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Le analisi e gli strumenti
di Human Highway
Le analisi svolte dall’istituto di ricerca e web analysis
Human Highway sono spunto di riflessione per
osservare i comportamenti virtuosi delle testate
online e dei giornalisti sui principali social media.
Sulla base dei dati riscontrati, infatti, è possibile fare
alcune osservazioni che mirano a sottolineare le
migliori pratiche giornalistiche intraprese sulle
piattaforme sociali, favorendone di conseguenza la
propria popolarità.
I GIORNALI ONLINE
LO STUDIO
Svolto dall’istituto di ricerca Human Highway, lo studio misura il “tasso di
amplificazione sociale delle notizie”, ossia l’indice di coinvolgimento e
condivisione suscitati dalle notizie sui social media.
Repubblica, al
primo posto delle
testate mediamente
più condivise al
giorno nel 2013,
distanzia
notevolmente gli
altri:
Sulla base di questi dati e
di una breve analisi
comparativa fra le testate
più condivise, pur essendo
tutte ormai consce del
potenziale offerto dal web
e attive sulle principali
piattaforme sociali,
Repubblica ha forse il
merito di sviluppare
“strategie social” più mirate
per ciascun social network.
Il quotidiano di Ezio Mauro
lavora sfruttando le diverse
potenzialità di ciascuna
piattaforma, calandosi
perfettamente nel
linguaggio specifico di
essa.
Periodicamente il
quotidiano lancia delle
“campagne hashtag”,
ossia promuove il
coinvolgimento del
pubblico, invitando gli
utenti a scrivere tweet
dedicati a un certo
argomento accompagnati
da un hashtag ideato
dalla testata stessa.
UN ESEMPIO: “La campagna hashtag” - #italiafrana
Tra i tanti, vi è quello dedicato alle alluvioni che nel gennaio 2014
hanno colpito l’Italia centrale e meridionale provocando notevoli
disagi alle popolazioni. L’hashtag #italiafrana viene promosso dalla
giornalista Valentina Tosoni sul canale tv di Repubblica e a fine
giornata viene stilata una topten pubblicata sul sito.
È interessante notare come tramite queste iniziative si
venga a creare un legame a doppio filo: il coinvolgimento
viene incentivato non solo spronando il lettore a dire la
propria opinione, ma anche permettendogli,
potenzialmente, di diventare parte del giornale, di
contribuire alla creazione della notizia; e così il mio tweet
può essere pubblicato o la mia foto può essere scelta per
raccontare una particolare storia.
La campagna hashtag non fa altro che utilizzare una
caratteristica propria di Twitter, l’hashtag, che è la
grammatica del mondo con l’uccellino e, sfruttandolo,
Repubblica si inserisce precisamente nella dimensione di
questo social network:
E QUINDI…
il successo che ne deriva è una conseguenza
naturale perché il quotidiano non solo parla il
linguaggio del social network, ma se ne fa
promotore contribuendo ad arricchirne il contenuto.
I GIORNALISTI e TWITTER
Come per i giornali, anche per i
professionisti dell’informazione il dato è
interessante soprattutto quando si guarda
all’engagement che il giornalista riesce a
produrre attraverso la sua attività e questo,
più che dal numero dei follower, spesso
legato ad una notorietà televisiva o di altra
natura, è rivelato da:
menzioni dell’account di un giornalista;
retweet & favorite (i “like” di Twitter)
che riceve.
Insomma, il successo su Twitter è legato
all’interazione e al dialogo che un
giornalista (così come un giornale) riesce a
creare attorno a sé.
Svolto da Human Highway, lo studio intende misurare il successo dei
giornalisti in rete sulla base di alcuni parametri.
LO STUDIO
L’engagement, un
indice1 dato dalla
media dei Retweet e
dei Favorites che i
tweet che riportano
la mention hanno
ottenuto.
