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Petrolio e Metano in Italia.
Quello che c'è da sapere in vista
del referendum del 17/04/2016
e degli scenari energetici futuri
Criterio di assegnazione di permessi e
concessioni
Ciascuno stato, in base alla convenione ONU sul diritto del mare ha diritti sovrani sulla sua
Propria piattaforma continentale
PIATTAFORMA CONTINENTALE E PIATTAFORMA CONTINENTALE ITALIANA
La piattaforma continentale di uno stato costiero, secondo i principi della Convenzione delle
Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, comprende il fondo e il sottosuolo delle aree
sottomarine che si estendono al di là del proprio mare territoriale attraverso il prolungamento
naturale del suo territorio terrestre fino all'orlo esterno del margine continentale, o fino a una
distanza di 200 miglia marine dalle linee di base. Il limite esterno della piattaforma continentale non
supera comunque la distanza di 350 miglia dalle linee di base. Lo stato costiero esercita sulla
piattaforma continentale diritti sovrani allo scopo di esplorarla e sfruttarne le risorse naturali,
nessun altro può intraprendere tali attività senza il suo espresso consenso. Per risorse naturali si
intendono le risorse minerali e altre risorse non viventi del fondo marino e del sottosuolo. La
delimitazione della piattaforma continentale tra stati a coste opposte o adiacenti viene stabilita per
accordo sulla base del diritto internazionale
Sulla base della convenzione ONU sul diritto del
mare sono state stipulate convenzioni bilaterali
con le nazioni confinanti.
Tali convenzioni hanno portato alle seguenti
delimitazioni della piattaforma continentale
(il tratteggio nello stretto di Malta riflette una
situazione ancora fluida)
All'interno della piattaforma
continentale risultano aperte alle
attività di ricerca ed estrazione
una serie di zone marine per
complessivi 139656 KM2
pari al
25% della piattaforma.
Cosa stabilisce il diritto internazionale per i
potenziali siti produttivi a cavallo delle linee di
delimitazione
Per i giacimenti indivuduati che ricadono a cavallo delle linee di delimitazione della
piattaforma continentale vengono stipulati accordi bilaterali di sfruttamento congiunto
(come già accaduto nel caso di Italia e Croazia)
Nel quadro giuridico dell’Accordo tra Italia ed ex Jugoslavia e per garantire lo
sfruttamento del giacimento “Annamaria”, situato a cavallo tra la piattaforma continentale
italiana e quella croata, è stato firmato il Technical Agreement del primo luglio 2009,
aggiornato nel gennaio 2013 con il “Technical Agreement between the Ministry of
Economic Development of the Italian Republic (Directorate General for Energy and
Mineral Resources) and the Ministry of Economy, Labour and Entrepreneurship of the
Republic of Croatia (Directorate for Mining) on the Joint Exploitation of the Annamaria
Gas Field in the Adriatic Sea”.
Quindi chi sostiene che con "perforazioni oblique si viene a succhiare petrolio e
metano in Italia" dice una solenne balla
Quanti siti produttivi ci sono in Italia
Sul sito del ministero dello sviluppo economico (dati aggiornati al 21/12/2014)
http://unmig.mise.gov.it è possibile reperire le seguenti informazioni:
● 886 pozzi produttivi
● i 525 su terraferma dei quali 396 producono metano e 129 petrolio
● i 361 in mare (off shore) sono una parte delle 724 installazioni presenti (le altre non
producono); di esse 305 producono metano e 56 petrolio
Produzione autoctona di idrocarburi
Consumi anno
2013 [milioni di
tep]
Produzione
nazionale anno
2014 [milioni di
tep]
% della
produzione sul
consumo
nazionale
Produzione da
campi in mare
anno 2014
[milioni di tep]
% della
produzione
in mare sul
consumo
nazionale
GAS 57,39 5,97 10,4% 3,99
(4,865 miliardi
Di M3
)
6,9%
OLIO 58,34 5,75 9,9% 0,75 1,3%
Totale 115,74 11,72 10,1% 4,74 4,1%
1.000 Sm3 di gas = 0.82 tep (tonnellate equivalente di petrolio)
1.219 Sm3 di gas = 1 tep (tonnellate equivalente di petrolio)
Situazione delle piattaforme off shore
In particolare vi sono:
● 48 piattaforme di produzione eroganti
● 31 piattaforme non eroganti
● 8 piattaforme inattive
● 5 piattaforme di supporto alla produzione
●
entro le 12 miglia
Ci sono 17 concessioni con permessi in scadenza tra il 2017 e il 2027. N
Nel 2015 hanno prodotto 1,21 miliardi di metri cubi di gas su 4,865 prodotti in mare, circa il
25% della produzione nazionale off shore e il 17% della produzione nazionale quindi ben
l'1,73% dei consumi nazionali.
