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NOTA INTRODUTTIVA
di Valerio Federico

I Partiti, le Fondazioni bancarie e le Banche
Il controllo delle Banche o il potere di influenzarne le decisioni sono straordinari strumenti di consenso. È
il consenso, espresso col voto, che permette ai Partiti di trovarsi ad amministrare, attraverso i propri
rappresentanti, gli Enti locali, le Regioni, il Paese.
Ad Enti locali e Regioni è demandata la nomina di gran parte dei consigli decisionali delle Fondazioni di
origine bancaria, gli istituti che posseggono la maggioranza delle azioni delle Banche e che quindi ne
scelgono i membri di Direzione. Ovvero coloro che poi definiranno le linee di credito.
La politica dunque controlla le Fondazioni bancarie designando da Regioni, Provincie e Comuni i
componenti dei board decisionali. A loro volta, le Fondazioni bancarie condizionano le scelte delle
banche grazie alle partecipazioni che ne detengono.
Questi sono i nodi che legano le Banche ai Partiti, uno dei circoli viziosi, tutti italiani, che coinvolgono
politica e finanza e che rendono il capitalismo italiano “inquinato”, indebolendo i confini tra “controllore”
e “controllato”. Accade anche per questo che i criteri in base ai quali le Banche indirizzano e
distribuiscono il credito, a volte non siano propriamente economici, tanto più che dei finanziamenti non
beneficiano solo le imprese, ma anche Partiti e amministrazioni locali.
Nate negli anni ’90 con la Legge Amato-Carli, le Fondazioni di origine bancaria avevano lo scopo di
allineare il sistema finanziario italiano alle direttive della Comunità europea: i Paesi membri, tenuti a
procedere verso la liberalizzazione e la privatizzazione delle proprie economie, dovevano smettere di fare
ricorso agli “aiuti di Stato” per sostenere aziende poco solide.
La legge Amato-Carli, benché lasciasse degli interrogativi da sciogliere alla futura legislazioni, compì una
separazione tra attività di credito e istanze sociali attraverso l’istituzione delle Fondazioni. Esse
detengono “per legge” significative quote azionarie degli istituti di credito conferitari (potendo dunque
influenzarne la “governance”) ma non possono direttamente esercitare attività bancaria.
Ma la riforma che ha portato di nuovo nelle banche l’interessi dei partiti è quella di Tremonti del 2002.
Sotto il profilo giuridico la forma rimaneva inalterata: si trattava e si tratta di “Enti privati”, ma i loro
statuti sono soggetti all’approvazione del Ministero del Tesoro. Funzionano di fatto come holding
“pubbliche” nella gestione del pacchetto di controllo della banca “privata” conferitaria. Sono divenute
espressione di realtà territoriali perché la determinazione dei loro vertici è stata conferita ad Enti Locali e
Regioni -e in misura minore ad Università, gerarchie ecclesiastiche e Camere di Commercio1. Sono tenute
a sostenere attività del no profit in ambiti d’intervento che spaziano dalla cultura, all’arte, alla ricerca,
dall’istruzione, al welfare, dall’assistenza al disagio sociale, alla sanità, fino allo sport. Nel sostegno alle
attività di utilità sociale hanno tale discrezionalità da poter decidere di finanziare taluni progetti anche
quando questi afferiscono agli enti pubblici stessi, con il risultato che tali interventi permettono di
integrare l’offerta di servizi alla cittadinanza e possono tradursi in veicolo per la conquista del consenso.
Resta una fatto che non tutti i territori italiani sono tutelati dalla presenza di Fondazioni bancarie. Se le
banche controllate dalle Fondazioni operassero solo nel territorio di riferimento di queste, i problemi si
“limiterebbero” a eventuali illegittime interferenze nella concessione del credito. Ma le Fondazioni
italiane determinano la “governance” di gruppi che agiscono a livello nazionale e internazionale, il cui
accrescimento di valore complessivo non dovrebbe dipendere dall’ottica di privilegio di un territorio.
Le risorse a disposizione delle Fondazioni sono costituite essenzialmente dal capitale originario che sono
tenute ad amministrare, dagli interessi derivanti da operazioni finanziarie e dai dividendi di fine anno
delle banche conferitarie. Esse non gestiscono i propri soldi o quelli di risparmiatori che scelgono di

1 Secondo il principio sancito nell'art.3 del decreto 217/2002, per le Fondazioni di origine associativa, l'organo di indirizzo è composto da una prevalente
qualificata rappresentanza degli interessi del territorio, ossia da membri designati da Comuni, Province, Regioni e città metropolitane, cui si affiancano,
soggetti di chiara fama e riconosciuta indipendenza in possesso di competenza ed esperienza specifica nei settori di intervento della Fondazione.
affidarglieli, ma, in quanto primi azionisti dell’istituto di credito di riferimento, condizionano le scelte sul
denaro di cittadini ignari di queste implicazioni.
In Italia attualmente esistono 88 Fondazioni bancarie: il loro patrimonio complessivo, secondo i bilanci
chiusi nel 2012, ammonta a circa 51 miliardi di euro.
Una nomina come membro del consiglio decisionale di una Fondazione garantisce ottimi introiti ai
“fortunati”. Ha del clamoroso quanto accadeva fino a qualche anno fa nella Fondazione CARIPLO,
dove i membri della “Commissione Centrale di Beneficenza”2 (dei quali 3 indicati dalla Regione
Lombardia3, 3 dal Comune di Milano e 15 da varie province lombarde, nonché 1 dall’arcivescovo di
Milano) percepivano un compenso di 2.500 € per ogni riunione della Commissione stessa, oltre al
rimborso spese4! Recentemente a Radio Radicale il Presidente Guzzetti ha dichiarato che i compensi sono
stati dimezzati.

Le Fondazioni, Cassa Depositi e Prestiti e i Fondi Istituzionali
Alcune Fondazioni di origine bancaria possiedono una quota significativa dell’azionariato della Cassa
depositi e prestiti (Cdp)5, rappresentando complessivamente “il secondo azionista”. La quota si è ridotta
negli ultimi due anni passando dal 30% al 18,4%, mentre il rimanente 81,6% è detenuto dal Tesoro e in
minima parte dalla cassa stessa6.
La Cassa depositi e prestiti, presieduta da Franco Bassanini, gestisce il risparmio postale finanziando
soprattutto reti di trasporto e servizi pubblici locali, edilizia pubblica e iniziative in campo energetico. È
insomma, l’operatore di riferimento per gli Enti pubblici, basti pensare che nel 2008 ha concesso prestiti
per 8,2 miliardi di euro.
Cdp comprende nel suo consiglio d’amministrazione anche dei rappresentanti di enti locali, mentre vanta
partecipazioni rilevanti in Eni, Snam, Enel, Terna, ST Microelectronics e Poste Italiane7 e numerosi fondi
d’investimento8, detenendo inoltre il 16,52% del Fondo Italiano per le Infrastrutture (F2i)9.
F2i Sgr SpA, costituita nel gennaio 2007 dal governo Prodi, ha lanciato il più grande fondo chiuso
italiano dedicato a investimenti nel settore. Il suo Amministratore Delegato è tuttora Vito Gamberale
(scelto da Prodi e considerato vicino al PD). Tra i suoi azionisti annovera alcune delle maggiori banche
italiane, come Intesa e Unicredit, ma soprattutto ben 7 Fondazioni bancarie.
Queste ultime, dunque, controllate dagli enti locali, non solo hanno influenza sulle Banche, ma anche in
Cdp e nel Fondo F2i, i principali strumenti di finanziamento di opere pubbliche nel Paese.
Per farsi un’idea dell’importanza che F2i ha per le infrastrutture strategiche del Paese, basta guardare
all’interesse che rivolge agli aeroporti italiani: nel 2010 ha acquistato la maggioranza azionaria

