2. Il mancato rispetto e osservanza delle normali regole
e procedure negli ambienti di lavoro
(siano essi in contesti retribuiti, inerenti all’ambito
del volontariato, ludici o semplicemente
“casalinghi”)
comporta un rischio non indifferente verso
l’incolumità propria e di chi ci sta accanto.
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3. AMBITI LAVORATIVI
La non osservanza delle regole può compromettere
seriamente la propria vita.
Nei casi più fortunati avremo comunque a che fare con
una debilitazione fisica e/o psicologica, a volte anche per il
resto della nostra vita.
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4. AMBITI DI VOLONTARIATO
Anche in questo tipo di lavori, la non osservanza di normali
regole sulla sicurezza può compromettere seriamente la
nostra esistenza.
Con tutto quello che ne segue a cascata
(perdita del lavoro retribuito, tensioni a livello familiare,
rottura dell’equilibrio psicologico interno, ecc…)
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5. AMBITI LUDICI
Una delle situazioni peggiori che possano
verificarsi è rimanere invalidi (e nelle peggiori delle
ipotesi, morire) mentre stiamo svolgendo
un’attività cui serve a noi per rilassarci e non
pensare, per staccare mentalmente dal lavoro o
dai vari problemi della vita quotidiana.
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6. AMBITI “CASALINGHI”
L’ambiente casalingo è un serbatoio principale
di incidenti invalidanti e mortali, spesso
sottostimato dalle persone.
Azioni apparentemente semplici (“cambiare
una lampadina”) possono divenire letali se non
effettuate con le cautele ed attenzioni basilari.
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7. La conoscenza delle leggi inerenti alla sicurezza e salute sui posti di lavoro è
obbligatoria.
La giurisdizione attuale non ammette la NEGLIGENZA.
Logicamente, la nostra memoria non può ricordare tutto quanto riportato
nelle normative vigenti.
Andranno però ricordati i concetti che ne fanno da sfondo ad esse.
LA CONOSCENZA È LO STRUMENTO MIGLIORE PER DIMINUIRE E TOGLIERE
L’IGNORANZA;
ED È PROPRIO DALL’IGNORANZA CHE SI GENERANO LE SITUAZIONI NEGATIVE
E SORTISCONO PROBLEMI DI QUALSIASI NATURA.
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8. Maggior coscienza su quanto viene fatto;
Non aver timore nel richiedere ed esigere i Dispositivi di Protezione Individuali;
Tenere bene a mente che non esiste una gabbia dorata dove siamo esenti da qualsivoglia
rischio.
Non sottostimare nemmeno l’importanza dei fattori di stress che vanno ad influire sulla nostra
salute psicologica
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9. Riconoscere lo stress
Lo stress, se non controllato e non circoscritto, può dar luogo a
diversi fenomeni invalidanti:
Disturbi psicologici di tipo cognitivo (vuoti di memoria);
Disturbi fisiologici di natura psicologica (gastriti…);
Indebolimento e peggioramento dello stato di salute (rischio di infarto…);
Seria compromissione dei rapporti sociali a qualsiasi livello.
Sindromi particolari (burn-out, stalking, mobbing…)
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10. Lo stress è un fenomeno naturale che è presente in tutti gli organismi viventi.
Di per sé non è dannoso (anzi, ci aiuta ad adattarci meglio):
serve ad attivare l’organismo in particolari situazioni (cambiamenti, rischi...)
Diventa dannoso quando l’organismo risponde in modo esagerato ad una
situazione di apparente pericolo;
oppure l’ambiente che lo circonda non gli consente più di funzionare
in modo equilibrato.
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11. Soluzioni concrete contro lo stress
• Riconoscerlo dai sintomi;
• Valutare attentamente la situazione sociale/ambientale che stiamo vivendo;
• “Prendere tempo” e prenderne seriamente coscienza;
• Cercare le soluzioni per poter limitare (e se possibile togliere) quei fattori che ci
fanno mal-adattare;
• Agire per mettere in pratica quanto meditato.
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13. 1) Nei casi più gravi affidarsi a specialisti (medico curante e psicologi o psichiatri);
2) Nei casi più lievi modificare poco alla volta il proprio stile di vita:
3) Limitare o contenere gli aspetti ambientali che ci invalidano;
4) Trovare attività che ci diano piacere.
