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Madonna del Cardellino,
      La Madonna nella Letteratura italiana                                  Raffaello

San Francesco e la Madonna importante perché fissa alcuni
topoi letterari, alcuni epiteti (presi dalla liturgia) che segneranno
la figura di Maria in tutta la letteratura successiva. Maria è
Signora (da cui Madonna, mea domina), è regina, soprattutto è
Madre di Dio... è piena di grazia e di bene.... poi il Santo si
sbizzarrisce in ricche metafore originali...
San Francesco d'Assisi (1182-1226)
Ti saluto, Signora santa, regina santissima,
Madre di Dio, Maria, che, sempre Vergine,
eletta dal santissimo Figlio diletto
e con lo Spirito Santo consacrata.
Tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia
e ogni bene,
Ti saluto, suo palazzo,
Ti saluto, sua tenda,
Ti saluto, sua casa,                                                    San Francesco è anche importante
Ti saluto, suo vestimento,                                              perché “inventa” il Presepio, la natività
Ti saluto, sua ancella,                                                 di Cristo è però l'effetto di un altro fatto
Ti saluto, sua Madre.                                                   fondamentale cioè l'Annunciazione, è
                                                                                              Annunciazione
                                                                        frutto del sì d'una fanciulla a Dio. Quali
E saluto voi tutte sante virtù che, per grazia e lume dello Spirito     le conseguenze?
santo, siete infuse nei cuori dei fedeli affinché li rendiate da
infedeli, fedeli a Dio.
Conseguenze terrene per la Madonna
Vista con occhi solo terreni quella di Maria sarà una scelta quanto meno azzardata, la sua non sarà una
maternità facile, a parte il discorso sul prima, quando Giuseppe si ritrova una promessa sposa già
incinta e deve intervenire Dio a chiarire, anche il rapporto col figlio sarà tutt'altro che facile. Almeno
secondo i Vangeli anche quelli apocrifi... Ma certo il culmine del dolore di questa maternità sarà per
Maria vedere il Figlio ingiustamente arrestato, torturato e infine ucciso come un comune malfattore
sulla croce. Chi ha rappresentato con forza drammatica inaudita questo dolore è anche lui un
Francescano, è il tormentato uomo, il convertito in modo drammatico, l'accusatore del potere
temporale, ma anche potente poeta Jacopone da Todi..




                                                           Jacopone crea il topos della Madonna
                                                           addolorata, persino oggi il linguaggio
                                                           medievale rende ancor più doloroso se
                                                           possibile lo spettacolo di questa donna
                                                           ai piedi del figlio morto e poi a quel
                                                           modo.
                                                           Quante madri si trovano così anche ora
                                                           mentre parliamo di poesia e spiritualità.



Annunciazione, Beato Angelico
Jacopone da Todi (1236-1306)


Figlio, l'ama t'è uscita!
figlio della smarrita
figlio della sparita
figlio attosseccato
Figlio bianco e vermiglio      Pianto della Madonna
figlio senza simiglio          "O figlio, figlio,figlio,
figlio a chi m'appiglio?
figlio, pur m'hai lassato!     figlio, amoroso giglio!
O figlio bianco e biondo,      Figlio, chi dà consiglio
figlio volto jocondo,
figlio perché t'à il mondo     al cor mio angustiato?
figlio, così sprezzato?        Figlio occhi iocundi,
Figlio dolce e piacente
                               figlio, cò non respundi?
figlio de la Dolente,
figlio atte la gente           Figlio, perchè t'ascundi
malamente trattato.
                               al petto ò sì lattato?".
Conseguenze spirituali, metafisiche, ultraterrene per la Madonna e per l'umanità...
Con Dante Alighieri però entriamo proprio nel vivo del mistero più profondo di questa donna che
forse donna non è più, che è stata donna, ma per poco, poi è diventata, in un certo senso, divina:
l'unica madre vergine, l'unico essere umano assunto in cielo, l'unica donna ad aver partorito un
Dio, anzi Dio! La complessità del mistero, la ricchezza della figura di Maria, la grandezza della
sua scelta è cantata da Dante alla fine del suo viaggio e qui Dante dispiega molto della sua arte
poetica per rendere almeno un poco questi misteri. Dante codifica anche la funzione di Maria che
è duplice: fu tramite per Dio verso l'uomo e ora è tramite dell'uomo verso Dio... Una mediatrice.

 Piccola postilla: la teologia parla di trinità Padre, Figlio e
 Spirito Santo, in italiano tutti severi nomi maschili (in
 ebraico ruah spirito in realtà è femminile), esiste forse una
 teologia del cuore in cui inserisce in questo mondo maschile
 una figura femminile essenziale per avvicinare l'uomo a
 Dio. Questa devozione alla Madonna non è solo popolare da
 quanto vedremo nelle liriche è anche un sentimento che si fa
 arte.




                   La Madonna con il libro, Botticelli
Alighieri Divina Commedia canto XXXIII
1-45 (1265-1310)
                                           In te misericordia, in te pietate,
«Vergine Madre, figlia del tuo figlio,     in te magnificenza, in te s'aduna
umile e alta più che creatura,             quantunque in creatura è di bontate.
termine fisso d'etterno consiglio,
                                           Or questi, che da l'infima lacuna
tu se' colei che l'umana natura            de l'universo infin qui ha vedute
nobilitasti sì, che 'l suo fattore         le vite spiritali ad una ad una,
non disdegnò di farsi sua fattura.
                                           supplica a te, per grazia, di virtute
Nel ventre tuo si raccese l'amore,         tanto, che possa con li occhi levarsi
per lo cui caldo ne l'etterna pace         più alto verso l'ultima salute.
così è germinato questo fiore. 9
                                           E io, che mai per mio veder non arsi
Qui se' a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ' mortali,     più ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghi
se' di speranza fontana vivace.            ti porgo, e priego che non sieno scarsi,

                                           perché tu ogne nube li disleghi
Donna, se' tanto grande e tanto vali,
                                           di sua mortalità co' prieghi tuoi,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
                                           sì che 'l sommo piacer li si dispieghi.
sua disïanza vuol volar sanz' ali.
                                           Ancor ti priego, regina, che puoi
La tua benignità non pur soccorre
                                           ciò che tu vuoli, che conservi sani,
a chi domanda, ma molte fïate
                                           dopo tanto veder, li affetti suoi.
liberamente al dimandar precorre.
Vinca tua guardia i movimenti umani:
vedi Beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani!».

Li occhi da Dio diletti e venerati,
fissi ne l'orator, ne dimostraro
quanto i devoti prieghi le son grati;

indi a l'etterno lume s'addrizzaro,
nel qual non si dee creder che s'invii
per creatura l'occhio tanto chiaro.




Conseguenze non strettamente religiose

     Il sì di Maria dunque ha implicato per tutti gli uomini non solo per i credenti almeno un
     arricchimento della bellezza attraverso i dipinti (che vediamo scorrere) e la musica (i vari
     Magnificat, le varie musiche per la madonna tra cui consiglio in particolare di Monteverdi il
     Vespro della Beata Vergine di cui ricorrono nel 2010 i 400 anni della composizione. Ma anche
     la letteratura e non solo devota ha avuto gran parte ecco un breve excursus cronologico che
     riprende sia pure con accenti personali i canoni già fissati sui nomi di Maria, la sua funzione di
     mediatrice e soprattutto di Madre non solo di Dio ma di tutti noi .
     É Maria la donna per eccellenza? Certo è la Madre, per il resto lascio la domanda in sospeso...
Canzone alla Vergine di Francesco Petrarca
(1300-1370)                                  In Petrarca la Vergine è bella, è luce, e come si
Vergine bella, che di sol vestita,           conviene ha funzione di intercessione, è
coronata di stelle, al sommo Sole            soprattutto Madre. Ma egli sottolinea una cosa
piacesti sì, che 'n te Sua luce ascose,      particolare l'unicità dell'esperienza umana di
amor mi spinge a dir di te parole:           Maria...
ma non so 'ncominciar senza tu' aita,
et di Colui ch'amando in te si pose.
                                             Vergine sola al mondo senza exempio,
Invoco lei che ben sempre rispose,
chi la chiamò con fede:                      che 'l ciel di tue bellezze innamorasti,
Vergine, s'a mercede
                                             cui né prima fu simil né seconda,
miseria extrema de l'humane cose
già mai ti volse, al mio prego t'inchina,    santi penseri, atti pietosi et casti
soccorri a la mia guerra,
                                             al vero Dio sacrato et vivo tempio
bench'i' sia terra, et tu del ciel regina.
                                             fecero in tua verginità feconda.
                                             Per te pò la mia vita esser ioconda,
                                             s'a' tuoi preghi, o Maria,




                                             La Madonna, Giotto
Ed ecco una frase da tenere a mente perché passa tutti i secoli dal '300 al '900 questo topos
 arriverà ad esempio a Caproni... “di questo tempestoso mare stella”
 Commovente è la chiusa, significativo che l'ultimo componimento di Petrarca prima della
 morte sia proprio per Maria.

