1. MIGLIORAMENTI DEL CONTROLLO POSTURALE E DELLA FUNZIONE MUSCOLARE
INDOTTI DA UN NUOVO PARADIGMA DI VIBRAZIONE MUSCOLARE RIPETUTA IN
SOGGETTI OVER 65 DI SESSO FEMMINILE.
Guido M Filippi 1, Orazio Brunetti 2, Fabio M Botti 2, Roberto Panichi 3, Mauro Roscini3, Filippo
Camerota 4, Matteo Cesari5, Vito E Pettorossi 2
1 Istituto di Fisiologia Umana - Università Cattolica - Roma (Italia)
2 Dipartimento di Medicina Interna Sezione di Fisiologia Umana - Università di Perugia (Italia)
3 LAMS - Perugia (Italia)
4 Dipartimento di Medicina Fisica e Riabilitazione, Università di Roma La Sapienza, Italia
5 Department of Aging and Geriatric Research, University of Florida – Institute on Aging,
Gainesville, FL, USA
INTRODUZIONE
Il rischio di caduta negli over 65 è un problema sanitario, sociale ed economico di grande
importanza (1), il 40-50% degli anziani che vivono in casa, cade almeno una volta all’anno (2)
e, più in generale, la frequenza delle cadute aumenta con l’avanzare dell’età. Da un punto di
vista epidemiologico (2), ogni anno circa 4 milioni e mezzo di over 65 cadono. Di questi circa
80.000 vanno incontro a frattura del femore ed il 77% sono donne. Di questi 80.000 circa il
20% muoiono entro un anno dall’intervento, dei restanti il 20% residua delle disabilità
permanenti ed il 6% circa non recupera pienamente la funzione motoria. Inoltre,
annualmente, le sole fratture di femore da caduta, negli over 65, presentano dei costi per il
solo intervento di circa 394 milioni di euro, cui vanno aggiunti 412 milioni per 1 mese di
riabilitazione, 108 milioni per pensioni sociali e servizi di accompagnamento e circa 180
milioni di costi indiretti. Per le sole fratture di femore, negli over 65, i costi assommano ad
oltre 1 miliardo di euro annui, con una mortalità a 12 mesi di oltre il 20%. Si tratta dunque di
una problematica importante e complessa che numerose ricerche hanno esplorato per
trovare un rimedio all’instabilità posturale che cresce con il crescere dell’età.
Il deterioramento della capacità di controllare la stabilità è ascrivibile ad un decremento
funzionale sia del sistema muscolo-scheletrico, sia del Sistema Nervoso (3, 4, 5). Limitazioni
biomeccaniche, riduzione della forza, ritardi nelle reazioni, deficit propriocettivi probabilmente
concorrono a tale deterioramento. In queste chiavi di lettura sono stati sviluppati numerosi
protocolli riabilitativi. Di questi alcuni cercano di sviluppare l’outcome di forza, altri il controllo
motorio, altri ancora cercano un compromesso tra questi due indirizzi (6, 7, 8)
2. Questa ricerca, basata su studi precedenti ha impiegato un nuovo protocollo di
stimolazione propriocettiva (rMV, repeated muscle vibration), basata sulla vibrazione
meccanica focale, applicata cioè su singoli muscoli ed in grado nei suoi parametri di
ampiezza e frequenza di attivare selettivamente afferenze fusali primarie (9). La bassissima
ampiezza e la relativamente alta frequenza di stimolazione consentono di associare una
selettività di stimolazione propriocettiva ad un’assenza di effetti collaterali tipici della
vibrazione meccanica (10)
MATERIALI E METODI
Lo studio, in doppio cieco, è stato condotto su 60 donne (età media 65.1±7.5), i criteri
di inclusione prevedevano l’assenza di patologie cardiovascolari, respiratorie, neurologiche
(esiti di ictus, Parkinson, demenza o deficit visivi importanti) muscolo scheletriche (quali
fratture nell’ultimo anno o presenza di protesi ortopediche). Inoltre le partecipanti allo studio
non dovevano essere sotto terapia farmacologica in grado di alterare i loro movimento e/o
percezione dello spazio. La vibrazione è applicata mediante uno specifico strumento
(Cro®System, Nemoco srl, Italy) su singoli muscoli (Quadricipite destro e sinistro) tenuti in
leggera contrazione isometrica (~20% MVC). L’applicazione è stata ripetuta a 100 Hz, 0.05
mm di ampiezza, per 10 minuti consecutivi, 3 volte al giorno, con intervalli di circa 60 secondi,
per 3 giorni consecutivi. Le partecipanti sono state divise in 3 gruppi: 1) VC: gruppo trattato
con vibrazione e contrazione dei Quadricipiti; 2) VNC: gruppo vibrato ma senza concomitante
contrazione; 3) NV: gruppo placebo. I soggetti sono stati quindi seguiti per i successivi 90
giorni, valutando lo spostamento del Centro di Pressione (CoP) nella postura monopodalica
ad occhi chiusi ed eseguendo il Jumping test, prima (T0), 24 ore (T1), 10 (T2), 30 (T3) e 90
giorni (T4) dopo rMV. Tra T1 e T4 i soggetti non hanno fatto altri trattamenti, né hanno
modificato le loro abitudini di vita.