1 È un indice per due motivi: il primo è che TwitLine, come si chiama il sistema di
monitoraggio, non vede tutti i tweet che riportano la mention ma solo un campione di
questi, per quanto esteso; il secondo è che i valori di Retweet e Favorites che registra
TwitLine sono sempre pari o inferiori a quelli effettivamente ottenuti dai tweet presi in
esame. Si tratta di un indice perché le misure non sono precise in termini assoluti ma
ti aiutano a ordinare gli oggetti analizzati secondo l’ordine di engagement, ovvero
quanto i tweet sono stati ripresi e “adottati” dagli utenti che non li hanno prodotti ma
li hanno visti passare sulle loro timeline.
I PARAMETRI DI MISURAZIONE
Il Twitter Reach,
che corrisponde al
numero di tweet
che riportano la
“mention” o
menzione (@nome)
di un giornalista.
Lafrequency, che è
il numero medio di
volte in cui i tweet
che riportano la
mention passano
dalle timeline
censite.
Nota:
L’analisi, partita da un elenco di giornalisti di base, si svolge
anche sui professionisti suggeriti dagli utenti; per questo si può
dire che sia un lavoro ancora in costruzione, oltre al fatto che
comunque non può essere definito una fotografia fissa dello
stato dell’arte: i giornalisti presi in esami, infatti, vengono
monitorati in un arco di tempo delimitato, attualmente
settimanale – i dati di seguito esposti sono riportati sul sito
datamediahub.it e si riferiscono al periodo 15-20 febbraio 2014
– e, quindi, seppur le variazioni possono essere lievi, non si
possono considerare dei valori assoluti.
Certamente, può anche capitare che alcuni giornalisti twittino poco o proprio
nulla (è il caso ad esempio di Ilaria D’Amico) e, quindi, i dati qui riportati non
sono da prendere in senso assoluto. Potrebbe essere utile svolgere un’analisi
comparativa su periodi temporali differenti, ma questo non è attualmente
possibile visto che lo strumento di analisi utilizzato è neonato e ancora in fase
di perfezionamento.
Se si esclude Fabio Fazio con il 52,8% di Twitter Reach, che probabilmente
beneficia dell’ampia esposizione mediatica del Festival di Sanremo che si è
svolto proprio nei giorni analizzati, spuntano alcuni nomi interessanti
come Selvaggia Lucarelli, giornalista di Libero, che registra il 38,3% di
Twitter Reach e un engagement di 210,5 punti:
OSSERVAZIONI
L’immagine riproduce
la situazione dei
successi per Selvaggia
Lucarelli. L’analisi
sviluppa un grafico a
torta riportando i tweet,
connotandoli con due
colori diversi, in base al
tasso di coinvolgimento
prodotto. Cliccando
sopra a ciascuna
sezione del grafico è
possibile visualizzare i
tweet presi in esame.
Tra i nomi che ricorrono nella classifica in
base al Twitter Reach, attestato attorno al
30%, ci sono alcuni direttori di testate
giornalistiche piuttosto attivi come
Ferruccio de Bortoli (Corriere della Sera),
Ezio Mauro (La Repubblica), Vittorio Feltri
(Il Giornale), Peter Gomez
(Ilfattoquotidiano.it), Antonio Padellaro (Il
Fatto Quotidiano).
Inoltre, vale la pena nominare Andrea
Scanzi che conta 33,6 punti di engagement
(tra i più alti nella settimana presa in
esame) e Beppe Severgnini con 34,2;
entrambi i giornalisti non contano un
Twitter Reach particolarmente alto, ma
godono di un buon seguito per l’indice
medio di retweet e di favorites. Buone le
performance anche di Gad Lerner,
giornalista, blogger e scrittore, che
raggiunge 49 punti di engagement.
Per Andrea Scanzi questo è uno
dei tweet che ha avuto il
maggior successo:
Questi invece i tweet più menzionati di Beppe Severgnini e
Gad Lerner:
E QUINDI…
Reputo che uno studio di questo tipo abbia un
grande valore comunicativo, perché permette di
svolgere un’analisi approfondita sull’attività e sul
feedback dei giornalisti su questo social network:
avendo l’evidenza dei tweet di maggior successo è
possibile, per il giornalista stesso, analizzare e
valutare i gusti e gli interessi della propria utenza e,
quindi, individuare il proprio target.
