Pagine da Scuola dello sport 97

Calzetti & Mariucci Editori
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Aprile/Giugno 2013, anno XXXI, n° 97 Temi di questo numero: l'allenamento del core, fatti e miti del fitness, metodologia dell'allenamento, alimentazione e recupero, ricerca e promozione del talento, formazione nello sport. http://www.calzetti-mariucci.it/shop/prodotti/sds-scuola-dello-sport-n-97

SdS/ScuoladelloSportAnnoXXXIIn.97•2013
3
L’ALLENAMENTO
del CORE
Come la forza
e la stabilità del core
influenzano la capacità
di prestazione sportiva
L’allenamento diretto a migliorare
la forza del core e soprattutto
la sua stabilità ha guadagnato
importanza non solo in campo
riabilitativo, ma da alcun anni
è largamente praticato anche
nello sport di prestazione. Per cui
si parla sempre più di allenamento
del core e di allenamento su
superfici instabili. Dopo avere
definito cosa si intenda per core
e i concetti di forza e stabilità
del core, si illustrano le tipologie
del suo allenamento e i test che
possono essere utilizzati per
valutarne sia l’una che l’altra.
Infine si espongono i risultati
delle ricerche che hanno
esaminato il rapporto tra
prestazione sportiva e allenamento
diretto a migliorare la forza e,
in particolare, la stabilità del core
e le possibilità che questo
allenamento della stabilità possa
contribuire al miglioramento
dela prestazione stessa.
Christian Gustedt
Istitutoperlascienzadelmovimento
edell’allenamentosportivoII,
FacoltàdiScienzadellosport,UniversitàdiLipsia
SdS/ScuoladelloSportAnnoXXXIIn.97
13
Il CORE TRAINING in PRATICA
Esercizi e progressioni di base
per l’allenamento del core
Lorenzo Pugliese DipartimentodiScienzebiomedicheperlasalute,UniversitàdegliStudi
diMilano,Federazioneitalianabadminton; Davide Bosio DirettoretecnicodeiCentri
d'altorendimento'Smuoviti'; Roberto Benis DipartimentodiScienzebiomedicheper
lasalute,UniversitàdegliStudidiMilano, Federazioneitalianapallacanestro
Matteo Bonato DipartimentodiScienzebiomedicheperlasalute,UniversitàdegliStudi
diMilano;Antonio La Torre DipartimentodiScienzebiomedicheperlasalute,
UniversitàdegliStudidiMilano
Gli obiettivi principali del core training
sono di permettere agli atleti
di controllare efficacemente il proprio
corpo durante situazioni sport-specifiche
complesse, sopportare meglio i carichi
di lavoro e prevenire il rischio di infortuni.
Affinché ciò avvenga, è bene che ogni
allenatore basi l’allenamento di questa
metodica su analisi qualitative dell’atleta
focalizzando poi l’attenzione sulla tecnica
esecutiva e il controllo posturale durante
le esercitazioni. Lo scopo di quest’articolo
è di proporre progressioni didattiche
per eseguire correttamente alcuni esercizi
di base per l’allenamento del core.
Introduzione
Sempre più spesso allenatori, personal trai-
ners e atleti inseriscono nei loro programmi
di allenamento esercizi di core training con
l’obiettivo di migliorare la perfomance e
ridurre il rischio d’infortuni (Hibbs et al.
2008).
In un articolo pubblicato recentemente su
questa stessa rivista (Il core training: tra evi-
denze scientifiche e applicazioni pratiche,
SdS-Scuola dello Sport, 2012, 93, 15-20),
abbiamo provato a riassumere i principali
risultati della ricerca scientifica e di fornire
indicazioni metodologiche per la programma-
zione dell’allenamento.
L’obiettivo di questo secondo lavoro è di pro-
porre progressioni didattiche per eseguire
correttamente alcuni esercizi di base per l’al-
lenamento del core.