Dallo stress si può (e si deve!) guarire.
I postumi dello stress però ce li potremo portare avanti per il resto della vita (nei casi più gravi).
Una volta che però avremo affrontato questo tipo di situazioni ci ritroveremo più forti e maturi:
questo significa che alle successive occasioni di disadattamento da stress riusciremo a cavarcela meglio.
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14. La sicurezza sui posti dove viviamo è data da tanti piccoli accorgimenti…
Alcuni consigli sono:
-Esser sempre svegli e attenti. Se così non è, riposiamoci o cerchiamo un modo per ripristinare la
nostra lucidità mentale;
-Osserviamoci attorno. Guardare e guardarci, anche le piccole cose.
-Riconoscere i rischi, e fare in modo di prevenire un nostro eventuale “farsi male”;
-Se non conosciamo una procedura, uno strumento, una situazione: CHIEDERE, ottenere
informazioni;
-Se commettiamo un errore, non aver paura di ammetterlo. È da questi che si cresce.
Ricordiamoci inoltre che la sicurezza non passa solo dai guanti e dalle tute che indossiamo,
ma dalla TESTA che ci sta dentro e come li fa muovere.
E un infarto può essere spesso l’ultimo segno che il nostro corpo di da dopo una serie di
“chiamate ed allerte”,
ma che noi purtroppo abbiamo prima di allora ignorato…
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16. PREMESSA:
Tutte le storie riportate NON SONO ASSOLUTAMENTE VERE!
NESSUN PERSONAGGIO DI QUELLI CHE LEGGERETE ESISTE
NELLA REALTA’.
I CASI SONO PERÒ STATI INVENTATI PRENDENDO SPUNTO
DALLE VARIE CRONACHE DEGLI ULTIMI 10 ANNI…
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17. Giacomino ha 19 anni ed è appena arrivato a Resana (Treviso) da Palermo.
Trova lavoro presso un’acciaieria del luogo. Pagano bene, ma deve fare i turni notturni.
Il primo giorno di lavoro, il caporeparto gli dice “Giacomino, fai questo e questo. Se hai caldo,
ti bevi dell’acqua. La pausa si fa a fine turno”. Non gli dice altro.
Ed è davanti ad un getto che sforna profilati incandescenti di acciaio a più di 1000 gradi.
Il giorno dopo uno schizzo di acciaio lo colpisce in pieno volto, facendogli perdere un occhio.
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18. Ivana di anni ne ha 38. E’ bella, giovane. Nel paese dove lavora ha tanti corteggiatori.
E lei non si lascia di certo mancare la bella vita.
Fa la barista. Dietro al bancone tante storie da raccontare. Compresa la sua.
Orfana di genitori sin dall’adolescenza, Ivana ha fatto di tutto, ha lavorato ovunque.
Un giorno un carabiniere l’avverte che la somministrazione degli alcolici deve cessare
alle ore 21 nel locale, e gli fa mettere un cartello in bella mostra nel bar.
Una sera un gruppo di persone entra e insistono nel voler ancora della birra, nonostante
le 23 siano passate già da un pezzo.
Ivana non esita, e fino alla chiusura del locale, versa birra a chi lo chieda.
Finché, una notte, rincasa. E si accorge che uno degli avventori del locale l’aspetta sotto casa.
Ivana ha paura, e il giorno dopo…
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19. Bruno ha 50 anni. Tre anni fa la sua fabbrica (un mobilificio), chiude.
Ed entra in cassa integrazione.
Ha 2 figli di 20 anni, gemelli, che da poco frequentano l’Università a Ferrara e a Milano.
L’anno scorso – inaspettatamente – trova impiego come autista in una cooperativa di
trasporti:
guida un pulmino e porta a scuola i ragazzi del paese.
Tutto fila liscio, fino a quando, un giorno, Bruno, dopo che ha lasciato i ragazzini delle medie
nell‘ultima scuola in programma, verso le 830 di mattina, esce da uno stop dove un TIR lo
centra in pieno e muore sul colpo.
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20. Bruno da tempo viveva separato in casa.
La moglie, Viviana, aveva da qualche anno un’altra persona, cui Bruno si rese conto dopo un’insolito
messaggio alle 2 di mattina, due anni addietro.