2 Totale componenti della Commissione Centrale di Beneficenza: 40 nominati dalla Commissione medesima. ENTI,

FONDAZIONI E SOCIETA’ A PARTECIPAZIONE COMUNALE, Schede informative, Comune di Milano,- Gabinetto del
Sindaco, Ufficio Nomine, Maggio 2005, pag127
3 Sulla base di terne dei soggetti proponenti la Commissione sceglie 1soggetto per terna. Una terna è proposta dalla Regione
Lombardia, una dai presidenti dei centri di servizio del volontariato della Regione e un’altra dai presidenti degli Istituti
culturali di interesse regionale della Regione Lombardia, ibidem
4 ivi, pag 128. I Commissari partecipano anche alle riunioni di Commissioni costituite dalla Commissione Centrale di
Beneficenza, con un compenso di ‘soli’ 1.000 euro a riunione, oltre rimborsi spese.
5 Così come i consigli decisionali delle Fondazioni hanno dei membri in quota alle gerarchie ecclesiastiche, anche nel CdA di
Cassa Depositi e Prestiti fino ad aprile 2013 sedeva -in qualità di Presidente- un “rappresentante” degli interessi del Vaticano:
Ettore Gotti Tedeschi, già presidente dello IOR dal 2009 al 2012.
6 Fonte: Cassa depositi e prestiti, sito istituzionale www.cassaddpp.it
7 Eni Spa 25,76%; Terna SpA 29,9%; Snam SpA 30% (Fonte: Cassa depositi e prestiti, sito istituzionale www.cassaddpp.it)
8 A titolo esemplificativo e non esaustivo: Fondo Italiano di Investimento(F2ii); Fondo Italiano per le infrastrutture (F2i);
Fondo PPP Italia; Fondo Investimenti per l’Abitare (FIA); Fondo Investimenti per la Valorizzazione (FIV Plus); Fondo
Immobiliare di Lombardia; Fondo Marguerite; Fondo Inframed; European Energy Efficiency Fund; Galaxy
9 Relazione finanziaria semestrale consolidata di Cassa Depositi e prestiti 2013, pag. 67
dell’Aeroporto di Napoli, e più recentemente si è accaparrato dal Comune di Milano10 una consistente
quota di SEA (società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa). Il fondo di Gamberale ha inoltre
messo gli occhi anche sull’aeroporto di Cagliari e su quello di Genova, il Cristoforo Colombo.
L’imprenditore locale Aldo Spinelli, interessato all’acquisto e fautore di una cordata ha dichiarato
riferendosi al fondo: «Quelli sono forti, se vogliono il “Colombo” se lo comprano da soli».
Qualche dato sulla ricchezza e i rapporti delle Fondazioni e delle Banche
Fondazione Cariplo - Al 18 Gennaio 2013, detiene il 4,67% del capitale sociale della Banca, e secondo i
documenti di bilancio del 2012 dispone di un patrimonio netto contabile pari a 6,55 mld di euro, il 4,14%
in più rispetto all’anno precedente, distribuendo ogni anno circa 200 mln di euro.
Compagnia di San Paolo - Alla fine del 2012 il valore di mercato complessivo del portafoglio di attività
finanziarie detenuto dalla Compagnia di San Paolo ammonta a € 5,2 mld.
Fondazione Cariverona - A fine 2012 può contare su un patrimonio netto di 2 mld 648 mln di euro.
Distribuisce poco meno di 119 mln di euro l’anno, mentre spende oltre 2 mln per compensi e rimborsi
agli organi statutari e più di 4 mln per il personale, oltre che 158mila euro in consulenti esterni.
Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna - A fine 2012 ha un patrimonio netto di più di 750 mln,
distribuendone quasi 24. Ha partecipazioni in Intesa SanPaolo, Fondaco SGR spa; SINLOC - Sistema
Iniziative Locali spa; Mediobanca spa (quotata); Whitestones SCA; Edilparco srl; Sviluppo Immobiliare
Santa Teresa srl (SIST srl) e nella Duemme Sgr - gestione patrimoniale, la cui gestione di fine esercizio
rileva un patrimonio di 1,5 mln di euro.
Fondazione MPS – Nel 2012 ha un patrimonio netto di euro 673 mln di euro; mentre ha distribuito oltre
90mln, più di 1 mln e mezzo tra compensi e rimborsi spese agli organi statutari, spendendo per consulenti
e collaboratori esterni quasi 12 mln. Come si legge all’Art. 3, 1° paragrafo dello statuto di MPS,
approvato dal Ministero del Tesoro, è possibile per questi enti fare i costruttori: “La Fondazione può
anche partecipare alla progettazione ed alla realizzazione di infrastrutture e servizi per il tramite di
imprese strumentali, costituite dalla Fondazione medesima ed operanti esclusivamente nei settori previsti
dalla Legge”.
Nel 2002 Tremonti, consegnando la riforma che ha riportato le Fondazioni ai partiti tramite gli enti
locali, a chi gli chiese se la politica rientrava dalla finestra rispose: “non la politica ma la democrazia
(..)”, “le Fondazioni si mettono a fare il loro mestiere. Ma con un controllo democratico”. Su questo
punto è interessante notare come in molti statuti delle Fondazioni approvati dal ministero di Tremonti si
afferma che “i membri indicati dagli enti locali non rappresentano gli enti e, di conseguenza, i cittadini
che li hanno eletti”, smentendo clamorosamente il ministro. Lo statuto della fondazione MPS riporta che
“I membri della Deputazione Generale non rappresentano gli Enti dai quali sono stati nominati, né
rispondono ad essi del loro operato”. Ancora nel 2002 Tremonti conclude che “la confusione tra mercato
e no profit non ci sarà più” e aggiunge “Primo passo: Le Fondazioni fuori dalle banche, che vanno sul
mercato”. Sono passati undici anni.
Naturalmente i reciproci condizionamenti tra banche e partecipate pubbliche, tra banche e gruppi privati,
tra banche e media, tra banche e partiti, agiscono anche al livello dei rapporti tra creditore e debitore
che, senza orientamento al mercato e alla trasparenza, alimentano improprie gratitudini, preferenzialismi e
oscure pressioni. Le reti del capitalismo italiano ricche di potenziali conflitti d’interesse rendono tali
rapporti a forte rischio.

