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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PADOVA
FACOLTA’ DI SCIENZE UMANE, SOCIALI E DEL PATRIMONIO CULTURALE
CORSO DI LAUREA IN COMUNICAZIONE
TESI DI LAUREA
LA FOTOGRAFIA RACCONTA:
VITA QUOTIDIANA DEGLI STUDENTI FUORISEDE
RELATORE: CH.MO PROF. VINCENZO ROMANIA
LAUREANDO: VINCENZO CALABRO’
ANNO ACCADEMICO 2014-2015
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 2
Indice
ABSTRACT INIZIALE………………………………………………....…4
INTRODUZIONE…………………………………………………….....…5
Cap. 1 - Storie di vita tra molti numeri e poche immagini.........................7
Cap. 2 - Metodologia……………………………….…….…………......12
Cap. 3 - Analisi dei dati……………………………..…….…….....……17
3.1 - Situazione al Nord……………………………….………..…...20
3.2 - Situazione al Centro…………………….…....…....………..….22
3.3 - Situazione al Sud e nelle Isole…………………....................…23
Cap. 4 - Conosci te stesso..………………………………………....…..25
4.1 - Liberare la mente………………………….………….….....….25
4.2 - Lo studio d’estate……………………………...…….……...…27
4.3 - Compagni di squadra, di stanza, di vita……..….……….…....29
4.4 - Volere è potere…………………………………....….…..……30
4.5 - Spensierata, bevuta in compagnia……………...…..…………32
4.6 - Tra un’amaca e una cyclette…………………...………......….34
4.7 - L’Amore ai tempi dell’Università……………......………..….35
4.8 - Prospettive nascoste……………………………..……...…….37
4.9 - Parete su post-it…………………………………..………..….39
4.10 - Pausa caffè……………………………………..…………....41
4.11 - Tramonto sull’isola……………………………..……….…..43
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4.12 - Orchestra di desideri………………………………………….45
4.13 - Pasticcio di pentole e piatti sporchi……………………..........47
4.14 - Scalinata in salita…………………………………………..…49
Cap.5 - Conclusioni……………………………………………………….52
Bibliografia………………………………………………………………..54
Sitografia……………………………………………………………….....54
Dediche……………………………………………………………………55
Ringraziamenti……………………………………………………………59
Allegato 1: Interviste…………………...……………….………………...60
Allegato 2: Album fotografico “conosci te stesso”….…………..……..…76
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 4
ABSTRACT INIZIALE
L’immagine parla: è musica, è profumo, è passione. La Fotografia, perciò,
è uno dei veicoli dell’interazione sociale più utilizzato al mondo. E come
tale, ha una sua rilevanza sociologica. In questo lavoro, cercherò di eviden-
ziare l’importanza delle immagini nel contesto della comunicazione. In par-
ticolar modo, racconterò tramite un album fotografico la vita universitaria
di 14 studenti fuorisede. Tenterò quindi di cogliere i modi di agire, di com-
portarsi e di relazionarsi da parte degli studenti, all’interno di un particolare
contesto sociologico, cioè quello della loro vita quotidiana. Verrà inoltre
data la giusta attenzione ai giudizi degli studenti nei confronti dei servizi
offerti dalle loro diverse università di provenienza, al fine di avere un’idea
generale di quali siano i punti deboli e quelli di forza, dei diversi enti che si
occupano di diritto allo studio.
Sosterrò la mie ipotesi con le interviste degli studenti che mi hanno gentil-
mente dedicato un po’ del loro tempo, ospitandomi nelle loro case, per
condividere insieme a me il loro punto di vista, ma soprattutto, la loro sto-
ria. Cercherò di sviluppare il tema della vita da fuorisede (e di conseguenza
imposterò le mie domande) su tre temi principali:
1) Sfida
2) Organizzazione
3) Cambiamento
La Fotografia è stata scelta come tecnica perché sviluppa la soggettività,
essendo un’arte visuale che riflette una componente emozionale, variabile
da soggetto a soggetto.
Nel corso di questa ricerca, andremo poi a scoprire come siano necessari,
almeno altri tre punti chiave per descrivere le vite degli studenti:
1) Tranquillità
2) Musica e Sport
3) Legami
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INTRODUZIONE
“Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca o colore dei vestiti,
chi non rischia,
chi non parla a chi non conosce”.
Comincia così, una delle più belle odi alla vita mai scritte. Questa poesia di
Martha Medeiros (spesso erroneamente attribuita a Pablo Neruda) descrive
alla perfezione l’insieme d’emozioni, sentimenti, e desideri che portano
uno studente a trasferirsi lontano da casa. Infatti, nella spasmodica rincorsa
(in alcuni casi, tranquilla passeggiata) per diventare dottore, ognuno di noi
è cambiato. C’è chi ha imparato a cucinare, chi ha iniziato a lavorare per
mantenersi gli studi e chi addirittura dice di essere riuscito a conoscere se
stesso per la prima volta. Perché come diceva la stessa Medeiros: “Essere
vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di re-
spirare.” Una scelta di questo tipo è una scelta coraggiosa, che andrebbe
perciò protetta, incoraggiata e tutelata, tanto dalla propria famiglia, quanto
dalle figure e dagli enti preposti.
Ma è davvero sempre così?
In questo lavoro, cercherò di raccontare le storie di 14 studenti fuorisede,
attuando uno studio sulla loro vita quotidiana. Per farlo, creerò un album
fotografico, grazie al quale proverò ad evidenziare, tramite la foto-
elicitazione, (tecnica che utilizza le foto come uno strumento per fare
emergere descrizioni più ricche delle esperienze) le loro esigenze e le loro
necessità. Per scoprire i bisogni del campione studiato, utilizzerò la decodi-
ficazione visiva di queste immagini ed il metodo dell’intervista, dandogli
così una voce ed un volto. Il carattere della ricerca sperimentale, come si
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 6
potrà a questo punto intuire, non sarà meramente socio-visuale (grazie alla
foto-elicitazione della self-photography), ma anche etnografico (attuando il
cosiddetto metodo dell'osservazione partecipante, in quanto chi scrive è
anch’egli uno studente fuorisede) e biografico (per via delle interviste che
permetteranno di andare molto oltre un semplice quiz standardizzato, ri-
spettando la privacy dei soggetti intervistati e creando così un rapporto di
fiducia tra ricercatore e soggetto studiato). A tal proposito, nel 2005 Penna-
cini scrisse:
“La tecnica di elicitazione attraverso foto-stimolo ha permesso di
raccogliere non solo storie di vita, ma ha anche consentito di mette-
re in atto un processo interattivo e collaborativo tra intervistatore e
intervistato. La fotografia, infatti, o meglio la sua interpretazione, è
influenzata dai vissuti soggettivi reciproci; il linguaggio non è so-
lamente un veicolo di senso, ma anche un suo costruttore. Così uti-
lizzata, la fotografia avvicina osservatore e osservato in una comu-
nicazione e interazione che non è altro che uno scambio di visuali:
il ricercatore può vedere le cose dal punto di vista del soggetto a cui
rivolge la sua osservazione, dei suoi vissuti e, soprattutto, della sua
particolare visione (o meglio, percezione) del mondo.” [1]
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 7
1. Storie di vita tra molti numeri e poche immagini.
L’Università è da sempre un bacino multiculturale di considerevole impor-
tanza. Ogni anno, infatti, sempre più studenti decidono di indirizzare il loro
futuro verso un percorso d’istruzione superiore con la speranza di migliora-
re le proprie aspettative lavorative. Visto l’aumento della competitività tra i
diversi Atenei, le Università diversificano le proprie offerte mettendo a di-
sposizione degli studenti molti più servizi. Infatti:
“L’obiettivo è duplice, per le Università attrarre studenti (una risor-
sa da considerarsi come scarsa e preziosa) da bacini territoriali
sempre più ampi, regionali, nazionali ed internazionali ed ampliare
le proprie strutture e opportunità di ricerca e finanziamento; per le
città ampliare le ricadute del sapere e supportare i mercati (immobi-
liare, commerciale e dei servizi) e i sistemi produttivi locali. Il co-
stante miglioramento qualitativo e la diversificazione delle presta-
zioni e dell’offerta (didattica, di ricerca, di promozione professiona-
le, di occasioni di svago e cultura) è sempre più un fondamentale
elemento di attrattività e dunque di rafforzamento reciproco delle
istituzioni in questione e del sistema sociale ed economico della cit-
tà.” [2]
(Arboretti, Franz, Marozzi e Salmaso, 2005)
Lo studio che andremo ad approfondire, si basa sull’idea di mettere in risal-
to il ruolo giocato dalle Università nei confronti degli studenti ed in parti-
colar modo dei fuorisede, senza i quali, le stesse Università non sarebbero
il bacino multiculturale che rappresentano. Pur in presenza di una notevole
mole di dati e conoscenze disponibili sugli studenti di diversi Atenei, sui si-
stemi di servizi ed offerte delle Università e delle istituzioni locali (opzioni
post laurea, borse di studio e di ricerca, borse per l’estero, master) questa
ricerca nasce dalla necessità di attuare un’analisi critica ed interpretativa
che colleghi il dato quantitativo sugli studenti con quello qualitativo delle
stesse offerte. Le differenze tra Nord e Sud nell’ambito dell’istruzione sono
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state ampiamente dimostrate. Siamo in possesso di molteplici dati Istat che
testimoniano il divario tra le due aree geografiche. Ma ciò come si riper-
cuote concretamente sul vissuto quotidiano degli studenti?
Sarà questa, la principale domanda a cui si cercherà di rispondere durante
lo sviluppo di questa ricerca sperimentale.
Magni (1994) rappresenta un primo studio sull’impatto socio-economico
degli studenti universitari nel contesto cittadino in cui sono posti.
L’indagine fa riferimento all’Ateneo di Pavia, risale al 1990 e non è stata
più aggiornata. [3] In precedenza, Valussi (1988) [4] e Hamende (1990) [5]
si sono occupati dell’impatto socio-economico di particolari strutture uni-
versitarie o para-universitarie, ma non degli studenti nello specifico. Più re-
centemente, Moretti (2002) si è occupato dell’impatto economico
dell’Università di Udine ma sempre da un punto di vista più generale, senza
un focus privilegiato verso gli studenti. [6]
Dati più recenti e mirati sugli studenti si possono ottenere consultando due
inchieste condotte sui forum del sito studenti.it (che da anni si occupa delle
esigenze degli studenti, universitari e non, di tutta Italia) sulle città di Mila-
no, Roma, Torino, Napoli e Bologna per gli anni 2009 e 2010. Lo scopo, è
quello di conoscere fino in fondo il mondo di chi studia lontano da casa per
far conoscere a tutti le difficoltà di migliaia di studenti:
“Ogni anno, un piccolo grande esercito di ragazzi e ragazze, dopo
aver preso la maturità, fa armi e bagagli e si trasferisce in un'altra
città per proseguire gli studi universitari. A casa rimangono gli ami-
ci, la ragazza, la famiglia. Inizia una nuova vita. Ma la vita da fuori-
sede è tutt'altro che una passeggiata. […] Affitti alle stelle, tasse
universitarie, i libri, il cibo, i trasporti. Costa tanto vivere da fuori-
sede, e la crisi economica rischia di peggiorare ulteriormente la si-
tuazione, soprattutto nelle grandi città. […] Bacheche che rischiano
di crollare sotto il peso degli annunci, foglietti appesi ovunque con i
numeri di cellulare scritti su linguette ritagliate a mano. E' questo il
panorama che si presenta davanti a tutti i fuorisede che all'inizio
dell'anno accademico cercano un alloggio. Tra collegi, case dello
studente, progetti speciali e cooperative. Secondo i nostri sondaggi,
in alcune città come Milano e Roma l'affitto arriva a pesare per
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 9
l'80% sulle spese medie mensili degli studenti fuorisede (che sono
tantissimi, più di 50.000 nella sola Milano). A Roma per una singo-
la si può arrivare a pagare 700 euro. […] Prezzi folli, e come se non
bastasse, il 95% delle case affittate su tutto il territorio italiano a
studenti universitari, risulterebbero in nero, per evadere il fisco. So-
no in tanti a lamentarsi di questa situazione e a richiedere più con-
trolli. […] I fuorisede fanno richieste per un posto letto nelle case
dello studente, ma la disponibilità è limitata. Secondo i dati forniti
dal Ministero dell’Istruzione il primo giugno del 2010, a fronte di
un esercito di 702.412 studenti fuorisede, i posti-letto a disposizione
nelle strutture sono soltanto 46.834. Il sistema universitario italiano
nel suo complesso offre posti letto in strutture organizzate solo per
il 2% degli studenti fuorisede, contro il 10% di Francia e Germania
e il 20% di Danimarca e Svezia. E i tagli al sistema università non
lasciano presagire nulla di buono per il futuro. Inevitabile quindi
cercare una camera o un appartamento in affitto nel mercato privato
per chi va a studiare lontano da casa. […] Il peso delle spese d'affit-
to incide sul budget degli universitari tra il 50 e l'80% della dispo-
nibilità economica degli studenti. Un problema grosso e sottovalu-
tato, che rischia di incidere negativamente sugli atenei, in particola-
re sul numero di nuovi iscritti. Se una città si dimostra troppo cara e
non a misura di studente, una buona parte di potenziali nuove ma-
tricole si orienterà verso città più piccole, dove si riesce a vivere
con meno.” [A]
Se i dati statistici sono spesso la "fotografia" di come l'Università accoglie
gli studenti, ancor più interessante è andare a scoprire come gli studenti de-
scrivono grazie ad un'immagine la loro esperienza universitaria, attraverso
una ricerca visuale che racchiude in sé un progetto molto ambizioso. Patri-
zia Faccioli nel suo Manuale di Sociologia Visuale scriveva (citando Har-
per): “Noi pensiamo e fotografiamo attraverso le nostre lenti culturali.
Dobbiamo imparare a vedere attraverso le lenti culturali dell’Altro.” [7] Ed
ecco il successivo obiettivo di questa ricerca visuale: andremo a trasforma-
re le fotografie degli studenti in contesti sociologici. Sempre Harper diceva
a tal proposito: “Fotografare significa raccogliere informazioni, ma le in-
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formazioni devono essere create, organizzate e presentate nei termini di
idee che si possano verbalizzare.” [ibid.]
La nascita di questa ricerca sperimentale fonda le sue basi sulla totale as-
senza di ricerche socio-visuali che descrivano la vita quotidiana degli stu-
denti fuorisede. Ciò, testimonia infatti quello che scrissero Losacco e Fac-
cioli a quattro mani, nel Nuovo Manuale di Sociologia Visuale:
“La vista è il senso privilegiato per la conoscenza del mondo. Si è
detto anche che viviamo in un mondo sempre più pervaso dalle
immagini e dalla tecnologia della visione. L’industria
dell’informazione e quella dell’intrattenimento fondano la comuni-
cazione con il pubblico sui testi fotografici o filmici. Eppure, ancora
oggi, la sociologia, pur avvicinandosi timidamente e con sospetto
alle tecniche visuali, non ha ancora di fatto colmato un vuoto che
diventa sempre più evidente. A tanti anni di distanza valgono pur-
troppo ancora le parole di Wagner del 1979: Le immagini giocano
da sempre un ruolo importante per la comprensione del mondo e
l’interazione sociale, tuttavia le loro funzioni euristiche hanno preso
posto piuttosto fuori che dentro le scienze sociali.” [8]
Al fine di usufruire della possibilità di pubblicare alcune particolari imma-
gini che ritraggono il volto degli intervistati, dovrò far firmare una liberato-
ria ai soggetti interessati, cogliendo il suggerimento di Annalisa Frisina, che
nel suo libro Ricerca visuale e trasformazioni socio-culturali spiega come
far firmare subito questa liberatoria per l’uso delle immagini può essere li-
mitante. Scrive infatti:
“Puntare all’inizio su un approccio formale e legalistico può essere
sospetto per alcuni attori sociali (ad esempio con scarso capitale so-
ciale). Inoltre, nella mia esperienza presentare queste questioni
oralmente e solo in un secondo momento preparare e sottoporre la
liberatoria da firmare ha permesso di chiarire maggiormente molte
questioni (che non vengono risolte magicamente con una firma).”
[9]
Infine, non aver fretta di ottenere la firma dei partecipanti, ma negoziare
con loro ciò che era stato pensato a tavolino dal ricercatore, ha permesso di
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 11
adattare le liberatorie in modo che fossero più appropriate nel contesto em-
pirico individuato per la ricerca.
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2. Metodologia
In questa ricerca si cercherà di sviluppare il tema della vita degli studenti
fuorisede utilizzando la voce degli universitari stessi. A tal proposito, inter-
viene la possibilità di scegliere uno scatto fotografico che rappresenta
idealmente la vita da fuorisede di ognuno degli studenti intervistati. La tec-
nica scelta per mettere in risalto le differenti soggettività, è quella
dell’analisi fotografica attraverso la foto-elicitazione, in quanto la fotogra-
fia è un’arte visuale che riflette una componente emozionale variabile da
soggetto a soggetto. L’analisi dei dati si dovrà quindi circoscrivere a quelli
che sono gli aspetti economici e di gradimento da parte degli studenti, ri-
guardo ai servizi proposti dall’Università. Il campione studiato sarà forma-
to da ragazzi provenienti da sette diversi atenei, sparsi in tutta Italia (tra cui
la sede linguistica dell’ateneo di Siena e una sede distaccata dell’Università
degli Studi di Messina situata a Caltagirone). Inoltre, per rendere la ricerca
più omogenea possibile, verranno intervistati un uomo e una donna per
ognuno dei seguenti atenei. Partendo da quella più a Nord e scendendo per
lo stivale, passando anche per le isole, le Università in questione sono:
1) Università degli Studi di Padova
2) Università degli Studi di Pavia
3) Università di Bologna
4) Università degli Studi di Siena (e Università per Stranieri di Siena)
5) Università della Calabria
6) Università degli Studi di Cagliari
7) Università degli Studi di Messina (e Sede di Caltagirone)
Al fine di rispettare la privacy degli intervistati (e in quanto non rilevante
allo scopo di ricerca) i loro nomi non saranno resi pubblici, tranne nel caso
in cui gli stessi non ne manifestino apertamente il desiderio, firmando un
consenso scritto per il trattamento dei dati e delle foto che ne ritraggono ri-
conoscibilmente il volto. L’intervista proposta presenta un’ampia articola-
zione per quel che concerne alcuni importanti aspetti, come quelli relativi
all’ubicazione spaziale dei luoghi di svago o di acquisto di generi alimenta-
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 13
ri e non alimentari. La modalità di raccolta dati consente (inoltre) di inda-
gare aspetti rilevanti della presenza degli studenti in città e generalmente
difficili da stimare quali le spese di vitto e alloggio dei fuorisede. Ulteriore
peculiarità dell’intervista è quella di richiedere non solamente se un certo
servizio viene utilizzato (es. gli impianti sportivi dell’Università) ma anche
se tale servizio riscuote i favori dello studente, richiedendo di specificare
eventuali motivi di insoddisfazione. Questi aspetti fanno sì che il questiona-
rio non sia semplicemente uno strumento che fotografa la situazione cor-
rente, ma un mezzo che abbia proficuo impiego da parte del governo uni-
versitario e cittadino al fine di migliorare l’offerta di servizi per gli studen-
ti. Nel formulare le domande, eviterò qualsiasi tipo di bias, consapevole del
fatto che la mia esperienza da studente fuorisede è differente da qualsiasi
altro soggetto nella mia condizione. Ogni intervistato mi fornirà una foto
che meglio rappresenta e identifica la sua condizione di studente fuorisede.
Successivamente me ne darà una breve descrizione per la creazione di un
album fotografico, per poi approfondire in seguito il significato che la stes-
sa ha per il soggetto.
Sono state poste quarantasei domande identiche a tutti e quattordici i sog-
getti:
Ciao *****, grazie per avermi concesso un po’ del tuo tempo, so bene
che la sessione estiva è alle porte. Inizieremo con qualche domanda
molto semplice, per poi entrare più nello specifico. Pronto/a per co-
minciare?
1) Da dove arrivi?
2) In quale Università studi adesso?
3) Ti va di raccontarci il perché di questa scelta?
4) Adesso parliamo un po’ della foto che hai scelto per
l`intervista. Me ne daresti una descrizione?
5) Che cosa esprime questa immagine?
6) Tra le centinaia di scatti che ognuno ha della propria vita,
perché hai scelto proprio questa foto per rappresentarti?
7) Cosa ti va di raccontarci della tua famiglia?
8) Che ruolo hanno avuto i tuoi genitori nella tua scelta uni-
versitaria?
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9) Hai potuto iscriverti all`Università grazie al contributo
economico di uno o di entrambi i tuoi genitori?
10) Lavori?
11) Se lavori, riesci a mantenerti autonomamente gli studi?
12) Dove vivi?
13) Sei solo/a o condividi la tua abitazione con qualcuno?
14) Quanto paghi d’affitto?
15) Se vivi in un appartamento privato, ti è stato proposto un
regolare contratto d`affitto?
16) In media, quanti soldi spendi al mese per mantenerti?
17) Dove acquisti i generi alimentari e i beni di prima necessi-
tà?
18) Fai shopping?
19) Quanto spesso acquisti beni di seconda necessità?
20) Mediamente, quante volte a settimana esci la sera?
21) Quali sono i tuoi luoghi ricreativi preferiti?
22) Frequenti cinema, caffè letterari, discoteche?
23) Se sì, quante volte a settimana?
24) Usufruisci di particolari sconti grazie alla tua Università?
25) Quali sono i mezzi di trasporto che utilizzi per muoverti
nella tua città universitaria?
26) Hai diritto a particolari riduzioni per l’uso di mezzi pub-
blici?
27) Quanto spesso torni dalla tua famiglia?
28) Con quali mezzi di trasporto?
29) Pratichi sport?
30) Se sì, quali ed eventualmente dove?
31) Utilizzi servizi particolari offerti dall’Università (Centri
sportivi, mense, biblioteche)?
32) Se sì, esprimi un tuo parere a riguardo.
33) Secondo te, cosa potrebbe fare l`Università per migliorare
la tua esperienza da fuorisede?
34) Sei beneficiario/a di borsa di studio?
35) Hai affrontato un periodo di mobilità internazionale grazie
alla tua Università?
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36) È stato molto difficoltoso il distacco emotivo dal proprio
ambiente familiare?
37) Che impatto ha avuto la distanza da parenti, amici, part-
ner?
38) Eri autonomo/a e autosufficiente prima di andare
all`Università?
39) Hai trovato difficoltà con i problemi quotidiani?
40) Se sì, come hai fatto a risolverli?
41) Secondo te, quali sono gli aspetti positivi che comporta
studiare lontano da casa?
42) In particolare, quali sono stati nel tuo caso?
43) Personalmente, credi di essere cambiato/a affrontando
quest`esperienza?
44) In meglio o in peggio?
45) Sei contento/a della tua scelta?
46) L`ultima domanda, la più difficile: Oggi, la rifaresti?
Sei stato gentilissimo/a, il tuo aiuto è stato molto prezioso. Buona for-
tuna per i tuoi studi.
Ho scelto di intervistare ragazzi provenienti da tutta Italia per avere delle
opinioni differenti da persone nate e cresciute in diversi contesti, in quanto
gli ambiti culturali hanno influito sui modi di agire e di fare di ognuno di
loro. Sono sette uomini e sette donne – due per ateneo – anche per non ave-
re una differenza nei sessi scelti tra i campioni intervistati. Infatti, non è
detto che questa componente non possa influire sulle risposte date alle mie
domande. Le interviste sono autobiografiche e si basano sulle esperienze
personali dei soggetti. Sette degli intervistati hanno affrontato l’intervista
face-to-face, chi in spiaggia, chi al bar, chi nella propria casa, a seconda dei
luoghi a loro preferiti, in modo tale da metterli a proprio agio durante
l’intervista. Le altre sette interviste, invece, per ovvi motivi di distanza, si
sono svolte telefonicamente, e perciò, non mi hanno permesso di cogliere
messaggi, segnali e gesti tipici della comunicazione non verbale.