Un sms inviato al telefono di casa. Lui lo lesse, trovandovi scritto “Sei eccezionale in certi momenti, F.”
Chiese spiegazioni alla consorte, ma non ottenne niente.
Viviana negò sempre. Fino a quando, sei mesi fa, un suo caro amico (di lui), gli disse che la moglie
non frequentava affatto la palestra nei giorni di martedì e giovedì. E che la vide in un paese a circa 20 km
dal loro in compagnia di un altro uomo. Circostanza non unica, anzi.
Più volte i due vennero visti dall‘amico.
Bruno chiese ancora spiegazioni, non andando a insinuarsi troppo nella vita della moglie,
ma un mese fa lei stessa ammise che il matrimonio era finito. E voleva trovare una nuova sistemazione.
Bruno non ci capacitò mai di questo, domandò – senza ottenere una risposta di conferma – se mai
ci fosse un altro al posto suo.
La mattina stessa dell’incidente vide, mentre portava a scuola i ragazzi, la moglie a bordo di una macchina,
in compagnia di un uomo. Cominciò a chiamarla una prima volta subito, ma il telefono non dava risposte.
Fu allora che si decise di chiamarla quando aveva più tempo, a giro scolastico ultimato…
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22. Il mobbing è, nell'accezione più comune in Italia, un insieme di comportamenti violenti (abusi
psicologici, angherie, vessazioni, demansionamento, emarginazione, umiliazioni, maldicenze,
ostracizzazione, etc.) perpetrati da parte di uno o più individui nei confronti di un altro
individuo, prolungato nel tempo e lesivo della dignità personale e professionale nonché della
individuo
salute psicofisica dello stesso. I singoli atteggiamenti molesti (o emulativi) non raggiungono
stesso
necessariamente la soglia del reato né debbono essere di per sé illegittimi, ma nell'insieme
producono danneggiamenti plurioffensivi anche gravi con conseguenze sul patrimonio della
vittima, la sua salute, la sua esistenza.
Più in generale, il termine indica i comportamenti violenti che un gruppo (sociale, familiare,
animale) rivolge ad un suo membro.
(Fonte: Wikipedia)
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23. Stalking è un termine inglese (letteralmente: persecuzione) che indica una serie di atteggiamenti
tenuti da un individuo che affligge un'altra persona, perseguitandola ed ingenerandole stati di
ansia e paura, che possono arrivare a comprometterne il normale svolgimento della
paura
quotidianità. Questo tipo di condotta è penalmente rilevante in molti ordinamenti; in quello
italiano la fattispecie è rubricata come atti persecutori, riprendendo una delle diverse locuzioni
con le quali è tradotto il termine stalking. Il fenomeno è anche chiamato sindrome del
molestatore assillante.
assillante
La persecuzione avviene solitamente mediante reiterati tentativi di comunicazione verbale e
scritta, appostamenti ed intrusioni nella vita privata.
Lo stalking può nascere come complicazione di una qualsiasi relazione interpersonale, è un
interpersonale
modello comportamentale che identifica intrusioni costanti nella vita pubblica e privata di una o
più persone.
I contesti in cui si manifesta:
nel 55% circa è la relazione di coppia;
nel 25% circa è il condominio;
nello 0,5% circa è la famiglia (figli/fratelli/genitori);
nel 15% circa è il posto di lavoro/scuola/università
(Fonte: Wikipedia)
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24. La sindrome da burnout (o più semplicemente burnout) è l'esito patologico di un processo
stressogeno che colpisce le persone che esercitano professioni d'aiuto, qualora queste non
d'aiuto
rispondano in maniera adeguata ai carichi eccessivi di stress che il loro lavoro li porta ad
assumere. Maslach e Leiter (2000) hanno perfezionato le componenti della sindrome attraverso
tre dimensioni: deterioramento dell'impegno nei confronti del lavoro, deterioramento delle
lavoro
emozioni originariamente associati al lavoro ed un problema di adattamento tra persona ed il
lavoro, a causa delle eccessive richieste di quest'ultimo. In tal senso il burnout diventa una
lavoro
sindrome da stress non più esclusiva delle professioni d'aiuto ma probabile in qualsiasi
organizzazione di lavoro.
(Fonte: Wikipedia)
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