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la Tubercolosi
nella medicina
e nella
cultura:
storia e
riflessioni
Federico E. Perozziello
… cosa sappiamo
veramente della
Tubercolosi …?
la Facel-Vega HK-500 del 1957
La mattina del 3 gennaio 1960, lo scrittore e Premio Nobel 1957
Albert Camus, il suo editore Michel Gallimard e le loro figlie
lasciarono la cittadina provenzale di Lourmarin alla volta di Parigi.
Albert Camus era uno scrittore
di successo e di fama mondiale.
Aveva ricevuto il Premio Nobel
per la letteratura nel 1957, a soli
44 anni, forse troppo presto ed in
età troppo giovanile per non
subirne le conseguenze.
Albert Camus soffriva
di Tubercolosi
polmonare bilaterale
fin dall’adolescenza.
La malattia non gli aveva
impedito di giocare a pallone,
di andare in bicicletta sulle
Alpi e di fumare molte
sigarette, tra un’emottisi ed
un’altra.
Alle 13.55 del 4 gennaio
1960, i 355 cavalli del
poderoso motore V8
della Facel Vega fanno
schiantare
l’automobile, che
viaggiava a circa 150
Km. orari, contro un
platano ai lati della
strada nazionale n. 5,
vicino Fointenbleau.
Albert Camus muore
sul colpo, l’editore Michel
Gallimard dopo pochi giorni
di agonia.
Il giorno seguente la notizia
è sui giornali di tutto il
mondo. Una morte assurda,
per uno scrittore e filosofo
che aveva descritto il senso
difficile da dare all’esistere.
Nelle tasche di Camus
venne trovato un biglietto
ferroviario non utilizzato:
Gallimard lo aveva convinto
a tornare a Parigi sulla
potente automobile.
Albert Camus e Michel Gallimard avevano qualcosa in
comune, oltre l’interesse professionale tra un grande
scrittore ed il proprio editore:
erano entrambi ammalati di Tubercolosi …
Albert Camus e Michel Gallimard in Grecia, nel 1958
la Tubercolosi ha una
lunga storia, almeno
quanto quella del genere
umano …
Nell’Antico Egitto, la preservazione dell’integrità fisica del cadavere era
vista come il presupposto indispensabile ad una vita eterna
Ne consegue che, attraverso le moderne indagini di amplificazione
degli acidi nucleici, possiamo seguire l’evoluzione biologica e
paleopatologica dei Mycobatteri.
Characterization of Mycobacterium tuberculosis
Complex DNAs from Egyptian Mummies by
Spoligotyping
A. R. Zink, C. Sola, U. Reischl, W. Grabner, N. Rastogi, H. Wolf,
and A. G. Nerlich, Journal of Clinical Microbiology, January 2003,
p. 359-367, Vol. 41, No. 1
In uno studio su 85 mummie trovate nei siti
archeologici di Tebe e datate tra il 2050 ed il
500 a.C., si è riusciti a tipizzare i diversi
Mycobatteri presenti.
“… our results do not support the theory that
M. tuberculosis originated from the M. bovis
type but, rather, suggest that human M.
tuberculosis may have originated from a
precursor complex probably related to
M. africanum …”
Il Papiro di Ebers, 1550 a.C., uno dei più
antichi e celebri testi di Medicina Egizia.
L’Africa è dunque la culla e la madre della specie umana e del suo
inseparabile compagno di viaggio: il Mycobacterium Tubercolosis
Tracce di leptomeningite tubercolare su ossa
craniche di Homo erectus, 500.000 anni a. C. circa
La suscettibilità all’infezione
tubercolare sarebbe dovuta ai
valori modesti di Vitamina D
presenti negli esseri umani
adattati ai climi tropicali e poi
successivamente migrati in
regioni più fredde, come
dall’Africa centrale all’odierna
Turchia nel caso dell’Homo
erectus. La Vitamina D
permetterebbe infatti
l’attivazione dei Linfociti T e
potenzierebbe le difese
immunitarie.
Kappelman J. et Al., American Journal of Physical
Anthropology, 2007-2009
Von Essen MR, et Al., Vitamin D controls T cell antigen
receptor signaling and activation of human T cells. Nat.
Immunol. 2010; 11: 344 -9.
la Tubercolosi agisce e si propaga per
secoli, dissimulandosi e tuttavia
lasciando qualche traccia sicura del
proprio passaggio …
“ Ex hoc febricula levis fit,
quae etiam quievit tamen
repetit; frequens tussis est”
“… Da questa [malattia] ne
deriva una febbricola , che
anche se si spegne facilmente,
tuttavia subito dopo riprende
vigore; la tosse poi è frequente
in questi malati …”
Aulo Cornelio Celso
(I sec. A.C. – I sec. D.C.)
Durante il Medioevo la sua
interpretazione medica
rimane però legata ai
dettami della tradizione
greco-romana.
Non possediamo dati certi
sull’epidemiologia della
Tubercolosi fino al XIX
secolo, sappiamo invece con
certezza che la sua forma
linfo-adenitica, o Scrofola,
doveva avere una frequenza
di comparsa assai elevata.
la credenza nel potere guaritore del tocco del sovrano negli ammalati di scrofola
sopravvisse oltre i secoli del Medioevo, fino al re Carlo X di Francia (1818-1830)
La presenza di microrganismi invisibili
ad occhio nudo non veniva presa in
considerazione come capace di
trasmettere malattie agli animali e agli
uomini.
Era convinzione comune, anche tra gli
uomini di scienza e fino al XIX secolo,
che Dio si fosse occupato direttamente
della creazione dell’uomo e degli altri
animali superiori, mentre avesse lasciato
all’azione della natura il compito di
procreare gli animali più piccoli, meno
importanti da un punto di vista
biologico.
Anfibi, insetti, vermi e via dicendo
sarebbero nati direttamente dal fango e
dall’acqua tiepida degli stagni, luoghi in
cui avrebbe agito la forza vitale della
natura, un principio difficile da
dimostrare, ma di cui era impossibile
dubitare l’esistenza.
