1. Se la capacità di disobbedire
ha segnato l’inizio della storia umana
può darsi benissimo che l’obbedienza
ne provochi la fine
E. Fromm
Salvatore Cianciabella
presenta
Siamo uomini e caporali
Psicologia della disobbedienza
FRANCOANGELI EDITORE
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Nota introduttiva di Liliana De Curtis
(figlia di Totò)
con intervista al
prof. Philip Zimbardo
(Professore Emerito della
Stanford University)
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…è da sempre che il caporale mi
perseguita…
• CHI SONO I «CAPORALI»
PER TOTÒ?
• DA DOVE NASCE LA SUA
«TEORIA DEGLI UOMINI E DEI
CAPORALI» ?
4. «Siamo uomini o
caporali?»
Questa frase ha una storia
iniziata durante la mia vita
militare […]
Fui destinato all’88mo
Reggimento di stanza a Livorno.
Fu in questo glorioso
reggimento che mi ritrovai
come superiore il famigerato
caporale, il caporale per
antonomasia, il caporale a vita,
uno di quei personaggi che ti
fanno odiare, per un numero
imprecisato di generazioni, la
disciplina militare.
5. Al caporale tutto quello che io
facevo non piaceva. Trovava da
ridire su ogni minuzia e mi
imponeva sempre di rifare i
servizi, anche se erano eseguiti
alla perfezione […] Un’ira sorda,
un rancore ancora più forte perché
represso, mi invasero l’anima e, in
quel clima esasperato, giunsi a
identificare il peggio dei difetti
umani nella categoria dei caporali,
divenuti il simbolo della
prevaricazione dei forti nei
confronti dei più deboli: il
massimo della vigliaccheria e della
cattiveria.
6. Ai caporali contrapposi gli
uomini, ossia le persone
perbene, capaci anche di
esercitare la loro autorità, se
ne hanno, senza abusarne […]
In caserma mi capitò spesso di
esclamare davanti ai miei
commilitoni oppressi:
«Guardiamoci in faccia…
siamo uomini o caporali?»
Rientrai nella vita civile con il
bagaglio della mia burrascosa
esperienza militare e continuai
ad applicare il sistema di
catalogare le persone secondo
quanto avevo imparato in
caserma.
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La gente in genere divide
l’umanità in
amici e nemici,
buoni e cattivi.
Io invece la divido in
uomini e caporali:
i primi esprimono il bene,
gli altri il male.
ANTONIO DE CURTIS
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«CAPORALI SI NASCE!»
«SIGNORI SI NASCE!»
SONO AFFERMAZIONI RAPPRESENTATIVE DELL’IDEA PREDOMINANTE NELLA
CULTURA OCCIDENTALE SECONDO CUI LE AZIONI SONO L’ESITO DELLA
«PERSONALITÀ» O DEL «PATRIMONIO GENETICO» DI CHI LE COMPIE
NE CONSEGUE CHE BISOGNA SCAVARE
ALL’INTERNO DEGLI INDIVIDUI PER CAPIRE LE
RAGIONI DEL LORO COMPORTAMENTO
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LA POPOLARITÀ DI TALE IDEA È LEGATA AI BENEFICI CHE NE
DERIVANO:
1. PER IL SISTEMA CHE COSÌ VIENE ALLEGGERITO DALLA
RESPONSABILITÀ DI AVER CREATO I PRESUPPOSTI ALLA
ATTUAZIONE DEL MALE
2. PER CHI NON HA ANCORA AGITO IN
MANIERA CATTIVA CHE COSÌ PUÒ
CONTINUARE A CREDERE DI ESSERE
DIVERSO DA «QUEL GENERE DI
PERSONE»
NOI «LIBERI DAL MALE»
15. L’AMMINISTRAZIONE BUSH E L’APPARATO
MILITARE DIEDERO LA COLPA A
“UN GRUPPO DI MELE MARCE”
“UN GRUPPO DI SOLDATI DELINQUENTI”
CONDANNANDO IL SERGENTE
IVAN “CHIP” FREDERICK
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ESPERIMENTI COME QUELLO
DELLA STANFORD PRISON,,
PROGETTATO E COORDINATO
DAL PROF. ZIMBARDO NEL
1971, HANNO DIMOSTRATO
CON QUALE FACILITÀ ANCHE
«BRAVE» PERSONE, POSSANO
TRASFORMARSI IN CATTIVE
UNA VOLTA ASSUNTO UN
RUOLO DI POTERE…
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…FINO A CAUSARE IN ALCUNI
PRIGIONIERI FORTI REAZIONI DI STRESS
PER VIA DEGLI ABUSI DA PARTE DELLE
GUARDIE COSÌ DA COSTRINGERE GLI
SPERIMENTATORI AD INTERROMPERE
L’ESPERIMENTO PRIMA DEL PREVISTO:
DOPO SOLO 6 GIORNI !
