2. "L’intelligenza
emotiva è la
capacità di
riconoscere i nostri
sentimenti e quelli
degli altri, di
motivare noi stessi, e
di gestire
positivamente le
nostre emozioni,
tanto interiormente,
quanto nelle
relazioni sociali"
(Daniel Goleman)
3. Goleman parla di
“Sequestro Emotivo”
intendendo quei
momenti in cui la
“mente emozionale”
prende il sopravvento
e ci fa agire prima di
aver attivato la parte
razionale che, nella
maggior parte dei casi,
ci avrebbe fatto agire
diversamente.
4. per comunicare efficacementecon
qualcuno è necessario stabilire con lui un clima di reciproca
disponibilità al muoversi reciprocamente incontro.
Ciò che facilita l’altro a venirmi incontro è il fatto preliminare,
che io sia disposto a muovermi verso lui .
5. Per poterlo fare, ho bisogno di sapere dove si trova .
Proprio per questo parto dal guardarlo osservo come si muove
come respira come reagisce a ciò che faccio e dico.
Nel guardare il nostro interlocutore , noi esploriamo il suo
essere e il suo valore e il suo stare li con noi, cosa fa? Come lo
fa? Cosa prova ?cosa vuole?
7. Essere consapevoli dei nostri sentimenti e dei nostri pensieri è il
primo passo verso una loro sana gestione.
I sentimenti che proviamo e che nascondiamo (a volte in primis
a noi stessi) i pensieri che abbiamo e che neghiamo continuano
ad agire seppur in sordina e a produrre i loro effetti spesso
dannosi proprio perché nascosti e negati
8. In chiave relazionale una condizione ineliminabile di una sana
gestione dei nostri sentimenti e dei nostri pensieri e’ quella di
prestare attenzione al modo in cui li comunichiamo
Ciò che sentiamo proviamo pensiamo può essere reso
accettabile dal come lo comunichiamo
(non certo dal negarlo o dal falsarlo)
9. LA PAURA più ricorrenteche tiene a freno
quando non falsa la nostra autenticità è la paura di essere
rifiutati e principalmente questa paura che ci spinge a
camuffarci
10. L’autenticità è connessa alla capacità di integrare coerentemente
emozioni, pensieri, sensazioni
per essere autentico non posso permettere che le istanze
derivanti da ciò che sento e penso agiscano in modo scisso al di
fuori della mia coscienza
Sono autentico quando decido consapevolmente e
responsabilmente cosa rivelare al mio interlocutore di ciò che
sento, penso, voglio
11. Poiché tutto ciò che avviene tra due parlanti influenza l’efficacia
della loro comunicazione, se anche solo per uno dei due è
importante comunicare efficacemente, è fondamentale che
questi se ne assuma la responsabilità, governando ogni forma di
spontaneità che potrebbe nuocere alla qualità del contatto e della
relazione (EVITANDO DI METTERE spontaneamente in atto
qualunque cosa che l’altro potrebbe non essere in grado di
accettare)
12. L’autenticità allora si lega al rispetto di principi e regole
Il principio della consapevolezza di ciò che sento e penso
La regola di esprimere ed esplicitare ciò che sento e penso in
quantità e modi compatibili con la possibilità altrui di accogliere
ed accettare ciò che sento e penso
Il principio del riconoscimento di ciò che sente e pensa l’altro
13. L’essere autentici contempla specularmente
La capacità (quando è il caso ) di dire no gestendo
la paura di deludere e di non soddisfare le altrui
aspettative e guadagnandosi invece il rispetto
degli altri
La capacita di dire autentici «si» corrispondendo
positivamente a richieste legittime
Agire consapevolmente i nostri «no» e i nostri
«si» rende autentiche le nostre relazioni
preservandole da effetti rovinosi.
14. Oltre alla paura del rifiuto un'altra paura che può inibire l’autenticità è il conflitto
15. Il mio essere autentico passa attraverso la mia capacità di
dichiarare- manifestare i miei sentimenti
(disagio, imbarazzo, insicurezza, rabbia, felicità)
In genere si tende a non confessare sensazioni ed emozioni
(soprattutto quelle negative),giudicando la cosa segno di
debolezza e per timore di offrirsi all’altro in modo vulnerabile.
Invece l’autorivelazione è propria di persone forti sicure di sé e
con un’elevata autostima.
16. Dichiarare mi sento a disagio quando mi parli in quel
modo…oppure quando capita che.. quando fai cosi…io ..vado
in ansia, induce il nostro interlocutore a sintonizzarsi con i
nostri pensieri e gli fornisce un contesto emotivo di riferimento,
che lo aiuta a comprenderci.
17. A volte per sostenere le nostre ragioni o per eludere un
potenziale conflitto, eccediamo in argomentazioni e divaghiamo
18. Certo comunicare con autenticità non mi
garantisce la certezza di non essere oggetto di
reazioni rabbiose
in tali casi come agisco per poter riprendere il
contatto?
19. La rabbia è una reazione emotiva e, come per tutte le emozioni più
le permettiamo di esprimersi e di manifestarsi più si consuma in
fretta.