Una settimana prima dell’inizio delle interviste, è stato richiesto a tutti gli
intervistati di scattare una foto che rappresentasse la loro condizione di stu-
denti fuorisede. Il tema della fotografia è stato assolutamente libero da vin-
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 16
coli, se non quello di raccontarsi nella propria particolare quotidianità. Ciò
ha permesso di creare un album fotografico, formato da 14 fotografie che
raccontano 14 storie di vita assolutamente uniche e personali. Gli studenti
hanno infatti immortalato tramite il proprio smartphone, attimi di vita che li
accompagnano ogni giorno. In questo modo hanno potuto catturare un par-
ticolare momento nell’attimo esatto in cui accadeva, senza doverlo studiare
a tavolino. Semplicemente immortalandolo, così come farebbero con una
qualsiasi foto delle proprie vacanze. Successivamente, si sono così potute
svolgere le interviste, ottenendo risposte più approfondite sulla scelta delle
foto e sul significato delle stesse.
Ho dunque raccolto le 644 differenti risposte alle mie domande, dividendo
gli intervistati in tre aree geografiche:
- Nord: Veneto e Lombardia
- Centro: Emilia Romagna e Toscana
- Sud e Isole: Calabria, Sardegna e Sicilia
Potendo così cogliere le più evidenti differenze a livello geografico per
quello che riguarda i servizi offerti e la soddisfazione degli studenti stessi.
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 17
3. Analisi dei dati
Dalla prima domanda: “Da dove arrivi?”, il campione è stato così rappre-
sentato:
STUDENTE PROVENIENZA UNIVERSITA’ KM FACOLTA’
MASCHIO VENETO, GUARDA VENETA (RO) PADOVA 64 INGEGNERIA
FEMMINA PUGLIA, CISTERNINO (BR) PADOVA 852 MEDIAZIONE LINGUISTICA
MASCHIO VALLE D’AOSTA, AOSTA PAVIA 221 MEDICINA
FEMMINA LOMBARDIA, CREMONA PAVIA 98 GIURISPRUDENZA
MASCHIO EMILIA ROMAGNA, CASTELVETRO PIACENTINO (PC) BOLOGNA 149 LETTERE
FEMMINA LOMBARDIA, CASALPUSTERLENGO (LO) BOLOGNA 164 ASTRONOMIA
MASCHIO CAMPANIA, PADULA (SA) SIENA 574 MEDIAZIONE LINGUISTICA
FEMMINA CAMPANIA, SORRENTO (NA) SIENA 467 COMUNICAZIONE
MASCHIO CALABRIA, NICOTERA (VV) COSENZA 133 CHIMICA
FEMMINA CALABRIA, SAN FERDINANDO (RC) COSENZA 127 SCIENZE DELL’EDUCAZIONE
MASCHIO EMILIA ROMAGNA, PIACENZA CAGLIARI 826 ODONTOIATRIA
FEMMINA SARDEGNA, NUORO CAGLIARI 180 BIOLOGIA
MASCHIO CALABRIA, PALMI (RC) MESSINA 47 LETTERE
FEMMINA CALABRIA, GIOIA TAURO (RC) MESSINA CT. 220 FISIOTERAPIA
SUD E ISOLE: CALABRIA,SICILIA,SARDEGNA CENTRO: TOSCANA,EMILIA NORD: VENETO,LOMBARDIA
Ciò evidenzia subito come non tutti i fuorisede siano uguali nella loro con-
dizione. Infatti, come possiamo notare confrontando i dati rinvenuti e ri-
cordando che vengono considerati fuorisede “Studenti che risiedono in un
Comune la cui distanza dalla sede del corso frequentato sia percorribile,
con i mezzi di trasporto pubblico, in un tempo superiore a novanta minuti”
noteremo subito come per molti, non solo in virtù della grande distanza, ma
anche a causa degli scarsi e poco funzionali mezzi di collegamento, sia
quasi impossibile tornare di frequente nel proprio paese natale. La seconda
domanda: “In quale Università studi adesso?” ci dimostra come alcuni di
loro, studiano anche a più di 800Km di distanza, e ciò dimostra che molto
spesso andare a studiare all’Università diventa un’occasione per trasferirsi
in un'altra regione d’Italia. Dalle risposte alla terza domanda: “Ti va di rac-
contarci il perché di questa scelta?” noteremo infatti, come gli studenti si
sono trasferiti per la voglia di cambiare città o il desiderio di affrontare un
particolare indirizzo di studi. M.Pad ci rivela: “E’ molto prestigiosa
(l’Università, ndr) e sicuramente la laurea qui, la vedo di valore aggiunto
rispetto ad altre Università più vicine al mio paese.” Anche i più scettici,
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col passare del tempo si sono ricreduti. F.Pad: “In realtà, devi sapere che
Padova non è stata la mia prima scelta. Poi appena sono arrivata a Padova,
la mia delusione si è trasformata in gioia, perché è stato amore a prima vi-
sta con la città: una città dinamica, a misura di studente, ma soprattutto bel-
lissima con i suoi luoghi caratteristici pregni di arte.” Fortunatamente,
stando a quanto dichiarato nell’ottava domanda: “Che ruolo hanno avuto i
tuoi genitori nella tua scelta universitaria?”, nessuno degli intervistati è sta-
to obbligato nella scelta del proprio indirizzo di studi da parte dei genitori,
che sono invece stati comprensivi nel sostenere le scelte dei propri figli.
M.Pav: “La mia scelta l'ho fatta da solo e i miei erano d'accordo e orgoglio-
si della scelta e della riuscita del test per accedervi (a Medicina, ndr).” Ov-
viamente non manca qualche piccolo rimpianto. F.Pav: “I miei genitori
hanno studiato economia e avrebbero voluto che una delle due figlie se-
guisse la loro strada ma così non è stato. Tuttavia, sono contenti della mia
scelta (Giurisprudenza, ndr) e mi appoggiano nel mio percorso formativo.”
La domanda successiva: “Hai potuto iscriverti all`Università grazie al con-
tributo economico di uno o di entrambi i tuoi genitori?” ci fa capire quanto
siano stati importanti gli aiuti economici dei genitori, infatti la maggior par-
te degli intervistati ha potuto iscriversi all’Università solo grazie a questi
ultimi. Non tutti ne sono entusiasti, anzi. M.Bol. afferma: “Se ne avessi la
possibilità ne farei volentieri a meno.” Chi può, infatti, evita di farsi aiuta-
re, lavorando e integrando le entrate con la borsa di studio. F.Sie: “No, è
grazie al contributo economico dell’Università.” Il loro desiderio di indi-
pendenza è sottolineato dalle risposte alla domanda numero 10: “Lavori?”
Molti di loro lavorano o hanno intenzione di cercare lavoro al fine di man-
tenersi gli studi. M.Sie: “Al momento non sto lavorando, ma quando posso
lavoro come cameriere o come barman; non riesco a coprire tutte le spese,
ma sono un buon contributo per le spese di generi primari o secondari.”
Ovviamente c’è anche chi pensa che un impegno lavorativo sia troppo dif-
ficile da affiancare ad un impegno didattico. F.Cos: “No, non lavoro perché
i miei genitori riescono fortunatamente a mantenermi economicamente ed
io preferisco concentrarmi sugli studi così da potermi laureare nel minor
numero di anni possibile.” Nonostante ciò, tra chi lavora, pochissimi rie-
scono a mantenersi autonomamente gli studi. Ciò è sottolineato dalle rispo-
ste alla domanda numero 11: “Se lavori, riesci a mantenerti autonomamente
gli studi?” F.Pav risponde: “I lavoretti saltuari che svolgo non mi permetto-
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no di dare contributi per i miei studi.” Sono molto rare le eccezioni, e nella
maggior parte dei casi, necessitano sempre di un aiuto economico da parte
dell’Università. M.Pad: “È grazie a questo (il lavoro, ndr) e alla borsa di
studio ricevuta che riesco a mantenermi gli studi.” Sulle spalle dei genitori,
gravano quindi le spese di vitto e alloggio degli studenti, che per via del ca-
ro-prezzi degli affitti e della crisi economica, sono salite vertiginosamente.
Si va dai circa 160 Euro di chi studia in un condominio con altre tre perso-
ne al Sud, ai 450 Euro chiesti a Bologna per un monolocale. (domande
n°12-13-14). Dalla domanda numero 16: “Quanto spendi al mese per man-
tenerti?” potremo notare come i costi di gestione salgono da un minimo di
50€ per chi ha la possibilità di farsi fare la spesa da i genitori durante il
week-end ad un massimo di 500€ per chi vive a molti chilometri da casa.
M.Cos mi spiega l’importanza dello “scatolo” - rigorosamente al maschile -
il famoso pacco pieno di viveri che le mamme (in particolar modo quelle
meridionali) inviano ai propri figli: “Per quanto riguarda l’economia, cerco
sempre di pormi dei limiti. L’ affitto è un po' alto, e cerco di risparmiare
per andare incontro alle nostre esigenze. Per uno studente fuorisede la
mamma è indispensabile. Ho una valigia piena di qualsiasi genere alimen-
tare. Non mi fa mancare nulla. Così come i miei coinquilini. È talmente
tanta roba che per 4 persone basta per un mese. In questo modo non com-
pro nulla per mantenermi.” M.Cagl (e non è l’unico) deve invece fare i con-
ti con le spese di chi vive a molti chilometri da casa: “Spendo in media 500
euro mensili.” Parecchi, su una ipotetica busta-paga di 1300 Euro e magari
con un altro figlio all’Università da mantenere. Dalla domanda numero 15:
“Se vivi in un appartamento privato, ti è stato proposto un regolare contrat-
to d`affitto?” è emerso come i contratti d’affitto in nero sono un modo per
risparmiare, ma ovviamente comportano un’evasione fiscale. Quest’ultima
è conveniente per chi affitta, ma non per chi paga l’affitto, in quanto non
può dimostrare di essere uno studente fuorisede e di conseguenza parteci-
pare ai bandi per le borse di studio regionali. La domanda numero 17: “Do-
ve acquisti i generi alimentari e i beni di prima necessità?” ci ha permesso
di capire come gli studenti cercano di risparmiare. Alcuni genitori fanno la
spesa ai propri figli per agevolarli economicamente. F.Cagl, ad esempio, ci
dice: “Mamma fa un salto da me una volta a settimana e mi compra tutto il
necessario.” Altri genitori inviano soldi agli studenti, con cui acquistano i
beni di prima necessità in grandi Discount a prezzi più bassi, non trovando
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sempre benefici sperati. M.Sie infatti ci spiega: “Siena è una città molto ca-
ra, anche facendo la spesa nei grandi super mercati come faccio io (Pam,
Coop, Conad) si spende molto!” Altri ancora acquistano i beni primari (per
comodità e vicinanza da casa) in costosi mini-market. M.Pad ci racconta:
“Li compro (i generi alimentari, ndr) nel supermercato sotto casa, perché
più comodo da raggiungere rispetto ai grandi discount.” Grazie alla do-
manda numero 18: “Fai shopping?” possiamo notare come gli intervistati
evitino di fare shopping per non gravare ulteriormente sulle tasche dei pro-
pri genitori. M.Cos: “No, lo faccio (shopping, ndr) al mio paese, dove pos-
so risparmiare.” M.Bol: “No, mai. Ci pensano i miei (genitori, ndr).” Solo
pochi di loro si concedono qualche bene di seconda necessità ogni tanto,
come ben evidenziato dalle risposte ottenute alla domanda 19: “Quanto
spesso acquisti beni di seconda necessità?.” F.Pad spiega: “Molto raramen-
te, quando esco la sera. In generale, evito le spese inutili e cerco di conte-
nerle quando posso.” Altri invece (in particolar modo le ragazze) non rie-
scono proprio a farne a meno. Ad esempio F.Cagl: “Molto spesso, diciamo
che fare shopping è la mia terza passione (dopo la medicina e la musica,
ndr).
Abbiamo visto quanto costa vivere da fuori sede e cosa fanno i ragazzi per
risparmiare. Ma quali sono le agevolazioni per gli studenti previste dalle
varie Università?
3.1 Situazione al Nord
Estrapolando le risposte alle interviste in nostro possesso, noteremo come
la situazione al Nord sia molto positiva a livello di servizi offerti. Diversi
intervistati sono beneficiari di borsa di studio (domanda n°34) e molti di lo-
ro hanno diritto a particolari sconti in alcune attività commerciali e centri
ricreativi. Ad esempio, alla domanda numero 24: “Usufruisci di particolari
sconti grazie alla tua Università?” F.Pad risponde: “Sì, l’Università ha varie
convenzioni con molte attività commerciali e centri ricreativi delle città e
dei dintorni, grazie alle quali si può usufruire di sconti per studenti.” Anche
M.Pav è di questo avviso: “Abbiamo avuto lo sconto sul biglietto Expo”.
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Per quanto riguarda i mezzi pubblici, dalle risposte alla ventiseiesima do-
manda: “Hai diritto a particolari riduzioni per l’uso di mezzi pubblici?” è
stato appurato che gli studenti hanno diritto ad una riduzione
sull’abbonamento mensile. M.Pav spiega: “La tessera line che garantisce
un abbonamento annuo al servizio dei bus pubblici.” Conferma la stessa
versione F.Pav: “Si, lo sconto studenti.” Come si può notare dalle risposte
alla domanda 31: “Utilizzi servizi particolari offerti dall’Università (Centri
sportivi, men-se, biblioteche)?” i servizi sono molti e variegati grazie alla
presenza di residenze, mense, biblioteche, aule studio dotate di Wi-Fi e
centri sportivi. F.Pad ci racconta: “Ho utilizzato la mensa durante il primo e
secondo anno di università, quando usufruivo di borsa di studio. Il terzo
anno non ci sono più andata perché preferivo cucinare a casa. Ogni tanto
mi fermo a studiare in biblioteca. Lo scorso anno ho beneficiato anche di
un posto letto in residenza universitaria.” M.Pad concorda: “I servizi che
utilizzo sono i più svariati a partire dalla mensa: ne faccio uso una volta al
giorno (è grazie a questa se mangio). Centri sportivi molto di rado, nelle
biblioteche o nelle aule studio mi conoscono in quanto ci vado spesso a
studiare o a parlare con i miei amici. Usufruisco anche della residenza uni-
versitaria.” Alla domanda numero 32: “Se si, esprimi un tuo parere a ri-
guardo.” M.Pad risponde: “Devo dire che i servizi offerti mi aggradano,
sono molto utili per gli studenti lontani da casa o fuorisede.” F.Pav: “La
mia università la reputo ben attrezzata ed organizzata”. Perciò possiamo af-
fermare che una parte degli studenti è abbastanza soddisfatto dei servizi of-
ferti. Nella domanda numero 33: “Secondo te, cosa potrebbe fare
l`Università per migliorare la tua esperienza da fuorisede?” la restante parte
si è potuta esprimere sottolineando le proprie necessità. F.Pad spiega:
“Penso che il servizio mensa andrebbe un po’ migliorato nella qualità, per-
ché alcune offrono del cibo discreto. La scelta è sempre ampia, ma poco
varia nel lungo periodo di tempo. Quindi se ci vai tutti i giorni ogni setti-
mana mangi sempre le stesse cose. Le biblioteche e le aule studio sono tan-
te, sparse per tutta la città. Io preferisco le biblioteche dei dipartimenti per-
ché sono meno affollate delle aule studio, sono spesso più piccole e quindi
c’è meno via vai di gente. Le aule studio diventano impossibili da frequen-
tare nelle sessioni di esami e soprattutto in estate, quando tutti ci vanno a
studiare e sono sovraffollate, spesso non c’è aria condizionata, fa caldo e
c’è aria consumata. La residenza in cui sono stata era molto bella, recente e
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dotata di molti comfort. Non tutte sono così, altre sono più vecchie e col
bagno condiviso con molte altre stanze. Sono stata fortunata.” F.Pav dice:
“Personalmente dovrebbero garantire un servizio gluten-free più sicuro nel-
le mense. Sono celiaca e la poca attenzione sull’argomento mi spaventa.”
Riassumendo quindi, i problemi più comuni sono la mancanza di aria con-
dizionata nelle aule studio nei mesi estivi, la mancanza di un bagno perso-
nale in alcune residenze più datate, la qualità e la varietà del servizio men-
sa, e infine, la poca attenzione verso i soggetti celiaci.
3.2 Situazione al Centro
Anche in Emilia Romagna e Toscana la situazione è abbastanza buona.
Molti degli studenti dichiarano di avere diritto a diversi sconti nei bar, al
cinema e nelle librerie (domanda n°24). M.Sie dice: “Si, qualche sconto
studentesco nei cinema o nelle librerie, qualche volta anche ad altri tipi di
eventi.” F.Sie conferma: “Si, ho lo sconto nelle librerie e nei cinema.” Inol-
tre, buona parte degli intervistati sono beneficiari di borsa di studio (do-
manda n°34). I servizi offerti sono gli stessi del Nord (domanda n°31), ma
si sottolinea una maggiore soddisfazione nelle risposte da parte degli stu-
denti (domanda n°32). F.Sie afferma: “Credo che il cibo a mensa sia buono
e le biblioteche ben organizzate. Avere un’abitazione gratuita è fantastico.”
M.Sie elogia il servizio mensa: “Avendo il servizio mensa si risparmia tan-
to.” Chi si lamenta, sottolinea che vorrebbe fossero migliorate le tempisti-
che di attesa in mensa (domanda n°33). F.Sie: “Migliorerei le tempistiche a
mensa. Per mangiare si fa ogni giorno una fila interminabile.” Il problema
al centro Italia riguarda piuttosto i mezzi pubblici, dove nessuno degli in-
tervistati afferma di essere a conoscenza della possibilità di usufruire di
particolari riduzioni (domanda n°26).
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3.3 Situazione al Sud e nelle Isole
Al Sud e nelle Isole sembra invece che la situazione sia decisamente peg-
giore, seppur con alcune note molto positive. Pochi intervistati affermano
di usufruire di particolari sconti grazie alla propria Università. Va però sot-
tolineato l’Ateneo di Cagliari, la cui mensa offre anche ai non beneficiari di
borsa di studio un pasto completo, sia a pranzo che a cena, per soli 3 euro
(domanda n°24). M.Cagl: “Si, sostanzialmente non ho il problema di cuci-
nare in quanto mangio presso le mense universitarie tutti i giorni a pranzo e
a cena al costo di 3 euro a pasto. Inoltre ho uno sconto sull'abbonamento
annuale dei mezzi pubblici.” Pochi studenti affermano di avere particolari
riduzioni nell’utilizzo di mezzi pubblici. Tra questi spicca l’offerta
dell’Ateneo Siculo, che offre corse gratuite agli studenti dal lunedì al ve-
nerdì (domanda n°26). M.Mes: “Si noi studenti viaggiamo gratuitamente
dal lunedì al venerdì.” Pochi intervistati beneficiano di borsa di studio
(domanda n°34), ma in ogni caso i servizi offerti sono pochi e utilizzati so-
lo da una piccola parte degli intervistati. In alcuni casi, sono addirittura ine-
sistenti, come a Caltagirone, sede distaccata di Messina, dove non sono
presenti mense, biblioteche o residenze universitarie (domanda n°31).
F.Mes: “Essendo una sede distaccata, ed essendo pochi studenti, non usu-
fruiamo né di mensa né di biblioteche. Molte volte ci siamo lamentati, ma
senza avere un riscontro. Non siamo ben rappresentati nel collegio degli
studenti.” Solo una minoranza degli studenti manifesta soddisfazione per i
servizi offerti (domanda n°32). C’è chi crede che andrebbe alzato il reddito
minimo per l’esenzione, come M.Cos, che dice: “I servizi che offre l’ uni-
versità sono tanti, ed ottimi. L’unico problema è che non ne posso usufrui-
re, dato che la mia famiglia ha un reddito più alto di quello richiesto per
l’esenzione. Ho la massima tassa per la mensa, centro sportivo, mezzi di
trasporto e molti altri. Ma del resto, non mi lamento. Li gestisco come pos-
so e me li godo anche io!” C’è chi pensa che il costo dei biglietti del pull-
man sia eccessivo per la breve tratta che percorrono, ad esempio F.Cos: “A
mio parere bisognerebbe ridurre il costo dei biglietti delle circolari, lo trovo
eccessivo in confronto alle brevi tratte che percorrono.” E chi, a causa di
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forti disagi come F.Mess, afferma che: “Essere trattati come la sede centra-
le di Messina sarebbe un grandissimo passo in avanti, seppur piccolo con-
frontato con altre Università.” La situazione è ovviamente inconcepibile,
ma nonostante le continue lamentele, nulla cambia. In particolar modo an-
che perché gli intervistati non sono ben rappresentati nel collegio degli stu-
denti (domanda n°31).
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4. Conosci te stesso
Ridurre la vita degli studenti fuorisede ad una valutazione sulle offerte e sui
servizi universitari, non renderebbe giustizia al loro percorso di vita e al lo-
ro cambiamento personale, che peraltro, varia da soggetto a soggetto. Non
considerare emozioni, paure, sogni e incertezze di ognuno di loro, altere-
rebbe di fatto il senso e lo scopo della ricerca. Proprio per non cadere in
questo errore, questa ricerca empirica vuole scavare a fondo sulle emozioni
e sul vissuto quotidiano di ognuno degli studenti intervistati. Grazie alla
possibilità di scegliere una foto che rappresenti la propria vita da fuorisede,
gli studenti hanno mostrato il loro vero volto, raccontandosi. Gli intervistati
hanno quindi suggerito un titolo alle foto, descrivendo perché quelle imma-
gini rappresentino la loro vita e in quale modo facciano parte della loro
quotidianità. Ho così potuto racchiudere le loro storie di vita all’interno di
un album fotografico intitolato “Conosci te stesso”. Che non ha nessuna
pretesa, se non quella di raccontare tramite il senso della vista, le gioie, le
difficoltà, i momenti belli e quelli meno belli delle loro particolari storie di
vita.
4.1 Liberare la mente
Il primo intervistato, che per comodità chiameremo Stefano, è un ragazzo
di Guardia Veneta, un paesino sull’argine del Po in provincia di Rovigo.
Stefano ha vissuto insieme a me in residenza per un intero anno, con lui si è
creato un ottimo rapporto fin dall’inizio. Studia Ingegneria all’Università
degli Studi di Padova e adesso frequenta il terzo anno. Ci siamo incontrati
nella residenza in cui lui vive tutt’ora. Dopo essersi messo a proprio agio,
mi racconta del perché della sua scelta: “Ho scelto Padova in quanto è un’
Università molto valida per l'ambito in cui studio, ossia Ingegneria.
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E’ molto prestigiosa e sicuramente la laurea qui, la vedo di valore aggiunto
rispetto ad altre Università più vicine al mio paese.”
“Liberare la mente”, Residenza Universitaria Copernico.
Dopo avermi mostrato la sua foto, mi spiega: “La foto descrive il momento
in cui mi rilasso durante la giornata, dopo molte ore sui libri. Mi piace libe-
rare la mente e lo faccio o attraverso una corsa lungo il fiume Piovego o at-
traverso una bella oretta in palestra. Devo dire che dopo mi sento meglio.”
Quando gli chiedo maggiori informazioni, mi risponde: “Questa foto mi
rappresenta, in quanto molti anni fa ero obeso e ho iniziato ad andare in pa-
lestra per porre rimedio alla mia situazione e questo mi ha portato a perdere
40 kg nel giro di un anno.” Quando gli chiedo perché proprio questa foto,
aggiunge: “Adesso che ho abbandonato il mio paese non voglio abbando-
nare anche quello che ho fatto, e ritornare quello che ero, con la scusa che
essendo fuorisede mi "impigrisco" e non faccio più niente. Lo stile di vita
che avevo prima devo cercare di mantenerlo in qualsiasi modo, anche di-
stante da casa.” Mi racconta che i suoi genitori sono separati, e che lui vive
con la madre. Anche suo fratello è fuorisede a Padova e perciò le spese so-
no doppie. Mi dice che la sera esce circa 3 volte a settimana per andare a
mangiare e bere con gli amici, ma che per via dello studio riesce ad andare
al cinema solo una volta al mese. Grazie a quest’esperienza ha imparato ad
autogestirsi e a mantenersi gli studi autonomamente (ha un contratto lavo-
rativo di 200 ore con l’Università ed è beneficiario di borsa di studio).
Quando gli chiedo se crede di essere cambiato mi risponde: “Io penso di
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essere rimasto esattamente come prima: anche prima sapevo affrontare le
difficoltà in maniera autonoma e questo fatto mi ha aiutato a non riscontra-
re problemi nella lontananza da casa.” E’ contento della sua scelta di anda-
re a vivere fuorisede e se potesse la rifarebbe sicuramente.
