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Stefano Mirti 
#design nel mondo nuovo: 
un manuale personale 
prossimo capitolo: 
parliamo di mass-education 
Operae 2014 
Torino, 11 ottobre 2014
Oggi, parlerò di come 
insegnare nel Mondo Nuovo
Insegnare nel Mondo Nuovo è effettivamente 
una delle cose che più mi affascinano. 
Su questo tema ho anche scritto“Il Mondo Nuovo, guida tascabile”
“Ma io non ne voglio di comodità. Io voglio Dio, voglio la poesia, 
voglio il pericolo reale, voglio la libertà, voglio la bontà. Voglio 
il peccato.” 
“Insomma” disse Mustafà Mond “voi reclamate il diritto di essere 
infelice.” 
“Ebbene, sì” disse il Selvaggio in tono di sfida “io reclamo il 
diritto d'essere infelice.” 
“Senza parlare del diritto di diventar vecchio e brutto e impotente; 
il diritto d'avere la sifilide e il cancro; il diritto d'avere poco da 
mangiare; il diritto d'essere pidocchioso; il diritto di vivere 
135 nell'apprensione costante di ciò che potrà accadere domani; il 
diritto di prendere il tifo; il diritto di essere torturato da indicibili 
dolori d'ogni specie.” Ci fu un lungo silenzio. 
“Io li reclamo tutti” disse il Selvaggio finalmente 
Aldous Huxley 
Brave New World
Pochi pensieri per inquadrare il tema 
Kodak al suo apogeo dava lavoro a 140.000 persone 
(solo in Rochester, NY). 
Grazie a questo, milioni di persone nel mondo , potevano divertirsi con la fotografia. 
Adesso Kodak non esiste più. 
Abbiamo Instagram. 
Grazie ad Instragram, milioni di persone nel mondo , possono divertirsi con la fotografia. 
Instagram da lavoro a 14 persone. 
Che fine hanno fatto gli altri (140.000 - 14) = 139.986?
Immaginate se avessimo incontrato Jimmy Wales quindici anni fa. 
Come va Jimmy? 
Bene, grazie. Sto lavorando a una nuova enciclopedia. 
Bellissimo! E come funziona? 
E’ abbastanza semplice: immagina persone a caso che scrivono su argomenti a caso... 
Si… 
Persone a caso, che scrivono cose a caso, e come li pagheresti? 
Non li pagherei, lo farebbero per hobby. Centinaia di migliaia... 
Quindi… Mi stai parlando di centinaia di migliaia di persone a caso 
che scrivono cose a caso per divertimento... 
Sembra un opera d’arte concettuale. Come On Kawara, Alighiero Boetti… ...Surrealismo francese... 
No, no. 
E’ una cosa seria. Questa enciclopedia di cui ti sto parlando non è un’enciclopedia qualunque. 
Questa sarà l’Enciclopedia con la E maiuscola. Nessun altra enciclopedia 
sarà in grado di competere con la nostra intelligenza 
mmmmmmmmmmmmmmmhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh
Oppure... 
Immaginiamo di andare in un ristorante. 
Un ristorante speciale. 
Quando arriviamo, ci portano in cucina. 
E ci dicono che questo è un nuovo concept, un nuovo ristorante. 
Noi dobbiamo cucinare. 
Ci dobbiamo servire da soli 
e dopo aver mangiato, dobbiamo sparecchiare e pulire la cucina. 
Dobbiamo anche pagare profumatamente (di questi tempi, i nuovi concepts non sono economici). 
E dopo averlo fatto ci sentiamo anche intelligenti e soddisfatti. 
Questo sarebbe un ristorante molto curioso, strano e decisamente speciale. 
Io non penso che farebbe molti soldi. 
E non sono nemmeno sicuro che alla gente piacerebbe molto. 
O forse no. 
Pensate ai mobili. 
Ikea ci ha convinti che un sistema di questo genere funziona molto bene e piace anche tanto...