Se siamo disposti a a riconoscere diritto di cittadinanza a tutte le
emozioni allora possiamo essere disposti ad accettare anche la
rabbia del nostro interlocutore (naturalmente entro i limiti
comportamentali che non mettano a rischio , per noi e per l’altro
stesso l’incolumità fisica e psichica)
20. Questa è una forma massima di rispetto ma riconoscere il diritto
di cittadinanza a tutte le emozioni non vuol dire non assumersi
la responsabilità di gestirle governandole le possibili
manifestazioni
La questione è ancora dare valore all’autenticità
21. Se la rabbia mi spaventa, quando qualcuno si arrabbia con me,
rispetto il mio spavento e agisco di conseguenza(prendo le
distanze e/o lo manifesto apertamente, a seconda di quanto e
cosa la situazione mi permette)
22. Se vedo la rabbia come la manifestazione emotiva di un disagio
difficoltà particolarmente importante, so anche che quella rabbia
mi sta segnalando la presenza di una qualche questione
particolarmente importante per il mio interlocutore, rimanere li
riuscire ad aspettare che la rabbia si esaurisca e aiutarlo quindi a
dichiarare quali particolari ragioni hanno scatenato la sua rabbia
mi potrà permettere di ristabilire il contatto
23. Il mio rimanere là quindi è opportuno se è frutto di una scelta
consapevole e ragionata per il cui tramite riesco ad agire
strategicamente ( c’è un tempo per ogni cosa):accettare quello
che accade mi permetterà di utilizzarlo efficacemente nella mia
comunicazione
Rimango li, lascio che l’altro tiri fuori tutto ciò che ha da tirare
fuori ( tecnica dello svuotamento)
Veicolando con la mia comunicazione non verbale la mia
disponibilità ad accettare il suo vissuto
24. In questo modo io agisco con rispetto non solo dell’altrui
emotività ( la rabbia del mio interlocutore)
Agisco anche con rispetto nei miei confronti della mia
emotività, che introduco opportunamente nella relazione
Es: mamma mia come sei arrabbiato mi sono anche spaventato certo cosi
per me diventa difficile riuscire a starti vicino, capire cosa non puoi
sopportare al punto da avere reazioni simili per arrabbiarti cosi devi avere
avuto motivi validi mi interessa saperlo e vedere in che modo posso
venirti incontro ma ti chiedo di aiutarmi a farlo parlandomi in modo tale
che io possa accogliere quello che mi dici e quello che mi chiedi
25. introduce la comunicazione io/ tu
Molto spesso nelle nostre comunicazioni generalizziamo
utilizzando la seconda o la terza persona
26. Cosi facendo non ci assegniamo ne assegniamo all’altro alcuna
specifica responsabilità circa i nostri comportamenti e il modo
in cui gestiamo i nostri sentimenti
27. Tali forme di espressione escludono la responsabilità sia di chi
parla sia di chi ascolta cosicché sono tutti salvi: chi si sta
confrontando può continuare a farlo senza nessun
coinvolgimento emotivo senza alcun vero contatto
28. - IO SENTO ( QUALI EMOZIONI)
- Io provo quali sensazioni
- Io penso cosa in relazione a cosa
- Tu cosa senti
- Tu cosa provi
- Tu cosa pensi
29. L’opportuno e l’inopportuno
Giudicare, interpretare moralizzare banalizzare contrapporsi
svalutare insomma tutto ciò che può produrre separazione
(morale, emotiva, affettiva)
30. Cose opportune
Meglio ascoltare che parlare
Le parole per avere effetto devono essere ascoltate
Spesso il parlare tanto serve solo a coprire/riempire un vuoto di
idee sul come far fronte ad ondate di sentimenti che non si
sanno gestire
31. Meglio fare proposte che controproposte
Una proposta ha senso farla quando esiste, per chi la riceve, una possibilità
di riceverla e di accettarla
Rispondere ad una proposta con una controproposta, è un operazione che ci
allontana dal nostro interlocutore.
Fare controproposte è una delle modalità più ingenuamente aggressiva che
possiamo mettere in atto
(esempio ad un amico che ci propone di andare al cinema, non possiamo
rispondere direttamente con la controproposta di andare a ballare)
32. Evitare le manipolazioni
Il piano della comunicazione è un piano che ben si presta alla
manipolazione
Quando provoco sensi di colpa e/o di inadeguatezza, quando traviso lo
stato delle cose, quando uso una falsa logica (tipo se non mi aiuti , vuol
dire che non mi vuoi bene)
Ogni volta che addosso le mie responsabilità ad altri, manipolo e lo faccio
illecitamente
Vi è quindi una manipolazione positiva, sempre benvenuta, e una
manipolazione negativa, assolutamente contrastante ogni possibilità di
comunicazione efficace
Comunicare efficacemente ci aiuta e aiuta gli atri ad adottare le migliori
scelte, i migliori comportamenti, quelli che maggiormente producono
benessere per sé e per gli altri
33. RICAPITOLANDO…
LE TAPPE DEL SOSTEGNO EMOTIVO
ACCOGLIERE IN MODO NON VERBALE ATTRAVERSO LO
SGUARDO, CON L’ATTEGGIAMENTO INTERIORE
- I SENTIMENTI “VEDO CHE SEI ARRABBIATO”
PERMETTERE ALL’EMOZIONE DI COMPIERE IL SUO PERCORSO
FINO AD ESAURIRSI
QUANDO IL RESPIRO DIVENTA TRANQUILLO LASCIATE IL POSTO
ALLA PAROLA