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Presentazione
Patocca
A cura dei soci e simpatizzanti del
Centro Studi e Ricerche in Medicina Generale
Questo lavoro riporta un estratto significativo
del dibattito che si è svolto sulla mailing list
del Centro Studi e Ricerche in Medicina Generale
durante il mese di gennaio 2016.
Vi invitiamo a leggere con attenzione gli stralci
che abbiamo scelto e a prendere qualche appunto
che sarà utile per il lavoro di gruppo che seguirà
alla fine della presentazione.
P.L. e G.B
Nel nuovo studio, per appuntamento (ovvio, sono sempre
garantite le urgenze vere o presunte, si fa medicina di
iniziativa, per patologie ecc ecc), il "bancone" delle
segretarie è stato una rivelazione: il rapporto medico -
paziente è diventato un'altra cosa rispetto a quando ero "a
demand".
Agnese sono totalmente d'accordo con te, siamo
passati alla dipendenza senza accorgercene e
soprattutto senza esserlo.
Sono le considerazioni che facciamo tra colleghi che
lavorano nelle case della salute, l'aumento di
efficienza e di mole di lavoro è paradossalmente,
almeno secondo la mia impressione, inversamente
proporzionale alla soddisfazione del paziente.
Le crisi sono ricorrenti avviandosi alla conclusione del
nostro lavoro, si ha meno voglia di trovare soluzioni
soddisfacenti per noi e per i pazienti, difficile investire
nel cambiamento per chi tra 2, 3 o 4 anni pensa di
smettere, inoltre difficile prendere le distanze da un
simile lavoro, e' più facile smettere se si è meno coinvolti,
se ci sono troppi punti critici.
Mi sento una voce fuori dal coro...forse perchè ho
rinunciato a costituire con i colleghi della mia AFT una
Casa della Salute, forse perchè faccio ancora medicina
in rete e sono da sola con la segretaria che lavora con
me da più di 10 anni nel mio solito ambulatorio, in
questo tempo storico di difficoltà sociali generali mi
sembra di essere diventata più importante per i
pazienti, un punto fermo in mezzo ad una Sanità in
trasformazione paludosa e liquida.
Io ho la convinzione che proprio la mancanza
dell’interfaccia costituita da segretarie e infermiere sia
un freno alla litigiosità dei pazienti, quanto meno con
me (tra di loro forse la aumenta): certo,
l’organizzazione può essere carente e l’attesa snervante,
ma loro sanno che per qualsiasi problema, da quello
importante alla più esimia “cavolata”, avranno come
interlocutore diretto il loro medico, senza chiedere
appuntamenti e senza incappare in segreterie neppure
telefoniche e questo rende la parte negativa accettabile.
Siamo passati alla dipendenza senza accorgercene e
soprattutto senza esserlo.
Sono le considerazioni che facciamo tra colleghi che
lavorano nelle case della salute , l'aumento di efficienza e di
mole di lavoro è paradossalmente, almeno secondo la mia
impressione , inversamente proporzionale alla soddisfazione
del paziente.
Prestar seria assistenza ai quaranta malati che vengono dal
mattino fino a pranzo è fisicamente impossibile, quindi,
senza volere, viene a esser tutto un inganno. Dodicimila
malati che vengono da te in un anno voglion dire,
ragionando alla buona, dodicimila persone ingannate.
Sono rimasto innamorato del lavoro che ho fatto per
oltre 40 anni e sono altrettanto fermamente convinto di
quanto sia necessaria una buona medicina generale in
questi tempi in cui si va troppo di corsa, in cui si sta
perdendo di vista l'umanità dei rapporti e la visione
unitaria dei pazienti ed in cui l'eccesso di medicina può
diventare un fattore di malattia
Anche a distanza di tanti anni, ormai ho lasciato la MG
da 10 anni dedicandomi esclusivamente alla libera
professione, credo che il primo e vero motivo di tutti i
problemi della Medicina Generale sia che ai pazienti non
viene data la possibilità di comprendere il "valore"
dell'esercizio di questa professione
E sì, perche' molte idee sono cambiate da quando
abbiamo iniziato, molti anni or sono, a
esercitare. Partirei dall'impetuoso avanzare delle
conoscenze biomediche; un profluvio di novita' continue
e sempre piu' di dettaglio che oramai rendono manifesto
cio' che forse fino a qualche decennio fa poteva sfuggire
o venir trascurato: l'affermarsi della clinica come insieme
di specialita' via via piu' numerose e dedicate al
particolare.
