercussioni del digitale sulla nostra società e, successivamente, verificarne la rispondenza nei sconvolgimenti politici che hanno caratterizzato l’anno 2011, appena trascorso.
Cercando di non cadere nel determinismo, ci si è resi conto che molte delle teorie di autori quali Bauman, Castells, John Friedmann, Hardt e Negri, Latouche, Mezza, Rheingold, Sassen, ed altri, potevano concorrere alla definizione di un unico quadro teorico nel quale il digitale, ed in particolar modo il web 2.0, stia effettivamente contribuendo alla creazione di un “uomo nuovo”: oggi, come nel Rinascimento, non ci si accontenta più di salire sulle spalle dei giganti del XIX-XX secolo, ma si pretende di essere parti attive nei processi sociali, economici e politici che ci coinvolgono.
Al di là dello scontato effetto di “amplificazione dell’informazione” che internet indubbiamente possiede, si sono evidenziati tre cambiamenti che stanno caratterizzando le persone che stanno mettendo in discussione gli attuali assetti del potere e ad ogni cambiamento è stata associato un preciso metodo di fruizione sociale del digitale:
· Disintermediazione: Presa di coscienza dei fallimenti del secolo breve; Acquisizione di nuovo senso di responsabilità;
· User generated content: Analisi e costruzione condivisa di una alternativa; è la produzione di “nuovo senso”;
· Adhocracy: L’azione, la tendenza a formare gruppi spontanei in rete, su obiettivi anche minimi, ma che nel corso del 2011 ha assunto caratteristiche molto più politiche.
Anche utilizzando il parallelismo tra i movimenti del Social Forum del 2001 e quelli del 2011, si è provveduto a vedere se quanto proposto teoricamente si sia poi effettivamente verificato nelle proteste delle primavere arabe, degli indignados, di Occupy wall street. Per farlo sono stati utilizzati i commenti che giornalisti, scrittori e blogger hanno prodotto per stampa e rete.
La conclusione della tesi è che le dinamiche con le quali i protesters del 2011 sono scesi nelle piazze del mondo arabo e occidentale non sono rintracciabili nelle manifestazioni di protesta degli anni precedenti, eccezion fatta per il primo periodo del social forum 2011, quello caratterizzato dallo “Spirito di Genova”: l’orizzontalità delle decisioni prese sia al momento della nascita che nella gestione dei movimenti rimanda ai tre momenti sopra descritti.
“Tecnologie di libertà” è una frase colta nel testo di Manuel Castells “Comunicazione e potere” e sono intese quale “base materiale e culturale dei movimenti nella loro battaglia contro la globalizzazione capitalista” e contro il conseguente allontanamento dei luoghi decisionali in sedi sempre più distanti dalle istanze democratiche.
Partendo da questa affermazione, al fine di verificarne la veridicità, la presente tesi ha voluto dapprima sviluppare un approccio teorico che consentisse di raffrontare il pensiero di alcuni tra i più importanti studiosi delle ripercussioni del digitale sulla nostra società e, successivamente, verificarne la rispondenza nei sconvolgimenti politici che hanno caratterizzato l’anno 2011, appena trascorso.
Cercando di non cadere nel determinismo, ci si è resi conto che molte delle teorie di autori quali Bauman, Castells, John Friedmann, Hardt e Negri, Latouche, Mezza, Rheingold, Sassen, ed altri, potevano concorrere alla definizione di un unico quadro teorico nel quale il digitale, ed in particolar modo il web 2.0, stia effettivamente contribuendo alla creazione di un “uomo nuovo”: oggi, come nel Rinascimento, non ci si accontenta più di salire sulle spalle dei giganti del XIX-XX secolo, ma si pretende di essere parti attive nei processi sociali, economici e politici che ci coinvolgono.
Al di là dello scontato effetto di “amplificazione dell’informazione” che internet indubbiamente possiede, si sono evidenziati tre cambiamenti che stanno caratterizzando le persone che stanno mettendo in discussione gli attuali assetti del potere e ad ogni cambiamento è stata associato un preciso metodo di fruizione sociale del digitale:
· Disintermediazione: Presa di coscienza dei fallimenti del secolo breve; Acquisizione di nuovo senso di responsabilità;
· User generated content: Analisi e costruzione condivisa di una alternativa; è la produzione di “nuovo senso”;
· Adhocracy: L’azione, la tendenza a formare gruppi spontanei in rete, su obiettivi anche minimi, ma che nel corso del 2011 ha assunto caratteristiche molto più politiche.
Anche utilizzando il parallelismo tra i movimenti del Social Forum del 2001 e quelli del 2011, si è provveduto a vedere se quanto proposto teoricamente si sia poi effettivamente verificato nelle proteste delle primavere arabe, degli indignados, di Occupy wall street. Per farlo sono stati utilizzati i commenti che giornalisti, scrittori e blogger hanno prodotto per stampa e rete.
La conclusione della tesi è che le dinamiche con le quali i protesters del 2011 sono scesi nelle piazze del mondo arabo e occidentale non sono rintracciabili nelle manifestazioni di protesta degli anni precedenti, eccezion fatta per il primo periodo del social forum 2011, quello caratterizzato dallo “Spirito di Genova”: l’orizzontalità delle decisioni prese sia al momento della nascita che nella gestione dei movimenti rimanda ai tre momenti sopra descritti.
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