10 Dal Comune di Milano inoltre l’F2i ha rilevato la proprietà della Metroweb, attraverso l’intermediazione di un fondo estero
(intermediazione fruttata il doppio del prezzo d’acquisto originario)
Campagna Radicali Italiani
di Valerio Federico
con la collaborazione di Alessandro Massari e Nicolò Gnocato

Credito a chi merita - Fuori i Partiti dalle Banche
Obiettivi diretti: (i) ottenere un nuovo assetto proprietario di molte Banche italiane grazie alla
separazione tra le Fondazioni di origine bancaria, controllate dai Partiti, e la proprietà degli Istituti di
credito (tra i quali i tre principali: Intesa San Paolo, Unicredit e MPS). Tramite questa riforma (ii) ottenere
una distribuzione del credito slegata da interessi diversi da quelli dell’efficienza gestionale degli Istituti e
(iii) indebolire il rapporto Politica-Economia e Finanza, elemento strutturale del “Regime” italiano
denunciato dai Radicali.
Europa e Stato di Diritto negato: Fino al 1990 (c.d. Legge Amato 218/90), le banche italiane erano,
anche formalmente, enti pubblici. Fu a seguito di una direttiva della Comunità Europea che imponeva agli
Stati membri di privatizzare il sistema bancario che furono trasformate in SpA controllate dalle neonate
Fondazioni. Di fatto, dunque, con l’invenzione della fattispecie delle Fondazioni bancarie, si aggirò
l’obiettivo della Direttiva e le Banche restarono in buona parte in mano pubblica.
La legge vigente richiede alle Fondazioni di attenersi al principio della conservazione del loro patrimonio
che deve essere amministrato osservando “criteri prudenziali di rischio, in modo da conservare il valore e
ottenere una redditività adeguata” (articolo 5 decreto legislativo n.153/1999). Inoltre, la legge richiama il
principio della diversificazione degli impieghi (articolo 2, lettera c, legge 461 del 23/12/1998) con l’uscita
dal capitale della banca conferitaria – il decreto legislativo 153/1999 prevede che le partecipazioni di
controllo nelle Società bancarie conferitarie avrebbero dovuto essere dismesse, con alcune proroghe,
entro il 2006. L’opzione di indebitarsi per capitalizzare la banca di riferimento, come avvenuto nel caso
MPS e non solo, non è coerente con lo spirito della legge. Sia la Banca d’Italia che il Fondo Monetario
Internazionale hanno fatto richiami in merito a una diversa gestione delle Fondazioni bancarie.
I partiti nelle Fondazioni: In 18 Fondazioni bancarie esaminate nei consigli di amministrazione vi sono
76 nominati su 171 (il 44,4%) che sono o sono stati consiglieri o assessori in Enti locali o Regioni o
parlamentari – non sono compresi dunque altri nominati che hanno o hanno avuto incarichi o attività di
Partito11.
Laicità - Le gerarchie della Chiesa cattolica nelle Fondazioni: Gli ecclesiastici sono nominati nei
board della maggior parte delle Fondazioni bancarie. Rilevante per comprendere gli equilibri di forza e le
dinamiche che portano alla distribuzioni di fondi è la presenza di ecclesiastici negli organismi
decisionali di molte Fondazioni bancarie. È sufficiente un solo uomo delle gerarchie nei consigli per
condizionare gli esponenti politici scelti dagli enti locali in gran parte non intenzionati a creare frizioni
con la Chiesa nell’assegnazione di fondi. Naturalmente la Chiesa è strettamente legata a molti enti no
profit spesso di propria diretta emanazione.
Qualche esempio12:
Fondazione Cariplo: ha nella sua Commissione Centrale di Beneficenza che nomina il CdA, un membro
indicato dall’Arcivescovo della Diocesi di Milano.
Fondazione Monte dei Paschi di Siena: ha nel suo organo d’indirizzo, la Deputazione Generale, un
membro nominato dall’Arcidiocesi di Siena, Colle di Val d’Elsa e Montalcino.
Fondazione Cariverona: ha nel Consiglio Generale che nomina il CdA, 3 membri designati dai Vescovi
di Verona, Vicenza e Belluno-Feltre.
11

Da uno studio in lavoce.info gennaio 2013, elaborazione di Valerio Federico.
Si sono prese in esame solo le prime 7 Fondazioni italiane, in 6 di queste almeno un uomo proviene dalle gerarchie
ecclesiastiche.
12
Fondazione Cassa di Risparmio di Torino: ha nel Consiglio d’indirizzo che nomina il CdA, un membro
indicato dalla Conferenza Episcopale piemontese.
Ente Cassa di Risparmio di Firenze: ha nel suo Comitato d’indirizzo, un membro designato
dall’Ordinario Diocesano di Firenze.
Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna: ha nel Collegio d’indirizzo 2 membri designati dalla Curia
Arcivescovile. È interessante, in questo caso, rilevare come nelle relazioni di bilancio in merito ai
“principi di azione” si legge che “Si è tenuto conto di tre atti di primaria importanza che hanno orientato
l’attività”: il primo è “l’Enciclica Caritas in Veritate che ben disegna come debbano configurarsi in
modo moderno e aderente alle necessita dei tempi i principi di solidarietà, di reciprocità e di
sussidiarietà”; il secondo è “il Libro bianco sul Welfare del competente Ministero”: mentre il terzo “Il
rapporto “Sfida educativa” elaborato dalla CEI che contiene modelli di riferimento e proposte che
toccano la famiglia, la scuola, il mondo dell’imprenditoria”13.


