I mobility manager ed i piani spostamento casa-lavoro. Dall’emergenza pandemica a quella climatica: un approccio più esteso per una sfida più grande

Marco De Mitri
Marco De Mitri🛣️ Specialista in Sicurezza Stradale e Mobilità Sostenibile | 📜 Lead Auditor ISO 39001 | 📚 Formatore e Divulgatore | 🎓 Collaboratore Accademico | 🌿 Appassionato di Sostenibilità

http://www.marcodemitri.it/ Negli ultimi tempi si è parlato molto del rinnovato interesse sulla figura del mobility manager e sul più generale tema della mobilità casa-lavoro, aspetto che si è poi inevitabilmente intrecciato con i cambiamenti organizzativi derivanti dall'emergenza pandemica. Si rischia però di fare molta confusione se non si hanno chiare l'evoluzione della normativa di riferimento e le profonde trasformazioni del contesto sociale e lavorativo nel frattempo intervenute. È quindi necessario fare di chiarezza sul tema, ripercorrendo quanto avvenuto negli anni precedenti e comprendendo l’approccio che occorre tenere da qui in avanti.

2 STRADE & AUTOSTRADE 5-2022 www.stradeeautostrade.it
traffico
&mobilità
N
egli ultimi tempi, si è parlato molto del rinnovato inte-
resse sulla figura del Mobility Manager e sul più gene-
rale tema della mobilità casa-lavoro, aspetto che si è
poi inevitabilmente intrecciato con i cambiamenti organizzativi
derivanti dall’emergenza pandemica.
Si rischia però di fare molta confusione se non si hanno chiare
l’evoluzione della Normativa di riferimento e le profonde trasfor-
mazioni del contesto sociale e lavorativo nel frattempo interve-
nute. È quindi necessario fare chiarezza sul tema, ripercorrendo
quanto avvenuto negli anni precedenti e comprendendo l’ap-
proccio che occorre tenere da qui in avanti.
DAL 1998 AL 2020: LA “PRIMA FASE”
La prima volta che nell’ordinamento normativo italiano si è fatto
cenno alla questione dell’ottimizzazione degli spostamenti in
itinere è stato nel 1998, attraverso un Decreto che ha introdotto
la figura del responsabile della mobilità aziendale. Tale provve-
dimento, che introduceva anche il nuovo strumento del Piano
Spostamenti Casa-Lavoro (PSCL), è stato poi integrato nell’anno
2000 da un ulteriore atto, che ha introdotto la figura del Mobility
Manager di Area, fondamentale figura di raccordo dei Mobility
Manager aziendali da istituire a cura dei Comuni.
Purtroppo, lo scarso interesse dimostrato da molte Aziende e
l’assenza di controlli e sanzioni ha fatto sì che l’adempimento
alla Norma sia stato molto spesso trascurato, al punto che in
diversi casi ci si è mossi solo per sanare delle non conformità
rilevate a carico delle Aziende rispetto ai requisiti dello standard
ISO 14001, relativo alla tutela ambientale.
Per inciso, per quanto nelle linee guida circolanti all’epoca fosse
compreso anche il telelavoro tra le misure da adottare per ridur-
re le emissioni di CO2
, tale iniziativa (che oggi individuiamo con
l’espressione smart working) non è stata mai sostanzialmente
adottata dalle Aziende, o quantomeno non certo per motivi
ambientali. Tuttavia, alcune Aziende e pubbliche amministra-
zioni virtuose hanno comunque dato seguito a quanto previsto
dalla Normativa e con buoni risultati, realizzando e aggiornando
periodicamente il PSCL e inserendo l’intero processo all’interno
del sistema di gestione aziendale, secondo il classico approccio
del miglioramento continuo.
2020: L’EMERGENZA PANDEMICA
Nei primi mesi dell’anno 2020, con l’esplosione dell’emergenza
pandemica, il contesto è mutato radicalmente. Innanzitutto, il
Covid-19 ha frenato fortemente e inevitabilmente lo sviluppo
delle varie forme di mobilità condivisa, non solo con riferimento
al trasporto pubblico locale, ma anche con riferimento all’uso di
navette aziendali o car pooling tra colleghi.
