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1.6
L’eredità di San Benedetto: una lezione europea di “Economia Civile”
sulla competitività di sistema e sul vantaggio competitivo di impresa*
Cristina Montesi **
Estratto della relazione
San Benedetto, patrono d'Europa, ha tramandato ai posteri una eredità preziosa non
solo spiritualmente, ma anche economicamente.
L'Ordine benedettino ha rappresentato una luce nel buio del Medioevo. È stato un
baluardo di civilizzazione in tempi cupi caratterizzati da guerre, invasioni, pestilenze
e fame dopo il crollo dell'Impero Romano. Ed ha anticipato la nascita dell’Europa da
un punto di vista spirituale, politico, sociale, e perfino economico.
Quest’ultimo contributo è sicuramente meno conosciuto riguardo alle più classiche (e
più celebrate dal punto di vista culturale) radici Cristiane dell'Europa. Alcune delle
radici culturali europee possono infatti essere ricondotte al pensiero greco e cristiano
che S. Benedetto, con fertile eclettismo, porta a sintesi. Dal pensiero greco discende
l’idea di una comunità in cui la ricchezza è subordinata alla felicità (Aristotele), in cui
la ricchezza non è comunque solo ricchezza di beni, ma ricchezza di relazioni umane
(Aristotele) e di beni dell’anima (Socrate e Platone), in cui la ricchezza si raggiunge
attraverso le virtù morali (Socrate e Aristotele). E` l’idea di una comunità dove si
pratica la cura dell’anima e del proprio essere (che si realizza pienamente solo in
relazione con gli altri), insieme alla produzione. Dal Cristianesimo deriva il concetto
di uomo come “persona”, sconosciuto all’antichità, attraverso la quale si amplia il
carattere relazionale dell’individuo (diventando suo statuto ontologico) e di apertura
all’Altro e quindi il connotato di sostenibilità sociale della comunità. Non è difficile
ritrovare la nozione di persona e questa idea pluralistica di comunità a fondamento
2.6
della vita monastica dell’abbazia benedettina, che non era solo spirituale, ma anche
sociale ed economica. Ma non è solo questa la lezione che proviene da S. Benedetto,
che per questa motivazione rientra legittimamente come protagonista dell’“Europa
delle culture”. Egli è stato anche un ‘animatore dell’“Europa delle università e dei
territori” se pensiamo all’abbazia benedettina come luogo di irradiazione della cultura
e della innovazione tecnologica e come centro vivificatore dello spazio circostante.
L’abbazia benedettina può infatti essere interpretata come “sistema cognitivo” nel
quadro dell’“economia della conoscenza” di allora e come la calamita del “marketing
territoriale” del tempo.
Il monachesimo benedettino ha infatti gettato i semi della nascita dell'economia
mercantile attraverso la sua etica del lavoro, la vivificazione del territorio, la nascita
del primo nucleo di imprenditorialità, essendo l’abbazia benedettina la precorritrice
della moderna impresa non profit.
Differenti lezioni possono quindi scaturire dalla regola benedettina, a livello macro,
meso e microeconomico valevoli, a livello universale, per varie tipologie di economia
(pubblica e di mercato: privata e civile) e vari generi di imprese (pubbliche, private,
non profit).
Prima di tutto: il monachesimo benedettino ci può far può interrogare sul ruolo che
un’istituzione, come la spiritualità, solo in un secondo momento cristallizzata in un
Ordine monastico che è comunque nato, in origine, come espressione di radicale
critica della Chiesa Cattolica, può in generale giocare per l’economia.
Secondo: la teoria di Max Weber secondo la quale il capitalismo è scaturito solo dalla
religione protestante, più in particolare dalla sua componente più ascetica quella
calvinista, può essere criticamente confutata, avendo i monaci Benedettini ed i Frati
Francescani dato, con modalità diverse, una spinta importante all'origine del
capitalismo (che si svilupperà, in misura maggiore, al tempo dei Comuni italiani).