Il dí s'appressa, et non pòte esser lunge,
sí corre il tempo et vola,
Vergine unica et sola,
e 'l cor or coscïentia or morte punge.
Raccomandami al tuo figliuol, verace
homo et verace Dio,
ch'accolga 'l mïo spirto ultimo in pace.



                                                                                             Madonna,
                                                                                             Simone
                                                                                             Martini
Lorenzo il Magnifico Quanto è grande la bellezza. (1449-1492)
Due elementi mi hanno indotto a inserire questa lirica nelle mie scelte: primo la nota Cantasi come
Quant'è bella giovinezza, poi il tema insistito della bellezza che c'era già in Petrarca ma qui è molto
insistito forse perché molto rinascimentale. C'è poi un punto classico un topos dantesco secondo cui
solo attraverso la mediazione di Maria l'uomo può vedere un dio senza morire... (ai mistici invece
succede senza mediazione alcuna)
Quanto è grande la bellezza
di te, Vergin santa e pia!
Ciascun laudi te, Maria,
ciascun canti in gran dolcezza.
Colla tua bellezza tanta
la Bellezza innamorasti.
O Bellezza eterna e santa,
di Maria bella infiammasti!
(…)
Prima che nel petto santo
tanto ben fussi raccolto,
saria morto in doglia e in pianto
chi di Dio vedessi il volto:
questa morte in vita ha vòlto
el tuo parto, o Vergin pia.
Ciascun laudi te, Maria;
ciascun canti in gran dolcezza.




  Madonna della Misericordia, Simone Martini
Vittoria Colonna (1490 – 1547) ho citato questa poesia che riprende il topos della stella del mare,
ma che in modo molto femminile aggiunge il particolare dell'allattamento...Veggio il Figliuol di Dio
nudristi al seno d’una vergine madre

                                                           Stella del nostro mar, chiara e secura,
                                                           che ’l Sol del Paradiso in terra ornasti
                                                           del mortal sacro manto, anzi adombrasti
                                                           col vel virgineo tuo sua luce pura,
                                                           chi guarda al gran miracol più non cura
                                                           del mondo vile, e i vani empi contrasti
                                                           sdegna de l’oste antico, poi ch’armasti
                                                           d’invitta alta virtù nostra natura.
                                                           Veggio il Figliuol di Dio nudristi al seno
                                                           d’una vergine madre, ed ora inseme
                                                           risplender con la veste umana in Cielo;
                                                           onde là su nel sempre bel sereno
                                                           al beato s’accende il vivo zelo,
                                                           al fedel servo qui la cara speme.

     Madonna del latte, Correggio
Torquato Tasso (1544 –1595) Le lacrime della Madonna si inserisce nel filone del dolore di Maria
che in Tasso diventa il dolore di tutti, ovviamente anche del suo animo tormentato che quindi di
Maria più che la consolazione e la luce coglie le lacrime. Così Maria è anche specchio della
personalità di chi la invoca, del suo stato d'animo, della sua condizione per questo è vicina a tutti o
meglio tutti la sentono vicina. Ma non solo l'umanità pianga, anche il sole e la luna, tutto l'universo
partecipi di questo dolore - prosegue il poeta. Le lacrime hanno una funzione specifica e positiva:
sono una via verso la sguardo di Maria. Maria quando poi vede il figlio risorto esulta ma insieme
ricorda quanto ha patito per il figlio: dalla nascita in una stalla, fino alla deposizione, alla pietà che
tanti artisti ha ispirato... la Madonna piange fino a che non sarà congiunta al figlio risorto e asceso al
cielo, il pianto della Madonna è il pianto di tutti e le lacrime sono dono votivo a Dio.

    I
                                                            XXV
    Piangete di Maria l' amaro pianto
                                                            Così dicea nel lutto. E voi portaste,
    Che distillò da gli occhi alto dolore,
                                                            Angeli, al Figlio il suon devoto e sacro,
    Alme vestite ancor di fragil manto,
                                                            E le lagrime sue pietose e caste,
    In lagrime lavando il vostro errore;
                                                            Bench' uopo a voi non sia pianto o lavacro.
    Piangete meco in lacrimoso canto
                                                            Or, se mai d' altrui duol pietà mostraste,
    L' aspro martir che le trafisse il core
                                                            Portate queste mie ch' a lei consacro;
    Tre volte e quattro; e ciò ch' alor sofferse
                                                            E 'l lagrimoso dono, o spirti amici,
    Sentite or voi, de la sua grazia asperse.
                                                            Offrite, o sempre lieti e 'n ciel felici.
Giovanni B. Marino (1569-1625) torna invece a Jacopone, la Mater Dolorosa davanti alla
Crocifissione, usa molta retorica poetica e giochi di parole, (spirto spira, non di lui men trafitta, o men
spirante la genitrice sua mirata il mira), ma certo ha minor potenza emotiva... però è molto bello e
umano il gioco degli sguardi tra madre e figlio e molto vero lo svenimento della madre alla morte del
figlio.

Cristo e la Madre
Mentre sull'aspro legno il Sommo amante
fra le paterne man lo spirto spira,
non di lui men trafitta, o men spirante
la genitrice sua mirata il mira.
L'un dagli occhi, che dolci ella gli gira,
più che da duri chiodi a palme e piante,
langue piagato il cor, l'altro sospira,
quant'egli sangue, lagrime stillante.
Da questi lumi e quei tragge veloce
quinci pallido amor, quindi vermiglio
sguardi che 'n lor silenzio han lingua e voce.
                                                            La Pietà, Michelangelo
Quand'ecco esangue il volto, oscuro il ciglio
cade a piè della croce, e 'n su la croce,
tramortita la madre e morto il Figlio.
Pauroso salto cronologico, inevitabile per arrivare alla varietà del '900. Ma non si può tralasciare
Manzoni e uno dei Inni sacri dedicato proprio a Maria (in mezzo c'è stato Lutero, la Controriforma, il
seicento e soprattutto il settecento illuminista)




                                                                       Il Concerto degli angeli,
                                                                       Gaudenzio Ferraris


Manzoni (1785 – 1873) scrisse l'Inno subito dopo la conversione e l'entusiasmo della fede traspare in
tutti gli inni qui in particolare Manzoni si sofferma sul valore quasi taumaturgico del nome di Maria
(anzi dei diversi nomi): il nome di Maria risuona ovunque nel mondo, viene pronunciato da ogni essere
di qualsiasi età e condizione, a qualsiasi ora e in ogni momento della vita... Maria è “salve beata”,
Tuttasanta, Signora, Vergine... Il nome di Maria vi è dal Manzoni sussurrato, ma in un crescendo di
entusiasmo che porta quasi direi a un grido gioioso: Maria, il che mi richiama Monteverdi quando nel
Vespro della Beata Vergine nella sonata “Sancta Maria: Ora pro nobis” il soprano dice solo in un
crescendo tonale il nome di Maria e l'invocazione dura per 6 minuti di musica e di gioia...
http://www.youtube.com/watch?v=e54tit_Na-U (link alla musica)
Noi, sappiamo, o Maria, ch'Ei solo attenne
L'alta promessa che da Te s'udìa,
Ei che in cor la ti pose: a noi solenne
È il nome tuo, Maria.
A noi Madre di Dio quel nome sona:
Salve beata! che s'agguagli ad esso
Qual fu mai nome di mortal persona,
O che gli vegna appresso?
(...)
O Vergine, o Signora, o Tuttasanta,
Che bei nomi ti serba ogni loquela!
Più d'un popol superbo esser si vanta
In tua gentil tutela.
(…)

Salve, o degnata del secondo nome
O Rosa, o Stella ai periglianti scampo,
Inclita come il sol, terribil come
Oste schierata in campo.




                                             La Madonna e Sant’Anna,
                                             Leonardo da Vinci
Con Pascoli si entra nel Novecento e il nome di Maria continua a risuonare... Nella poesia In viaggio
c'è il topos della Madonna stella ai naviganti anche se qui chi viaggia lo fa in treno, c'è la figura di
Maria come Madre, ma direi soprattutto come focolare (la madre è comunque focolare) da cui chi è in
viaggio si allontana... mi si permetta di segnalare questi versi bellissimi sulla casa...
Pascoli (1855 – 1912) In viaggio
Si chiude, la casa; e s'appanna
d'un tratto il vocerìo che c'è;
si chiude, ristringe, accapanna,
per parlare tra sé e sé;
e saluta la compagnia...
Ave Maria...