Così dalla totale mancanza di conflitti di interesse (il
che e' di per se' positivo) i MMG sono finiti nella
mancanza tout-court di interesse verso la professione
e si sono trasformati in funzionari con mansioni
burocratiche e di gestione di una domanda (sia pure
enorme) sempre meno qualificata per quella parte
non delegabile e che rimane quindi giocoforza a loro
carico solo per mancanza di specialisti a cui delegarla
Sono d'accordo in generale con Beppe, ma che i piu'
giovani colleghi specialisti siano "incomparabilmente
piu' preparati di noi" francamente proprio non lo
vedo. Io li trovo scolastici nella *migliore* delle
ipotesi, tecnici della salute con un approccio alle
terapie farmacologiche sistematicamente all'insegna
del "nuovo e' meglio", una professionalita' nel
rapporto con persone malate in generale modesta,
minore di quella dei loro colleghi piu' anziani,
pervasa da atteggiamenti difensivi e aggressivita'
diagnostico-terapeutica.
Così, a parte la militanza CSeRMEG (una questione di
fede), la docenza in Università dove favoleggio a ignari
studenti una medicina generale idealizzata più che
praticata e praticabile, ho ripreso la vecchia abitudine del
mio predecessore di riunire periodicamente colleghi
amici in serate "culturali". A distanza di anni, constato che
è ancora molto richiesto lo specialista, magari non
proprio il cattedratico cialtrone, ma comunque quello che
ti spiega cosa fare e non fare in caso di patologie tutte ben
codificate, così lontane dal grumo di problemi
accartocciati tra loro che cerchiamo di sbrogliare ogni
giorno.
Parallelamente ad Agnese mi sono reso conto che il
rapporto "buono" con le persone, che passava anche
attraverso l'incontro e la prescrizione è andato
impallidendo in misura proporzionale all'efficienza della
mia segretaria. Ma la loro soddisfazione verso lei ha
aumentato la loro impazienza nell'ottenere la ricetta e
quindi la "soluzione semplice e veloce": come dire, più
rapidamente hai una cosa e più aumenta l'ansia di averla
prima e meno conta per te
Io non credo molto nella fantomatica “medicina
d’iniziativa” che ho provato a praticare per
l’ipertensione e il diabete con scarso entusiasmo, e tutto
sommato, vedo che, con un poco di “applicazione” le
cronicità si riescono a gestire benissimo nello spazio
della visita abituale. Nemmeno i colleghi che hanno
aderito al fantomatico CReG hanno avuto grandi
soddisfazioni in proposito
Non credo sia questione di tempo che passa, anche se
conta pure questo, ma di carichi sempre maggiori e
sempre più pressanti. Non ho soluzioni definitive, anche
se continuo a pensare che una maggiore
organizzazione, un giusto equilibrio tra erogazione di
servizi e limite netto ad essi (ricordo che è l’offerta che
incrementa la richiesta) possa essere un valido
supporto
Leggervi mi ha fatto comunque molto bene, praticamente
posso dire che mi sembra emergere quanto segue:
- l'efficienza ha aumentato comunque la percezione di
urgenza e in alcuni momenti ha innalzato la soglia di
litigiosità dell'utenza;
- il nostro pre-pensionamento si accompagna a difficoltà
di prendere le distanze da un lavoro così coinvolgente
nonostante lo stress e i lutti che ci aspettiamo ancora;…
- impressione che si vada all'esaurimento per sfinimento
del SSN;
- sentirsi un punto fermo in mezzo a una sanità in
trasformazione, paludosa e liquida....essere professionisti
autorevoli;
- consapevolezza del nostro ruolo soprattutto per
difendere le persone dalla "troppa medicina";
- ....e molto altro ancora!!