Terzo: la qualità particolare del capitalismo urbano embrionale al quale i Benedettini
hanno dato vita può essere riconosciuta nel fatto che essi hanno generato una
“economia civile” pacifica e non di rapina, non violenta come il capitalismo
industriale del passato o predatrice come il capitalismo finanziario di oggi.
Quarto: l’importanza del ruolo del capitale sociale nella costruzione del mercato può
essere portata storicamente alla luce e risultare particolarmente evidente perché
intorno alle abbazie benedettine si sviluppò un ambiente pacifico e di fiducia che
contribuì al ritorno allo scambio di mercato, alla nascita delle fiere commerciali, alla
coltivazione di terreni trascurati secondo nuovi contratti di locazione e nuove
istituzioni di diritto agrario, all'invenzione delle prime forme di contabilità
economica.
Quinto: l'organizzazione non spontaneistica del territorio e l'aumento della
“competitività di sistema” possono essere rintracciate dal fatto che le abbazie
3.6
benedettine divennero il proto-agente di uno "sviluppo polarizzato à la Perroux", che
ha dato un grande contributo alla nascita delle città intorno alle abbazie, alla nascita
nel circondario delle abbazie di tante attività commerciali e produttive tutte interrelate
tra loro (molti moderna distretti industriali mostrano una coincidenza di
localizzazione con aree di insediamento monastiche).
Sesto: l'organizzazione federalista esistente tra le abbazie benedettine, che erano
indipendenti l'una dall'altra, ma coordinate a livello Europeo in un’Assemblea ha
rappresentato un’anticipazione del moderno Parlamento Europeo ed un intelligente
quanto democratico meccanismo di raccordo.
Ma la lezione benedettina non si esaurisce solo a livello macro e mesoeconomico.
A livello microeconomico l’abbazia benedettina rappresenta un prototipo della
moderna azienda cooperativa sociale caratterizzata da una natura senza scopo di
lucro, produzione di beni relazionali, mutualità tra i membri, alta
motivazione intrinseca, partecipazione attiva alla vita dell'organizzazione, governance
democratica. Un’azienda non profit basata in sintesi sui principi guida dell’armonia,
della stabilità, del bene comune.
Ma l’abbazia Benedettina offre anche alle imprese profit contemporanee alcuni
suggerimenti utili per aumentare la loro competitività e per ricongiungere l’etica
con l’economia nella loro azione, divenendo “civili”.
Esse possono mutare dalle abbazie benedettine l'etica del lavoro, la riuscita
conciliazione vita-lavoro, la saggia gestione del tempo, la celebrazione di alcune virtù
che sono preziose anche per il business, l'attribuzione dei compiti in base alle qualità
della persona, il principio della responsabilità sociale di impresa attraverso un
approccio multi-stakeholder, la centralità dell'innovazione, tutti requisiti che rendono
le aziende più competitive.
* Relazione presentata alla XVII Conference Scientifique Internazionale du Réseau PGV,
svoltasi a Grenoble, Francia, 8-10 settembre 2011 e contenuta nel volume “L’UE et Ses
Rapports au Monde. Perte de Statut ou Emergence d’un Noveau Modele de Croissance Made
in Europe? ”, a cura di C.Martin, Université Pierre Mendès-France de Grenoble Editions
PGV, Grenoble, pp. 610-628.
** Cristina Montesi è ricercatrice presso il Dipartimento di Economia, Finanza e Statistica
dell’Università degli Studi di Perugia; è professore affidatario di Politica Economica della Facoltà
di Economia di Perugia; è professore affidatario di Economia industriale e di Economia
dell’Ambiente presso la sede di Terni della medesima Facoltà; è professore affidatario di Economia
dello Sviluppo presso l’Università degli Stranieri di Perugia. Ha recentemente pubblicato i seguenti
volumi: P.Grasselli, C.Montesi (2008) (a cura di), “L’interpretazione dello spirito del dono”,
FrancoAngeli, Milano; P.Grasselli, C.Montesi (2010) (a cura di), “Le politiche attive del lavoro
nella prospettiva del bene comune”, FrancoAngeli, Milano.