Marco De Mitri(1)
Martina Malaguti (2)
DALL’EMERGENZA PANDEMICA A QUELLA CLIMATICA:
UN APPROCCIO PIÙ ESTESO PER UNA SFIDA PIÙ GRANDE
I MOBILITY MANAGER
E I PIANI SPOSTAMENTO CASA-LAVORO
1. (photo credit: Michelangelo Buonarroti da Pexels)
MOBILITY MANAGER
5-2022 STRADE & AUTOSTRADE 3
www.stradeeautostrade.it
Al contempo, l’emergenza ha portato alla rapida implemen-
tazione del lavoro a distanza (lo smart working, nelle sue varie
declinazioni) per una moltitudine di persone. Nonostante la
marcata diffidenza intorno a tale novità organizzativa, si è poi
visto che questa modalità di lavoro è assolutamente pratica-
bile, al punto da restare poi applicata, seppur in forma ibrida,
anche dopo il superamento dell’emergenza sanitaria.
Oltre a questo, si è iniziato a percepire come la collabora-
zione tra Mobility Manager aziendali e Mobility Manager di
area potesse diventare un elemento ancora più importante nel
contesto normativo in questione, e come i Mobility Manager
aziendali potessero effettivamente partecipare in modo (più)
attivo alla pianificazione urbana, proprio a supporto dei loro
referenti di area.
IL RILANCIO DEI MOBILITY MANAGER
Tra le misure del cosiddetto Decreto Rilancio, emanato per
rispondere tempestivamente all’emergenza Covid, era stato
inserito anche l’abbassamento della soglia per la nomina del
Mobility Manager - e la predisposizione dei PSCL - da 300 a 100
dipendenti per singolo luogo di lavoro.
Questo provvedimento, preso sulla scia dei provvedimenti
normativi intrapresi per far fronte all’emergenza pandemica,
sarebbe stato poi implementato con un apposito e successivo
Decreto attuativo, ma già in quel periodo (primavera 2020), in
piena emergenza Covid, si iniziava a comprendere come la col-
laborazione con i Comuni - per il tramite dei Mobility Manager
di area - sarebbe diventata sempre più importante.
Giusto per fare un esempio: con la pandemia era oggettivamen-
te impossibile incentivare forme di mobilità condivisa (trasporto
pubblico, navette, car pooling, ecc.), con il risultato che molte
persone si (ri)orientavano verso la mobilità individuale, in primis
automobilistica. Per evitare il congestionamento stradale conse-
guente a tale situazione diventava quindi importante, ad esem-
pio, implementare velocemente nuove piste ciclabili, in modo
da ridurre lo spazio urbano necessario a soddisfare la grande
domanda di mobilità individuale. E questo impattava in modo
diretto sia sulla mobilità urbana generale che sugli spostamenti
casa-lavoro, chiamando in causa direttamente i Mobility Mana-
ger aziendali.
LA NUOVA NORMATIVA
Nel corso dell’anno 2021 sono stati emanati i Decreti attuativi
del “nuovo corso” e le nuove linee guida. Con molte cose buo-
ne e qualche lacuna.
Tra gli elementi positivi dei provvedimenti in questione eviden-
zio lo stanziamento di fondi ai Comuni più virtuosi, il potenzia-
mento del ruolo del Mobility Manager di area e l’inquadramento
chiaro del rapporto tra questa figura e quella del Mobility Ma-
nager aziendale.
Tra le lacune, a mio parere, è rilevante la persistente assenza di
regole su controlli e sanzioni, che continua a rendere il provvedi-
mento molto simile ad un atto di buona volontà per le Aziende
(a meno che queste non abbiamo il proprio sistema di gestione
certificato per la tutela ambientale, e siano quindi maggior-
mente “sotto osservazione” con riferimento all’adempimento
in questione).
E, in merito alle linee guida associate al Decreto attuativo,
evidenzio inoltre come queste, pur benvenute (a distanza di 20
anni dalle precedenti), risentono a mio parere di un approccio
in parte superato. Non solo, infatti, in esse non appare messo
in particolare rilievo l’aggravamento dell’effetto serra, ma non
sembrano neanche prese nella giusta considerazione le inno-
vazioni organizzative (smart working) e tecnologiche (elettrifi-
cazione della mobilità) nel frattempo intervenute su larga scala.