Instagram vs Kodak. Wikipedia, Ikea… 
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Un hotel tradizionale vs Airbnb. 
Comprare un libro scritto da qualcun’altro, o pubblicare il proprio libro su Lulu. 
I voli low cost, le macchine Uber...
Noi viviamo in un mondo in cui la piramide di Maslow si è capovolta... 
Io mi alzo al mattino 
e controllo immediatamente quanti like ha ricevuto la mia ultima foto su Instagram. 
Il mio bisogno fisiologico è legato ai like della mia foto su Instagram. 
Il fatto che io non avrò mai una vita stabile o che non avrò mai la pensione, 
può aspettare. 
E’ qualcosa di veramente lontano.
Indubbiamente viviamo in un mondo curioso. 
Come trasmettere le conoscenze alle nuove generazioni, è complesso. 
Questo è quello di cui parleremo oggi...
Adesso che abbiamo inquadrato l’arena in cui ci muoveremo, 
vi mostrerò alcuni sistemi educativi che abbiamo sviluppato. 
Quindi, 
vi parlerò un po’ del nostro lavoro 
come vediamo le cose, etc.
Un paio di anni fa, 
l’Accademia di Design e Arti Visive Abadir 
(una scuola che si trova a Catania) e IdLab 
(uno studio di design di Milano) hanno iniziato 
un progetto sperimentale chiamato Whoami. 
qui, 
l’Etna...
Abbiamo fatto tantissimi esperimenti legati all’educazione con “Whoami”. 
Dopo tanti tentativi, adesso è un formato: lo usiamo abbastanza spesso 
e cerchiamo di migliorarlo di giorno in giorno
Usiamo il MOOC (massive open on-line course) 
“Design 101” come punto di partenza. 
Innanzittutto, qualche dato. 
Un corso della durata di 101 giorni 
101 video-cartoline / 101 pdf-lettere / 101 esercizi. 
Un sistema modulare, ripetuto ogni giorno, per 101 giorni.
Qui, il trailer che abbiamo fatto all’inizio....
Il sistema era semplice. 
Per 101 giorni, ogni giorno, una cartolina contenente un brief. 
E una lettera. 
Giorno dopo giorno, per 101 giorni...
Ogni giorno. 
Un video, e una (lunga) lettera...
Ora, qualche numero: 
42.895 studenti iscritti 
10.025 hanno iniziato il corso 
629 lo hanno completato 
350 hanno richiesto il certificato 
300 lavori inviati per la mostra finale 
100 sono venuti a Berlino per la mostra.
Se pensiamo al nostro MOOC, 
dovremmo focalizzarci sugli studenti che lo hanno completato. 
Quando si legge dei MOOCs, 
si pensa sempre agli studenti persi per strada. 
Veramente la questione dovrebbe essere capovolta... 
Perché l’hai completato? 
Come hai fatto a finire questo corso? 
Non ti senti un po’ strano?
Se pensate che i dati di prima siano sorprendenti, 
non avete ancora visto nulla...
Altri numeri interessanti. 
Quante persone? Quante ore? 
Quanto costa produrre un corso 
come Design 101?
Tre persone che sviluppano i contenuti degli esercizi e intrattengono gli studenti 
Tre persone che producono i materiali visual 
Due persone che realizzano i video 
Una persona che si occupa del suono 
Pressapoco, stiamo parlando di circa 6000 ore di lavoro 
Se paghi queste persone 10 euro all’ora, il totale fa 60.000 euro 
iversity ci ha dato 25.000 euro 
Quindi per fare tutto questo 
abbiamo perso 35.000 euro.
Se guardiamo i dati relativi agli studenti, 
il nostro MOOC è stato un fallimento. 
Se pensiamo al nostro lavoro (al numero di persone 
coinvolte, alle ore di lavoro, ai soldi che abbiamo 
perso), forse è anche peggio. 