Una ironia che oltre che fuori luogo trovo inutile: il
modello pauperistico statale marxista ha portato la mg
ad un livello che non soddisfa nessuno, a parte te
ovviamente.
Forse sarebbe il caso, invece di fare ironia, di ammettere
che il modello è fallito o no?
Anche io non sarei così tranchant nei confronti di nuove
idee di esercizio della “MG”, anche perché, a dirla tutta, il
modello che oggi conosciamo credo sarà destinato a
“prematura” estinzione, vuoi per carenza di professionisti
“liberi” che di volontà del SSN di mantenere un sistema
che sconta troppe differenze regionali e professionali.
Ogni tanto ho qualche nuovo paziente, e rimango
strabiliato dal fatto che hanno 3-4-5 specialisti che li
seguono: vanno dall'ORL per i tappi di cerume, dal
cardiologo per l'ipertensione, dallo pneumologo per
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diabetologo per un diabete senile insignificante,
dall'endocrinologo per gli anticorpi anti-tiroide, dal
gastroenterologo per la "colite", e cosi' via. E'
chiaro che in queste condizioni il MMG si occupa
solo di influenza, ricette e certificati.
Cosa è diventato il centro studi?
Per una volta non si parlava dei casi risolti e di quanto
siamo bravi, ma di ciò che della nostra pratica non
sappiamo modificare, che ci ferisce o ci manda in bestia.
Ci eravamo raccontati gli intoppi, le scenate, le invasioni
fuori orario, i tentativi di vampirizzarci, la delusione per i
pazienti ingrati che cambiano medico senza motivo da un
giorno all’altro. Scoprivamo che per tutti, a qualunque
latitudine, qualunque fosse il sistema organizzativo, le
cose non cambiavano granchè.
Ho posto diversi ostacoli ai pazienti togliendo loro ciò
che rendeva la loro la vita più facile e la mia un inferno
Persiste una sproporzionata e diffusa percezione di
Urgenza che non trova quasi mai motivi nella realtà.
La pretesa di stare bene subito o di non ammalarsi,
passa attraverso richieste incongrue, prepotenti,
arroganti, che vorrebbero prescindere dalla presenza
e dalla stessa esistenza del medico. Il nostro ruolo è
sempre più marginale rispetto a tutti coloro che
(farmacisti, internet, esperti vari, specialisti,
fisioterapisti, infermieri) propinano direttive e
consigli.
Il medico solitario è sicuramente un artigiano dalle
troppe imperfezioni, così come lavorare con altri non
vuol dire automaticamente riuscire a costituire un
gruppo (che è ben altra cosa).
La differenza principale che c’è tra un libero
professionista puro e un MMG convenzionato
con il SSN, sta proprio nella convenzione
Buonasera, sono L. Francesca del 9°Corso MMG. Ti
scrivo per chiederti un consiglio sulle fonti bibliografiche
per l'argomento della tesi che mi piacerebbe approfondire
"rapporto MMG e medico specialista". Per il momento ho
trovato solo del materiale sul libro che ci hai prestato
"Medicina Generale" di Tombesi e Caimi.
Ti ringrazio anticipatamente per la disponibilità,
Francesca
… perché a fine giornata come molti di noi mi chiedo chi
sono e se ha senso per me che mi spremano così … poi
oggi, domenica sera, dopo adeguato riposo, ritrovo il
senso di questa professione che amo profondamente ma
che sta diventando troppo pesante fisicamente.
Hanno contribuito:
Giuseppe Belleri, Francesco Benincasa, Filippo
Bianchetti, Giuliana Bondielli, Nino Cataldi,
Giampaolo Collecchia, Fabio D’Alessandro, Guido
Danti, Roberto Della Vedova, Paolo Longoni, Marco
Marchetto, Maria Milano, Giovanni Moretti, Agnese
Moro, Andrea Moser, Simonetta Pagliani,
Patrizia Rodriguez, Maurizio Sarotto,
Paolo Schianchi, Massimo Tombesi, Max Vassura
Yo-Yo Ma ha
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Presentazione patocca (Paolo Longoni)

  • 1. Presentazione Patocca A cura dei soci e simpatizzanti del Centro Studi e Ricerche in Medicina Generale
  • 2. Questo lavoro riporta un estratto significativo del dibattito che si è svolto sulla mailing list del Centro Studi e Ricerche in Medicina Generale durante il mese di gennaio 2016. Vi invitiamo a leggere con attenzione gli stralci che abbiamo scelto e a prendere qualche appunto che sarà utile per il lavoro di gruppo che seguirà alla fine della presentazione. P.L. e G.B
  • 3.
