24. Coxib, anno zero La sentenza dei giudici texani che ha attribuito all’antidolorifico Vioxx la morte di un uomo per disturbi al cuore e obbligato la ditta produttrice a un risarcimento di più di 200 milioni di dollari, è un precedente che allunga ombre inquietanti sul futuro della Merck. Le circa 4.200 cause che l’azienda potrebbe dover affrontare nei prossimi anni contro chi ritiene di aver subito un danno dall’uso del suo farmaco e dalla mancata informazione sui rischi cardiaci rischia, secondo gli analisti finanziari, di tradursi in un danno dai 3 ai 10 miliardi di dollari. Contestato dalla Merck e considerato discutibile anche da alcuni ricercatori quanto a “scientificità”, questo primo processo apre comunque un grande punto di domanda sul futuro di tutta la categoria degli antidolorifici COX-2, di cui fa parte il Vioxx. Anche se non è detto che gli altri farmaci di questa classe debbano seguire la stessa sventurata china, anzi, per ora sembrano avvantaggiarsi del ritiro del rofecoxib. Celecoxib (Celebrex), della Pfizer, dopo aver subito una flessione nelle vendite, ha recuperato nel corso dell’anno. Etoricoxib (Arcoxia), della Merck, e lumiracoxib (Prexige), Novartis, hanno ottenuto ottimi risultati anche se l’FDA, ora più vigile che in passato, li tiene per ora fuori dal mercato USA. Le aziende farmaceutiche devono comunque recuperare parte del terreno perso. Molte hanno deciso di riproporre sostanze meno redditizie ma più collaudate e contemporaneamente percorrere nuove strade. La Glaxo Smith Kline ha raggiunto la fase 3 nella sperimentazione del cox-2 “406381”, Shering Plough e Astazeneca hanno investito in un programma comune per produrre un nuovo antidolorifico. Queste ditte beneficiano del deragliamento del treno che stavano per perdere: in ritardo rispetto ai concorrenti ora possono proporre farmaci “senza macchia”, pronti a conquistare parte dei 10 miliardi di dollari all’anno che, secondo gli analisti, dovrebbe produrre il settore antidolorifici. La lezione del Vioxx ha forse insegnato alle aziende del farmaco a non nascondere i dati critici in loro possesso, come sembra essere avvenuto nel caso della Merck. E’ stata infatti resa nota una lettera interna del 2001 che invitava 3.000 informatori scientifici dell’azienda a tagliare corto sulla dannosità del farmaco per il cuore. NOSTRA PROPOSTA
25. Farmaci & scandali Chi curerà il dolore? Il fatto è noto: la multinazionale americana Merck & Co è stata condannata da una corte del Texas a pagare 253 milioni di dollari di risarcimento alla vedova di Robert Evans, morto per un attacco cardiaco, attribuito dai giudici all’antidolorifico Vioxx. Ora, c’è il domani: fatto, per la Merck, delle circa 4.200 cause che l’azienda potrebbe trovarsi ad affrontare nei prossimi anni e in un danno, stimano gli analisti, che oscilla tra i 3 e i 10 miliardi di dollari. Ma non è tutto. Contestato dalla Merck e considerato discutibile anche da alcuni ricercatori quanto a “scientificità”, questo primo processo lascia orfani molti pazienti che usavano con soddisfazione Vioxx e getta un interrogativo sul futuro di tutta la categoria degli antidolorifici anti-Cox-2. Perché, per quanto discutibile possano essere le strategie di marketing che ne hanno accompagnato l’introduzione, la maggior parte dei reumatologi annota che gli anti-Cox2 sono stati una benedizione per i malati di dolore cronico.Va detto, senz’altro, che soltanto il Vioxx è stato ritenuto pericoloso e, per ora gli altri membri della famiglia restano nelle farmacie: Celecoxib (Celebrex), della Pfizer, dopo aver subito una flessione nelle vendite, ha recuperato nel corso dell’anno. Etoricoxib (Arcoxia), della stessa Merck, e lumiracoxib (Prexige), di Novartis, hanno ottenuto ottimi risultati anche se l’Fda non ha ancora consentito la loro introduzione nel mercato Usa. L’ombra gettata dal caso Vioxx su questi antidolorifici, tuttavia, ha messo il sale sulla coda alle aziende che hanno farmaci contro il dolore in arrivo: Glaxo Smith Kline è in dirittura di arrivo con un altro anti-Cox2, e Shering Plough e Astrazeneca hanno investito in un programma comune per produrre un nuovo antidolorifico. A tutti, comunque, la lezione del Vioxx dovrebbe aver insegnato a non nascondere i dati critici, come sembra essere avvenuto nel caso della Merck. E’ stata infatti resa nota una lettera interna del 2001 che invitava 3.000 informatori scientifici dell’azienda a tagliare corto sulla dannosità del farmaco per il cuore. RIFACIMENTO ESPRESSO