In particolare, trovo riduttivo l’approccio impostato nell’unica
direzione del perseguimento del cambiamento di abitudini
verso forme di mobilità diverse dall’uso individuale dell’auto,
che è certamente uno strumento funzionale allo scopo, ma
non più l’unico.
Oggi, e sempre più in futuro, il problema della riduzione delle
emissioni deve essere affrontato anche lavorando sull’elettrifi-
cazione degli spostamenti (anche individuali!) e sulla riduzione
degli stessi (tramite lo smart working).
IL RAPPORTO TRA AZIENDE E COMUNI:
COSA ASPETTARSI DA QUI IN AVANTI?
Molte delle Aziende sono al momento ancora nella fase di
“prima implementazione” del piano, per cui non possono fare
altro che scattare una “istantanea” della mobilità attuale in
itinere. Con questo avviano comunque una importante ope-
razione di raccolta dati, realizzando nella sostanza una propria
“matrice Origine/Destinazione” per gli spostamenti in itinere,
che poi viene inviata al Mobility Manager di area. Quest’ulti-
mo riceve però normalmente dalle tante Aziende numerose
matrici “non aggregate”, e quindi relativamente poco utili.
Sarebbe ben diverso, per dare efficacia all’intero processo, se
i Mobility Manager di Area si muovessero in modo proattivo,
proponendo ad esempio alle Aziende la compilazione di una
piattaforma unica e predisposta ad hoc.
Sarà importante quindi per ogni Azienda capire come il Co-
mune di riferimento gestisca la questione e, di conseguenza
definire l’approccio da tenere. In presenza di iniziative da parte
del Comune o della eventuale Città Metropolitana, la raccolta
dei dati è più facilitata e le azioni sono più “guidate”; in ca-
so contrario sarà importante per le Aziende farsi proattive e
aggregarsi. Sarà più faticoso, ma potranno farsi registe delle
iniziative in prima persona, con evidenti benefici dal punto di
vista dell’immagine aziendale.
2.
traffico
&mobilità
4 STRADE & AUTOSTRADE 5-2022 www.stradeeautostrade.it
UN CONSIGLIO PER I MOBILITY MANAGER
L’approccio, in ogni caso, va in qualche modo rinnovato rispetto
al passato.
Innanzitutto, non ha senso indagare più di tanto tramite il que-
stionario ai dipendenti sulle motivazioni della scelta modale di
ognuno (per esempio insistendo sul tema “perché usi l’auto?”),
che derivano soprattutto da elementi al contorno di natura
“individuale”, come l’organizzazione familiare e le incomben-
ze quotidiane. Elementi che, inevitabilmente, condizionano la
quotidianità di ciascuno anche sovrastando la sua attitudine alla
difesa dell’ambiente (peraltro non scontata). Di conseguenza,
per un Mobility Manager non ha senso insistere solo sulla ricer-
ca del cambiamento “modale”, cioè sulla diminuzione dell’uso
individuale dell’auto per gli spostamenti in itinere.
Peraltro, non sarebbe comunque possibile apprezzare nel tem-
po variazioni significative dello shift modale una volta raggiunto
un livello ottimale, dipendente dall’offerta di trasporto presente
in una data zona e dai vincoli individuali. Ci sarà cioè sempre
una quota di persone che, per aspetti territoriali (per esempio
spostamenti tra zone periferiche), organizzativi (per esempio
lavoro organizzato su turni) o personali (per esempio per la ne-
cessità di fare accompagnamento di familiari) non potrà che
continuare a fare i propri spostamenti in auto.
Ma non va confuso il fine con il mezzo. Il fine, il vero scopo che
occorre prefissarci sia a livello globale che a livello individuale,
è l’azzeramento veloce e totale delle emissioni di CO2
. Lo shift
modale non è lo scopo, ma uno dei mezzi. Occorre sfruttare
anche le altre frecce al nostro arco, favorendo sia lo smart wor-
king (che elimina del tutto parte degli spostamenti) che l’uso di
mezzi elettrici, implementando le infrastrutture di ricarica presso
i luoghi di lavoro e accelerando il percorso già tracciato tanto a
livello normativo (da parte dell’Unione Europea) quanto a livello
di proposte sul mercato (da parte dei costruttori). Senza dimen-
ticare, lo ribadiamo, l’importanza di impostare e mantenere una
forte collaborazione con il proprio Comune per mezzo del Mo-
bility Manager di Area.