Gli esercizi sono trasferibili a diverse discipline
sportive e l’approccio metodologico può forni-
re una base sulla quale costruire progressioni
future sport-specifiche. La sfida più importan-
te per gli allenatori, infatti, rimane quella di
progettare un allenamento che contenga eser-
citazioni “trasferibili” ai compiti motori richie-
sti (Hibbs et al. 2008) basandosi possibilmente
su analisi qualitative dell’atleta e del gesto
sportivo.
Nonostante ciò la “costruzione delle fonda-
menta” del core deve essere, a nostro avviso,
il punto di partenza obbligatorio per ogni
atleta. Solo dopo che il soggetto sarà in
grado di controllare coscientemente il pro-
prio corpo si potranno proporre esercitazioni
complesse.
Di conseguenza, cercheremo di focalizzare
l’attenzione sulla tecnica esecutiva e il con-
trollo posturale durante l’allenamento, ele-
menti cardine che influenzano fortemente
l’efficacia del core training.
La valutazione dell’atleta
L’approccio all’allenamento del core segue gli
stessi principi di qualsiasi altro mezzo di alle-
namento: valutazione iniziale → intervento
allenante → valutazione finale.
La valutazione è quindi il prerequisito essen-
ziale per programmare un intervento specifico
adatto alle esigenze individuali, col fine di
determinarne l’efficacia e implementare o
modificare eventualmente gli stimoli.
Il processo di valutazione qualitativo dell’a-
tleta dovrebbe partire da un’analisi posturale
statica in stazione eretta e in seguito durante
movimenti dinamici in appoggio bipodalico,
overhead squat test (Cuzzolin 2004; Clark
2000) e monopodalico, single leg squat (Clark
2000), test di piegamento sulle braccia (Clark
2000), test di estensibilità della catena statica
posteriore e delle catene miofasciali a essa
collegate (Busquet 2000; Struyf-Denis 2000;
Bricot 1999).
SdS/ScuoladelloSportAnnoXXXIIn.97
23
STRATEGIE ALIMENTARI
e RECUPERO
Le misure dietetiche rilevanti
per il recupero
Alessandra Schek
Le strategie alimentari dirette ad accelerare la rigenerazione,
essenzialmente, seguono le stesse regole che sono utilizzate
per l’alimentazione di base e quella di gara. Viene sinteticamente
fornito un quadro della situazione attuale della ricerca per
quanto riguarda l’apporto di energia, in particolare sotto forma
di carboidrati e di proteine; la reintegrazione di fluidi, vitamine
e sali minerali prima, durante e soprattutto dopo i carichi
di allenamento e di gara; l’utilizzazione degli integratori alimentari.
SdS/ScuoladelloSportAnnoXXXIIn.97
35
L’ALLENAMENTO
della RESISTENZA
nel CALCIO
Metodo del carico prolungato
vs allenamento a intervalli
di intensità elevata
Billy Sperlich, Matthias W. Hoppe,
Unitàdilavorodiscienzadellosport,
UniversitàdiWuppertal,Wuppertal,M
Matthias Haegele,
Centromedicouniversitario,
UniversitàGeorgAugust,Gottinga
A causa delle elevate richieste metaboliche
che esigono l’allenamento e i calendari di gara
nel calcio, specie in quello professionistico,
gli allenatori di questo sport sono di fronte
al problema di quale sia il metodo
di allenamento della resistenza in grado
di mantenere lo stato generale di fitness
e sviluppare sopratutto le capacità speciali
di resistenza aerobica e anaerobica durante
il periodo di preparazione e mantenerle
durante la stagione. Nella scienza e nella pratica
dell’allenamento, attualmente, è tornato
in primo piano il metodo dell’allenamento
a intervalli d’intensità elevata (High Intensity
Interval Training, HIIT). Sebbene l’allenamento
della resistenza di volume elevato
(High-Volume Training, HVT) resti una base
importante per il successo e gli specialisti
degli sport di resistenza si allenino per
la maggior parte del tempo in questa zona
d’intensità, un numero sempre maggiore
di studi prova l’efficacia dell’HIIT, scoprendo
possibili meccanismi di adattamento simili
o persino superiori a quelli dell’HVT.