4 concessioni hanno permesso anche una produzione di petrolio pari a 500.000 tonnellate,
circa il 9,1% della produzione nazionale (0,8% dei consumi 2014).
Situazione delle estrazioni in Italia
La produzione nostrana La produzione di metano annuale ammonta complessivamente a
circa 7,29 miliardi di SM3
di gas e 5,75 milioni di tonnellate di olio.
Le produzioni di gas ed olio contribuiscono rispettivamente per circa il 10% e circa il 7% al
fabbisogno energetico nazionale.
PETROLIO (2012)
82,1 milioni di tonnellate di riserve certe (equivalenti a 599 milioni di barili),
100,8 di tonnellate di riserve probabili
55.3 di tonnellate di riserve possibili;
METANO (2012)
59.4 miliardi di smc di riserve certe
63.4 miliardi di smc di riserve probabili
21.7 miliardi di smc di riserve possibili
Dunque nel caso più ottimistico abbiamo due anni di metano e due anni e mezzo di
petrolio
Domande e risposte
il referendum, qualora si raggiungesse il quorum, andrebbe a determinare la cessazione
immediata delle attività di estrazione alla scadenza delle concessioni, tipicamente di
durata trentennale, anche qualora sotto ci sia rimasto ancora un ingente quantitativo di
gas.
No. Innanzi tutto la cessazione non sarebbe immediata perché sono sempre consentite
tutte le operazioni di chiusura pozzo, poi perché si tratta di concessione già rinnovate più
volte e vicine alla fine produttiva (vedere i grafici della produzione)
in pratica con già tutte le strutture fatte, i tubi posati sul fondo del mare e senza dover
fare nessuna nuova perforazione, saremmo costretti a chiudere i rubinetti delle
piattaforme esistenti da un giorno all'altro rinunciando a circa il 60-70% della produzione
di gas nazionale (gas metano stiamo parlando e non petrolio). Non potendo da un giorno
all'altro sopperire a questo fabbisogno con le fonti rinnovabili il tutto si tradurrebbe in
maggiori importazioni ed incremento di traffico navale (navi gassiere e petroliere) nei
nostri mari
Come già detto si tratta del 17% della produzione nazionale e l'1,73% dei consumi
nazionali per il metano e circa il 9,1% della produzione nazionale e lo 0,8% dei consumi
di petrolio. L'approvvigionamento internazionale si fa con i gasdotti e non con le navi
metaniere. L'incremento o il decremento del traffico delle petroliere dipende olto di più dal
margine di raffinazione. Con bassi prezzi del petrolio di certo il traffico diminuirà
Se vincesse il "sì" si perderebbero migliaia di posti di lavoro.
Non se ne perderenne neppure uno perché le piattaforme dovrebbero in una prima fase
procedere alla chiusura. In secondo luogo si anticiperebbe solo la situazione che si
avrebbe a fine vita del giacimento. Per finire nessuno si priverebbe della professionalità
degli operatori di piattaforma. Comunque stante la finitezza delle riserve di idrocarburi,
tutti i posti del settore sono destinati a scomparire.
Importante. Prima che il governo introducesse la norma (finanziaria 2015) che ora si vuol
abrogare, la durata delle concessioni era di 30 anni e sulla base di quello le compagnie
hanno proceduto. Come si possa dire che con il referendum si perderebbero posti di lavoro
non si sa.
L’Italia dipende fortemente dalle importazioni di petrolio e gas dall'estero. Non sarebbe
opportuno, al contrario, investire nella ricerca degli idrocarbuti e incrementare l'esrtazione
di gas e petrolio?