  • 4. Nel nuovo studio, per appuntamento (ovvio, sono sempre garantite le urgenze vere o presunte, si fa medicina di iniziativa, per patologie ecc ecc), il "bancone" delle segretarie è stato una rivelazione: il rapporto medico - paziente è diventato un'altra cosa rispetto a quando ero "a demand".
  • 5. Agnese sono totalmente d'accordo con te, siamo passati alla dipendenza senza accorgercene e soprattutto senza esserlo. Sono le considerazioni che facciamo tra colleghi che lavorano nelle case della salute, l'aumento di efficienza e di mole di lavoro è paradossalmente, almeno secondo la mia impressione, inversamente proporzionale alla soddisfazione del paziente.
  • 6. Le crisi sono ricorrenti avviandosi alla conclusione del nostro lavoro, si ha meno voglia di trovare soluzioni soddisfacenti per noi e per i pazienti, difficile investire nel cambiamento per chi tra 2, 3 o 4 anni pensa di smettere, inoltre difficile prendere le distanze da un simile lavoro, e' più facile smettere se si è meno coinvolti, se ci sono troppi punti critici.
  • 7. Mi sento una voce fuori dal coro...forse perchè ho rinunciato a costituire con i colleghi della mia AFT una Casa della Salute, forse perchè faccio ancora medicina in rete e sono da sola con la segretaria che lavora con me da più di 10 anni nel mio solito ambulatorio, in questo tempo storico di difficoltà sociali generali mi sembra di essere diventata più importante per i pazienti, un punto fermo in mezzo ad una Sanità in trasformazione paludosa e liquida.
  • 8. Io ho la convinzione che proprio la mancanza dell’interfaccia costituita da segretarie e infermiere sia un freno alla litigiosità dei pazienti, quanto meno con me (tra di loro forse la aumenta): certo, l’organizzazione può essere carente e l’attesa snervante, ma loro sanno che per qualsiasi problema, da quello importante alla più esimia “cavolata”, avranno come interlocutore diretto il loro medico, senza chiedere appuntamenti e senza incappare in segreterie neppure telefoniche e questo rende la parte negativa accettabile.
  • 9. Siamo passati alla dipendenza senza accorgercene e soprattutto senza esserlo. Sono le considerazioni che facciamo tra colleghi che lavorano nelle case della salute , l'aumento di efficienza e di mole di lavoro è paradossalmente, almeno secondo la mia impressione , inversamente proporzionale alla soddisfazione del paziente.
  • 10. Prestar seria assistenza ai quaranta malati che vengono dal mattino fino a pranzo è fisicamente impossibile, quindi, senza volere, viene a esser tutto un inganno. Dodicimila malati che vengono da te in un anno voglion dire, ragionando alla buona, dodicimila persone ingannate.
  • 11. Sono rimasto innamorato del lavoro che ho fatto per oltre 40 anni e sono altrettanto fermamente convinto di quanto sia necessaria una buona medicina generale in questi tempi in cui si va troppo di corsa, in cui si sta perdendo di vista l'umanità dei rapporti e la visione unitaria dei pazienti ed in cui l'eccesso di medicina può diventare un fattore di malattia
  • 12. Anche a distanza di tanti anni, ormai ho lasciato la MG da 10 anni dedicandomi esclusivamente alla libera professione, credo che il primo e vero motivo di tutti i problemi della Medicina Generale sia che ai pazienti non viene data la possibilità di comprendere il "valore" dell'esercizio di questa professione
  • 13. E sì, perche' molte idee sono cambiate da quando abbiamo iniziato, molti anni or sono, a esercitare. Partirei dall'impetuoso avanzare delle conoscenze biomediche; un profluvio di novita' continue e sempre piu' di dettaglio che oramai rendono manifesto cio' che forse fino a qualche decennio fa poteva sfuggire o venir trascurato: l'affermarsi della clinica come insieme di specialita' via via piu' numerose e dedicate al particolare.