La sfida è impegnativa, ma d’altra parte l’emergenza climatica
che dobbiamo affrontare è seria ed urgente. Gli strumenti li
abbiamo: è il momento di applicarli con convinzione.  n
(1)
Ingegnere, Mobility Manager ed Esperto in mobilità
sostenibile e sicurezza stradale di NIER Ingegneria
(2)
Ingegnere Civile di NIER Ingegneria
3.

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I mobility manager ed i piani spostamento casa-lavoro. Dall’emergenza pandemica a quella climatica: un approccio più esteso per una sfida più grande

  • 1. 2 STRADE & AUTOSTRADE 5-2022 www.stradeeautostrade.it traffico &mobilità N egli ultimi tempi, si è parlato molto del rinnovato inte- resse sulla figura del Mobility Manager e sul più gene- rale tema della mobilità casa-lavoro, aspetto che si è poi inevitabilmente intrecciato con i cambiamenti organizzativi derivanti dall’emergenza pandemica. Si rischia però di fare molta confusione se non si hanno chiare l’evoluzione della Normativa di riferimento e le profonde trasfor- mazioni del contesto sociale e lavorativo nel frattempo interve- nute. È quindi necessario fare chiarezza sul tema, ripercorrendo quanto avvenuto negli anni precedenti e comprendendo l’ap- proccio che occorre tenere da qui in avanti. DAL 1998 AL 2020: LA “PRIMA FASE” La prima volta che nell’ordinamento normativo italiano si è fatto cenno alla questione dell’ottimizzazione degli spostamenti in itinere è stato nel 1998, attraverso un Decreto che ha introdotto la figura del responsabile della mobilità aziendale. Tale provve- dimento, che introduceva anche il nuovo strumento del Piano Spostamenti Casa-Lavoro (PSCL), è stato poi integrato nell’anno 2000 da un ulteriore atto, che ha introdotto la figura del Mobility Manager di Area, fondamentale figura di raccordo dei Mobility Manager aziendali da istituire a cura dei Comuni. Purtroppo, lo scarso interesse dimostrato da molte Aziende e l’assenza di controlli e sanzioni ha fatto sì che l’adempimento alla Norma sia stato molto spesso trascurato, al punto che in diversi casi ci si è mossi solo per sanare delle non conformità rilevate a carico delle Aziende rispetto ai requisiti dello standard ISO 14001, relativo alla tutela ambientale. Per inciso, per quanto nelle linee guida circolanti all’epoca fosse compreso anche il telelavoro tra le misure da adottare per ridur- re le emissioni di CO2 , tale iniziativa (che oggi individuiamo con l’espressione smart working) non è stata mai sostanzialmente adottata dalle Aziende, o quantomeno non certo per motivi ambientali. Tuttavia, alcune Aziende e pubbliche amministra- zioni virtuose hanno comunque dato seguito a quanto previsto dalla Normativa e con buoni risultati, realizzando e aggiornando periodicamente il PSCL e inserendo l’intero processo all’interno del sistema di gestione aziendale, secondo il classico approccio del miglioramento continuo. 2020: L’EMERGENZA PANDEMICA Nei primi mesi dell’anno 2020, con l’esplosione dell’emergenza pandemica, il contesto è mutato radicalmente. Innanzitutto, il Covid-19 ha frenato fortemente e inevitabilmente lo sviluppo delle varie forme di mobilità condivisa, non solo con riferimento al trasporto pubblico locale, ma anche con riferimento all’uso di navette aziendali o car pooling tra colleghi. Marco De Mitri(1) Martina Malaguti (2) DALL’EMERGENZA PANDEMICA A QUELLA CLIMATICA: UN APPROCCIO PIÙ ESTESO PER UNA SFIDA PIÙ GRANDE I MOBILITY MANAGER E I PIANI SPOSTAMENTO CASA-LAVORO 1. (photo credit: Michelangelo Buonarroti da Pexels)
