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Psichologia 5-2009

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GIORNALE ITALIANO

DI PSICOLOGIA DELLO SPORT

RICERCHE

C ONVINZIONI DI EFFICACIA PERSONALE E COLLETTIVA
E GESTIONE DELLO STRESS NEL GIOCO DEL CALCIO
Sara Andena
Dipartimento di Psicologia,
Università degli Studi di Milano “Bicocca”
Jessica Militello
Dipartimento di Psicologia,
Università degli Studi di Milano “Bicocca”

RIASSUNTO
Diversi studi, nell’attestare la significativa influenza delle
convinzioni di efficacia personale e collettiva rispetto
alla prestazione sportiva di successo, ne sottolineano
l’importanza nella gestione dello stress, prima e durante la
competizione; il presente contributo mira ad approfondire
queste interazioni nel gioco del calcio. Ad un gruppo di 82
calciatori professionisti provenienti da differenti categorie e
appartenenti a quattro diverse società sportive sono state
somministrate due nuove scale finalizzate a valutare
le convinzioni di efficacia personale e collettiva. Accanto
alle scale di efficacia percepita è stato somministrato
un questionario che misura il livello di stress esperito dai
calciatori e la loro capacità di recupero. I risultati hanno
mostrato la presenza di livelli di stress molto diversi tra
giocatori appartenenti a categorie differenti. Nei giocatori
di Serie A, inoltre, sono emerse sorprendenti relazioni
positive tra efficacia percepita e livelli di stress. I risultati
ottenuti forniscono degli spunti di riflessione e delle
indicazioni rispetto ai fattori che maggiormente incidono
o proteggono dallo stress, evidenziando l’importanza di
operare delle differenziazioni tra atleti di livello diverso.

PAROLE CHIAVE
Autoefficacia percepita; efficacia collettiva percepita;
stress; calcio

ABSTRACT
Several studies showed that self- and collective efficacy
beliefs play a significant role in promoting good
performances in sport and managing pre- and postcompetition stress; the aim of the present study was
to examine the role of self and collective efficacy in soccer.
The participants were 82 professional soccer players
coming from four different categories and four clubs;
two new scales to measure self- and collective efficacy in
sport were developed; the amounts of experienced stress
was assessed through the Recovery-Stress Questionnaire
for Athletes. Findings showed significant differences in
stress’ level among the four categories; surprisingly, league
A athletes’ self-efficacy beliefs were positively correlated
with stress. Results give suggestions about the factors
that influence or protect from stress and underline the
importance to distinguish among athletes of different level.

KEY WORDS
Perceived self-efficacy; perceived collective efficacy;
stress; soccer

INTRODUZIONE
L’attività sportiva, che a livello amatoriale sovente riveste una funzione di divertimento o di sfogo delle tensioni, a livello competitivo può rappresentare una fonte di frustrazione e minaccia: in situazioni agonistiche caratterizzate da forte pressione competitiva, spesso gli atleti devono fronteggiare gli effetti inabilitanti di stressor acuti a
carattere fisico e psicoemotivo (Brandao, Medina e Martino, 1998; Crocker e Hadd,
2005; Jones e Hardy, 1990; Kelmann e Gunther, 2000; Nicholls, Backhouse, Polman
e McKenna, 2008; Noce e Samulski, 2002; Reeves, Nicholls e Mckenna, in stampa;
Seggar, Hawkes, Pedersen e McGown, 1997).
La resistenza allo stress non è una capacità innata ed occorre un sostegno e un forte
stimolo motivazionale affinché l’atleta si impegni a superare i propri limiti e sia in grado
di padroneggiare le abilità richieste dalla propria disciplina: il buon esito di tali sforzi
d’autoregolazione dipende, in larga misura, da un senso d’efficacia resiliente in grado
di favorire lo sviluppo delle opportune competenze tecniche e di determinarne la qualità dell’esecuzione in situazioni sempre mutevoli, imprevedibili e potenzialmente
stressanti (Bandura, 1997; Beauchamp, Bray e Albinson, 2002; Bray, Balaguer e Duda,
2004; Escarti e Guzman, 1999; Feltz e Lirgg, 2001; Feltz, Short e Sullivan, 2008;
LaGuardia e Labbè, 1993; Moritz, Feltz, Fahrbach e Mack, 2000; Short, Tenute e Feltz,
2005; Tenenbaum, Hall, Calcagnini, Lange e Freeman, 2001; Treasure, Monson e Lox,
1996). Sentirsi capaci di “amministrare” efficacemente l’attività agonistica favorisce
una migliore gestione dello stress e previene il manifestarsi di episodi di esaurimento
emotivo; la fiducia nelle proprie abilità di riuscita, infatti, migliora le prestazioni motorie, riduce la vulnerabilità a situazioni avverse e gli effetti inabilitanti degli stressor

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RICERCHE

GIORNALE ITALIANO
RICERCHE

DI PSICOLOGIA DELLO SPORT

I NDAGINE SULLE PROBLEMATICHE PSICOLOGICHE
DEL PORTIERE DI CALCIO
Vittorio Tubi
Coordinatore e Docente nei Corsi
di Psicologia per Allenatori Professionisti
Centro Tecnico di Coverciano
Francesca De Stefani
Psicologa e Consulente in Psicologia
dello Sport
Isabella Croce
Psicoterapeuta, Psicologa e Consulente
in Psicologia dello Sport

RIASSUNTO
L’indagine sulle problematiche psicologiche del portiere di calcio nasce
dall’idea di dare voce ai vissuti ed alle esperienze di chi si trova a
ricoprire un ruolo diverso all’interno di una squadra. Il campione degli
intervistati è costituito da 30 atleti che militano nelle varie categorie
dei diversi campionati professionistici in Italia (serie A 40%, serie A
primavera 10%, serie B 33,3%, serie C1 10%, serie C2 6,7%).
Le interviste sono state strutturate in modo da riuscire a indagare
le seguenti aree: 1) le qualità psicologiche ritenute necessarie per
un portiere e la valutazione dei momenti di isolamento psicologico,
2) le modalità relazionali all’interno della squadra e dello staff tecnico,
3) l’allenamento tattico e la gestione delle gerarchie all’interno
del sotto-gruppo portieri. Gli obiettivi dell’indagine sono infatti quelli
di approfondire e focalizzare i bisogni del portiere e valutare le modalità
relazionali all’interno del gruppo. I risultati emersi possono fornire degli
interessanti spunti di riflessione sulle condizioni e sulle problematiche
che riguardano i portieri di calcio utili anche a carattere applicativo
e di possibile intervento psicologico in questo settore.

PAROLE CHIAVE
Portiere; concentrazione; responsabilità; preparatore-allenatore;
gruppo squadra; mental training; gerarchia

ABSTRACT
Psychological goal-keeper problems research arises from the purpose
to underline the experienced of people holding a different role inside
a football team. The interviewed sample is made of 30 players by
various Italian professional championships (40% A league, 10% Youth A
League, 33,3% B League,10% C1 League, 6,7% C2 League).
Interviews have been structured to look into the following areas:
1) Psychological qualities considered compulsory to a goal-keeper and
the study about the psychological confinement period; 2) Interpersonal
way of relation inside the team and inside the technical staff; 3) Tactic
training and managing hierarchies inside the sub-team goal-keepers
group. The goals of this study are in fact to analyse, to deepen and
to focus the goal-keeper needs and to evaluate interpersonal relations
modalities inside the group itself. The results can provide useful
information about conditions and possible problems regarding
goal-keepers, and on psychological interventions.

