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IlSole24Ore
Martedì14Aprile2009-N.102 Commentieinchieste 13
di Edoardo De Biasi
D
a oltre 50 anni la famiglia Braggiotti
calca il palcoscenico della finanza
italiana,casopressochéuniconelPa-
esedimodernadinastiadibanchieriprofes-
sionali. Il leader rimane l’85enne Enrico
Braggiotti, amministratore delegato
(dall’84 all’88) e infine presidente (fino al
’90)dellaBancacommercialeitaliana.Una
carrierad’eccellenza,improvvisamentein-
terrotta nei primi anni 90 dal caso Eni-
mont.Èstatoalloracheilbanchierehadeci-
sodiritirarsiaMontecarlo:amicopersona-
le-ancorprimacheconsigliere-dellafami-
gliaGrimaldi.NelPrincipato,Braggiottise-
niorhaulteriormenteramificato lafittare-
te di relazioni che aveva sviluppato come
banker internazionale alla Comit. Ed è nel
capoluogo monegasco che Il Sole 24 Ore
l’ha incontrato per ascoltare i suoi punti di
vistasullacrisiglobaleesulletrasformazio-
niinarrivonelsistemabancario.
DottorBraggiotti,leièstatocapodelle
attivitàinternazionali,poiamministrato-
re delegato e infine presidente della Co-
mit, cioè dell’unica banca italiana che
operava nel corporate e investment
bankinginternazionale quando la globa-
lizzazione finanziaria ha preso le mosse.
Qual era la visione che lei aveva allora
deicambiamentidilungoperiodosfocia-
tiinfinenelcollassodeimercati?
Unabrevepremessaatuttalaconversa-
zione: io sono un bancario, non un econo-
mista.Sonostatoallevatoalla scuoladella
Comit dove ho vissuto per circa 50 anni.
Eraunascuoladimerciaioli:l’attivitàclas-
sicaconsistevanelfarecreditoalleimpre-
seper l’acquistodelle materieprime,assi-
sterle durante il periodo della trasforma-
zione in prodotto finito e infine scontare
glieffettiemessisullaclientela.Lafinanza
all’epoca era strettamente legata all’eco-
nomia reale e noi abbiamo sempre opera-
to bene in quel mondo, molto diverso da
quelloche èvenutopoi:il deterioramento
della finanza fine a se stessa, le bolle, il
crollofinaledei mercati.
Come lavorava una banca internazio-
nalenell’"economiareale"?
LaComitraccoglievadenarosuimercati
internazionali - a New York, Londra, To-
kyo-perprestarloaprimarieaziendeloca-
li. Un certo rischio veniva effettivamente
assunto dalla banca in quanto la raccolta
era sul mercato interbancario e il prestito
alle aziende era di più lunga durata. Era un
rischio molto limitato sulla variazione dei
tassid’interesse,chepotevaancheprocura-
re delle piccole perdite nel mismatch delle
scadenze.Manessunoall’epocasiavventu-
ravainfolliespeculative.
Quand’è stato superato il punto del
nonritorno?
Agli inizi del 2000 la finanza si è allonta-
natadall’economiarealeelebanchesisono
allontanate dal loro mestiere di base (cioè
procurare capitali alle imprese per il loro
sviluppo) e si sono trasformate in hedge
fund.Perdipiùlecompagnied’assicurazio-
nehannoseguitoquestadirezioneesisono
proposte come banche ordinarie allo sco-
podirealizzareutilifacili.Labollanonpote-
va non scoppiare ed estendere il disastro
dallafinanzaall’economiasuscalaplaneta-
ria,mettendoinpericoloiPaesipiùdeboli.
Ilmodello corrente - sostengono alcu-
ne voci preoccupanti - ha dato cattiva
provamanonvaarchiviato,anzi...
Perdiversi anni il "modello" si è fondato
sullaFedchefinanziavaiconsumiainteres-
simoltobassi.Lalocomotivastatunitenseè
stata trainata dalla straordinaria espansio-
ne dei consumi, favorita dalla possibilità
periconsumatori d’indebitarsiatassimol-
tobassiedallavolontàdellebanched’inco-
raggiare gli stessi consumatori a continua-
re a indebitarsi. Questo modello, alla luce
degli avvenimenti, secondo me non è più
validoenonvapreservato.
Lacrisibancaria-cheruotaattornoal-
la gestione di 4 trilioni di dollari di titoli
tossicistimatidall’Fmi-puòessererisol-
taconunabadbank?
Nonsose2,2trilionididollarifinoaqual-
che giorno fa, o 4 trilioni di dollari stimati
oggi siano una cifra attendibile: temo che
sia molto superiore se ai titoli cosiddetti
tossici originati dai "subprime" si aggiun-
gono tutta una serie di crediti più o meno
irrecuperabili, dalle carte di credito agli
impieghi presso gruppi in difficoltà, come
nel settore auto. Una cifra gigantesca, mai
prima accumulatasi: e dovrebbe essere
smaltita - si dice - da nuovi veicoli, il cui
funzionamento resta però incerto. Cos’è
untitolotossico?A cheprezzolebancheli
dovrebbero cedere, e quanto capitale per-
derebbero subito? E come verrebbero cal-
colati i nuovi ratio patrimoniali da parte
delle banche centrali? Sono settimane che
attendo anch’io con curiosità le "regole
del gioco". Ma fino a che non le conoscia-
mo, devo concludere che - almeno per me
-la badbanknonèunasoluzione.
Gli interventi statali d’emergenza su
scala domestica nei capitali delle ban-
cheeranoinevitabilipersuperarela"cri-
sidifiducia"?
Gli interventi statali nel capitale delle
bancheeranoinevitabilieindispensabilie
probabilmente anche insufficienti per ri-
dare piena fiducia. Penso che una forma
temporaneadi nazionalizzazione sia indi-
spensabile perché il mercato interno si ri-
mettaa funzionare.
LeieraacapodellaComitquandoilri-
schio finanziario dei sistemi era gestito
principalmente dai grandi intermediari.
Poila"securitization"dellafinanzanelle
Borse,la deregulation e la globalizzazio-
ne hanno diffuso strutturalmente il ri-
schio nei mercati, ma il sistema alla fine
non ha retto. A suo avviso il sistema tor-
neràadessere"banco-centrico"?