Perché l’abbiamo fatto? 
Perché siamo felici? 
Perché quest’anno lo rifacciamo? 
Perché quest’anno facciamo anche un altro MOOC?
Nel trailer di Design 101, 
diciamo che il nostro obiettivo è quello di dare vita a una community. 
Non abbiamo mai detto di voler insegnare a migliaia di persone. 
Non abbiamo mai detto di voler fare una rivoluzione (nell’ambito dell’istruzione) 
Non abbiamo mai detto di voler diventare ricchi. 
Non abbiamo mai detto di voler lanciare una start up o cose del genere. 
Siamo stati estremamente chiari nel definire il nostro obiettivo. 
E questo è quello che abbiamo fatto.
Per dirla diversamente, 
ancora una volta abbiamo sperimentato una verità senza tempo: 
Nella vita tutto si può fare, ma ad un costo. 
Ora parliamo della community di Design 101. 
Vi do ancora qualche dato (ormai avrete capito che mi piacciono i numeri…): 
2936 persone nel nostro gruppo di Facebook 
6700 likes sulla pagina Facebook 
1429 followers su Twitter 
1523 + 1423 foto con gli hashtag #Design101 e #design101 Instagram
Abbiamo dato vita a una community di migliaia di persone. 
A loro noi piacciamo, a noi loro piacciono, insomma ci piacciamo a vicenda. 
Stanno aspettando i nostri nuovi corsi, ci vogliono dare una mano. 
Vogliono essere coinvolti. 
Una community. Di migliaia di persone. 
Questo non ha prezzo, no?
Come abbiamo fatto a creare 
questa community?
Abbiamo iniziato con un’idea molto chiara. 
Divertirci e condividere il nostro processo. 
Abbiamo speso tanto tempo/amore/energia 
per comunicare tutto quello ciò che riguarda Design 101. 
Alcune conversazioni iniziate offline 
sono continuate online, 
altre iniziate online sono continuate offline. 
Per la maggior parte del tempo 
ci siamo alimentati con la nostra energia, 
a volte positiva, altre volte negativa, 
il tutto per far crescere la community.
A un certo punto durante il corso, 
gli studenti ci hanno chiesto come sarebbe stato insegnare per un giorno. 
Questo è successo al giorno 98. 
E’ stato il punto di svolta. 
I nostri studenti sono diventati insegnanti. E lo hanno fatto perfettamente.
Qui il video che hanno fatto tutti insieme, 
e qui il link alla loro lettera.
Infine, c’è stato #blaueblumen, 
una mostra conclusiva alla designtransfer di Berlino. 
Circa 100 studenti sono arrivati da tutto il mondo. A loro spese.
E due mesi dopo, 
3 studenti sono venuti a Milano per aiutarci in studio ed imparare qualcosa di nuovo. 
Insieme hanno fatto un bellissimo archivio per Design 101 
e hanno lavorato duramente sulla comunicazione del nostro summer camp.
qui il link al nostro archivio favoloso...
e dopo abbiamo fatto: 
Architecture, Between the Sea and the Sky, 
un summer camp online / offline. 
La scorsa estate, in parte su Google+ e in parte con un workshop a Siracusa.
Per riassumere la nostra settimana a Siracusa...
Un altro grande progetto su cui stiamo lavorando 
è il Master Relational Design. 
La prima edizione è iniziata a Febbraio 2014.
La prima edizione è iniziata il giorno di San Valentino, 
ma stiamo preparando una seconda edizione per Gennaio 2015
A Gennaio avremo due master in partenza: 
la seconda edizione del Master Relational Design 
ed un nuovo Master chiamato Macchine Pensanti.
Macchine Pensanti 
parla di architettura. 
In un anno, 
gli studenti costruiscono una casa. 
Per davvero.
I nostri master 
sono divisi in moduli. 12 moduli in un anno. 