Antoni van Leeuwenhoek
(1632-1723)
utilizza per primo il microscopio nello studio
delle forme di vita invisibili all’occhio nudo
Girolamo Fracastoro (1478-1553) con il suo libro De contagione et contagiosis morbis, ne ha
qualche sentore. Ipotizza delle minuscole particelle contagianti che chiamò Seminaria (1546).
le malattie infettive non esistevano ancora …
La rivoluzione industriale, che inizia in Gran Bretagna qualche decennio prima
che nel resto d’Europa e nella seconda parte del XVIII secolo, provoca le
condizione più favorevoli alla nascita dell’epidemia tubercolare.
la vita umana vale circa 90 sterline …?
Una giornata lavorativa di almeno 12 ore,
con un solo giorno di riposo alla settimana, il
consumo di alimenti scadenti con
abbondanti dosi di alcool, la condizione di
semi povertà di gran parte del proletariato
urbano, unite alla visione di un capitalismo
senza freni inibitori, queste sono le
condizioni che provocaro il passaggio della
Tubercolosi da endemica ad epidemica e
pandemica nel Regno unito tra la fine del
XVIII e l’inizio del XIX secolo.
L’epidemiologo William Farr ritenne che
fosse possibile calcolare il valore di una
persona in base alla sua capacita di
guadagno futura, al netto delle spese di
sussistenza. Questo valore veniva poi usato
per stimare i benefici di specifici interventi
sanitari, ad esempio nel corso di epidemie.
William Farr (1807-1883)
Le condizioni di povertà del proletariato urbano sfruttato nelle fabbriche
provocano la diffusione capillare ed inarrestabile della Tubercolosi.
La Miseria di Cristóbal Rojas (1886)
Più fedele che felice
Dipinto di Joseph Stevens, Bruxelles, 1816-1892
Occorre attendere il
1819 per avere la prima
descrizione coerente,
anatomica e clinica,
della tubercolosi.
Il medico brettone René
Laennec, ammalato
anch’egli di tisi,
utilizza lo stetoscopio
di sua invenzione …
Nei primi decenni del
XIX secolo la Tubercolosi
compie il proprio
capolavoro mimetico.
Da malattia del corpo
diviene malattia
dell’anima, che si logora
spesso nell’amore non
ricambiato e che devasta
e consuma i polmoni
dell’ammalato di Tisi.
“ … la maladie des parties nobles ed élevées de l’être humain …”
i Fratelli Gongourt
“ … mi vedo pallido nello specchio. Amerei morire di consunzione …”
Lord George Byron (1788-1824)
La morte romantica nel XIX
secolo venne vista e sentita in
modo seducente, all’interno
di legami affettivi  familiari e
interpersonali passionali.
La paura della morte venne
ridotta da una componente
erotica sublimata ed inserita
sullo sfondo di un fluire
drammatico di eventi, che
provocava una fine legata
spesso al suicidio oppure ad
una lenta consunzione.
“… la maladie des passions longues et tristes …”
R. Laennec
L’aspettativa culturale della morte legata alla tubercolosi inserisce in
questo avvenimento delle caratteristiche di erotismo e di seduzione
romantica.
La tisi è portatrice di una lenta agonia, che a volte si arresta nel suo decorso,
per concedere un intervallo di speranza al malato. Poi riprende inarrestabile
fino alla morte.
Violetta muore di Tisi
nella Traviata di Verdi
Mimì nella Bohème di Puccini
muore di Tisi
Sono questi alcuni degli argomenti trattati con eleganza e profondità riflessiva
nel saggio La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica dal critico
letterario ed anglista Mario Praz (1896-1982).
Un libro del 1930, in cui i temi della morte e della sua seduzione mascherata,
spinta fino ad una quasi manifesta perversità, vengono analizzati e portati a
raggiungere una lucida consapevolezza.
John Keats muore a
Roma di Tubercolosi
a soli 25 anni di età
L’amico ed anch’egli poeta P. B. Shelley così consolava il povero Keats,
che si stava spegnendo lentamente in un casa lungo la scalinata di Trinità
dei Monti:
“… Questa consunzione è una malattia che ama particolarmente le persone capaci
di scrivere poesie di grande qualità come le vostre ….”
Sempre nel XIX secolo nasce il mito del
Sanatorio come luogo di purificazione,
legato a tematiche culturali complesse e
filosofiche ed antropologiche profonde:
“… il risiedere su di un
versante della montagna,
pervaso da aria purissima è la
condizione necessaria perché si
realizzi un vero e proprio
ritorno all’infanzia …”
Carl Gustav Jung
(Repertorio della realtà simbolica)
I Sanatori
fioriscono in
tutto il
Mondo
Occidentale,
assumendo la
consistenza di
vere e proprie
Città della
Malattia, in
cui vigono
regole e
norme
specifiche
sociali e di
convivenza
civile
L’Ottocento è il secolo in cui vengono aperti i primi Sanatori. Il primo in assoluto
fu opera di un medico tedesco dalla vita avventurosa, di nome Hermann Brehmer
(1826 –1889), nato nella cittadina oggi polacca di Strzelin (Strehlen), in Slesia.
Il primo sanatorio aperto da Hermann Brehmer a Görbersdorf, oggi
Sokołowsko in Polonia, nel 1859 e ad un’altitudine di circa 550 m. s. l. m.
Il sanatorio aperto da Hermann Brehmer
come si presentava alla fine del XIX secolo
Luigi Nono (1850-1918) , Convalescenza, 1898
La Tubercolosi occupò
pienamente la scena
epidemiologica del XIX
Secolo:
Ø il Seicento era stato
ancora il secolo della
Peste;
Ø il Settecento divenne
il secolo del Vaiolo;
Ø l’Ottocento vide una
malattia come regina
incontrastata:
la Tubercolosi.
Le cose cambiano nella seconda metà
del XIX secolo.
Cambiano per tutta la Medicina e
quindi anche per la Tubercolosi …
Louis Pasteur (1822-1895)
riuscì a confutare
definitivamente nel 1864 la
teoria della generazione
spontanea.
La scoperta dell’azione
patogena dei microbi cambiò
radicalmente il concetto di
malattia come veniva
tramandato da secoli.
La malattia cessò di essere
vista e considerata come un
insieme di fenomeni visibili ai
sensi dell’uomo, i sintomi.