La "securitization", lo sviluppo dei deri-
vatimatematicihaaumentatoenormemen-
teiprofittidegliintermediariconunafinan-
zafittizia.Pensochenelmondochestarina-
scendo, labanca commerciale –quella del-
la mia gioventù – tornerà protagonista, ma
il mondo sarà molto diverso. Il consumo
americano basato sull’indebitamento do-
vràcambiare,manonsappiamoancoraco-
me.Iocredochetocchianzituttoagliuomi-
ni di governo immaginare e costruire il
mondo nuovo. E penso ai politici quaran-
tenni che ci vivranno, non ai settantenni
chenonlovedranno.
Wall Street è stata l’epicentro del col-
lasso e il fallimento della Lehman
Brothers ne è stato l’evento simbolico.
Lei ha operato a New York da banchiere
europeo e tentò, in tempi pionieristici di
acquisirelaIrvingTrust...
La Comit è stata protagonista dell’inter-
nazionalizzazionedelsistemabancarioita-
liano negli anni 80. E questo Dna non era
soltanto mio, ma era via via cresciuto
nell’istitutosoprattuttopermeritodelpre-
sidenteRaffaeleMattioli,diCarloBombie-
ri e Antonio Monti. E il mio lavoro è stato
facilitato dalla qualità di collaboratori ben
formatiedefficienti.Laprimamossaèstata
quella di acquisire una partecipazione nel-
laLehmanBrothers,inquelperiodoindiffi-
coltà non per problemi di rendimento, ma
permancanzadistrategie.
Qualeful’esitodiquellapartnership?
George Ball, sottosegretario di Stato
americano dal 1961 al 1966, grande uomo
politico e di cultura, si era assunto il com-
pitodirilanciarelaLehmanBorthersinsie-
me a Peter Peterson, Ceo della stessa. Ge-
orge Ball era un mio amico personale nel
quale avevo grande fiducia e quindi ho
convinto i dirigenti della Comit a prende-
re questa partecipazione. La nostra pre-
senza nella Lehman e nel loro board ci ha
dato prima di tutto un grande prestigio e
dunque la possibilità di accedere a un’im-
portanteretedirelazioni, unicatraleban-
cheitalianeedeuropee.
Poi la Commerciale puntò alle acqui-
sizioni...
Successivamente abbiamo acquisito il
controllodellaLongIslandBankenel1988,
con l’aiuto dei nostri amici George Ball,
Randolph Guthrie - ungrande avvocato - e
Anthony Solomon, presidente della Fed di
New York, abbiamo tentato di acquisire la
Irving Trust, all’epoca l’ottava più impor-
tantebancaamericana.LaComitallorago-
devadigrandeprestigioedidirigenticapa-
cidigestireun’operazionediquestaimpor-
tanza. Ricordo in particolare Lino Benassi,
checirappresentòbrillantemente.
L’operazione purtroppo non andò in
porto...
Perunaragionemoltosemplice:supera-
ti tutti gli ostacoli a New York, la Fed di
Washington ha sollevato il problema della
nostra appartenenza all’Iri a cui ha posto
dellecondizioniinaccettabili. Ovviamente
tutta l’operazione era stata realizzata con
l’accordo dell’Iri, che allora era presieduto
da Romano Prodi, del governatore della
Bancad’Italia,CarloAzeglioCiampi,einfi-
ne dell’allora ministro del Tesoro, Giulio
Andreotti. Ma l’operazione aveva destato
preoccupazione principalmente nel Psi
perché temeva che l’acquisizione della Ir-
ving Trust potesse richiedere un aumento
di capitale della Comit, che l’Iri allora non
potevasottoscrivere.
AlloraleiritenevaWallStreetstrategi-
ca:neèancoraconvintoperilfuturo?
Credo che i mercati statunitensi ri-
marranno sempre determinanti anche
dopo la crisi.
Anche all’ultimo G-20 il tema della
ricostruzione delle regole e della vigi-
lanzaè stato centrale. È opportunoche
la supervisione internazionale sia affi-
data alla Bce?
A mio avviso la questione non è ben
posta. Non è molto importante che la vi-
gilanza sia affidata alle banche centrali o
alla Bce: il problema è che nella globaliz-
zazione anche la vigilanza e le regole de-
vono essere globali e non per Paese o
gruppi di Paesi.
In Italia il processo di concentrazione
bancaria è proceduto spedito e finora il
sistema domestico è parso relativamen-
tesolido:èd’accordo?
Condividolafiducianellasoliditàdelsi-
stemadomesticoepensoanchechelafor-
te propensione degli italiani al risparmio
dia effettivamente maggior solidità al si-
stema,ilqualeèinoltrepocoinquinatoda-
gliassettossiciodalrichiamodeglispecu-
latoriàlaMadoff.
LeihaseguitolacrisiglobaledalPrinci-
patodiMonaco...
Milasciricordare,anzitutto,cheilPrin-
cipato non è un paradiso fiscale e prova
ne è che non vi è basato nessun hedge
fund.Equantoalriciclaggio,leleggiaMo-
naco sono più severe di quelle vigenti nei
Paesi della Ue per banche e notai. Inoltre,
i tribunali monegaschi accolgono favore-
volmentelerogatoriecheriguardanoaffa-
ri contrari alle leggi vigenti nel Paese. Il
sistema bancario monegasco raccoglie
circa60-70miliardidieuro,cifrarelativa-
mente modesta: meno di quanto racco-
gliesse Madoff. I monegaschi non pagano
tasse sul reddito, ma le società pagano le
impostesugliutiliallostessolivellochein
Francia. Il bilancio pubblico è composto
dallerisorseprovenientidall’Ivaedalturi-
smo: non dal Casinò, come è abitudine af-
fermare. La Société des Bains de Mer, che
amministra il casinò e molti grandi alber-
ghi, versa allo Stato dividendi che non ol-
trepassanoil 5% delle entrate totali.
Però il Principato rimane nella "lista
grigia" recentemente aggiornata
dall’Ocse...
Iopensoche,dopoessereuscitidallavec-
chia "lista nera", il Principato potrà essere
depennato anche dalla "grigia" facendo
concessioni sul segreto bancario come
quelle studiate dalla Svizzera: i due Paesi
che beneficiano della trasparenza fiscale
sono Francia e Stati Uniti. La Germania e
glialtriPaesidellaUevorrebbero ottenere
gli stessi benefici. Se la Svizzera cede alle
pressioni della comunità internazionale,
Monacoseguirà.