In generale abbiamo: 
12 mesi 
12 corsi 
12 partner diversi 
12 luoghi diversi 
12 brief diversi 
Quando ci incontriamo “offline”, 
è sempre in un luogo diverso in giro per l’Italia. 
Viaggiamo molto.
Ho già parlato di Design 101. 
Vi ho dato un’idea generale dei nostri master... 
Sono al momento i nostri progetti più importanti legati all’educazione. 
Gli altri (passati, presenti o futuri…) 
sono raccolti sul sito Whoami.
Ogni volta, 
ogni corso, ogni master è un esperimento. 
Miglioriamo i nostri format, facciamo cose migliori ad un costo inferiore. 
Passo dopo passo, 
ampliando le nostre competenze, 
ampliando i nostri network 
Siamo molto felici, 
ma allo stesso tempo siamo un po’ stanchi. 
Ovviamente sappiamo che una rivoluzione non è un party, però...
Cosa abbiamo imparato finora (1): 
Siamo tutti principianti. 
In questo campo, tutti sono principianti. 
Le persone che fingono di sapere, mentono.
Cosa abbiamo imparato finora (2): 
Insegnare cose complesse è tutto sommato semplice. 
Insegnare cose molto semplici è in realtà abbastanza complesso.
Cosa abbiamo imparato finora (3): 
Se si usano i social media per insegnare, 
la classe deve essere trasformata in una community. 
Nuovi strumenti richiedono nuove interazioni. 
A me, questo sembra buonsenso ma non molte persone lo hanno capito.
Cosa abbiamo imparato finora (4): 
Gli insegnanti sono i moderatori del gioco. 
Definiscono il campo d’azione e premono play.
Cosa abbiamo imparato finora (5): 
La riuscita di un corso è dato dalla qualità e dalla quantità 
di interazioni tra studenti e insegnanti. 
Tante interazioni. 
Tante interazioni di alta qualità. 
Abbiamo capito che questo non è negoziabile.
Cosa abbiamo imparato finora (6): 
C’è bisogno di situazioni, scuse e opportunità per studenti e insegnanti per incontrarsi di persona.
Cosa abbiamo imparato finora (7): 
Una scuola è una scuola. 
Una community è una community. 
Una scuola non è una community. Una community non è una scuola. 
Si può avere un’ottima community all’interno di una scuola, 
si può avere una buona scuola all’interno di una community… 
...ma una scuola non è una community e una community non è una scuola. 
I social media sono strumenti fantastici per sviluppare community. 
Possono essere usati in ambito educativo, ma danno il meglio nella creazione di community.
Alcune cose utili da sapere (1): 
facciamo cose che ci piacciono e che ci appassionano 
può sembrare ovvio, 
ma molte persone attorno a noi lavorano seguendo schemi diversi...
Alcune cose utili da sapere (2): 
si insegna e si impara attraverso racconti. 
“mitopoietica” è la parola chiave.
Alcune cose utili da sapere (3): 
accettiamo la sfida, 
compreso l’aspetto economico
Alcune cose utili da sapere (4): 
si impara facendo
Alcune cose utili da sapere (5): 
si impara dagli errori 
si accetta il fatto (doloroso) che il modo migliore per imparare è attraverso i propri errori
Alcune cose utili da sapere (6): 
si va passo dopo passo. 
un viaggio di mille chilometri inizia con un singolo passo. 
ci lavoriamo da cinque anni. 
e per far sì che tutto funzioni nel modo giusto, ci vorranno altri anni.
Alcune cose utili da sapere (7): 
si fa e si rifà migliorando col tempo
Alcune cose utili da sapere (8): 
si lavora con il network 
network è un’altra parola chiave utile e importante. 
come aggiungere nodi al nostro network (questa è una delle nostre ossessioni)
Alcune cose utili da sapere (9): 
si usano strumenti esistenti 
se esiste, non c’è bisogno di inventarlo
Alcune cose utili da sapere (12): 
si fanno cose divertenti
In ogni caso, qui potete saperne di più: 
The Community is the Message
E qui, ancora di più (uno dei nostri prossimi corsi):
Grazie per l’attenzione! 