Divenne un’entità
rintracciabile con sicurezza e
con una causa precisa da
scoprire.
Louis Pasteur nel 1884
Secondo Pasteur il germe che
provocava le alterazioni e le
modificazioni delle funzioni
organiche costituiva la causa
(diretta o indiretta) dei sintomi
presentati dal malato e
permetteva di unificare
fenomeni molto diversi tra di
loro e variabili da un paziente
all’altro.
Nasceva il paradigma
investigativo della medicina
moderna che avrebbe
rivoluzionato la scienza medica
sperimentale della seconda metà
del XIX Secolo e che utilizziamo
anche oggi.
una causa una malattia
Il medico militare Jean-Antoine
Villemin (1827-1892) dimostrò per
primo la trasmissibilità infettiva
della TBC, senza però riuscire ad
identificare l’agente causale.
Nel 1868 vengono pubblicati i suoi
Etudes sur la tubercolose; preuves
rationelles et expérimentales de sa
spécificité et de sa inoculabilité.
In questo lavoro, per la prima
volta, venivano descritte le
modalità dell’infezione
sperimentale negli animali da
laboratorio (conigli e cavie), che
veniva indotta con materiale
caseoso prelevato da ammalati di
Tubercolosi.
Al termine della guerra Franco-
Prussiana del 1870, cui partecipò come
medico volontario, Koch divenne
medico condotto ed ufficiale sanitario
di un piccolo paese della Prussia
Orientale, di nome Wollstein (oggi
Wolsztyn, in Polonia).
Qui, lavorando nella sua casa di
modesto medico comunale, con un
microscopio regalatogli dalla moglie
per tenerlo occupato nelle lunghe e
rigide serate invernali, con poche
attrezzature, dimostrò che il bacillo
dell’Antrace era l’agente patogeno del
Carbonchio, una grave malattia degli
erbivori che poteva interessare anche
l’uomo. Robert Koch (1843-1910)
La sera del 24 marzo del 1882, Robert
Koch inaugurò una nuova era.
Alla seduta della Società di Fisiologia di
Berlino, in cui venne presentata la
scoperta dell’agente causale della
Tubercolosi, partecipò anche Rudolf
Virchow, il più celebre e stimato medico
tedesco del tempo, che assistette in
silenzio all’esposizione del giovane
medico condotto.
Le cronache dell’epoca raccontano che
il famoso e rispettato scienziato ascoltò
impassibile l’illustrazione delle
ricerche e della metodologia che
avevano consentito la scoperta e se ne
andò senza fare commenti:
il metodo sperimentale seguito da Koch
era stato impeccabile. Rudolf Virchow
(1821-1902)
Il 1882 costituisce un anno memorabile per la storia della Tubercolosi.
Carlo Forlanini (1847-1918) pubblicò nell’estate dello stesso anno il suo
primo lavoro sul pneumotorace artificiale come terapia della Tubercolosi,
riprendendo una sfortunata esperienza precedente del 1822 ad opera del
medico inglese James Carson.
l’Apparecchio di Forlanini Carlo Forlanini
La medicina, che Immanuel Kant
aveva definito come una cultura di
tipo morale (moralischeKultur), vale
a dire un tentativo di trattare in
modo morale la fisicità dell’uomo
ed il suo rapporto con il dolore e la
morte, sembrò dimenticare alla fine
del XIX secolo questo
insegnamento.
Accecata, in senso epistemologico,
dai suoi stessi successi, dimenticò
ogni altra modalità di
interpretazione nel suo campo di
studi che non fosse quella
meccanicistica e sperimentale.
Questo modo di studiare l’uomo e
le sue malattie funzionava, magari
sarebbe stato perfezionabile, ma
sembrava ottenere risultati
indiscutibili.
1.  il metodo sperimentale e la sua affidabilità e riproducibilità sono alla
base della conoscenza dei fenomeni biologici;
2.  le funzioni del corpo umano sono studiabili e riproducibili in
laboratorio e negli animali da esperimento come base per un numero
infinito di prove sperimentali relative alle funzioni fisiologiche ed al
verificarsi delle alterazioni patologiche;
3.  la malattia è dovuta ad alterazioni della normale fisiologia del corpo
umano;
4.  le terapie sono basate sul riconoscimento di un rapporto certo di
causa/effetto nel verificarsi di un determinato fenomeno biologico e
consistono in un intervento capace di annullare gli effetti di tali cause
patogene oppure di prevenirle.
i quattro paradigmi della Medicina Moderna
Nonostante la fiducia
in un progresso
inarrestabile, che
potesse risolvere
ogni problema
tecnico e biologico
del genere umano, la
civiltà europea si
suicidò letteralmente
nella Prima Guerra
Mondiale, nell’estate
di un secolo fa:
1914
L’assassino dell’Arciduca Francesco Ferdinando e della
moglie, Gavrilo Princip, morirà in carcere di Tubercolosi
nel 1918.
Come la cultura europea interpretò la
Tubercolosi, quale soluzione ideale fu
proposta ad un destino infausto di
innumerevoli persone e di un’intera
civiltà?
Considerato forse lo
scrittore più importante
del Novecento Europeo,
Thomas Mann nasce a
Lubecca nel 1875 e
muore vicino a Zurigo
nel 1955, in esilio
volontario, dopo aver
trascorso buona parte
della sua vita lontano
dalla Germania per la
sua ferma opposizione al
Nazismo.
Katharina (Katja) Mann
(1883 – 1980)
moglie di Thomas
Thomas Mann, Premio
Nobel per la Letteratura
nel 1929
Il sanatorio Berghof a Davos, Cantone dei
Grigioni (CH) a circa 1500 m. s. l. del mare
Nel romanzo di Thomas Mann, La
montagna incantata (Der Zauberberg), uscito
nel 1924 dopo ben dodici anni di
gestazione, il sanatorio ed il microcosmo
cosmopolita che lo popola, sulle sperdute
e perdute montagne svizzere di Davos,
diventano la rappresentazione di un
mondo e di un’epoca.