La struttura, gli errori, la malagestione delle Fondazioni sono evidenti in numerose circostanze
o Il Caso MPS (3° banca italiana) in cui le collusioni dei Partiti - PD in primis- con la
Fondazione bancaria nella scelta dei manager ha provocato spericolate operazioni finanziarie.
o Nel 2001, la Legge Tremonti fissa i criteri attuali. Ma prima di allora le Fondazioni bancarie
avevano l’autonomia statutaria che avrebbe loro permesso di modificare i criteri di nomina nei
propri board decisionali. Tuttavia perché i rappresentanti degli enti locali avrebbero dovuto
riformare gli statuti che di fatto li avevano condotti in tale posizione di potere? Un sistema
malato può riformare se stesso?
o La “funzione di utilità sociale” delle Fondazioni può esprimersi prevalentemente contando sui
dividendi ottenuti dalla Banca controllata o partecipata. È dunque nel loro interesse fare
pressione sulle banche affinché distribuiscano dividendi, anche quando la sana gestione
economica della banca richiederebbe di evitarli a favore di altri investimenti.
o Il patrimonio delle Fondazioni bancarie è indivisibile per legge, di conseguenza esse sono
fuori dal mercato poiché il loro controllo non è né cedibile né acquisibile.
o I membri dei board delle Fondazioni non hanno la preparazione economica e finanziaria
minima indispensabile per le posizioni che occupano: solo l’1 per cento di coloro che siedono
nei CdA ha competenze di finanza14.
o Le Fondazioni sostengono elevati costi fissi per il compenso dei loro pletorici organi statutari.
Il costo di gestione delle Fondazioni è andato nettamente aumentando, con un rapporto tra
costi e ricavi di oltre il 25% nel 2012, contro il 12% medio del periodo 2006/07
o Accade a volte che le Fondazioni rifiutino di far sottoscrivere agli Istituti dei quali detengono
partecipazioni aumenti di capitale. Questo perché diluite le quote di partecipazione da esse
detenute risulterebbero diluite e consentirebbero l’allentamento della stretta di influenza sulla
destinazione dei prestiti. Potere che evidentemente preferito all’ipotesi di una crescita delle
linee di credito in conseguenza alla ricapitalizzazione.



Il credito viene diretto verso gli attori del capitalismo inquinato. Esempi lampanti ne sono
o SAI Fondiaria e Ligresti
o Il caso Alitalia: Banca Intesa, controllata dalle Fondazioni bancarie, intervenne nel 2010 nella
cosiddetta cordata dei “capitani coraggiosi”, acquisendo dunque quote azionarie di Alitalia. A
ciò sono seguiti prestiti per continuare a tenere in piedi un’azienda tecnicamente fallita. Ma in
operazioni come queste, il ritorno per la banca è sicuro: lo stato infatti interviene in ultima
istanza a mettere una toppa al buco.

13

Tale riferimento è contenuto nel documento di bilancio 2009 (mission e principi di azione, pp. 11-12). il documento di
bilancio 2012, per quanto riguarda i valori che ispirano la mission, fa riferimento al codice etico approvato il 9 ottobre 2012.
14
Fonte: lavoce.info
o

Il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, in occasione di una recente audizione in
Parlamento ha denunciato il “vizio” delle banche di preferire linee di credito ad imprese nelle
quali detengono quote azionarie. Ciò per l’evidente vantaggio di continuare ad ottenere
profitto dai dividendi derivanti dalle stesse.



Il credito alla Pubblica Amministrazione
o
Nel 2012, uno studio Unimpresa ha evidenziato un trend annuale che, a fronte di un calo dello
stock di crediti a imprese private e cittadini, rispettivamente del 2% e dell’1,15%, vedeva i
finanziamenti alla pubblica amministrazione centrale in aumento del 5% e agli Enti locali dello
0,51%. Il credito verso la PA da novembre 2012 a novembre 2013 è aumentato del 3,42% 15.



Il credito al tessuto imprenditoriale virtuoso
o Poco e caro, dato con criteri non meritocratici legati alle garanzie reali piuttosto che alla
validità del progetto e del piano industriale. Le imprese italiane pagano il 4% in più delle
imprese estere e più son piccole e più pagano il denaro.
o I finanziamenti alle imprese sono stati stimati, per il 2013, in flessione di circa il 5%, mentre,
parallelamente, è continuato l’acquisto da parte delle stesse banche di Titoli di Stato (70
miliardi circa nella prima metà dell’anno)
o Nel 2013 il differenziale del rapporto tra sofferenze e prestiti per chi ha fino a 5 dipendenti
(microimprese) è diminuito fortemente, passando dai 223 basis point del 2012 ai 95 del 2013.
L’idea, dunque, che i finanziamenti bancari alle piccole imprese siano eccessivamente
rischiosi è imprecisa.



Il credito ai cittadini e alle famiglie
o Sono in forte riduzione in Italia le erogazioni di mutui immobiliari per acquisto di abitazioni (47% nel 2012 e -16.8% nel primo trimestre 2013). La componente degli “altri mutui” registra
un calo ancora più accentuato, -70.7%.



La proprietà delle Banche non è contendibile
o Non vi è concorrenza basata sulla capacità gestionale di vertici e governance ma piuttosto
sulla forza dei rapporti dei manager con le Fondazioni bancarie e quindi con i Partiti
(Capitalismo relazionale).



Ripartizione azionariati bancari e Governance
o Solo il 18% delle Fondazioni bancarie italiane ha abbandonato l'azionariato bancario. Il 15%,
invece, possiede oltre il 50% delle azioni della banca di riferimento (dallo studio "Italian
Banking Foundations" di Andrea Filtri e Antonio Guglielmi).

Azionariato Intesa Sanpaolo Spa: Compagnia Di San Paolo 9,9%, Fondazione Cassa Di Risparmio
Delle Provincie Lombarde 4,7%, Fondazione Cassa Di Risparmio Di Padova E Rovigo 4,2%, Ente Cassa
Di Risparmio Di Firenze 3,4%, Fondazione Cassa Di Risparmio In Bologna 2,7% totale 24,9%. Questa
quota di proprietà ha permesso alle fondazioni bancarie di ottenere in loro quota 6 membri su 10 nel
Consiglio di gestione della banca16 – Intesa Sanpaolo Spa detiene il 3% di Iren Spa.

15
16

Fonte ABI, elaborazione Nicolò Gnocato
Fonte repubblica.it maggio 2013
Azionariato Unicredit Spa: Fondazione Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona 3,5%,
Fondazione Cassa di Risparmio di Torino 2,5%, Carimonte Holding Spa 3%, Fondazione Cassa di
Risparmio di Roma 1,1% - Unicredit Spa controlla il 1,9 di Hera Spa.
Azionariato Banca Monte dei Paschi di Siena Spa: Fondazione Monte Dei Paschi Di Siena 33,5%
Giuseppe Mussari è stato Presidente della Fondazione dal 2000 al 2006 e poi è passato a condurre la
banca - Banca Monte Dei Paschi Di Siena controlla il 9,8 di Hera Spa.
Azionariato Unione di Banche Italiane Spa: Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo 2,3%.
Azionariato Banca Carige Spa - Cassa di Risparmio di Genova e Imperia: Fondazione Cassa di
Risparmio di Genova e Imperia 46,52%.
Azionariato Mediobanca Spa: Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna 2,95%, Unicredit Spa 8,76%.
L’azione di utilità sociale delle Fondazioni
Il peso economico dell’intervento sociale delle Fondazioni è notevolmente calato: dai quasi 20 milioni di
euro erogati per Fondazione del 2007 si è passati agli 11 del 2012, naturalmente dipendendo dalla
situazione finanziaria delle banche, proprio nel periodo di crisi, quando avrebbe dovuto ampliarsi, il loro
margine operativo si è quasi dimezzato. La separazione rafforzerebbe il ruolo sociale delle Fondazioni
che potrebbero contare sulle entrate derivanti da cessioni di quote.