I risultati sono stati analizzati (ANOVA) e statisticamente confermati utilizzando un re-
test reliability test, un intraclass correlation coefficients (ICCs) ed il Tuckey test.
3. RISULTATI
Mentre i gruppi VNC e NV non hanno mostrato alcun significativo cambiamento nel
periodo di studio, risultati statisticamente significativi si sono avuti nel gruppo VC. In
particolare, l’area del CoP è decrementata di ~30% aT1 e del 43% a T4 (fig. 1), mentre la
Potenza del balzo è aumentata di +36% a T1, per arrivare a +50% al tempo T4.
Fig.1 spostamento del CoP nei tre gruppi di soggetti (* p< 0.001).
Fig. 2 Potenza del balzo prima e dopo rMV, nei tre gruppi (* p< 0.001).
4. Nessuno dei partecipanti ha avuto effetti collaterali indesiderati, né ha lamentato fastidio o
dolore durante e dopo il trattamento con rMV.
DISCUSSIONE
I risultati più importanti di questo studio consistono in un significativo e persistente
miglioramento dell’outcome motorio nei soggetti trattati con rMV e concomitante contrazione
muscolare. I miglioramenti riscontrati concernono sia il controllo dell’equilibrio, sia lo sviluppo
di forza.
Gli effetti appaiono coerenti con quanto già rilevato sia in pazienti sani (11) che in
pazienti con ricostruzione del legamento Crociato anteriore (12), nei quali la rMV ha prodotto
aumenti di resistenza alla fatica, di stabilità e di forza. Questi risultati sono stati attribuiti ad un
migliorato controllo articolare realizzato mediante la muscolatura del Quadricipite e dei suoi
antagonisti ed indotto dalla rMV con una riorganizzazione plastica del Sistema Nervoso
Centrale (11, 12).
La conferma di queste ipotesi ci è stata offerta da un successivo studio (13)
dell’eccitabilità della corteccia motoria, realizzato mediante TMS (Stimolazione Magnetica
Transcranica) in soggetti sani, che ha evidenziato una riorganizzazione della corteccia
motoria primaria del muscolo trattato con rMV, persistente nelle settimane a seguire. Il dato
risulta confermato da successivi studi con la TMS, in corso di completamento, realizzati su
soggetti over 65 e trattati con rMV. La rMV risulta in grado di abbassare la soglia della
corteccia motoria primaria dei muscoli trattati e di indurre un’aumento del bilanciamento
reciproco corticale tra agonisti ed antagonisti. Questi aspetti sono considerati essere di base
nella problematica motoria dell’anziano, il quale cerca di sopperire all’instabilità aumentando
le cocontrazioni tra agonisti ed antagonisti, producendo una rigidità articolare che in realtà
non favorisce la stabilità, aumenta marcatamente il dispendio energetico e diminuisce
l’efficienza motoria (14, 15).
In conclusione la rMV appare in grado di incrementare significativamente la
performance motoria dell’anziano mediante una tecnica priva di effetti collaterali, molto rapida
e di bassissimo impatto applicativo ed economico, andando ad agire direttamente sul
decadimento dei meccanismi neurofisiologici responsabili del controllo motorio.
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