Attraverso gli occhi del giovane
protagonista, Hans Castorp, giunto al
sanatorio per una breve visita di tre
settimane ad un parente ammalato e
costretto invece a fermarsi per ben sette
lunghi anni, perché anch’egli colpito
dalla tisi, l’amore e la morte, le speranze
ed il destino stesso dell’uomo trovano nel
confronto con la malattia ed il dolore
alcune possibili spiegazioni al loro senso.
Durante il suo lungo soggiorno, ormai
malato tra i malati, Hans
comprenderà le ragioni del proprio
inevitabile e sofferto destino. Un
destino che lo vedrà, dopo la
guarigione ed alla fine del romanzo,
arruolarsi, combattere e sparire nella
grande tragedia della Prima Guerra
Mondiale.
Nonostante l’acquisita e sofferta
consapevolezza del rapporto e dello
stretto legame tra vita e morte, Castorp
non può esimersi dallo sfuggire alla
propria fine, alla propria consapevole ed
inevitabile autodistruzione.
Un destino di morte che travolge la
cultura e la civiltà europea destinate alla
dissoluzione per la loro incapacità di
rinnovarsi.
il Berghof intorno al 1930
Finalmente guarito, nel 1915 Hans Castorp può lasciare il Berghof. Tuttavia la
sua è una fuga compiuta solo verso la distruzione di massa ed irreparabile
della guerra. Un destino che lo attende nel Mondo folle dei Sani, che si annulla e
si auto-distrugge nel vortice funereo e senza ragione della Guerra Mondiale,
accettando il massacro senza alcun senso da questa generato.
Otto Dix, Trittico della Guerra, 1929-1932
Albert Camus ha
ancora qualcosa da
insegnarci a proposito
della Tubercolosi e
delle sue conseguenze…
Nel gennaio del 1942, in una
sera infausta, nel proprio
appartamento in Algeri, la
Tubercolosi che ha colpito
Camus da ragazzo si
ripresenta.
Una serie di emottisi brutali
ed abbondanti segnalano che
anche il polmone di sinistra
dello scrittore è stato attaccato
dal mycobatterio.
Ne seguirà un pnx terapeutico
anche a sinistra, dopo quello
di destra degli anni
precedenti.
Camus, malato e sofferente,
deve lasciare il clima mite della
natia Algeria e partire per una
località montana in Francia,
Chambon-sur-Lignon, in
Alvernia
Trova ospitalità presso i parenti
della moglie, ma si deve recare
periodicamente a Saint-Etienne
per rifornire d’aria il suo PNX
terapeutico.
“… non sono io che rinuncio alle persone ed alle cose della vita (non potrei
farlo), sono le circostanze stesse e le persone che rinunciano a me. La mia
giovinezza se ne va: questo vuol dire essere malato …”
Albert Camus, 7 novembre 1942, giorno del suo ventinovesimo compleanno,
annotazione sul proprio diario.
I mesi trascorsi in isolamento
relativo, nei boschi
dell’Alvernia, rendono Camus
consapevole di una questione
filosofica importante.
Dal momento che il destino
della mia esistenza è assurdo,
che sono stato condannato al
dolore ed alla Tisi fin dalla
adolescenza, perché non
suicidarsi?
Il 1942 fornisce la sua risposta.
In quell’anno viene elaborato
un nuovo libro, il saggio
filosofico dal titolo di
Il Mito di Sisifo …
“ Sisifo è superiore al proprio destino … Anche la lotta verso la cima basta a
riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice.”
Nonostante la Tubercolosi bilaterale polmonare, nonostante le emottisi continue,
nonostante i due PNX terapeutici, l’isolamento a meno di trent’anni in un paese
sperduto sulle montagne, la guerra che devasta l’Europa, la lontananza dalla
moglie amata …
Albert Camus percorre in bicicletta i sessanta chilometri che lo separano
dall’ospedale di Saint Etienne, in cui si sottopone ai rifornimenti d’aria periodici
per mantenere in tensione il pneumotorace!
Nel 1947 Camus termina la stesura del suo libro più celebre e significativo: La peste
La peste che colpisce Orano, nell’anno 194… è
un flagello biologico e contemporaneamente
una malattia dell’anima umana,
un contrappunto tra un uomo malato da un
morbo inguaribile, la Tubercolosi, che lo devasta
fin dall’infanzia e l’affezione di un’intera
società, di una nazione, di un continente …
E’ il totalitarismo nazifascista, sconfitto dalla
guerra appena conclusa? Lo è probabilmente,
ma non solo.
Il protagonista del romanzo è un
medico: il dott. Bernard Rieux.
Il medico è il primo ad accorgersi
che i ratti di Orano stanno
morendo, che qualcosa non va
nella tranquilla ed operosa
cittadina, in cui le persone sono
tutte indaffarate nei loro compiti
ed occupazioni quotidiane ed
ignorano quello che sta per
accadere.
Tuttavia la verità sull’epidemia non
tarderà a farsi strada. Le autorità
temono il panico della popolazione e
sopratutto il sovvertimento
dell’economia e dei commerci.
Sarà tutto inutile, perché i tram
carichi di cadaveri cominceranno a
percorrere le strade di Orano.
“… I nostri concittadini non
erano più colpevoli di altri.
Dimenticavano di essere modesti,
ecco tutto, e pensavano che tutto
era ancora possibile per loro, il che
supponeva impossibili i flagelli.
Continuavano a concludere affari
e a preparare viaggi, avevano
delle opinioni. Come avrebbero
pensato alla peste, che sopprime il
futuro, i mutamenti di luogo e le
discussioni ?
Essi si credevano liberi, e nessuno
sarà mai libero sino a tanto che ci
saranno i flagelli …”
Albert Camus, La peste, 1947
Il 17 ottobre
del 1957
Albert Camus
riceve il
Premio Nobel
per la
letteratura.
ancora giovane, ma già malato, Camus aveva confessato ad un amico:
“ … la Tubercolosi è una malattia metafisica, perché il malato può ignorare a lungo di
esserlo, mentre solo i sintomi inprovvisi, le emoftoe, lo possono richiamare alla realtà ...”
la Tubercolosi è una malattia metafisica?