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Approfondimento di Radicali Italiani - Fuori i partiti dalla banche

  • 1. NOTA INTRODUTTIVA di Valerio Federico I Partiti, le Fondazioni bancarie e le Banche Il controllo delle Banche o il potere di influenzarne le decisioni sono straordinari strumenti di consenso. È il consenso, espresso col voto, che permette ai Partiti di trovarsi ad amministrare, attraverso i propri rappresentanti, gli Enti locali, le Regioni, il Paese. Ad Enti locali e Regioni è demandata la nomina di gran parte dei consigli decisionali delle Fondazioni di origine bancaria, gli istituti che posseggono la maggioranza delle azioni delle Banche e che quindi ne scelgono i membri di Direzione. Ovvero coloro che poi definiranno le linee di credito. La politica dunque controlla le Fondazioni bancarie designando da Regioni, Provincie e Comuni i componenti dei board decisionali. A loro volta, le Fondazioni bancarie condizionano le scelte delle banche grazie alle partecipazioni che ne detengono. Questi sono i nodi che legano le Banche ai Partiti, uno dei circoli viziosi, tutti italiani, che coinvolgono politica e finanza e che rendono il capitalismo italiano “inquinato”, indebolendo i confini tra “controllore” e “controllato”. Accade anche per questo che i criteri in base ai quali le Banche indirizzano e distribuiscono il credito, a volte non siano propriamente economici, tanto più che dei finanziamenti non beneficiano solo le imprese, ma anche Partiti e amministrazioni locali. Nate negli anni ’90 con la Legge Amato-Carli, le Fondazioni di origine bancaria avevano lo scopo di allineare il sistema finanziario italiano alle direttive della Comunità europea: i Paesi membri, tenuti a procedere verso la liberalizzazione e la privatizzazione delle proprie economie, dovevano smettere di fare ricorso agli “aiuti di Stato” per sostenere aziende poco solide. La legge Amato-Carli, benché lasciasse degli interrogativi da sciogliere alla futura legislazioni, compì una separazione tra attività di credito e istanze sociali attraverso l’istituzione delle Fondazioni. Esse detengono “per legge” significative quote azionarie degli istituti di credito conferitari (potendo dunque influenzarne la “governance”) ma non possono direttamente esercitare attività bancaria. Ma la riforma che ha portato di nuovo nelle banche l’interessi dei partiti è quella di Tremonti del 2002. Sotto il profilo giuridico la forma rimaneva inalterata: si trattava e si tratta di “Enti privati”, ma i loro statuti sono soggetti all’approvazione del Ministero del Tesoro. Funzionano di fatto come holding “pubbliche” nella gestione del pacchetto di controllo della banca “privata” conferitaria. Sono divenute espressione di realtà territoriali perché la determinazione dei loro vertici è stata conferita ad Enti Locali e Regioni -e in misura minore ad Università, gerarchie ecclesiastiche e Camere di Commercio1. Sono tenute a sostenere attività del no profit in ambiti d’intervento che spaziano dalla cultura, all’arte, alla ricerca, dall’istruzione, al welfare, dall’assistenza al disagio sociale, alla sanità, fino allo sport. Nel sostegno alle attività di utilità sociale hanno tale discrezionalità da poter decidere di finanziare taluni progetti anche quando questi afferiscono agli enti pubblici stessi, con il risultato che tali interventi permettono di integrare l’offerta di servizi alla cittadinanza e possono tradursi in veicolo per la conquista del consenso. Resta una fatto che non tutti i territori italiani sono tutelati dalla presenza di Fondazioni bancarie. Se le banche controllate dalle Fondazioni operassero solo nel territorio di riferimento di queste, i problemi si “limiterebbero” a eventuali illegittime interferenze nella concessione del credito. Ma le Fondazioni italiane determinano la “governance” di gruppi che agiscono a livello nazionale e internazionale, il cui accrescimento di valore complessivo non dovrebbe dipendere dall’ottica di privilegio di un territorio. Le risorse a disposizione delle Fondazioni sono costituite essenzialmente dal capitale originario che sono tenute ad amministrare, dagli interessi derivanti da operazioni finanziarie e dai dividendi di fine anno delle banche conferitarie. Esse non gestiscono i propri soldi o quelli di risparmiatori che scelgono di 1 Secondo il principio sancito nell'art.3 del decreto 217/2002, per le Fondazioni di origine associativa, l'organo di indirizzo è composto da una prevalente qualificata rappresentanza degli interessi del territorio, ossia da membri designati da Comuni, Province, Regioni e città metropolitane, cui si affiancano, soggetti di chiara fama e riconosciuta indipendenza in possesso di competenza ed esperienza specifica nei settori di intervento della Fondazione.
  • 2. affidarglieli, ma, in quanto primi azionisti dell’istituto di credito di riferimento, condizionano le scelte sul denaro di cittadini ignari di queste implicazioni. In Italia attualmente esistono 88 Fondazioni bancarie: il loro patrimonio complessivo, secondo i bilanci chiusi nel 2012, ammonta a circa 51 miliardi di euro. Una nomina come membro del consiglio decisionale di una Fondazione garantisce ottimi introiti ai “fortunati”. Ha del clamoroso quanto accadeva fino a qualche anno fa nella Fondazione CARIPLO, dove i membri della “Commissione Centrale di Beneficenza”2 (dei quali 3 indicati dalla Regione Lombardia3, 3 dal Comune di Milano e 15 da varie province lombarde, nonché 1 dall’arcivescovo di Milano) percepivano un compenso di 2.500 € per ogni riunione della Commissione stessa, oltre al rimborso spese4! Recentemente a Radio Radicale il Presidente Guzzetti ha dichiarato che i compensi sono stati dimezzati. Le Fondazioni, Cassa Depositi e Prestiti e i Fondi Istituzionali Alcune Fondazioni di origine bancaria possiedono una quota significativa dell’azionariato della Cassa depositi e prestiti (Cdp)5, rappresentando complessivamente “il secondo azionista”. La quota si è ridotta negli ultimi due anni passando dal 30% al 18,4%, mentre il rimanente 81,6% è detenuto dal Tesoro e in minima parte dalla cassa stessa6. La Cassa depositi e prestiti, presieduta da Franco Bassanini, gestisce il risparmio postale finanziando soprattutto reti di trasporto e servizi pubblici locali, edilizia pubblica e iniziative in campo energetico. È insomma, l’operatore di riferimento per gli Enti pubblici, basti