Stefano Mirti / stefi_idlab 
on Facebook, Twitter, Instagram

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  • 2. Oggi, parlerò di come insegnare nel Mondo Nuovo
  • 3. Insegnare nel Mondo Nuovo è effettivamente una delle cose che più mi affascinano. Su questo tema ho anche scritto“Il Mondo Nuovo, guida tascabile”
  • 4. “Ma io non ne voglio di comodità. Io voglio Dio, voglio la poesia, voglio il pericolo reale, voglio la libertà, voglio la bontà. Voglio il peccato.” “Insomma” disse Mustafà Mond “voi reclamate il diritto di essere infelice.” “Ebbene, sì” disse il Selvaggio in tono di sfida “io reclamo il diritto d'essere infelice.” “Senza parlare del diritto di diventar vecchio e brutto e impotente; il diritto d'avere la sifilide e il cancro; il diritto d'avere poco da mangiare; il diritto d'essere pidocchioso; il diritto di vivere 135 nell'apprensione costante di ciò che potrà accadere domani; il diritto di prendere il tifo; il diritto di essere torturato da indicibili dolori d'ogni specie.” Ci fu un lungo silenzio. “Io li reclamo tutti” disse il Selvaggio finalmente Aldous Huxley Brave New World
  • 5. Pochi pensieri per inquadrare il tema Kodak al suo apogeo dava lavoro a 140.000 persone (solo in Rochester, NY). Grazie a questo, milioni di persone nel mondo , potevano divertirsi con la fotografia. Adesso Kodak non esiste più. Abbiamo Instagram. Grazie ad Instragram, milioni di persone nel mondo , possono divertirsi con la fotografia. Instagram da lavoro a 14 persone. Che fine hanno fatto gli altri (140.000 - 14) = 139.986?
  • 6. Immaginate se avessimo incontrato Jimmy Wales quindici anni fa. Come va Jimmy? Bene, grazie. Sto lavorando a una nuova enciclopedia. Bellissimo! E come funziona? E’ abbastanza semplice: immagina persone a caso che scrivono su argomenti a caso... Si… Persone a caso, che scrivono cose a caso, e come li pagheresti? Non li pagherei, lo farebbero per hobby. Centinaia di migliaia... Quindi… Mi stai parlando di centinaia di migliaia di persone a caso che scrivono cose a caso per divertimento... Sembra un opera d’arte concettuale. Come On Kawara, Alighiero Boetti… ...Surrealismo francese... No, no. E’ una cosa seria. Questa enciclopedia di cui ti sto parlando non è un’enciclopedia qualunque. Questa sarà l’Enciclopedia con la E maiuscola. Nessun altra enciclopedia sarà in grado di competere con la nostra intelligenza mmmmmmmmmmmmmmmhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh
  • 7. Oppure... Immaginiamo di andare in un ristorante. Un ristorante speciale. Quando arriviamo, ci portano in cucina. E ci dicono che questo è un nuovo concept, un nuovo ristorante. Noi dobbiamo cucinare. Ci dobbiamo servire da soli e dopo aver mangiato, dobbiamo sparecchiare e pulire la cucina. Dobbiamo anche pagare profumatamente (di questi tempi, i nuovi concepts non sono economici). E dopo averlo fatto ci sentiamo anche intelligenti e soddisfatti. Questo sarebbe un ristorante molto curioso, strano e decisamente speciale. Io non penso che farebbe molti soldi. E non sono nemmeno sicuro che alla gente piacerebbe molto. O forse no. Pensate ai mobili. Ikea ci ha convinti che un sistema di questo genere funziona molto bene e piace anche tanto...