KEY WORDS
Goal-keeper; concentration; responsibility; physical trainer-coach;
group; team; mental training; hierarchy

INTRODUZIONE
Quello del portiere è un ruolo molto particolare e delicato perché
diverso da quello di tutti gli altri compagni di squadra. Oltre ad essere l’unico componente della squadra che può utilizzare le mani all’interno della propria area di rigore, deve rispondere a richieste tecnicotattiche, fisico motorie e psicologiche differenti rispetto ai suoi compagni (D’Ottavio, 2007; Facchini, 1993). Il numero 1, infatti, sviluppa
abilità completamente differenti che richiedono allenamenti differenti e, quasi obbligatoriamente, un allenatore specializzato dedicato alla
sua prestazione. “Questo suo isolamento, durante la settimana di
allenamento, potrebbe far pensare al ruolo del portiere quasi ad una

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Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT Numero 5 – 2009

piccola disciplina interna in seno allo sport del calcio, ma la particolarità del ruolo è tale che questa condizione viene meno perché, durante la gara, pur essendo i suoi compiti e i suoi interventi completamente diversi dai compagni di squadra, le tempistiche e le modalità di tali
interventi si devono sempre interfacciare con le esigenze di squadra,
le situazioni particolari di gioco ed i movimenti di compagni ed avversari.” (Lorieri, 2007). Sono inoltre tutti concordi nel dire che, oltre alle
doti tecnico tattiche, le qualità che rendono il portiere un punto fermo
per la squadra sono proprio le sue caratteristiche mentali. Attraverso
l’indagine “sulle problematiche psicologiche del portiere di calcio” si
sono proprio voluti approfondire gli aspetti più strettamente psicologici inerenti al ruolo dando la parola ai diretti interessati.
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RASSEGNE

GIORNALE ITALIANO
RASSEGNE

DI PSICOLOGIA DELLO SPORT

A PPRENDIMENTO MOTORIO: DAI PRESUPPOSTI TEORICI
AGLI ASPETTI APPLICATIVI DELLA VALUTAZIONE
DELLE ABILITÀ COORDINATIVE
Giovanni Musella
Centro Ricerche Scienze Motorie, S.U.I.S.M.
(Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie),
Università degli Studi di Torino
Fulvia Gemelli
Centro Ricerche Scienze Motorie, S.U.I.S.M.
(Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie),
Università degli Studi di Torino
Giulia Bardaglio
Centro Ricerche Scienze Motorie, S.U.I.S.M.
(Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie),
Università degli Studi di Torino
Maria Fernanda Vacirca
Dipartimento di Psicologia, Laboratorio di Psicologia dello Sviluppo,
Università degli Studi di Torino
Emanuela Rabaglietti
Dipartimento di Psicologia, Laboratorio di Psicologia dello Sviluppo,
Università degli Studi di Torino

RIASSUNTO

ABSTRACT

L’obiettivo è di approfondire, in chiave più applicativa, il contributo apparso
sul precedente numero di questa rivista, nel quale si è tentato di fornire
un inquadramento teorico sul ruolo svolto dalle abilità coordinative nell’ambito
dell’apprendimento motorio. Chi si occupa di formazione e di educazione
al movimento, in particolare per bambini e adolescenti, ha il compito
di promuovere il progressivo e finalizzato controllo del comportamento motorio,
nel rispetto della maturazione biopsichica dell’individuo. Dopo una breve
digressione sullo sviluppo delle abilità motorie, viene affrontato il tema
della loro verifica e valutazione che, soprattutto nei bambini, risulta ancora
oggi piuttosto problematica. L’analisi di test standardizzati e validati, quali
il Test EUROFIT, utilizzato soprattutto per la misurazione quantitativa
della prestazione e delle abilità condizionali, e il test TGM, strumento ideato
per rilevare abilità grosso-motorie, a nostro avviso, non solo non risolve
il problema della verifica e valutazione delle abilità coordinative, ma ripropone
l’urgenza di una approfondita riflessione. Entrambi risultano poco specifici
per tutti coloro che vedono nell’attività motoria e nello sport non tanto
il fine, quanto il mezzo per ottenere risultati a più ampio raggio, finalizzati
all’adattamento ed al benessere dell’individuo. Il parallelo con le competenze
motorie conduce ad una proposta applicativa che interpreta la verifica
della abilità coordinative come verifica di competenze motorie.
L’osservazione sistematica delle abilità coordinative in situazione può essere
intesa quale espressione manifesta di competenza motoria, non direttamente
osservabile, ma deducibile da una sistematica osservazione delle conoscenze
e del comportamento motorio in situazioni differenziate (di esercizio, di gioco,
di risultato,…).

The goal of this paper is to investigate more in depth, and from an applied
perspective, the role of coordinative abilities in physical and movement
learning, which is the subject that we already considered from a theoretical
perspective in a previous paper published in the same journal. Scholars who
are involved with formation and education at movement, particularly in the
case of children and adolescents, have the task of promoting a progressive
and finalized control of movement, while respecting the biological and
psychological maturation of the individual. After a brief introduction about
the development of movement abilities, we consider the problem of their
evaluation that is, especially among children, still very complex. In fact, in our
opinion the most common standardized tests, such as the test EUROFIT that
is used for the quantitative measurement of the conditional abilities and the
test TGM that is normally used for evaluating the gross-motor abilities, do not
solve the problem of the evaluation of coordinative abilities, but rather they
require a deep and urgent refection. Both these tests appear too few specific
to all the scholars who look at physical and sport activity not as the goal per
se but rather as the way for reaching wider goals, such as promoting the
adjustment and the wellbeing of the individuals. Establishing a link with the
physical and movement competence, we have been leaded at an applied
proposal, which interprets the evaluation of the coordinative abilities as
the evaluation of the physical competences. A systematic observation of
coordinative abilities within a situation may be meant as the manifest
expression of the competence in movement, which it is impossible to observe
directly. However, it is possible to consider this competence by the way of
a systematic observation of the knowledge and the movement in various
situations (exercising, playing, and gaining a result,…).