pensare che nel 2008 ha concesso prestiti per 8,2 miliardi di euro. Cdp comprende nel suo consiglio d’amministrazione anche dei rappresentanti di enti locali, mentre vanta partecipazioni rilevanti in Eni, Snam, Enel, Terna, ST Microelectronics e Poste Italiane7 e numerosi fondi d’investimento8, detenendo inoltre il 16,52% del Fondo Italiano per le Infrastrutture (F2i)9. F2i Sgr SpA, costituita nel gennaio 2007 dal governo Prodi, ha lanciato il più grande fondo chiuso italiano dedicato a investimenti nel settore. Il suo Amministratore Delegato è tuttora Vito Gamberale (scelto da Prodi e considerato vicino al PD). Tra i suoi azionisti annovera alcune delle maggiori banche italiane, come Intesa e Unicredit, ma soprattutto ben 7 Fondazioni bancarie. Queste ultime, dunque, controllate dagli enti locali, non solo hanno influenza sulle Banche, ma anche in Cdp e nel Fondo F2i, i principali strumenti di finanziamento di opere pubbliche nel Paese. Per farsi un’idea dell’importanza che F2i ha per le infrastrutture strategiche del Paese, basta guardare all’interesse che rivolge agli aeroporti italiani: nel 2010 ha acquistato la maggioranza azionaria 2 Totale componenti della Commissione Centrale di Beneficenza: 40 nominati dalla Commissione medesima. ENTI, FONDAZIONI E SOCIETA’ A PARTECIPAZIONE COMUNALE, Schede informative, Comune di Milano,- Gabinetto del Sindaco, Ufficio Nomine, Maggio 2005, pag127 3 Sulla base di terne dei soggetti proponenti la Commissione sceglie 1soggetto per terna. Una terna è proposta dalla Regione Lombardia, una dai presidenti dei centri di servizio del volontariato della Regione e un’altra dai presidenti degli Istituti culturali di interesse regionale della Regione Lombardia, ibidem 4 ivi, pag 128. I Commissari partecipano anche alle riunioni di Commissioni costituite dalla Commissione Centrale di Beneficenza, con un compenso di ‘soli’ 1.000 euro a riunione, oltre rimborsi spese. 5 Così come i consigli decisionali delle Fondazioni hanno dei membri in quota alle gerarchie ecclesiastiche, anche nel CdA di Cassa Depositi e Prestiti fino ad aprile 2013 sedeva -in qualità di Presidente- un “rappresentante” degli interessi del Vaticano: Ettore Gotti Tedeschi, già presidente dello IOR dal 2009 al 2012. 6 Fonte: Cassa depositi e prestiti, sito istituzionale www.cassaddpp.it 7 Eni Spa 25,76%; Terna SpA 29,9%; Snam SpA 30% (Fonte: Cassa depositi e prestiti, sito istituzionale www.cassaddpp.it) 8 A titolo esemplificativo e non esaustivo: Fondo Italiano di Investimento(F2ii); Fondo Italiano per le infrastrutture (F2i); Fondo PPP Italia; Fondo Investimenti per l’Abitare (FIA); Fondo Investimenti per la Valorizzazione (FIV Plus); Fondo Immobiliare di Lombardia; Fondo Marguerite; Fondo Inframed; European Energy Efficiency Fund; Galaxy 9 Relazione finanziaria semestrale consolidata di Cassa Depositi e prestiti 2013, pag. 67
  • 3. dell’Aeroporto di Napoli, e più recentemente si è accaparrato dal Comune di Milano10 una consistente quota di SEA (società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa). Il fondo di Gamberale ha inoltre messo gli occhi anche sull’aeroporto di Cagliari e su quello di Genova, il Cristoforo Colombo. L’imprenditore locale Aldo Spinelli, interessato all’acquisto e fautore di una cordata ha dichiarato riferendosi al fondo: «Quelli sono forti, se vogliono il “Colombo” se lo comprano da soli». Qualche dato sulla ricchezza e i rapporti delle Fondazioni e delle Banche Fondazione Cariplo - Al 18 Gennaio 2013, detiene il 4,67% del capitale sociale della Banca, e secondo i documenti di bilancio del 2012 dispone di un patrimonio netto contabile pari a 6,55 mld di euro, il 4,14% in più rispetto all’anno precedente, distribuendo ogni anno circa 200 mln di euro. Compagnia di San Paolo - Alla fine del 2012 il valore di mercato complessivo del portafoglio di attività finanziarie detenuto dalla Compagnia di San Paolo ammonta a € 5,2 mld. Fondazione Cariverona - A fine 2012 può contare su un patrimonio netto di 2 mld 648 mln di euro. Distribuisce poco meno di 119 mln di euro l’anno, mentre spende oltre 2 mln per compensi e rimborsi agli organi statutari e più di 4 mln per il personale, oltre che 158mila euro in consulenti esterni. Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna - A fine 2012 ha un patrimonio netto di più di 750 mln, distribuendone quasi 24. Ha partecipazioni in Intesa SanPaolo, Fondaco SGR spa; SINLOC - Sistema Iniziative Locali spa; Mediobanca spa (quotata); Whitestones SCA; Edilparco srl; Sviluppo Immobiliare Santa Teresa srl (SIST srl) e nella Duemme Sgr - gestione patrimoniale, la cui gestione di fine esercizio rileva un patrimonio di 1,5 mln di euro. Fondazione MPS – Nel 2012 ha un patrimonio netto di euro 673 mln di euro; mentre ha distribuito oltre 90mln, più di 1 mln e mezzo tra compensi e rimborsi spese agli organi statutari, spendendo per consulenti e collaboratori esterni quasi 12 mln. Come si legge all’Art. 3, 1° paragrafo dello statuto di MPS, approvato dal Ministero del Tesoro, è possibile per questi enti fare i costruttori: “La Fondazione può anche partecipare alla progettazione ed alla realizzazione di infrastrutture e servizi per il tramite di imprese strumentali, costituite dalla Fondazione medesima ed operanti esclusivamente nei settori previsti dalla Legge”. Nel 2002 Tremonti, consegnando la riforma che ha riportato le Fondazioni ai partiti tramite gli enti locali, a chi gli chiese se la politica rientrava dalla finestra rispose: “non la politica ma la democrazia (..)”, “le Fondazioni si mettono a fare il loro mestiere. Ma con un controllo democratico”. Su questo punto è interessante notare come in molti statuti delle Fondazioni approvati dal ministero di Tremonti si afferma che “i membri indicati dagli enti locali non rappresentano gli enti e, di conseguenza, i cittadini che li hanno eletti”, smentendo clamorosamente il ministro. Lo statuto della fondazione MPS riporta che “I membri della Deputazione Generale non rappresentano gli Enti dai quali sono stati nominati, né rispondono ad essi del loro operato”. Ancora nel 2002 Tremonti conclude che “la confusione tra mercato e no profit non ci sarà più” e aggiunge “Primo passo: Le Fondazioni fuori dalle banche, che vanno sul mercato”. Sono passati undici anni. Naturalmente i reciproci condizionamenti tra banche e partecipate pubbliche, tra banche e gruppi privati, tra banche e media, tra banche e partiti, agiscono anche al livello dei rapporti tra creditore e debitore che, senza orientamento al mercato e alla trasparenza, alimentano improprie gratitudini, preferenzialismi e oscure pressioni. Le reti del capitalismo italiano ricche di potenziali conflitti d’interesse rendono tali rapporti a forte rischio. 10 Dal Comune di Milano inoltre l’F2i ha rilevato la proprietà della Metroweb, attraverso l’intermediazione di un fondo estero (intermediazione fruttata il doppio del prezzo d’acquisto originario)