Nessuno viaggia solo vuole dirci Pascoli con questo nome Ave Maria continuamente ripetuto, un
appiglio per non cadere nella disperazione dell'esilio, anche qui come in Manzoni pare che basti il
nome di Maria per proteggere il viaggiatore e si sa che per Pascoli allontanarsi dal nido era la cosa
più tremenda da immaginare.
(…) Con l'uomo che va nella notte,
tra gli aspri urli, i lunghi racconti
del treno che corre per grotte
di monti, sopra lenti ponti,
vien nell'ombrìa la voce pia:
Ave Maria...
Ada NEGRI (1870 – 1945) questa poesia permette di ricordare la preghiera del rosario coi suoi
misteri, con tutto il suo fascino da riscoprire, la sua apparente ripetitività che invece è
contemplazione. Il rosario è qui sollievo per chi sta morendo e soffre, ma è conforto anche per chi
resta in vita...


I due rosari
Avevo due rosari
d'argento, con la piccola medaglia
della Beata Vergine di Lourdes.
(...)
All'un de' polsi tu volesti
quel rosario scendendo al tuo riposo
primo ed estremo:ché altra sosta al mondo,
fuor della tomba, aver non ti concesse.
Ed io sull'altro a me rimasto senza sgrano
a sera le solinghe Avemarie
te ripensando e le procelle e il santo
vero amor di tua vita, amor di patria
scritto col sangue; e il tuo lungo patire
e il tuo morir, su di te chiamando
la luce eterna.
Trilussa (1871-1950) Alla Madonna
Trilussa riprende, come spesso avviene, sotto l'apparenza del modo popolare, dovuto anche all'uso del
dialetto, un tema caro a Manzoni, caro a Pascoli... nei moneti duri della vita, in particolare nel
cimento della solitudine basta evocare il nome di Maria recitando l'ave maria, quel che accade è detto
in modo mirabile “l'anima spicca il volo” (che poi è anche un tema caro alla mistica) quello che piace
è che il consiglio di invocare la Madre celeste viene dato al figlio dalla madre terrena, la vecchietta...



                                                        “Qann’ero ragazzino,
                                                        mamma mia me diceva:
                                                        Ricordati, fijolo,
                                                        quanno te senti veramente solo
                                                        tu prova a recità n’Ave Maria.
                                                        L’anima tua da sola spicca er volo
                                                        e se solleva, come pe’ magìa.
                                                        Ormai so’ vecchio, er tempo m’è volato;
                                                        da un pezzo s’è addormita la vecchietta,
                                                        ma quer consijo nun l’ho mai scordato.
                                                        Come me sento veramente solo,
                                                        io prego la Madonna benedetta
                                                        e l’anima da sola pija er volo!”.

 Un omaggio alla mia famiglia, la Madonna
 del Tindari (Me)
Clemente Rebora
(1885-1957) primo prete (essendo San Francesco e Jacopone due frati) della piccola rassegna...
la vita spirituale di Rebora è segnata dalla devozione alla Madonna
"Fu la Madonna a prendermi per mano,
al Figlio ardente mi portò pietosa,
al felice patirà di Cristo
che trasfigura il vivere quaggiù
in un principio dell’Eterno Amore,
libero dono, puro: ora, o mai più".
E i suoi ultimi versi prima della morte furono proprio per Maria:
"Così con Te, Maria,
dove Tu sei, si aduna la compagine dei figli di Dio,
a Cristo rimane fedele la Sposa".

Tra le varie liriche ho scelto quella che più appare una preghiera anche se il confine fra verso poetico
e religioso è sempre labile; è un'invocazione alla pazienza, virtù desueta, vecchiotta ben poco
praticata nel mondo della velocità. La pazienza qui è la capacità di patire, di provare i sentimenti
anche i dolorosi e continuare ad avere fiducia, non cadere nella disperazione: forse è una virtù che
tutti dovremmo chiedere o almeno coltivare.
O Madre della Pazienza,
per la Passione di Gesù
in cui siamo figli e fratelli,
fa’ che, ricorrendo a Te
nei momenti di sfiducia,
sentiamo la pace infusa dallo Spirito Santo
in chi confida unicamente
nella Provvidenza del Padre.
Sia anche in noi,
o dolcissima Mamma di Paradiso,
quella pazienza che,
vivificando l'anima nel Preziosissimo Sangue
del misericordioso Amore,
matura in frutti di carità eterna.
Madonna della Pazienza,
che hai mostrato come il Signore sia vicino
ai tribolati di cuore,
ottieni che noi stiamo nella prova con Te
sempre più uniti a Lui,
perché i nostri nomi siano trovati scritti
nel libro della Vita.
                                               Luca Cranach il Vecchio, Madonna con
Madre della Pazienza, prega per noi!           bambino
Primo Mazzolari ( 1890 – 1959) al contrario di Rebora (che fu poeta riconosciuto) è stato soprattutto
prete, questa sua poesia è sull'Annunciazione. Dell'annunciazione mette in luce le cose più concrete, di
cosa ha bisogno un bimbo che nasce? Di cosa ha avuto bisogno Dio (qui è Dio che ha bisogno dell'uomo,
anzi della donna. Concetto grandioso ripreso da Simone Weil) per fare nascere come uomo suo figlio? Di
un seno, due braccia, culla, fasce e tepore, questo è quello che ogni madre da a suo figlio infatti la
conclusione di don Mazzolari si concentra sulla figura della madre, della fatica e della gioia di ogni
mamma. Ma Maria è ovviamente madre speciale potrebbe essere regina, ma resta serva come suo figlio
come per Mazzolari avrebbe dovuto essere la chiesa che non sempre l'ha capito e valorizzato, anzi.
 “Ecco la serva del Signore...”
 Dio vuol farsi uomo: - ha bisogno di un seno,
 di due braccia.
 Chi glieli darà?
 Ha bisogno
 di una culla, di fasce, di un po'
 di tepore...
 Chi glielo darà?
 “Ecco al Serva del Signore”.
 È Regina perché prima è serva,
 perché si è fatta e ha voluto
 rimanere tale.
 Povere mamme che portate tutto, che
 provvedete a tutto,
 che non siete mai stanche!
 Possa Dio riempirvi di gioia come ha
 riempito la sua mamma: Maria.                            Piero della Francesca
Carlo BETOCCHI (1899-1986) ho scelto la poesia di questo poeta forse meno conosciuto degli altri dal
percorso particolare perché chi invoca la Vergine qui si definisce giullare e si presenta per quel che è con i
suoi alti e bassi, dal canto della gioia alla caduta nel buio, chiede alla Madonna di abbassare lo sguardo su
di lui, questa Madonna a un certo punto è definita Madre oscura, proprio per la capacità forse della
Madonna di essere in empatia con tutti gli stati d'animo anche se poi Maria torna a essere luce per il
giullare... Che, intuizione bellissima, porta alla Madonna null'altro che la sua arsura (il ricorda la fontana
vivace di Dante) la mia arsura, la sola cosa mia /con la quale son venuto a voi,


                                                      Vergine santa, nobile nostra Signora,
                                                      lasciate che un giullare s'avvicini a voi;
                                                      poi che vi vedo accogliere la luce accorata
                                                      delle fiammelle intorno ai santi Tabernacoli,
                                                      io mi raccomando a quell'anime vaganti
                                                      di fuoco perché mi rappresentino come sono:
                                                      nel momento del fulgore ascoltate i miei canti,
                                                      nel subito del buio datemi perdono.
                                                      Io sono più in basso degli ori, delle fiammelle,
                                                      guardatemi più in basso dei gradini dell'Eucarestia,
                                                      passano i comunicandi e il vento sulla mia pelle
                                                      rinfresca la mia arsura, la sola cosa mia
                                                      con la quale son venuto a voi, Madre oscura,
                                                      sotto i vostri piedi tutta la mia ombra stia
                                                      e per uno sguardo sul vostro volto di pura
                                                      luce, per uno sguardo solo perdonatemi, o pia!
     Raffaello, Madonna di Loreto
Antonia Pozzi (1912-1938) I musaici di Messina
Tormentata poetessa milanese, morta giovanissima probabilmente suicida, nella lirica mette in luce: l'aiuto,
il soccorso, la presenza di Maria in un luogo specifico e in un'occasione specifica, la Messina colpita dal
terremoto perché Maria trova il suo posto naturale vicino a chi soffre, ma così tremenda è la distruzione,
Sopra il lamento
dei non uccisi -
sopra il fumo e la polvere
delle case degli uomini distrutte -
sopra il muglio del mare -
che persino la Madonna sogna di essere al riparo con suo figlio in un luogo più tranquillo, a Torcello: altri
mosaici che non quelli tormentati dal sisma. I sentimenti di questa Madonna sono delicatissimi, la sensibilità
della poetessa vede nella Madonna sola con figlio in mezzo alla distruzione ogni madre... e quasi regala alla
Madonna e quindi a ogni madre almeno la possibilità del sogno di una vita diversa da cui trarre luce e
vigore e bellezza per consolare chi sta nella disperazione, perché anche l'amore divino della Madonna di
fronte all'orrore ha bisogno d'una pausa e d'un nutrimento di bellezza.
Sola
nella notte di rovina e di spavento
restavi tu
Maria -
                                      nella dormente
incolume nell'abside
                                      tra le isole erbose -
della tua cattedrale -
                                      La chiesa di Torcello sognavi
curva sul crollo orrendo
                                      e l'oro pallido dei tramonti
con il figlio ravvolto
                                      sulla laguna
nel tuo manto celeste -
                                      e la tranquilla via delle barche
Sopra il lamento
                                      nelle sere serene.
dei non uccisi -
                                      Di quell'oro nutrivi tu -
sopra il fumo e la polvere
                                      di quel sereno
delle case degli uomini distrutte -
                                      Maria
sopra il muglio del mare -
                                      nella spaventevole notte
sognavi tu
                                      la solitudine tua
un'altra dolce casa
                                      materna
vegliata
                                      e più fulgente il tuo serto di stelle
da un'altra azzurra Maria
                                      più turchino il tuo manto
in riva a un altro mare
                                      più soave il tuo figlio
                                      levavi
                                      dal fondo della chiesa crollata
                                      sulle madri dei morti -
Caproni (1912-1990) grande poeta livornese dal tormentato rapporto con Dio, che pare quietarsi in
questa invocazione di Maria. Parte dal topos ormai noto di Maria stella del mare per i naviganti (reali
e metaforici), la vede bella come fu per il Petrarca, una bellezza quasi dolora che perfora l'occhio e la
mente del poeta, a cui solo il mare svela il nome ed è Maria... l'uomo nella notte sperso (reale e
metaforico) si ritrova a pregare proprio Maria, stella del mare. (D'altra parte anche nel mito la luna è
divinità femminile insieme a molte delle costellazioni)