Qualisarannoleconseguenze?
I depositi bancari potranno ridursi di
20 miliardi di euro, i prezzi degli apparta-
menti si allineeranno di più a quelli delle
altre cittadine della Costa Azzurra, ma
penso anche che altri flussi finanziari po-
trebberoprendereilcamminodel Princi-
patoseilsuosistemabancariosaràingra-
do di portare il livello tecnico dei suoi di-
rigenti all’altezza di quello delle altre
grandi piazze bancarie.
Quindi l’establishment monegasco
nonèpessimistasuldopo-crisi...
Monacohailbeneficiodiunagrandesta-
bilità politica dovuta a un’antica monar-
chia:ilprincipeAlbertoIIhadatoalsuoPae-
se ancora più prestigio internazionale di
quellocheavevaaitempidisuopadre,dedi-
candosi in particolare al salvataggio
dell’ambiente e alle energie rinnovabili. Il
suoGovernoèdirettodaunministrodiSta-
to, Jean-Paul Proust, che gestisce il Paese
conautorità,abilità,diplomazia.Monacosa-
rà sempre una residenza privilegiata indi-
pendentemente dalla sua attività finanzia-
ria;nessunaltroPaesealmondooffreipre-
gicheMonacooffreaisuoiresidenti.Lodi-
co per esperienza familiare: mio nonno pa-
ternononsièsbagliatoquandoall’iniziodel
secoloscorsoconmianonna,francesediSa-
intTropez,hannodecisodieleggereMona-
coalorodimora.Daalloratuttiimieiparen-
ti sono venuti a finire i loro giorni a Mona-
co: per riservare un piccolo spazio per me
hodovutoallargarelanostracappella!
Come giudica l’offensiva in corso di
Stati e Authority contro i "paradisi fi-
scali"?
È chiaro chein tempi di caduta del getti-
to fiscale e di deficit crescenti per via dei
salvataggi,è ancora menotollerabile l’eva-
sione fiscale verso quei Paesi dove non vi-
gelatrasparenzafiscale.Gliultimisviluppi
mostrano però che la grande maggioranza
dei Paesi interessati (dalla Svizzera al Lus-
semburgo, da Andorra a Monaco) accetta-
no le regole imposte dall’Ocse. La pressio-
ne degli Stati contro i Paesi che accolgono
l’evasione fiscale sarà d’altronde sempre
piùforteenonsarebbemale-almenoamio
avviso-studiareformedi"amnistia":come
adesempioloscudoasuotempoideatodal
ministro Giulio Tremonti. Le persone che
dispongonoall’esterodifondinondichiara-
tinonavrannoaltra scelta senon dirimpa-
triare questi fondi nei loro Paesi d’origine,
pagando ovviamente una penalità decisa
dall’autoritàpolitica.
Le piazze finanziarie come Monaco
farannola loro parte. Ma dalla crisi co-
me si esce?
Anzituttochiudendoiparadisifiscalive-
ri,quelli chesonosededellamaggior parte
deglihedgefund.Questodepotenzierebbe
dimoltoil"grandecasinò"dellaspeculazio-
nefinanziaria.
Secondaraccomandazione?
Èindispensabilefaresubitocompletapu-
lizia nei bilanci delle banche. Quelle che
nonpotrannoristabilireiratiodisolvibilità
dovranno essere nazionalizzate e gli Stati
chelenazionalizzanodovrannoessereessi
stessisolvibili.Sequestononsaràpossibile
dovrà intervenire l’Fmi, a condizione che
glisidianoimezzi.
Ci sono rischi reali di ritorno dannoso
dellapoliticainbanca?
Ho vissuto in Comit con un azionista di
maggioranzacheeral’Iri,presiedutoallora
daRomanoProdi.Edebbodirechegraziea
luihopotutoevitare,senzatroppadifficol-
tà, le pressioni politiche. Alla sua uscita mi
è stato vivamente rimproverato di non
aver dato ascolto, con la sufficiente atten-
zione, ai suggerimenti dei partiti di gover-
no. Ma il concetto l’avevo già colto
benemoltianniprima.
Quando?
Nel1968l’allorapresiden-
te del Crédit Lyonnais, Vi-
riat, venne in visita d’addioa
Mattioli: il Lyonnais era da
semprelegatoallaComit.Ioero
ungiovanedirigenteefuichiama-
to ad assistere al colloquio. Viriat
disse a Mattioli,traduco a memoria:
«Miocaroamico,hofattodituttoper-
ché il Lyonnais non sia nazionalizzato,
perchélanazionalizzazioneècomelasi-
filide:sivive,masivivemale».
È giusto mettere un tetto agli stipendi
deimanagerbancari?
Noncredochesiacompitodelleautorità
dimettereuntettoaglistipendi.Lodevono
faregliazionisti,iconsiglid’amministrazio-
ne ai quali vanno comunicati tutti i "bene-
fit"deimanager.
La Comit non esiste più da tempo. Ma
c’èancorachilarimpiange...
La Commerciale dopo la crisi del 1930 è
stata il regno di Raffaele Mattioli. Dopo la
Secondaguerramondialel’hacondottaalla
vetta del sistema bancario italiano. Piùche
unbanchiereouneconomista,Mattioliera
unuomodiStatoconunavisionedell’Italia
edelmondochenefacevauninterlocutore
ricercatodatuttiibanchieriinternazionali.
APiazzadellaScalasonosfilatiipiùgrandi
nomidellafinanza:HermanAbsdellaDeut-
sche Bank, Schaefer della Ubs, David Roc-
kefellerdellaChase,ViriatdelCréditLyon-
nais,JeanReyrediParibas,JacobRothschi-
ld,AlbertFrère.Laretedirelazioniinterna-
zionali della Comit era unica nel sistema
bancarioitalianoederaanimatadadirigen-
tieccezionalicomeCarloBombieriinparti-
colare, Antonio Monti, Francesco Cinga-
no.Anch’iocredodiaverdatoilmiocontri-
buto.IlprestigiodellaComitedeisuoidiri-
gentile ha permesso di occupare una posi-
zioneprivilegiatasullegrandipiazzefinan-
ziariediNewYork,Londra,TokyoeinPae-
si come l’Urss e la Cina, senza contare
l’AmericadelSudconSudameris.