4.2 Lo studio d’estate
La seconda intervistata, che durante l’intervista chiameremo Irene, è
un’amica di un’amica con la quale in breve tempo si è subito creato un
buon rapporto. Lei è Pugliese, viene da un piccolo borgo medievale in pro-
vincia di Brindisi, Cisternino. Studia Mediazione Linguistica e Culturale
all’Università degli Studi di Padova. Ci siamo incontrati al bar sotto casa
sua. Dopo aver ordinato due Spritz, mi racconta: “In realtà, devi sapere che
Padova non è stata la mia prima scelta. Io ho sempre avuto la passione per
le lingue, perciò ero molto decisa sul tipo di Università da frequentare, il
problema era dove frequentare. Dopo essermi informata sulle varie possibi-
lità, la scelta ricadeva tra tre posti in particolare: Trieste, Forlì e Padova,
escludendo le Università che mi risultavano vicine, un po’ perché avevo
voglia di spostarmi dalla Puglia, per cambiare aria, un po’ come un nuovo
inizio, fare nuove conoscenze (cosa che lì non sarebbe accaduta perché tutti
i miei amici avrebbero frequentato lì), un po’ perché le offerte formative
dei corsi di laurea non erano di mio gradimento. Mi sarebbe piaciuto tantis-
simo frequentare le Scuole per Interpreti a Trieste e Forlì, ma purtroppo,
per poco non sono riuscita a passare il test d’ingresso. Allora, con molta de-
lusione, ho deciso di andare a Padova, perché era rinomata come università,
perché trovavo l’offerta formativa adatta ai miei interessi. Poi appena sono
arrivata a Padova, la mia delusione si è trasformata in gioia, perché è stato
amore a prima vista con la città: una città dinamica, a misura di studente,
ma soprattutto bellissima con i suoi luoghi caratteristici pregni di arte.”
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“Lo studio d’estate”, Prato della Valle.
Dopo avermi mostrato la foto mi dice: “La foto rappresenta me che studio
in Prato della Valle in una giornata estiva.” Quando le chiedo cosa rappre-
senta per lei mi dice: “Questa immagine è la perfetta conciliazione tra stu-
dio e relax, in mancanza della possibilità di studiare al mare.” Quando le
chiedo come mai proprio quella foto mi risponde: “Beh, non è stato molto
difficile trovarla, perché in fin dei conti lo studio è la parte principale delle
mie giornate trascorse a Padova. Ho scelto questa foto perché rappresenta
sia il mio amore per la città, in quanto Prato della Valle è uno dei posti più
importanti e belli di Padova, ma soprattutto perché studiare lì in primavera
e in estate è una cosa che mi piace fare. Non è una foto che rappresenta la
mia routine, ma rappresenta quello che mi piace fare, quando ho voglia di
uscire e svagarmi, ma so anche che devo studiare per i miei esami.” Ha un
fratello e una sorella più piccoli. Sua sorella l’anno prossimo si iscriverà
all’Università, ma non sarà beneficiaria di borsa di studio, così come lei,
perché i loro genitori lavorano entrambi. Mi dice che per svagarsi dallo
studio esce tutte le sere per stare al bar sotto casa a chiacchierare con le sue
amiche. Le capita di andare al cinema una volta ogni due mesi. Quando le
chiedo se pensa di essere cambiata grazie a questa esperienza mi risponde:
“Sì, enormemente. Sono cresciuta tanto, sono cambiata anche a livello ca-
ratteriale, diventando più dinamica e aperta a nuove conoscenze, mentre
prima ero molto timida e introversa.” Per tutti questi motivi è contentissima
della scelta di andare a studiare lontano da casa, e l’unica cosa che cambie-
rebbe, se potesse tornare indietro, è una delle lingue studiate in Facoltà.
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4.3 Compagni di squadra, di stanza, di vita
La terza intervista si è svolta telefonicamente, con uno studente che chia-
meremo Alessandro. Ho conosciuto Alessandro grazie alla quarta intervi-
stata, una mia amica. Alessandro è Valdostano, viene da Aosta e studia
Medicina all’Università degli Studi di Pavia. Quando gli chiedo del perché
di questa scelta mi dice: “Perché Pavia è una città universitaria abbastanza
grande ma alla portata di studenti: ci si può spostare tranquillamente senza
macchina e c'è grande vita universitaria. Ma anche per la mia facoltà Pavia
è una delle migliori sedi.”
“Compagni di squadra, di stanza, di vita”, Collegio Fraccaro.
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Quando gli chiedo della foto che ha scelto per l’intervista mi risponde:
“Quelli siamo noi. Io e i miei compagni di stanza durante una partita del
nostro collegio.” Aggiunge: “Mi sembra una foto rappresentativa della mia
vita da fuorisede in quanto rappresenta il mio collegio e la mia più grande
passione: il calcio.” Quando gli chiedo come mai, proprio questo scatto, di-
ce: “Perché rappresenta le due cose che mi hanno interessato maggiormente
quest'anno: il calcio e la vita in collegio.” Alessandro ha una sorella e non è
beneficiario di borsa di studio, in quanto i suoi genitori lavorano entrambi.
La sera esce 3 volte a settimana per divertirsi con gli amici, anche se il suo
luogo preferito resta sempre il campetto da calcio. Mi confida che: “Si, so-
no diventato un po’ più indipendente e responsabile. Anche se ho usufruito
un po’ troppo della mia libertà e questo ha avuto degli effetti negativi quali
il mio rendimento all'Università.” Non ha ancora capito se è cambiato in
meglio o in peggio, ma è contento della sua scelta di vita e la rifarebbe ad
occhi chiusi.
4.4 Volere è potere
La quarta intervistata è una mia amica che chiameremo Antonella. Lei ha
una casa al mare in Calabria, in un paesino vicino casa mia. Ci siamo cono-
sciuti al mare due anni fa. Antonella viene da Cremona e studia
all’Università degli Studi di Pavia. Ho condotto l’intervista in un lido sul
lungomare, a due passi da casa sua. Dopo aver ordinato due aperitivi mi
racconta: “Ho scelto questa facoltà in quanto mi piacerebbe far l'avvocato,
fin da piccola tutti mi han sempre detto "con la lingua che ti ritrovi non
puoi fare altro che l'avvocato" e speriamo che il sogno diventi realtà. La se-
de di Pavia non è stata una mia scelta, io avrei voluto studiare a Roma ma
sorella studiava già a Pavia e i miei genitori han deciso di mandarmi lì per
farci vivere insieme e cercare una soluzione più economica.”
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“Volere è potere”, Bilocale a Pavia.
Quando le chiedo della foto, me la mostra dicendo: “La mia foto è stata
scattata dalla seggiola in cui ogni giorno sto seduta per ore, per studiare ap-
punto.” Poi aggiunge: “Il poster - we can do it - è motivazionale, rappresen-
ta il manifesto dell'affermazione femminile dopo la seconda guerra mondia-
le ma per me ha anche un secondo significato: tu studentessa fuorisede puoi
farcela a fare tutto da sola, quel tutto comprende ovviamente i miei doveri
da studente, le faccende di casa e ovviamente il divertimento universitario.”
Quando le chiedo perché proprio questo scatto, mi dice: “Per me questa
immagine rappresenta le mie priorità nella giornata, bisogna organizzarsi e
fare tutto, chiunque può farcela.” Mi racconta che solitamente esce almeno
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 32
2 volte a settimana per un giro in centro, una pizza con gli amici o qualche
festa universitaria. Non ama particolarmente il cinema, ci va una volta ogni
due mesi. E’ convinta che studiare lontano da casa permetta di confrontarsi
con se stessi e con i propri limiti, insegna ad organizzarsi e porsi delle prio-
rità, e da la possibilità di avere maggiori libertà. Mi rivela di essere diventa-
ta più matura e di essere molto contenta della sua scelta, nonostante le pic-
cole crisi di panico dovute alla stanchezza. A volte non si sente al posto
giusto e pensa di aver sbagliato tutto, ma poi passa sempre. Quindi, nono-
stante ciò, rifarebbe sicuramente la scelta di studiare da fuorisede.
4.5 Spensierata, bevuta in compagnia
La quinta intervista si è svolta telefonicamente con un amico di Antonella
(la quarta intervistata). Chiameremo questo studente Francesco, per como-
dità. Dopo esserci presentati, mi dice che viene da un piccolo paese che
sorge vicino al Po: Castelvetro Piacentino. Francesco frequenta l’Ateneo di
Bologna ed è al primo anno di Lettere. Quando gli chiedo il perché di que-
sta scelta mi dice: “Ho fatto lettere perché è l’unica cosa che mi piace stu-
diare, in particolare ho scelto di studiare a Bologna perché è una città molto
giovanile, contro-culturale, e tendenzialmente molto aperta.”
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 33
“Spensierata, bevuta in compagnia”, Piazza Verdi.
Successivamente mi descrive la foto che mi ha inviato: “E' la piazza centra-
le della zona universitaria: Piazza Verdi.” Chiedo di più, e lui risponde:
“Questa immagine esprime spensieratezza. La possibilità di rilassarsi in
compagnia degli amici senza dover pensare all’ansia degli esami imminen-
ti.” Allora gli chiedo come mai ha deciso di immortalare proprio questo
istante e lui dice: “Ho scelto questa foto perché è l'emblema della vita stu-
dentesca bolognese. Siamo in centinaia a riversarci sulle piazze per cercare
qualche bevuta in compagnia.” Mi confida che non ama parlare della sua
famiglia. E’ figlio unico, i suoi genitori sono divorziati e lui cerca di vederli
il meno possibile. Non vive bene il rapporto con loro, perché riversano su
di lui tutte le loro ansie e preoccupazioni. Mi dice che esce tutte le sere per
stare in compagnia, ma che non è un tipo “da discoteca”. Preferisce più an-
dare a bere al bar, vedere un film con gli amici o chiacchierare in piazza.
Francesco mi spiega che studiando lontano da casa si diventa uomini, si
cresce uscendo dalla “campana di vetro”, si diventa maturi e (nel suo caso
specifico), aggiunge, non bisogna più dover sopportare i propri genitori. Mi
dice di quanto sia costruttivo il confronto con persone molto diverse o mol-
to simili a lui: è grazie a ciò che è potuto cambiare. Prima di salutarci, ad
intervista ormai conclusa, mi rivela che a parte qualche difficoltà iniziale
con la lavatrice, è contento della sua scelta e la rifarebbe senza dubbi.
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 34
4.6 Tra un’amaca e una cyclette
La sesta intervistata, che chiameremo Roberta durante l’intervista, è
un’amica di Antonella (la quarta intervistata). L’intervista si è svolta tele-
fonicamente. Roberta è Lombarda, viene da Casalpusterlengo in provincia
di Lodi e studia Astronomia a Bologna. Quando le chiedo il perché mi ri-
sponde: “Adoro guardare le stelle. Fin da piccola, ogni sera, guardavo il
cielo prima di addormentarmi per cercare l’orsa maggiore.”
“Tra un’amaca e una cyclette”, Appartamento con balcone a Bologna.
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 35
Chiedo altre informazioni, e lei mi spiega: “E’ un’amaca che si trova nel
piccolo balcone della mia casa in affitto, dietro c’è una cyclette un po’ ma-
landata.” Allora le domando perché proprio questo scatto, e lei mi risponde:
“Questa immagine descrive le mie passioni e la mia giornata tipo. Studio
sull’amaca e sulla stessa mi rilasso alla sera guardando le stelle. La Cyclet-
te mi permette di tenermi in forma e di prepararmi alla prova costume.” E
aggiunge: “Perché è il prototipo della mia giornata tipo da studentessa fuo-
risede che cerca di far tutto ciò che le piace.” Ha un fratello, i genitori sono
separati e convivono entrambi con un altro partner. Esce per distrarsi dallo
studio almeno 2 volte a settimana, per fare aperitivo o andare in discoteca.
Mi confida che tra gli aspetti positivi della sua vita lontana da casa ci sono
l’indipendenza e la possibilità di non dover badare al suo fratellino piccolo.
Roberta è contenta della sua scelta e la rifarebbe altre cento volte.
4.7 L’Amore ai tempi dell’Università
La settima intervista si è svolta telefonicamente grazie ad un’amicizia in
comune. Chiameremo l’intervistato Michele per comodità. Michele viene
da Padula, un paese di 5.000 anime in provincia di Salerno e Studia Media-
zione Linguistica e Culturale all’Università per stranieri di Siena. Quando
gli chiedo perché mi risponde: “Nella mia vita sono sempre stato a contatto
con lingue e culture diverse, che mi hanno sempre affascinato. Ecco il per-
ché di questa scelta.
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 36
“L’Amore ai tempi dell’Università”, Campus Universitario di Siena
Per l’autorizzazione alla pubblicazione dei volti dei soggetti interessati vedi
allegato 2 (2/2).
La foto è in bianco e nero. Mi racconta: “La foto che ho scelto ritrae me e
la mia ragazza Dominga, perché ho scelto proprio questa non c'è un motivo
preciso.” Allora obbietto dicendo che se l’ha scelta, ci deve essere un moti-
vo. Lui sorride e dice: “Ho scelto una foto con lei come immagine della
mia quotidianità da fuorisede perché dal momento in cui sono arrivato in
questa città, dal momento il cui ho posato i miei piedi sul suolo senese lei
era lì, e da quel momento è diventata la mia quotidianità.” Chiedo perché
proprio questo scatto e lui dice: “Non la moka per il caffè o la cesta dei
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panni sporchi (cose a cui avevo pensato), a me la vita da fuori sede ha dato
l'Amore!” Mi dice di avere una famiglia fantastica che lo ha educato nel
migliore dei modi. Esce tre volte a settimana per divertirsi e i suoi luoghi
preferiti sono i campi da calcio e gli eventi con musica dal vivo. Odia le di-
scoteche ma frequenta molto i cinema, infatti ogni martedì va a vedere gra-
tuitamente film d’autore. Essere un fuorisede gli ha dato l’istinto di soprav-
vivenza, quello che a casa non utilizzava mai perché era circondato dal ca-
lore di chi lo amava. Grazie a questa esperienza ha trovato la sua dimensio-
ne aumentando il proprio spirito d’adattamento. E’ molto soddisfatto della
sua scelta e la rifarebbe sicuramente.
4.8 Prospettive nascoste
L’ottava intervista è stata sottoposta ad una ragazza Campana, precisamen-
te di Sorrento, che chiameremo Giovanna per semplicità. Giovanna è
un’amica di Michele (il settimo intervistato) con la quale ho condotto
l’intervista telefonicamente. Lei studia Scienze della Comunicazione
all’Università degli Studi di Siena. Quando le chiedo il perché di questa
scelta, mi dice: “Ho scelto Comunicazione perché ho sempre sognato di fa-
re la Giornalista. In particolare, ho scelto Siena, perché adoro la Toscana. Il
corso di laurea mi è stato consigliato da un’amica e così sono partita.”
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“Prospettive nascoste”, Piazza del Campo.
Mi mostra la foto dicendo: “La foto ritrae piazza del Campo, con sullo
sfondo la torre del Mangia. E’ stata scattata di prima mattina, durante una
giornata afosa nella quale mi stavo rinfrescando bevendo un bicchiere
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 39
d’acqua.” Allora le chiedo cosa esprime per lei questo scatto: “Ho voluto
immortalare il momento in quanto l’immagine riflessa nel bicchiere, da una
visione della piazza capovolta, sottolineando come siano diverse le cose, se
osservate da una prospettiva differente.” Continua, dicendo: “Ho scelto
questa foto perché venendo a studiare all’Università in Toscana, ho avuto
la possibilità di vedere il mondo con occhi diversi. Sono passata dal paesi-
no sul mare alla grande città Universitaria. Entrando in un mondo comple-
tamente nuovo di cui non ero a conoscenza.” Giovanna è la terza di cinque
figli e i suoi genitori fanno moltissimi sacrifici. Mi confessa che è solo gra-
zie agli aiuti economici per gli studenti fuorisede ed al suo lavoro come
cameriera in pizzeria che ha avuto la possibilità di coltivare le sue ambizio-
ni. Esce solo il mercoledì sera (giorno libero a lavoro). Quando può va a
teatro con il suo ragazzo. Per quanto riguarda lo studio, va almeno tre volte
a settimana nei caffè letterari perché ama quell’atmosfera. Mi spiega come
gli aspetti positivi della vita da fuorisede sono la possibilità di imparare a
gestirsi da soli per diventare autosufficienti e responsabili. Quando le chie-
do se pensa di essere cambiata durante questa esperienza mi rivela: “Si,
molto. Mi sono resa conto quanti sacrifici i miei genitori abbiano fatto per
mantenermi.” Si sente molto riconoscente verso i suoi genitori e rifarebbe
la scelta di studiare lontano da casa altre mille volte.
4.9 Parete su post-it
Il nono intervistato è un ragazzo con cui abbiamo legato fin da piccoli (sua
nonna abita vicino al mio palazzo) e con il quale è rimasto un ottimo rap-
porto. Lo chiameremo Enrico. Studia Chimica all’Università della Calabria.
Quando gli chiedo il perché della sua scelta, mi risponde: “Non volevo al-
lontanarmi troppo dalla mia terra, perciò ho scelto l’Unical. La chimica è
una materia che mi ha sempre incuriosito. Una materia molto impegnativa,
ma molto affascinante.”
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 40
“Parete su post-it”, Appartamento all’ultimo piano a Cosenza (meglio co-
nosciuto come Turricedda).
Quando mi mostra la foto, inizia a spiegare: “Non ho avuto dubbi su sce-
gliere la foto. Questa foto rappresenta un’idea delle persone con cui ho le-
gato fin da subito in questa mia nuova esperienza. Manuel, Sofia e Giusep-
pe. Ci troviamo in un appartamento universitario: "Turricedda". Eh si, le
abbiamo dato anche un nome. Nel nostro dialetto vuol dire "torre", visto
che da li possiamo godere ogni giorno di un ottimo panorama.” Gli chiedo
cosa rappresenta questa immagine e lui continua: “La parete piena di post-
it, dove scriviamo ogni cosa stupida, detta o fatta, da ognuno di noi.” Gli
chiedo allora perché proprio questo scatto e non un altro. Lui dice: “Perché
l’università mi ha fatto trovare tanti nuovi amici, e tanto divertimento, ho
legato fin da subito con i miei coinquilini.” Mi racconta che i suoi genitori
non gli hanno mai fatto mancare nulla, e che ha un ottimo rapporto con lo-
ro, specialmente da quando ha iniziato questa sua nuova avventura. Esce la
sera solamente il sabato, mentre tutti i pomeriggi va al bar a chiacchierare
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con gli amici tra un caffè e “un Estathè”. Mi confessa che grazie a
quest’esperienza ha imparato a mettersi in competizione con altre persone,
gestendo i suoi impegni e il tempo con responsabilità. Quando gli chiedo se
è cambiato durante questa esperienza, risponde: “Questa esperienza, ne so-
no sicuro, mi ha reso migliore.” La rifarebbe altre mille volte.
4.10 Pausa caffè
La decima intervista è stata sottoposta ad una mia compagna di classe delle
scuole medie. La chiameremo Anna durante l’intervista. Lei è di San Fer-
dinando, un paese in provincia di Reggio Calabria. Anna è al secondo anno
di Scienze dell’Educazione all’Università della Calabria. Le chiedo perché
e mi risponde: “L’Unical è la maggiore tra le università calabresi ed inoltre
è tra le migliori del sud Italia. Quando ho scelto di iscrivermi qui, due anni
fa, ho pensato soprattutto che non mi sarei dovuta allontanare di molti chi-
lometri dalla mia famiglia e dai miei amici. Rende dista circa due ore dal
mio paese e questo mi permette di tornare dalle persone a me care più spes-
so nonostante gli impegni dovuti alle lezioni e allo studio.”
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 42
“Pausa caffè”, Condominio in zona residenziale a Cosenza.
Mi mostra la foto dicendomi: ““Pausa caffè?” Credo che questa sia una del-
le tipiche frasi da studente universitario. Il caffè è un’ottima ragione la mat-
tina per scendere dal letto e affrontare una dura giornata di studio, per man-
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 43
tenere la concentrazione e per evitare il classico abbiocco post-pranzo e per
stare in compagnia.” Continuo ad ascoltarla: “Questa immagine esprime
quella che è una delle principali abitudini di noi studenti.” Allora le chiedo
perché proprio questo scatto e lei mi risponde: “Perché questa foto è quella
che meglio riesce ad esprimere cosa succede quando l’indomani hai
l’esame di storia moderna e obblighi te stessa a stare sveglia tutta la notte
per ripetere, ripetere ed ancora ripetere finché poi non ti tocca andare
all’esame con le occhiaie simili a quelle di un panda.” La sua è una fami-
glia numerosa. Anna è la prima di quattro figli. I suoi genitori sono giovani
e lei ha un ottimo rapporto con loro. La sera esce solo durante il week-end
poiché i giorni feriali li dedica interamente allo studio. Le piace recarsi al
parco fluviale, andare al cinema, al centro commerciale o prendere un treno
per raggiugere il mare a Paola. Infatti, una delle cose che più le mancano di
casa è il mare. Studiando lontano da casa è diventata molto più responsabi-
le, ma soprattutto indipendente sotto molti aspetti. La cosa che più di molte
altre ha imparato, è stata conoscere il valore del denaro. Adesso risparmia
sui beni di seconda necessità per investire meglio i soldi. Quando le chiedo
se pensa di essere cambiata durante quest’esperienza mi risponde: “Si, cre-
do di essere cambiata soprattutto nel relazionarmi con le persone e per
quanto riguarda l’impegno nello studio.” E’ riuscita a conoscere meglio se
stessa e ha imparato ad essere forte. Studiare lontano da casa è stato molto
soddisfacente per lei, e lo rifarebbe assolutamente.
4.11 Tramonto sull’isola
L’undicesima intervista è stata condotta telefonicamente con un ragazzo
presentatomi da Antonella (la quarta intervistata). Lo chiameremo Alfonso.
Lui è Emiliano e vive a Piacenza. Studia Odontoiatria all’Università degli
Studi di Cagliari. Alfonso mi racconta la sua scelta: Allora, inizialmente
non è stata una scelta, ma una sorta di imposizione. Il mio sogno è sempre
stato quello di studiare medicina e l'anno scorso, secondo la graduatoria na-
zionale, potevo iscrivermi ad Odontoiatria a Cagliari, che mi sembrava un
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buon compromesso tra Medicina e corsi di laurea senza alcun risvolto cli-
nico. L'anno dopo, quando ho riprovato il test di medicina, ho deciso io di
scegliere Cagliari come prima scelta. Il motivo? Forse è perché sono orgo-
glioso e non tolleravo l'idea che altri atenei mi avessero scartato l'anno pri-
ma.”
“Tramonto sull’isola”, Ospedale Civile di Cagliari.
Osservo l’immagine che mi ha inviato mentre mi spiega: “E' una foto del
quartiere Castello di Cagliari al tramonto, visto dall'Ospedale Civile di Ca-
gliari.” Prosegue dicendo: “L'Ospedale Civile è il luogo in cui ho potuto
imparare di più e Cagliari è la città che mi ha offerto la possibilità di farlo.
Rappresenta tutta la mia nuova vita sull'isola.” Quando gli chiedo perché ha
scelto proprio questo scatto, mi risponde: “E' un riassunto dell'anno che più
ha visto la mia vita cambiare, cambiare in positivo certo, ma di certo non è
stato semplice e privo di sacrifici.” In famiglia sono in quattro, il padre la-
vora nella guardia di finanza, il fratello studia ingegneria a Milano e sua
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 45
madre è a casa, afflitta da una malattia neurodegenerativa. Alfonso passa
pochissimo tempo nella sua casa in Sardegna: la maggior parte delle serate
le passa a studiare in biblioteca o a casa di amici. Una volta alla settimana
circa, si concede un’uscita serale. Ama passare il tempo al mare o nei bar.
Frequenta spesso il cinema e ancora più spesso i caffè letterari, uno dei po-
sti dove studia è proprio quello. Mi confida che gli aspetti positivi nello
studiare lontano da casa (superate le paure e le ansie iniziali) sono infiniti.