A partire da una determinato stato
di allenamento, nel calcio solo l’HIIT produce
un ulteriore miglioramento della prestazione
di resistenza. Soprattutto nel calcio
professionistico l’elevata densità delle partite
e, quindi, il poco tempo disponibile per
lo sviluppo delle capacità condizionali creano
il bisogno di metodi più efficaci per migliorare
i meccanismi aerobici e anaerobici
di trasformazione dell’energia e così aumentare
la capacità di resistenza. Studi condotti
sull’allenamento in questo sport dimostrano
che l’HIIT, insieme a un allenamento della
resistenza di base, è in grado di realizzare questi
obiettivi d’allenamento e può essere utilizzato
con profitto anche durante la stagione di gara
richiedendo un impegno di tempo limitato.
SdS/ScuoladelloSportAnnoXXXIIn.97•2013
49
Si introduce uno studio sulla ricerca del talento nella scherma,
utilizzando il concetto di nikemetria, cioè un approccio che possa
soddisfare l’esigenza di identificare e verificare l’attitudine a vincere
nello sport agonistico, sulla base dell’applicazione di alcune
iniziali osservazioni di tipo statistico. Secondo gli Autori ci si deve
interrogare se esista negli atleti una predisposizione alla vittoria e
di conseguenza quali dati debbano essere identificati, raccolti
e analizzati per ottenere le informazioni in merito. Essi partono quindi
dalla letteratura sul talento, per giungere successivamente a una prima
ricerca basata sull’analisi dei bollettini dei risultati agonistici pubblicati
dalla Federazione italiana scherma. Si prova a considerare il valore
della vittoria non soltanto come una predisposizione individuale, ma
come elemento caratterizzante lo specifico studio su una determinata
collettività: gli schermidori italiani che hanno partecipato alle ultime
3 edizioni dei Giochi Olimpici estivi. Gli Autori concludono ponendo
l’attenzione sul ruolo determinante del Maestro di scherma
nella gestione del talento e con la speranza che la ricerca condotta
possa porre la nikemetria come una sorta di matematica degli analisti
della prestazione, pur sapendo che l’elevata complessità e variabilità
dei risultati sportivi, possono portare a conclusioni che potrebbero
riguardare anche valori singoli e quindi non spendibili in termini
di giudizi assoluti, ma in termini di media, variabilità e probabilità.
IL TALENTO
nella SCHERMA
Riflessioni sul talento
e sulla sua gestione e
sviluppo nella scherma in
un approccio nikemetrico
Marco Arpino
ScuoladelloSportConi
Carola Cicconetti
ConsigliereNazionaleAssociazione
medaglied’oroalvaloreatletico
SdS/ScuoladelloSportAnnoXXXIIn.97•2013
59
Lo STUDENTE
ATLETA
La gestione dello studente
atleta all’interno
di un percorso formativo
Esio Zaghet
LiceoscientificoToniolo,Bolzano
Conciliare pratica sportiva di medio
e alto livello e percorso formativo
riesce complicato se si adottano
i tradizionali schemi di giudizio.
L’atleta, coinvolto in un percorso
di studi, ha necessità
di programmazione, tempi
e metodologie che devono
soddisfare sia gli impegni sportivi
che quelli formativi. Superare
la dicotomia tra sport e scuola/
università, spesso concausa
di abbandono precoce dell’attività
sportiva e favorire invece
la convivenza tra i due ambiti,
nel rispetto reciproco della propria
autonomia, può portare alla
realizzazione di un modello di scuola
innovativo e soprattutto in linea con
le direttive in campo europeo per
la formazione degli atleti. Partendo
da tali condizioni al contorno, si è
quindi analizzata tale problematica
da un punto di vista sistemico,
seguendo uno modello che,
prendendo atto della realtà
di contesto attuale per quanto
riguarda il campo della formazione
degli atleti e delle prospettive
post-carriera sia in campo nazionale
che internazionale, provasse ad
individuare un’ipotesi di soluzione
efficace e centrata non tanto sugli
aspetti di progettazione curricolare
di uno specifico piano di studi,
quanto invece sulla gestione
dell’atleta all’interno del percorso
formativo. In questa prima parte,
il focus del lavoro è centrato
sul contesto attuale nel campo
della formazione scolastica/
universitaria sia in ambito nazionale
che internazionale, con uno sguardo
proiettato agli obiettivi di Europa
2020 e all’importanza che l’ambito
dello sport riveste nelle linee
di indirizzo e di sviluppo delle
politiche dell’Unione Europea.