 Ciao, stella del mare
 La vedevo alta sul mare.
 Altissima. Bella.
 All’infinito bella
 più d’ogni altra stella.
 Bianchissima, mi perforava
 l’occhio e la mente, viva
 come la punta di un ago.
 Ne ignoravo il nome. Il mare
 mi suggeriva Maria.
 Era ormai la mia stella. Nel vago
 della notte, io disperso
 mi sorprendevo a pregare.
 Era la stella del mare
 Era…
 -
Mario Luzi (1914 – 2005) grande poeta fiorentino di ispirazione profondamente religiosa, ma
sempre tormentata, una grazia mai data per sempre... scrisse anche il famoso viaggio di Simone
Martini. Annunciazione
C'è un tempo di oscurità... “poi fu il tempo che il tuo volto sorrise”, uno dei modi più belli usati in
poesia per indicare quale è l'importanza per l'umanità della Madonna... è il sorriso (Demetra, dal suo
riso nascono le messi) che allevia l'erebo, l'inferno per l'uomo contemporaneo, cioè l'ansia, le deserte
ghise, il mondo metallico, innaturale, inospitale


                                                           La le nuvole alternavano la sorte
                                                           dai cristalli alle vergini funeste,
                                                           nei paesi l'angoscia delle porte
                                                           sotto la bianca scia delle tempeste.

                                                           Poi fu il tempo che il tuo volto sorrise
                                                           lieve sui luminosi erebi d'ansia,
                                                           altrimenti sulle deserte ghise
                                                           ora il cielo fingeva le sue ruote.



     Simone Martini
Davide Maria Turoldo (1916 – 1992)             Vergine, fanciulla giovane
religioso dell'ordine dei Servi di Maria,      madre, se tu non riappari
sempre vicino agli oppressi, dedicò            anche Dio sarà triste
numerose poesie alla Madonna. Beata
                                               e non avrà più delizie
poesia, sembra tutto già detto e poi c'è
sempre un'intuizione nuova, qui è la           a stare coi figli degli uomini,
tristezza di Dio, perché Dio ama stare con     né s'aprirà uno spiragli nell'arca
gli uomini in virtù della presenza di          dopo questi ininterrotti diluvii.
Maria, qualora la sua presenza venisse         (...)
meno Dio potrebbe aprire una falla             Arca vera dell'alleanza
nell'arca in preda al diluvio... un'arca che
                                               tra uomo e natura, ritorna!
periodicamente senza che noi forse del
                                               Caravella che porti il Signore
tutto ce ne accorgiamo percorre questo
mondo (anche se forse gli animali che si       sotto la vela bianca,
possono caricare sono sempre meno).            regina e amante e madre.
Maria è la vera arca dell'alleanza, ma         Egli torni fanciullo a giocare (…)
perché il poeta dice ritorna? Dov'è andata     (...)
Maria? S'è forse stancata dell'umanità?
                                               Entrerai alle ogive delle chiese
(sarebbe anche possibile e lecito) ma la
                                               e dietro le selve dei grattacieli,
Madonna ritornerà e non solo nelle chiese,
ma nei grattacieli, nelle steppe... ovunque    nel cuore della reggia e in mezzo alla steppa:
partorendo continuamente il figlio, cioè       emigrerai pellegrina e subito
essendo sempre mediatrice tra Dio e            e ovunque partorirai tuo figlio
l'uomo.                                        gioia e unità delle cose,
                                               o eterna Madre.
Pasolini (1922 – 1975) poeta profetico, rileggendo i suoi articoli le sue poesie non si può non notare
con quanta chiarezza avesse intuito molte cose: la morte del sacro e dunque della cultura, della
bellezza, della poesia; la mercificazione; la perdita di identità delle classi più povere nelle periferie
delle grandi città e altro ancora. Anche per via della dichiarata omosessualità ebbe un rapporto
profondo e controverso con la Chiesa, ma espresse sempre, come tutti i tormentati, una grande
spiritualità. Questa Annunciazione in modo unico è all'incontrario, è rivissuta dalla Madonna anziana
interrogata dai figli nati dopo Gesù, che la incalzano di domande, vogliono sapere cos'è essere madre di
Dio, cosa ha vissuto, gioito e sofferto. Questi figli siamo tutti noi: è una vera annunciazione perché c'è
l'angelo e la Madonna sul letto di anziana è grembo candido e vergine pei figli vergini.




               Leonardo da Vinci, Annunciazione
L’Annunciazione
I figli:
Madre, cos’hai
sotto il tuo occhio?
Cosa nascondi
nel riso stanco?
(...)
Madre... chi eri
quand’eri giovane?
E Lui, chi era?
Madre, che muoia...
Ah, sia fanciulla
sempre la vita
nella severa
tua vita fanciulla...
L’ angelo:
Non senti i figli?
O lodoletta
canta in un’alba
di eterno amore...
Maria:
Angelo, il grembo
sarà candore.
Pei figli vergini
io sarò vergine         Caravaggio, Annunciazione
Alda Merini (1931 – 2009) fu madre, ma le portarono via i figli e la maternità per via dei suoi problemi
psichici...per questo forse l'immagine che ha di Maria è soprattutto quella della Madre, una madre che
soffre che è un topos, ma nuova è l'idea che la croce interrompe il contatto tenero tra madre e figlio,
quell'abbraccio che viene tragicamente riprodotto dalla pietà, perché Maria è figlia del tuo figlio come dice
Dante e quindi Gesù la abbraccia e consola come padre e giovane la vede, in eterno. Ma la Merini va oltre
e evoca nella Visitazione non solo il fiat, la gioia e il timore di fronte a Dio, vede il dolore, le lacrime che
lavano l'umanità e che pietoso Giuseppe vede sotto il mantello di luce che Dio le ha donato. Grazie a
questo dolore a queste lacrime ancora una volta Maria è mediazione tra uomo e Dio, tra la poetessa e Dio...
La madre
Potevano uccidere anche Maria,
ma Maria venne lasciata libera di vedere
la disfatta di tutto il suo grande pensiero.
Ed ecco che Dio dalla croce guarda la madre,      Quante lacrime, madre, su quella tua
ed è la prima volta che così crocifisso           visitazione.
non la può stringere al cuore,                    È stato un lavacro per tutti i peccati degli uomini,
perché Maria spesso si rifugiava in quelle        e solo Giuseppe ha creduto che il tuo mantello
braccia possenti,                                 contenesse tanto dolore.
e lui la baciava sui capelli e la chiamava        Non ti ha mai levato di dosso quel mantello di luce,
«giovane»                                         Maria,
e la considerava ragazza.                         con cui Dio ti ha coperta
Maria, figlia di Gesù                             per non far vedere
Maria non invecchiò mai,                          che le tue spalle tremavano d’amore.
rimase col tempo della croce                      Ma io, Maria, credo in te,
nei suoi lunghi capelli                           e credendo in te
che le coprivano il volto.                        credo in Lui.
La Madonna poteva scegliere? In primo luogo la figura di Maria è anche eredità della Magna Mater
presente in tutte le religioni pre cristiane, quindi si può dire che l'incontro diretto col divino porta a una
risposta quasi inevitabile (già presente nell'antica Grecia ad esempio), forse inevitabile, non saprei dire se
Maria avesse scelta, rispondo a mio modo con una mia poesia ispirata a una grande mistica Santa Teresa
d'Avila che (come ogni mistica) pur avendo a lungo resistito al richiamo di Dio ha poi ceduto... Noi non
consociamo i travagli di Maria però sappiamo quelli di molte mistiche e possiamo immaginare anche
qualcosa di quello che è avvenuto a Maria...