ÈimmaginabilefarrinascerelaComit?
No, non lo penso. Così come non si può
reinventare Paribas, altra banca dominan-
tesullapiazzafranceseeinternazionale.Le
imprese sono come gli uomini: nascono,
crescono raggiungono delle vette prima di
sparirelentamenteobrutalmente.
Un’ultima domanda: cosa ricorda di
EnricoCuccia?
Era uomo assolutamente eccezionale.
Credodi nonavermaipiù incontrato invi-
tamia-ehoavutooccasionedistareaccan-
toalleélite dell’epoca -unuomo così note-
volecomeildottorCuccia.
EdiVincenzoMaranghi
Èstatoundiscepolointelligenteefedele
di Cuccia. È stato fino alla fine il guardiano
deltempioenonhacertomeritatodidover
lasciare il suo incarico. Ne è uscito con or-
goglioedignità,cheeranoitrattipiùcarat-
teristicidellasuapersonalità.Misonoman-
catemoltolasuafedeltàelasuaamicizia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«IlpressingcontroiPaesi
cheaccolgonol’evasionefiscale
saràsemprepiùforteenonsarebbe
malestudiareformediamnistia
comeloscudoideatodaTremonti»
DENARO IN FUGA
«Il Principato di Monaco
non è un paradiso fiscale e conta
di uscire dalla lista grigia Ocse
seguendo la via della Svizzera»
DALLAPRIMA
INPRIMOPIANO
«RicrearelaComit?Lebanchesonocomegliuomini:nascono,
raggiungonolevette,declinanolentamenteebrutalmente»
VIRTÙ PERDUTE
«I capitali internazionali c’erano
anche prima della globalizzazione:
ma noi li cercavamo per le aziende,
nonper speculare»
«HovissutoinComitconl’Iri
comeazionistadimaggioranza,
presiedutoalloradaProdi
Graziealuihoevitato,senzatroppe
difficoltà,lepressionipolitiche»
«Perriportarelafiducianelcreditogliistitutidevonopulire
subitoibilancioppurevannonazionalizzatidaStatisolvibili»
Citigroup, che si vantava della sua pre-
senza nei cinque continenti, alla fine ha
trattato e ricevuto il suo salvataggio solo
nel Paese d’origine. Banche come Hypo
RealEstate,messearischiodaoperazioni
all’estero(inquelcasoinIrlanda)sonosta-
te salvate dalle autorità del loro Paese. Le
bancheitalianepresentiall’Estnontrova-
no sempre localmente il supporto che
un’aziendanazionaleprobabilmenterice-
verebbe.Peraltriversi,leautoritànaziona-
lihannoincoraggiatooperazionidiaggre-
gazione (si pensi ancora alla fusione fra
Dresdner e Commerzbank o all’integra-
zione dell’asset management di Crédit
Agricole e SocGen) nella più pura logica
dei"campioninazionali".
I mercati finanziari europei appaiono
oggi meno integrati rispetto a un anno fa
(losegnalaancheilrapporto"Financialin-
tegration in Europe" pubblicato dalla Bce
neigiorniscorsi).Nellostessotempo,ipo-
teridifattodelleautoritànazionalisisono
talmente rafforzati che oggi una forte
espansioneestera,siapureinEuropa,non
porta alcun vantaggio concreto. Come ha
affermato il presidente dell’authority bri-
tannicaFsa,LordTurner,occorreperilfu-
turo o più Europa o più poteri nazionali.
Scartando la seconda alternativa, che alla
lunga metterebbe in dubbio anche l’inte-
grazionemonetaria,occorrepuntaredeci-
samenteversolaprima,cioèversounlivel-
lofinalmenteeuropeodiregolamentazio-
ne. Ma questa soluzione, che finalmente
comincia ad essere condivisa (si veda da
ultimoilrapportodeLarosièresullasuper-
visioneUe)noncomportasololadecisio-
ne su quale sia l’organo a cui assegnare i
poteri. Se vogliamo definire le regole che
possano in futuro evitare i disastri cui ab-
biamoassistito,vannodefinitiintempira-
pidi anche le linee essenziali della futura
legislazione europea che il nuovo regola-
toresovranazionaledovràapplicare.Altri-
menti ci si limiterà a un ritocco puramen-
tedifacciataelelineedidivisionenaziona-
licontinuerannoadesseredecisive.
I punti su cui è necessario un accordo
europeo sono molti, ma l’esempio forse
più significativo riguarda la possibilità
che in futuro vengano poste limitazioni
più o meno severe all’attività di negozia-
zioneintitolipercontoproprio(ilcosid-
detto "proprietary trading") che ha di-
spensato profitti nella fase favorevole
del ciclo (alimentando bonus e remune-
razionieccessive),alprezzodirischiche
hanno compromesso la stessa sopravvi-
venzadimoltebanche.Cisichiedequin-
di se occorra separare, magari con divie-
tidilegge,l’attivitàbancariatradizionale
da quella tipica delle investment bank di
oggi, che Lord Turner definisce anche
"casino banking" (e mai doppio senso fu
più meritato).
Èsicuramenteopportunocreareincen-
tivi perché le banche possano ritrovare il
contatto vero con i risparmiatori da una
parteeleimpresedall’altro.Ètuttaviaim-
probabile che la soluzionepiù efficace sia
la proibizione pura e semplice (il nuovo
Glass-Steagall Act che qualcuno invoca).
Mase,comepensailGruppodeiTrenta,si
può intervenire con regole adeguate e so-
prattutto con una vigilanza più efficace, è
evidentechenonabbiamoancoraavviato
il dibattito né su quale modello di banca
l’Europavuoleperilsuofuturo,nésuqua-
lipotericoncretidebbanoessereaffidatia
un organo sovranazionale che tutti oggi
sembrano auspicare. Sono queste le due
domandecruciali da cui dipende la possi-
bilità di recuperare il grave arretramento
sullastradadell’integrazioneeuropea,de-
terminatodallacrisi.