  • 14. Così dalla totale mancanza di conflitti di interesse (il che e' di per se' positivo) i MMG sono finiti nella mancanza tout-court di interesse verso la professione e si sono trasformati in funzionari con mansioni burocratiche e di gestione di una domanda (sia pure enorme) sempre meno qualificata per quella parte non delegabile e che rimane quindi giocoforza a loro carico solo per mancanza di specialisti a cui delegarla
  • 15. Sono d'accordo in generale con Beppe, ma che i piu' giovani colleghi specialisti siano "incomparabilmente piu' preparati di noi" francamente proprio non lo vedo. Io li trovo scolastici nella *migliore* delle ipotesi, tecnici della salute con un approccio alle terapie farmacologiche sistematicamente all'insegna del "nuovo e' meglio", una professionalita' nel rapporto con persone malate in generale modesta, minore di quella dei loro colleghi piu' anziani, pervasa da atteggiamenti difensivi e aggressivita' diagnostico-terapeutica.
  • 16. Così, a parte la militanza CSeRMEG (una questione di fede), la docenza in Università dove favoleggio a ignari studenti una medicina generale idealizzata più che praticata e praticabile, ho ripreso la vecchia abitudine del mio predecessore di riunire periodicamente colleghi amici in serate "culturali". A distanza di anni, constato che è ancora molto richiesto lo specialista, magari non proprio il cattedratico cialtrone, ma comunque quello che ti spiega cosa fare e non fare in caso di patologie tutte ben codificate, così lontane dal grumo di problemi accartocciati tra loro che cerchiamo di sbrogliare ogni giorno.
  • 17. Parallelamente ad Agnese mi sono reso conto che il rapporto "buono" con le persone, che passava anche attraverso l'incontro e la prescrizione è andato impallidendo in misura proporzionale all'efficienza della mia segretaria. Ma la loro soddisfazione verso lei ha aumentato la loro impazienza nell'ottenere la ricetta e quindi la "soluzione semplice e veloce": come dire, più rapidamente hai una cosa e più aumenta l'ansia di averla prima e meno conta per te
  • 18. Io non credo molto nella fantomatica “medicina d’iniziativa” che ho provato a praticare per l’ipertensione e il diabete con scarso entusiasmo, e tutto sommato, vedo che, con un poco di “applicazione” le cronicità si riescono a gestire benissimo nello spazio della visita abituale. Nemmeno i colleghi che hanno aderito al fantomatico CReG hanno avuto grandi soddisfazioni in proposito
  • 19. Non credo sia questione di tempo che passa, anche se conta pure questo, ma di carichi sempre maggiori e sempre più pressanti. Non ho soluzioni definitive, anche se continuo a pensare che una maggiore organizzazione, un giusto equilibrio tra erogazione di servizi e limite netto ad essi (ricordo che è l’offerta che incrementa la richiesta) possa essere un valido supporto
  • 20. Leggervi mi ha fatto comunque molto bene, praticamente posso dire che mi sembra emergere quanto segue: - l'efficienza ha aumentato comunque la percezione di urgenza e in alcuni momenti ha innalzato la soglia di litigiosità dell'utenza; - il nostro pre-pensionamento si accompagna a difficoltà di prendere le distanze da un lavoro così coinvolgente nonostante lo stress e i lutti che ci aspettiamo ancora;…
  • 21. - impressione che si vada all'esaurimento per sfinimento del SSN; - sentirsi un punto fermo in mezzo a una sanità in trasformazione, paludosa e liquida....essere professionisti autorevoli; - consapevolezza del nostro ruolo soprattutto per difendere le persone dalla "troppa medicina"; - ....e molto altro ancora!!