  • 4. Campagna Radicali Italiani di Valerio Federico con la collaborazione di Alessandro Massari e Nicolò Gnocato Credito a chi merita - Fuori i Partiti dalle Banche Obiettivi diretti: (i) ottenere un nuovo assetto proprietario di molte Banche italiane grazie alla separazione tra le Fondazioni di origine bancaria, controllate dai Partiti, e la proprietà degli Istituti di credito (tra i quali i tre principali: Intesa San Paolo, Unicredit e MPS). Tramite questa riforma (ii) ottenere una distribuzione del credito slegata da interessi diversi da quelli dell’efficienza gestionale degli Istituti e (iii) indebolire il rapporto Politica-Economia e Finanza, elemento strutturale del “Regime” italiano denunciato dai Radicali. Europa e Stato di Diritto negato: Fino al 1990 (c.d. Legge Amato 218/90), le banche italiane erano, anche formalmente, enti pubblici. Fu a seguito di una direttiva della Comunità Europea che imponeva agli Stati membri di privatizzare il sistema bancario che furono trasformate in SpA controllate dalle neonate Fondazioni. Di fatto, dunque, con l’invenzione della fattispecie delle Fondazioni bancarie, si aggirò l’obiettivo della Direttiva e le Banche restarono in buona parte in mano pubblica. La legge vigente richiede alle Fondazioni di attenersi al principio della conservazione del loro patrimonio che deve essere amministrato osservando “criteri prudenziali di rischio, in modo da conservare il valore e ottenere una redditività adeguata” (articolo 5 decreto legislativo n.153/1999). Inoltre, la legge richiama il principio della diversificazione degli impieghi (articolo 2, lettera c, legge 461 del 23/12/1998) con l’uscita dal capitale della banca conferitaria – il decreto legislativo 153/1999 prevede che le partecipazioni di controllo nelle Società bancarie conferitarie avrebbero dovuto essere dismesse, con alcune proroghe, entro il 2006. L’opzione di indebitarsi per capitalizzare la banca di riferimento, come avvenuto nel caso MPS e non solo, non è coerente con lo spirito della legge. Sia la Banca d’Italia che il Fondo Monetario Internazionale hanno fatto richiami in merito a una diversa gestione delle Fondazioni bancarie. I partiti nelle Fondazioni: In 18 Fondazioni bancarie esaminate nei consigli di amministrazione vi sono 76 nominati su 171 (il 44,4%) che sono o sono stati consiglieri o assessori in Enti locali o Regioni o parlamentari – non sono compresi dunque altri nominati che hanno o hanno avuto incarichi o attività di Partito11. Laicità - Le gerarchie della Chiesa cattolica nelle Fondazioni: Gli ecclesiastici sono nominati nei board della maggior parte delle Fondazioni bancarie. Rilevante per comprendere gli equilibri di forza e le dinamiche che portano alla distribuzioni di fondi è la presenza di ecclesiastici negli organismi decisionali di molte Fondazioni bancarie. È sufficiente un solo uomo delle gerarchie nei consigli per condizionare gli esponenti politici scelti dagli enti locali in gran parte non intenzionati a creare frizioni con la Chiesa nell’assegnazione di fondi. Naturalmente la Chiesa è strettamente legata a molti enti no profit spesso di propria diretta emanazione. Qualche esempio12: Fondazione Cariplo: ha nella sua Commissione Centrale di Beneficenza che nomina il CdA, un membro indicato dall’Arcivescovo della Diocesi di Milano. Fondazione Monte dei Paschi di Siena: ha nel suo organo d’indirizzo, la Deputazione Generale, un membro nominato dall’Arcidiocesi di Siena, Colle di Val d’Elsa e Montalcino. Fondazione Cariverona: ha nel Consiglio Generale che nomina il CdA, 3 membri designati dai Vescovi di Verona, Vicenza e Belluno-Feltre. 11 Da uno studio in lavoce.info gennaio 2013, elaborazione di Valerio Federico. Si sono prese in esame solo le prime 7 Fondazioni italiane, in 6 di queste almeno un uomo proviene dalle gerarchie ecclesiastiche. 12
  • 5. Fondazione Cassa di Risparmio di Torino: ha nel Consiglio d’indirizzo che nomina il CdA, un membro indicato dalla Conferenza Episcopale piemontese. Ente Cassa di Risparmio di Firenze: ha nel suo Comitato d’indirizzo, un membro designato dall’Ordinario Diocesano di Firenze. Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna: ha nel Collegio d’indirizzo 2 membri designati dalla Curia Arcivescovile. È interessante, in questo caso, rilevare come nelle relazioni di bilancio in merito ai “principi di azione” si legge che “Si è tenuto conto di tre atti di primaria importanza che hanno orientato l’attività”: il primo è “l’Enciclica Caritas in Veritate che ben disegna come debbano configurarsi in modo moderno e aderente alle necessita dei tempi i principi di solidarietà, di reciprocità e di sussidiarietà”; il secondo è “il Libro bianco sul Welfare del competente Ministero”: mentre il terzo “Il rapporto “Sfida educativa” elaborato dalla CEI che contiene modelli di riferimento e proposte che toccano la famiglia, la scuola, il mondo dell’imprenditoria”13.  