  • 8. Instagram vs Kodak. Wikipedia, Ikea… E’ una lista lunga. Un hotel tradizionale vs Airbnb. Comprare un libro scritto da qualcun’altro, o pubblicare il proprio libro su Lulu. I voli low cost, le macchine Uber...
  • 9. Noi viviamo in un mondo in cui la piramide di Maslow si è capovolta... Io mi alzo al mattino e controllo immediatamente quanti like ha ricevuto la mia ultima foto su Instagram. Il mio bisogno fisiologico è legato ai like della mia foto su Instagram. Il fatto che io non avrò mai una vita stabile o che non avrò mai la pensione, può aspettare. E’ qualcosa di veramente lontano.
  • 10. Indubbiamente viviamo in un mondo curioso. Come trasmettere le conoscenze alle nuove generazioni, è complesso. Questo è quello di cui parleremo oggi...
  • 11. Adesso che abbiamo inquadrato l’arena in cui ci muoveremo, vi mostrerò alcuni sistemi educativi che abbiamo sviluppato. Quindi, vi parlerò un po’ del nostro lavoro come vediamo le cose, etc.
  • 12. Un paio di anni fa, l’Accademia di Design e Arti Visive Abadir (una scuola che si trova a Catania) e IdLab (uno studio di design di Milano) hanno iniziato un progetto sperimentale chiamato Whoami. qui, l’Etna...
  • 13. Abbiamo fatto tantissimi esperimenti legati all’educazione con “Whoami”. Dopo tanti tentativi, adesso è un formato: lo usiamo abbastanza spesso e cerchiamo di migliorarlo di giorno in giorno
  • 14. Usiamo il MOOC (massive open on-line course) “Design 101” come punto di partenza. Innanzittutto, qualche dato. Un corso della durata di 101 giorni 101 video-cartoline / 101 pdf-lettere / 101 esercizi. Un sistema modulare, ripetuto ogni giorno, per 101 giorni.
  • 15. Qui, il trailer che abbiamo fatto all’inizio....
  • 16. Il sistema era semplice. Per 101 giorni, ogni giorno, una cartolina contenente un brief. E una lettera. Giorno dopo giorno, per 101 giorni...
  • 17. Ogni giorno. Un video, e una (lunga) lettera...
  • 18. Ora, qualche numero: 42.895 studenti iscritti 10.025 hanno iniziato il corso 629 lo hanno completato 350 hanno richiesto il certificato 300 lavori inviati per la mostra finale 100 sono venuti a Berlino per la mostra.
  • 19.
  • 20. Se pensiamo al nostro MOOC, dovremmo focalizzarci sugli studenti che lo hanno completato. Quando si legge dei MOOCs, si pensa sempre agli studenti persi per strada. Veramente la questione dovrebbe essere capovolta... Perché l’hai completato? Come hai fatto a finire questo corso? Non ti senti un po’ strano?
  • 21. Se pensate che i dati di prima siano sorprendenti, non avete ancora visto nulla...
  • 22. Altri numeri interessanti. Quante persone? Quante ore? Quanto costa produrre un corso come Design 101?
  • 23. Tre persone che sviluppano i contenuti degli esercizi e intrattengono gli studenti Tre persone che producono i materiali visual Due persone che realizzano i video Una persona che si occupa del suono Pressapoco, stiamo parlando di circa 6000 ore di lavoro Se paghi queste persone 10 euro all’ora, il totale fa 60.000 euro iversity ci ha dato 25.000 euro Quindi per fare tutto questo abbiamo perso 35.000 euro.
  • 24. Se guardiamo i dati relativi agli studenti, il nostro MOOC è stato un fallimento. Se pensiamo al nostro lavoro (al numero di persone coinvolte, alle ore di lavoro, ai soldi che abbiamo perso), forse è anche peggio. Perché l’abbiamo fatto? Perché siamo felici? Perché quest’anno lo rifacciamo? Perché quest’anno facciamo anche un altro MOOC?