Alfonso pensa che ogni cosa negativa ha sempre un risvolto positivo. E’ un
modo per migliorarsi e imparare ad affrontare i problemi cavandosela da
soli. Mi confida che, piano piano, sta realizzando quanto vale. Ha sempre
avuto una bassa autostima, nonostante abbia successo nella maggior parte
delle cose a cui si dedica, aveva sempre bisogno della spinta di amici e pa-
renti. Adesso si rende conto che non necessita di nessuno e gli sembra una
cosa fantastica. Quando gli chiedo se pensa di essere cambiato durante que-
sta esperienza, mi spiega: “Radicalmente. Sono cambiato credo in meglio,
credo di essere pronto a tutto quello che la vita mi pone innanzi. Ripensan-
doci forse a cambiare è stata proprio la visione che io ho di me stesso e non
tanto io.” Tra tutte le scelte che poteva fare, andare a vivere lontano da casa
è stata la più azzeccata.
4.12 Orchestra di desideri
La dodicesima intervista è stata condotta (anch’essa telefonicamente) con
un’amica di Alfonso (l’undicesimo intervistato). La chiameremo Alessan-
dra nel rispetto della sua privacy. Alessandra è Sarda, viene da Nuoro e
studia Biologia all’Università degli Studi di Cagliari. Quando le chiedo i
motivi della sua scelta, mi dice: “Il mio sogno è sempre stato quello di fare
il medico. Sono due anni che studio per iscrivermi alla facoltà di Medicina
e Chirurgia, ma sfortunatamente non sono ancora riuscita a passare il test.
Il primo anno dopo del liceo l’ho dedicato alla preparazione del test di me-
dicina, l’anno scorso ho poi scelto di iscrivermi a Biologia con il solo sco-
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po di farmi convalidare alcuni esami quando riuscirò ad entrare a medici-
na.”
“Orchestra di desideri”, Viola in stanza doppia a Cagliari.
Guardo la foto che mi ha inviato, mentre lei mi spiega: “Questa è la Viola
con cui mi esercito tutti i pomeriggi. Ho ereditato la passione per la musica
da Papà. Non la considero la mia ragione di vita, ma sicuramente un buon
motivo per vivere.” Poi aggiunge: “Questa immagine esprime la mia voglia
di suonare, e suonare e suonare ancora. Ogni volta che sbaglio una nota ci
riprovo finché l’esecuzione non è perfetta. Lo stesso faccio con il test di
Medicina, e so che prima o poi lo passerò.” Allora, quando le chiedo per-
ché ha scelto proprio questo scatto, mi dice: “Perché questa foto è quella
che meglio riesce ad esprimere cosa mi spinge a riprovare ogni anno Medi-
cina, per realizzare il mio sogno. E’ un po’ come con la musica: se non hai
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un dono naturale (e io non ce l’ho) devi allenarti fino allo sfinimento, fino a
farlo diventare naturale.” Mi racconta di essere figlia unica e di essere cre-
sciuta “a pane e musica”: il padre fa l’architetto e suona il pianoforte, la
madre canta nel coro della chiesa e suona la chitarra. Mi spiega che per via
dello studio e della musica esce soltanto il weekend, perlopiù per andare al
centro commerciale a fare shopping o al cinema con le sue amiche. Crede
che uno degli aspetti positivi della vita da fuorisede sia la possibilità di or-
ganizzare la propria giornata secondo i propri hobby, obbiettivi e interessi,
senza dover dare conto a nessuno. Quando le chiedo se pensa di essere
cambiata, mi risponde: “Sicuramente, ho acquisito molta più autonomia.”
Crede di essere migliorata come persona ed è contenta della sua scelta. La
rifarebbe assolutamente, con la speranza di superare il test di Medicina il
prossimo anno.
4.13 Pasticcio di pentole e piatti sporchi
La tredicesima intervista è stata sottoposta ad un mio compagno del liceo
che per motivi di privacy chiameremo Antonio. Viene da Palmi, un paesino
di ventimila anime in provincia di Reggio Calabria. Studia Lettere a Messi-
na nel dipartimento di civiltà antiche e moderne. Mi spiega: “Sono sempre
stato un amante della letteratura, questa mi è sembrata la scelta più appro-
priata. La facoltà di lettere ha annoverato tra le sue fila personalità come
D’Annunzio e Pascoli, è stata ed è tutt’ora il faro più importante della città
Zanclea. Per ultimo, la vicinanza al paese d’origine è stata relativamente
decisiva.”
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“Pasticcio di pentole e piatti sporchi”, Cucina da qualche parte a Messina.
Mi mostra la sua foto descrivendola: “E’ un pasticcio di pentole e piatti
sporchi, un cliché nella vita degli universitari sommersi da libri e pentole!”
Mi spiega cosa esprime per lui questa immagine: “Principalmente la diffi-
coltà di uno studente medio di poter combinare l’essere studente ed essere
un modern young colf.” Quando gli chiedo perché ha scelto proprio
quest’attimo e non un altro risponde: “E’ quello che rappresenta la quoti-
dianità studentesca, discoteche e pub sono la straordinarietà della giornata.”
Esce tre volte a settimana circa per andare al bar, al pub, o più raramente in
discoteca. Antonio mi racconta che tra gli aspetti positivi che comporta
studiare lontano da casa ci sono la responsabilità che si acquisisce durante
il percorso, pian piano, strada facendo, per raggiungere il giusto equilibrio
tra capacità di organizzazione e indipendenza domestica. Crede di essere
cambiato molto, come qualsiasi altro studente universitario del resto. Gli
domando se pensa di essere cambiato grazie a questa esperienza, e mi ri-
sponde: “Molto. Credo che tutti gli universitari cambino, in bene o in peg-
gio che sia, è un esperienza che ti stravolge il modus operandi in ogni si-
tuazione.” E’ molto contento di aver trovato una nuova famiglia, togliendo-
si anche delle grosse soddisfazioni accademiche. Si sente finalmente parte
attiva della società, e per tutti questi motivi, se potesse tornare indietro rifa-
rebbe la sua scelta ad occhi chiusi.
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4.14 Scalinata in salita
L’ultima intervista è stata condotta con una mia carissima amica, conosciu-
ta durante un periodo formativo alla Croce Rossa Italiana. Al fine di non
violare la sua privacy la chiameremo con un nome di fantasia: Angela. Lei
vive a Gioia Tauro in provincia di Reggio Calabria e frequenta il terzo anno
del corso di laurea in Fisioterapia all’Università degli Studi di Messina (se-
de esterna di Caltagirone). Quando le chiedo di spiegarmi la sua scelta mi
dice: “La mia scelta è maturata nell'ultimo anno di liceo quando ormai ave-
vo capito che le cosiddette "materie scientifiche" erano le uniche che mi
appassionavano. L'aspirazione massima in quest'ambito è fare il medico,
beh io il medico non lo volevo fare, e in realtà quello che più mi si addice-
va era stare a contatto con il "malato", cioè con qualsiasi persona che aves-
se bisogno di riabilitazione sia fisica che psicologica. In pratica ho capito
che sarebbe stato il mio mestiere, il lavoro più bello che potessi svolgere!
L'università che preparava a diventare fisioterapisti era o a Catanzaro o a
Messina. Io ho scelto di fare il test a Messina, essendo già avvantaggiata
dal fatto che anche mio fratello studiava lì e quindi conoscendo la città
avrebbe potuto orientarmi. Ma il destino volle che quell'anno in Fisiotera-
pia eravamo 2000 iscritti di cui i primi 40 in graduatoria sarebbero entrati a
Messina e gli altri 20 a Caltagirone, ed eccomi qui! Qui c'è una grande
Azienda Ospedaliera e un buon Centro Riabilitativo dove facciamo tiroci-
nio. Qui ho potuto coronare la mia passione.”
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“Scalinata in salita”, Centoquarantatré gradini decorati in ceramica a Calta-
girone.
Osservando insieme la foto che ha scelto per l’intervista, mi dice: “Il mio
obiettivo è andare avanti verso la meta, camminare liberamente e dare il
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massimo! Ed è per questo che la foto che ho scelto di rappresentarmi è una
scala in salita.” Ci tiene a precisare: “Non è una semplice scala! Sono i 143
famosi scalini di Caltagirone, decorati minuziosamente in ceramica con una
fantasia diversa ogni 10 scalini (molto ampi) e che raccontano decenni del-
la storia del paese di Caltagirone.” Le chiedo perché ha immortalato pro-
prio quel momento e lei mi risponde: “Perché quei gradini li ho scalati infi-
nite volte, con stanchezza sì, ma senza mai fermarmi!” Esce una volta a set-
timana la sera per fare una passeggiata o andare al pub insieme agli amici.
Angela è convinta che studiare lontano da casa sia molto più efficace. Altri
ritmi, propria autonomia, niente distrazioni: solo studio. Le chiedo se pensa
di essere cambiata e mi rivela: “Sono cambiata molto in questi anni fuori-
sede, non nei valori e nei principi, quanto perché ho cambiato prospettiva
di vita e ho avuto una visione più ampia essendomi potuta confrontare con
ragazzi non della mia stessa città.” Mi confida che nonostante i tre mezzi
da dover prendere per tornare a casa (bus, traghetto e treno) è felice di aver
fatto questa scelta e la rifarebbe altre mille volte.
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5. Conclusioni
Dallo studio effettuato sulle interviste, risultano evidenti 6 punti chiave.
Tre in più rispetto a quelli che si desiderava inizialmente dimostrare, ma
tutti e tre fondamentali per cercare di conoscere e comprendere le differenti
dinamiche della vita da studente fuorisede.
Dunque, la vita da fuorisede:
1) è una sfida (come descritto da F.Pav e F.Mes);
La sfida consiste nel riconoscere i propri limiti per cercare di supe-
rarli. Il distacco dalla famiglia e il passaggio dall’età adolescenziale a
quella post-adolescenziale è uno dei periodi più delicati della vita,
nel quale si accentua maggiormente l’affermazione del sé. E’ solo
rimanendo da soli con noi stessi che possiamo veramente capire chi
siamo.
2) può essere affrontata ricercando le migliori condizioni per studiare in
tranquillità (come sottolineato da F.Pad e F.Bol);
La tranquillità è essenziale durante il processo di crescita personale
di ogni singolo individuo. Senza di essa regnerebbero ansia, confu-
sione e insicurezza. Il contesto sociale è uno degli aspetti più impor-
tanti per sfruttare al massimo le proprie potenzialità.
3) si può affrontare scaricando lo stress durante il tempo libero grazie a
musica e sport (come ci spiegano M.Pad, M.Pav e F.Bol);
Musica e sport sono due delle più antiche attività ricreative al mon-
do. Lo stress è uno dei più grandi problemi collegati allo studio.
L’ansia da prestazione ed il sistema universitario delle ricompense
basato sui voti, richiedono infatti una grande forza d’animo.
Quest’ultima può essere ritrovata chiudendo gli occhi e ascoltando
una canzone, prendendo in mano il proprio strumento musicale pre-
ferito o andando in palestra. Giovenale affermava: “Mens sana in
corpore sano.” Da queste attività si crea un’aggregazione che con-
sente la nascita di differenti gruppi sociali.
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4) è un percorso strettamente personale che richiede molta organizza-
zione (come evidenziato da F.Cos e M.Mes);
L’organizzazione è la chiave del successo. La vita universitaria pre-
para alla “vita vera”. Dopo otto ore in facoltà passate sui libri, a casa
rimangono sempre le bollette da pagare, le camicie da stirare e i piat-
ti sporchi da lavare. Bisogna quindi organizzarsi anche per una cor-
retta gestione delle proprie identità multiple. Ogni attore sociale può
ricoprire diversi ruoli. Si può essere colleghi universitari e coinquili-
ni, compagni di squadra e componenti di una band.
5) permette di instaurare forti legami (come hanno fatto M.Bol e
M.Sie);
Diversi secoli fa, Aristotele affermava che l’uomo è un animale so-
ciale. Nulla di più vero. Viviamo per comunicare. Interagiamo e svi-
luppiamo rapporti umani perché abbiamo bisogno di essere capiti,
ascoltati e amati. Tramite la condivisione e la creazione di nuovi le-
gami, si forma l’appartenenza sociale.
6) non si può sapere se in meglio o in peggio, in ogni caso è
un’esperienza che comporta un cambiamento (come raccontano
F.Sie, M.Cos e F.Cagl).
Il cambiamento è il fondamento di tutte le cose. L’evoluzione umana
ritrova le sue radici nelle mutazioni fisiche, culturali e sociali degli
individui. Il famoso scienziato Antoine-Laurent de Lavoisier disse:
“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.”
Dimenticandomi per un attimo degli elementi scaturiti dalla ricerca, mi pia-
cerebbe concludere questa tesi di laurea con la mia personalissima espe-
rienza da studente fuorisede:
“Per me vita da fuorisede significa poter scambiare idee, opinioni, pensieri.
Vuol dire essere studente e cittadino, non ospite e visitatore. E’ stato bello
fermarsi a capire. Secondo me ogni paese ha una storia che porta con se, e
che arricchisce chiunque ci si imbatta, anche per caso. Per troppo tempo
sono rimasto a casa, contento del mio orticello. Quando nasci in un paesino
di 20.000 anime in provincia di Reggio Calabria, non ti rendi conto della
vastità del mondo intorno a te. Poi ieri ho scelto Padova e la sua Università.
Tre anni fa sono partito curioso, per poi tornare - un giorno - curioso ancor
più.”
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 54
Bibliografia
1. C. PENNACINI, Filmare le culture. Un’introduzione
all’antropologia visuale, Carocci, Roma, 2005.
2. R. ARBORETTI GIANCRISTOFARO, G. FRANZ, M. MAROZZI,
L. SALMASO, Indagine sulla qualità della vita degli studenti
dell’Università di Ferrara, Ferrara, 2005.
3. C. MAGNI, L’impatto dell’Università sull’economia pavese, Anta-
res, Pavia, 1994.
4. G. VALUSSI, L’impatto socio-economico. Il caso dell'area di ricerca
scientifica e tecnologica di Trieste, Quaderno n. 9, Istituto di Geogra-
fia, Università di Udine, 1988.
5. B. HAMENDE, Il Centro Internazionale di Fisica Teorica di Mira-
mare e il suo impatto socioeconomico sulla Città di Trieste, Quader-
no n. 12, Istituto di Geografia, Università di Udine, 1990.
6. A. MORETTI, L’impatto economico dell’Università di Udine in
Friuli: primi risultati, Working Paper MOS. n. 3, Università di Udi-
ne, 2002.
7. P. FACCIOLI, GIUSEPPE (PINO) LOSACCO, Manuale di sociolo-
gia visuale, FrancoAngeli, Milano, 2003.
8. P. FACCIOLI, G. LOSACCO, Nuovo manuale di sociologia visuale,
FrancoAngeli, Milano, 2010.
9. A. FRISINA, Ricerca visuale e trasformazioni socio-culturali,
UTET, Torino, 2013.
Sitografia
A. Studenti.It » Università » Inchieste » Vita da fuorisede » Anni 2009 e
2010
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 55
Dediche
Per i miei Genitori
“Quante volte ho detto basta,
ma chi me lo fa fare,
però poi pensando a voi, non riuscivo mai a mollare.”
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 56
Per la mia parte Migliore
“Un Amore senza sensi di colpa, senza alcun rimorso.
Egoista e naturale come un fiume che fa il suo corso.
Senza cattive o buone azioni, senza altre strane deviazioni,
che se anche il fiume le potesse avere, andrebbe sempre al Mare.”
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 57
Per il mio Angelo Custode
Chi lo sa
Chi lo sa cosa diresti,
osservando lo stesso birbante che in braccio tenevi,
appena nato.
Chi lo sa, cosa diresti
proprio adesso che quel piccolo,
Genio
ha le spalle d’un adulto,
e i sogni d’un ventenne.
E Chi lo sa, cosa darei io,
per saperlo,
quel che diresti.
Manchi. Terribilmente manchi, √C
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 58
Per Me
“Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché
siamo membri della razza umana; e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, eco-
nomia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento; ma la poesia, la
bellezza, il romanticismo, l'amore, sono queste le cose che ci tengono in vita.”
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 59
Ringraziamenti
Desidero ringraziare il Prof. Vincenzo Romania per l’aiuto e la disponibili-
tà che mi ha fornito durante tutto il periodo della tesi. Soprattutto per
l’amore e la passione che mette nel suo lavoro. Senza di lui, oggi non sarei
qui. Inoltre vorrei ringraziare i miei genitori e le mie zie, che durante questi
tre anni mi hanno sostenuto e incoraggiato con tutto l’amore di cui dispo-
nevano. Mi avete insegnato come gli uomini possono spostare le montagne.
Grazie a Franca e ai miei nonni, per avermi dato la forza di credere in me
stesso, e per avermi spinto a dimostrare a tutti quanto valgo. Sono felice di
aver condiviso due anni della mia vita universitaria con la mia fidanzata.
Tu mi hai reso una persona migliore. Un ringraziamento speciale va a tutti
gli intervistati che mi hanno concesso il loro tempo, sopportandomi e aiu-
tandomi. Mi sembra doveroso ringraziare mia cugina per aver rivoltato lo
stivale in cerca del giusto campione da studiare. E’ grazie alle sue amicizie,
se ho conosciuto metà degli studenti intervistati. Sono riconoscente a Lau-
ra, per avermi preso per mano quando ero solo un ragazzino spaesato. Un
pensiero particolare va a tutti i miei amici di sempre, quelli vicini e quelli
lontani. Grazie in particolare ai miei colleghi, agli amici del Copernico e a
tutte le persone che mi hanno cambiato la vita durante il mio Erasmus a
Valencia. Non vedo l’ora di festeggiare insieme a tutti quanti voi questo
traguardo. Grazie infine a tutti quelli che non hanno mai creduto in me, sie-
te voi i maggiori artefici delle mie fortune. Consapevole che la laurea non è
la meta, ma solo un altro punto di partenza. Perché “l’importante non è
quello che trovi alla fine di una corsa. L’importante è quello che provi
mentre corri.”
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 60
ALLEGATO 1:
INTERVISTE
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 61
Intervista 1
Università degli Studi di Padova, Donna, Mediazione Linguistica
Ciao ******, grazie per avermi concesso un po’ del tuo tempo, so bene
che la sessione estiva è alle porte. Inizieremo con qualche domanda
molto semplice, per poi entrare più nello specifico. Pronta per comin-
ciare?
Sì, certo!
Da dove arrivi?
Sono Pugliese, in particolare vengo da un piccolo borgo medievale in pro-
vincia di Brindisi, Cisternino.
In quale Università studi adesso?
Al momento sto frequentando il corso di laurea triennale in Mediazione
Linguistica e Culturale presso l’Università degli Studi di Padova.
Ti va di raccontarci il perché di questa scelta?
Sì. In realtà, devi sapere che Padova non è stata la mia prima scelta. Io ho
sempre avuto la passione per le lingue, perciò ero molto decisa sul tipo di
Università da frequentare, il problema era dove frequentare. Dopo essermi
informata sulle varie possibilità, la scelta ricadeva tra tre posti in particola-
re: Trieste, Forlì e Padova, escludendo le Università che mi risultavano vi-
cine, un po’ perché avevo voglia di spostarmi dalla Puglia, per cambiare
aria, un po’ come un nuovo inizio, fare nuove conoscenze (cosa che lì non
sarebbe accaduta perché tutti i miei amici avrebbero frequentato lì), un po’
perché le offerte formative dei corsi di laurea non erano di mio gradimento.
Mi sarebbe piaciuto tantissimo frequentare le Scuole per Interpreti a Trieste
e Forlì, ma purtroppo, per poco non sono riuscita a passare il test
d’ingresso. Allora, con molta delusione, ho deciso di andare a Padova, per-
ché era rinomata come università, perché trovavo l’offerta formativa adatta
ai miei interessi. Poi appena sono arrivata a Padova, la mia delusione si è
trasformata in gioia, perché è stato amore a prima vista con la città: una cit-
tà dinamica, a misura di studente, ma soprattutto bellissima con i suoi luo-
ghi caratteristici pregni di arte.
Adesso parliamo un po’ della foto che hai scelto per l`intervista. Me ne
daresti una descrizione?
La foto rappresenta me che studio in Prato della Valle in una giornata esti-
va.
Che cosa esprime questa immagine?
Questa immagine è la perfetta conciliazione tra studio e relax, in mancanza
della possibilità di studiare al mare.
Tra le centinaia di scatti che ognuno ha della propria vita, perché hai
scelto proprio questa foto per rappresentarti?
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 62
Beh, non è stato molto difficile trovarla, perché in fin dei conti lo studio è
la parte principale delle mie giornate trascorse a Padova. Ho scelto questa
foto perché rappresenta sia il mio amore per la città, in quanto Prato della
Valle è uno dei posti più importanti e belli di Padova, ma soprattutto perché
studiare lì in primavera e in estate è una cosa che mi piace fare. Non è una
foto che rappresenta la mia routine, ma rappresenta quello che mi piace fa-
re, quando ho voglia di uscire e svagarmi, ma so anche che devo studiare
per i miei esami.
Cosa ti va di raccontarci della tua famiglia?
In famiglia siamo in 5: ho una sorella e un fratello più piccoli. Mia sorella
l’anno prossimo inizierà l’Università. Mio fratello fa le superiori. Mio pa-
dre fa il muratore, mia mamma è amministratrice di condomini.
Che ruolo hanno avuto i tuoi genitori nella tua scelta universitaria?
I miei genitori mi hanno dato piena libertà di scelta, sempre appoggiando-
mi, nonostante stessi scegliendo di andare a vivere a 1000 km di distanza
da loro. Sapevano che sarebbe stato un grosso sacrificio, anche economico,
mandarmi a studiare a Padova. All’inizio è stato difficile abituarmi al di-
stacco da loro, ma poi pian piano mi sono abituata, e quando posso, soprat-
tutto nelle festività, quando non ho lezioni, né esami da fare, non vedo l’ora
di tornare a casa.
Hai potuto iscriverti all`Università grazie al contributo economico di
uno o di entrambi i tuoi genitori?
Certo, è grazie a loro se posso vivere e mantenermi a Padova. Sono loro
che mi mandano i soldi per la spesa e per l’affitto di casa.
Lavori?
No, non lavoro, ma probabilmente dall’anno prossimo inizierò a cercare un
lavoro per aiutare i miei genitori, che dovranno mantenere anche mia sorel-
la all’Università.
Dove vivi?
Vivo a Padova, in appartamento.
Sei sola o condividi la tua abitazione con qualcuno?
Condivido sia l’abitazione, sia la camera. Sono in una camera doppia con
una ragazza della provincia di Brescia, e nel mio stesso appartamento ci
sono due ragazzi, uno viene dal Cameroon e un altro da Brescia.
Quanto paghi d’affitto?
Pago circa 230 euro al mese comprese le spese condominiali e le utenze.
Se vivi in un appartamento privato, ti è stato proposto un regolare con-
tratto d`affitto?
Sì, certo. Senza contratto non prenderei in affitto l’appartamento, perché il
contratto mi serve a dimostrare di essere una studentessa fuorisede al fine
di ricevere la borsa di studio.
V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 63
In media, quanti soldi spendi al mese per mantenerti?
Oltre ai soldi per l’affitto, spendo circa 150 euro al mese, la maggior parte
per fare la spesa e comprare beni di prima necessità, una parte molto ridotta
la riservo allo svago.
Dove acquisti i generi alimentari e i beni di prima necessità?
Abitando al Portello, non ci sono supermercati immediatamente nelle vici-
nanze, eccezion fatta per dei mini-market super costosi. Perciò ogni volta
devo andare fino in centro alla PAM, oppure al Centro Commerciale Giot-
to, entrambi alla distanza di 20 minuti a piedi, che con le buste pesanti in
mano, diventano un vero e proprio incubo.
Fai shopping?
No, quasi mai. Quando lo faccio è solo perché ne ho estrema necessità. Per
il resto aspetto di tornare a casa, quando mamma spinge a comprarmi qual-
cosa di nuovo, se ne ho necessità.
Quanto spesso acquisti beni di seconda necessità?
Molto raramente, quando esco la sera. In generale, evito le spese inutili e
cerco di contenerle quando posso.
Mediamente, quante volte a settimana esci la sera?
Esco tutte le sere per mezzoretta per stare sotto casa a chiacchierare con la
mia amica. Solo il sabato o il mercoledì, ma non tutte le settimane, usciamo
prima per stare un po’ di più insieme e svagarci dalla settimana di studio.
Quali sono i tuoi luoghi ricreativi preferiti?
Principalmente con le mie amiche ci fermiamo al bar sotto casa per chiac-
chierare, o se c’è qualche evento nelle vicinanze, ci spostiamo lì.
Frequenti cinema, caffè letterari, discoteche?