Non solo, andando oltre queste pure
logiche di marketing che potrebbero non
interessare al giornalista come singolo,
si può fare un’osservazione di natura
sociologica, chiedendosi quale sia il
motivo per cui una persona è seguita, la
ragione che spinge a seguire qualcuno e
a “re-twittarlo”.
Se ci facciamo caso, i tre tweet sopra
riportati, ma non sono gli unici, non
contengono link a pagine di blog o di
giornali, sono pure e semplici
opinioni. Offerte in tono scherzoso,
pungente, forse anche velatamente
polemico, ma non sono altro che
opinioni, sono punti di vista.
Su Twitter, diversamente da altri social network, è
il contenuto, il messaggio che viene trasmesso ad
essere apprezzato, a costituire motivo di follow:
non è un caso se capita spesso che chi non ha cose
interessanti da dire (soprattutto se si tratta di
persone comuni o poco note) abbia pochi follower
o li perda facilmente. Il giornalista che comprende
questo meccanismo, evitando la pedissequa auto-
promozione, è già un passo davanti agli altri.
Twitter non è reciproco, al contrario di Facebook: si
può decidere di seguire dei profili, senza che questi
necessariamente seguano noi; non è possibile
inviare nessuna richiesta di “follow me”, ma occorre
attirare i follower attraverso il servizio stesso, ossia
condividendo contenuti interessanti, contribuendo
a mettere in circolo la conoscenza e l’informazione.
Proprio queste sue peculiarità, che configurano
Twitter come una piazza virtuale, fanno in modo
che il punto focale dello strumento non sia tanto
l’individuo, che invece viene enfatizzato su
Facebook, quanto ciò che viene condiviso a
vantaggio dei propri follower.
Su Twitter si è portati a pubblicare qualcosa che
può avere un«valore generale, un’utilità pubblica».
ESTRATTO DALLA MIA TESI DI LAUREA “SOCIAL MEDIA: UN VALORE
AGGIUNTO PER IL GIORNALISMO”, luglio 2014
Fonti:
http://www.datamediahub.it/2014/02/17/chi-sono-i-giornalisti-
italiani-piu-di-successo-su-twitter-e-perche-aiutaci-a-
raccogliere-gli-account/
http://www.datamediahub.it/2013/12/27/le-notizie-piu-social-
del-2013/

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Le testate online e i giornalisti più "social"

  • 1. Le analisi e gli strumenti di Human Highway
  • 2. Le analisi svolte dall’istituto di ricerca e web analysis Human Highway sono spunto di riflessione per osservare i comportamenti virtuosi delle testate online e dei giornalisti sui principali social media. Sulla base dei dati riscontrati, infatti, è possibile fare alcune osservazioni che mirano a sottolineare le migliori pratiche giornalistiche intraprese sulle piattaforme sociali, favorendone di conseguenza la propria popolarità.
  • 3.
  • 5. LO STUDIO Svolto dall’istituto di ricerca Human Highway, lo studio misura il “tasso di amplificazione sociale delle notizie”, ossia l’indice di coinvolgimento e condivisione suscitati dalle notizie sui social media. Repubblica, al primo posto delle testate mediamente più condivise al giorno nel 2013, distanzia notevolmente gli altri:
  • 6. Sulla base di questi dati e di una breve analisi comparativa fra le testate più condivise, pur essendo tutte ormai consce del potenziale offerto dal web e attive sulle principali piattaforme sociali, Repubblica ha forse il merito di sviluppare “strategie social” più mirate per ciascun social network. Il quotidiano di Ezio Mauro lavora sfruttando le diverse potenzialità di ciascuna piattaforma, calandosi perfettamente nel linguaggio specifico di essa.
  • 7. Periodicamente il quotidiano lancia delle “campagne hashtag”, ossia promuove il coinvolgimento del pubblico, invitando gli utenti a scrivere tweet dedicati a un certo argomento accompagnati da un hashtag ideato dalla testata stessa. UN ESEMPIO: “La campagna hashtag” - #italiafrana Tra i tanti, vi è quello dedicato alle alluvioni che nel gennaio 2014 hanno colpito l’Italia centrale e meridionale provocando notevoli disagi alle popolazioni. L’hashtag #italiafrana viene promosso dalla giornalista Valentina Tosoni sul canale tv di Repubblica e a fine giornata viene stilata una topten pubblicata sul sito.
