Tra la fine degli anni Settanta e per buona parte degli anni Ottanta, Enel avvia numerosi piani energetici che ne modificano radicalmente il volto e le strategie future. Dapprima la crisi energetica collegata allo shock petrolifero, successivamente le tematiche collegate alle urgenze ambientali spingono Enel a programmare un futuro orientato alla diversificazione delle fonti energetiche, ad una maggiore attenzione al risparmio energetico e alla lotta all’inquinamento. La ricerca di un mix più equilibrato delle fonti di generazione aveva condotto Enel ad investire nuovamente sull’idroelettrico, oltre che su geotermico e nucleare. Nel 1987 il referendum abrogativo sul nucleare interrompe il piano di crescita previsto sul settore. Nel settore termoelettrico, oltre all’adeguamento dei vecchi impianti alle nuove norme antinquinamento, si preferì sfruttare sempre di più il gas metano come combustibile. All’inizio del ‘91 il Parlamento italiano dà avvio alla liberalizzazione del settore della produzione di energia elettrica. L’anno successivo Enel cambia il proprio assetto giuridico-istituzionale diventando Società per Azioni.