PAROLE CHIAVE
Abilità; coordinazione; valutazione; competenza; osservazione
sistematica

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KEY WORDS
Ability; coordination; evaluation; competence; systematic observation
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GIORNALE ITALIANO

DI PSICOLOGIA DELLO SPORT

ESPERIENZE

A VVIAMENTO ALLO SPORT E DISPERSIONE SCOLASTICA:
ANALISI DI UN INTERVENTO MOTORIO INTEGRATO
Fiorenza Rosso
Psicoterapeuta, Psicologa dello Sport,
Società Italiana di Psicoterapia Integrata

RIASSUNTO
Il presente lavoro descrive come è stato realizzato il Modulo “Percorso
Gioco e Sport” all’interno di un Progetto P
.O.N. – Mis. 3 Az. 3.1 –
Laboratorio S.C.A.M.P
.I.A., articolato nei Moduli Musica/Espressività,
Cultura/Territorio e Ludodidattica. Il percorso è stato effettuato presso
una scuola media di Napoli, che insiste su un territorio periferico caratterizzato da diversi fattori di criticità con gravi effetti sociali e fenomeni giovanili
di emarginazione, scarso senso di appartenenza alla comunità locale e dei
valori etici, civili e legali. Il lavoro è stato svolto da febbraio a maggio 2006
per n. 40 ore con un gruppo di 15 alunni, individuati come ragazzi
fortemente a rischio, tra gli 11 e i 13 anni, ed affidato a due istruttori sportivi
con competenze in campo psicologico coadiuvati da un tutor scolastico.
L’intervento è stato costruito e realizzato sui presupposti e i concetti
fondamentali della psicologia dello sport secondo il Modello Strutturale
Integrato di G. Ariano che rintraccia nell’agonismo e nel mantenimento
dell’equilibrio necessario al benessere e alla salute dell’individuo i rispettivi
valori dello sport e dell’attività motoria, mentre i concetti base che hanno
guidato operativamente gli istruttori sono stati quelli di spazio, tempo e
collaborazione. Il principio cardine trasmesso è stato quello secondo cui
qualsiasi forma di apprendimento-insegnamento passa attraverso una
relazione condivisa. Il Progetto ha favorito la crescita personale dei ragazzi
in maniera trasversale, con modificazione negli stili comportamentali e
negli atteggiamenti scolastici, portandoli ad una partecipazione più attiva
e interessata alle attività didattiche e a comportamenti più responsabili
nella gestione delle relazioni nel gruppo-classe e col docente.

PAROLE CHIAVE
Dispersione scolastica; sport; motivazione; relazione didattica

ABSTRACT

INTRODUZIONE
Il presente lavoro descrive come è stato realizzato il Modulo
“Percorso Gioco e Sport” all’interno di un Progetto P
.O.N. – Mis. 3 Az.
3.1 – Laboratorio S.C.A.M.P.I. A., articolato nei Moduli Musica/
Espressività, Cultura/Territorio e Ludodidattica. Il percorso è stato
effettuato presso una scuola media di Napoli, che insiste su un territorio periferico, Scampia, quartiere che può essere definito come il
quartiere “bunker” per emarginati. L’area territoriale, divisa in lotti
delimitati da un’imponente rete stradale a scorrimento veloce, è
dotata di scarse infrastrutture e pochi sono i luoghi di accoglienza, di
aggregazione giovanile e centri di cultura, il cui ruolo potrebbe risultare significativo per i ragazzi. Il carcere e il commissariato dominano la zona di cemento e l’area finto-verde. Sul territorio locale sono
presenti diversi fattori di criticità rappresentati da un sensibile tasso
di immigrazione interna; si registra una certa precarietà nel settore
produttivo con elevati indici di disoccupazione, inoccupazione e sottoccupazione: di conseguenza, sono presenti numerosi e gravi effetti sociali: povertà, degrado sociale, esclusione sociale, labilità dei
legami familiari e sociali e caratteristici fenomeni di isolamento e
anonimato, indebolimento dei valori sociali. Si individuano fenomeni
giovanili quali l’emarginazione, l’indifferenza per le gravi problematiche esistenti, uno scarso senso di appartenenza alla comunità locale e dei valori etici, civili e legali, cosicché il reclutamento e l’ingresso in circuiti illegali rappresentano spesso, più che una scelta libera,
una condizione naturale (Saviano, 2007).
Il Percorso motorio mi è stato affidato in collaborazione col collega,
dott. Riccardo Russo, in qualità di istruttori sportivi con competenze
in campo psicologico coordinati da una psicoterapeuta, consulente

This work describes how the module “Game and Sports Path”, structured
in the modules Music/Expressiveness, Culture/Territory, Playful Didactics,
has been organized inside a P
.O.N. Project, Mis 3 Az. 3.1, S.C.A.M.P
.I.A.
Laboratory. It has been carried out in a Secondary School in Scampia
(Naples), a suburban area that can be defined as the headquarter of social
outcasts. The territory, divided in lots delimited by a fast flowing road
network, lacks in infrastructures; in fact there are only few reception
centers, youth organizations and cultural centers, whose role could be
important for teenagers’ lives. The prison and the police station overlook
the cement area and the artificial green belt. This area presents several
critical factors characterized by a noticeable rate of inner immigration;
the productive field is poor and there are high levels of unemployment,
joblessness and underemployment. As a consequence, many and serious
social effects can be registered: poverty, social degradation, social casting
out, weak family and social relations, isolation and anonymity, weakness
of social values. Youth phenomena such as casting out, indifference to the
serious existing problems, the weak sense to be part of the local community
and a low presence of ethical, civil and legal values, can be noticed. For this
reason, the recruitment and the entry into illegal systems is often a natural
condition rather than a free choice. The task was executed in 2006 from
February to May and it took 40 hours. It was addressed to 15 students
who were between 11 and 13 years old, selected because deeply
considered ‘at risk’. Our intervention was arranged and carried out following
the fundamental concepts of the Sport Psychology according to G. Ariano’s
Model, The Structural Integrated Model, that thinks that the values of sport
and physical activities such as antagonism and maintaining of balance
are necessary to people’s well-being and health.

KEY WORDS
Early school leaving, motivation, sport, school report

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GIORNALE ITALIANO

DI PSICOLOGIA DELLO SPORT

ESPERIENZE

Q UELLO CHE GLI PSICOLOGI NON DICONO MAI: ESPERIENZE,
RIFLESSIONI, SULLA PREPARAZIONE, SUL SETTING,
I CONFINI E I DILEMMI DI UN INTERVENTO
PSICOLOGICO NEGLI SPORT DI SQUADRA
Monica Negretti
Psicologa, Esperta in Psicologia dello Sport

RIASSUNTO
Questo articolo affronta il delicato tema
dell’interpretazione del proprio ruolo da parte
dello psicologo. Sono discussi i concetti di empatia,
sintonizzazione affettiva, onestà professionale e
la questione del potere dello psicologo. Viene messa
in luce importanza della formazione e della
supervisione. Alla luce di queste riflessioni, viene
proposto anche un commento critico su un tipo
di intervento psicologico in uno sport di squadra.

PAROLE CHIAVE
Ruolo dello psicologo; formazione dello psicologo;
intervento negli sport di squadra

ABSTRACT
This article focuses on the delicate issue of
interpreting psychologist’s role. About this, the
main concepts of empathy, affective ‘attunement’,
professional ethic and use of power, are explained.
The analysis highlights the importance of
formative moments and supervision.
In this direction – nonetheless – a critical note
on a specific psychological intervention model
in team sports, is presented.