L’aumento delle estrazioni di gas e petrolio nei nostri mari non è in alcun modo
direttamente collegato al soddisfacimento del fabbisogno energetico nazionale. Gli
idrocarburi presenti in Italia appartengono al patrimonio dello Stato, ma lo Stato dà  in
concessione a società private  –  per lo più straniere  – la possibilità di sfruttare i giacimenti
esistenti. Questo significa che le società private divengono proprietarie di ciò che viene
estratto e possono disporne come meglio credano. Allo Stato esse sono tenute a versare
solo un importo corrispondente al  7% del valore  della quantità di petrolio estratto o al 10%
del valore della quantità di gas estratto. Non tutta la quantità di petrolio e gas estratto è
però soggetta a royalty. Le società petrolifere non versano niente alle casse dello Stato per
le prime 50.000 tonnellate di petrolio e per i primi 80 milioni di metri cubi di gas estratti ogni
anno e godono di  un sistema di agevolazioni e incentivi fiscali tra i più favorevoli al mondo.
Nell’ultimo anno dalle royalties provenienti da tutti gli idrocarburi estratti sono arrivati alle
casse dello Stato solo 340 milioni di euro
Dati estrattivi
piattaforma Agostino B
sicuramente gli IPA.
In alcuni campioni si registrano infatti concentrazioni molto elevate, soprattutto relativamente
all’anno 2014, con valori che superano i 5.000 μg/kg: uno dei valori più elevati in assoluto
riportati nel rapporto “Trivelle Fuorilegge” di Greenpeace, che rappresenta una concentrazione
tipica di aree portuali fortemente impattate da attività antropiche.
Da quanto si evince dalle relazioni di ISPRA non è la prima volta che questa piattaforma mostra
livelli di contaminazione cosi elevati.
Già nel 2009, infatti, nei sedimenti circostanti la piattaforma erano stati registrati livelli di
contaminazione da IPA notevolmente piu elevati (con concentrazioni pari a circa 18.000 μg/kg).
Relativamente alla presenza di idrocarburi nelle cozze che vivono sui piloni delle
piattaforme, i monitoraggi ambientali non mostrano contaminazioni gravi nel biennio
2012-- 2013, al contrario di quanto evidenziano i dati del 2014, quando le concentrazioni‐
di Idrocarburi sono isultate comprese tra circa 1.200 e 1.450 μg/g per gli idrocarburi
alifatici, e tra 200 e circa 400 ng/g per gli IPA.
Da quanto si evince dalla relazione del 2014, queste alte concentrazioni di IPA non rappresentano
una novità per le cozze raccolte sulla piattaforma Agostino B.
Infatti, nel corso del 2009 erano emersi livelli di concentrazione estremamente elevati, compresi
tra 1658,2 e 1074,9 ng/g.
Intanto i signori del no devono mettersi d’accordo con loro stessi. Infatti da una parte
sostengono che questo referendum è inutile e non produrrà uno stop alle piattaforme e
alle trivelle e che quindi presentarlo in questo modo è falso e truffaldino, mentre dall’altra
parte dicono che una vittoria dei "sì" produrrebbe una catastrofe nazionale.
I fautori del no temono due cose.
Primo, che passi il messaggio che possiamo fare a meno del petrolio e che
possiamo produrci l’energia di cui abbiamo bisogno in altro modo senza
continuare a dare soldi ai petrolieri.
Secondo, che passi un altro principio, ben più importante per loro, quello
per cui le concessioni scadono.
infine
Se in un giacimento la quantità di gas o petrolio estraibile è sempre quella, perché chiedere che
una concessione di fatto non scada? Perché volere più tempo per estrarre sempre la stessa
quantità finale?
Perché ci sono le
Franchigie
La franchigia è una quota annua di gas e petrolio estratti da ogni giacimento sulla quale
non si calcolano royalties. Sempre dal sito del Ministero dello Sviluppo Economico si evince
che le franchigie sono pari a: 20.000 t di petrolio estratto a terra; 50.000 t di petrolio estratto in
mare; 25 Milioni di M3
di gas estratto a terra; 80 Milioni di M3
di gas estratto in mare.
Le royalties sono delle quote in denaro che le compagnie petrolifere versano ogni anno allo
stato, alle regioni e ai comuni per lo sfruttamento delle risorse petrolifere.
La percentuale è pari al 7% per l’estrazione a terra e del 4% per l’estrazione in mare, a cui
sommare una quota del 3% da destinare al fondo per la riduzione del prezzo dei prodotti
petroliferi se la risorsa è estratta sulla terraferma o per la sicurezza e l’ambiente se estratti in
mare (nelle altre nazioni le royalties difficilmente scendono al di sotto del 30%).