LA SITUAZIONE ERA ANDATA
FUORI CONTROLLO
24.
25. www.siamouominiecaporali.it
…era un ordine del nostro
comando…
…lei vive in questo periodo,
ma noi vivevamo nel 1933…
…NON ABBIAMO COMMESSO UN
CRIMINE, ABBIAMO FATTO CIÒ
CHE CI È STATO ORDINATO,
NON È STATO UN CRIMINE!
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Arrestato nel 1960 a Buenos
Aires – si era nascosto in Sud
America sotto falso nome
(Riccardo Klement) – con la
pesantissima accusa di essere
uno dei principali artefici della
Shoah.
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Nel corso del processo, in
Israele, questo
«blocco di marmo»
dichiarò in maniera ossessiva
DI AVER SOLO OBBEDITO A
DEGLI ORDINI
per molti si trattava di un
INDIVIDUO DECISAMENTE
PERVERSO
ma non per tutti,
almeno non per Hannah Arendt,
la giornalista presente al
processo
1961
Processo a Gerusalemme,
(Israele)
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«il guaio del caso Eichmann
era che di uomini come lui ce
n’erano tanti e che questi tanti
non erano né perversi né
sadici, bensì erano, e sono
tuttora,
terribilmente normali»
H. Arendt
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Anche Stanley Milgram come psicologo sociale prediligeva l’analisi del
contesto immediato a quella dei «tratti di personalità»,
l’esterno all’interno.
Si orientò da subito su una spiegazione che riportava la condotta di
Eichmann a un’obbedienza cieca anziché a un’aberrazione disposizionale
Ebbe modo di verificare
la validità di tale ipotesi
con quello che poi
sarebbe diventato uno
dei più controversi
esperimento della storia
della Psicologia
Sociale…
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…Milgram ebbe così modo di dimostrare che DUE
PERSONE SU TRE obbedirebbero ad un’autorità
considerata legittima infliggendo scariche
elettriche fino a 450 V a uno sconosciuto !!
…era un ordine
del nostro
comando…
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Tra il 1961 e il 1963…
• mentre Eichmann veniva
processato,
• la Arendt scriveva «La banalità
del male»,
• Milgram sperimentava
il paradigma scientifico
dell’Obbedienza
all’Autorità,
Totò si impegnava a
realizzare i seguenti film…
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1. Sua Eccellenza si fermò a mangiare: il ladruncolo Totò si spaccia per il dott. Tanzarella,
il medico personale di Mussolini;
2. Totò, Peppino e la Dolce Vita: Totò è un «pezzo da novanta» della politica.
3. Totòtruffa ’62. Totò è un modesto attore di varietà specializzato in travestimenti che
interpreta i seguenti ruoli: diplomatico, Cav. Antonio Trevi (proprietario dell’omonima
fontana), ingegnere del «Comuno» e, perfino, Fidel Castro.