SdS/ScuoladelloSportAnnoXXXIIn.97•2013
67
Introduzione
Lo sport è stato scelto dalla Commissione
europea come un settore di interesse comu-
nitario per l’occupazione2
ed è questo il
motivo per cui è stato avviato il progetto
EQF Sport (European Qualification Frame-
work in Sport Sector)3
. Inoltre, tenendo conto
che il tema dell’occupazione rimane un tema
centrale della Commissione e uno dei cinque
obiettivi della strategia Europa 2020, si è
preso in considerazione come il settore dello
sport potesse contribuire notevolmente alla
soluzione di problema, offrendo una molte-
plicità di attività occupazionali e una dina-
mica richiesta di professionalità. Inoltre l’ac-
cesso al mercato del lavoro sportivo è facili-
tato dal fenomeno del volontariato ampia-
mente diffuso nei Paesi membri.
Il volontariato rappresenta un passaggio di
difficile analisi non solo in termini di occu-
pazione, ma anche per quel che riguarda il
riconoscimento professionale. Dai numerosi
studi dedicati all'argomento, si possono
comunque ricavare alcune idee interessanti.
Per quel che riguarda il lavoro volontario, si
possono distinguere tre grandi gruppi di
Paesi (Halba, Le Net 1997):
• Paesi con una forte presenza di volonta-
riato nello sport (Paesi scandinavi e
Svizzera);
• Paesi con un volontariato sportivo me-
diamente sviluppato (Germania, Belgio,
Francia e Italia);
• Paesi con un volontariato sportivo poco
sviluppato (Spagna, Regno Unito, Porto-
gallo).
I Paesi con un volontariato sportivo molto
forte sono anche quelli che registrano il
tasso di occupazione più elevato, con una
minore disuguaglianza tra genere e una
minore disoccupazione giovanile4
(Svezia
74,3%, Danimarca 78,1%); ciò non si verifica
in tutti i casi (Regno Unito 71,5 di cui 78%
uomini e 65% donne); mentre i Paesi con un
volontariato poco sviluppato non registrano
necessariamente di un volume sufficiente di
occupazione (Italia 58,7%, Polonia 59,2%).
Formazione e qualifiche
nel settore dello sport
Le diverse modalità normative nazionali,
i diversi percorsi formativi e le qualifiche
relative alle professioni dello sport crea-
no ostacoli nella mobilità degli operatori
all’interno della Ue. Tali disparità posso-
no nello specifico ostacolare la libera cir-
colazione di coloro i quali svolgono una
professione sportiva, determinando così
l'insorgere di alcuni contenziosi nel caso
in cui i lavoratori di uno Stato membro si
trovano a subire la concorrenza sul pro-
prio territorio nazionale di operatori di
altri Stati membri privi di qualsiasi for-
mazione.
Tali problematiche derivano anche dal
fatto che nei vari Paesi dell'Unione euro-
pea, la formazione relativa alle profes-
sioni dello sport viene impartita secondo
quattro sistemi diversi, la cui importanza
cambia a seconda dei Paesi. Tali sistemi
sono diversificati in funzione degli Enti
erogatori (provider) (figura 1):
La formazione nel settore dello sport
riveste un ruolo chiave all’interno
dell’ Unione europea (UE) per motivi
relativi alle caratteristiche del settore
sport in generale e alle specificità
della formazione professionale
nella maggior parte dei ventisette
Paesi membri1
. Si analizzano pertanto
le peculiarità del comparto dello sport
nella Ue attraverso un’analisi
degli elementi che caratterizzano
la formazione e il mercato del lavoro
ad essa correlato. Per svolgere
tale analisi lo studio parte da
una descrizione dello stato dell’arte
delle politiche formative in Italia messe
in atto in seguito alla pubblicazione
da parte del Coni (2009) del quadro
nazionale di riferimento per
le qualifiche professionali per
tecnici sportivi (Sistema Nazionale
delle Qualifiche - SNaQ).