Dunque meno estraggo ogni anno e più franchigia posso applicare, ecco
perchè alle compagnie conviene non avere fretta nello sfruttamento dei
giacimenti

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"Trivelle in Italia" di Carlo Martelli Portavoce MoVimento 5 Stelle Senato

  • 1. Petrolio e Metano in Italia. Quello che c'è da sapere in vista del referendum del 17/04/2016 e degli scenari energetici futuri
  • 2. Criterio di assegnazione di permessi e concessioni Ciascuno stato, in base alla convenione ONU sul diritto del mare ha diritti sovrani sulla sua Propria piattaforma continentale PIATTAFORMA CONTINENTALE E PIATTAFORMA CONTINENTALE ITALIANA La piattaforma continentale di uno stato costiero, secondo i principi della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, comprende il fondo e il sottosuolo delle aree sottomarine che si estendono al di là del proprio mare territoriale attraverso il prolungamento naturale del suo territorio terrestre fino all'orlo esterno del margine continentale, o fino a una distanza di 200 miglia marine dalle linee di base. Il limite esterno della piattaforma continentale non supera comunque la distanza di 350 miglia dalle linee di base. Lo stato costiero esercita sulla piattaforma continentale diritti sovrani allo scopo di esplorarla e sfruttarne le risorse naturali, nessun altro può intraprendere tali attività senza il suo espresso consenso. Per risorse naturali si intendono le risorse minerali e altre risorse non viventi del fondo marino e del sottosuolo. La delimitazione della piattaforma continentale tra stati a coste opposte o adiacenti viene stabilita per accordo sulla base del diritto internazionale
  • 3. Sulla base della convenzione ONU sul diritto del mare sono state stipulate convenzioni bilaterali con le nazioni confinanti. Tali convenzioni hanno portato alle seguenti delimitazioni della piattaforma continentale (il tratteggio nello stretto di Malta riflette una situazione ancora fluida)
  • 4. All'interno della piattaforma continentale risultano aperte alle attività di ricerca ed estrazione una serie di zone marine per complessivi 139656 KM2 pari al 25% della piattaforma.
  • 5. Cosa stabilisce il diritto internazionale per i potenziali siti produttivi a cavallo delle linee di delimitazione Per i giacimenti indivuduati che ricadono a cavallo delle linee di delimitazione della piattaforma continentale vengono stipulati accordi bilaterali di sfruttamento congiunto (come già accaduto nel caso di Italia e Croazia) Nel quadro giuridico dell’Accordo tra Italia ed ex Jugoslavia e per garantire lo sfruttamento del giacimento “Annamaria”, situato a cavallo tra la piattaforma continentale italiana e quella croata, è stato firmato il Technical Agreement del primo luglio 2009, aggiornato nel gennaio 2013 con il “Technical Agreement between the Ministry of Economic Development of the Italian Republic (Directorate General for Energy and Mineral Resources) and the Ministry of Economy, Labour and Entrepreneurship of the Republic of Croatia (Directorate for Mining) on the Joint Exploitation of the Annamaria Gas Field in the Adriatic Sea”. Quindi chi sostiene che con "perforazioni oblique si viene a succhiare petrolio e metano in Italia" dice una solenne balla
  • 6. Quanti siti produttivi ci sono in Italia Sul sito del ministero dello sviluppo economico (dati aggiornati al 21/12/2014) http://unmig.mise.gov.it è possibile reperire le seguenti informazioni: ● 886 pozzi produttivi ● i 525 su terraferma dei quali 396 producono metano e 129 petrolio ● i 361 in mare (off shore) sono una parte delle 724 installazioni presenti (le altre non producono); di esse 305 producono metano e 56 petrolio
  • 7. Produzione autoctona di idrocarburi Consumi anno 2013 [milioni di tep] Produzione nazionale anno 2014 [milioni di tep] % della produzione sul consumo nazionale Produzione da campi in mare anno 2014 [milioni di tep] % della produzione in mare sul consumo nazionale GAS 57,39 5,97 10,4% 3,99 (4,865 miliardi Di M3 ) 6,9% OLIO 58,34 5,75 9,9% 0,75 1,3% Totale 115,74 11,72 10,1% 4,74 4,1% 1.000 Sm3 di gas = 0.82 tep (tonnellate equivalente di petrolio) 1.219 Sm3 di gas = 1 tep (tonnellate equivalente di petrolio)
  • 8. Situazione delle piattaforme off shore In particolare vi sono: ● 48 piattaforme di produzione eroganti ● 31 piattaforme non eroganti ● 8 piattaforme inattive ● 5 piattaforme di supporto alla produzione ● entro le 12 miglia Ci sono 17 concessioni con permessi in scadenza tra il 2017 e il 2027. N Nel 2015 hanno prodotto 1,21 miliardi di metri cubi di gas su 4,865 prodotti in mare, circa il 25% della produzione nazionale off shore e il 17% della produzione nazionale quindi ben l'1,73% dei consumi nazionali. 4 concessioni hanno permesso anche una produzione di petrolio pari a 500.000 tonnellate, circa il 9,1% della produzione nazionale (0,8% dei consumi 2014).