  • 22. Una ironia che oltre che fuori luogo trovo inutile: il modello pauperistico statale marxista ha portato la mg ad un livello che non soddisfa nessuno, a parte te ovviamente. Forse sarebbe il caso, invece di fare ironia, di ammettere che il modello è fallito o no?
  • 23. Anche io non sarei così tranchant nei confronti di nuove idee di esercizio della “MG”, anche perché, a dirla tutta, il modello che oggi conosciamo credo sarà destinato a “prematura” estinzione, vuoi per carenza di professionisti “liberi” che di volontà del SSN di mantenere un sistema che sconta troppe differenze regionali e professionali.
  • 24. Ogni tanto ho qualche nuovo paziente, e rimango strabiliato dal fatto che hanno 3-4-5 specialisti che li seguono: vanno dall'ORL per i tappi di cerume, dal cardiologo per l'ipertensione, dallo pneumologo per la bronchite, dall'urologo per la prostata, dal diabetologo per un diabete senile insignificante, dall'endocrinologo per gli anticorpi anti-tiroide, dal gastroenterologo per la "colite", e cosi' via. E' chiaro che in queste condizioni il MMG si occupa solo di influenza, ricette e certificati.
  • 25. Cosa è diventato il centro studi?
  • 26. Per una volta non si parlava dei casi risolti e di quanto siamo bravi, ma di ciò che della nostra pratica non sappiamo modificare, che ci ferisce o ci manda in bestia. Ci eravamo raccontati gli intoppi, le scenate, le invasioni fuori orario, i tentativi di vampirizzarci, la delusione per i pazienti ingrati che cambiano medico senza motivo da un giorno all’altro. Scoprivamo che per tutti, a qualunque latitudine, qualunque fosse il sistema organizzativo, le cose non cambiavano granchè.
  • 27. Ho posto diversi ostacoli ai pazienti togliendo loro ciò che rendeva la loro la vita più facile e la mia un inferno Persiste una sproporzionata e diffusa percezione di Urgenza che non trova quasi mai motivi nella realtà. La pretesa di stare bene subito o di non ammalarsi, passa attraverso richieste incongrue, prepotenti, arroganti, che vorrebbero prescindere dalla presenza e dalla stessa esistenza del medico. Il nostro ruolo è sempre più marginale rispetto a tutti coloro che (farmacisti, internet, esperti vari, specialisti, fisioterapisti, infermieri) propinano direttive e consigli.
  • 28. Il medico solitario è sicuramente un artigiano dalle troppe imperfezioni, così come lavorare con altri non vuol dire automaticamente riuscire a costituire un gruppo (che è ben altra cosa).
  • 29. La differenza principale che c’è tra un libero professionista puro e un MMG convenzionato con il SSN, sta proprio nella convenzione
  • 30. Buonasera, sono L. Francesca del 9°Corso MMG. Ti scrivo per chiederti un consiglio sulle fonti bibliografiche per l'argomento della tesi che mi piacerebbe approfondire "rapporto MMG e medico specialista". Per il momento ho trovato solo del materiale sul libro che ci hai prestato "Medicina Generale" di Tombesi e Caimi. Ti ringrazio anticipatamente per la disponibilità, Francesca
  • 31. … perché a fine giornata come molti di noi mi chiedo chi sono e se ha senso per me che mi spremano così … poi oggi, domenica sera, dopo adeguato riposo, ritrovo il senso di questa professione che amo profondamente ma che sta diventando troppo pesante fisicamente.
  • 32. Hanno contribuito: Giuseppe Belleri, Francesco Benincasa, Filippo Bianchetti, Giuliana Bondielli, Nino Cataldi, Giampaolo Collecchia, Fabio D’Alessandro, Guido Danti, Roberto Della Vedova, Paolo Longoni, Marco Marchetto, Maria Milano, Giovanni Moretti, Agnese Moro, Andrea Moser, Simonetta Pagliani, Patrizia Rodriguez, Maurizio Sarotto, Paolo Schianchi, Massimo Tombesi, Max Vassura
  • 33. Yo-Yo Ma ha interpretato le suites per violoncello di Johann Sebastian Bach