4.6
St.Benedict’s Legacy: an European Lesson of “Civil Economy” about
System’s Competitiveness and Company’s competitive Advantage*
Cristina Montesi**
Abstract
St.Benedict, the saint patron of Europe, has handed down a precious legacy to
posterity not only spiritually, but also economically.
The Benedictine Order has represented a light in the darkness of early Middle Ages.
It has been a bulwark of civilization in gloomy times characterized by war, invasions,
plagues, and starvation after the collapse of the Roman Empire. It has anticipated the
birth of Europe from an historical, spiritual, political, social, and even economic point
of view.
This last contribution is surely less known in comparison with the more classical (and
more celebrated from a cultural point of view) Christian roots of Europe. Some of the
European cultural roots can be traced back to Greek and Christian thought, which St.
Benedict, with fertile eclecticism, brought to synthesis. From Greek thought derives
the idea of a community in which wealth is subject to happiness (Aristotle), in which
wealth is not made only of goods, but of human relations (Aristotle) and of goods of
the soul (Socrates and Plato), in which wealth is achieved through moral virtues
(Socrates and Aristotle). In Greek culture there is the idea of a community where the
care of the soul and the care of human being (which is fully realized only in relation
to others) is practiced together with production. From Christianity derives also the
concept of man as a "person", unknown to antiquity, through which the relational
character of the individual extends (becoming its ontological status) and through
which an openness to the Other develops and so forth the connotation of the social
5.6
sustainability of the community. It is not difficult to find the notion of “person” and
this idea of a pluralistic community at the foundation of the Benedictine monastic
life, which was not only spiritual but also social and economic. But this is not the
only lesson that comes from St. Benedict, which for this reason can be seen the
protagonist of the '"Europe of cultures." He was also an animator of' the "Europe of
universities and territories" if we think of the Benedictine Abbey as a place of
irradiation of culture and of technological innovation and as center of life-giving to
the surrounding space. The Benedictine abbey may also be interpreted as a "cognitive
system" in the context of a "knowledge economy" and like a magnet of the "territorial
marketing" of the time.
But Benedictine abbey has also sown the seeds of the birth of the mercantile
economy through its labour ethics, the enlivening of the territory, the birth of the first
nucleus of entrepreneurship being the Benedictine Abbey the forerunner of modern
non profit company.
So different lessons can spring from Benedictine rule at macro, meso and micro
economic level.
First of all: one can wonder the role that an institution, like spirituality (in a second
moment crystallized into a religious Order), can generally play for the market.
Second: the theory that capitalism arises only from Protestant religion, alias from
Calvinism, can be critically confuted, having Benedictine monks and Franciscan
Friars (who were born, originally, like a form of radical and critical expression of
Catholic Church) given, through different ways, an important push to the origin of
capitalism (which will develop, in a proper way, later on at the time of the Italian free
cities).
Third: the special quality of urban embryonic capitalism to which they have helped in
laying its basic foundations can be shown because they generated a civil economy,
not violent like industrial capitalism or predatory like financial capitalism.
Fourth: the role of social capital in building market can also be seen because around
Benedictine abbeys developed a trustful and peaceful atmosphere which meant the
return to market exchange, the birth of the commercial fairs, the cultivations of
neglected lands according to new leasing contracts and institutions, the
implementation of the first forms of economic accounting.
Fifth: the organization of the territory and the increasing of system’s competitiveness
can be discovered from the fact that abbeys became the proto-agent of a “polarized
development à là Perroux”, giving a great contribution to the birth of towns, of
commercial and manufacturing activities in their neighborhood all together
interrelated (many modern industrial districts show a coincidence of localization with
monastic areas of settlement).