  • 9. Situazione delle estrazioni in Italia La produzione nostrana La produzione di metano annuale ammonta complessivamente a circa 7,29 miliardi di SM3 di gas e 5,75 milioni di tonnellate di olio. Le produzioni di gas ed olio contribuiscono rispettivamente per circa il 10% e circa il 7% al fabbisogno energetico nazionale. PETROLIO (2012) 82,1 milioni di tonnellate di riserve certe (equivalenti a 599 milioni di barili), 100,8 di tonnellate di riserve probabili 55.3 di tonnellate di riserve possibili; METANO (2012) 59.4 miliardi di smc di riserve certe 63.4 miliardi di smc di riserve probabili 21.7 miliardi di smc di riserve possibili Dunque nel caso più ottimistico abbiamo due anni di metano e due anni e mezzo di petrolio
  • 10. Domande e risposte il referendum, qualora si raggiungesse il quorum, andrebbe a determinare la cessazione immediata delle attività di estrazione alla scadenza delle concessioni, tipicamente di durata trentennale, anche qualora sotto ci sia rimasto ancora un ingente quantitativo di gas. No. Innanzi tutto la cessazione non sarebbe immediata perché sono sempre consentite tutte le operazioni di chiusura pozzo, poi perché si tratta di concessione già rinnovate più volte e vicine alla fine produttiva (vedere i grafici della produzione)
  • 11. in pratica con già tutte le strutture fatte, i tubi posati sul fondo del mare e senza dover fare nessuna nuova perforazione, saremmo costretti a chiudere i rubinetti delle piattaforme esistenti da un giorno all'altro rinunciando a circa il 60-70% della produzione di gas nazionale (gas metano stiamo parlando e non petrolio). Non potendo da un giorno all'altro sopperire a questo fabbisogno con le fonti rinnovabili il tutto si tradurrebbe in maggiori importazioni ed incremento di traffico navale (navi gassiere e petroliere) nei nostri mari Come già detto si tratta del 17% della produzione nazionale e l'1,73% dei consumi nazionali per il metano e circa il 9,1% della produzione nazionale e lo 0,8% dei consumi di petrolio. L'approvvigionamento internazionale si fa con i gasdotti e non con le navi metaniere. L'incremento o il decremento del traffico delle petroliere dipende olto di più dal margine di raffinazione. Con bassi prezzi del petrolio di certo il traffico diminuirà Se vincesse il "sì" si perderebbero migliaia di posti di lavoro. Non se ne perderenne neppure uno perché le piattaforme dovrebbero in una prima fase procedere alla chiusura. In secondo luogo si anticiperebbe solo la situazione che si avrebbe a fine vita del giacimento. Per finire nessuno si priverebbe della professionalità degli operatori di piattaforma. Comunque stante la finitezza delle riserve di idrocarburi, tutti i posti del settore sono destinati a scomparire.