KEY WORDS
Psychologist’s role; formative moments for
the psychologist; psychological interventions
in team sports

PREMESSA
“La psicologia è la più indisciplinata delle discipline, vivaio e palestra
di ogni stravaganza, una torre di babele per ogni lingua conosciuta e
sconosciuta, una zecca di monete false, un mercato per ciarlatani
venditori di ogni teoria, un amalgama di genialità, banalità, penetranti intuizioni, disarmanti ingenuità, voli di fantasia, dogmi astrusi, pure
sciocchezze.” (Cohen J. 1958)
Questa relazione nasce da tre anni di esperienze di lavoro in ambito
sportivo (basket e calcio in particolare) e dal confronto-scontro con
dirigenti, atleti e allenatori professionisti, colleghi psicologi sui temi
dell’avere /essere psicologo nello sport. Antonelli e Salvini (1987), nel
loro manuale di Psicologia dello Sport, così definiscono l’obiettivo di
questa disciplina: “La psicologia dello sport è di per sé orientata alla
crescita sana dell’individuo, all’espansione dei limiti personali, al
superamento delle difficoltà, al miglioramento della comunicazione
con gli altri e con il proprio corpo, al conseguimento di esperienze

soddisfacenti”. Quale atleta, dirigente, allenatore potrebbe essere in
disaccordo con queste finalità? Chi non direbbe “Voglio uno psicologo nel mio staff”?
Le considerazioni che seguono hanno a che fare spesso, invece, con
altri tipi di domande ed espressioni da parte del mondo sportivo:
“Tanta teoria.. ma nella pratica non mi serve a nulla...”; “Ma... perdiamo lo stesso!”; “Io devo migliorare velocemente, devo vincere”;
“Non gestisco più la squadra... la Società non sa nulla e non deve
sapere altrimenti pensa che sono inadeguato, ma io vorrei avere un
supporto per capire meglio i miei atleti”; “Ma che ne sanno questi
psicologi di come si gioca a calcio?”; “Ma dallo psicologo pensavo
ci andasse chi ha problemi, a cosa mi serve? Io sto bene…”; “Ho
paura di dipendere dallo psicologo poi...”; “È tutto tempo sprecato,
meglio investire economicamente comprando un atleta quotato”;
“Figurati, da noi lo psicologo è uscito a cena con delle atlete...”; “Con
lo psicologo avremmo dovuto risolvere tutti questi problemi!”;“Ma a
cosa è servita la psicologa?… Poi veniva a vedere la partita vestita in
un modo..!!”. Stereotipi, ideologie, rigidità presenti nel contesto

Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT Numero 5 – 2009

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Psichologia 5-2009

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OPINIONI

GIORNALE ITALIANO
OPINIONI

DI PSICOLOGIA DELLO SPORT

L A CREATIVITÀ NELLA DANZA MODERNA: UNO STUDIO
SU ISADORA DUNCAN E MARTHA GRAHAM
Giovanna De Marco
Università degli Studi di Cassino

RIASSUNTO
In questo lavoro mi propongo di trattare in che modo l’emotività di un individuo influisca sulla creazione artistica.
La modern dance nasce come compimento degli ideali della danza libera, in quanto riscopre il movimento
del corpo come materia prima dell’espressione, sostanza della danza, strumento necessario per esprimere
la dimensione interiore dell’uomo in una precisa forma vitale. Il movimento scaturisce da vissuti intellettivi
ed emozionali ed è il frutto dell’incontro tra un corpo e il “senso del mistero”, ossia la mente dell’uomo, con tutte
le sue zone di ombra, pulsioni irrazionali e vissuti. La danza creata da Martha Graham e dai suoi contemporanei
appare quindi come rispondente ad una vera arte del corpo, luogo esperienziale di una percezione di qualcosa
di nuovo mai prima esplorato, espressione nello spazio e nel tempo che coinvolge tutti i sensi e li utilizza come
canali attraverso i quali comunicare l’aspetto interiore dell’uomo.

PAROLE CHIAVE
Creatività; emozioni; danza moderna; Isadora Duncan; Martha Graham

ABSTRACT
In this work I want to discuss how the individual’s emotiveness affects the artistic creation. The modern dance
arises as the accomplishment of the free dance ideals because it rediscovers the body movements as the raw
material of the performance, the dance essence, the necessary tool to express the man’s inner dimension in a
precise vital form. The movement springs out from intellective and emotional experiences and it is the offshoot
of the meeting between the body and “the sense of mystery”, that is to say the man’s mind, with all its shadows,
the irrational drives and experiences. Therefore the dance, created by Martha Graham and her contemporaries,
appears as an answer to a true body art, an experiential place of a perception of something new which has
never been explored before, space-time expression which involves all the senses and uses them as channels
to communicate the man’s inner aspect.

KEY WORDS
Creativity; emotions; modern dance; Isadora Duncan; Martha Graham

INTRODUZIONE
Nell’insieme di correnti che prendono il nome di “danza creativa” si fa
riferimento alla possibilità di coinvolgere simultaneamente lo stato
interiore e il fisico. L’uomo viene considerato nella sua interezza, ovvero nella componente cosiddetta della sua “mente razionale” e quella
della sua “mente emozionale”, l’una che pensa e l’altra che sente.
Generalmente queste due menti sono coordinate e la loro integrazione guida gli esseri umani nella realtà. Altre volte sono disarmoniche e
lo squilibrio che ne consegue mira al benessere psicologico della persona. Per stabilire un certo equilibrio nel proprio mondo interiore
occorre coltivare e educare alle abilità emozionali. La danza creativa,
partendo da una dimensione solistica dell’uomo, si basa soprattutto
su una “maggiore enfasi sul processo piuttosto che sul prodotto”,
sulla stimolazione dello “sviluppo di creatività, immaginazione e individualismo”, su “un’ enfasi sull’esperienza unica e personale dell’atto
creativo” e sull’esperienza della danza come “un insieme di principi o
concetti piuttosto che su un gruppo sistematizzato di esercizi”.
La danza meglio definita come “arte del movimento” (Sachs, 1966) è
un nesso di comunicazione e di espressione antico come l’uomo che
nasce proprio con l’uomo. L’arte del movimento è in continua evoluzione essa richiede la partecipazione della sensibilità individuale ed è
proprio questa sensibilità che fa acquistare armonia e bellezza a un
corpo. Con il movimento si esprimono la propria sensibilità, i propri

36

Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT Numero 5 – 2009

sentimenti e, chi lo esegue, prova la gioia profonda di rivelarsi a sé e
agli altri. Nell’essere umano, la danza può giungere alla creazione di
forme nuove nello spazio, animate dall’intensità della partecipazione
interiore. La danza è la realizzazione di un dialogo con noi stessi, tramite il quale riusciamo a manifestarci agli altri. I movimenti seguono
un ritmo interiore e ognuno di essi è in grado di suscitare un’intensa
vibrazione. Migliorare le abilità di movimento significa migliorare la
capacità di comunicare, e nella danza creativa l’atto – lo stato di movimento – viene prima della tecnica e dell’abilità; l’individuo è la prima
risorsa.
All’inizio del XX secolo, l’uomo, quale corpo cosciente, è visto come
luogo di conoscenza, attraverso cui egli crea un mondo secondo un
orientamento specifico. Ciò è dovuto al fatto che ogni cosa è caricata del senso che la nostra relazione con essa ci suggerisce. Tuttavia,
l’uomo può andare anche oltre la situazione contingente ed astrarre
fino all’universale. Il corpo è, quindi, il fondamento che permette ad
ogni persona di sentire e vivere; e che, pertanto, non può essere
oggettivato verso se stesso, ma dovrà fare riferimento ad un altro
punto di vista. Il corpo ha, quindi, la funzione di “sorgente di intenzionalità spirituale” (Di Tondo, 1990), e di volta in volta crea ogni nostra
azione, sia essa parola, gesto, sguardo o movimento. A convalidare il
processo conoscitivo, e quindi a permetterci di arrivare alla verità, è
solo l’esperienza dell’incontro con un altro sguardo. In questo modo
si chiarisce l’ambiguità dell’essere un corpo e dell’avere un corpo, che