6.6
Sixth: the federalist organization existing among abbeys, which were independent
one from each other, but coordinated at European level in an assembly (ahead of the
modern European Parliament). But the Benedictine lesson does not exhaust itself
only at macro and meso economic level. At micro economic level Benedictine abbey
represents a prototype of the modern social cooperative firm characterized by
nonprofit nature, production of relational goods, mutuality among members, high
intrinsic motivation, active participation to the life of the organization, democratic
governance.
But Benedictine abbey offers also to contemporary profit companies some useful
suggestions to increase their competitiveness and to rejoin ethics and economics in
their action, becoming civil. In fact they can mutate from Benedectione abbey the
labour ethics, the model of work-social life conciliation and the wise time-
management, the celebration of some virtue which are also business virtues, the
attribution of tasks according to person’s qualities, the principle of corporate social
responsibility through a multi-stakeholder approach, the centrality of innovation, all
requisites which make companies more competitive.
* Paper presented at the XVII Conference Scientifique Internazionale du Réseau PGV,
Grenoble, France, 8-10 September 2011, published in “L’UE et Ses Rapports au Monde. Perte
de Statut ou Emergence d’un Noveau Modele de Croissance Made in Europe? ”, edited by
C.Martin, Université Pierre Mendès-France de Grenoble Editions PGV, Grenoble, pp. 610-
628.
** Cristina Montesi is confirmed researcher at the Department of Economics, Finance and
Statistics of the University of Perugia, Italy. She is Professor of Industrial Economics at the
University Course in “Business Economics” of Terni. She is also Professor of Environmental
Economics at the Specialistic University Course in “Economics and Management” of Terni. She is
also Professor of Economic Policy at the University Course in “Business Economics” of Perugia.
She is Professor of Economics of Development at Foreign Students’ University of Perugia at the
Specialistic University Course in “International Relations and Cooperation to Development”. Her
more recent books are: P.Grasselli, C.Montesi (2008) (a cura di), “L’interpretazione dello spirito del
dono”, FrancoAngeli, Milano; P.Grasselli, C.Montesi (2010) (a cura di), “Le politiche attive del
lavoro nella prospettiva del bene comune”, FrancoAngeli, Milano.

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L'eredità di San Benedetto, Cristina Montesi

  • 1. 1.6 L’eredità di San Benedetto: una lezione europea di “Economia Civile” sulla competitività di sistema e sul vantaggio competitivo di impresa* Cristina Montesi ** Estratto della relazione San Benedetto, patrono d'Europa, ha tramandato ai posteri una eredità preziosa non solo spiritualmente, ma anche economicamente. L'Ordine benedettino ha rappresentato una luce nel buio del Medioevo. È stato un baluardo di civilizzazione in tempi cupi caratterizzati da guerre, invasioni, pestilenze e fame dopo il crollo dell'Impero Romano. Ed ha anticipato la nascita dell’Europa da un punto di vista spirituale, politico, sociale, e perfino economico. Quest’ultimo contributo è sicuramente meno conosciuto riguardo alle più classiche (e più celebrate dal punto di vista culturale) radici Cristiane dell'Europa. Alcune delle radici culturali europee possono infatti essere ricondotte al pensiero greco e cristiano che S. Benedetto, con fertile eclettismo, porta a sintesi. Dal pensiero greco discende l’idea di una comunità in cui la ricchezza è subordinata alla felicità (Aristotele), in cui la ricchezza non è comunque solo ricchezza di beni, ma ricchezza di relazioni umane (Aristotele) e di beni dell’anima (Socrate e Platone), in cui la ricchezza si raggiunge attraverso le virtù morali (Socrate e Aristotele). E` l’idea di una comunità dove si pratica la cura dell’anima e del proprio essere (che si realizza pienamente solo in relazione con gli altri), insieme alla produzione. Dal Cristianesimo deriva il concetto di uomo come “persona”, sconosciuto all’antichità, attraverso la quale si amplia il carattere relazionale dell’individuo (diventando suo statuto ontologico) e di apertura all’Altro e quindi il connotato di sostenibilità sociale della comunità. Non è difficile ritrovare la nozione di persona e questa idea pluralistica di comunità a fondamento