Marco Onado
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Tornerannolebanchecommerciali»
EnricoBraggiotti:«Apartiredal2000lafinanzaglobale
sièsempre piùallontanata dalmondodell’economia reale»
IL RUOLO
DELL’EX PREMIER
Romano
Prodi
Presidentedell’Iri
dall’82 all’89
e dal ’93 al ’94
«Credodinonavermaipiù
incontratoinvitamia-ehoavuto
occasionedistareaccanto
alleélitedell’epoca-unuomocosì
notevolecomeildottorCuccia»
DISEGNO DI DARIUSH RADPOUR
SUPERARELACRISI
LE TRASFORMAZIONI IN ARRIVO
Ilginocchiodalavandaia
LE PROPOSTE
DEL MINISTRO
Giulio
Tremonti
Ministro
dell’Economia
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Enrico
Cuccia
Ha fondato
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  • 1. IlSole24Ore Martedì14Aprile2009-N.102 Commentieinchieste 13 di Edoardo De Biasi D a oltre 50 anni la famiglia Braggiotti calca il palcoscenico della finanza italiana,casopressochéuniconelPa- esedimodernadinastiadibanchieriprofes- sionali. Il leader rimane l’85enne Enrico Braggiotti, amministratore delegato (dall’84 all’88) e infine presidente (fino al ’90)dellaBancacommercialeitaliana.Una carrierad’eccellenza,improvvisamentein- terrotta nei primi anni 90 dal caso Eni- mont.Èstatoalloracheilbanchierehadeci- sodiritirarsiaMontecarlo:amicopersona- le-ancorprimacheconsigliere-dellafami- gliaGrimaldi.NelPrincipato,Braggiottise- niorhaulteriormenteramificato lafittare- te di relazioni che aveva sviluppato come banker internazionale alla Comit. Ed è nel capoluogo monegasco che Il Sole 24 Ore l’ha incontrato per ascoltare i suoi punti di vistasullacrisiglobaleesulletrasformazio- niinarrivonelsistemabancario. DottorBraggiotti,leièstatocapodelle attivitàinternazionali,poiamministrato- re delegato e infine presidente della Co- mit, cioè dell’unica banca italiana che operava nel corporate e investment bankinginternazionale quando la globa- lizzazione finanziaria ha preso le mosse. Qual era la visione che lei aveva allora deicambiamentidilungoperiodosfocia- tiinfinenelcollassodeimercati? Unabrevepremessaatuttalaconversa- zione: io sono un bancario, non un econo- mista.Sonostatoallevatoalla scuoladella Comit dove ho vissuto per circa 50 anni. Eraunascuoladimerciaioli:l’attivitàclas- sicaconsistevanelfarecreditoalleimpre- seper l’acquistodelle materieprime,assi- sterle durante il periodo della trasforma- zione in prodotto finito e infine scontare glieffettiemessisullaclientela.Lafinanza all’epoca era strettamente legata all’eco- nomia reale e noi abbiamo sempre opera- to bene in quel mondo, molto diverso da quelloche èvenutopoi:il deterioramento della finanza fine a se stessa, le bolle, il crollofinaledei mercati. Come lavorava una banca internazio- nalenell’"economiareale"? LaComitraccoglievadenarosuimercati internazionali - a New York, Londra, To- kyo-perprestarloaprimarieaziendeloca- li. Un certo rischio veniva effettivamente assunto dalla banca in quanto la raccolta era sul mercato interbancario e il prestito alle aziende era di più lunga durata. Era un rischio molto limitato sulla variazione dei tassid’interesse,chepotevaancheprocura- re delle piccole perdite nel mismatch delle scadenze.Manessunoall’epocasiavventu- ravainfolliespeculative. Quand’è stato superato il punto del nonritorno? Agli inizi del 2000 la finanza si è allonta- natadall’economiarealeelebanchesisono allontanate dal loro mestiere di base (cioè procurare capitali alle imprese per il loro sviluppo) e si sono trasformate in hedge fund.Perdipiùlecompagnied’assicurazio- nehannoseguitoquestadirezioneesisono proposte come banche ordinarie allo sco- podirealizzareutilifacili.Labollanonpote- va non scoppiare ed estendere il disastro dallafinanzaall’economiasuscalaplaneta- ria,mettendoinpericoloiPaesipiùdeboli. Ilmodello corrente - sostengono alcu- ne voci preoccupanti - ha dato cattiva provamanonvaarchiviato,anzi... Perdiversi anni il "modello" si è fondato sullaFedchefinanziavaiconsumiainteres- simoltobassi.Lalocomotivastatunitenseè stata trainata dalla straordinaria espansio- ne dei consumi, favorita dalla possibilità periconsumatori d’indebitarsiatassimol- tobassiedallavolontàdellebanched’inco- raggiare gli stessi consumatori a continua- re a indebitarsi. Questo modello, alla luce degli avvenimenti, secondo me non è più validoenonvapreservato. Lacrisibancaria-cheruotaattornoal- la gestione di 4 trilioni di dollari di titoli tossicistimatidall’Fmi-puòessererisol- taconunabadbank? Nonsose2,2trilionididollarifinoaqual- che giorno fa, o 4 trilioni di dollari stimati oggi siano una cifra attendibile: temo che sia molto superiore se ai titoli cosiddetti tossici originati dai "subprime" si aggiun- gono tutta una serie di crediti più o meno irrecuperabili, dalle carte di credito agli impieghi presso gruppi in difficoltà, come nel settore auto. Una cifra gigantesca, mai prima accumulatasi: e dovrebbe essere smaltita - si dice - da nuovi veicoli, il cui funzionamento resta però incerto. Cos’è untitolotossico?A cheprezzolebancheli dovrebbero cedere, e quanto capitale per- derebbero subito? E come verrebbero cal- colati i nuovi ratio patrimoniali da parte delle banche centrali? Sono settimane che attendo anch’io con curiosità le "regole del gioco". Ma fino a che non le conoscia- mo, devo concludere che - almeno per me -la badbanknonèunasoluzione. Gli interventi statali d’emergenza su scala domestica nei capitali delle ban- cheeranoinevitabilipersuperarela"cri- sidifiducia"? Gli interventi statali nel capitale delle bancheeranoinevitabilieindispensabilie probabilmente anche insufficienti per ri- dare