« … pressentir la mort à la simple vue d'un muchoir rempli de sang, sans effort, c'est être
replongé dans les temps de façon vertigeneuse: c'est l'effroi du devenir … »
« … avere il presentimento della morte alla sola vista di un fazzoletto pieno di sangue, senza
sforzo, è come essere risospinti nello scorrere del tempo in modo vertiginoso: rappresenta la
paura del divenire … »
Grazie per l’attenzione …
Federico E. Perozziello
www.filosofia-medicina.net

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PPT Perozziello "La Tubercolosi nella medicina e nella cultura: storia e riflessioni"

  • 1. la Tubercolosi nella medicina e nella cultura: storia e riflessioni Federico E. Perozziello
  • 2. … cosa sappiamo veramente della Tubercolosi …?
  • 3. la Facel-Vega HK-500 del 1957 La mattina del 3 gennaio 1960, lo scrittore e Premio Nobel 1957 Albert Camus, il suo editore Michel Gallimard e le loro figlie lasciarono la cittadina provenzale di Lourmarin alla volta di Parigi.
  • 4. Albert Camus era uno scrittore di successo e di fama mondiale. Aveva ricevuto il Premio Nobel per la letteratura nel 1957, a soli 44 anni, forse troppo presto ed in età troppo giovanile per non subirne le conseguenze. Albert Camus soffriva di Tubercolosi polmonare bilaterale fin dall’adolescenza. La malattia non gli aveva impedito di giocare a pallone, di andare in bicicletta sulle Alpi e di fumare molte sigarette, tra un’emottisi ed un’altra.
  • 5. Alle 13.55 del 4 gennaio 1960, i 355 cavalli del poderoso motore V8 della Facel Vega fanno schiantare l’automobile, che viaggiava a circa 150 Km. orari, contro un platano ai lati della strada nazionale n. 5, vicino Fointenbleau. Albert Camus muore sul colpo, l’editore Michel Gallimard dopo pochi giorni di agonia.
  • 6. Il giorno seguente la notizia è sui giornali di tutto il mondo. Una morte assurda, per uno scrittore e filosofo che aveva descritto il senso difficile da dare all’esistere. Nelle tasche di Camus venne trovato un biglietto ferroviario non utilizzato: Gallimard lo aveva convinto a tornare a Parigi sulla potente automobile.
  • 7. Albert Camus e Michel Gallimard avevano qualcosa in comune, oltre l’interesse professionale tra un grande scrittore ed il proprio editore: erano entrambi ammalati di Tubercolosi … Albert Camus e Michel Gallimard in Grecia, nel 1958
  • 8. la Tubercolosi ha una lunga storia, almeno quanto quella del genere umano …
  • 9. Nell’Antico Egitto, la preservazione dell’integrità fisica del cadavere era vista come il presupposto indispensabile ad una vita eterna Ne consegue che, attraverso le moderne indagini di amplificazione degli acidi nucleici, possiamo seguire l’evoluzione biologica e paleopatologica dei Mycobatteri.
  • 10. Characterization of Mycobacterium tuberculosis Complex DNAs from Egyptian Mummies by Spoligotyping A. R. Zink, C. Sola, U. Reischl, W. Grabner, N. Rastogi, H. Wolf, and A. G. Nerlich, Journal of Clinical Microbiology, January 2003, p. 359-367, Vol. 41, No. 1 In uno studio su 85 mummie trovate nei siti archeologici di Tebe e datate tra il 2050 ed il 500 a.C., si è riusciti a tipizzare i diversi Mycobatteri presenti. “… our results do not support the theory that M. tuberculosis originated from the M. bovis type but, rather, suggest that human M. tuberculosis may have originated from a precursor complex probably related to M. africanum …” Il Papiro di Ebers, 1550 a.C., uno dei più antichi e celebri testi di Medicina Egizia.
  • 11. L’Africa è dunque la culla e la madre della specie umana e del suo inseparabile compagno di viaggio: il Mycobacterium Tubercolosis Tracce di leptomeningite tubercolare su ossa craniche di Homo erectus, 500.000 anni a. C. circa
  • 12. La suscettibilità all’infezione tubercolare sarebbe dovuta ai valori modesti di Vitamina D presenti negli esseri umani adattati ai climi tropicali e poi successivamente migrati in regioni più fredde, come dall’Africa centrale all’odierna Turchia nel caso dell’Homo erectus. La Vitamina D permetterebbe infatti l’attivazione dei Linfociti T e potenzierebbe le difese immunitarie. Kappelman J. et Al., American Journal of Physical Anthropology, 2007-2009 Von Essen MR, et Al., Vitamin D controls T cell antigen receptor signaling and activation of human T cells. Nat. Immunol. 2010; 11: 344 -9.
  • 13. la Tubercolosi agisce e si propaga per secoli, dissimulandosi e tuttavia lasciando qualche traccia sicura del proprio passaggio …
  • 14. “ Ex hoc febricula levis fit, quae etiam quievit tamen repetit; frequens tussis est” “… Da questa [malattia] ne deriva una febbricola , che anche se si spegne facilmente, tuttavia subito dopo riprende vigore; la tosse poi è frequente in questi malati …” Aulo Cornelio Celso (I sec. A.C. – I sec. D.C.)
  • 15. Durante il Medioevo la sua interpretazione medica rimane però legata ai dettami della tradizione greco-romana. Non possediamo dati certi sull’epidemiologia della Tubercolosi fino al XIX secolo, sappiamo invece con certezza che la sua forma linfo-adenitica, o Scrofola, doveva avere una frequenza di comparsa assai elevata.