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  • 1. Psichologia 5-2009 3-08-2009 12:43 Pagina 3 GIORNALE ITALIANO DI PSICOLOGIA DELLO SPORT RICERCHE C ONVINZIONI DI EFFICACIA PERSONALE E COLLETTIVA E GESTIONE DELLO STRESS NEL GIOCO DEL CALCIO Sara Andena Dipartimento di Psicologia, Università degli Studi di Milano “Bicocca” Jessica Militello Dipartimento di Psicologia, Università degli Studi di Milano “Bicocca” RIASSUNTO Diversi studi, nell’attestare la significativa influenza delle convinzioni di efficacia personale e collettiva rispetto alla prestazione sportiva di successo, ne sottolineano l’importanza nella gestione dello stress, prima e durante la competizione; il presente contributo mira ad approfondire queste interazioni nel gioco del calcio. Ad un gruppo di 82 calciatori professionisti provenienti da differenti categorie e appartenenti a quattro diverse società sportive sono state somministrate due nuove scale finalizzate a valutare le convinzioni di efficacia personale e collettiva. Accanto alle scale di efficacia percepita è stato somministrato un questionario che misura il livello di stress esperito dai calciatori e la loro capacità di recupero. I risultati hanno mostrato la presenza di livelli di stress molto diversi tra giocatori appartenenti a categorie differenti. Nei giocatori di Serie A, inoltre, sono emerse sorprendenti relazioni positive tra efficacia percepita e livelli di stress. I risultati ottenuti forniscono degli spunti di riflessione e delle indicazioni rispetto ai fattori che maggiormente incidono o proteggono dallo stress, evidenziando l’importanza di operare delle differenziazioni tra atleti di livello diverso. PAROLE CHIAVE Autoefficacia percepita; efficacia collettiva percepita; stress; calcio ABSTRACT Several studies showed that self- and collective efficacy beliefs play a significant role in promoting good performances in sport and managing pre- and postcompetition stress; the aim of the present study was to examine the role of self and collective efficacy in soccer. The participants were 82 professional soccer players coming from four different categories and four clubs; two new scales to measure self- and collective efficacy in sport were developed; the amounts of experienced stress was assessed through the Recovery-Stress Questionnaire for Athletes. Findings showed significant differences in stress’ level among the four categories; surprisingly, league A athletes’ self-efficacy beliefs were positively correlated with stress. Results give suggestions about the factors that influence or protect from stress and underline the importance to distinguish among athletes of different level. KEY WORDS Perceived self-efficacy; perceived collective efficacy; stress; soccer INTRODUZIONE L’attività sportiva, che a livello amatoriale sovente riveste una funzione di divertimento o di sfogo delle tensioni, a livello competitivo può rappresentare una fonte di frustrazione e minaccia: in situazioni agonistiche caratterizzate da forte pressione competitiva, spesso gli atleti devono fronteggiare gli effetti inabilitanti di stressor acuti a carattere fisico e psicoemotivo (Brandao, Medina e Martino, 1998; Crocker e Hadd, 2005; Jones e Hardy, 1990; Kelmann e Gunther, 2000; Nicholls, Backhouse, Polman e McKenna, 2008; Noce e Samulski, 2002; Reeves, Nicholls e Mckenna, in stampa; Seggar, Hawkes, Pedersen e McGown, 1997). La resistenza allo stress non è una capacità innata ed occorre un sostegno e un forte stimolo motivazionale affinché l’atleta si impegni a superare i propri limiti e sia in grado di padroneggiare le abilità richieste dalla propria disciplina: il buon esito di tali sforzi d’autoregolazione dipende, in larga misura, da un senso d’efficacia resiliente in grado di favorire lo sviluppo delle opportune competenze tecniche e di determinarne la qualità dell’esecuzione in situazioni sempre mutevoli, imprevedibili e potenzialmente stressanti (Bandura, 1997; Beauchamp, Bray e Albinson, 2002; Bray, Balaguer e Duda, 2004; Escarti e Guzman, 1999; Feltz e Lirgg, 2001; Feltz, Short e Sullivan, 2008; LaGuardia e Labbè, 1993; Moritz, Feltz, Fahrbach e Mack, 2000; Short, Tenute e Feltz, 2005; Tenenbaum, Hall, Calcagnini, Lange e Freeman, 2001; Treasure, Monson e Lox, 1996). Sentirsi capaci di “amministrare” efficacemente l’attività agonistica favorisce una migliore gestione dello stress e previene il manifestarsi di episodi di esaurimento emotivo; la fiducia nelle proprie abilità di riuscita, infatti, migliora le prestazioni motorie, riduce la vulnerabilità a situazioni avverse e gli effetti inabilitanti degli stressor Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT Numero 5 – 2009 3
  • 2. Psichologia 5-2009 3-08-2009 12:43 Pagina 14 RICERCHE GIORNALE ITALIANO RICERCHE DI PSICOLOGIA DELLO SPORT I NDAGINE SULLE PROBLEMATICHE PSICOLOGICHE DEL PORTIERE DI CALCIO Vittorio Tubi Coordinatore e Docente nei Corsi di Psicologia per Allenatori Professionisti Centro Tecnico di Coverciano Francesca De Stefani Psicologa e Consulente in Psicologia dello Sport Isabella Croce Psicoterapeuta, Psicologa e Consulente in Psicologia dello Sport RIASSUNTO L’indagine sulle problematiche psicologiche del portiere di calcio nasce dall’idea di dare voce ai vissuti ed alle esperienze di chi si trova a ricoprire un ruolo diverso all’interno di una squadra. Il campione degli intervistati è costituito da 30 atleti che militano nelle varie categorie dei diversi campionati professionistici in Italia (serie A 40%, serie A primavera 10%, serie B 33,3%, serie C1 10%, serie C2 6,7%). Le interviste sono state strutturate in modo da riuscire a indagare le seguenti aree: 1) le qualità psicologiche ritenute necessarie per un portiere e la valutazione dei momenti di isolamento psicologico, 2) le modalità relazionali all’interno della squadra e dello staff tecnico, 3) l’allenamento tattico e la gestione delle gerarchie all’interno del sotto-gruppo portieri. Gli obiettivi dell’indagine sono infatti quelli di approfondire e focalizzare i bisogni del portiere e valutare le modalità relazionali all’interno del gruppo. I risultati emersi possono fornire degli interessanti spunti di riflessione sulle condizioni e sulle problematiche che riguardano i portieri di calcio utili anche a carattere applicativo e di possibile intervento psicologico in questo settore. PAROLE CHIAVE Portiere; concentrazione; responsabilità; preparatore-allenatore; gruppo squadra; mental training; gerarchia ABSTRACT Psychological goal-keeper problems research arises from the purpose to underline the experienced of people holding a different role inside a football team. The interviewed sample is made of 30 players by various Italian professional championships (40% A league, 10% Youth A League, 33,3% B League,10% C1 League, 6,7% C2 League). Interviews have been structured to look into the following areas: 1) Psychological qualities considered compulsory to a goal-keeper and the study about the psychological confinement period; 2) Interpersonal way of relation inside the team and inside the technical staff; 3) Tactic training and managing hierarchies inside the sub-team goal-keepers group. The goals of this study are in fact to analyse, to deepen and to focus the goal-keeper needs and to evaluate interpersonal relations modalities inside the group itself. The results can provide useful information about