Non frequento discoteche e caffè letterari. Molto raramente vado al cinema.
Se sì, quante volte a settimana?
Vado al cinema per una media di una volta ogni due mesi, se non meno.
Usufruisci di particolari sconti grazie alla tua Università?
Sì, l’Università ha varie convenzioni con molte attività commerciali e cen-
tri ricreativi delle città e dei dintorni, grazie alle quali si può usufruire di
sconti per studenti.
Quali sono i mezzi di trasporto che utilizzi per muoverti nella tua città
universitaria?
Principalmente a piedi, ho la bici, ma la uso raramente, i trasporti pubblici
solo in caso di pioggia e se devo spostarmi in luoghi molto lontani.
Hai diritto a particolari riduzioni per l’uso di mezzi pubblici?
Non lo so, ma non credo. Sui biglietti singoli no di sicuro, forse sugli abbo-
namenti, ma non facendone, e non essendomi mai informata a riguardo,
non so darti una risposta precisa.
Quanto spesso torni dalla tua famiglia?
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Tesi di Laurea in Comunicazione

  • 1. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 1 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PADOVA FACOLTA’ DI SCIENZE UMANE, SOCIALI E DEL PATRIMONIO CULTURALE CORSO DI LAUREA IN COMUNICAZIONE TESI DI LAUREA LA FOTOGRAFIA RACCONTA: VITA QUOTIDIANA DEGLI STUDENTI FUORISEDE RELATORE: CH.MO PROF. VINCENZO ROMANIA LAUREANDO: VINCENZO CALABRO’ ANNO ACCADEMICO 2014-2015
  • 2. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 2 Indice ABSTRACT INIZIALE………………………………………………....…4 INTRODUZIONE…………………………………………………….....…5 Cap. 1 - Storie di vita tra molti numeri e poche immagini.........................7 Cap. 2 - Metodologia……………………………….…….…………......12 Cap. 3 - Analisi dei dati……………………………..…….…….....……17 3.1 - Situazione al Nord……………………………….………..…...20 3.2 - Situazione al Centro…………………….…....…....………..….22 3.3 - Situazione al Sud e nelle Isole…………………....................…23 Cap. 4 - Conosci te stesso..………………………………………....…..25 4.1 - Liberare la mente………………………….………….….....….25 4.2 - Lo studio d’estate……………………………...…….……...…27 4.3 - Compagni di squadra, di stanza, di vita……..….……….…....29 4.4 - Volere è potere…………………………………....….…..……30 4.5 - Spensierata, bevuta in compagnia……………...…..…………32 4.6 - Tra un’amaca e una cyclette…………………...………......….34 4.7 - L’Amore ai tempi dell’Università……………......………..….35 4.8 - Prospettive nascoste……………………………..……...…….37 4.9 - Parete su post-it…………………………………..………..….39 4.10 - Pausa caffè……………………………………..…………....41 4.11 - Tramonto sull’isola……………………………..……….…..43
  • 3. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 3 4.12 - Orchestra di desideri………………………………………….45 4.13 - Pasticcio di pentole e piatti sporchi……………………..........47 4.14 - Scalinata in salita…………………………………………..…49 Cap.5 - Conclusioni……………………………………………………….52 Bibliografia………………………………………………………………..54 Sitografia……………………………………………………………….....54 Dediche……………………………………………………………………55 Ringraziamenti……………………………………………………………59 Allegato 1: Interviste…………………...……………….………………...60 Allegato 2: Album fotografico “conosci te stesso”….…………..……..…76
  • 4. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 4 ABSTRACT INIZIALE L’immagine parla: è musica, è profumo, è passione. La Fotografia, perciò, è uno dei veicoli dell’interazione sociale più utilizzato al mondo. E come tale, ha una sua rilevanza sociologica. In questo lavoro, cercherò di eviden- ziare l’importanza delle immagini nel contesto della comunicazione. In par- ticolar modo, racconterò tramite un album fotografico la vita universitaria di 14 studenti fuorisede. Tenterò quindi di cogliere i modi di agire, di com- portarsi e di relazionarsi da parte degli studenti, all’interno di un particolare contesto sociologico, cioè quello della loro vita quotidiana. Verrà inoltre data la giusta attenzione ai giudizi degli studenti nei confronti dei servizi offerti dalle loro diverse università di provenienza, al fine di avere un’idea generale di quali siano i punti deboli e quelli di forza, dei diversi enti che si occupano di diritto allo studio. Sosterrò la mie ipotesi con le interviste degli studenti che mi hanno gentil- mente dedicato un po’ del loro tempo, ospitandomi nelle loro case, per condividere insieme a me il loro punto di vista, ma soprattutto, la loro sto- ria. Cercherò di sviluppare il tema della vita da fuorisede (e di conseguenza imposterò le mie domande) su tre temi principali: 1) Sfida 2) Organizzazione 3) Cambiamento La Fotografia è stata scelta come tecnica perché sviluppa la soggettività, essendo un’arte visuale che riflette una componente emozionale, variabile da soggetto a soggetto. Nel corso di questa ricerca, andremo poi a scoprire come siano necessari, almeno altri tre punti chiave per descrivere le vite degli studenti: 1) Tranquillità 2) Musica e Sport 3) Legami
  • 5. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 5 INTRODUZIONE “Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca o colore dei vestiti, chi non rischia, chi non parla a chi non conosce”. Comincia così, una delle più belle odi alla vita mai scritte. Questa poesia di Martha Medeiros (spesso erroneamente attribuita a Pablo Neruda) descrive alla perfezione l’insieme d’emozioni, sentimenti, e desideri che portano uno studente a trasferirsi lontano da casa. Infatti, nella spasmodica rincorsa (in alcuni casi, tranquilla passeggiata) per diventare dottore, ognuno di noi è cambiato. C’è chi ha imparato a cucinare, chi ha iniziato a lavorare per mantenersi gli studi e chi addirittura dice di essere riuscito a conoscere se stesso per la prima volta. Perché come diceva la stessa Medeiros: “Essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di re- spirare.” Una scelta di questo tipo è una scelta coraggiosa, che andrebbe perciò protetta, incoraggiata e tutelata, tanto dalla propria famiglia, quanto dalle figure e dagli enti preposti. Ma è davvero sempre così? In questo lavoro, cercherò di raccontare le storie di 14 studenti fuorisede, attuando uno studio sulla loro vita quotidiana. Per farlo, creerò un album fotografico, grazie al quale proverò ad evidenziare, tramite la foto- elicitazione, (tecnica che utilizza le foto come uno strumento per fare emergere descrizioni più ricche delle esperienze) le loro esigenze e le loro necessità. Per scoprire i bisogni del campione studiato, utilizzerò la decodi- ficazione visiva di queste immagini ed il metodo dell’intervista, dandogli così una voce ed un volto. Il carattere della ricerca sperimentale, come si
  • 6. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 6 potrà a questo punto intuire, non sarà meramente socio-visuale (grazie alla foto-elicitazione della self-photography), ma anche etnografico (attuando il cosiddetto metodo dell'osservazione partecipante, in quanto chi scrive è anch’egli uno studente fuorisede) e biografico (per via delle interviste che permetteranno di andare molto oltre un semplice quiz standardizzato, ri- spettando la privacy dei soggetti intervistati e creando così un rapporto di fiducia tra ricercatore e soggetto studiato). A tal proposito, nel 2005 Penna- cini scrisse: “La tecnica di elicitazione attraverso foto-stimolo ha permesso di raccogliere non solo storie di vita, ma ha anche consentito di mette- re in atto un processo interattivo e collaborativo tra intervistatore e intervistato. La fotografia, infatti, o meglio la sua interpretazione, è influenzata dai vissuti soggettivi reciproci; il linguaggio non è so- lamente un veicolo di senso, ma anche un suo costruttore. Così uti- lizzata, la fotografia avvicina osservatore e osservato in una comu- nicazione e interazione che non è altro che uno scambio di visuali: il ricercatore può vedere le cose dal punto di vista del soggetto a cui rivolge la sua osservazione, dei suoi vissuti e, soprattutto, della sua particolare visione (o meglio, percezione) del mondo.” [1]
  • 7. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 7 1. Storie di vita tra molti numeri e poche immagini. L’Università è da sempre un bacino multiculturale di considerevole impor- tanza. Ogni anno, infatti, sempre più studenti decidono di indirizzare il loro futuro verso un percorso d’istruzione superiore con la speranza di migliora- re le proprie aspettative lavorative. Visto l’aumento della competitività tra i diversi Atenei, le Università diversificano le proprie offerte mettendo a di- sposizione degli studenti molti più servizi. Infatti: “L’obiettivo è duplice, per le Università attrarre studenti (una risor- sa da considerarsi come scarsa e preziosa) da bacini territoriali sempre più ampi, regionali, nazionali ed internazionali ed ampliare le proprie strutture e opportunità di ricerca e finanziamento; per le città ampliare le ricadute del sapere e supportare i mercati (immobi- liare, commerciale e dei servizi) e i sistemi produttivi locali. Il co- stante miglioramento qualitativo e la diversificazione delle presta- zioni e dell’offerta (didattica, di ricerca, di promozione professiona- le, di occasioni di svago e cultura) è sempre più un fondamentale elemento di attrattività e dunque di rafforzamento reciproco delle istituzioni in questione e del sistema sociale ed economico della cit- tà.” [2] (Arboretti, Franz, Marozzi e Salmaso, 2005) Lo studio che andremo ad approfondire, si basa sull’idea di mettere in risal- to il ruolo giocato dalle Università nei confronti degli studenti ed in parti- colar modo dei fuorisede, senza i quali, le stesse Università non sarebbero il bacino multiculturale che rappresentano. Pur in presenza di una notevole mole di dati e conoscenze disponibili sugli studenti di diversi Atenei, sui si- stemi di servizi ed offerte delle Università e delle istituzioni locali (opzioni post laurea, borse di studio e di ricerca, borse per l’estero, master) questa ricerca nasce dalla necessità di attuare un’analisi critica ed interpretativa che colleghi il dato quantitativo sugli studenti con quello qualitativo delle stesse offerte. Le differenze tra Nord e Sud nell’ambito dell’istruzione sono
  • 8. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 8 state ampiamente dimostrate. Siamo in possesso di molteplici dati Istat che testimoniano il divario tra le due aree geografiche. Ma ciò come si riper- cuote concretamente sul vissuto quotidiano degli studenti? Sarà questa, la principale domanda a cui si cercherà di rispondere durante lo sviluppo di questa ricerca sperimentale. Magni (1994) rappresenta un primo studio sull’impatto socio-economico degli studenti universitari nel contesto cittadino in cui sono posti. L’indagine fa riferimento all’Ateneo di Pavia, risale al 1990 e non è stata più aggiornata. [3] In precedenza, Valussi (1988) [4] e Hamende (1990) [5] si sono occupati dell’impatto socio-economico di particolari strutture uni- versitarie o para-universitarie, ma non degli studenti nello specifico. Più re- centemente, Moretti (2002) si è occupato dell’impatto economico dell’Università di Udine ma sempre da un punto di vista più generale, senza un focus privilegiato verso gli studenti. [6] Dati più recenti e mirati sugli studenti si possono ottenere consultando due inchieste condotte sui forum del sito studenti.it (che da anni si occupa delle esigenze degli studenti, universitari e non, di tutta Italia) sulle città di Mila- no, Roma, Torino, Napoli e Bologna per gli anni 2009 e 2010. Lo scopo, è quello di conoscere fino in fondo il mondo di chi studia lontano da casa per far conoscere a tutti le difficoltà di migliaia di studenti: “Ogni anno, un piccolo grande esercito di ragazzi e ragazze, dopo aver preso la maturità, fa armi e bagagli e si trasferisce in un'altra città per proseguire gli studi universitari. A casa rimangono gli ami- ci, la ragazza, la famiglia. Inizia una nuova vita. Ma la vita da fuori- sede è tutt'altro che una passeggiata. […] Affitti alle stelle, tasse universitarie, i libri, il cibo, i trasporti. Costa tanto vivere da fuori- sede, e la crisi economica rischia di peggiorare ulteriormente la si- tuazione, soprattutto nelle grandi città. […] Bacheche che rischiano di crollare sotto il peso degli annunci, foglietti appesi ovunque con i numeri di cellulare scritti su linguette ritagliate a mano. E' questo il panorama che si presenta davanti a tutti i fuorisede che all'inizio dell'anno accademico cercano un alloggio. Tra collegi, case dello studente, progetti speciali e cooperative. Secondo i nostri sondaggi, in alcune città come Milano e Roma l'affitto arriva a pesare per
  • 9. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 9 l'80% sulle spese medie mensili degli studenti fuorisede (che sono tantissimi, più di 50.000 nella sola Milano). A Roma per una singo- la si può arrivare a pagare 700 euro. […] Prezzi folli, e come se non bastasse, il 95% delle case affittate su tutto il territorio italiano a studenti universitari, risulterebbero in nero, per evadere il fisco. So- no in tanti a lamentarsi di questa situazione e a richiedere più con- trolli. […] I fuorisede fanno richieste per un posto letto nelle case dello studente, ma la disponibilità è limitata. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Istruzione il primo giugno del 2010, a fronte di un esercito di 702.412 studenti fuorisede, i posti-letto a disposizione nelle strutture sono soltanto 46.834. Il sistema universitario italiano nel suo complesso offre posti letto in strutture organizzate solo per il 2% degli studenti fuorisede, contro il 10% di Francia e Germania e il 20% di Danimarca e Svezia. E i tagli al sistema università non lasciano presagire nulla di buono per il futuro. Inevitabile quindi cercare una camera o un appartamento in affitto nel mercato privato per chi va a studiare lontano da casa. […] Il peso delle spese d'affit- to incide sul budget degli universitari tra il 50 e l'80% della dispo- nibilità economica degli studenti. Un problema grosso e sottovalu- tato, che rischia di incidere negativamente sugli atenei, in particola- re sul numero di nuovi iscritti. Se una città si dimostra troppo cara e non a misura di studente, una buona parte di potenziali nuove ma- tricole si orienterà verso città più piccole, dove si riesce a vivere con meno.” [A] Se i dati statistici sono spesso la "fotografia" di come l'Università accoglie gli studenti, ancor più interessante è andare a scoprire come gli studenti de- scrivono grazie ad un'immagine la loro esperienza universitaria, attraverso una ricerca visuale che racchiude in sé un progetto molto ambizioso. Patri- zia Faccioli nel suo Manuale di Sociologia Visuale scriveva (citando Har- per): “Noi pensiamo e fotografiamo attraverso le nostre lenti culturali. Dobbiamo imparare a vedere attraverso le lenti culturali dell’Altro.” [7] Ed ecco il successivo obiettivo di questa ricerca visuale: andremo a trasforma- re le fotografie degli studenti in contesti sociologici. Sempre Harper diceva a tal proposito: “Fotografare significa raccogliere informazioni, ma le in-
  • 10. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 10 formazioni devono essere create, organizzate e presentate nei termini di idee che si possano verbalizzare.” [ibid.] La nascita di questa ricerca sperimentale fonda le sue basi sulla totale as- senza di ricerche socio-visuali che descrivano la vita quotidiana degli stu- denti fuorisede. Ciò, testimonia infatti quello che scrissero Losacco e Fac- cioli a quattro mani, nel Nuovo Manuale di Sociologia Visuale: “La vista è il senso privilegiato per la conoscenza del mondo. Si è detto anche che viviamo in un mondo sempre più pervaso dalle immagini e dalla tecnologia della visione. L’industria dell’informazione e quella dell’intrattenimento fondano la comuni- cazione con il pubblico sui testi fotografici o filmici. Eppure, ancora oggi, la sociologia, pur avvicinandosi timidamente e con sospetto alle tecniche visuali, non ha ancora di fatto colmato un vuoto che diventa sempre più evidente. A tanti anni di distanza valgono pur- troppo ancora le parole di Wagner del 1979: Le immagini giocano da sempre un ruolo importante per la comprensione del mondo e l’interazione sociale, tuttavia le loro funzioni euristiche hanno preso posto piuttosto fuori che dentro le scienze sociali.” [8] Al fine di usufruire della possibilità di pubblicare alcune particolari imma- gini che ritraggono il volto degli intervistati, dovrò far firmare una liberato- ria ai soggetti interessati, cogliendo il suggerimento di Annalisa Frisina, che nel suo libro Ricerca visuale e trasformazioni socio-culturali spiega come far firmare subito questa liberatoria per l’uso delle immagini può essere li- mitante. Scrive infatti: “Puntare all’inizio su un approccio formale e legalistico può essere sospetto per alcuni attori sociali (ad esempio con scarso capitale so- ciale). Inoltre, nella mia esperienza presentare queste questioni oralmente e solo in un secondo momento preparare e sottoporre la liberatoria da firmare ha permesso di chiarire maggiormente molte questioni (che non vengono risolte magicamente con una firma).” [9] Infine, non aver fretta di ottenere la firma dei partecipanti, ma negoziare con loro ciò che era stato pensato a tavolino dal ricercatore, ha permesso di
  • 11. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 11 adattare le liberatorie in modo che fossero più appropriate nel contesto em- pirico individuato per la ricerca.
  • 12. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 12 2. Metodologia In questa ricerca si cercherà di sviluppare il tema della vita degli studenti fuorisede utilizzando la voce degli universitari stessi. A tal proposito, inter- viene la possibilità di scegliere uno scatto fotografico che rappresenta idealmente la vita da fuorisede di ognuno degli studenti intervistati. La tec- nica scelta per mettere in risalto le differenti soggettività, è quella dell’analisi fotografica attraverso la foto-elicitazione, in quanto la fotogra- fia è un’arte visuale che riflette una componente emozionale variabile da soggetto a soggetto. L’analisi dei dati si dovrà quindi circoscrivere a quelli che sono gli aspetti economici e di gradimento da parte degli studenti, ri- guardo ai servizi proposti dall’Università. Il campione studiato sarà forma- to da ragazzi provenienti da sette diversi atenei, sparsi in tutta Italia (tra cui la sede linguistica dell’ateneo di Siena e una sede distaccata dell’Università degli Studi di Messina situata a Caltagirone). Inoltre, per rendere la ricerca più omogenea possibile, verranno intervistati un uomo e una donna per ognuno dei seguenti atenei. Partendo da quella più a Nord e scendendo per lo stivale, passando anche per le isole, le Università in questione sono: 1) Università degli Studi di Padova 2) Università degli Studi di Pavia 3) Università di Bologna 4) Università degli Studi di Siena (e Università per Stranieri di Siena) 5) Università della Calabria 6) Università degli Studi di Cagliari 7) Università degli Studi di Messina (e Sede di Caltagirone) Al fine di rispettare la privacy degli intervistati (e in quanto non rilevante allo scopo di ricerca) i loro nomi non saranno resi pubblici, tranne nel caso in cui gli stessi non ne manifestino apertamente il desiderio, firmando un consenso scritto per il trattamento dei dati e delle foto che ne ritraggono ri- conoscibilmente il volto. L’intervista proposta presenta un’ampia articola- zione per quel che concerne alcuni importanti aspetti, come quelli relativi all’ubicazione spaziale dei luoghi di svago o di acquisto di generi alimenta-
  • 13. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 13 ri e non alimentari. La modalità di raccolta dati consente (inoltre) di inda- gare aspetti rilevanti della presenza degli studenti in città e generalmente difficili da stimare quali le spese di vitto e alloggio dei fuorisede. Ulteriore peculiarità dell’intervista è quella di richiedere non solamente se un certo servizio viene utilizzato (es. gli impianti sportivi dell’Università) ma anche se tale servizio riscuote i favori dello studente, richiedendo di specificare eventuali motivi di insoddisfazione. Questi aspetti fanno sì che il questiona- rio non sia semplicemente uno strumento che fotografa la situazione cor- rente, ma un mezzo che abbia proficuo impiego da parte del governo uni- versitario e cittadino al fine di migliorare l’offerta di servizi per gli studen- ti. Nel formulare le domande, eviterò qualsiasi tipo di bias, consapevole del fatto che la mia esperienza da studente fuorisede è differente da qualsiasi altro soggetto nella mia condizione. Ogni intervistato mi fornirà una foto che meglio rappresenta e identifica la sua condizione di studente fuorisede. Successivamente me ne darà una breve descrizione per la creazione di un album fotografico, per poi approfondire in seguito il significato che la stes- sa ha per il soggetto. Sono state poste quarantasei domande identiche a tutti e quattordici i sog- getti: Ciao *****, grazie per avermi concesso un po’ del tuo tempo, so bene che la sessione estiva è alle porte. Inizieremo con qualche domanda molto semplice, per poi entrare più nello specifico. Pronto/a per co- minciare? 1) Da dove arrivi? 2) In quale Università studi adesso? 3) Ti va di raccontarci il perché di questa scelta? 4) Adesso parliamo un po’ della foto che hai scelto per l`intervista. Me ne daresti una descrizione? 5) Che cosa esprime questa immagine? 6) Tra le centinaia di scatti che ognuno ha della propria vita, perché hai scelto proprio questa foto per rappresentarti? 7) Cosa ti va di raccontarci della tua famiglia? 8) Che ruolo hanno avuto i tuoi genitori nella tua scelta uni- versitaria?
  • 14. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 14 9) Hai potuto iscriverti all`Università grazie al contributo economico di uno o di entrambi i tuoi genitori? 10) Lavori? 11) Se lavori, riesci a mantenerti autonomamente gli studi? 12) Dove vivi? 13) Sei solo/a o condividi la tua abitazione con qualcuno? 14) Quanto paghi d’affitto? 15) Se vivi in un appartamento privato, ti è stato proposto un regolare contratto d`affitto? 16) In media, quanti soldi spendi al mese per mantenerti? 17) Dove acquisti i generi alimentari e i beni di prima necessi- tà? 18) Fai shopping? 19) Quanto spesso acquisti beni di seconda necessità? 20) Mediamente, quante volte a settimana esci la sera? 21) Quali sono i tuoi luoghi ricreativi preferiti? 22) Frequenti cinema, caffè letterari, discoteche? 23) Se sì, quante volte a settimana? 24) Usufruisci di particolari sconti grazie alla tua Università? 25) Quali sono i mezzi di trasporto che utilizzi per muoverti nella tua città universitaria? 26) Hai diritto a particolari riduzioni per l’uso di mezzi pub- blici? 27) Quanto spesso torni dalla tua famiglia? 28) Con quali mezzi di trasporto? 29) Pratichi sport? 30) Se sì, quali ed eventualmente dove? 31) Utilizzi servizi particolari offerti dall’Università (Centri sportivi, mense, biblioteche)? 32) Se sì, esprimi un tuo parere a riguardo. 33) Secondo te, cosa potrebbe fare l`Università per migliorare la tua esperienza da fuorisede? 34) Sei beneficiario/a di borsa di studio? 35) Hai affrontato un periodo di mobilità internazionale grazie alla tua Università?
  • 15. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 15 36) È stato molto difficoltoso il distacco emotivo dal proprio ambiente familiare? 37) Che impatto ha avuto la distanza da parenti, amici, part- ner? 38) Eri autonomo/a e autosufficiente prima di andare all`Università? 39) Hai trovato difficoltà con i problemi quotidiani? 40) Se sì, come hai fatto a risolverli? 41) Secondo te, quali sono gli aspetti positivi che comporta studiare lontano da casa? 42) In particolare, quali sono stati nel tuo caso? 43) Personalmente, credi di essere cambiato/a affrontando quest`esperienza? 44) In meglio o in peggio? 45) Sei contento/a della tua scelta? 46) L`ultima domanda, la più difficile: Oggi, la rifaresti? Sei stato gentilissimo/a, il tuo aiuto è stato molto prezioso. Buona for- tuna per i tuoi studi. Ho scelto di intervistare ragazzi provenienti da tutta Italia per avere delle opinioni differenti da persone nate e cresciute in diversi contesti, in quanto gli ambiti culturali hanno influito sui modi di agire e di fare di ognuno di loro. Sono sette uomini e sette donne – due per ateneo – anche per non ave- re una differenza nei sessi scelti tra i campioni intervistati. Infatti, non è detto che questa componente non possa influire sulle risposte date alle mie domande. Le interviste sono autobiografiche e si basano sulle esperienze personali dei soggetti. Sette degli intervistati hanno affrontato l’intervista face-to-face, chi in spiaggia, chi al bar, chi nella propria casa, a seconda dei luoghi a loro preferiti, in modo tale da metterli a proprio agio durante l’intervista. Le altre sette interviste, invece, per ovvi motivi di distanza, si sono svolte telefonicamente, e perciò, non mi hanno permesso di cogliere messaggi, segnali e gesti tipici della comunicazione non verbale. Una settimana prima dell’inizio delle interviste, è stato richiesto a tutti gli intervistati di scattare una foto che rappresentasse la loro condizione di stu- denti fuorisede. Il tema della fotografia è stato assolutamente libero da vin-
  • 16. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 16 coli, se non quello di raccontarsi nella propria particolare quotidianità. Ciò ha permesso di creare un album fotografico, formato da 14 fotografie che raccontano 14 storie di vita assolutamente uniche e personali. Gli studenti hanno infatti immortalato tramite il proprio smartphone, attimi di vita che li accompagnano ogni giorno. In questo modo hanno potuto catturare un par- ticolare momento nell’attimo esatto in cui accadeva, senza doverlo studiare a tavolino. Semplicemente immortalandolo, così come farebbero con una qualsiasi foto delle proprie vacanze. Successivamente, si sono così potute svolgere le interviste, ottenendo risposte più approfondite sulla scelta delle foto e sul significato delle stesse. Ho dunque raccolto le 644 differenti risposte alle mie domande, dividendo gli intervistati in tre aree geografiche: - Nord: Veneto e Lombardia - Centro: Emilia Romagna e Toscana - Sud e Isole: Calabria, Sardegna e Sicilia Potendo così cogliere le più evidenti differenze a livello geografico per quello che riguarda i servizi offerti e la soddisfazione degli studenti stessi.