  • 16. la credenza nel potere guaritore del tocco del sovrano negli ammalati di scrofola sopravvisse oltre i secoli del Medioevo, fino al re Carlo X di Francia (1818-1830)
  • 17. La presenza di microrganismi invisibili ad occhio nudo non veniva presa in considerazione come capace di trasmettere malattie agli animali e agli uomini. Era convinzione comune, anche tra gli uomini di scienza e fino al XIX secolo, che Dio si fosse occupato direttamente della creazione dell’uomo e degli altri animali superiori, mentre avesse lasciato all’azione della natura il compito di procreare gli animali più piccoli, meno importanti da un punto di vista biologico. Anfibi, insetti, vermi e via dicendo sarebbero nati direttamente dal fango e dall’acqua tiepida degli stagni, luoghi in cui avrebbe agito la forza vitale della natura, un principio difficile da dimostrare, ma di cui era impossibile dubitare l’esistenza. Antoni van Leeuwenhoek (1632-1723) utilizza per primo il microscopio nello studio delle forme di vita invisibili all’occhio nudo
  • 18. Girolamo Fracastoro (1478-1553) con il suo libro De contagione et contagiosis morbis, ne ha qualche sentore. Ipotizza delle minuscole particelle contagianti che chiamò Seminaria (1546). le malattie infettive non esistevano ancora …
  • 19. La rivoluzione industriale, che inizia in Gran Bretagna qualche decennio prima che nel resto d’Europa e nella seconda parte del XVIII secolo, provoca le condizione più favorevoli alla nascita dell’epidemia tubercolare.
  • 20. la vita umana vale circa 90 sterline …? Una giornata lavorativa di almeno 12 ore, con un solo giorno di riposo alla settimana, il consumo di alimenti scadenti con abbondanti dosi di alcool, la condizione di semi povertà di gran parte del proletariato urbano, unite alla visione di un capitalismo senza freni inibitori, queste sono le condizioni che provocaro il passaggio della Tubercolosi da endemica ad epidemica e pandemica nel Regno unito tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo. L’epidemiologo William Farr ritenne che fosse possibile calcolare il valore di una persona in base alla sua capacita di guadagno futura, al netto delle spese di sussistenza. Questo valore veniva poi usato per stimare i benefici di specifici interventi sanitari, ad esempio nel corso di epidemie. William Farr (1807-1883)
  • 21. Le condizioni di povertà del proletariato urbano sfruttato nelle fabbriche provocano la diffusione capillare ed inarrestabile della Tubercolosi. La Miseria di Cristóbal Rojas (1886)
  • 22. Più fedele che felice Dipinto di Joseph Stevens, Bruxelles, 1816-1892
  • 23. Occorre attendere il 1819 per avere la prima descrizione coerente, anatomica e clinica, della tubercolosi. Il medico brettone René Laennec, ammalato anch’egli di tisi, utilizza lo stetoscopio di sua invenzione …
  • 24. Nei primi decenni del XIX secolo la Tubercolosi compie il proprio capolavoro mimetico. Da malattia del corpo diviene malattia dell’anima, che si logora spesso nell’amore non ricambiato e che devasta e consuma i polmoni dell’ammalato di Tisi. “ … la maladie des parties nobles ed élevées de l’être humain …” i Fratelli Gongourt “ … mi vedo pallido nello specchio. Amerei morire di consunzione …” Lord George Byron (1788-1824)
  • 25. La morte romantica nel XIX secolo venne vista e sentita in modo seducente, all’interno di legami affettivi  familiari e interpersonali passionali. La paura della morte venne ridotta da una componente erotica sublimata ed inserita sullo sfondo di un fluire drammatico di eventi, che provocava una fine legata spesso al suicidio oppure ad una lenta consunzione. “… la maladie des passions longues et tristes …” R. Laennec
  • 26. L’aspettativa culturale della morte legata alla tubercolosi inserisce in questo avvenimento delle caratteristiche di erotismo e di seduzione romantica. La tisi è portatrice di una lenta agonia, che a volte si arresta nel suo decorso, per concedere un intervallo di speranza al malato. Poi riprende inarrestabile fino alla morte. Violetta muore di Tisi nella Traviata di Verdi Mimì nella Bohème di Puccini muore di Tisi
  • 27. Sono questi alcuni degli argomenti trattati con eleganza e profondità riflessiva nel saggio La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica dal critico letterario ed anglista Mario Praz (1896-1982). Un libro del 1930, in cui i temi della morte e della sua seduzione mascherata, spinta fino ad una quasi manifesta perversità, vengono analizzati e portati a raggiungere una lucida consapevolezza.
  • 28. John Keats muore a Roma di Tubercolosi a soli 25 anni di età
  • 29. L’amico ed anch’egli poeta P. B. Shelley così consolava il povero Keats, che si stava spegnendo lentamente in un casa lungo la scalinata di Trinità dei Monti: “… Questa consunzione è una malattia che ama particolarmente le persone capaci di scrivere poesie di grande qualità come le vostre ….”
  • 30. Sempre nel XIX secolo nasce il mito del Sanatorio come luogo di purificazione, legato a tematiche culturali complesse e filosofiche ed antropologiche profonde: “… il risiedere su di un versante della montagna, pervaso da aria purissima è la condizione necessaria perché si realizzi un vero e proprio ritorno all’infanzia …” Carl Gustav Jung (Repertorio della realtà simbolica)
  • 31. I Sanatori fioriscono in tutto il Mondo Occidentale, assumendo la consistenza di vere e proprie Città della Malattia, in cui vigono regole e norme specifiche sociali e di convivenza civile
  • 32. L’Ottocento è il secolo in cui vengono aperti i primi Sanatori. Il primo in assoluto fu opera di un medico tedesco dalla vita avventurosa, di nome Hermann Brehmer (1826 –1889), nato nella cittadina oggi polacca di Strzelin (Strehlen), in Slesia. Il primo sanatorio aperto da Hermann Brehmer a Görbersdorf, oggi Sokołowsko in Polonia, nel 1859 e ad un’altitudine di circa 550 m. s. l. m.
  • 33. Il sanatorio aperto da Hermann Brehmer come si presentava alla fine del XIX secolo
  • 34. Luigi Nono (1850-1918) , Convalescenza, 1898 La Tubercolosi occupò pienamente la scena epidemiologica del XIX Secolo: Ø il Seicento era stato ancora il secolo della Peste; Ø il Settecento divenne il secolo del Vaiolo; Ø l’Ottocento vide una malattia come regina incontrastata: la Tubercolosi.