M’aggrappo alla balaustra di marmo
ribollente sotto la mia mano
gelata dallo sforzo di ancorarmi
alla terra. Inutile.
il rapimento arriva
rapido, violento, un artiglio arraffa
la mia anima ove il corpo
si rinsecchisce privo di respiro
e di calore. M’aggrappo già vinta.
Inutilmente, Lui rapinoso
si posa. Prima del diletto, prima
della gioia pura e luminosa:
il buio, la paura, la salita
vertiginosa; pare
quasi un’inarrestabile caduta.
                                                          Benvenuto di Giovanni, Assunzione di Maria

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La Madonna nella Poesia italiana

  • 1. Madonna del Cardellino, La Madonna nella Letteratura italiana Raffaello San Francesco e la Madonna importante perché fissa alcuni topoi letterari, alcuni epiteti (presi dalla liturgia) che segneranno la figura di Maria in tutta la letteratura successiva. Maria è Signora (da cui Madonna, mea domina), è regina, soprattutto è Madre di Dio... è piena di grazia e di bene.... poi il Santo si sbizzarrisce in ricche metafore originali... San Francesco d'Assisi (1182-1226) Ti saluto, Signora santa, regina santissima, Madre di Dio, Maria, che, sempre Vergine, eletta dal santissimo Figlio diletto e con lo Spirito Santo consacrata. Tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene, Ti saluto, suo palazzo, Ti saluto, sua tenda, Ti saluto, sua casa, San Francesco è anche importante Ti saluto, suo vestimento, perché “inventa” il Presepio, la natività Ti saluto, sua ancella, di Cristo è però l'effetto di un altro fatto Ti saluto, sua Madre. fondamentale cioè l'Annunciazione, è Annunciazione frutto del sì d'una fanciulla a Dio. Quali E saluto voi tutte sante virtù che, per grazia e lume dello Spirito le conseguenze? santo, siete infuse nei cuori dei fedeli affinché li rendiate da infedeli, fedeli a Dio.
  • 2. Conseguenze terrene per la Madonna Vista con occhi solo terreni quella di Maria sarà una scelta quanto meno azzardata, la sua non sarà una maternità facile, a parte il discorso sul prima, quando Giuseppe si ritrova una promessa sposa già incinta e deve intervenire Dio a chiarire, anche il rapporto col figlio sarà tutt'altro che facile. Almeno secondo i Vangeli anche quelli apocrifi... Ma certo il culmine del dolore di questa maternità sarà per Maria vedere il Figlio ingiustamente arrestato, torturato e infine ucciso come un comune malfattore sulla croce. Chi ha rappresentato con forza drammatica inaudita questo dolore è anche lui un Francescano, è il tormentato uomo, il convertito in modo drammatico, l'accusatore del potere temporale, ma anche potente poeta Jacopone da Todi.. Jacopone crea il topos della Madonna addolorata, persino oggi il linguaggio medievale rende ancor più doloroso se possibile lo spettacolo di questa donna ai piedi del figlio morto e poi a quel modo. Quante madri si trovano così anche ora mentre parliamo di poesia e spiritualità. Annunciazione, Beato Angelico
  • 3. Jacopone da Todi (1236-1306) Figlio, l'ama t'è uscita! figlio della smarrita figlio della sparita figlio attosseccato Figlio bianco e vermiglio Pianto della Madonna figlio senza simiglio "O figlio, figlio,figlio, figlio a chi m'appiglio? figlio, pur m'hai lassato! figlio, amoroso giglio! O figlio bianco e biondo, Figlio, chi dà consiglio figlio volto jocondo, figlio perché t'à il mondo al cor mio angustiato? figlio, così sprezzato? Figlio occhi iocundi, Figlio dolce e piacente figlio, cò non respundi? figlio de la Dolente, figlio atte la gente Figlio, perchè t'ascundi malamente trattato. al petto ò sì lattato?".
  • 4. Conseguenze spirituali, metafisiche, ultraterrene per la Madonna e per l'umanità... Con Dante Alighieri però entriamo proprio nel vivo del mistero più profondo di questa donna che forse donna non è più, che è stata donna, ma per poco, poi è diventata, in un certo senso, divina: l'unica madre vergine, l'unico essere umano assunto in cielo, l'unica donna ad aver partorito un Dio, anzi Dio! La complessità del mistero, la ricchezza della figura di Maria, la grandezza della sua scelta è cantata da Dante alla fine del suo viaggio e qui Dante dispiega molto della sua arte poetica per rendere almeno un poco questi misteri. Dante codifica anche la funzione di Maria che è duplice: fu tramite per Dio verso l'uomo e ora è tramite dell'uomo verso Dio... Una mediatrice. Piccola postilla: la teologia parla di trinità Padre, Figlio e Spirito Santo, in italiano tutti severi nomi maschili (in ebraico ruah spirito in realtà è femminile), esiste forse una teologia del cuore in cui inserisce in questo mondo maschile una figura femminile essenziale per avvicinare l'uomo a Dio. Questa devozione alla Madonna non è solo popolare da quanto vedremo nelle liriche è anche un sentimento che si fa arte. La Madonna con il libro, Botticelli
  • 5. Alighieri Divina Commedia canto XXXIII 1-45 (1265-1310) In te misericordia, in te pietate, «Vergine Madre, figlia del tuo figlio, in te magnificenza, in te s'aduna umile e alta più che creatura, quantunque in creatura è di bontate. termine fisso d'etterno consiglio, Or questi, che da l'infima lacuna tu se' colei che l'umana natura de l'universo infin qui ha vedute nobilitasti sì, che 'l suo fattore le vite spiritali ad una ad una, non disdegnò di farsi sua fattura. supplica a te, per grazia, di virtute Nel ventre tuo si raccese l'amore, tanto, che possa con li occhi levarsi per lo cui caldo ne l'etterna pace più alto verso l'ultima salute. così è germinato questo fiore. 9 E io, che mai per mio veder non arsi Qui se' a noi meridïana face di caritate, e giuso, intra ' mortali, più ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghi se' di speranza fontana vivace. ti porgo, e priego che non sieno scarsi, perché tu ogne nube li disleghi Donna, se' tanto grande e tanto vali, di sua mortalità co' prieghi tuoi, che qual vuol grazia e a te non ricorre, sì che 'l sommo piacer li si dispieghi. sua disïanza vuol volar sanz' ali. Ancor ti priego, regina, che puoi La tua benignità non pur soccorre ciò che tu vuoli, che conservi sani, a chi domanda, ma molte fïate dopo tanto veder, li affetti suoi. liberamente al dimandar precorre.
  • 6. Vinca tua guardia i movimenti umani: vedi Beatrice con quanti beati per li miei prieghi ti chiudon le mani!». Li occhi da Dio diletti e venerati, fissi ne l'orator, ne dimostraro quanto i devoti prieghi le son grati; indi a l'etterno lume s'addrizzaro, nel qual non si dee creder che s'invii per creatura l'occhio tanto chiaro. Conseguenze non strettamente religiose Il sì di Maria dunque ha implicato per tutti gli uomini non solo per i credenti almeno un arricchimento della bellezza attraverso i dipinti (che vediamo scorrere) e la musica (i vari Magnificat, le varie musiche per la madonna tra cui consiglio in particolare di Monteverdi il Vespro della Beata Vergine di cui ricorrono nel 2010 i 400 anni della composizione. Ma anche la letteratura e non solo devota ha avuto gran parte ecco un breve excursus cronologico che riprende sia pure con accenti personali i canoni già fissati sui nomi di Maria, la sua funzione di mediatrice e soprattutto di Madre non solo di Dio ma di tutti noi . É Maria la donna per eccellenza? Certo è la Madre, per il resto lascio la domanda in sospeso...
  • 7. Canzone alla Vergine di Francesco Petrarca (1300-1370) In Petrarca la Vergine è bella, è luce, e come si Vergine bella, che di sol vestita, conviene ha funzione di intercessione, è coronata di stelle, al sommo Sole soprattutto Madre. Ma egli sottolinea una cosa piacesti sì, che 'n te Sua luce ascose, particolare l'unicità dell'esperienza umana di amor mi spinge a dir di te parole: Maria... ma non so 'ncominciar senza tu' aita, et di Colui ch'amando in te si pose. Vergine sola al mondo senza exempio, Invoco lei che ben sempre rispose, chi la chiamò con fede: che 'l ciel di tue bellezze innamorasti, Vergine, s'a mercede cui né prima fu simil né seconda, miseria extrema de l'humane cose già mai ti volse, al mio prego t'inchina, santi penseri, atti pietosi et casti soccorri a la mia guerra, al vero Dio sacrato et vivo tempio bench'i' sia terra, et tu del ciel regina. fecero in tua verginità feconda. Per te pò la mia vita esser ioconda, s'a' tuoi preghi, o Maria, La Madonna, Giotto