  • 17. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 17 3. Analisi dei dati Dalla prima domanda: “Da dove arrivi?”, il campione è stato così rappre- sentato: STUDENTE PROVENIENZA UNIVERSITA’ KM FACOLTA’ MASCHIO VENETO, GUARDA VENETA (RO) PADOVA 64 INGEGNERIA FEMMINA PUGLIA, CISTERNINO (BR) PADOVA 852 MEDIAZIONE LINGUISTICA MASCHIO VALLE D’AOSTA, AOSTA PAVIA 221 MEDICINA FEMMINA LOMBARDIA, CREMONA PAVIA 98 GIURISPRUDENZA MASCHIO EMILIA ROMAGNA, CASTELVETRO PIACENTINO (PC) BOLOGNA 149 LETTERE FEMMINA LOMBARDIA, CASALPUSTERLENGO (LO) BOLOGNA 164 ASTRONOMIA MASCHIO CAMPANIA, PADULA (SA) SIENA 574 MEDIAZIONE LINGUISTICA FEMMINA CAMPANIA, SORRENTO (NA) SIENA 467 COMUNICAZIONE MASCHIO CALABRIA, NICOTERA (VV) COSENZA 133 CHIMICA FEMMINA CALABRIA, SAN FERDINANDO (RC) COSENZA 127 SCIENZE DELL’EDUCAZIONE MASCHIO EMILIA ROMAGNA, PIACENZA CAGLIARI 826 ODONTOIATRIA FEMMINA SARDEGNA, NUORO CAGLIARI 180 BIOLOGIA MASCHIO CALABRIA, PALMI (RC) MESSINA 47 LETTERE FEMMINA CALABRIA, GIOIA TAURO (RC) MESSINA CT. 220 FISIOTERAPIA SUD E ISOLE: CALABRIA,SICILIA,SARDEGNA CENTRO: TOSCANA,EMILIA NORD: VENETO,LOMBARDIA Ciò evidenzia subito come non tutti i fuorisede siano uguali nella loro con- dizione. Infatti, come possiamo notare confrontando i dati rinvenuti e ri- cordando che vengono considerati fuorisede “Studenti che risiedono in un Comune la cui distanza dalla sede del corso frequentato sia percorribile, con i mezzi di trasporto pubblico, in un tempo superiore a novanta minuti” noteremo subito come per molti, non solo in virtù della grande distanza, ma anche a causa degli scarsi e poco funzionali mezzi di collegamento, sia quasi impossibile tornare di frequente nel proprio paese natale. La seconda domanda: “In quale Università studi adesso?” ci dimostra come alcuni di loro, studiano anche a più di 800Km di distanza, e ciò dimostra che molto spesso andare a studiare all’Università diventa un’occasione per trasferirsi in un'altra regione d’Italia. Dalle risposte alla terza domanda: “Ti va di rac- contarci il perché di questa scelta?” noteremo infatti, come gli studenti si sono trasferiti per la voglia di cambiare città o il desiderio di affrontare un particolare indirizzo di studi. M.Pad ci rivela: “E’ molto prestigiosa (l’Università, ndr) e sicuramente la laurea qui, la vedo di valore aggiunto rispetto ad altre Università più vicine al mio paese.” Anche i più scettici,
  • 18. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 18 col passare del tempo si sono ricreduti. F.Pad: “In realtà, devi sapere che Padova non è stata la mia prima scelta. Poi appena sono arrivata a Padova, la mia delusione si è trasformata in gioia, perché è stato amore a prima vi- sta con la città: una città dinamica, a misura di studente, ma soprattutto bel- lissima con i suoi luoghi caratteristici pregni di arte.” Fortunatamente, stando a quanto dichiarato nell’ottava domanda: “Che ruolo hanno avuto i tuoi genitori nella tua scelta universitaria?”, nessuno degli intervistati è sta- to obbligato nella scelta del proprio indirizzo di studi da parte dei genitori, che sono invece stati comprensivi nel sostenere le scelte dei propri figli. M.Pav: “La mia scelta l'ho fatta da solo e i miei erano d'accordo e orgoglio- si della scelta e della riuscita del test per accedervi (a Medicina, ndr).” Ov- viamente non manca qualche piccolo rimpianto. F.Pav: “I miei genitori hanno studiato economia e avrebbero voluto che una delle due figlie se- guisse la loro strada ma così non è stato. Tuttavia, sono contenti della mia scelta (Giurisprudenza, ndr) e mi appoggiano nel mio percorso formativo.” La domanda successiva: “Hai potuto iscriverti all`Università grazie al con- tributo economico di uno o di entrambi i tuoi genitori?” ci fa capire quanto siano stati importanti gli aiuti economici dei genitori, infatti la maggior par- te degli intervistati ha potuto iscriversi all’Università solo grazie a questi ultimi. Non tutti ne sono entusiasti, anzi. M.Bol. afferma: “Se ne avessi la possibilità ne farei volentieri a meno.” Chi può, infatti, evita di farsi aiuta- re, lavorando e integrando le entrate con la borsa di studio. F.Sie: “No, è grazie al contributo economico dell’Università.” Il loro desiderio di indi- pendenza è sottolineato dalle risposte alla domanda numero 10: “Lavori?” Molti di loro lavorano o hanno intenzione di cercare lavoro al fine di man- tenersi gli studi. M.Sie: “Al momento non sto lavorando, ma quando posso lavoro come cameriere o come barman; non riesco a coprire tutte le spese, ma sono un buon contributo per le spese di generi primari o secondari.” Ovviamente c’è anche chi pensa che un impegno lavorativo sia troppo dif- ficile da affiancare ad un impegno didattico. F.Cos: “No, non lavoro perché i miei genitori riescono fortunatamente a mantenermi economicamente ed io preferisco concentrarmi sugli studi così da potermi laureare nel minor numero di anni possibile.” Nonostante ciò, tra chi lavora, pochissimi rie- scono a mantenersi autonomamente gli studi. Ciò è sottolineato dalle rispo- ste alla domanda numero 11: “Se lavori, riesci a mantenerti autonomamente gli studi?” F.Pav risponde: “I lavoretti saltuari che svolgo non mi permetto-
  • 19. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 19 no di dare contributi per i miei studi.” Sono molto rare le eccezioni, e nella maggior parte dei casi, necessitano sempre di un aiuto economico da parte dell’Università. M.Pad: “È grazie a questo (il lavoro, ndr) e alla borsa di studio ricevuta che riesco a mantenermi gli studi.” Sulle spalle dei genitori, gravano quindi le spese di vitto e alloggio degli studenti, che per via del ca- ro-prezzi degli affitti e della crisi economica, sono salite vertiginosamente. Si va dai circa 160 Euro di chi studia in un condominio con altre tre perso- ne al Sud, ai 450 Euro chiesti a Bologna per un monolocale. (domande n°12-13-14). Dalla domanda numero 16: “Quanto spendi al mese per man- tenerti?” potremo notare come i costi di gestione salgono da un minimo di 50€ per chi ha la possibilità di farsi fare la spesa da i genitori durante il week-end ad un massimo di 500€ per chi vive a molti chilometri da casa. M.Cos mi spiega l’importanza dello “scatolo” - rigorosamente al maschile - il famoso pacco pieno di viveri che le mamme (in particolar modo quelle meridionali) inviano ai propri figli: “Per quanto riguarda l’economia, cerco sempre di pormi dei limiti. L’ affitto è un po' alto, e cerco di risparmiare per andare incontro alle nostre esigenze. Per uno studente fuorisede la mamma è indispensabile. Ho una valigia piena di qualsiasi genere alimen- tare. Non mi fa mancare nulla. Così come i miei coinquilini. È talmente tanta roba che per 4 persone basta per un mese. In questo modo non com- pro nulla per mantenermi.” M.Cagl (e non è l’unico) deve invece fare i con- ti con le spese di chi vive a molti chilometri da casa: “Spendo in media 500 euro mensili.” Parecchi, su una ipotetica busta-paga di 1300 Euro e magari con un altro figlio all’Università da mantenere. Dalla domanda numero 15: “Se vivi in un appartamento privato, ti è stato proposto un regolare contrat- to d`affitto?” è emerso come i contratti d’affitto in nero sono un modo per risparmiare, ma ovviamente comportano un’evasione fiscale. Quest’ultima è conveniente per chi affitta, ma non per chi paga l’affitto, in quanto non può dimostrare di essere uno studente fuorisede e di conseguenza parteci- pare ai bandi per le borse di studio regionali. La domanda numero 17: “Do- ve acquisti i generi alimentari e i beni di prima necessità?” ci ha permesso di capire come gli studenti cercano di risparmiare. Alcuni genitori fanno la spesa ai propri figli per agevolarli economicamente. F.Cagl, ad esempio, ci dice: “Mamma fa un salto da me una volta a settimana e mi compra tutto il necessario.” Altri genitori inviano soldi agli studenti, con cui acquistano i beni di prima necessità in grandi Discount a prezzi più bassi, non trovando
  • 20. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 20 sempre benefici sperati. M.Sie infatti ci spiega: “Siena è una città molto ca- ra, anche facendo la spesa nei grandi super mercati come faccio io (Pam, Coop, Conad) si spende molto!” Altri ancora acquistano i beni primari (per comodità e vicinanza da casa) in costosi mini-market. M.Pad ci racconta: “Li compro (i generi alimentari, ndr) nel supermercato sotto casa, perché più comodo da raggiungere rispetto ai grandi discount.” Grazie alla do- manda numero 18: “Fai shopping?” possiamo notare come gli intervistati evitino di fare shopping per non gravare ulteriormente sulle tasche dei pro- pri genitori. M.Cos: “No, lo faccio (shopping, ndr) al mio paese, dove pos- so risparmiare.” M.Bol: “No, mai. Ci pensano i miei (genitori, ndr).” Solo pochi di loro si concedono qualche bene di seconda necessità ogni tanto, come ben evidenziato dalle risposte ottenute alla domanda 19: “Quanto spesso acquisti beni di seconda necessità?.” F.Pad spiega: “Molto raramen- te, quando esco la sera. In generale, evito le spese inutili e cerco di conte- nerle quando posso.” Altri invece (in particolar modo le ragazze) non rie- scono proprio a farne a meno. Ad esempio F.Cagl: “Molto spesso, diciamo che fare shopping è la mia terza passione (dopo la medicina e la musica, ndr). Abbiamo visto quanto costa vivere da fuori sede e cosa fanno i ragazzi per risparmiare. Ma quali sono le agevolazioni per gli studenti previste dalle varie Università? 3.1 Situazione al Nord Estrapolando le risposte alle interviste in nostro possesso, noteremo come la situazione al Nord sia molto positiva a livello di servizi offerti. Diversi intervistati sono beneficiari di borsa di studio (domanda n°34) e molti di lo- ro hanno diritto a particolari sconti in alcune attività commerciali e centri ricreativi. Ad esempio, alla domanda numero 24: “Usufruisci di particolari sconti grazie alla tua Università?” F.Pad risponde: “Sì, l’Università ha varie convenzioni con molte attività commerciali e centri ricreativi delle città e dei dintorni, grazie alle quali si può usufruire di sconti per studenti.” Anche M.Pav è di questo avviso: “Abbiamo avuto lo sconto sul biglietto Expo”.
  • 21. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 21 Per quanto riguarda i mezzi pubblici, dalle risposte alla ventiseiesima do- manda: “Hai diritto a particolari riduzioni per l’uso di mezzi pubblici?” è stato appurato che gli studenti hanno diritto ad una riduzione sull’abbonamento mensile. M.Pav spiega: “La tessera line che garantisce un abbonamento annuo al servizio dei bus pubblici.” Conferma la stessa versione F.Pav: “Si, lo sconto studenti.” Come si può notare dalle risposte alla domanda 31: “Utilizzi servizi particolari offerti dall’Università (Centri sportivi, men-se, biblioteche)?” i servizi sono molti e variegati grazie alla presenza di residenze, mense, biblioteche, aule studio dotate di Wi-Fi e centri sportivi. F.Pad ci racconta: “Ho utilizzato la mensa durante il primo e secondo anno di università, quando usufruivo di borsa di studio. Il terzo anno non ci sono più andata perché preferivo cucinare a casa. Ogni tanto mi fermo a studiare in biblioteca. Lo scorso anno ho beneficiato anche di un posto letto in residenza universitaria.” M.Pad concorda: “I servizi che utilizzo sono i più svariati a partire dalla mensa: ne faccio uso una volta al giorno (è grazie a questa se mangio). Centri sportivi molto di rado, nelle biblioteche o nelle aule studio mi conoscono in quanto ci vado spesso a studiare o a parlare con i miei amici. Usufruisco anche della residenza uni- versitaria.” Alla domanda numero 32: “Se si, esprimi un tuo parere a ri- guardo.” M.Pad risponde: “Devo dire che i servizi offerti mi aggradano, sono molto utili per gli studenti lontani da casa o fuorisede.” F.Pav: “La mia università la reputo ben attrezzata ed organizzata”. Perciò possiamo af- fermare che una parte degli studenti è abbastanza soddisfatto dei servizi of- ferti. Nella domanda numero 33: “Secondo te, cosa potrebbe fare l`Università per migliorare la tua esperienza da fuorisede?” la restante parte si è potuta esprimere sottolineando le proprie necessità. F.Pad spiega: “Penso che il servizio mensa andrebbe un po’ migliorato nella qualità, per- ché alcune offrono del cibo discreto. La scelta è sempre ampia, ma poco varia nel lungo periodo di tempo. Quindi se ci vai tutti i giorni ogni setti- mana mangi sempre le stesse cose. Le biblioteche e le aule studio sono tan- te, sparse per tutta la città. Io preferisco le biblioteche dei dipartimenti per- ché sono meno affollate delle aule studio, sono spesso più piccole e quindi c’è meno via vai di gente. Le aule studio diventano impossibili da frequen- tare nelle sessioni di esami e soprattutto in estate, quando tutti ci vanno a studiare e sono sovraffollate, spesso non c’è aria condizionata, fa caldo e c’è aria consumata. La residenza in cui sono stata era molto bella, recente e
  • 22. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 22 dotata di molti comfort. Non tutte sono così, altre sono più vecchie e col bagno condiviso con molte altre stanze. Sono stata fortunata.” F.Pav dice: “Personalmente dovrebbero garantire un servizio gluten-free più sicuro nel- le mense. Sono celiaca e la poca attenzione sull’argomento mi spaventa.” Riassumendo quindi, i problemi più comuni sono la mancanza di aria con- dizionata nelle aule studio nei mesi estivi, la mancanza di un bagno perso- nale in alcune residenze più datate, la qualità e la varietà del servizio men- sa, e infine, la poca attenzione verso i soggetti celiaci. 3.2 Situazione al Centro Anche in Emilia Romagna e Toscana la situazione è abbastanza buona. Molti degli studenti dichiarano di avere diritto a diversi sconti nei bar, al cinema e nelle librerie (domanda n°24). M.Sie dice: “Si, qualche sconto studentesco nei cinema o nelle librerie, qualche volta anche ad altri tipi di eventi.” F.Sie conferma: “Si, ho lo sconto nelle librerie e nei cinema.” Inol- tre, buona parte degli intervistati sono beneficiari di borsa di studio (do- manda n°34). I servizi offerti sono gli stessi del Nord (domanda n°31), ma si sottolinea una maggiore soddisfazione nelle risposte da parte degli stu- denti (domanda n°32). F.Sie afferma: “Credo che il cibo a mensa sia buono e le biblioteche ben organizzate. Avere un’abitazione gratuita è fantastico.” M.Sie elogia il servizio mensa: “Avendo il servizio mensa si risparmia tan- to.” Chi si lamenta, sottolinea che vorrebbe fossero migliorate le tempisti- che di attesa in mensa (domanda n°33). F.Sie: “Migliorerei le tempistiche a mensa. Per mangiare si fa ogni giorno una fila interminabile.” Il problema al centro Italia riguarda piuttosto i mezzi pubblici, dove nessuno degli in- tervistati afferma di essere a conoscenza della possibilità di usufruire di particolari riduzioni (domanda n°26).
  • 23. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 23 3.3 Situazione al Sud e nelle Isole Al Sud e nelle Isole sembra invece che la situazione sia decisamente peg- giore, seppur con alcune note molto positive. Pochi intervistati affermano di usufruire di particolari sconti grazie alla propria Università. Va però sot- tolineato l’Ateneo di Cagliari, la cui mensa offre anche ai non beneficiari di borsa di studio un pasto completo, sia a pranzo che a cena, per soli 3 euro (domanda n°24). M.Cagl: “Si, sostanzialmente non ho il problema di cuci- nare in quanto mangio presso le mense universitarie tutti i giorni a pranzo e a cena al costo di 3 euro a pasto. Inoltre ho uno sconto sull'abbonamento annuale dei mezzi pubblici.” Pochi studenti affermano di avere particolari riduzioni nell’utilizzo di mezzi pubblici. Tra questi spicca l’offerta dell’Ateneo Siculo, che offre corse gratuite agli studenti dal lunedì al ve- nerdì (domanda n°26). M.Mes: “Si noi studenti viaggiamo gratuitamente dal lunedì al venerdì.” Pochi intervistati beneficiano di borsa di studio (domanda n°34), ma in ogni caso i servizi offerti sono pochi e utilizzati so- lo da una piccola parte degli intervistati. In alcuni casi, sono addirittura ine- sistenti, come a Caltagirone, sede distaccata di Messina, dove non sono presenti mense, biblioteche o residenze universitarie (domanda n°31). F.Mes: “Essendo una sede distaccata, ed essendo pochi studenti, non usu- fruiamo né di mensa né di biblioteche. Molte volte ci siamo lamentati, ma senza avere un riscontro. Non siamo ben rappresentati nel collegio degli studenti.” Solo una minoranza degli studenti manifesta soddisfazione per i servizi offerti (domanda n°32). C’è chi crede che andrebbe alzato il reddito minimo per l’esenzione, come M.Cos, che dice: “I servizi che offre l’ uni- versità sono tanti, ed ottimi. L’unico problema è che non ne posso usufrui- re, dato che la mia famiglia ha un reddito più alto di quello richiesto per l’esenzione. Ho la massima tassa per la mensa, centro sportivo, mezzi di trasporto e molti altri. Ma del resto, non mi lamento. Li gestisco come pos- so e me li godo anche io!” C’è chi pensa che il costo dei biglietti del pull- man sia eccessivo per la breve tratta che percorrono, ad esempio F.Cos: “A mio parere bisognerebbe ridurre il costo dei biglietti delle circolari, lo trovo eccessivo in confronto alle brevi tratte che percorrono.” E chi, a causa di
  • 24. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 24 forti disagi come F.Mess, afferma che: “Essere trattati come la sede centra- le di Messina sarebbe un grandissimo passo in avanti, seppur piccolo con- frontato con altre Università.” La situazione è ovviamente inconcepibile, ma nonostante le continue lamentele, nulla cambia. In particolar modo an- che perché gli intervistati non sono ben rappresentati nel collegio degli stu- denti (domanda n°31).
  • 25. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 25 4. Conosci te stesso Ridurre la vita degli studenti fuorisede ad una valutazione sulle offerte e sui servizi universitari, non renderebbe giustizia al loro percorso di vita e al lo- ro cambiamento personale, che peraltro, varia da soggetto a soggetto. Non considerare emozioni, paure, sogni e incertezze di ognuno di loro, altere- rebbe di fatto il senso e lo scopo della ricerca. Proprio per non cadere in questo errore, questa ricerca empirica vuole scavare a fondo sulle emozioni e sul vissuto quotidiano di ognuno degli studenti intervistati. Grazie alla possibilità di scegliere una foto che rappresenti la propria vita da fuorisede, gli studenti hanno mostrato il loro vero volto, raccontandosi. Gli intervistati hanno quindi suggerito un titolo alle foto, descrivendo perché quelle imma- gini rappresentino la loro vita e in quale modo facciano parte della loro quotidianità. Ho così potuto racchiudere le loro storie di vita all’interno di un album fotografico intitolato “Conosci te stesso”. Che non ha nessuna pretesa, se non quella di raccontare tramite il senso della vista, le gioie, le difficoltà, i momenti belli e quelli meno belli delle loro particolari storie di vita. 4.1 Liberare la mente Il primo intervistato, che per comodità chiameremo Stefano, è un ragazzo di Guardia Veneta, un paesino sull’argine del Po in provincia di Rovigo. Stefano ha vissuto insieme a me in residenza per un intero anno, con lui si è creato un ottimo rapporto fin dall’inizio. Studia Ingegneria all’Università degli Studi di Padova e adesso frequenta il terzo anno. Ci siamo incontrati nella residenza in cui lui vive tutt’ora. Dopo essersi messo a proprio agio, mi racconta del perché della sua scelta: “Ho scelto Padova in quanto è un’ Università molto valida per l'ambito in cui studio, ossia Ingegneria.
  • 26. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 26 E’ molto prestigiosa e sicuramente la laurea qui, la vedo di valore aggiunto rispetto ad altre Università più vicine al mio paese.” “Liberare la mente”, Residenza Universitaria Copernico. Dopo avermi mostrato la sua foto, mi spiega: “La foto descrive il momento in cui mi rilasso durante la giornata, dopo molte ore sui libri. Mi piace libe- rare la mente e lo faccio o attraverso una corsa lungo il fiume Piovego o at- traverso una bella oretta in palestra. Devo dire che dopo mi sento meglio.” Quando gli chiedo maggiori informazioni, mi risponde: “Questa foto mi rappresenta, in quanto molti anni fa ero obeso e ho iniziato ad andare in pa- lestra per porre rimedio alla mia situazione e questo mi ha portato a perdere 40 kg nel giro di un anno.” Quando gli chiedo perché proprio questa foto, aggiunge: “Adesso che ho abbandonato il mio paese non voglio abbando- nare anche quello che ho fatto, e ritornare quello che ero, con la scusa che essendo fuorisede mi "impigrisco" e non faccio più niente. Lo stile di vita che avevo prima devo cercare di mantenerlo in qualsiasi modo, anche di- stante da casa.” Mi racconta che i suoi genitori sono separati, e che lui vive con la madre. Anche suo fratello è fuorisede a Padova e perciò le spese so- no doppie. Mi dice che la sera esce circa 3 volte a settimana per andare a mangiare e bere con gli amici, ma che per via dello studio riesce ad andare al cinema solo una volta al mese. Grazie a quest’esperienza ha imparato ad autogestirsi e a mantenersi gli studi autonomamente (ha un contratto lavo- rativo di 200 ore con l’Università ed è beneficiario di borsa di studio). Quando gli chiedo se crede di essere cambiato mi risponde: “Io penso di
  • 27. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 27 essere rimasto esattamente come prima: anche prima sapevo affrontare le difficoltà in maniera autonoma e questo fatto mi ha aiutato a non riscontra- re problemi nella lontananza da casa.” E’ contento della sua scelta di anda- re a vivere fuorisede e se potesse la rifarebbe sicuramente. 4.2 Lo studio d’estate La seconda intervistata, che durante l’intervista chiameremo Irene, è un’amica di un’amica con la quale in breve tempo si è subito creato un buon rapporto. Lei è Pugliese, viene da un piccolo borgo medievale in pro- vincia di Brindisi, Cisternino. Studia Mediazione Linguistica e Culturale all’Università degli Studi di Padova. Ci siamo incontrati al bar sotto casa sua. Dopo aver ordinato due Spritz, mi racconta: “In realtà, devi sapere che Padova non è stata la mia prima scelta. Io ho sempre avuto la passione per le lingue, perciò ero molto decisa sul tipo di Università da frequentare, il problema era dove frequentare. Dopo essermi informata sulle varie possibi- lità, la scelta ricadeva tra tre posti in particolare: Trieste, Forlì e Padova, escludendo le Università che mi risultavano vicine, un po’ perché avevo voglia di spostarmi dalla Puglia, per cambiare aria, un po’ come un nuovo inizio, fare nuove conoscenze (cosa che lì non sarebbe accaduta perché tutti i miei amici avrebbero frequentato lì), un po’ perché le offerte formative dei corsi di laurea non erano di mio gradimento. Mi sarebbe piaciuto tantis- simo frequentare le Scuole per Interpreti a Trieste e Forlì, ma purtroppo, per poco non sono riuscita a passare il test d’ingresso. Allora, con molta de- lusione, ho deciso di andare a Padova, perché era rinomata come università, perché trovavo l’offerta formativa adatta ai miei interessi. Poi appena sono arrivata a Padova, la mia delusione si è trasformata in gioia, perché è stato amore a prima vista con la città: una città dinamica, a misura di studente, ma soprattutto bellissima con i suoi luoghi caratteristici pregni di arte.”