  • 2. MOBILITY MANAGER 5-2022 STRADE & AUTOSTRADE 3 www.stradeeautostrade.it Al contempo, l’emergenza ha portato alla rapida implemen- tazione del lavoro a distanza (lo smart working, nelle sue varie declinazioni) per una moltitudine di persone. Nonostante la marcata diffidenza intorno a tale novità organizzativa, si è poi visto che questa modalità di lavoro è assolutamente pratica- bile, al punto da restare poi applicata, seppur in forma ibrida, anche dopo il superamento dell’emergenza sanitaria. Oltre a questo, si è iniziato a percepire come la collabora- zione tra Mobility Manager aziendali e Mobility Manager di area potesse diventare un elemento ancora più importante nel contesto normativo in questione, e come i Mobility Manager aziendali potessero effettivamente partecipare in modo (più) attivo alla pianificazione urbana, proprio a supporto dei loro referenti di area. IL RILANCIO DEI MOBILITY MANAGER Tra le misure del cosiddetto Decreto Rilancio, emanato per rispondere tempestivamente all’emergenza Covid, era stato inserito anche l’abbassamento della soglia per la nomina del Mobility Manager - e la predisposizione dei PSCL - da 300 a 100 dipendenti per singolo luogo di lavoro. Questo provvedimento, preso sulla scia dei provvedimenti normativi intrapresi per far fronte all’emergenza pandemica, sarebbe stato poi implementato con un apposito e successivo Decreto attuativo, ma già in quel periodo (primavera 2020), in piena emergenza Covid, si iniziava a comprendere come la col- laborazione con i Comuni - per il tramite dei Mobility Manager di area - sarebbe diventata sempre più importante. Giusto per fare un esempio: con la pandemia era oggettivamen- te impossibile incentivare forme di mobilità condivisa (trasporto pubblico, navette, car pooling, ecc.), con il risultato che molte persone si (ri)orientavano verso la mobilità individuale, in primis automobilistica. Per evitare il congestionamento stradale conse- guente a tale situazione diventava quindi importante, ad esem- pio, implementare velocemente nuove piste ciclabili, in modo da ridurre lo spazio urbano necessario a soddisfare la grande domanda di mobilità individuale. E questo impattava in modo diretto sia sulla mobilità urbana generale che sugli spostamenti casa-lavoro, chiamando in causa direttamente i Mobility Mana- ger aziendali. LA NUOVA NORMATIVA Nel corso dell’anno 2021 sono stati emanati i Decreti attuativi del “nuovo corso” e le nuove linee guida. Con molte cose buo- ne e qualche lacuna. Tra gli elementi positivi dei provvedimenti in questione eviden- zio lo stanziamento di fondi ai Comuni più virtuosi, il potenzia- mento del ruolo del Mobility Manager di area e l’inquadramento chiaro del rapporto tra questa figura e quella del Mobility Ma- nager aziendale. Tra le lacune, a mio parere, è rilevante la persistente assenza di regole su controlli e sanzioni, che continua a rendere il provvedi- mento molto simile ad un atto di buona volontà per le Aziende (a meno che queste non abbiamo il proprio sistema di gestione certificato per la tutela ambientale, e siano quindi maggior- mente “sotto osservazione” con riferimento all’adempimento in questione). E, in merito alle linee guida associate al Decreto attuativo, evidenzio inoltre come queste, pur benvenute (a distanza di 20 anni dalle precedenti), risentono a mio parere di un approccio in parte superato. Non solo, infatti, in esse non appare messo in particolare rilievo l’aggravamento dell’effetto serra, ma non sembrano neanche prese nella giusta considerazione le inno- vazioni organizzative (smart working) e tecnologiche (elettrifi- cazione della mobilità) nel frattempo intervenute su larga scala. In particolare, trovo riduttivo l’approccio impostato nell’unica direzione del perseguimento del cambiamento di abitudini verso forme di mobilità diverse dall’uso individuale dell’auto, che è certamente uno strumento funzionale allo scopo, ma non più l’unico. Oggi, e sempre più in futuro, il problema della riduzione delle emissioni deve essere affrontato anche lavorando sull’elettrifi- cazione degli spostamenti (anche individuali!) e sulla riduzione degli stessi (tramite lo smart working). IL RAPPORTO TRA AZIENDE E COMUNI: COSA ASPETTARSI DA QUI IN