  • 25. Nel trailer di Design 101, diciamo che il nostro obiettivo è quello di dare vita a una community. Non abbiamo mai detto di voler insegnare a migliaia di persone. Non abbiamo mai detto di voler fare una rivoluzione (nell’ambito dell’istruzione) Non abbiamo mai detto di voler diventare ricchi. Non abbiamo mai detto di voler lanciare una start up o cose del genere. Siamo stati estremamente chiari nel definire il nostro obiettivo. E questo è quello che abbiamo fatto.
  • 26. Per dirla diversamente, ancora una volta abbiamo sperimentato una verità senza tempo: Nella vita tutto si può fare, ma ad un costo. Ora parliamo della community di Design 101. Vi do ancora qualche dato (ormai avrete capito che mi piacciono i numeri…): 2936 persone nel nostro gruppo di Facebook 6700 likes sulla pagina Facebook 1429 followers su Twitter 1523 + 1423 foto con gli hashtag #Design101 e #design101 Instagram
  • 27. Abbiamo dato vita a una community di migliaia di persone. A loro noi piacciamo, a noi loro piacciono, insomma ci piacciamo a vicenda. Stanno aspettando i nostri nuovi corsi, ci vogliono dare una mano. Vogliono essere coinvolti. Una community. Di migliaia di persone. Questo non ha prezzo, no?
  • 28. Come abbiamo fatto a creare questa community?
  • 29. Abbiamo iniziato con un’idea molto chiara. Divertirci e condividere il nostro processo. Abbiamo speso tanto tempo/amore/energia per comunicare tutto quello ciò che riguarda Design 101. Alcune conversazioni iniziate offline sono continuate online, altre iniziate online sono continuate offline. Per la maggior parte del tempo ci siamo alimentati con la nostra energia, a volte positiva, altre volte negativa, il tutto per far crescere la community.
  • 30. A un certo punto durante il corso, gli studenti ci hanno chiesto come sarebbe stato insegnare per un giorno. Questo è successo al giorno 98. E’ stato il punto di svolta. I nostri studenti sono diventati insegnanti. E lo hanno fatto perfettamente.
  • 31. Qui il video che hanno fatto tutti insieme, e qui il link alla loro lettera.
  • 32. Infine, c’è stato #blaueblumen, una mostra conclusiva alla designtransfer di Berlino. Circa 100 studenti sono arrivati da tutto il mondo. A loro spese.
  • 33. E due mesi dopo, 3 studenti sono venuti a Milano per aiutarci in studio ed imparare qualcosa di nuovo. Insieme hanno fatto un bellissimo archivio per Design 101 e hanno lavorato duramente sulla comunicazione del nostro summer camp.
  • 34. qui il link al nostro archivio favoloso...
  • 35. e dopo abbiamo fatto: Architecture, Between the Sea and the Sky, un summer camp online / offline. La scorsa estate, in parte su Google+ e in parte con un workshop a Siracusa.
  • 36. Per riassumere la nostra settimana a Siracusa...
  • 37. Un altro grande progetto su cui stiamo lavorando è il Master Relational Design. La prima edizione è iniziata a Febbraio 2014.
  • 38. La prima edizione è iniziata il giorno di San Valentino, ma stiamo preparando una seconda edizione per Gennaio 2015
  • 39. A Gennaio avremo due master in partenza: la seconda edizione del Master Relational Design ed un nuovo Master chiamato Macchine Pensanti.
  • 40. Macchine Pensanti parla di architettura. In un anno, gli studenti costruiscono una casa. Per davvero.
  • 41. I nostri master sono divisi in moduli. 12 moduli in un anno. In generale abbiamo: 12 mesi 12 corsi 12 partner diversi 12 luoghi diversi 12 brief diversi Quando ci incontriamo “offline”, è sempre in un luogo diverso in giro per l’Italia. Viaggiamo molto.