  • 8. Ed ecco una frase da tenere a mente perché passa tutti i secoli dal '300 al '900 questo topos arriverà ad esempio a Caproni... “di questo tempestoso mare stella” Commovente è la chiusa, significativo che l'ultimo componimento di Petrarca prima della morte sia proprio per Maria. Il dí s'appressa, et non pòte esser lunge, sí corre il tempo et vola, Vergine unica et sola, e 'l cor or coscïentia or morte punge. Raccomandami al tuo figliuol, verace homo et verace Dio, ch'accolga 'l mïo spirto ultimo in pace. Madonna, Simone Martini Lorenzo il Magnifico Quanto è grande la bellezza. (1449-1492) Due elementi mi hanno indotto a inserire questa lirica nelle mie scelte: primo la nota Cantasi come Quant'è bella giovinezza, poi il tema insistito della bellezza che c'era già in Petrarca ma qui è molto insistito forse perché molto rinascimentale. C'è poi un punto classico un topos dantesco secondo cui solo attraverso la mediazione di Maria l'uomo può vedere un dio senza morire... (ai mistici invece succede senza mediazione alcuna)
  • 9. Quanto è grande la bellezza di te, Vergin santa e pia! Ciascun laudi te, Maria, ciascun canti in gran dolcezza. Colla tua bellezza tanta la Bellezza innamorasti. O Bellezza eterna e santa, di Maria bella infiammasti! (…) Prima che nel petto santo tanto ben fussi raccolto, saria morto in doglia e in pianto chi di Dio vedessi il volto: questa morte in vita ha vòlto el tuo parto, o Vergin pia. Ciascun laudi te, Maria; ciascun canti in gran dolcezza. Madonna della Misericordia, Simone Martini
  • 10. Vittoria Colonna (1490 – 1547) ho citato questa poesia che riprende il topos della stella del mare, ma che in modo molto femminile aggiunge il particolare dell'allattamento...Veggio il Figliuol di Dio nudristi al seno d’una vergine madre Stella del nostro mar, chiara e secura, che ’l Sol del Paradiso in terra ornasti del mortal sacro manto, anzi adombrasti col vel virgineo tuo sua luce pura, chi guarda al gran miracol più non cura del mondo vile, e i vani empi contrasti sdegna de l’oste antico, poi ch’armasti d’invitta alta virtù nostra natura. Veggio il Figliuol di Dio nudristi al seno d’una vergine madre, ed ora inseme risplender con la veste umana in Cielo; onde là su nel sempre bel sereno al beato s’accende il vivo zelo, al fedel servo qui la cara speme. Madonna del latte, Correggio
  • 11. Torquato Tasso (1544 –1595) Le lacrime della Madonna si inserisce nel filone del dolore di Maria che in Tasso diventa il dolore di tutti, ovviamente anche del suo animo tormentato che quindi di Maria più che la consolazione e la luce coglie le lacrime. Così Maria è anche specchio della personalità di chi la invoca, del suo stato d'animo, della sua condizione per questo è vicina a tutti o meglio tutti la sentono vicina. Ma non solo l'umanità pianga, anche il sole e la luna, tutto l'universo partecipi di questo dolore - prosegue il poeta. Le lacrime hanno una funzione specifica e positiva: sono una via verso la sguardo di Maria. Maria quando poi vede il figlio risorto esulta ma insieme ricorda quanto ha patito per il figlio: dalla nascita in una stalla, fino alla deposizione, alla pietà che tanti artisti ha ispirato... la Madonna piange fino a che non sarà congiunta al figlio risorto e asceso al cielo, il pianto della Madonna è il pianto di tutti e le lacrime sono dono votivo a Dio. I XXV Piangete di Maria l' amaro pianto Così dicea nel lutto. E voi portaste, Che distillò da gli occhi alto dolore, Angeli, al Figlio il suon devoto e sacro, Alme vestite ancor di fragil manto, E le lagrime sue pietose e caste, In lagrime lavando il vostro errore; Bench' uopo a voi non sia pianto o lavacro. Piangete meco in lacrimoso canto Or, se mai d' altrui duol pietà mostraste, L' aspro martir che le trafisse il core Portate queste mie ch' a lei consacro; Tre volte e quattro; e ciò ch' alor sofferse E 'l lagrimoso dono, o spirti amici, Sentite or voi, de la sua grazia asperse. Offrite, o sempre lieti e 'n ciel felici.
  • 12. Giovanni B. Marino (1569-1625) torna invece a Jacopone, la Mater Dolorosa davanti alla Crocifissione, usa molta retorica poetica e giochi di parole, (spirto spira, non di lui men trafitta, o men spirante la genitrice sua mirata il mira), ma certo ha minor potenza emotiva... però è molto bello e umano il gioco degli sguardi tra madre e figlio e molto vero lo svenimento della madre alla morte del figlio. Cristo e la Madre Mentre sull'aspro legno il Sommo amante fra le paterne man lo spirto spira, non di lui men trafitta, o men spirante la genitrice sua mirata il mira. L'un dagli occhi, che dolci ella gli gira, più che da duri chiodi a palme e piante, langue piagato il cor, l'altro sospira, quant'egli sangue, lagrime stillante. Da questi lumi e quei tragge veloce quinci pallido amor, quindi vermiglio sguardi che 'n lor silenzio han lingua e voce. La Pietà, Michelangelo Quand'ecco esangue il volto, oscuro il ciglio cade a piè della croce, e 'n su la croce, tramortita la madre e morto il Figlio.
  • 13. Pauroso salto cronologico, inevitabile per arrivare alla varietà del '900. Ma non si può tralasciare Manzoni e uno dei Inni sacri dedicato proprio a Maria (in mezzo c'è stato Lutero, la Controriforma, il seicento e soprattutto il settecento illuminista) Il Concerto degli angeli, Gaudenzio Ferraris Manzoni (1785 – 1873) scrisse l'Inno subito dopo la conversione e l'entusiasmo della fede traspare in tutti gli inni qui in particolare Manzoni si sofferma sul valore quasi taumaturgico del nome di Maria (anzi dei diversi nomi): il nome di Maria risuona ovunque nel mondo, viene pronunciato da ogni essere di qualsiasi età e condizione, a qualsiasi ora e in ogni momento della vita... Maria è “salve beata”, Tuttasanta, Signora, Vergine... Il nome di Maria vi è dal Manzoni sussurrato, ma in un crescendo di entusiasmo che porta quasi direi a un grido gioioso: Maria, il che mi richiama Monteverdi quando nel Vespro della Beata Vergine nella sonata “Sancta Maria: Ora pro nobis” il soprano dice solo in un crescendo tonale il nome di Maria e l'invocazione dura per 6 minuti di musica e di gioia... http://www.youtube.com/watch?v=e54tit_Na-U (link alla musica)
  • 14. Noi, sappiamo, o Maria, ch'Ei solo attenne L'alta promessa che da Te s'udìa, Ei che in cor la ti pose: a noi solenne È il nome tuo, Maria. A noi Madre di Dio quel nome sona: Salve beata! che s'agguagli ad esso Qual fu mai nome di mortal persona, O che gli vegna appresso? (...) O Vergine, o Signora, o Tuttasanta, Che bei nomi ti serba ogni loquela! Più d'un popol superbo esser si vanta In tua gentil tutela. (…) Salve, o degnata del secondo nome O Rosa, o Stella ai periglianti scampo, Inclita come il sol, terribil come Oste schierata in campo. La Madonna e Sant’Anna, Leonardo da Vinci
  • 15. Con Pascoli si entra nel Novecento e il nome di Maria continua a risuonare... Nella poesia In viaggio c'è il topos della Madonna stella ai naviganti anche se qui chi viaggia lo fa in treno, c'è la figura di Maria come Madre, ma direi soprattutto come focolare (la madre è comunque focolare) da cui chi è in viaggio si allontana... mi si permetta di segnalare questi versi bellissimi sulla casa... Pascoli (1855 – 1912) In viaggio Si chiude, la casa; e s'appanna d'un tratto il vocerìo che c'è; si chiude, ristringe, accapanna, per parlare tra sé e sé; e saluta la compagnia... Ave Maria... Nessuno viaggia solo vuole dirci Pascoli con questo nome Ave Maria continuamente ripetuto, un appiglio per non cadere nella disperazione dell'esilio, anche qui come in Manzoni pare che basti il nome di Maria per proteggere il viaggiatore e si sa che per Pascoli allontanarsi dal nido era la cosa più tremenda da immaginare. (…) Con l'uomo che va nella notte, tra gli aspri urli, i lunghi racconti del treno che corre per grotte di monti, sopra lenti ponti, vien nell'ombrìa la voce pia: Ave Maria...