FORMAZIONE E QUALIFICHE
NELLO SPORT
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Claudio Mantovani
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Il riconoscimento
delle qualifiche
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Pagine da Scuola dello sport 97

  • 1. SdS/ScuoladelloSportAnnoXXXIIn.97•2013 3 L’ALLENAMENTO del CORE Come la forza e la stabilità del core influenzano la capacità di prestazione sportiva L’allenamento diretto a migliorare la forza del core e soprattutto la sua stabilità ha guadagnato importanza non solo in campo riabilitativo, ma da alcun anni è largamente praticato anche nello sport di prestazione. Per cui si parla sempre più di allenamento del core e di allenamento su superfici instabili. Dopo avere definito cosa si intenda per core e i concetti di forza e stabilità del core, si illustrano le tipologie del suo allenamento e i test che possono essere utilizzati per valutarne sia l’una che l’altra. Infine si espongono i risultati delle ricerche che hanno esaminato il rapporto tra prestazione sportiva e allenamento diretto a migliorare la forza e, in particolare, la stabilità del core e le possibilità che questo allenamento della stabilità possa contribuire al miglioramento dela prestazione stessa. Christian Gustedt Istitutoperlascienzadelmovimento edell’allenamentosportivoII, FacoltàdiScienzadellosport,UniversitàdiLipsia
  • 2. SdS/ScuoladelloSportAnnoXXXIIn.97 13 Il CORE TRAINING in PRATICA Esercizi e progressioni di base per l’allenamento del core Lorenzo Pugliese DipartimentodiScienzebiomedicheperlasalute,UniversitàdegliStudi diMilano,Federazioneitalianabadminton; Davide Bosio DirettoretecnicodeiCentri d'altorendimento'Smuoviti'; Roberto Benis DipartimentodiScienzebiomedicheper lasalute,UniversitàdegliStudidiMilano, Federazioneitalianapallacanestro Matteo Bonato DipartimentodiScienzebiomedicheperlasalute,UniversitàdegliStudi diMilano;Antonio La Torre DipartimentodiScienzebiomedicheperlasalute, UniversitàdegliStudidiMilano Gli obiettivi principali del core training sono di permettere agli atleti di controllare efficacemente il proprio corpo durante situazioni sport-specifiche complesse, sopportare meglio i carichi di lavoro e prevenire il rischio di infortuni. Affinché ciò avvenga, è bene che ogni allenatore basi l’allenamento di questa metodica su analisi qualitative dell’atleta focalizzando poi l’attenzione sulla tecnica esecutiva e il controllo posturale durante le esercitazioni. Lo scopo di quest’articolo è di proporre progressioni didattiche per eseguire correttamente alcuni esercizi di base per l’allenamento del core. Introduzione Sempre più spesso allenatori, personal trai- ners e atleti inseriscono nei loro programmi di allenamento esercizi di core training con l’obiettivo di migliorare la perfomance e ridurre il rischio d’infortuni (Hibbs et al. 2008). In un articolo pubblicato recentemente su questa stessa rivista (Il core training: tra evi- denze scientifiche e applicazioni pratiche, SdS-Scuola dello Sport, 2012, 93, 15-20), abbiamo provato a riassumere i principali risultati della ricerca scientifica e di fornire indicazioni metodologiche per la programma- zione dell’allenamento. L’obiettivo di questo secondo lavoro è di pro- porre progressioni didattiche per eseguire correttamente alcuni esercizi di base per l’al- lenamento del core. Gli esercizi sono trasferibili a diverse discipline sportive e l’approccio metodologico può forni- re una base sulla quale costruire progressioni future sport-specifiche. La sfida più importan- te per gli allenatori, infatti, rimane quella di progettare un allenamento che contenga eser- citazioni “trasferibili” ai compiti motori richie- sti (Hibbs et al. 2008) basandosi possibilmente su analisi qualitative dell’atleta e del gesto sportivo. Nonostante ciò la “costruzione delle fonda- menta” del core deve essere, a nostro avviso, il punto di partenza obbligatorio per ogni atleta. Solo dopo che il soggetto sarà in grado