  • 35. Le cose cambiano nella seconda metà del XIX secolo. Cambiano per tutta la Medicina e quindi anche per la Tubercolosi …
  • 36. Louis Pasteur (1822-1895) riuscì a confutare definitivamente nel 1864 la teoria della generazione spontanea. La scoperta dell’azione patogena dei microbi cambiò radicalmente il concetto di malattia come veniva tramandato da secoli. La malattia cessò di essere vista e considerata come un insieme di fenomeni visibili ai sensi dell’uomo, i sintomi. Divenne un’entità rintracciabile con sicurezza e con una causa precisa da scoprire. Louis Pasteur nel 1884
  • 37. Secondo Pasteur il germe che provocava le alterazioni e le modificazioni delle funzioni organiche costituiva la causa (diretta o indiretta) dei sintomi presentati dal malato e permetteva di unificare fenomeni molto diversi tra di loro e variabili da un paziente all’altro. Nasceva il paradigma investigativo della medicina moderna che avrebbe rivoluzionato la scienza medica sperimentale della seconda metà del XIX Secolo e che utilizziamo anche oggi. una causa una malattia
  • 38. Il medico militare Jean-Antoine Villemin (1827-1892) dimostrò per primo la trasmissibilità infettiva della TBC, senza però riuscire ad identificare l’agente causale. Nel 1868 vengono pubblicati i suoi Etudes sur la tubercolose; preuves rationelles et expérimentales de sa spécificité et de sa inoculabilité. In questo lavoro, per la prima volta, venivano descritte le modalità dell’infezione sperimentale negli animali da laboratorio (conigli e cavie), che veniva indotta con materiale caseoso prelevato da ammalati di Tubercolosi.
  • 39. Al termine della guerra Franco- Prussiana del 1870, cui partecipò come medico volontario, Koch divenne medico condotto ed ufficiale sanitario di un piccolo paese della Prussia Orientale, di nome Wollstein (oggi Wolsztyn, in Polonia). Qui, lavorando nella sua casa di modesto medico comunale, con un microscopio regalatogli dalla moglie per tenerlo occupato nelle lunghe e rigide serate invernali, con poche attrezzature, dimostrò che il bacillo dell’Antrace era l’agente patogeno del Carbonchio, una grave malattia degli erbivori che poteva interessare anche l’uomo. Robert Koch (1843-1910)
  • 40. La sera del 24 marzo del 1882, Robert Koch inaugurò una nuova era. Alla seduta della Società di Fisiologia di Berlino, in cui venne presentata la scoperta dell’agente causale della Tubercolosi, partecipò anche Rudolf Virchow, il più celebre e stimato medico tedesco del tempo, che assistette in silenzio all’esposizione del giovane medico condotto. Le cronache dell’epoca raccontano che il famoso e rispettato scienziato ascoltò impassibile l’illustrazione delle ricerche e della metodologia che avevano consentito la scoperta e se ne andò senza fare commenti: il metodo sperimentale seguito da Koch era stato impeccabile. Rudolf Virchow (1821-1902)
  • 41. Il 1882 costituisce un anno memorabile per la storia della Tubercolosi. Carlo Forlanini (1847-1918) pubblicò nell’estate dello stesso anno il suo primo lavoro sul pneumotorace artificiale come terapia della Tubercolosi, riprendendo una sfortunata esperienza precedente del 1822 ad opera del medico inglese James Carson. l’Apparecchio di Forlanini Carlo Forlanini
  • 42. La medicina, che Immanuel Kant aveva definito come una cultura di tipo morale (moralischeKultur), vale a dire un tentativo di trattare in modo morale la fisicità dell’uomo ed il suo rapporto con il dolore e la morte, sembrò dimenticare alla fine del XIX secolo questo insegnamento. Accecata, in senso epistemologico, dai suoi stessi successi, dimenticò ogni altra modalità di interpretazione nel suo campo di studi che non fosse quella meccanicistica e sperimentale. Questo modo di studiare l’uomo e le sue malattie funzionava, magari sarebbe stato perfezionabile, ma sembrava ottenere risultati indiscutibili.
  • 43. 1.  il metodo sperimentale e la sua affidabilità e riproducibilità sono alla base della conoscenza dei fenomeni biologici; 2.  le funzioni del corpo umano sono studiabili e riproducibili in laboratorio e negli animali da esperimento come base per un numero infinito di prove sperimentali relative alle funzioni fisiologiche ed al verificarsi delle alterazioni patologiche; 3.  la malattia è dovuta ad alterazioni della normale fisiologia del corpo umano; 4.  le terapie sono basate sul riconoscimento di un rapporto certo di causa/effetto nel verificarsi di un determinato fenomeno biologico e consistono in un intervento capace di annullare gli effetti di tali cause patogene oppure di prevenirle. i quattro paradigmi della Medicina Moderna
  • 44. Nonostante la fiducia in un progresso inarrestabile, che potesse risolvere ogni problema tecnico e biologico del genere umano, la civiltà europea si suicidò letteralmente nella Prima Guerra Mondiale, nell’estate di un secolo fa: 1914 L’assassino dell’Arciduca Francesco Ferdinando e della moglie, Gavrilo Princip, morirà in carcere di Tubercolosi nel 1918.
  • 45. Come la cultura europea interpretò la Tubercolosi, quale soluzione ideale fu proposta ad un destino infausto di innumerevoli persone e di un’intera civiltà?
  • 46. Considerato forse lo scrittore più importante del Novecento Europeo, Thomas Mann nasce a Lubecca nel 1875 e muore vicino a Zurigo nel 1955, in esilio volontario, dopo aver trascorso buona parte della sua vita lontano dalla Germania per la sua ferma opposizione al Nazismo. Katharina (Katja) Mann (1883 – 1980) moglie di Thomas Thomas Mann, Premio Nobel per la Letteratura nel 1929
  • 47. Il sanatorio Berghof a Davos, Cantone dei Grigioni (CH) a circa 1500 m. s. l. del mare
  • 48. Nel romanzo di Thomas Mann, La montagna incantata (Der Zauberberg), uscito nel 1924 dopo ben dodici anni di gestazione, il sanatorio ed il microcosmo cosmopolita che lo popola, sulle sperdute e perdute montagne svizzere di Davos, diventano la rappresentazione di un mondo e di un’epoca. Attraverso gli occhi del giovane protagonista, Hans Castorp, giunto al sanatorio per una breve visita di tre settimane ad un parente ammalato e costretto invece a fermarsi per ben sette lunghi anni, perché anch’egli colpito dalla tisi, l’amore e la morte, le speranze ed il destino stesso dell’uomo trovano nel confronto con la malattia ed il dolore alcune possibili spiegazioni al loro senso.