La struttura, gli errori, la malagestione delle Fondazioni sono evidenti in numerose circostanze o Il Caso MPS (3° banca italiana) in cui le collusioni dei Partiti - PD in primis- con la Fondazione bancaria nella scelta dei manager ha provocato spericolate operazioni finanziarie. o Nel 2001, la Legge Tremonti fissa i criteri attuali. Ma prima di allora le Fondazioni bancarie avevano l’autonomia statutaria che avrebbe loro permesso di modificare i criteri di nomina nei propri board decisionali. Tuttavia perché i rappresentanti degli enti locali avrebbero dovuto riformare gli statuti che di fatto li avevano condotti in tale posizione di potere? Un sistema malato può riformare se stesso? o La “funzione di utilità sociale” delle Fondazioni può esprimersi prevalentemente contando sui dividendi ottenuti dalla Banca controllata o partecipata. È dunque nel loro interesse fare pressione sulle banche affinché distribuiscano dividendi, anche quando la sana gestione economica della banca richiederebbe di evitarli a favore di altri investimenti. o Il patrimonio delle Fondazioni bancarie è indivisibile per legge, di conseguenza esse sono fuori dal mercato poiché il loro controllo non è né cedibile né acquisibile. o I membri dei board delle Fondazioni non hanno la preparazione economica e finanziaria minima indispensabile per le posizioni che occupano: solo l’1 per cento di coloro che siedono nei CdA ha competenze di finanza14. o Le Fondazioni sostengono elevati costi fissi per il compenso dei loro pletorici organi statutari. Il costo di gestione delle Fondazioni è andato nettamente aumentando, con un rapporto tra costi e ricavi di oltre il 25% nel 2012, contro il 12% medio del periodo 2006/07 o Accade a volte che le Fondazioni rifiutino di far sottoscrivere agli Istituti dei quali detengono partecipazioni aumenti di capitale. Questo perché diluite le quote di partecipazione da esse detenute risulterebbero diluite e consentirebbero l’allentamento della stretta di influenza sulla destinazione dei prestiti. Potere che evidentemente preferito all’ipotesi di una crescita delle linee di credito in conseguenza alla ricapitalizzazione.  Il credito viene diretto verso gli attori del capitalismo inquinato. Esempi lampanti ne sono o SAI Fondiaria e Ligresti o Il caso Alitalia: Banca Intesa, controllata dalle Fondazioni bancarie, intervenne nel 2010 nella cosiddetta cordata dei “capitani coraggiosi”, acquisendo dunque quote azionarie di Alitalia. A ciò sono seguiti prestiti per continuare a tenere in piedi un’azienda tecnicamente fallita. Ma in operazioni come queste, il ritorno per la banca è sicuro: lo stato infatti interviene in ultima istanza a mettere una toppa al buco. 13 Tale riferimento è contenuto nel documento di bilancio 2009 (mission e principi di azione, pp. 11-12). il documento di bilancio 2012, per quanto riguarda i valori che ispirano la mission, fa riferimento al codice etico approvato il 9 ottobre 2012. 14 Fonte: lavoce.info
  • 6. o Il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, in occasione di una recente audizione in Parlamento ha denunciato il “vizio” delle banche di preferire linee di credito ad imprese nelle quali detengono quote azionarie. Ciò per l’evidente vantaggio di continuare ad ottenere profitto dai dividendi derivanti dalle stesse.  Il credito alla Pubblica Amministrazione o Nel 2012, uno studio Unimpresa ha evidenziato un trend annuale che, a fronte di un calo dello stock di crediti a imprese private e cittadini, rispettivamente del 2% e dell’1,15%, vedeva i finanziamenti alla pubblica amministrazione centrale in aumento del 5% e agli Enti locali dello 0,51%. Il credito verso la PA da novembre 2012 a novembre 2013 è aumentato del 3,42% 15.  Il credito al tessuto imprenditoriale virtuoso o Poco e caro, dato con criteri non meritocratici legati alle garanzie reali piuttosto che alla validità del progetto e del piano industriale. Le imprese italiane pagano il 4% in più delle imprese estere e più son piccole e più pagano il denaro. o I finanziamenti alle imprese sono stati stimati, per il 2013, in flessione di circa il 5%, mentre, parallelamente, è continuato l’acquisto da parte delle stesse banche di Titoli di Stato (70 miliardi circa nella prima metà dell’anno) o Nel 2013 il differenziale del rapporto tra sofferenze e prestiti per chi ha fino a 5 dipendenti (microimprese) è diminuito fortemente, passando dai 223 basis point del 2012 ai 95 del 2013. L’idea, dunque, che i finanziamenti bancari alle piccole imprese siano eccessivamente rischiosi è imprecisa.  Il credito ai cittadini e alle famiglie o Sono in forte riduzione in Italia le erogazioni di mutui immobiliari per acquisto di abitazioni (47% nel 2012 e -16.8% nel primo trimestre 2013). La componente degli “altri mutui” registra un calo ancora più accentuato, -70.7%.  La proprietà delle Banche non è contendibile o Non vi è concorrenza basata sulla capacità gestionale di vertici e governance ma piuttosto sulla forza dei rapporti dei manager con le Fondazioni bancarie e quindi con i Partiti (Capitalismo relazionale).  Ripartizione azionariati bancari e Governance o Solo il 18% delle Fondazioni bancarie italiane ha abbandonato l'azionariato bancario. Il 15%, invece, possiede oltre il 50% delle azioni della banca di riferimento (dallo studio "Italian Banking Foundations" di Andrea Filtri e Antonio Guglielmi). Azionariato Intesa Sanpaolo Spa: Compagnia Di San Paolo 9,9%, Fondazione Cassa Di Risparmio Delle Provincie Lombarde 4,7%, Fondazione Cassa Di Risparmio Di Padova E Rovigo 4,2%, Ente Cassa Di Risparmio Di Firenze 3,4%, Fondazione Cassa Di Risparmio In Bologna 2,7% totale 24,9%. Questa quota di proprietà ha permesso alle fondazioni bancarie di ottenere in loro quota 6 membri su 10 nel Consiglio di gestione della banca16 – Intesa Sanpaolo Spa detiene il 3% di Iren Spa. 15 16 Fonte ABI, elaborazione Nicolò Gnocato Fonte repubblica.it maggio 2013
  • 7. Azionariato Unicredit Spa: Fondazione Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona 3,5%, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino 2,5%, Carimonte Holding Spa 3%, Fondazione Cassa di Risparmio di Roma 1,1% - Unicredit Spa controlla il 1,9 di Hera Spa. Azionariato Banca Monte dei Paschi di Siena Spa: Fondazione Monte Dei Paschi Di Siena 33,5% Giuseppe Mussari è stato Presidente della Fondazione dal 2000 al 2006 e poi è passato a condurre la banca - Banca Monte Dei Paschi Di Siena controlla il 9,8 di Hera Spa. Azionariato Unione di Banche Italiane Spa: Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo 2,3%. Azionariato Banca Carige Spa - Cassa di Risparmio di Genova e Imperia: Fondazione Cassa di Risparmio di Genova e Imperia 46,52%. Azionariato Mediobanca Spa: Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna 2,95%, Unicredit Spa 8,76%. L’azione di utilità sociale delle Fondazioni Il peso economico dell’intervento sociale delle Fondazioni è notevolmente calato: dai quasi 20 milioni di euro erogati per Fondazione del 2007 si è passati agli 11 del 2012, naturalmente dipendendo dalla situazione finanziaria delle banche, proprio nel periodo di crisi, quando avrebbe dovuto ampliarsi, il loro margine operativo si è quasi dimezzato. La separazione rafforzerebbe il ruolo sociale delle Fondazioni che potrebbero contare sulle entrate derivanti da cessioni di quote.