  • 8. È interessante notare come tramite queste iniziative si venga a creare un legame a doppio filo: il coinvolgimento viene incentivato non solo spronando il lettore a dire la propria opinione, ma anche permettendogli, potenzialmente, di diventare parte del giornale, di contribuire alla creazione della notizia; e così il mio tweet può essere pubblicato o la mia foto può essere scelta per raccontare una particolare storia. La campagna hashtag non fa altro che utilizzare una caratteristica propria di Twitter, l’hashtag, che è la grammatica del mondo con l’uccellino e, sfruttandolo, Repubblica si inserisce precisamente nella dimensione di questo social network: E QUINDI… il successo che ne deriva è una conseguenza naturale perché il quotidiano non solo parla il linguaggio del social network, ma se ne fa promotore contribuendo ad arricchirne il contenuto.
  • 9. I GIORNALISTI e TWITTER
  • 10. Come per i giornali, anche per i professionisti dell’informazione il dato è interessante soprattutto quando si guarda all’engagement che il giornalista riesce a produrre attraverso la sua attività e questo, più che dal numero dei follower, spesso legato ad una notorietà televisiva o di altra natura, è rivelato da: menzioni dell’account di un giornalista; retweet & favorite (i “like” di Twitter) che riceve. Insomma, il successo su Twitter è legato all’interazione e al dialogo che un giornalista (così come un giornale) riesce a creare attorno a sé.
  • 11. Svolto da Human Highway, lo studio intende misurare il successo dei giornalisti in rete sulla base di alcuni parametri. LO STUDIO L’engagement, un indice1 dato dalla media dei Retweet e dei Favorites che i tweet che riportano la mention hanno ottenuto. 1 È un indice per due motivi: il primo è che TwitLine, come si chiama il sistema di monitoraggio, non vede tutti i tweet che riportano la mention ma solo un campione di questi, per quanto esteso; il secondo è che i valori di Retweet e Favorites che registra TwitLine sono sempre pari o inferiori a quelli effettivamente ottenuti dai tweet presi in esame. Si tratta di un indice perché le misure non sono precise in termini assoluti ma ti aiutano a ordinare gli oggetti analizzati secondo l’ordine di engagement, ovvero quanto i tweet sono stati ripresi e “adottati” dagli utenti che non li hanno prodotti ma li hanno visti passare sulle loro timeline. I PARAMETRI DI MISURAZIONE Il Twitter Reach, che corrisponde al numero di tweet che riportano la “mention” o menzione (@nome) di un giornalista. Lafrequency, che è il numero medio di volte in cui i tweet che riportano la mention passano dalle timeline censite.
  • 12. Nota: L’analisi, partita da un elenco di giornalisti di base, si svolge anche sui professionisti suggeriti dagli utenti; per questo si può dire che sia un lavoro ancora in costruzione, oltre al fatto che comunque non può essere definito una fotografia fissa dello stato dell’arte: i giornalisti presi in esami, infatti, vengono monitorati in un arco di tempo delimitato, attualmente settimanale – i dati di seguito esposti sono riportati sul sito datamediahub.it e si riferiscono al periodo 15-20 febbraio 2014 – e, quindi, seppur le variazioni possono essere lievi, non si possono considerare dei valori assoluti. Certamente, può anche capitare che alcuni giornalisti twittino poco o proprio nulla (è il caso ad esempio di Ilaria D’Amico) e, quindi, i dati qui riportati non sono da prendere in senso assoluto. Potrebbe essere utile svolgere un’analisi comparativa su periodi temporali differenti, ma questo non è attualmente possibile visto che lo strumento di analisi utilizzato è neonato e ancora in fase di perfezionamento.