4. I due marescialli: Totò è un ladro travestito da prete e da maresciallo dei Carabinieri.
5. Totò Diabolicus: nei ruoli dei fratelli di Torrealta, Totò è marchese, baronessa, generale
fascista, chirurgo, monsignore.
6. Totò contro Maciste: Totò è addirittura figlio del Dio Amon.
7. Totò, Peppino divisi a Berlino: l’attore è un ex gerarca nazista.
8. I due colonnelli: Totò è un colonnello dell’esercito italiano.
9. Il giorno più corto: Totò non è un’autorità ma un soldato-eroe, rievocando il concetto
di disobbedienza come atto eroico.
10. Totò contro i quattro: Totò è un Commissario di Polizia.
11. Le motorizzate: nell’episodio «Il vigile ignoto» Totò interpreta il ruolo di Vigile
metropolitano.
12. Gli onorevoli: è un ex colonnello in pensione in lotta contro le manipolazioni
persuasive delle autorità politiche in periodo elettorale.
13. Il comandante: Totò interpreta il ruolo del colonnello Antonio Cavalli che, lo stesso
giorno in cui riceve la promozione va in pensione, da Generale.
1961
1962
1963
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ben 13 film basati sul rapporto
d’autorità
mostrando in film come
«Totò Diabolicus» o «Totòtruffa ‘62»
i rischi dell’obbedienza «cieca»…
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VARIANTI DELL’ESPERIMENTO DI MILGRAM
«Reazione vocale» (Voice feedback): introdotte proteste
verbali. L’allievo continuava a non essere visto, in quanto posto
nell’altra stanza ma potevano essere udite le sue voci attraverso
la parete.
«Vicinanza» (Proximity): allievo nella stessa stanza
dell’insegnante ad una distanza di meno di un metro.
«Contatto fisico»: la vittima era posta nella stessa stanza
dell’insegnante con la variante che la scossa elettrica poteva
essere ricevuta dall’allievo soltanto ponendo il suo braccio su
una piastra metallica.
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La prossimità implica il riconoscimento dell’altro,
prossimo, attraverso il cui volto è possibile proiettarsi,
identificarsi, riconoscersi simili, empatizzare.
Ciò che favorisce l’attivazione di
condotte disumane è l’isolamento
della vittima non soltanto in termini
fisici ma, soprattutto morali,
escludendo il contatto empatico e la
complicità che un semplice scambio
di sguardi potrebbe instaurare.
42. www.siamouominiecaporali.it
Zygmunt Bauman:
«l’esperimento di Milgram ha
mostrato come è possibile facilitare
l’esecuzione di condotte riprovevoli
attraverso l’isolamento della vittima
dal carnefice... Isolando la vittima e
rendendola non visibile all’esecutore,
il carnefice non vede e non sente
direttamente ciò che viene causato
dalle sue azioni sentendosi, così,
meno responsabile».
43. www.siamouominiecaporali.it
«È per questo motivo che si tende a fare in modo che gli occhi della vittima
non incontrino mai quelli del carnefice. Il contatto visivo con la vittima
aumenta la probabilità che uno spettatore si immedesimi nella sua
situazione e si senta impegnato ad agire. […] Quando uno spettatore si trova
vis-à-vis con la vittima, egli avverte un certo grado di associazione con la
stessa e così sarà molto più probabile che agisca in modo responsabile».
Psicologia dell'inerzia e della solidarietà (Einaudi, 2001)
Adriano Zamperini, docente di Psicologia sociale presso l'Università di Padova
44. www.siamouominiecaporali.it
Il distacco fisico ed emotivo facilita le
condotte disumane e disumanizzanti
al contrario
La vicinanza fisica ed
emotiva facilita la
comprensione reciproca
Guardie e ladri. M. Monicelli e Steno, 1951
Totò e Carolina. M. Monicelli e Steno, 1953
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Quando dico: clown, penso all’Augusto.