di controllare coscientemente il pro- prio corpo si potranno proporre esercitazioni complesse. Di conseguenza, cercheremo di focalizzare l’attenzione sulla tecnica esecutiva e il con- trollo posturale durante l’allenamento, ele- menti cardine che influenzano fortemente l’efficacia del core training. La valutazione dell’atleta L’approccio all’allenamento del core segue gli stessi principi di qualsiasi altro mezzo di alle- namento: valutazione iniziale → intervento allenante → valutazione finale. La valutazione è quindi il prerequisito essen- ziale per programmare un intervento specifico adatto alle esigenze individuali, col fine di determinarne l’efficacia e implementare o modificare eventualmente gli stimoli. Il processo di valutazione qualitativo dell’a- tleta dovrebbe partire da un’analisi posturale statica in stazione eretta e in seguito durante movimenti dinamici in appoggio bipodalico, overhead squat test (Cuzzolin 2004; Clark 2000) e monopodalico, single leg squat (Clark 2000), test di piegamento sulle braccia (Clark 2000), test di estensibilità della catena statica posteriore e delle catene miofasciali a essa collegate (Busquet 2000; Struyf-Denis 2000; Bricot 1999).
  • 3. SdS/ScuoladelloSportAnnoXXXIIn.97 23 STRATEGIE ALIMENTARI e RECUPERO Le misure dietetiche rilevanti per il recupero Alessandra Schek Le strategie alimentari dirette ad accelerare la rigenerazione, essenzialmente, seguono le stesse regole che sono utilizzate per l’alimentazione di base e quella di gara. Viene sinteticamente fornito un quadro della situazione attuale della ricerca per quanto riguarda l’apporto di energia, in particolare sotto forma di carboidrati e di proteine; la reintegrazione di fluidi, vitamine e sali minerali prima, durante e soprattutto dopo i carichi di allenamento e di gara; l’utilizzazione degli integratori alimentari.
  • 4. SdS/ScuoladelloSportAnnoXXXIIn.97 35 L’ALLENAMENTO della RESISTENZA nel CALCIO Metodo del carico prolungato vs allenamento a intervalli di intensità elevata Billy Sperlich, Matthias W. Hoppe, Unitàdilavorodiscienzadellosport, UniversitàdiWuppertal,Wuppertal,M Matthias Haegele, Centromedicouniversitario, UniversitàGeorgAugust,Gottinga A causa delle elevate richieste metaboliche che esigono l’allenamento e i calendari di gara nel calcio, specie in quello professionistico, gli allenatori di questo sport sono di fronte al problema di quale sia il metodo di allenamento della resistenza in grado di mantenere lo stato generale di fitness e sviluppare sopratutto le capacità speciali di resistenza aerobica e anaerobica durante il periodo di preparazione e mantenerle durante la stagione. Nella scienza e nella pratica dell’allenamento, attualmente, è tornato in primo piano il metodo dell’allenamento a intervalli d’intensità elevata (High Intensity Interval Training, HIIT). Sebbene l’allenamento della resistenza di volume elevato (High-Volume Training, HVT) resti una base importante per il successo e gli specialisti degli sport di resistenza si allenino per la maggior parte del tempo in questa zona d’intensità, un numero sempre maggiore di studi prova l’efficacia dell’HIIT, scoprendo possibili meccanismi di adattamento simili o persino superiori a quelli dell’HVT. A partire da una determinato stato di allenamento, nel calcio solo l’HIIT produce un ulteriore miglioramento della prestazione di resistenza. Soprattutto nel calcio professionistico l’elevata densità delle partite e, quindi, il poco tempo disponibile per lo sviluppo delle capacità condizionali creano il bisogno di metodi più efficaci per migliorare i meccanismi aerobici e anaerobici di trasformazione dell’energia e così aumentare la capacità di resistenza. Studi condotti sull’allenamento in questo sport dimostrano che l’HIIT, insieme a un allenamento della resistenza di base, è in grado di realizzare questi obiettivi d’allenamento e può essere utilizzato con profitto anche durante la stagione di gara richiedendo un impegno di tempo limitato.