  • 13. Se si esclude Fabio Fazio con il 52,8% di Twitter Reach, che probabilmente beneficia dell’ampia esposizione mediatica del Festival di Sanremo che si è svolto proprio nei giorni analizzati, spuntano alcuni nomi interessanti come Selvaggia Lucarelli, giornalista di Libero, che registra il 38,3% di Twitter Reach e un engagement di 210,5 punti: OSSERVAZIONI L’immagine riproduce la situazione dei successi per Selvaggia Lucarelli. L’analisi sviluppa un grafico a torta riportando i tweet, connotandoli con due colori diversi, in base al tasso di coinvolgimento prodotto. Cliccando sopra a ciascuna sezione del grafico è possibile visualizzare i tweet presi in esame.
  • 14. Tra i nomi che ricorrono nella classifica in base al Twitter Reach, attestato attorno al 30%, ci sono alcuni direttori di testate giornalistiche piuttosto attivi come Ferruccio de Bortoli (Corriere della Sera), Ezio Mauro (La Repubblica), Vittorio Feltri (Il Giornale), Peter Gomez (Ilfattoquotidiano.it), Antonio Padellaro (Il Fatto Quotidiano). Inoltre, vale la pena nominare Andrea Scanzi che conta 33,6 punti di engagement (tra i più alti nella settimana presa in esame) e Beppe Severgnini con 34,2; entrambi i giornalisti non contano un Twitter Reach particolarmente alto, ma godono di un buon seguito per l’indice medio di retweet e di favorites. Buone le performance anche di Gad Lerner, giornalista, blogger e scrittore, che raggiunge 49 punti di engagement.
  • 15. Per Andrea Scanzi questo è uno dei tweet che ha avuto il maggior successo: Questi invece i tweet più menzionati di Beppe Severgnini e Gad Lerner:
  • 16. E QUINDI… Reputo che uno studio di questo tipo abbia un grande valore comunicativo, perché permette di svolgere un’analisi approfondita sull’attività e sul feedback dei giornalisti su questo social network: avendo l’evidenza dei tweet di maggior successo è possibile, per il giornalista stesso, analizzare e valutare i gusti e gli interessi della propria utenza e, quindi, individuare il proprio target. Non solo, andando oltre queste pure logiche di marketing che potrebbero non interessare al giornalista come singolo, si può fare un’osservazione di natura sociologica, chiedendosi quale sia il motivo per cui una persona è seguita, la ragione che spinge a seguire qualcuno e a “re-twittarlo”.
  • 17. Se ci facciamo caso, i tre tweet sopra riportati, ma non sono gli unici, non contengono link a pagine di blog o di giornali, sono pure e semplici opinioni. Offerte in tono scherzoso, pungente, forse anche velatamente polemico, ma non sono altro che opinioni, sono punti di vista. Su Twitter, diversamente da altri social network, è il contenuto, il messaggio che viene trasmesso ad essere apprezzato, a costituire motivo di follow: non è un caso se capita spesso che chi non ha cose interessanti da dire (soprattutto se si tratta di persone comuni o poco note) abbia pochi follower o li perda facilmente. Il giornalista che comprende questo meccanismo, evitando la pedissequa auto- promozione, è già un passo davanti agli altri.
  • 18. Twitter non è reciproco, al contrario di Facebook: si può decidere di seguire dei profili, senza che questi necessariamente seguano noi; non è possibile inviare nessuna richiesta di “follow me”, ma occorre attirare i follower attraverso il servizio stesso, ossia condividendo contenuti interessanti, contribuendo a mettere in circolo la conoscenza e l’informazione. Proprio queste sue peculiarità, che configurano Twitter come una piazza virtuale, fanno in modo che il punto focale dello strumento non sia tanto l’individuo, che invece viene enfatizzato su Facebook, quanto ciò che viene condiviso a vantaggio dei propri follower. Su Twitter si è portati a pubblicare qualcosa che può avere un«valore generale, un’utilità pubblica».
  • 19. ESTRATTO DALLA MIA TESI DI LAUREA “SOCIAL MEDIA: UN VALORE AGGIUNTO PER IL GIORNALISMO”, luglio 2014 Fonti: http://www.datamediahub.it/2014/02/17/chi-sono-i-giornalisti- italiani-piu-di-successo-su-twitter-e-perche-aiutaci-a- raccogliere-gli-account/ http://www.datamediahub.it/2013/12/27/le-notizie-piu-social- del-2013/