piena fiducia. Penso che una forma temporaneadi nazionalizzazione sia indi- spensabile perché il mercato interno si ri- mettaa funzionare. LeieraacapodellaComitquandoilri- schio finanziario dei sistemi era gestito principalmente dai grandi intermediari. Poila"securitization"dellafinanzanelle Borse,la deregulation e la globalizzazio- ne hanno diffuso strutturalmente il ri- schio nei mercati, ma il sistema alla fine non ha retto. A suo avviso il sistema tor- neràadessere"banco-centrico"? La "securitization", lo sviluppo dei deri- vatimatematicihaaumentatoenormemen- teiprofittidegliintermediariconunafinan- zafittizia.Pensochenelmondochestarina- scendo, labanca commerciale –quella del- la mia gioventù – tornerà protagonista, ma il mondo sarà molto diverso. Il consumo americano basato sull’indebitamento do- vràcambiare,manonsappiamoancoraco- me.Iocredochetocchianzituttoagliuomi- ni di governo immaginare e costruire il mondo nuovo. E penso ai politici quaran- tenni che ci vivranno, non ai settantenni chenonlovedranno. Wall Street è stata l’epicentro del col- lasso e il fallimento della Lehman Brothers ne è stato l’evento simbolico. Lei ha operato a New York da banchiere europeo e tentò, in tempi pionieristici di acquisirelaIrvingTrust... La Comit è stata protagonista dell’inter- nazionalizzazionedelsistemabancarioita- liano negli anni 80. E questo Dna non era soltanto mio, ma era via via cresciuto nell’istitutosoprattuttopermeritodelpre- sidenteRaffaeleMattioli,diCarloBombie- ri e Antonio Monti. E il mio lavoro è stato facilitato dalla qualità di collaboratori ben formatiedefficienti.Laprimamossaèstata quella di acquisire una partecipazione nel- laLehmanBrothers,inquelperiodoindiffi- coltà non per problemi di rendimento, ma permancanzadistrategie. Qualeful’esitodiquellapartnership? George Ball, sottosegretario di Stato americano dal 1961 al 1966, grande uomo politico e di cultura, si era assunto il com- pitodirilanciarelaLehmanBorthersinsie- me a Peter Peterson, Ceo della stessa. Ge- orge Ball era un mio amico personale nel quale avevo grande fiducia e quindi ho convinto i dirigenti della Comit a prende- re questa partecipazione. La nostra pre- senza nella Lehman e nel loro board ci ha dato prima di tutto un grande prestigio e dunque la possibilità di accedere a un’im- portanteretedirelazioni, unicatraleban- cheitalianeedeuropee. Poi la Commerciale puntò alle acqui- sizioni... Successivamente abbiamo acquisito il controllodellaLongIslandBankenel1988, con l’aiuto dei nostri amici George Ball, Randolph Guthrie - ungrande avvocato - e Anthony Solomon, presidente della Fed di New York, abbiamo tentato di acquisire la Irving Trust, all’epoca l’ottava più impor- tantebancaamericana.LaComitallorago- devadigrandeprestigioedidirigenticapa- cidigestireun’operazionediquestaimpor- tanza. Ricordo in particolare Lino Benassi, checirappresentòbrillantemente. L’operazione purtroppo non andò in porto... Perunaragionemoltosemplice:supera- ti tutti gli ostacoli a New York, la Fed di Washington ha sollevato il problema della nostra appartenenza all’Iri a cui ha posto dellecondizioniinaccettabili. Ovviamente tutta l’operazione era stata realizzata con l’accordo dell’Iri, che allora era presieduto da Romano Prodi, del governatore della Bancad’Italia,CarloAzeglioCiampi,einfi- ne dell’allora ministro del Tesoro, Giulio Andreotti. Ma l’operazione aveva destato preoccupazione principalmente nel Psi perché temeva che l’acquisizione della Ir- ving Trust potesse richiedere un aumento di capitale della Comit, che l’Iri allora non potevasottoscrivere. AlloraleiritenevaWallStreetstrategi- ca:neèancoraconvintoperilfuturo? Credo che i mercati statunitensi ri- marranno sempre determinanti anche dopo la crisi. Anche all’ultimo G-20 il tema della ricostruzione delle regole e della vigi- lanzaè stato centrale. È opportunoche la supervisione internazionale sia affi- data alla Bce? A mio avviso la questione non è ben posta. Non è molto importante che la vi- gilanza sia affidata alle banche centrali o alla Bce: il problema è che nella globaliz- zazione anche la vigilanza e le regole de- vono essere globali e non per Paese o gruppi di Paesi. In Italia il processo di concentrazione bancaria è proceduto spedito e finora il sistema domestico è parso relativamen- tesolido:èd’accordo? Condividolafiducianellasoliditàdelsi- stemadomesticoepensoanchechelafor- te propensione degli italiani al risparmio dia effettivamente maggior solidità al si- stema,ilqualeèinoltrepocoinquinatoda- gliassettossiciodalrichiamodeglispecu- latoriàlaMadoff. LeihaseguitolacrisiglobaledalPrinci- patodiMonaco... Milasciricordare,anzitutto,cheilPrin- cipato non è un paradiso fiscale e prova ne è che non vi è basato nessun hedge fund.Equantoalriciclaggio,leleggiaMo- naco sono più severe di quelle vigenti nei Paesi della Ue per banche e notai. Inoltre, i tribunali monegaschi accolgono favore- volmentelerogatoriecheriguardanoaffa- ri contrari alle leggi vigenti nel Paese. Il sistema bancario monegasco raccoglie circa60-70miliardidieuro,cifrarelativa- mente modesta: meno di quanto racco- gliesse Madoff. I monegaschi non pagano tasse sul reddito, ma le società pagano le impostesugliutiliallostessolivellochein Francia. Il bilancio pubblico è composto dallerisorseprovenientidall’Ivaedalturi- smo: non dal Casinò, come è abitudine af- fermare. La Société des Bains de Mer, che amministra il casinò e molti grandi alber- ghi, versa allo Stato dividendi che non ol- trepassanoil 5% delle entrate totali. Però il Principato rimane nella "lista grigia" recentemente aggiornata dall’Ocse... Iopensoche,dopoessereuscitidallavec- chia "lista nera", il Principato potrà essere depennato anche dalla "grigia" facendo concessioni sul segreto bancario come quelle studiate dalla Svizzera: i due Paesi che beneficiano della trasparenza fiscale sono Francia e Stati Uniti. La Germania e glialtriPaesidellaUevorrebbero ottenere gli stessi benefici. Se la Svizzera cede alle pressioni della comunità internazionale, Monacoseguirà. Qualisarannoleconseguenze? I depositi bancari potranno ridursi di 20 miliardi di euro, i prezzi degli apparta- menti si allineeranno di più a quelli delle altre cittadine della Costa Azzurra, ma penso anche che altri flussi finanziari po- trebberoprendereilcamminodel Princi- patoseilsuosistemabancariosaràingra- do di portare il livello tecnico dei suoi di- rigenti all’altezza di quello delle altre grandi piazze bancarie. Quindi l’establishment monegasco nonèpessimistasuldopo-crisi... Monacohailbeneficiodiunagrandesta- bilità politica dovuta a un’antica monar- chia:ilprincipeAlbertoIIhadatoalsuoPae- se ancora più prestigio internazionale di quellocheavevaaitempidisuopadre,dedi- candosi in particolare al salvataggio dell’ambiente e alle energie rinnovabili. Il suoGovernoèdirettodaunministrodiSta- to, Jean-Paul Proust, che gestisce il Paese conautorità,abilità,diplomazia.Monacosa- rà sempre una residenza privilegiata indi- pendentemente dalla sua attività finanzia- ria;nessunaltroPaesealmondooffreipre- gicheMonacooffreaisuoiresidenti.Lodi- co per esperienza familiare: mio nonno pa- ternononsièsbagliatoquandoall’iniziodel secoloscorsoconmianonna,francesediSa- intTropez,hannodecisodieleggereMona- coalorodimora.Daalloratuttiimieiparen- ti sono venuti a finire i loro giorni a Mona- co: per riservare un piccolo spazio per me hodovutoallargarelanostracappella! Come giudica l’offensiva in corso di Stati e Authority contro i "paradisi fi- scali"? È chiaro chein tempi di caduta del getti- to fiscale e di deficit crescenti per via dei salvataggi,è ancora menotollerabile l’eva- sione fiscale verso quei Paesi dove non vi- gelatrasparenzafiscale.Gliultimisviluppi mostrano però che la grande maggioranza dei Paesi interessati (dalla Svizzera al Lus- semburgo, da Andorra a Monaco) accetta- no le regole imposte dall’Ocse. La pressio- ne degli Stati contro i Paesi che accolgono l’evasione fiscale sarà d’altronde sempre piùforteenonsarebbemale-almenoamio avviso-studiareformedi"amnistia":come adesempioloscudoasuotempoideatodal ministro Giulio Tremonti. Le persone che dispongonoall’esterodifondinondichiara- tinonavrannoaltra scelta senon dirimpa- triare questi fondi nei loro Paesi d’origine, pagando ovviamente una penalità decisa dall’autoritàpolitica. Le piazze finanziarie come Monaco farannola loro parte. Ma dalla crisi co- me si esce? Anzituttochiudendoiparadisifiscalive- ri,quelli chesonosededellamaggior parte deglihedgefund.Questodepotenzierebbe dimoltoil"grandecasinò"dellaspeculazio- nefinanziaria. Secondaraccomandazione? Èindispensabilefaresubitocompletapu- lizia nei bilanci delle banche. Quelle che nonpotrannoristabilireiratiodisolvibilità dovranno essere nazionalizzate e gli Stati chelenazionalizzanodovrannoessereessi stessisolvibili.Sequestononsaràpossibile dovrà intervenire l’Fmi, a condizione che glisidianoimezzi. Ci sono rischi reali di ritorno dannoso dellapoliticainbanca? Ho vissuto in Comit con un azionista di maggioranzacheeral’Iri,presiedutoallora daRomanoProdi.Edebbodirechegraziea luihopotutoevitare,senzatroppadifficol- tà, le pressioni politiche. Alla sua uscita mi è stato vivamente rimproverato di non aver dato ascolto, con la sufficiente atten- zione, ai suggerimenti dei partiti di gover- no. Ma il concetto l’avevo già colto benemoltianniprima. Quando? Nel1968l’allorapresiden- te del Crédit Lyonnais, Vi- riat, venne in visita d’addioa Mattioli: il Lyonnais era da semprelegatoallaComit.Ioero ungiovanedirigenteefuichiama- to ad assistere al colloquio. Viriat disse a Mattioli,traduco a memoria: «Miocaroamico,hofattodituttoper- ché il Lyonnais non sia nazionalizzato, perchélanazionalizzazioneècomelasi- filide:sivive,masivivemale». È giusto mettere un tetto agli stipendi deimanagerbancari? Noncredochesiacompitodelleautorità dimettereuntettoaglistipendi.Lodevono faregliazionisti,iconsiglid’amministrazio- ne ai quali vanno comunicati tutti i "bene- fit"deimanager. La Comit non esiste più da tempo. Ma c’èancorachilarimpiange... La Commerciale dopo la crisi del 1930 è stata il regno di Raffaele Mattioli. Dopo la Secondaguerramondialel’hacondottaalla vetta del sistema bancario italiano. Piùche unbanchiereouneconomista,Mattioliera unuomodiStatoconunavisionedell’Italia edelmondochenefacevauninterlocutore ricercatodatuttiibanchieriinternazionali. APiazzadellaScalasonosfilatiipiùgrandi nomidellafinanza:HermanAbsdellaDeut- sche Bank, Schaefer della Ubs, David Roc- kefellerdellaChase,ViriatdelCréditLyon- nais,JeanReyrediParibas,JacobRothschi- ld,AlbertFrère.Laretedirelazioniinterna- zionali della Comit era unica nel sistema bancarioitalianoederaanimatadadirigen- tieccezionalicomeCarloBombieriinparti- colare, Antonio Monti, Francesco Cinga- no.Anch’iocredodiaverdatoilmiocontri- buto.IlprestigiodellaComitedeisuoidiri- gentile ha permesso di occupare una posi- zioneprivilegiatasullegrandipiazzefinan- ziariediNewYork,Londra,TokyoeinPae- si come l’Urss e la Cina, senza contare l’AmericadelSudconSudameris. ÈimmaginabilefarrinascerelaComit? No, non lo penso. Così come non si può reinventare