  • 5. SdS/ScuoladelloSportAnnoXXXIIn.97•2013 49 Si introduce uno studio sulla ricerca del talento nella scherma, utilizzando il concetto di nikemetria, cioè un approccio che possa soddisfare l’esigenza di identificare e verificare l’attitudine a vincere nello sport agonistico, sulla base dell’applicazione di alcune iniziali osservazioni di tipo statistico. Secondo gli Autori ci si deve interrogare se esista negli atleti una predisposizione alla vittoria e di conseguenza quali dati debbano essere identificati, raccolti e analizzati per ottenere le informazioni in merito. Essi partono quindi dalla letteratura sul talento, per giungere successivamente a una prima ricerca basata sull’analisi dei bollettini dei risultati agonistici pubblicati dalla Federazione italiana scherma. Si prova a considerare il valore della vittoria non soltanto come una predisposizione individuale, ma come elemento caratterizzante lo specifico studio su una determinata collettività: gli schermidori italiani che hanno partecipato alle ultime 3 edizioni dei Giochi Olimpici estivi. Gli Autori concludono ponendo l’attenzione sul ruolo determinante del Maestro di scherma nella gestione del talento e con la speranza che la ricerca condotta possa porre la nikemetria come una sorta di matematica degli analisti della prestazione, pur sapendo che l’elevata complessità e variabilità dei risultati sportivi, possono portare a conclusioni che potrebbero riguardare anche valori singoli e quindi non spendibili in termini di giudizi assoluti, ma in termini di media, variabilità e probabilità. IL TALENTO nella SCHERMA Riflessioni sul talento e sulla sua gestione e sviluppo nella scherma in un approccio nikemetrico Marco Arpino ScuoladelloSportConi Carola Cicconetti ConsigliereNazionaleAssociazione medaglied’oroalvaloreatletico
  • 6. SdS/ScuoladelloSportAnnoXXXIIn.97•2013 59 Lo STUDENTE ATLETA La gestione dello studente atleta all’interno di un percorso formativo Esio Zaghet LiceoscientificoToniolo,Bolzano Conciliare pratica sportiva di medio e alto livello e percorso formativo riesce complicato se si adottano i tradizionali schemi di giudizio. L’atleta, coinvolto in un percorso di studi, ha necessità di programmazione, tempi e metodologie che devono soddisfare sia gli impegni sportivi che quelli formativi. Superare la dicotomia tra sport e scuola/ università, spesso concausa di abbandono precoce dell’attività sportiva e favorire invece la convivenza tra i due ambiti, nel rispetto reciproco della propria autonomia, può portare alla realizzazione di un modello di scuola innovativo e soprattutto in linea con le direttive in campo europeo per la formazione degli atleti. Partendo da tali condizioni al contorno, si è quindi analizzata tale problematica da un punto di vista sistemico, seguendo uno modello che, prendendo atto della realtà di contesto attuale per quanto riguarda il campo della formazione degli atleti e delle prospettive post-carriera sia in campo nazionale che internazionale, provasse ad individuare un’ipotesi di soluzione efficace e centrata non tanto sugli aspetti di progettazione curricolare di uno specifico piano di studi, quanto invece sulla gestione dell’atleta all’interno del percorso formativo. In questa prima parte, il focus del lavoro è centrato sul contesto attuale nel campo della formazione scolastica/ universitaria sia in ambito nazionale che internazionale, con uno sguardo proiettato agli obiettivi di Europa 2020 e all’importanza che l’ambito dello sport riveste nelle linee di indirizzo e di sviluppo delle politiche dell’Unione Europea.