conditions and possible problems regarding goal-keepers, and on psychological interventions. KEY WORDS Goal-keeper; concentration; responsibility; physical trainer-coach; group; team; mental training; hierarchy INTRODUZIONE Quello del portiere è un ruolo molto particolare e delicato perché diverso da quello di tutti gli altri compagni di squadra. Oltre ad essere l’unico componente della squadra che può utilizzare le mani all’interno della propria area di rigore, deve rispondere a richieste tecnicotattiche, fisico motorie e psicologiche differenti rispetto ai suoi compagni (D’Ottavio, 2007; Facchini, 1993). Il numero 1, infatti, sviluppa abilità completamente differenti che richiedono allenamenti differenti e, quasi obbligatoriamente, un allenatore specializzato dedicato alla sua prestazione. “Questo suo isolamento, durante la settimana di allenamento, potrebbe far pensare al ruolo del portiere quasi ad una 14 Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT Numero 5 – 2009 piccola disciplina interna in seno allo sport del calcio, ma la particolarità del ruolo è tale che questa condizione viene meno perché, durante la gara, pur essendo i suoi compiti e i suoi interventi completamente diversi dai compagni di squadra, le tempistiche e le modalità di tali interventi si devono sempre interfacciare con le esigenze di squadra, le situazioni particolari di gioco ed i movimenti di compagni ed avversari.” (Lorieri, 2007). Sono inoltre tutti concordi nel dire che, oltre alle doti tecnico tattiche, le qualità che rendono il portiere un punto fermo per la squadra sono proprio le sue caratteristiche mentali. Attraverso l’indagine “sulle problematiche psicologiche del portiere di calcio” si sono proprio voluti approfondire gli aspetti più strettamente psicologici inerenti al ruolo dando la parola ai diretti interessati.
  • 3. Psichologia 5-2009 3-08-2009 12:43 Pagina 18 RASSEGNE GIORNALE ITALIANO RASSEGNE DI PSICOLOGIA DELLO SPORT A PPRENDIMENTO MOTORIO: DAI PRESUPPOSTI TEORICI AGLI ASPETTI APPLICATIVI DELLA VALUTAZIONE DELLE ABILITÀ COORDINATIVE Giovanni Musella Centro Ricerche Scienze Motorie, S.U.I.S.M. (Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie), Università degli Studi di Torino Fulvia Gemelli Centro Ricerche Scienze Motorie, S.U.I.S.M. (Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie), Università degli Studi di Torino Giulia Bardaglio Centro Ricerche Scienze Motorie, S.U.I.S.M. (Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie), Università degli Studi di Torino Maria Fernanda Vacirca Dipartimento di Psicologia, Laboratorio di Psicologia dello Sviluppo, Università degli Studi di Torino Emanuela Rabaglietti Dipartimento di Psicologia, Laboratorio di Psicologia dello Sviluppo, Università degli Studi di Torino RIASSUNTO ABSTRACT L’obiettivo è di approfondire, in chiave più applicativa, il contributo apparso sul precedente numero di questa rivista, nel quale si è tentato di fornire un inquadramento teorico sul ruolo svolto dalle abilità coordinative nell’ambito dell’apprendimento motorio. Chi si occupa di formazione e di educazione al movimento, in particolare per bambini e adolescenti, ha il compito di promuovere il progressivo e finalizzato controllo del comportamento motorio, nel rispetto della maturazione biopsichica dell’individuo. Dopo una breve digressione sullo sviluppo delle abilità motorie, viene affrontato il tema della loro verifica e valutazione che, soprattutto nei bambini, risulta ancora oggi piuttosto problematica. L’analisi di test standardizzati e validati, quali il Test EUROFIT, utilizzato soprattutto per la misurazione quantitativa della prestazione e delle abilità condizionali, e il test TGM, strumento ideato per rilevare abilità grosso-motorie, a nostro avviso, non solo non risolve il problema della verifica e valutazione delle abilità coordinative, ma ripropone l’urgenza di una approfondita riflessione. Entrambi risultano poco specifici per tutti coloro che vedono nell’attività motoria e nello sport non tanto il fine, quanto il mezzo per ottenere risultati a più ampio raggio, finalizzati all’adattamento ed al benessere dell’individuo. Il parallelo con le competenze motorie conduce ad una proposta applicativa che interpreta la verifica della abilità coordinative come verifica di competenze motorie. L’osservazione sistematica delle abilità coordinative in situazione può essere intesa quale espressione manifesta di competenza motoria, non direttamente osservabile, ma deducibile da una sistematica osservazione delle conoscenze e del comportamento motorio in situazioni differenziate (di esercizio, di gioco, di risultato,…). The goal of this paper is to investigate more in depth, and from an applied perspective, the role of coordinative abilities in physical and movement learning, which is the subject that we already considered from a theoretical perspective in a previous paper published in the same journal. Scholars who are involved with formation and education at movement, particularly in the case of children and adolescents, have the task of promoting a progressive and finalized control of movement, while respecting the biological and psychological maturation of the individual. After a brief introduction about the development of movement abilities, we consider the problem of their evaluation that is, especially among children, still very complex. In fact, in our opinion the most common standardized tests, such as the test EUROFIT that is used for the quantitative measurement of the conditional abilities and the test TGM that is normally used for evaluating the gross-motor abilities, do not solve the problem of the evaluation of coordinative abilities, but rather they require a deep and urgent refection. Both these tests appear too few specific to all the scholars who look at physical and sport activity not as the goal per se but rather as the way for reaching wider goals, such as promoting the adjustment and the wellbeing of the individuals. Establishing a link with the physical and movement competence, we have been leaded at an applied proposal, which interprets the evaluation of the coordinative abilities as the evaluation of the physical competences. A systematic observation of coordinative abilities within a situation may be meant as the manifest expression of the competence in movement, which it is impossible to observe directly. However, it is possible to consider this competence by the way of a systematic observation of the knowledge and the movement in various situations (exercising, playing, and gaining a result,…). PAROLE CHIAVE Abilità; coordinazione; valutazione; competenza; osservazione sistematica 18 Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT Numero 5 – 2009 KEY WORDS Ability; coordination; evaluation; competence; systematic observation