Paribas, altra banca dominan- tesullapiazzafranceseeinternazionale.Le imprese sono come gli uomini: nascono, crescono raggiungono delle vette prima di sparirelentamenteobrutalmente. Un’ultima domanda: cosa ricorda di EnricoCuccia? Era uomo assolutamente eccezionale. Credodi nonavermaipiù incontrato invi- tamia-ehoavutooccasionedistareaccan- toalleélite dell’epoca -unuomo così note- volecomeildottorCuccia. EdiVincenzoMaranghi Èstatoundiscepolointelligenteefedele di Cuccia. È stato fino alla fine il guardiano deltempioenonhacertomeritatodidover lasciare il suo incarico. Ne è uscito con or- goglioedignità,cheeranoitrattipiùcarat- teristicidellasuapersonalità.Misonoman- catemoltolasuafedeltàelasuaamicizia. © RIPRODUZIONE RISERVATA «IlpressingcontroiPaesi cheaccolgonol’evasionefiscale saràsemprepiùforteenonsarebbe malestudiareformediamnistia comeloscudoideatodaTremonti» DENARO IN FUGA «Il Principato di Monaco non è un paradiso fiscale e conta di uscire dalla lista grigia Ocse seguendo la via della Svizzera» DALLAPRIMA INPRIMOPIANO «RicrearelaComit?Lebanchesonocomegliuomini:nascono, raggiungonolevette,declinanolentamenteebrutalmente» VIRTÙ PERDUTE «I capitali internazionali c’erano anche prima della globalizzazione: ma noi li cercavamo per le aziende, nonper speculare» «HovissutoinComitconl’Iri comeazionistadimaggioranza, presiedutoalloradaProdi Graziealuihoevitato,senzatroppe difficoltà,lepressionipolitiche» «Perriportarelafiducianelcreditogliistitutidevonopulire subitoibilancioppurevannonazionalizzatidaStatisolvibili» Citigroup, che si vantava della sua pre- senza nei cinque continenti, alla fine ha trattato e ricevuto il suo salvataggio solo nel Paese d’origine. Banche come Hypo RealEstate,messearischiodaoperazioni all’estero(inquelcasoinIrlanda)sonosta- te salvate dalle autorità del loro Paese. Le bancheitalianepresentiall’Estnontrova- no sempre localmente il supporto che un’aziendanazionaleprobabilmenterice- verebbe.Peraltriversi,leautoritànaziona- lihannoincoraggiatooperazionidiaggre- gazione (si pensi ancora alla fusione fra Dresdner e Commerzbank o all’integra- zione dell’asset management di Crédit Agricole e SocGen) nella più pura logica dei"campioninazionali". I mercati finanziari europei appaiono oggi meno integrati rispetto a un anno fa (losegnalaancheilrapporto"Financialin- tegration in Europe" pubblicato dalla Bce neigiorniscorsi).Nellostessotempo,ipo- teridifattodelleautoritànazionalisisono talmente rafforzati che oggi una forte espansioneestera,siapureinEuropa,non porta alcun vantaggio concreto. Come ha affermato il presidente dell’authority bri- tannicaFsa,LordTurner,occorreperilfu- turo o più Europa o più poteri nazionali. Scartando la seconda alternativa, che alla lunga metterebbe in dubbio anche l’inte- grazionemonetaria,occorrepuntaredeci- samenteversolaprima,cioèversounlivel- lofinalmenteeuropeodiregolamentazio- ne. Ma questa soluzione, che finalmente comincia ad essere condivisa (si veda da ultimoilrapportodeLarosièresullasuper- visioneUe)noncomportasololadecisio- ne su quale sia l’organo a cui assegnare i poteri. Se vogliamo definire le regole che possano in futuro evitare i disastri cui ab- biamoassistito,vannodefinitiintempira- pidi anche le linee essenziali della futura legislazione europea che il nuovo regola- toresovranazionaledovràapplicare.Altri- menti ci si limiterà a un ritocco puramen- tedifacciataelelineedidivisionenaziona- licontinuerannoadesseredecisive. I punti su cui è necessario un accordo europeo sono molti, ma l’esempio forse più significativo riguarda la possibilità che in futuro vengano poste limitazioni più o meno severe all’attività di negozia- zioneintitolipercontoproprio(ilcosid- detto "proprietary trading") che ha di- spensato profitti nella fase favorevole del ciclo (alimentando bonus e remune- razionieccessive),alprezzodirischiche hanno compromesso la stessa sopravvi- venzadimoltebanche.Cisichiedequin- di se occorra separare, magari con divie- tidilegge,l’attivitàbancariatradizionale da quella tipica delle investment bank di oggi, che Lord Turner definisce anche "casino banking" (e mai doppio senso fu più meritato). Èsicuramenteopportunocreareincen- tivi perché le banche possano ritrovare il contatto vero con i risparmiatori da una parteeleimpresedall’altro.Ètuttaviaim- probabile che la soluzionepiù efficace sia la proibizione pura e semplice (il nuovo Glass-Steagall Act che qualcuno invoca). Mase,comepensailGruppodeiTrenta,si può intervenire con regole adeguate e so- prattutto con una vigilanza più efficace, è evidentechenonabbiamoancoraavviato il dibattito né su quale modello di banca l’Europavuoleperilsuofuturo,nésuqua- lipotericoncretidebbanoessereaffidatia un organo sovranazionale che tutti oggi sembrano auspicare. Sono queste le due domandecruciali da cui dipende la possi- bilità di recuperare il grave arretramento sullastradadell’integrazioneeuropea,de- terminatodallacrisi. Marco Onado © RIPRODUZIONE RISERVATA «Tornerannolebanchecommerciali» EnricoBraggiotti:«Apartiredal2000lafinanzaglobale sièsempre piùallontanata dalmondodell’economia reale» IL RUOLO DELL’EX PREMIER Romano Prodi Presidentedell’Iri dall’82 all’89 e dal ’93 al ’94 «Credodinonavermaipiù incontratoinvitamia-ehoavuto occasionedistareaccanto alleélitedell’epoca-unuomocosì notevolecomeildottorCuccia» DISEGNO DI DARIUSH RADPOUR SUPERARELACRISI LE TRASFORMAZIONI IN ARRIVO Ilginocchiodalavandaia LE PROPOSTE DEL MINISTRO Giulio Tremonti Ministro dell’Economia e delle Finanze UN UOMO ECCEZIONALE Enrico Cuccia Ha fondato nel ’46 Mediobanca