  • 49. Durante il suo lungo soggiorno, ormai malato tra i malati, Hans comprenderà le ragioni del proprio inevitabile e sofferto destino. Un destino che lo vedrà, dopo la guarigione ed alla fine del romanzo, arruolarsi, combattere e sparire nella grande tragedia della Prima Guerra Mondiale. Nonostante l’acquisita e sofferta consapevolezza del rapporto e dello stretto legame tra vita e morte, Castorp non può esimersi dallo sfuggire alla propria fine, alla propria consapevole ed inevitabile autodistruzione. Un destino di morte che travolge la cultura e la civiltà europea destinate alla dissoluzione per la loro incapacità di rinnovarsi. il Berghof intorno al 1930
  • 50. Finalmente guarito, nel 1915 Hans Castorp può lasciare il Berghof. Tuttavia la sua è una fuga compiuta solo verso la distruzione di massa ed irreparabile della guerra. Un destino che lo attende nel Mondo folle dei Sani, che si annulla e si auto-distrugge nel vortice funereo e senza ragione della Guerra Mondiale, accettando il massacro senza alcun senso da questa generato. Otto Dix, Trittico della Guerra, 1929-1932
  • 51. Albert Camus ha ancora qualcosa da insegnarci a proposito della Tubercolosi e delle sue conseguenze…
  • 52. Nel gennaio del 1942, in una sera infausta, nel proprio appartamento in Algeri, la Tubercolosi che ha colpito Camus da ragazzo si ripresenta. Una serie di emottisi brutali ed abbondanti segnalano che anche il polmone di sinistra dello scrittore è stato attaccato dal mycobatterio. Ne seguirà un pnx terapeutico anche a sinistra, dopo quello di destra degli anni precedenti.
  • 53. Camus, malato e sofferente, deve lasciare il clima mite della natia Algeria e partire per una località montana in Francia, Chambon-sur-Lignon, in Alvernia Trova ospitalità presso i parenti della moglie, ma si deve recare periodicamente a Saint-Etienne per rifornire d’aria il suo PNX terapeutico. “… non sono io che rinuncio alle persone ed alle cose della vita (non potrei farlo), sono le circostanze stesse e le persone che rinunciano a me. La mia giovinezza se ne va: questo vuol dire essere malato …” Albert Camus, 7 novembre 1942, giorno del suo ventinovesimo compleanno, annotazione sul proprio diario.
  • 54. I mesi trascorsi in isolamento relativo, nei boschi dell’Alvernia, rendono Camus consapevole di una questione filosofica importante. Dal momento che il destino della mia esistenza è assurdo, che sono stato condannato al dolore ed alla Tisi fin dalla adolescenza, perché non suicidarsi? Il 1942 fornisce la sua risposta. In quell’anno viene elaborato un nuovo libro, il saggio filosofico dal titolo di Il Mito di Sisifo …
  • 55. “ Sisifo è superiore al proprio destino … Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice.” Nonostante la Tubercolosi bilaterale polmonare, nonostante le emottisi continue, nonostante i due PNX terapeutici, l’isolamento a meno di trent’anni in un paese sperduto sulle montagne, la guerra che devasta l’Europa, la lontananza dalla moglie amata … Albert Camus percorre in bicicletta i sessanta chilometri che lo separano dall’ospedale di Saint Etienne, in cui si sottopone ai rifornimenti d’aria periodici per mantenere in tensione il pneumotorace!
  • 56. Nel 1947 Camus termina la stesura del suo libro più celebre e significativo: La peste La peste che colpisce Orano, nell’anno 194… è un flagello biologico e contemporaneamente una malattia dell’anima umana, un contrappunto tra un uomo malato da un morbo inguaribile, la Tubercolosi, che lo devasta fin dall’infanzia e l’affezione di un’intera società, di una nazione, di un continente … E’ il totalitarismo nazifascista, sconfitto dalla guerra appena conclusa? Lo è probabilmente, ma non solo.
  • 57. Il protagonista del romanzo è un medico: il dott. Bernard Rieux. Il medico è il primo ad accorgersi che i ratti di Orano stanno morendo, che qualcosa non va nella tranquilla ed operosa cittadina, in cui le persone sono tutte indaffarate nei loro compiti ed occupazioni quotidiane ed ignorano quello che sta per accadere. Tuttavia la verità sull’epidemia non tarderà a farsi strada. Le autorità temono il panico della popolazione e sopratutto il sovvertimento dell’economia e dei commerci. Sarà tutto inutile, perché i tram carichi di cadaveri cominceranno a percorrere le strade di Orano.
  • 58. “… I nostri concittadini non erano più colpevoli di altri. Dimenticavano di essere modesti, ecco tutto, e pensavano che tutto era ancora possibile per loro, il che supponeva impossibili i flagelli. Continuavano a concludere affari e a preparare viaggi, avevano delle opinioni. Come avrebbero pensato alla peste, che sopprime il futuro, i mutamenti di luogo e le discussioni ? Essi si credevano liberi, e nessuno sarà mai libero sino a tanto che ci saranno i flagelli …” Albert Camus, La peste, 1947
  • 59. Il 17 ottobre del 1957 Albert Camus riceve il Premio Nobel per la letteratura.
  • 60. ancora giovane, ma già malato, Camus aveva confessato ad un amico: “ … la Tubercolosi è una malattia metafisica, perché il malato può ignorare a lungo di esserlo, mentre solo i sintomi inprovvisi, le emoftoe, lo possono richiamare alla realtà ...” la Tubercolosi è una malattia metafisica? « … pressentir la mort à la simple vue d'un muchoir rempli de sang, sans effort, c'est être replongé dans les temps de façon vertigeneuse: c'est l'effroi du devenir … » « … avere il presentimento della morte alla sola vista di un fazzoletto pieno di sangue, senza sforzo, è come essere risospinti nello scorrere del tempo in modo vertiginoso: rappresenta la paura del divenire … »
  • 61.
  • 62. Grazie per l’attenzione … Federico E. Perozziello www.filosofia-medicina.net