Il falso scandalo del cardinal bertone letto attraverso i giornali che lo alimentano
03/04/16, 09:31Il falso scandalo del cardinal Bertone letto attraverso i giornali che lo alimentano
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Il cardinale Tarcisio Bertone, ex Segretario di stato vaticano (foto LaPresse)
Il falso scandalo del cardinal Bertone letto
attraverso i giornali che lo alimentano
L’attico di Bertone non esiste. Non esistendo l’attico, non esiste nemmeno la terrazza di Bertone, che è
comunale. L’appartamento al terzo piano di Bertone è come metri quadrati la metà di quanto scritto dai
giornali e inculcato nella testa scema dell’opinione pubblica galvanizzata contro le superspese dei
cardinali Faraoni
di Giuliano Ferrara | 03 Aprile 2016 ore 00:00
Alcune precisazioni preliminari. Non ero alla famosa cena da Vespa, in via Gregoriana, con i potenti e il
cardinal Bertone. Mi sarei aspettato una reazione allo scandalo da parte loro, che so io, un plastico, un
dibbbbbattito, ma pazienza. L’unica volta che ho visto Bertone, a parte forse una stretta di mano
all’ambasciata italiana presso la Santa Sede nel corso di un ricevimento, è stato in tv, guardacaso proprio
da Vespa. C’era anche Andreotti. Si discuteva di Giovanni Paolo II e del famoso attentato. Andreotti e
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Bertone sostennero che era un affare di trafficanti di droga; nel mio candore notorio io dissi, e mi
guardarono come un pazzo, che si trattava di Kgb, e che Andropov non era certo uno stupido, come
dimostravano le indagini prima dei depistaggi da Ragion di stato: sapeva che eliminare con un sicario
turco Giovanni Paolo II, Papa polacco, era una garanzia di quieto vivere per il comunismo internazionale
e il regime sovietico. Il salesiano Bertone era seduto vicino a me, se non ricordo male, e provava fastidio
fisico per l’impertinenza: la teoria ufficiale era “spaccio di droga più intervento divino della Madonna di
Fatima”, io in quel contesto ero in effetti un po’ spiazzato. Devoto ma laico, chissà.
Svolgimento del tema sul filo dei fatti. L’attico di
Bertone non esiste. Non esistendo l’attico, non esiste
nemmeno la terrazza di Bertone, che è comunale.
L’appartamento al terzo piano di Bertone è come metri
quadrati la metà di quanto scritto dai giornali e
inculcato nella testa scema dell’opinione pubblica
galvanizzata contro le superspese dei cardinali Faraoni.
Ma l’appartamento di Bertone, quale che sia la quadratura attribuita, non esiste, non è di Bertone: è del
Governatorato, cioè del Vaticano, è un appartamento di servizio come ce ne sono a decine, a centinaia
nella vasta foresta romana del Real Estate vaticano. Bertone dunque non ha fatto alcuna speculazione
immobiliare, non si è fatto ristrutturare il “suo” appartamento gigantesco con terrazza dalla Fondazione
che governa l’Ospedale del Bambin Gesù, per la cura del manager finanziario vaticano dottor Giuseppe
Profiti. Siamo lontani dalle case al Colosseo acquistate ad insaputa dell’acquirente, lontani dai gentili
contributi di ristrutturazione per alloggetti di proprietà di politici e altre persone pubbliche da parte dei
famosi “criccaroli” (Anemone e compagnia).
Lo scandalo non esiste né per dritto né per rovescio, e l’Espresso imprudente sputtana la sua stessa
origine, “Capitale corrotta=Nazione infetta”, con la raccolta di espettorazioni del personale di sottocuria
intriso di corruttela attualmente sotto processo in Vaticano, gentucola nevroticamente attaccata al potere
e al denaro, che aveva carpito la buona fede del Papa francescano facendosi nominare, come la famosa
femme fatale dal nome esotico, al vertice della finanza vaticana con un chirografo del pontefice (una
nomina scritta a penna). Si è fatto di un sordido pettegolezzo lo spunto per una campagna ex post contro
il papato ingenuo di Ratzinger, e contro il suo callido segretario di Stato.
Ora voi direte: ma come fai a dire queste cose? Io vi rispondo: le dico perché ho letto i giornali, in
particolare l’Espresso e gli altri organi della gogna laicista e anticuriale. Le dico perché so leggere. Non
sono scemo come l’opinione pubblica percepita. Non mi faccio impressionare. Non ho mai cenato con
Bertone e i potenti, sono un puro fiore della pubblicistica nostrana, un tipo magari rozzo ma schietto che
sa come l’uomo, creatura ondeggiante e vanagloriosa, s’impaurisce di fronte alla verità, in particolare
quando affetta di dirla e sa e non sa di mentire, sa e non sa di spargere calunnia per motivi abietti. Mi
domanderete: ma che cosa hai mai letto? Ho letto la lettera in cui, su carta intestata e con linguaggio più
che ufficiale e repertoriato, il professor Profiti informa il cardinale che la Fondazione Bambin Gesù ha
raccolto quasi il doppio dei fondi dell’anno prima dopo gli sforzi salesiani della combriccola che la
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custodisce e la protegge, e aggiunge che nella sua nuova residenza di ex, sua per modo di dire, terrazza o
non terrazza, al terzo piano saliranno altri donatori che godono di questa occasione di esclusività e di
intimità vaticana, e quindi cacceranno ancora più soldi per i bambini malati e per la ricerca. Dunque
Bertone avrà la disponibilità, per lui e per le suore della sua piccola comunità, di un appartamento non
suo, come cardinale emerito, in cui svolgere la funzione di fundraiser che ha già svolto con tanto
successo, e le modalità sono queste e quelle, conclude il Profiti.
Ho letto anche la risposta di Bertone: dice che va tutto
bene, ma i soldi della ristrutturazione – l’uomo non è
fesso – saranno messi a disposizione da terzi, non dalla
Fondazione. Infine Bertone passa a pagare alla cassa
trecentomila euro, certificate dal Governatorato, per
ristrutturare, a favore anche delle attività del Bambin
Gesù, una casa non sua, che non è un attico, e che
appartiene al Vaticano e andrà a qualche altro cardinale, o se del caso a qualche barbone travestito da
cardinale, quando la chiesa sarà finalmente povera e per i poveri, e Bertone si sarà trasferito in un
monastero a Vercelli o sarà, in un lasso di tempo il più lungo possibile, trasferito nella vita eterna. Poi c’è
qualche pasticcio contabile legato al fallimento della ditta che ristruttura, cose che capitano spesso negli
affari edilizi, e un colossale investimento in pettegolezzo, rancore, odio e spregevole calunnia il cui
risultato è servito caldo caldo alla mensa dei media di combattimento.
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