  • 12. Importante. Prima che il governo introducesse la norma (finanziaria 2015) che ora si vuol abrogare, la durata delle concessioni era di 30 anni e sulla base di quello le compagnie hanno proceduto. Come si possa dire che con il referendum si perderebbero posti di lavoro non si sa. L’Italia dipende fortemente dalle importazioni di petrolio e gas dall'estero. Non sarebbe opportuno, al contrario, investire nella ricerca degli idrocarbuti e incrementare l'esrtazione di gas e petrolio? L’aumento delle estrazioni di gas e petrolio nei nostri mari non è in alcun modo direttamente collegato al soddisfacimento del fabbisogno energetico nazionale. Gli idrocarburi presenti in Italia appartengono al patrimonio dello Stato, ma lo Stato dà  in concessione a società private  –  per lo più straniere  – la possibilità di sfruttare i giacimenti esistenti. Questo significa che le società private divengono proprietarie di ciò che viene estratto e possono disporne come meglio credano. Allo Stato esse sono tenute a versare solo un importo corrispondente al  7% del valore  della quantità di petrolio estratto o al 10% del valore della quantità di gas estratto. Non tutta la quantità di petrolio e gas estratto è però soggetta a royalty. Le società petrolifere non versano niente alle casse dello Stato per le prime 50.000 tonnellate di petrolio e per i primi 80 milioni di metri cubi di gas estratti ogni anno e godono di  un sistema di agevolazioni e incentivi fiscali tra i più favorevoli al mondo. Nell’ultimo anno dalle royalties provenienti da tutti gli idrocarburi estratti sono arrivati alle casse dello Stato solo 340 milioni di euro
  • 14. sicuramente gli IPA. In alcuni campioni si registrano infatti concentrazioni molto elevate, soprattutto relativamente all’anno 2014, con valori che superano i 5.000 μg/kg: uno dei valori più elevati in assoluto riportati nel rapporto “Trivelle Fuorilegge” di Greenpeace, che rappresenta una concentrazione tipica di aree portuali fortemente impattate da attività antropiche. Da quanto si evince dalle relazioni di ISPRA non è la prima volta che questa piattaforma mostra livelli di contaminazione cosi elevati. Già nel 2009, infatti, nei sedimenti circostanti la piattaforma erano stati registrati livelli di contaminazione da IPA notevolmente piu elevati (con concentrazioni pari a circa 18.000 μg/kg). Relativamente alla presenza di idrocarburi nelle cozze che vivono sui piloni delle piattaforme, i monitoraggi ambientali non mostrano contaminazioni gravi nel biennio 2012-- 2013, al contrario di quanto evidenziano i dati del 2014, quando le concentrazioni‐ di Idrocarburi sono isultate comprese tra circa 1.200 e 1.450 μg/g per gli idrocarburi alifatici, e tra 200 e circa 400 ng/g per gli IPA. Da quanto si evince dalla relazione del 2014, queste alte concentrazioni di IPA non rappresentano una novità per le cozze raccolte sulla piattaforma Agostino B. Infatti, nel corso del 2009 erano emersi livelli di concentrazione estremamente elevati, compresi tra 1658,2 e 1074,9 ng/g.
  • 15. Intanto i signori del no devono mettersi d’accordo con loro stessi. Infatti da una parte sostengono che questo referendum è inutile e non produrrà uno stop alle piattaforme e alle trivelle e che quindi presentarlo in questo modo è falso e truffaldino, mentre dall’altra parte dicono che una vittoria dei "sì" produrrebbe una catastrofe nazionale. I fautori del no temono due cose. Primo, che passi il messaggio che possiamo fare a meno del petrolio e che possiamo produrci l’energia di cui abbiamo bisogno in altro modo senza continuare a dare soldi ai petrolieri. Secondo, che passi un altro principio, ben più importante per loro, quello per cui le concessioni scadono.
  • 16. infine Se in un giacimento la quantità di gas o petrolio estraibile è sempre quella, perché chiedere che una concessione di fatto non scada? Perché volere più tempo per estrarre sempre la stessa quantità finale? Perché ci sono le Franchigie La franchigia è una quota annua di gas e petrolio estratti da ogni giacimento sulla quale non si calcolano royalties. Sempre dal sito del Ministero dello Sviluppo Economico si evince che le franchigie sono pari a: 20.000 t di petrolio estratto a terra; 50.000 t di petrolio estratto in mare; 25 Milioni di M3 di gas estratto a terra; 80 Milioni di M3 di gas estratto in mare. Le royalties sono delle quote in denaro che le compagnie petrolifere versano ogni anno allo stato, alle regioni e ai comuni per lo sfruttamento delle risorse petrolifere. La percentuale è pari al 7% per l’estrazione a terra e del 4% per l’estrazione in mare, a cui sommare una quota del 3% da destinare al fondo per la riduzione del prezzo dei prodotti petroliferi se la risorsa è estratta sulla terraferma o per la sicurezza e l’ambiente se estratti in mare (nelle altre nazioni le royalties difficilmente scendono al di sotto del 30%). Dunque meno estraggo ogni anno e più franchigia posso applicare, ecco perchè alle compagnie conviene non avere fretta nello sfruttamento dei giacimenti