  • 7. SdS/ScuoladelloSportAnnoXXXIIn.97•2013 67 Introduzione Lo sport è stato scelto dalla Commissione europea come un settore di interesse comu- nitario per l’occupazione2 ed è questo il motivo per cui è stato avviato il progetto EQF Sport (European Qualification Frame- work in Sport Sector)3 . Inoltre, tenendo conto che il tema dell’occupazione rimane un tema centrale della Commissione e uno dei cinque obiettivi della strategia Europa 2020, si è preso in considerazione come il settore dello sport potesse contribuire notevolmente alla soluzione di problema, offrendo una molte- plicità di attività occupazionali e una dina- mica richiesta di professionalità. Inoltre l’ac- cesso al mercato del lavoro sportivo è facili- tato dal fenomeno del volontariato ampia- mente diffuso nei Paesi membri. Il volontariato rappresenta un passaggio di difficile analisi non solo in termini di occu- pazione, ma anche per quel che riguarda il riconoscimento professionale. Dai numerosi studi dedicati all'argomento, si possono comunque ricavare alcune idee interessanti. Per quel che riguarda il lavoro volontario, si possono distinguere tre grandi gruppi di Paesi (Halba, Le Net 1997): • Paesi con una forte presenza di volonta- riato nello sport (Paesi scandinavi e Svizzera); • Paesi con un volontariato sportivo me- diamente sviluppato (Germania, Belgio, Francia e Italia); • Paesi con un volontariato sportivo poco sviluppato (Spagna, Regno Unito, Porto- gallo). I Paesi con un volontariato sportivo molto forte sono anche quelli che registrano il tasso di occupazione più elevato, con una minore disuguaglianza tra genere e una minore disoccupazione giovanile4 (Svezia 74,3%, Danimarca 78,1%); ciò non si verifica in tutti i casi (Regno Unito 71,5 di cui 78% uomini e 65% donne); mentre i Paesi con un volontariato poco sviluppato non registrano necessariamente di un volume sufficiente di occupazione (Italia 58,7%, Polonia 59,2%). Formazione e qualifiche nel settore dello sport Le diverse modalità normative nazionali, i diversi percorsi formativi e le qualifiche relative alle professioni dello sport crea- no ostacoli nella mobilità degli operatori all’interno della Ue. Tali disparità posso- no nello specifico ostacolare la libera cir- colazione di coloro i quali svolgono una professione sportiva, determinando così l'insorgere di alcuni contenziosi nel caso in cui i lavoratori di uno Stato membro si trovano a subire la concorrenza sul pro- prio territorio nazionale di operatori di altri Stati membri privi di qualsiasi for- mazione. Tali problematiche derivano anche dal fatto che nei vari Paesi dell'Unione euro- pea, la formazione relativa alle profes- sioni dello sport viene impartita secondo quattro sistemi diversi, la cui importanza cambia a seconda dei Paesi. Tali sistemi sono diversificati in funzione degli Enti erogatori (provider) (figura 1): La formazione nel settore dello sport riveste un ruolo chiave all’interno dell’ Unione europea (UE) per motivi relativi alle caratteristiche del settore sport in generale e alle specificità della formazione professionale nella maggior parte dei ventisette Paesi membri1 . Si analizzano pertanto le peculiarità del comparto dello sport nella Ue attraverso un’analisi degli elementi che caratterizzano la formazione e il mercato del lavoro ad essa correlato. Per svolgere tale analisi lo studio parte da una descrizione dello stato dell’arte delle politiche formative in Italia messe in atto in seguito alla pubblicazione da parte del Coni (2009) del quadro nazionale di riferimento per le qualifiche professionali per tecnici sportivi (Sistema Nazionale delle Qualifiche - SNaQ). FORMAZIONE E QUALIFICHE NELLO SPORT Angelo Altieri ScuoladellosportConiServizi,Roma Claudio Mantovani ScuoladellosportConiServizi,Roma Il riconoscimento delle qualifiche nel settore dello sport