  • 4. Psichologia 5-2009 3-08-2009 12:43 Pagina 25 GIORNALE ITALIANO DI PSICOLOGIA DELLO SPORT ESPERIENZE A VVIAMENTO ALLO SPORT E DISPERSIONE SCOLASTICA: ANALISI DI UN INTERVENTO MOTORIO INTEGRATO Fiorenza Rosso Psicoterapeuta, Psicologa dello Sport, Società Italiana di Psicoterapia Integrata RIASSUNTO Il presente lavoro descrive come è stato realizzato il Modulo “Percorso Gioco e Sport” all’interno di un Progetto P .O.N. – Mis. 3 Az. 3.1 – Laboratorio S.C.A.M.P .I.A., articolato nei Moduli Musica/Espressività, Cultura/Territorio e Ludodidattica. Il percorso è stato effettuato presso una scuola media di Napoli, che insiste su un territorio periferico caratterizzato da diversi fattori di criticità con gravi effetti sociali e fenomeni giovanili di emarginazione, scarso senso di appartenenza alla comunità locale e dei valori etici, civili e legali. Il lavoro è stato svolto da febbraio a maggio 2006 per n. 40 ore con un gruppo di 15 alunni, individuati come ragazzi fortemente a rischio, tra gli 11 e i 13 anni, ed affidato a due istruttori sportivi con competenze in campo psicologico coadiuvati da un tutor scolastico. L’intervento è stato costruito e realizzato sui presupposti e i concetti fondamentali della psicologia dello sport secondo il Modello Strutturale Integrato di G. Ariano che rintraccia nell’agonismo e nel mantenimento dell’equilibrio necessario al benessere e alla salute dell’individuo i rispettivi valori dello sport e dell’attività motoria, mentre i concetti base che hanno guidato operativamente gli istruttori sono stati quelli di spazio, tempo e collaborazione. Il principio cardine trasmesso è stato quello secondo cui qualsiasi forma di apprendimento-insegnamento passa attraverso una relazione condivisa. Il Progetto ha favorito la crescita personale dei ragazzi in maniera trasversale, con modificazione negli stili comportamentali e negli atteggiamenti scolastici, portandoli ad una partecipazione più attiva e interessata alle attività didattiche e a comportamenti più responsabili nella gestione delle relazioni nel gruppo-classe e col docente. PAROLE CHIAVE Dispersione scolastica; sport; motivazione; relazione didattica ABSTRACT INTRODUZIONE Il presente lavoro descrive come è stato realizzato il Modulo “Percorso Gioco e Sport” all’interno di un Progetto P .O.N. – Mis. 3 Az. 3.1 – Laboratorio S.C.A.M.P.I. A., articolato nei Moduli Musica/ Espressività, Cultura/Territorio e Ludodidattica. Il percorso è stato effettuato presso una scuola media di Napoli, che insiste su un territorio periferico, Scampia, quartiere che può essere definito come il quartiere “bunker” per emarginati. L’area territoriale, divisa in lotti delimitati da un’imponente rete stradale a scorrimento veloce, è dotata di scarse infrastrutture e pochi sono i luoghi di accoglienza, di aggregazione giovanile e centri di cultura, il cui ruolo potrebbe risultare significativo per i ragazzi. Il carcere e il commissariato dominano la zona di cemento e l’area finto-verde. Sul territorio locale sono presenti diversi fattori di criticità rappresentati da un sensibile tasso di immigrazione interna; si registra una certa precarietà nel settore produttivo con elevati indici di disoccupazione, inoccupazione e sottoccupazione: di conseguenza, sono presenti numerosi e gravi effetti sociali: povertà, degrado sociale, esclusione sociale, labilità dei legami familiari e sociali e caratteristici fenomeni di isolamento e anonimato, indebolimento dei valori sociali. Si individuano fenomeni giovanili quali l’emarginazione, l’indifferenza per le gravi problematiche esistenti, uno scarso senso di appartenenza alla comunità locale e dei valori etici, civili e legali, cosicché il reclutamento e l’ingresso in circuiti illegali rappresentano spesso, più che una scelta libera, una condizione naturale (Saviano, 2007). Il Percorso motorio mi è stato affidato in collaborazione col collega, dott. Riccardo Russo, in qualità di istruttori sportivi con competenze in campo psicologico coordinati da una psicoterapeuta, consulente This work describes how the module “Game and Sports Path”, structured in the modules Music/Expressiveness, Culture/Territory, Playful Didactics, has been organized inside a P .O.N. Project, Mis 3 Az. 3.1, S.C.A.M.P .I.A. Laboratory. It has been carried out in a Secondary School in Scampia (Naples), a suburban area that can be defined as the headquarter of social outcasts. The territory, divided in lots delimited by a fast flowing road network, lacks in infrastructures; in fact there are only few reception centers, youth organizations and cultural centers, whose role could be important for teenagers’ lives. The prison and the police station overlook the cement area and the artificial green belt. This area presents several critical factors characterized by a noticeable rate of inner immigration; the productive field is poor and there are high levels of unemployment, joblessness and underemployment. As a consequence, many and serious social effects can be registered: poverty, social degradation, social casting out, weak family and social relations, isolation and anonymity, weakness of social values. Youth phenomena such as casting out, indifference to the serious existing problems, the weak sense to be part of the local community and a low presence of ethical, civil and legal values, can be noticed. For this reason, the recruitment and the entry into illegal systems is often a natural condition rather than a free choice. The task was executed in 2006 from February to May and it took 40 hours. It was addressed to 15 students who were between 11 and 13 years old, selected because deeply considered ‘at risk’. Our intervention was arranged and carried out following the fundamental concepts of the Sport Psychology according to G. Ariano’s Model, The Structural Integrated Model, that thinks that the values of sport and physical activities such as antagonism and maintaining of balance are necessary to people’s well-being and health. KEY WORDS Early school leaving, motivation, sport, school report Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT Numero 5 – 2009 25
  • 5. Psichologia 5-2009 3-08-2009 12:43 Pagina 31 GIORNALE ITALIANO DI PSICOLOGIA DELLO SPORT ESPERIENZE Q UELLO CHE GLI PSICOLOGI NON DICONO MAI: ESPERIENZE, RIFLESSIONI, SULLA PREPARAZIONE, SUL SETTING, I CONFINI E I DILEMMI DI UN INTERVENTO PSICOLOGICO NEGLI SPORT DI SQUADRA Monica Negretti Psicologa, Esperta in Psicologia dello Sport RIASSUNTO Questo articolo affronta il delicato tema dell’interpretazione del proprio ruolo da parte dello psicologo. Sono discussi i concetti di empatia, sintonizzazione affettiva, onestà professionale e la questione del potere dello psicologo. Viene messa in luce importanza della formazione e della supervisione. Alla luce di queste riflessioni, viene proposto anche un commento critico su un tipo di intervento psicologico in uno sport di squadra. PAROLE CHIAVE Ruolo dello psicologo; formazione dello psicologo; intervento negli sport di squadra ABSTRACT This article focuses on the delicate issue of interpreting psychologist’s role. About this, the main concepts of empathy, affective ‘attunement’, professional ethic and use of power, are explained. The analysis highlights the importance of formative moments and supervision. In this direction – nonetheless – a critical note on a specific psychological intervention model in team sports, is presented. KEY WORDS Psychologist’s role; formative moments for the psychologist; psychological interventions in team sports PREMESSA “La psicologia è la più indisciplinata delle discipline, vivaio e palestra di ogni stravaganza, una torre di babele per ogni lingua conosciuta e sconosciuta, una zecca di monete false, un mercato per ciarlatani venditori di ogni teoria, un amalgama di genialità, banalità, penetranti intuizioni, disarmanti ingenuità, voli di fantasia, dogmi astrusi, pure sciocchezze.” (Cohen J. 1958) Questa relazione