  • 42. Ho già parlato di Design 101. Vi ho dato un’idea generale dei nostri master... Sono al momento i nostri progetti più importanti legati all’educazione. Gli altri (passati, presenti o futuri…) sono raccolti sul sito Whoami.
  • 43. Ogni volta, ogni corso, ogni master è un esperimento. Miglioriamo i nostri format, facciamo cose migliori ad un costo inferiore. Passo dopo passo, ampliando le nostre competenze, ampliando i nostri network Siamo molto felici, ma allo stesso tempo siamo un po’ stanchi. Ovviamente sappiamo che una rivoluzione non è un party, però...
  • 44. Cosa abbiamo imparato finora (1): Siamo tutti principianti. In questo campo, tutti sono principianti. Le persone che fingono di sapere, mentono.
  • 45. Cosa abbiamo imparato finora (2): Insegnare cose complesse è tutto sommato semplice. Insegnare cose molto semplici è in realtà abbastanza complesso.
  • 46. Cosa abbiamo imparato finora (3): Se si usano i social media per insegnare, la classe deve essere trasformata in una community. Nuovi strumenti richiedono nuove interazioni. A me, questo sembra buonsenso ma non molte persone lo hanno capito.
  • 47. Cosa abbiamo imparato finora (4): Gli insegnanti sono i moderatori del gioco. Definiscono il campo d’azione e premono play.
  • 48. Cosa abbiamo imparato finora (5): La riuscita di un corso è dato dalla qualità e dalla quantità di interazioni tra studenti e insegnanti. Tante interazioni. Tante interazioni di alta qualità. Abbiamo capito che questo non è negoziabile.
  • 49. Cosa abbiamo imparato finora (6): C’è bisogno di situazioni, scuse e opportunità per studenti e insegnanti per incontrarsi di persona.
  • 50. Cosa abbiamo imparato finora (7): Una scuola è una scuola. Una community è una community. Una scuola non è una community. Una community non è una scuola. Si può avere un’ottima community all’interno di una scuola, si può avere una buona scuola all’interno di una community… ...ma una scuola non è una community e una community non è una scuola. I social media sono strumenti fantastici per sviluppare community. Possono essere usati in ambito educativo, ma danno il meglio nella creazione di community.
  • 51. Alcune cose utili da sapere (1): facciamo cose che ci piacciono e che ci appassionano può sembrare ovvio, ma molte persone attorno a noi lavorano seguendo schemi diversi...
  • 52. Alcune cose utili da sapere (2): si insegna e si impara attraverso racconti. “mitopoietica” è la parola chiave.
  • 53. Alcune cose utili da sapere (3): accettiamo la sfida, compreso l’aspetto economico
  • 54. Alcune cose utili da sapere (4): si impara facendo
  • 55. Alcune cose utili da sapere (5): si impara dagli errori si accetta il fatto (doloroso) che il modo migliore per imparare è attraverso i propri errori
  • 56. Alcune cose utili da sapere (6): si va passo dopo passo. un viaggio di mille chilometri inizia con un singolo passo. ci lavoriamo da cinque anni. e per far sì che tutto funzioni nel modo giusto, ci vorranno altri anni.
  • 57. Alcune cose utili da sapere (7): si fa e si rifà migliorando col tempo
  • 58. Alcune cose utili da sapere (8): si lavora con il network network è un’altra parola chiave utile e importante. come aggiungere nodi al nostro network (questa è una delle nostre ossessioni)
  • 59. Alcune cose utili da sapere (9): si usano strumenti esistenti se esiste, non c’è bisogno di inventarlo
  • 60. Alcune cose utili da sapere (12): si fanno cose divertenti
  • 61. In ogni caso, qui potete saperne di più: The Community is the Message
  • 62. E qui, ancora di più (uno dei nostri prossimi corsi):
  • 63. Grazie per l’attenzione! Stefano Mirti / stefi_idlab on Facebook, Twitter, Instagram