  • 2. 2.6 della vita monastica dell’abbazia benedettina, che non era solo spirituale, ma anche sociale ed economica. Ma non è solo questa la lezione che proviene da S. Benedetto, che per questa motivazione rientra legittimamente come protagonista dell’“Europa delle culture”. Egli è stato anche un ‘animatore dell’“Europa delle università e dei territori” se pensiamo all’abbazia benedettina come luogo di irradiazione della cultura e della innovazione tecnologica e come centro vivificatore dello spazio circostante. L’abbazia benedettina può infatti essere interpretata come “sistema cognitivo” nel quadro dell’“economia della conoscenza” di allora e come la calamita del “marketing territoriale” del tempo. Il monachesimo benedettino ha infatti gettato i semi della nascita dell'economia mercantile attraverso la sua etica del lavoro, la vivificazione del territorio, la nascita del primo nucleo di imprenditorialità, essendo l’abbazia benedettina la precorritrice della moderna impresa non profit. Differenti lezioni possono quindi scaturire dalla regola benedettina, a livello macro, meso e microeconomico valevoli, a livello universale, per varie tipologie di economia (pubblica e di mercato: privata e civile) e vari generi di imprese (pubbliche, private, non profit). Prima di tutto: il monachesimo benedettino ci può far può interrogare sul ruolo che un’istituzione, come la spiritualità, solo in un secondo momento cristallizzata in un Ordine monastico che è comunque nato, in origine, come espressione di radicale critica della Chiesa Cattolica, può in generale giocare per l’economia. Secondo: la teoria di Max Weber secondo la quale il capitalismo è scaturito solo dalla religione protestante, più in particolare dalla sua componente più ascetica quella calvinista, può essere criticamente confutata, avendo i monaci Benedettini ed i Frati Francescani dato, con modalità diverse, una spinta importante all'origine del capitalismo (che si svilupperà, in misura maggiore, al tempo dei Comuni italiani). Terzo: la qualità particolare del capitalismo urbano embrionale al quale i Benedettini hanno dato vita può essere riconosciuta nel fatto che essi hanno generato una “economia civile” pacifica e non di rapina, non violenta come il capitalismo industriale del passato o predatrice come il capitalismo finanziario di oggi. Quarto: l’importanza del ruolo del capitale sociale nella costruzione del mercato può essere portata storicamente alla luce e risultare particolarmente evidente perché intorno alle abbazie benedettine si sviluppò un ambiente pacifico e di fiducia che contribuì al ritorno allo scambio di mercato, alla nascita delle fiere commerciali, alla coltivazione di terreni trascurati secondo nuovi contratti di locazione e nuove istituzioni di diritto agrario, all'invenzione delle prime forme di contabilità economica. Quinto: l'organizzazione non spontaneistica del territorio e l'aumento della “competitività di sistema” possono essere rintracciate dal fatto che le abbazie
  • 3. 3.6 benedettine divennero il proto-agente di uno "sviluppo polarizzato à la Perroux", che ha dato un grande contributo alla nascita delle città intorno alle abbazie, alla nascita nel circondario delle abbazie di tante attività commerciali e produttive tutte interrelate tra loro (molti moderna distretti industriali mostrano una coincidenza di localizzazione con aree di insediamento monastiche). Sesto: l'organizzazione federalista esistente tra le abbazie benedettine, che erano indipendenti l'una dall'altra, ma coordinate a livello Europeo in un’Assemblea ha rappresentato un’anticipazione del moderno Parlamento Europeo ed un intelligente quanto democratico meccanismo di raccordo. Ma la lezione benedettina non si esaurisce solo a livello macro e mesoeconomico. A livello microeconomico l’abbazia benedettina rappresenta un prototipo della moderna azienda cooperativa sociale caratterizzata da una natura senza scopo di lucro, produzione di beni relazionali, mutualità tra i membri, alta motivazione intrinseca, partecipazione attiva alla vita dell'organizzazione, governance democratica. Un’azienda non profit basata in sintesi sui principi guida dell’armonia, della stabilità, del bene comune. Ma l’abbazia Benedettina offre anche alle imprese profit contemporanee alcuni suggerimenti utili