  • 28. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 28 “Lo studio d’estate”, Prato della Valle. Dopo avermi mostrato la foto mi dice: “La foto rappresenta me che studio in Prato della Valle in una giornata estiva.” Quando le chiedo cosa rappre- senta per lei mi dice: “Questa immagine è la perfetta conciliazione tra stu- dio e relax, in mancanza della possibilità di studiare al mare.” Quando le chiedo come mai proprio quella foto mi risponde: “Beh, non è stato molto difficile trovarla, perché in fin dei conti lo studio è la parte principale delle mie giornate trascorse a Padova. Ho scelto questa foto perché rappresenta sia il mio amore per la città, in quanto Prato della Valle è uno dei posti più importanti e belli di Padova, ma soprattutto perché studiare lì in primavera e in estate è una cosa che mi piace fare. Non è una foto che rappresenta la mia routine, ma rappresenta quello che mi piace fare, quando ho voglia di uscire e svagarmi, ma so anche che devo studiare per i miei esami.” Ha un fratello e una sorella più piccoli. Sua sorella l’anno prossimo si iscriverà all’Università, ma non sarà beneficiaria di borsa di studio, così come lei, perché i loro genitori lavorano entrambi. Mi dice che per svagarsi dallo studio esce tutte le sere per stare al bar sotto casa a chiacchierare con le sue amiche. Le capita di andare al cinema una volta ogni due mesi. Quando le chiedo se pensa di essere cambiata grazie a questa esperienza mi risponde: “Sì, enormemente. Sono cresciuta tanto, sono cambiata anche a livello ca- ratteriale, diventando più dinamica e aperta a nuove conoscenze, mentre prima ero molto timida e introversa.” Per tutti questi motivi è contentissima della scelta di andare a studiare lontano da casa, e l’unica cosa che cambie- rebbe, se potesse tornare indietro, è una delle lingue studiate in Facoltà.
  • 29. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 29 4.3 Compagni di squadra, di stanza, di vita La terza intervista si è svolta telefonicamente, con uno studente che chia- meremo Alessandro. Ho conosciuto Alessandro grazie alla quarta intervi- stata, una mia amica. Alessandro è Valdostano, viene da Aosta e studia Medicina all’Università degli Studi di Pavia. Quando gli chiedo del perché di questa scelta mi dice: “Perché Pavia è una città universitaria abbastanza grande ma alla portata di studenti: ci si può spostare tranquillamente senza macchina e c'è grande vita universitaria. Ma anche per la mia facoltà Pavia è una delle migliori sedi.” “Compagni di squadra, di stanza, di vita”, Collegio Fraccaro.
  • 30. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 30 Quando gli chiedo della foto che ha scelto per l’intervista mi risponde: “Quelli siamo noi. Io e i miei compagni di stanza durante una partita del nostro collegio.” Aggiunge: “Mi sembra una foto rappresentativa della mia vita da fuorisede in quanto rappresenta il mio collegio e la mia più grande passione: il calcio.” Quando gli chiedo come mai, proprio questo scatto, di- ce: “Perché rappresenta le due cose che mi hanno interessato maggiormente quest'anno: il calcio e la vita in collegio.” Alessandro ha una sorella e non è beneficiario di borsa di studio, in quanto i suoi genitori lavorano entrambi. La sera esce 3 volte a settimana per divertirsi con gli amici, anche se il suo luogo preferito resta sempre il campetto da calcio. Mi confida che: “Si, so- no diventato un po’ più indipendente e responsabile. Anche se ho usufruito un po’ troppo della mia libertà e questo ha avuto degli effetti negativi quali il mio rendimento all'Università.” Non ha ancora capito se è cambiato in meglio o in peggio, ma è contento della sua scelta di vita e la rifarebbe ad occhi chiusi. 4.4 Volere è potere La quarta intervistata è una mia amica che chiameremo Antonella. Lei ha una casa al mare in Calabria, in un paesino vicino casa mia. Ci siamo cono- sciuti al mare due anni fa. Antonella viene da Cremona e studia all’Università degli Studi di Pavia. Ho condotto l’intervista in un lido sul lungomare, a due passi da casa sua. Dopo aver ordinato due aperitivi mi racconta: “Ho scelto questa facoltà in quanto mi piacerebbe far l'avvocato, fin da piccola tutti mi han sempre detto "con la lingua che ti ritrovi non puoi fare altro che l'avvocato" e speriamo che il sogno diventi realtà. La se- de di Pavia non è stata una mia scelta, io avrei voluto studiare a Roma ma sorella studiava già a Pavia e i miei genitori han deciso di mandarmi lì per farci vivere insieme e cercare una soluzione più economica.”
  • 31. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 31 “Volere è potere”, Bilocale a Pavia. Quando le chiedo della foto, me la mostra dicendo: “La mia foto è stata scattata dalla seggiola in cui ogni giorno sto seduta per ore, per studiare ap- punto.” Poi aggiunge: “Il poster - we can do it - è motivazionale, rappresen- ta il manifesto dell'affermazione femminile dopo la seconda guerra mondia- le ma per me ha anche un secondo significato: tu studentessa fuorisede puoi farcela a fare tutto da sola, quel tutto comprende ovviamente i miei doveri da studente, le faccende di casa e ovviamente il divertimento universitario.” Quando le chiedo perché proprio questo scatto, mi dice: “Per me questa immagine rappresenta le mie priorità nella giornata, bisogna organizzarsi e fare tutto, chiunque può farcela.” Mi racconta che solitamente esce almeno
  • 32. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 32 2 volte a settimana per un giro in centro, una pizza con gli amici o qualche festa universitaria. Non ama particolarmente il cinema, ci va una volta ogni due mesi. E’ convinta che studiare lontano da casa permetta di confrontarsi con se stessi e con i propri limiti, insegna ad organizzarsi e porsi delle prio- rità, e da la possibilità di avere maggiori libertà. Mi rivela di essere diventa- ta più matura e di essere molto contenta della sua scelta, nonostante le pic- cole crisi di panico dovute alla stanchezza. A volte non si sente al posto giusto e pensa di aver sbagliato tutto, ma poi passa sempre. Quindi, nono- stante ciò, rifarebbe sicuramente la scelta di studiare da fuorisede. 4.5 Spensierata, bevuta in compagnia La quinta intervista si è svolta telefonicamente con un amico di Antonella (la quarta intervistata). Chiameremo questo studente Francesco, per como- dità. Dopo esserci presentati, mi dice che viene da un piccolo paese che sorge vicino al Po: Castelvetro Piacentino. Francesco frequenta l’Ateneo di Bologna ed è al primo anno di Lettere. Quando gli chiedo il perché di que- sta scelta mi dice: “Ho fatto lettere perché è l’unica cosa che mi piace stu- diare, in particolare ho scelto di studiare a Bologna perché è una città molto giovanile, contro-culturale, e tendenzialmente molto aperta.”
  • 33. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 33 “Spensierata, bevuta in compagnia”, Piazza Verdi. Successivamente mi descrive la foto che mi ha inviato: “E' la piazza centra- le della zona universitaria: Piazza Verdi.” Chiedo di più, e lui risponde: “Questa immagine esprime spensieratezza. La possibilità di rilassarsi in compagnia degli amici senza dover pensare all’ansia degli esami imminen- ti.” Allora gli chiedo come mai ha deciso di immortalare proprio questo istante e lui dice: “Ho scelto questa foto perché è l'emblema della vita stu- dentesca bolognese. Siamo in centinaia a riversarci sulle piazze per cercare qualche bevuta in compagnia.” Mi confida che non ama parlare della sua famiglia. E’ figlio unico, i suoi genitori sono divorziati e lui cerca di vederli il meno possibile. Non vive bene il rapporto con loro, perché riversano su di lui tutte le loro ansie e preoccupazioni. Mi dice che esce tutte le sere per stare in compagnia, ma che non è un tipo “da discoteca”. Preferisce più an- dare a bere al bar, vedere un film con gli amici o chiacchierare in piazza. Francesco mi spiega che studiando lontano da casa si diventa uomini, si cresce uscendo dalla “campana di vetro”, si diventa maturi e (nel suo caso specifico), aggiunge, non bisogna più dover sopportare i propri genitori. Mi dice di quanto sia costruttivo il confronto con persone molto diverse o mol- to simili a lui: è grazie a ciò che è potuto cambiare. Prima di salutarci, ad intervista ormai conclusa, mi rivela che a parte qualche difficoltà iniziale con la lavatrice, è contento della sua scelta e la rifarebbe senza dubbi.
  • 34. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 34 4.6 Tra un’amaca e una cyclette La sesta intervistata, che chiameremo Roberta durante l’intervista, è un’amica di Antonella (la quarta intervistata). L’intervista si è svolta tele- fonicamente. Roberta è Lombarda, viene da Casalpusterlengo in provincia di Lodi e studia Astronomia a Bologna. Quando le chiedo il perché mi ri- sponde: “Adoro guardare le stelle. Fin da piccola, ogni sera, guardavo il cielo prima di addormentarmi per cercare l’orsa maggiore.” “Tra un’amaca e una cyclette”, Appartamento con balcone a Bologna.
  • 35. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 35 Chiedo altre informazioni, e lei mi spiega: “E’ un’amaca che si trova nel piccolo balcone della mia casa in affitto, dietro c’è una cyclette un po’ ma- landata.” Allora le domando perché proprio questo scatto, e lei mi risponde: “Questa immagine descrive le mie passioni e la mia giornata tipo. Studio sull’amaca e sulla stessa mi rilasso alla sera guardando le stelle. La Cyclet- te mi permette di tenermi in forma e di prepararmi alla prova costume.” E aggiunge: “Perché è il prototipo della mia giornata tipo da studentessa fuo- risede che cerca di far tutto ciò che le piace.” Ha un fratello, i genitori sono separati e convivono entrambi con un altro partner. Esce per distrarsi dallo studio almeno 2 volte a settimana, per fare aperitivo o andare in discoteca. Mi confida che tra gli aspetti positivi della sua vita lontana da casa ci sono l’indipendenza e la possibilità di non dover badare al suo fratellino piccolo. Roberta è contenta della sua scelta e la rifarebbe altre cento volte. 4.7 L’Amore ai tempi dell’Università La settima intervista si è svolta telefonicamente grazie ad un’amicizia in comune. Chiameremo l’intervistato Michele per comodità. Michele viene da Padula, un paese di 5.000 anime in provincia di Salerno e Studia Media- zione Linguistica e Culturale all’Università per stranieri di Siena. Quando gli chiedo perché mi risponde: “Nella mia vita sono sempre stato a contatto con lingue e culture diverse, che mi hanno sempre affascinato. Ecco il per- ché di questa scelta.
  • 36. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 36 “L’Amore ai tempi dell’Università”, Campus Universitario di Siena Per l’autorizzazione alla pubblicazione dei volti dei soggetti interessati vedi allegato 2 (2/2). La foto è in bianco e nero. Mi racconta: “La foto che ho scelto ritrae me e la mia ragazza Dominga, perché ho scelto proprio questa non c'è un motivo preciso.” Allora obbietto dicendo che se l’ha scelta, ci deve essere un moti- vo. Lui sorride e dice: “Ho scelto una foto con lei come immagine della mia quotidianità da fuorisede perché dal momento in cui sono arrivato in questa città, dal momento il cui ho posato i miei piedi sul suolo senese lei era lì, e da quel momento è diventata la mia quotidianità.” Chiedo perché proprio questo scatto e lui dice: “Non la moka per il caffè o la cesta dei
  • 37. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 37 panni sporchi (cose a cui avevo pensato), a me la vita da fuori sede ha dato l'Amore!” Mi dice di avere una famiglia fantastica che lo ha educato nel migliore dei modi. Esce tre volte a settimana per divertirsi e i suoi luoghi preferiti sono i campi da calcio e gli eventi con musica dal vivo. Odia le di- scoteche ma frequenta molto i cinema, infatti ogni martedì va a vedere gra- tuitamente film d’autore. Essere un fuorisede gli ha dato l’istinto di soprav- vivenza, quello che a casa non utilizzava mai perché era circondato dal ca- lore di chi lo amava. Grazie a questa esperienza ha trovato la sua dimensio- ne aumentando il proprio spirito d’adattamento. E’ molto soddisfatto della sua scelta e la rifarebbe sicuramente. 4.8 Prospettive nascoste L’ottava intervista è stata sottoposta ad una ragazza Campana, precisamen- te di Sorrento, che chiameremo Giovanna per semplicità. Giovanna è un’amica di Michele (il settimo intervistato) con la quale ho condotto l’intervista telefonicamente. Lei studia Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Siena. Quando le chiedo il perché di questa scelta, mi dice: “Ho scelto Comunicazione perché ho sempre sognato di fa- re la Giornalista. In particolare, ho scelto Siena, perché adoro la Toscana. Il corso di laurea mi è stato consigliato da un’amica e così sono partita.”
  • 38. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 38 “Prospettive nascoste”, Piazza del Campo. Mi mostra la foto dicendo: “La foto ritrae piazza del Campo, con sullo sfondo la torre del Mangia. E’ stata scattata di prima mattina, durante una giornata afosa nella quale mi stavo rinfrescando bevendo un bicchiere
  • 39. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 39 d’acqua.” Allora le chiedo cosa esprime per lei questo scatto: “Ho voluto immortalare il momento in quanto l’immagine riflessa nel bicchiere, da una visione della piazza capovolta, sottolineando come siano diverse le cose, se osservate da una prospettiva differente.” Continua, dicendo: “Ho scelto questa foto perché venendo a studiare all’Università in Toscana, ho avuto la possibilità di vedere il mondo con occhi diversi. Sono passata dal paesi- no sul mare alla grande città Universitaria. Entrando in un mondo comple- tamente nuovo di cui non ero a conoscenza.” Giovanna è la terza di cinque figli e i suoi genitori fanno moltissimi sacrifici. Mi confessa che è solo gra- zie agli aiuti economici per gli studenti fuorisede ed al suo lavoro come cameriera in pizzeria che ha avuto la possibilità di coltivare le sue ambizio- ni. Esce solo il mercoledì sera (giorno libero a lavoro). Quando può va a teatro con il suo ragazzo. Per quanto riguarda lo studio, va almeno tre volte a settimana nei caffè letterari perché ama quell’atmosfera. Mi spiega come gli aspetti positivi della vita da fuorisede sono la possibilità di imparare a gestirsi da soli per diventare autosufficienti e responsabili. Quando le chie- do se pensa di essere cambiata durante questa esperienza mi rivela: “Si, molto. Mi sono resa conto quanti sacrifici i miei genitori abbiano fatto per mantenermi.” Si sente molto riconoscente verso i suoi genitori e rifarebbe la scelta di studiare lontano da casa altre mille volte. 4.9 Parete su post-it Il nono intervistato è un ragazzo con cui abbiamo legato fin da piccoli (sua nonna abita vicino al mio palazzo) e con il quale è rimasto un ottimo rap- porto. Lo chiameremo Enrico. Studia Chimica all’Università della Calabria. Quando gli chiedo il perché della sua scelta, mi risponde: “Non volevo al- lontanarmi troppo dalla mia terra, perciò ho scelto l’Unical. La chimica è una materia che mi ha sempre incuriosito. Una materia molto impegnativa, ma molto affascinante.”
  • 40. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 40 “Parete su post-it”, Appartamento all’ultimo piano a Cosenza (meglio co- nosciuto come Turricedda). Quando mi mostra la foto, inizia a spiegare: “Non ho avuto dubbi su sce- gliere la foto. Questa foto rappresenta un’idea delle persone con cui ho le- gato fin da subito in questa mia nuova esperienza. Manuel, Sofia e Giusep- pe. Ci troviamo in un appartamento universitario: "Turricedda". Eh si, le abbiamo dato anche un nome. Nel nostro dialetto vuol dire "torre", visto che da li possiamo godere ogni giorno di un ottimo panorama.” Gli chiedo cosa rappresenta questa immagine e lui continua: “La parete piena di post- it, dove scriviamo ogni cosa stupida, detta o fatta, da ognuno di noi.” Gli chiedo allora perché proprio questo scatto e non un altro. Lui dice: “Perché l’università mi ha fatto trovare tanti nuovi amici, e tanto divertimento, ho legato fin da subito con i miei coinquilini.” Mi racconta che i suoi genitori non gli hanno mai fatto mancare nulla, e che ha un ottimo rapporto con lo- ro, specialmente da quando ha iniziato questa sua nuova avventura. Esce la sera solamente il sabato, mentre tutti i pomeriggi va al bar a chiacchierare
  • 41. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 41 con gli amici tra un caffè e “un Estathè”. Mi confessa che grazie a quest’esperienza ha imparato a mettersi in competizione con altre persone, gestendo i suoi impegni e il tempo con responsabilità. Quando gli chiedo se è cambiato durante questa esperienza, risponde: “Questa esperienza, ne so- no sicuro, mi ha reso migliore.” La rifarebbe altre mille volte. 4.10 Pausa caffè La decima intervista è stata sottoposta ad una mia compagna di classe delle scuole medie. La chiameremo Anna durante l’intervista. Lei è di San Fer- dinando, un paese in provincia di Reggio Calabria. Anna è al secondo anno di Scienze dell’Educazione all’Università della Calabria. Le chiedo perché e mi risponde: “L’Unical è la maggiore tra le università calabresi ed inoltre è tra le migliori del sud Italia. Quando ho scelto di iscrivermi qui, due anni fa, ho pensato soprattutto che non mi sarei dovuta allontanare di molti chi- lometri dalla mia famiglia e dai miei amici. Rende dista circa due ore dal mio paese e questo mi permette di tornare dalle persone a me care più spes- so nonostante gli impegni dovuti alle lezioni e allo studio.”
  • 42. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 42 “Pausa caffè”, Condominio in zona residenziale a Cosenza. Mi mostra la foto dicendomi: ““Pausa caffè?” Credo che questa sia una del- le tipiche frasi da studente universitario. Il caffè è un’ottima ragione la mat- tina per scendere dal letto e affrontare una dura giornata di studio, per man-
  • 43. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 43 tenere la concentrazione e per evitare il classico abbiocco post-pranzo e per stare in compagnia.” Continuo ad ascoltarla: “Questa immagine esprime quella che è una delle principali abitudini di noi studenti.” Allora le chiedo perché proprio questo scatto e lei mi risponde: “Perché questa foto è quella che meglio riesce ad esprimere cosa succede quando l’indomani hai l’esame di storia moderna e obblighi te stessa a stare sveglia tutta la notte per ripetere, ripetere ed ancora ripetere finché poi non ti tocca andare all’esame con le occhiaie simili a quelle di un panda.” La sua è una fami- glia numerosa. Anna è la prima di quattro figli. I suoi genitori sono giovani e lei ha un ottimo rapporto con loro. La sera esce solo durante il week-end poiché i giorni feriali li dedica interamente allo studio. Le piace recarsi al parco fluviale, andare al cinema, al centro commerciale o prendere un treno per raggiugere il mare a Paola. Infatti, una delle cose che più le mancano di casa è il mare. Studiando lontano da casa è diventata molto più responsabi- le, ma soprattutto indipendente sotto molti aspetti. La cosa che più di molte altre ha imparato, è stata conoscere il valore del denaro. Adesso risparmia sui beni di seconda necessità per investire meglio i soldi. Quando le chiedo se pensa di essere cambiata durante quest’esperienza mi risponde: “Si, cre- do di essere cambiata soprattutto nel relazionarmi con le persone e per quanto riguarda l’impegno nello studio.” E’ riuscita a conoscere meglio se stessa e ha imparato ad essere forte. Studiare lontano da casa è stato molto soddisfacente per lei, e lo rifarebbe assolutamente. 4.11 Tramonto sull’isola L’undicesima intervista è stata condotta telefonicamente con un ragazzo presentatomi da Antonella (la quarta intervistata). Lo chiameremo Alfonso. Lui è Emiliano e vive a Piacenza. Studia Odontoiatria all’Università degli Studi di Cagliari. Alfonso mi racconta la sua scelta: Allora, inizialmente non è stata una scelta, ma una sorta di imposizione. Il mio sogno è sempre stato quello di studiare medicina e l'anno scorso, secondo la graduatoria na- zionale, potevo iscrivermi ad Odontoiatria a Cagliari, che mi sembrava un
  • 44. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 44 buon compromesso tra Medicina e corsi di laurea senza alcun risvolto cli- nico. L'anno dopo, quando ho riprovato il test di medicina, ho deciso io di scegliere Cagliari come prima scelta. Il motivo? Forse è perché sono orgo- glioso e non tolleravo l'idea che altri atenei mi avessero scartato l'anno pri- ma.” “Tramonto sull’isola”, Ospedale Civile di Cagliari. Osservo l’immagine che mi ha inviato mentre mi spiega: “E' una foto del quartiere Castello di Cagliari al tramonto, visto dall'Ospedale Civile di Ca- gliari.” Prosegue dicendo: “L'Ospedale Civile è il luogo in cui ho potuto imparare di più e Cagliari è la città che mi ha offerto la possibilità di farlo. Rappresenta tutta la mia nuova vita sull'isola.” Quando gli chiedo perché ha scelto proprio questo scatto, mi risponde: “E' un riassunto dell'anno che più ha visto la mia vita cambiare, cambiare in positivo certo, ma di certo non è stato semplice e privo di sacrifici.” In famiglia sono in quattro, il padre la- vora nella guardia di finanza, il fratello studia ingegneria a Milano e sua
  • 45. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 45 madre è a casa, afflitta da una malattia neurodegenerativa. Alfonso passa pochissimo tempo nella sua casa in Sardegna: la maggior parte delle serate le passa a studiare in biblioteca o a casa di amici. Una volta alla settimana circa, si concede un’uscita serale. Ama passare il tempo al mare o nei bar. Frequenta spesso il cinema e ancora più spesso i caffè letterari, uno dei po- sti dove studia è proprio quello. Mi confida che gli aspetti positivi nello studiare lontano da casa (superate le paure e le ansie iniziali) sono infiniti. Alfonso pensa che ogni cosa negativa ha sempre un risvolto positivo. E’ un modo per migliorarsi e imparare ad affrontare i problemi cavandosela da soli. Mi confida che, piano piano, sta realizzando quanto vale. Ha sempre avuto una bassa autostima, nonostante abbia successo nella maggior parte delle cose a cui si dedica, aveva sempre bisogno della spinta di amici e pa- renti. Adesso si rende conto che non necessita di nessuno e gli sembra una cosa fantastica. Quando gli chiedo se pensa di essere cambiato durante que- sta esperienza, mi spiega: “Radicalmente. Sono cambiato credo in meglio, credo di essere pronto a tutto quello che la vita mi pone innanzi. Ripensan- doci forse a cambiare è stata proprio la visione che io ho di me stesso e non tanto io.” Tra tutte le scelte che poteva fare, andare a vivere lontano da casa è stata la più azzeccata. 4.12 Orchestra di desideri La dodicesima intervista è stata condotta (anch’essa telefonicamente) con un’amica di Alfonso (l’undicesimo intervistato). La chiameremo Alessan- dra nel rispetto della sua privacy. Alessandra è Sarda, viene da Nuoro e studia Biologia all’Università degli Studi di Cagliari. Quando le chiedo i motivi della sua scelta, mi dice: “Il mio sogno è sempre stato quello di fare il medico. Sono due anni che studio per iscrivermi alla facoltà di Medicina e Chirurgia, ma sfortunatamente non sono ancora riuscita a passare il test. Il primo anno dopo del liceo l’ho dedicato alla preparazione del test di me- dicina, l’anno scorso ho poi scelto di iscrivermi a Biologia con il solo sco-
  • 46. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 46 po di farmi convalidare alcuni esami quando riuscirò ad entrare a medici- na.” “Orchestra di desideri”, Viola in stanza doppia a Cagliari. Guardo la foto che mi ha inviato, mentre lei mi spiega: “Questa è la Viola con cui mi esercito tutti i pomeriggi. Ho ereditato la passione per la musica da Papà. Non la considero la mia ragione di vita, ma sicuramente un buon motivo per vivere.” Poi aggiunge: “Questa immagine esprime la mia voglia di suonare, e suonare e suonare ancora. Ogni volta che sbaglio una nota ci riprovo finché l’esecuzione non è perfetta. Lo stesso faccio con il test di Medicina, e so che prima o poi lo passerò.” Allora, quando le chiedo per- ché ha scelto proprio questo scatto, mi dice: “Perché questa foto è quella che meglio riesce ad esprimere cosa mi spinge a riprovare ogni anno Medi- cina, per realizzare il mio sogno. E’ un po’ come con la musica: se non hai
  • 47. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 47 un dono naturale (e io non ce l’ho) devi allenarti fino allo sfinimento, fino a farlo diventare naturale.” Mi racconta di essere figlia unica e di essere cre- sciuta “a pane e musica”: il padre fa l’architetto e suona il pianoforte, la madre canta nel coro della chiesa e suona la chitarra. Mi spiega che per via dello studio e della musica esce soltanto il weekend, perlopiù per andare al centro commerciale a fare shopping o al cinema con le sue amiche. Crede che uno degli aspetti positivi della vita da fuorisede sia la possibilità di or- ganizzare la propria giornata secondo i propri hobby, obbiettivi e interessi, senza dover dare conto a nessuno. Quando le chiedo se pensa di essere cambiata, mi risponde: “Sicuramente, ho acquisito molta più autonomia.” Crede di essere migliorata come persona ed è contenta della sua scelta. La rifarebbe assolutamente, con la speranza di superare il test di Medicina il prossimo anno. 4.13 Pasticcio di pentole e piatti sporchi La tredicesima intervista è stata sottoposta ad un mio compagno del liceo che per motivi di privacy chiameremo Antonio. Viene da Palmi, un paesino di ventimila anime in provincia di Reggio Calabria. Studia Lettere a Messi- na nel dipartimento di civiltà antiche e moderne. Mi spiega: “Sono sempre stato un amante della letteratura, questa mi è sembrata la scelta più appro- priata. La facoltà di lettere ha annoverato tra le sue fila personalità come D’Annunzio e Pascoli, è stata ed è tutt’ora il faro più importante della città Zanclea. Per ultimo, la vicinanza al paese d’origine è stata relativamente decisiva.”