nasce da tre anni di esperienze di lavoro in ambito sportivo (basket e calcio in particolare) e dal confronto-scontro con dirigenti, atleti e allenatori professionisti, colleghi psicologi sui temi dell’avere /essere psicologo nello sport. Antonelli e Salvini (1987), nel loro manuale di Psicologia dello Sport, così definiscono l’obiettivo di questa disciplina: “La psicologia dello sport è di per sé orientata alla crescita sana dell’individuo, all’espansione dei limiti personali, al superamento delle difficoltà, al miglioramento della comunicazione con gli altri e con il proprio corpo, al conseguimento di esperienze soddisfacenti”. Quale atleta, dirigente, allenatore potrebbe essere in disaccordo con queste finalità? Chi non direbbe “Voglio uno psicologo nel mio staff”? Le considerazioni che seguono hanno a che fare spesso, invece, con altri tipi di domande ed espressioni da parte del mondo sportivo: “Tanta teoria.. ma nella pratica non mi serve a nulla...”; “Ma... perdiamo lo stesso!”; “Io devo migliorare velocemente, devo vincere”; “Non gestisco più la squadra... la Società non sa nulla e non deve sapere altrimenti pensa che sono inadeguato, ma io vorrei avere un supporto per capire meglio i miei atleti”; “Ma che ne sanno questi psicologi di come si gioca a calcio?”; “Ma dallo psicologo pensavo ci andasse chi ha problemi, a cosa mi serve? Io sto bene…”; “Ho paura di dipendere dallo psicologo poi...”; “È tutto tempo sprecato, meglio investire economicamente comprando un atleta quotato”; “Figurati, da noi lo psicologo è uscito a cena con delle atlete...”; “Con lo psicologo avremmo dovuto risolvere tutti questi problemi!”;“Ma a cosa è servita la psicologa?… Poi veniva a vedere la partita vestita in un modo..!!”. Stereotipi, ideologie, rigidità presenti nel contesto Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT Numero 5 – 2009 31
  • 6. Psichologia 5-2009 3-08-2009 12:43 Pagina 36 OPINIONI GIORNALE ITALIANO OPINIONI DI PSICOLOGIA DELLO SPORT L A CREATIVITÀ NELLA DANZA MODERNA: UNO STUDIO SU ISADORA DUNCAN E MARTHA GRAHAM Giovanna De Marco Università degli Studi di Cassino RIASSUNTO In questo lavoro mi propongo di trattare in che modo l’emotività di un individuo influisca sulla creazione artistica. La modern dance nasce come compimento degli ideali della danza libera, in quanto riscopre il movimento del corpo come materia prima dell’espressione, sostanza della danza, strumento necessario per esprimere la dimensione interiore dell’uomo in una precisa forma vitale. Il movimento scaturisce da vissuti intellettivi ed emozionali ed è il frutto dell’incontro tra un corpo e il “senso del mistero”, ossia la mente dell’uomo, con tutte le sue zone di ombra, pulsioni irrazionali e vissuti. La danza creata da Martha Graham e dai suoi contemporanei appare quindi come rispondente ad una vera arte del corpo, luogo esperienziale di una percezione di qualcosa di nuovo mai prima esplorato, espressione nello spazio e nel tempo che coinvolge tutti i sensi e li utilizza come canali attraverso i quali comunicare l’aspetto interiore dell’uomo. PAROLE CHIAVE Creatività; emozioni; danza moderna; Isadora Duncan; Martha Graham ABSTRACT In this work I want to discuss how the individual’s emotiveness affects the artistic creation. The modern dance arises as the accomplishment of the free dance ideals because it rediscovers the body movements as the raw material of the performance, the dance essence, the necessary tool to express the man’s inner dimension in a precise vital form. The movement springs out from intellective and emotional experiences and it is the offshoot of the meeting between the body and “the sense of mystery”, that is to say the man’s mind, with all its shadows, the irrational drives and experiences. Therefore the dance, created by Martha Graham and her contemporaries, appears as an answer to a true body art, an experiential place of a perception of something new which has never been explored before, space-time expression which involves all the senses and uses them as channels to communicate the man’s inner aspect. KEY WORDS Creativity; emotions; modern dance; Isadora Duncan; Martha Graham INTRODUZIONE Nell’insieme di correnti che prendono il nome di “danza creativa” si fa riferimento alla possibilità di coinvolgere simultaneamente lo stato interiore e il fisico. L’uomo viene considerato nella sua interezza, ovvero nella componente cosiddetta della sua “mente razionale” e quella della sua “mente emozionale”, l’una che pensa e l’altra che sente. Generalmente queste due menti sono coordinate e la loro integrazione guida gli esseri umani nella realtà. Altre volte sono disarmoniche e lo squilibrio che ne consegue mira al benessere psicologico della persona. Per stabilire un certo equilibrio nel proprio mondo interiore occorre coltivare e educare alle abilità emozionali. La danza creativa, partendo da una dimensione solistica dell’uomo, si basa soprattutto su una “maggiore enfasi sul processo piuttosto che sul prodotto”, sulla stimolazione dello “sviluppo di creatività, immaginazione e individualismo”, su “un’ enfasi sull’esperienza unica e personale dell’atto creativo” e sull’esperienza della danza come “un insieme di principi o concetti piuttosto che su un gruppo sistematizzato di esercizi”. La danza meglio definita come “arte del movimento” (Sachs, 1966) è un nesso di comunicazione e di espressione antico come l’uomo che nasce proprio con l’uomo. L’arte del movimento è in continua evoluzione essa richiede la partecipazione della sensibilità individuale ed è proprio questa sensibilità che fa acquistare armonia e bellezza a un corpo. Con il movimento si esprimono la propria sensibilità, i propri 36 Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT Numero 5 – 2009 sentimenti e, chi lo esegue, prova la gioia profonda di rivelarsi a sé e agli altri. Nell’essere umano, la danza può giungere alla creazione di forme nuove nello spazio, animate dall’intensità della partecipazione interiore. La danza è la realizzazione di un dialogo con noi stessi, tramite il quale riusciamo a manifestarci agli altri. I movimenti seguono un ritmo interiore e ognuno di essi è in grado di suscitare un’intensa vibrazione. Migliorare le abilità di movimento significa migliorare la capacità di comunicare, e nella danza creativa l’atto – lo stato di movimento – viene prima della tecnica e dell’abilità; l’individuo è la prima risorsa. All’inizio del XX secolo, l’uomo, quale corpo cosciente, è visto come luogo di conoscenza, attraverso cui egli crea un mondo secondo un orientamento specifico. Ciò è dovuto al fatto che ogni cosa è caricata del senso che la nostra relazione con essa ci suggerisce. Tuttavia, l’uomo può andare anche oltre la situazione contingente ed astrarre fino all’universale. Il corpo è, quindi, il fondamento che permette ad ogni persona di sentire e vivere; e che, pertanto, non può essere oggettivato verso se stesso, ma dovrà fare riferimento ad un altro punto di vista. Il corpo ha, quindi, la funzione di “sorgente di intenzionalità spirituale” (Di Tondo, 1990), e di volta in volta crea ogni nostra azione, sia essa parola, gesto, sguardo o movimento. A convalidare il processo conoscitivo, e quindi a permetterci di arrivare alla verità, è solo l’esperienza dell’incontro con un altro sguardo. In questo modo si chiarisce l’ambiguità dell’essere un corpo e dell’avere un corpo, che