per aumentare la loro competitività e per ricongiungere l’etica con l’economia nella loro azione, divenendo “civili”. Esse possono mutare dalle abbazie benedettine l'etica del lavoro, la riuscita conciliazione vita-lavoro, la saggia gestione del tempo, la celebrazione di alcune virtù che sono preziose anche per il business, l'attribuzione dei compiti in base alle qualità della persona, il principio della responsabilità sociale di impresa attraverso un approccio multi-stakeholder, la centralità dell'innovazione, tutti requisiti che rendono le aziende più competitive. * Relazione presentata alla XVII Conference Scientifique Internazionale du Réseau PGV, svoltasi a Grenoble, Francia, 8-10 settembre 2011 e contenuta nel volume “L’UE et Ses Rapports au Monde. Perte de Statut ou Emergence d’un Noveau Modele de Croissance Made in Europe? ”, a cura di C.Martin, Université Pierre Mendès-France de Grenoble Editions PGV, Grenoble, pp. 610-628. ** Cristina Montesi è ricercatrice presso il Dipartimento di Economia, Finanza e Statistica dell’Università degli Studi di Perugia; è professore affidatario di Politica Economica della Facoltà di Economia di Perugia; è professore affidatario di Economia industriale e di Economia dell’Ambiente presso la sede di Terni della medesima Facoltà; è professore affidatario di Economia dello Sviluppo presso l’Università degli Stranieri di Perugia. Ha recentemente pubblicato i seguenti volumi: P.Grasselli, C.Montesi (2008) (a cura di), “L’interpretazione dello spirito del dono”, FrancoAngeli, Milano; P.Grasselli, C.Montesi (2010) (a cura di), “Le politiche attive del lavoro nella prospettiva del bene comune”, FrancoAngeli, Milano.
  • 4. 4.6 St.Benedict’s Legacy: an European Lesson of “Civil Economy” about System’s Competitiveness and Company’s competitive Advantage* Cristina Montesi** Abstract St.Benedict, the saint patron of Europe, has handed down a precious legacy to posterity not only spiritually, but also economically. The Benedictine Order has represented a light in the darkness of early Middle Ages. It has been a bulwark of civilization in gloomy times characterized by war, invasions, plagues, and starvation after the collapse of the Roman Empire. It has anticipated the birth of Europe from an historical, spiritual, political, social, and even economic point of view. This last contribution is surely less known in comparison with the more classical (and more celebrated from a cultural point of view) Christian roots of Europe. Some of the European cultural roots can be traced back to Greek and Christian thought, which St. Benedict, with fertile eclecticism, brought to synthesis. From Greek thought derives the idea of a community in which wealth is subject to happiness (Aristotle), in which wealth is not made only of goods, but of human relations (Aristotle) and of goods of the soul (Socrates and Plato), in which wealth is achieved through moral virtues (Socrates and Aristotle). In Greek culture there is the idea of a community where the care of the soul and the care of human being (which is fully realized only in relation to others) is practiced together with production. From Christianity derives also the concept of man as a "person", unknown to antiquity, through which the relational character of the individual extends (becoming its ontological status) and through which an openness to the Other develops and so forth the connotation of the social
  • 5. 5.6 sustainability of the community. It is not difficult to find the notion of “person” and this idea of a pluralistic community at the foundation of the Benedictine monastic life, which was not only spiritual but also social and economic. But this is not the only lesson that comes from St. Benedict, which for this reason can be seen the protagonist of the '"Europe of cultures." He was also an animator of' the "Europe of universities and territories" if we think of the Benedictine Abbey as a place of irradiation of culture and of technological innovation and as center of life-giving to the surrounding space. The Benedictine abbey may also be interpreted as a "cognitive system" in the context of a "knowledge economy" and like a magnet of the "territorial marketing" of the time. But Benedictine abbey has also sown the seeds of the birth of the mercantile economy through its labour ethics, the enlivening of the territory, the