  • 16. Ada NEGRI (1870 – 1945) questa poesia permette di ricordare la preghiera del rosario coi suoi misteri, con tutto il suo fascino da riscoprire, la sua apparente ripetitività che invece è contemplazione. Il rosario è qui sollievo per chi sta morendo e soffre, ma è conforto anche per chi resta in vita... I due rosari Avevo due rosari d'argento, con la piccola medaglia della Beata Vergine di Lourdes. (...) All'un de' polsi tu volesti quel rosario scendendo al tuo riposo primo ed estremo:ché altra sosta al mondo, fuor della tomba, aver non ti concesse. Ed io sull'altro a me rimasto senza sgrano a sera le solinghe Avemarie te ripensando e le procelle e il santo vero amor di tua vita, amor di patria scritto col sangue; e il tuo lungo patire e il tuo morir, su di te chiamando la luce eterna.
  • 17. Trilussa (1871-1950) Alla Madonna Trilussa riprende, come spesso avviene, sotto l'apparenza del modo popolare, dovuto anche all'uso del dialetto, un tema caro a Manzoni, caro a Pascoli... nei moneti duri della vita, in particolare nel cimento della solitudine basta evocare il nome di Maria recitando l'ave maria, quel che accade è detto in modo mirabile “l'anima spicca il volo” (che poi è anche un tema caro alla mistica) quello che piace è che il consiglio di invocare la Madre celeste viene dato al figlio dalla madre terrena, la vecchietta... “Qann’ero ragazzino, mamma mia me diceva: Ricordati, fijolo, quanno te senti veramente solo tu prova a recità n’Ave Maria. L’anima tua da sola spicca er volo e se solleva, come pe’ magìa. Ormai so’ vecchio, er tempo m’è volato; da un pezzo s’è addormita la vecchietta, ma quer consijo nun l’ho mai scordato. Come me sento veramente solo, io prego la Madonna benedetta e l’anima da sola pija er volo!”. Un omaggio alla mia famiglia, la Madonna del Tindari (Me)
  • 18. Clemente Rebora (1885-1957) primo prete (essendo San Francesco e Jacopone due frati) della piccola rassegna... la vita spirituale di Rebora è segnata dalla devozione alla Madonna "Fu la Madonna a prendermi per mano, al Figlio ardente mi portò pietosa, al felice patirà di Cristo che trasfigura il vivere quaggiù in un principio dell’Eterno Amore, libero dono, puro: ora, o mai più". E i suoi ultimi versi prima della morte furono proprio per Maria: "Così con Te, Maria, dove Tu sei, si aduna la compagine dei figli di Dio, a Cristo rimane fedele la Sposa". Tra le varie liriche ho scelto quella che più appare una preghiera anche se il confine fra verso poetico e religioso è sempre labile; è un'invocazione alla pazienza, virtù desueta, vecchiotta ben poco praticata nel mondo della velocità. La pazienza qui è la capacità di patire, di provare i sentimenti anche i dolorosi e continuare ad avere fiducia, non cadere nella disperazione: forse è una virtù che tutti dovremmo chiedere o almeno coltivare.
  • 19. O Madre della Pazienza, per la Passione di Gesù in cui siamo figli e fratelli, fa’ che, ricorrendo a Te nei momenti di sfiducia, sentiamo la pace infusa dallo Spirito Santo in chi confida unicamente nella Provvidenza del Padre. Sia anche in noi, o dolcissima Mamma di Paradiso, quella pazienza che, vivificando l'anima nel Preziosissimo Sangue del misericordioso Amore, matura in frutti di carità eterna. Madonna della Pazienza, che hai mostrato come il Signore sia vicino ai tribolati di cuore, ottieni che noi stiamo nella prova con Te sempre più uniti a Lui, perché i nostri nomi siano trovati scritti nel libro della Vita. Luca Cranach il Vecchio, Madonna con Madre della Pazienza, prega per noi! bambino
  • 20. Primo Mazzolari ( 1890 – 1959) al contrario di Rebora (che fu poeta riconosciuto) è stato soprattutto prete, questa sua poesia è sull'Annunciazione. Dell'annunciazione mette in luce le cose più concrete, di cosa ha bisogno un bimbo che nasce? Di cosa ha avuto bisogno Dio (qui è Dio che ha bisogno dell'uomo, anzi della donna. Concetto grandioso ripreso da Simone Weil) per fare nascere come uomo suo figlio? Di un seno, due braccia, culla, fasce e tepore, questo è quello che ogni madre da a suo figlio infatti la conclusione di don Mazzolari si concentra sulla figura della madre, della fatica e della gioia di ogni mamma. Ma Maria è ovviamente madre speciale potrebbe essere regina, ma resta serva come suo figlio come per Mazzolari avrebbe dovuto essere la chiesa che non sempre l'ha capito e valorizzato, anzi. “Ecco la serva del Signore...” Dio vuol farsi uomo: - ha bisogno di un seno, di due braccia. Chi glieli darà? Ha bisogno di una culla, di fasce, di un po' di tepore... Chi glielo darà? “Ecco al Serva del Signore”. È Regina perché prima è serva, perché si è fatta e ha voluto rimanere tale. Povere mamme che portate tutto, che provvedete a tutto, che non siete mai stanche! Possa Dio riempirvi di gioia come ha riempito la sua mamma: Maria. Piero della Francesca
  • 21. Carlo BETOCCHI (1899-1986) ho scelto la poesia di questo poeta forse meno conosciuto degli altri dal percorso particolare perché chi invoca la Vergine qui si definisce giullare e si presenta per quel che è con i suoi alti e bassi, dal canto della gioia alla caduta nel buio, chiede alla Madonna di abbassare lo sguardo su di lui, questa Madonna a un certo punto è definita Madre oscura, proprio per la capacità forse della Madonna di essere in empatia con tutti gli stati d'animo anche se poi Maria torna a essere luce per il giullare... Che, intuizione bellissima, porta alla Madonna null'altro che la sua arsura (il ricorda la fontana vivace di Dante) la mia arsura, la sola cosa mia /con la quale son venuto a voi, Vergine santa, nobile nostra Signora, lasciate che un giullare s'avvicini a voi; poi che vi vedo accogliere la luce accorata delle fiammelle intorno ai santi Tabernacoli, io mi raccomando a quell'anime vaganti di fuoco perché mi rappresentino come sono: nel momento del fulgore ascoltate i miei canti, nel subito del buio datemi perdono. Io sono più in basso degli ori, delle fiammelle, guardatemi più in basso dei gradini dell'Eucarestia, passano i comunicandi e il vento sulla mia pelle rinfresca la mia arsura, la sola cosa mia con la quale son venuto a voi, Madre oscura, sotto i vostri piedi tutta la mia ombra stia e per uno sguardo sul vostro volto di pura luce, per uno sguardo solo perdonatemi, o pia! Raffaello, Madonna di Loreto
  • 22. Antonia Pozzi (1912-1938) I musaici di Messina Tormentata poetessa milanese, morta giovanissima probabilmente suicida, nella lirica mette in luce: l'aiuto, il soccorso, la presenza di Maria in un luogo specifico e in un'occasione specifica, la Messina colpita dal terremoto perché Maria trova il suo posto naturale vicino a chi soffre, ma così tremenda è la distruzione, Sopra il lamento dei non uccisi - sopra il fumo e la polvere delle case degli uomini distrutte - sopra il muglio del mare - che persino la Madonna sogna di essere al riparo con suo figlio in un luogo più tranquillo, a Torcello: altri mosaici che non quelli tormentati dal sisma. I sentimenti di questa Madonna sono delicatissimi, la sensibilità della poetessa vede nella Madonna sola con figlio in mezzo alla distruzione ogni madre... e quasi regala alla Madonna e quindi a ogni madre almeno la possibilità del sogno di una vita diversa da cui trarre luce e vigore e bellezza per consolare chi sta nella disperazione, perché anche l'amore divino della Madonna di fronte all'orrore ha bisogno d'una pausa e d'un nutrimento di bellezza.
  • 23. Sola nella notte di rovina e di spavento restavi tu Maria - nella dormente incolume nell'abside tra le isole erbose - della tua cattedrale - La chiesa di Torcello sognavi curva sul crollo orrendo e l'oro pallido dei tramonti con il figlio ravvolto sulla laguna nel tuo manto celeste - e la tranquilla via delle barche Sopra il lamento nelle sere serene. dei non uccisi - Di quell'oro nutrivi tu - sopra il fumo e la polvere di quel sereno delle case degli uomini distrutte - Maria sopra il muglio del mare - nella spaventevole notte sognavi tu la solitudine tua un'altra dolce casa materna vegliata e più fulgente il tuo serto di stelle da un'altra azzurra Maria più turchino il tuo manto in riva a un altro mare più soave il tuo figlio levavi dal fondo della chiesa crollata sulle madri dei morti -