  • 48. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 48 “Pasticcio di pentole e piatti sporchi”, Cucina da qualche parte a Messina. Mi mostra la sua foto descrivendola: “E’ un pasticcio di pentole e piatti sporchi, un cliché nella vita degli universitari sommersi da libri e pentole!” Mi spiega cosa esprime per lui questa immagine: “Principalmente la diffi- coltà di uno studente medio di poter combinare l’essere studente ed essere un modern young colf.” Quando gli chiedo perché ha scelto proprio quest’attimo e non un altro risponde: “E’ quello che rappresenta la quoti- dianità studentesca, discoteche e pub sono la straordinarietà della giornata.” Esce tre volte a settimana circa per andare al bar, al pub, o più raramente in discoteca. Antonio mi racconta che tra gli aspetti positivi che comporta studiare lontano da casa ci sono la responsabilità che si acquisisce durante il percorso, pian piano, strada facendo, per raggiungere il giusto equilibrio tra capacità di organizzazione e indipendenza domestica. Crede di essere cambiato molto, come qualsiasi altro studente universitario del resto. Gli domando se pensa di essere cambiato grazie a questa esperienza, e mi ri- sponde: “Molto. Credo che tutti gli universitari cambino, in bene o in peg- gio che sia, è un esperienza che ti stravolge il modus operandi in ogni si- tuazione.” E’ molto contento di aver trovato una nuova famiglia, togliendo- si anche delle grosse soddisfazioni accademiche. Si sente finalmente parte attiva della società, e per tutti questi motivi, se potesse tornare indietro rifa- rebbe la sua scelta ad occhi chiusi.
  • 49. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 49 4.14 Scalinata in salita L’ultima intervista è stata condotta con una mia carissima amica, conosciu- ta durante un periodo formativo alla Croce Rossa Italiana. Al fine di non violare la sua privacy la chiameremo con un nome di fantasia: Angela. Lei vive a Gioia Tauro in provincia di Reggio Calabria e frequenta il terzo anno del corso di laurea in Fisioterapia all’Università degli Studi di Messina (se- de esterna di Caltagirone). Quando le chiedo di spiegarmi la sua scelta mi dice: “La mia scelta è maturata nell'ultimo anno di liceo quando ormai ave- vo capito che le cosiddette "materie scientifiche" erano le uniche che mi appassionavano. L'aspirazione massima in quest'ambito è fare il medico, beh io il medico non lo volevo fare, e in realtà quello che più mi si addice- va era stare a contatto con il "malato", cioè con qualsiasi persona che aves- se bisogno di riabilitazione sia fisica che psicologica. In pratica ho capito che sarebbe stato il mio mestiere, il lavoro più bello che potessi svolgere! L'università che preparava a diventare fisioterapisti era o a Catanzaro o a Messina. Io ho scelto di fare il test a Messina, essendo già avvantaggiata dal fatto che anche mio fratello studiava lì e quindi conoscendo la città avrebbe potuto orientarmi. Ma il destino volle che quell'anno in Fisiotera- pia eravamo 2000 iscritti di cui i primi 40 in graduatoria sarebbero entrati a Messina e gli altri 20 a Caltagirone, ed eccomi qui! Qui c'è una grande Azienda Ospedaliera e un buon Centro Riabilitativo dove facciamo tiroci- nio. Qui ho potuto coronare la mia passione.”
  • 50. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 50 “Scalinata in salita”, Centoquarantatré gradini decorati in ceramica a Calta- girone. Osservando insieme la foto che ha scelto per l’intervista, mi dice: “Il mio obiettivo è andare avanti verso la meta, camminare liberamente e dare il
  • 51. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 51 massimo! Ed è per questo che la foto che ho scelto di rappresentarmi è una scala in salita.” Ci tiene a precisare: “Non è una semplice scala! Sono i 143 famosi scalini di Caltagirone, decorati minuziosamente in ceramica con una fantasia diversa ogni 10 scalini (molto ampi) e che raccontano decenni del- la storia del paese di Caltagirone.” Le chiedo perché ha immortalato pro- prio quel momento e lei mi risponde: “Perché quei gradini li ho scalati infi- nite volte, con stanchezza sì, ma senza mai fermarmi!” Esce una volta a set- timana la sera per fare una passeggiata o andare al pub insieme agli amici. Angela è convinta che studiare lontano da casa sia molto più efficace. Altri ritmi, propria autonomia, niente distrazioni: solo studio. Le chiedo se pensa di essere cambiata e mi rivela: “Sono cambiata molto in questi anni fuori- sede, non nei valori e nei principi, quanto perché ho cambiato prospettiva di vita e ho avuto una visione più ampia essendomi potuta confrontare con ragazzi non della mia stessa città.” Mi confida che nonostante i tre mezzi da dover prendere per tornare a casa (bus, traghetto e treno) è felice di aver fatto questa scelta e la rifarebbe altre mille volte.
  • 52. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 52 5. Conclusioni Dallo studio effettuato sulle interviste, risultano evidenti 6 punti chiave. Tre in più rispetto a quelli che si desiderava inizialmente dimostrare, ma tutti e tre fondamentali per cercare di conoscere e comprendere le differenti dinamiche della vita da studente fuorisede. Dunque, la vita da fuorisede: 1) è una sfida (come descritto da F.Pav e F.Mes); La sfida consiste nel riconoscere i propri limiti per cercare di supe- rarli. Il distacco dalla famiglia e il passaggio dall’età adolescenziale a quella post-adolescenziale è uno dei periodi più delicati della vita, nel quale si accentua maggiormente l’affermazione del sé. E’ solo rimanendo da soli con noi stessi che possiamo veramente capire chi siamo. 2) può essere affrontata ricercando le migliori condizioni per studiare in tranquillità (come sottolineato da F.Pad e F.Bol); La tranquillità è essenziale durante il processo di crescita personale di ogni singolo individuo. Senza di essa regnerebbero ansia, confu- sione e insicurezza. Il contesto sociale è uno degli aspetti più impor- tanti per sfruttare al massimo le proprie potenzialità. 3) si può affrontare scaricando lo stress durante il tempo libero grazie a musica e sport (come ci spiegano M.Pad, M.Pav e F.Bol); Musica e sport sono due delle più antiche attività ricreative al mon- do. Lo stress è uno dei più grandi problemi collegati allo studio. L’ansia da prestazione ed il sistema universitario delle ricompense basato sui voti, richiedono infatti una grande forza d’animo. Quest’ultima può essere ritrovata chiudendo gli occhi e ascoltando una canzone, prendendo in mano il proprio strumento musicale pre- ferito o andando in palestra. Giovenale affermava: “Mens sana in corpore sano.” Da queste attività si crea un’aggregazione che con- sente la nascita di differenti gruppi sociali.
  • 53. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 53 4) è un percorso strettamente personale che richiede molta organizza- zione (come evidenziato da F.Cos e M.Mes); L’organizzazione è la chiave del successo. La vita universitaria pre- para alla “vita vera”. Dopo otto ore in facoltà passate sui libri, a casa rimangono sempre le bollette da pagare, le camicie da stirare e i piat- ti sporchi da lavare. Bisogna quindi organizzarsi anche per una cor- retta gestione delle proprie identità multiple. Ogni attore sociale può ricoprire diversi ruoli. Si può essere colleghi universitari e coinquili- ni, compagni di squadra e componenti di una band. 5) permette di instaurare forti legami (come hanno fatto M.Bol e M.Sie); Diversi secoli fa, Aristotele affermava che l’uomo è un animale so- ciale. Nulla di più vero. Viviamo per comunicare. Interagiamo e svi- luppiamo rapporti umani perché abbiamo bisogno di essere capiti, ascoltati e amati. Tramite la condivisione e la creazione di nuovi le- gami, si forma l’appartenenza sociale. 6) non si può sapere se in meglio o in peggio, in ogni caso è un’esperienza che comporta un cambiamento (come raccontano F.Sie, M.Cos e F.Cagl). Il cambiamento è il fondamento di tutte le cose. L’evoluzione umana ritrova le sue radici nelle mutazioni fisiche, culturali e sociali degli individui. Il famoso scienziato Antoine-Laurent de Lavoisier disse: “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.” Dimenticandomi per un attimo degli elementi scaturiti dalla ricerca, mi pia- cerebbe concludere questa tesi di laurea con la mia personalissima espe- rienza da studente fuorisede: “Per me vita da fuorisede significa poter scambiare idee, opinioni, pensieri. Vuol dire essere studente e cittadino, non ospite e visitatore. E’ stato bello fermarsi a capire. Secondo me ogni paese ha una storia che porta con se, e che arricchisce chiunque ci si imbatta, anche per caso. Per troppo tempo sono rimasto a casa, contento del mio orticello. Quando nasci in un paesino di 20.000 anime in provincia di Reggio Calabria, non ti rendi conto della vastità del mondo intorno a te. Poi ieri ho scelto Padova e la sua Università. Tre anni fa sono partito curioso, per poi tornare - un giorno - curioso ancor più.”
  • 54. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 54 Bibliografia 1. C. PENNACINI, Filmare le culture. Un’introduzione all’antropologia visuale, Carocci, Roma, 2005. 2. R. ARBORETTI GIANCRISTOFARO, G. FRANZ, M. MAROZZI, L. SALMASO, Indagine sulla qualità della vita degli studenti dell’Università di Ferrara, Ferrara, 2005. 3. C. MAGNI, L’impatto dell’Università sull’economia pavese, Anta- res, Pavia, 1994. 4. G. VALUSSI, L’impatto socio-economico. Il caso dell'area di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste, Quaderno n. 9, Istituto di Geogra- fia, Università di Udine, 1988. 5. B. HAMENDE, Il Centro Internazionale di Fisica Teorica di Mira- mare e il suo impatto socioeconomico sulla Città di Trieste, Quader- no n. 12, Istituto di Geografia, Università di Udine, 1990. 6. A. MORETTI, L’impatto economico dell’Università di Udine in Friuli: primi risultati, Working Paper MOS. n. 3, Università di Udi- ne, 2002. 7. P. FACCIOLI, GIUSEPPE (PINO) LOSACCO, Manuale di sociolo- gia visuale, FrancoAngeli, Milano, 2003. 8. P. FACCIOLI, G. LOSACCO, Nuovo manuale di sociologia visuale, FrancoAngeli, Milano, 2010. 9. A. FRISINA, Ricerca visuale e trasformazioni socio-culturali, UTET, Torino, 2013. Sitografia A. Studenti.It » Università » Inchieste » Vita da fuorisede » Anni 2009 e 2010
  • 55. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 55 Dediche Per i miei Genitori “Quante volte ho detto basta, ma chi me lo fa fare, però poi pensando a voi, non riuscivo mai a mollare.”
  • 56. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 56 Per la mia parte Migliore “Un Amore senza sensi di colpa, senza alcun rimorso. Egoista e naturale come un fiume che fa il suo corso. Senza cattive o buone azioni, senza altre strane deviazioni, che se anche il fiume le potesse avere, andrebbe sempre al Mare.”
  • 57. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 57 Per il mio Angelo Custode Chi lo sa Chi lo sa cosa diresti, osservando lo stesso birbante che in braccio tenevi, appena nato. Chi lo sa, cosa diresti proprio adesso che quel piccolo, Genio ha le spalle d’un adulto, e i sogni d’un ventenne. E Chi lo sa, cosa darei io, per saperlo, quel che diresti. Manchi. Terribilmente manchi, √C
  • 58. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 58 Per Me “Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana; e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, eco- nomia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento; ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l'amore, sono queste le cose che ci tengono in vita.”
  • 59. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 59 Ringraziamenti Desidero ringraziare il Prof. Vincenzo Romania per l’aiuto e la disponibili- tà che mi ha fornito durante tutto il periodo della tesi. Soprattutto per l’amore e la passione che mette nel suo lavoro. Senza di lui, oggi non sarei qui. Inoltre vorrei ringraziare i miei genitori e le mie zie, che durante questi tre anni mi hanno sostenuto e incoraggiato con tutto l’amore di cui dispo- nevano. Mi avete insegnato come gli uomini possono spostare le montagne. Grazie a Franca e ai miei nonni, per avermi dato la forza di credere in me stesso, e per avermi spinto a dimostrare a tutti quanto valgo. Sono felice di aver condiviso due anni della mia vita universitaria con la mia fidanzata. Tu mi hai reso una persona migliore. Un ringraziamento speciale va a tutti gli intervistati che mi hanno concesso il loro tempo, sopportandomi e aiu- tandomi. Mi sembra doveroso ringraziare mia cugina per aver rivoltato lo stivale in cerca del giusto campione da studiare. E’ grazie alle sue amicizie, se ho conosciuto metà degli studenti intervistati. Sono riconoscente a Lau- ra, per avermi preso per mano quando ero solo un ragazzino spaesato. Un pensiero particolare va a tutti i miei amici di sempre, quelli vicini e quelli lontani. Grazie in particolare ai miei colleghi, agli amici del Copernico e a tutte le persone che mi hanno cambiato la vita durante il mio Erasmus a Valencia. Non vedo l’ora di festeggiare insieme a tutti quanti voi questo traguardo. Grazie infine a tutti quelli che non hanno mai creduto in me, sie- te voi i maggiori artefici delle mie fortune. Consapevole che la laurea non è la meta, ma solo un altro punto di partenza. Perché “l’importante non è quello che trovi alla fine di una corsa. L’importante è quello che provi mentre corri.”
  • 60. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 60 ALLEGATO 1: INTERVISTE
  • 61. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 61 Intervista 1 Università degli Studi di Padova, Donna, Mediazione Linguistica Ciao ******, grazie per avermi concesso un po’ del tuo tempo, so bene che la sessione estiva è alle porte. Inizieremo con qualche domanda molto semplice, per poi entrare più nello specifico. Pronta per comin- ciare? Sì, certo! Da dove arrivi? Sono Pugliese, in particolare vengo da un piccolo borgo medievale in pro- vincia di Brindisi, Cisternino. In quale Università studi adesso? Al momento sto frequentando il corso di laurea triennale in Mediazione Linguistica e Culturale presso l’Università degli Studi di Padova. Ti va di raccontarci il perché di questa scelta? Sì. In realtà, devi sapere che Padova non è stata la mia prima scelta. Io ho sempre avuto la passione per le lingue, perciò ero molto decisa sul tipo di Università da frequentare, il problema era dove frequentare. Dopo essermi informata sulle varie possibilità, la scelta ricadeva tra tre posti in particola- re: Trieste, Forlì e Padova, escludendo le Università che mi risultavano vi- cine, un po’ perché avevo voglia di spostarmi dalla Puglia, per cambiare aria, un po’ come un nuovo inizio, fare nuove conoscenze (cosa che lì non sarebbe accaduta perché tutti i miei amici avrebbero frequentato lì), un po’ perché le offerte formative dei corsi di laurea non erano di mio gradimento. Mi sarebbe piaciuto tantissimo frequentare le Scuole per Interpreti a Trieste e Forlì, ma purtroppo, per poco non sono riuscita a passare il test d’ingresso. Allora, con molta delusione, ho deciso di andare a Padova, per- ché era rinomata come università, perché trovavo l’offerta formativa adatta ai miei interessi. Poi appena sono arrivata a Padova, la mia delusione si è trasformata in gioia, perché è stato amore a prima vista con la città: una cit- tà dinamica, a misura di studente, ma soprattutto bellissima con i suoi luo- ghi caratteristici pregni di arte. Adesso parliamo un po’ della foto che hai scelto per l`intervista. Me ne daresti una descrizione? La foto rappresenta me che studio in Prato della Valle in una giornata esti- va. Che cosa esprime questa immagine? Questa immagine è la perfetta conciliazione tra studio e relax, in mancanza della possibilità di studiare al mare. Tra le centinaia di scatti che ognuno ha della propria vita, perché hai scelto proprio questa foto per rappresentarti?
  • 62. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 62 Beh, non è stato molto difficile trovarla, perché in fin dei conti lo studio è la parte principale delle mie giornate trascorse a Padova. Ho scelto questa foto perché rappresenta sia il mio amore per la città, in quanto Prato della Valle è uno dei posti più importanti e belli di Padova, ma soprattutto perché studiare lì in primavera e in estate è una cosa che mi piace fare. Non è una foto che rappresenta la mia routine, ma rappresenta quello che mi piace fa- re, quando ho voglia di uscire e svagarmi, ma so anche che devo studiare per i miei esami. Cosa ti va di raccontarci della tua famiglia? In famiglia siamo in 5: ho una sorella e un fratello più piccoli. Mia sorella l’anno prossimo inizierà l’Università. Mio fratello fa le superiori. Mio pa- dre fa il muratore, mia mamma è amministratrice di condomini. Che ruolo hanno avuto i tuoi genitori nella tua scelta universitaria? I miei genitori mi hanno dato piena libertà di scelta, sempre appoggiando- mi, nonostante stessi scegliendo di andare a vivere a 1000 km di distanza da loro. Sapevano che sarebbe stato un grosso sacrificio, anche economico, mandarmi a studiare a Padova. All’inizio è stato difficile abituarmi al di- stacco da loro, ma poi pian piano mi sono abituata, e quando posso, soprat- tutto nelle festività, quando non ho lezioni, né esami da fare, non vedo l’ora di tornare a casa. Hai potuto iscriverti all`Università grazie al contributo economico di uno o di entrambi i tuoi genitori? Certo, è grazie a loro se posso vivere e mantenermi a Padova. Sono loro che mi mandano i soldi per la spesa e per l’affitto di casa. Lavori? No, non lavoro, ma probabilmente dall’anno prossimo inizierò a cercare un lavoro per aiutare i miei genitori, che dovranno mantenere anche mia sorel- la all’Università. Dove vivi? Vivo a Padova, in appartamento. Sei sola o condividi la tua abitazione con qualcuno? Condivido sia l’abitazione, sia la camera. Sono in una camera doppia con una ragazza della provincia di Brescia, e nel mio stesso appartamento ci sono due ragazzi, uno viene dal Cameroon e un altro da Brescia. Quanto paghi d’affitto? Pago circa 230 euro al mese comprese le spese condominiali e le utenze. Se vivi in un appartamento privato, ti è stato proposto un regolare con- tratto d`affitto? Sì, certo. Senza contratto non prenderei in affitto l’appartamento, perché il contratto mi serve a dimostrare di essere una studentessa fuorisede al fine di ricevere la borsa di studio.
  • 63. V i n c e n z o C a l a b r ò A n n o A c c a d e m i c o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Pag. 63 In media, quanti soldi spendi al mese per mantenerti? Oltre ai soldi per l’affitto, spendo circa 150 euro al mese, la maggior parte per fare la spesa e comprare beni di prima necessità, una parte molto ridotta la riservo allo svago. Dove acquisti i generi alimentari e i beni di prima necessità? Abitando al Portello, non ci sono supermercati immediatamente nelle vici- nanze, eccezion fatta per dei mini-market super costosi. Perciò ogni volta devo andare fino in centro alla PAM, oppure al Centro Commerciale Giot- to, entrambi alla distanza di 20 minuti a piedi, che con le buste pesanti in mano, diventano un vero e proprio incubo. Fai shopping? No, quasi mai. Quando lo faccio è solo perché ne ho estrema necessità. Per il resto aspetto di tornare a casa, quando mamma spinge a comprarmi qual- cosa di nuovo, se ne ho necessità. Quanto spesso acquisti beni di seconda necessità? Molto raramente, quando esco la sera. In generale, evito le spese inutili e cerco di contenerle quando posso. Mediamente, quante volte a settimana esci la sera? Esco tutte le sere per mezzoretta per stare sotto casa a chiacchierare con la mia amica. Solo il sabato o il mercoledì, ma non tutte le settimane, usciamo prima per stare un po’ di più insieme e svagarci dalla settimana di studio. Quali sono i tuoi luoghi ricreativi preferiti? Principalmente con le mie amiche ci fermiamo al bar sotto casa per chiac- chierare, o se c’è qualche evento nelle vicinanze, ci spostiamo lì. Frequenti cinema, caffè letterari, discoteche? Non frequento discoteche e caffè letterari. Molto raramente vado al cinema. Se sì, quante volte a settimana? Vado al cinema per una media di una volta ogni due mesi, se non meno. Usufruisci di particolari sconti grazie alla tua Università? Sì, l’Università ha varie convenzioni con molte attività commerciali e cen- tri ricreativi delle città e dei dintorni, grazie alle quali si può usufruire di sconti per studenti. Quali sono i mezzi di trasporto che utilizzi per muoverti nella tua città universitaria? Principalmente a piedi, ho la bici, ma la uso raramente, i trasporti pubblici solo in caso di pioggia e se devo spostarmi in luoghi molto lontani. Hai diritto a particolari riduzioni per l’uso di mezzi pubblici? Non lo so, ma non credo. Sui biglietti singoli no di sicuro, forse sugli abbo- namenti, ma non facendone, e non essendomi mai informata a riguardo, non so darti una risposta precisa. Quanto spesso torni dalla tua famiglia?