AVANTI? Molte delle Aziende sono al momento ancora nella fase di “prima implementazione” del piano, per cui non possono fare altro che scattare una “istantanea” della mobilità attuale in itinere. Con questo avviano comunque una importante ope- razione di raccolta dati, realizzando nella sostanza una propria “matrice Origine/Destinazione” per gli spostamenti in itinere, che poi viene inviata al Mobility Manager di area. Quest’ulti- mo riceve però normalmente dalle tante Aziende numerose matrici “non aggregate”, e quindi relativamente poco utili. Sarebbe ben diverso, per dare efficacia all’intero processo, se i Mobility Manager di Area si muovessero in modo proattivo, proponendo ad esempio alle Aziende la compilazione di una piattaforma unica e predisposta ad hoc. Sarà importante quindi per ogni Azienda capire come il Co- mune di riferimento gestisca la questione e, di conseguenza definire l’approccio da tenere. In presenza di iniziative da parte del Comune o della eventuale Città Metropolitana, la raccolta dei dati è più facilitata e le azioni sono più “guidate”; in ca- so contrario sarà importante per le Aziende farsi proattive e aggregarsi. Sarà più faticoso, ma potranno farsi registe delle iniziative in prima persona, con evidenti benefici dal punto di vista dell’immagine aziendale. 2.
  • 3. traffico &mobilità 4 STRADE & AUTOSTRADE 5-2022 www.stradeeautostrade.it UN CONSIGLIO PER I MOBILITY MANAGER L’approccio, in ogni caso, va in qualche modo rinnovato rispetto al passato. Innanzitutto, non ha senso indagare più di tanto tramite il que- stionario ai dipendenti sulle motivazioni della scelta modale di ognuno (per esempio insistendo sul tema “perché usi l’auto?”), che derivano soprattutto da elementi al contorno di natura “individuale”, come l’organizzazione familiare e le incomben- ze quotidiane. Elementi che, inevitabilmente, condizionano la quotidianità di ciascuno anche sovrastando la sua attitudine alla difesa dell’ambiente (peraltro non scontata). Di conseguenza, per un Mobility Manager non ha senso insistere solo sulla ricer- ca del cambiamento “modale”, cioè sulla diminuzione dell’uso individuale dell’auto per gli spostamenti in itinere. Peraltro, non sarebbe comunque possibile apprezzare nel tem- po variazioni significative dello shift modale una volta raggiunto un livello ottimale, dipendente dall’offerta di trasporto presente in una data zona e dai vincoli individuali. Ci sarà cioè sempre una quota di persone che, per aspetti territoriali (per esempio spostamenti tra zone periferiche), organizzativi (per esempio lavoro organizzato su turni) o personali (per esempio per la ne- cessità di fare accompagnamento di familiari) non potrà che continuare a fare i propri spostamenti in auto. Ma non va confuso il fine con il mezzo. Il fine, il vero scopo che occorre prefissarci sia a livello globale che a livello individuale, è l’azzeramento veloce e totale delle emissioni di CO2 . Lo shift modale non è lo scopo, ma uno dei mezzi. Occorre sfruttare anche le altre frecce al nostro arco, favorendo sia lo smart wor- king (che elimina del tutto parte degli spostamenti) che l’uso di mezzi elettrici, implementando le infrastrutture di ricarica presso i luoghi di lavoro e accelerando il percorso già tracciato tanto a livello normativo (da parte dell’Unione Europea) quanto a livello di proposte sul mercato (da parte dei costruttori). Senza dimen- ticare, lo ribadiamo, l’importanza di impostare e mantenere una forte collaborazione con il proprio Comune per mezzo del Mo- bility Manager di Area. La sfida è impegnativa, ma d’altra parte l’emergenza climatica che dobbiamo affrontare è seria ed urgente. Gli strumenti li abbiamo: è il momento di applicarli con convinzione. n (1) Ingegnere, Mobility Manager ed Esperto in mobilità sostenibile e sicurezza stradale di NIER Ingegneria (2) Ingegnere Civile di NIER Ingegneria 3.