  • 24. Caproni (1912-1990) grande poeta livornese dal tormentato rapporto con Dio, che pare quietarsi in questa invocazione di Maria. Parte dal topos ormai noto di Maria stella del mare per i naviganti (reali e metaforici), la vede bella come fu per il Petrarca, una bellezza quasi dolora che perfora l'occhio e la mente del poeta, a cui solo il mare svela il nome ed è Maria... l'uomo nella notte sperso (reale e metaforico) si ritrova a pregare proprio Maria, stella del mare. (D'altra parte anche nel mito la luna è divinità femminile insieme a molte delle costellazioni) Ciao, stella del mare La vedevo alta sul mare. Altissima. Bella. All’infinito bella più d’ogni altra stella. Bianchissima, mi perforava l’occhio e la mente, viva come la punta di un ago. Ne ignoravo il nome. Il mare mi suggeriva Maria. Era ormai la mia stella. Nel vago della notte, io disperso mi sorprendevo a pregare. Era la stella del mare Era… -
  • 25. Mario Luzi (1914 – 2005) grande poeta fiorentino di ispirazione profondamente religiosa, ma sempre tormentata, una grazia mai data per sempre... scrisse anche il famoso viaggio di Simone Martini. Annunciazione C'è un tempo di oscurità... “poi fu il tempo che il tuo volto sorrise”, uno dei modi più belli usati in poesia per indicare quale è l'importanza per l'umanità della Madonna... è il sorriso (Demetra, dal suo riso nascono le messi) che allevia l'erebo, l'inferno per l'uomo contemporaneo, cioè l'ansia, le deserte ghise, il mondo metallico, innaturale, inospitale La le nuvole alternavano la sorte dai cristalli alle vergini funeste, nei paesi l'angoscia delle porte sotto la bianca scia delle tempeste. Poi fu il tempo che il tuo volto sorrise lieve sui luminosi erebi d'ansia, altrimenti sulle deserte ghise ora il cielo fingeva le sue ruote. Simone Martini
  • 26. Davide Maria Turoldo (1916 – 1992) Vergine, fanciulla giovane religioso dell'ordine dei Servi di Maria, madre, se tu non riappari sempre vicino agli oppressi, dedicò anche Dio sarà triste numerose poesie alla Madonna. Beata e non avrà più delizie poesia, sembra tutto già detto e poi c'è sempre un'intuizione nuova, qui è la a stare coi figli degli uomini, tristezza di Dio, perché Dio ama stare con né s'aprirà uno spiragli nell'arca gli uomini in virtù della presenza di dopo questi ininterrotti diluvii. Maria, qualora la sua presenza venisse (...) meno Dio potrebbe aprire una falla Arca vera dell'alleanza nell'arca in preda al diluvio... un'arca che tra uomo e natura, ritorna! periodicamente senza che noi forse del Caravella che porti il Signore tutto ce ne accorgiamo percorre questo mondo (anche se forse gli animali che si sotto la vela bianca, possono caricare sono sempre meno). regina e amante e madre. Maria è la vera arca dell'alleanza, ma Egli torni fanciullo a giocare (…) perché il poeta dice ritorna? Dov'è andata (...) Maria? S'è forse stancata dell'umanità? Entrerai alle ogive delle chiese (sarebbe anche possibile e lecito) ma la e dietro le selve dei grattacieli, Madonna ritornerà e non solo nelle chiese, ma nei grattacieli, nelle steppe... ovunque nel cuore della reggia e in mezzo alla steppa: partorendo continuamente il figlio, cioè emigrerai pellegrina e subito essendo sempre mediatrice tra Dio e e ovunque partorirai tuo figlio l'uomo. gioia e unità delle cose, o eterna Madre.
  • 27. Pasolini (1922 – 1975) poeta profetico, rileggendo i suoi articoli le sue poesie non si può non notare con quanta chiarezza avesse intuito molte cose: la morte del sacro e dunque della cultura, della bellezza, della poesia; la mercificazione; la perdita di identità delle classi più povere nelle periferie delle grandi città e altro ancora. Anche per via della dichiarata omosessualità ebbe un rapporto profondo e controverso con la Chiesa, ma espresse sempre, come tutti i tormentati, una grande spiritualità. Questa Annunciazione in modo unico è all'incontrario, è rivissuta dalla Madonna anziana interrogata dai figli nati dopo Gesù, che la incalzano di domande, vogliono sapere cos'è essere madre di Dio, cosa ha vissuto, gioito e sofferto. Questi figli siamo tutti noi: è una vera annunciazione perché c'è l'angelo e la Madonna sul letto di anziana è grembo candido e vergine pei figli vergini. Leonardo da Vinci, Annunciazione
  • 28. L’Annunciazione I figli: Madre, cos’hai sotto il tuo occhio? Cosa nascondi nel riso stanco? (...) Madre... chi eri quand’eri giovane? E Lui, chi era? Madre, che muoia... Ah, sia fanciulla sempre la vita nella severa tua vita fanciulla... L’ angelo: Non senti i figli? O lodoletta canta in un’alba di eterno amore... Maria: Angelo, il grembo sarà candore. Pei figli vergini io sarò vergine Caravaggio, Annunciazione
  • 29. Alda Merini (1931 – 2009) fu madre, ma le portarono via i figli e la maternità per via dei suoi problemi psichici...per questo forse l'immagine che ha di Maria è soprattutto quella della Madre, una madre che soffre che è un topos, ma nuova è l'idea che la croce interrompe il contatto tenero tra madre e figlio, quell'abbraccio che viene tragicamente riprodotto dalla pietà, perché Maria è figlia del tuo figlio come dice Dante e quindi Gesù la abbraccia e consola come padre e giovane la vede, in eterno. Ma la Merini va oltre e evoca nella Visitazione non solo il fiat, la gioia e il timore di fronte a Dio, vede il dolore, le lacrime che lavano l'umanità e che pietoso Giuseppe vede sotto il mantello di luce che Dio le ha donato. Grazie a questo dolore a queste lacrime ancora una volta Maria è mediazione tra uomo e Dio, tra la poetessa e Dio... La madre Potevano uccidere anche Maria, ma Maria venne lasciata libera di vedere la disfatta di tutto il suo grande pensiero. Ed ecco che Dio dalla croce guarda la madre, Quante lacrime, madre, su quella tua ed è la prima volta che così crocifisso visitazione. non la può stringere al cuore, È stato un lavacro per tutti i peccati degli uomini, perché Maria spesso si rifugiava in quelle e solo Giuseppe ha creduto che il tuo mantello braccia possenti, contenesse tanto dolore. e lui la baciava sui capelli e la chiamava Non ti ha mai levato di dosso quel mantello di luce, «giovane» Maria, e la considerava ragazza. con cui Dio ti ha coperta Maria, figlia di Gesù per non far vedere Maria non invecchiò mai, che le tue spalle tremavano d’amore. rimase col tempo della croce Ma io, Maria, credo in te, nei suoi lunghi capelli e credendo in te che le coprivano il volto. credo in Lui.
  • 30. La Madonna poteva scegliere? In primo luogo la figura di Maria è anche eredità della Magna Mater presente in tutte le religioni pre cristiane, quindi si può dire che l'incontro diretto col divino porta a una risposta quasi inevitabile (già presente nell'antica Grecia ad esempio), forse inevitabile, non saprei dire se Maria avesse scelta, rispondo a mio modo con una mia poesia ispirata a una grande mistica Santa Teresa d'Avila che (come ogni mistica) pur avendo a lungo resistito al richiamo di Dio ha poi ceduto... Noi non consociamo i travagli di Maria però sappiamo quelli di molte mistiche e possiamo immaginare anche qualcosa di quello che è avvenuto a Maria... M’aggrappo alla balaustra di marmo ribollente sotto la mia mano gelata dallo sforzo di ancorarmi alla terra. Inutile. il rapimento arriva rapido, violento, un artiglio arraffa la mia anima ove il corpo si rinsecchisce privo di respiro e di calore. M’aggrappo già vinta. Inutilmente, Lui rapinoso si posa. Prima del diletto, prima della gioia pura e luminosa: il buio, la paura, la salita vertiginosa; pare quasi un’inarrestabile caduta. Benvenuto di Giovanni, Assunzione di Maria