Le due figure sono, infatti, il clown Bianco e l’Augusto.
Il primo è l’eleganza, la grazia,
l’armonia, l’intelligenza,
la lucidità, che si propongono
moralisticamente come le
situazioni ideali, le uniche,
le divinità indiscutibili.
48. www.siamouominiecaporali.it
Ecco, quindi, che
appare subito
l’aspetto negativo
della faccenda:
perché il clown bianco, in questo modo diventa
la Mamma, il Papà, il Maestro, l’Artista, il Bello,
insomma quello che si deve fare.
49. www.siamouominiecaporali.it
Allora l’Augusto, che subirebbe il fascino di queste
perfezioni se non fossero ostentate con tanto rigore,
si rivolta, si ribella a una simile perfezione,
si ubriaca, si rotola per terra e anima,
perciò, una contestazione perpetua.
Egli vede che le «paillettes» sono
splendenti: però la spocchia con cui
esse si propongono le rende
irraggiungibili.
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Questa è, dunque, la lotta tra il culto superbo della
ragione (che giunge ad estetismo proposto con
prepotenza) e l’istinto, la libertà dell’istinto.
Il clown bianco e l’augusto sono la maestria e il bambino,
la madre e il figlio monello; si potrebbe dire infine:
l’angelo con la spada fiammeggiante e il peccatore.
…
Insomma, essi sono due atteggiamenti
psicologici dell’uomo: la spinta verso l’alto e la spinta
verso il basso, divise, separate.
51. …le due figure incarnano un mito che in fondo è
ciascuno di noi: la riconciliazione dei contrari,
l’unicità dell’essere.
55. www.siamouominiecaporali.it
Un numero, seppur minimo, di
persone DISOBBEDÌ al SISTEMA
nonostante le pressioni sul fatto
che certi esperimenti venissero
condotti per il bene della Scienza.
57. www.siamouominiecaporali.it
…è pur vero che
esiste anche
«banalità del
bene e
dell’eroismo»
come quella che
ha spinto il nostro
PERLASCA a
disobbedire e ad
agire contro un
sistema che
riteneva ingiusto
58. www.siamouominiecaporali.it
La storia dell’uomo, ha avuto origine
da un atto di disobbedienza.
Da Adamo in poi, attraverso altri atti di
disobbedienza è stato possibile lo
sviluppo dell’umanità…
59. www.siamouominiecaporali.it
…grazie anche al sacrificio
di tanti uomini coraggiosi
che hanno saputo
contrastare le leggi
vigenti, le autorità che
hanno cercato di
reprimere ogni idea che
avrebbe potuto portare
cambiamento a credenze
consolidate.
60. www.siamouominiecaporali.it
«Tutti i martiri delle fedi religiose, della
libertà e della scienza hanno dovuto
disobbedire a coloro che volevano
imbavagliarli, se volevano obbedire alla
propria coscienza, alle leggi dell’umanità e
della ragione».
61. www.siamouominiecaporali.it
«L’essere umano capace solo di
obbedire, e non di disobbedire, è
uno schiavo; chi sa soltanto
disobbedire e non obbedire, è un
ribelle (non un rivoluzionario):
costui agisce mosso da collera, da
delusione, da risentimento, non
già in nome di una convinzione o
di un principio».
62. “Se uomini con un carattere da caporale cominciano ad
appropriarsi del concetto di libertà,
allora la libertà naviga in cattive acque.”
Wilhelm Reich,
Psicologia di massa del fascismo
66. Se la capacità di disobbedire
ha segnato l’inizio della storia umana
può darsi benissimo che l’obbedienza
ne provochi la fine
E. Fromm
Salvatore Cianciabella
Siamo uomini e caporali
Psicologia della disobbedienza
FrancoAngeli
Prefazione di Philip Zimbardo
(Professore Emerito della Stanford University)
Nota introduttiva di Liliana De Curtis
(figlia di Totò)
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