birth of the first nucleus of entrepreneurship being the Benedictine Abbey the forerunner of modern non profit company. So different lessons can spring from Benedictine rule at macro, meso and micro economic level. First of all: one can wonder the role that an institution, like spirituality (in a second moment crystallized into a religious Order), can generally play for the market. Second: the theory that capitalism arises only from Protestant religion, alias from Calvinism, can be critically confuted, having Benedictine monks and Franciscan Friars (who were born, originally, like a form of radical and critical expression of Catholic Church) given, through different ways, an important push to the origin of capitalism (which will develop, in a proper way, later on at the time of the Italian free cities). Third: the special quality of urban embryonic capitalism to which they have helped in laying its basic foundations can be shown because they generated a civil economy, not violent like industrial capitalism or predatory like financial capitalism. Fourth: the role of social capital in building market can also be seen because around Benedictine abbeys developed a trustful and peaceful atmosphere which meant the return to market exchange, the birth of the commercial fairs, the cultivations of neglected lands according to new leasing contracts and institutions, the implementation of the first forms of economic accounting. Fifth: the organization of the territory and the increasing of system’s competitiveness can be discovered from the fact that abbeys became the proto-agent of a “polarized development à là Perroux”, giving a great contribution to the birth of towns, of commercial and manufacturing activities in their neighborhood all together interrelated (many modern industrial districts show a coincidence of localization with monastic areas of settlement).
  • 6. 6.6 Sixth: the federalist organization existing among abbeys, which were independent one from each other, but coordinated at European level in an assembly (ahead of the modern European Parliament). But the Benedictine lesson does not exhaust itself only at macro and meso economic level. At micro economic level Benedictine abbey represents a prototype of the modern social cooperative firm characterized by nonprofit nature, production of relational goods, mutuality among members, high intrinsic motivation, active participation to the life of the organization, democratic governance. But Benedictine abbey offers also to contemporary profit companies some useful suggestions to increase their competitiveness and to rejoin ethics and economics in their action, becoming civil. In fact they can mutate from Benedectione abbey the labour ethics, the model of work-social life conciliation and the wise time- management, the celebration of some virtue which are also business virtues, the attribution of tasks according to person’s qualities, the principle of corporate social responsibility through a multi-stakeholder approach, the centrality of innovation, all requisites which make companies more competitive. * Paper presented at the XVII Conference Scientifique Internazionale du Réseau PGV, Grenoble, France, 8-10 September 2011, published in “L’UE et Ses Rapports au Monde. Perte de Statut ou Emergence d’un Noveau Modele de Croissance Made in Europe? ”, edited by C.Martin, Université Pierre Mendès-France de Grenoble Editions PGV, Grenoble, pp. 610- 628. ** Cristina Montesi is confirmed researcher at the Department of Economics, Finance and Statistics of the University of Perugia, Italy. She is Professor of Industrial Economics at the University Course in “Business Economics” of Terni. She is also Professor of Environmental Economics at the Specialistic University Course in “Economics and Management” of Terni. She is also Professor of Economic Policy at the University Course in “Business Economics” of Perugia. She is Professor of Economics of Development at Foreign Students’ University of Perugia at the Specialistic University Course in “International Relations and Cooperation to Development”. Her more recent books are: P.Grasselli, C.Montesi (2008) (a cura di), “L’interpretazione dello spirito del dono”, FrancoAngeli, Milano; P.Grasselli, C.Montesi (2010) (a cura di), “Le politiche attive del lavoro nella prospettiva del bene comune”, FrancoAngeli, Milano.